Fall right down on my face

Helena

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    Continua da...


    L'allarme risonante l'ha svegliato da quel torpore improvviso. L'adrenalina ha fatto il resto. Le dita si infittiscono sul corpo di Helena, consueta quella mista sensazione di proteggerla ed aggrapparvisi al contempo. Silente, addormentata, ha accolto forse quella realtà che Mason, chi per lui, ha negato. Particolari che accantona per pochi attimi, sufficienti a fuggire da quel luogo e portarsi al sicuro. A quello che dovrebbe esserlo.

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    Posata la ragazza tra i cuscini del divano, nel silenzio di una baita che gli è sempre stata di conforto, comincia a tornare a galla la nausea figlia delle verità appena apprese. Badare a lei è un parziale palliativo al malessere provato. Una distrazione fugace, racchiusa tra le coperte che le pone sui fianchi freddi, sul ghiaccio con cui sfiora il livido pronto a sorgerle sulla tempia. In quei tocchi segreti, impiega tutto l'amore che in nessun altro si traduce che non in lei. L'unico punto sincero della sua esistenza, l'unica costante trasparente nei suoi alti e bassi, abbastanza da rendersi comunque reale. Una certezza, nell'universo di bugie e concretezze deformi che Harvey ha sgretolato con le sue sferzate razionali, sin troppo logiche. Passa poco prima che il suo messaggio venga recapitato al Chesterfield. E sebbene unicamente atto a scagionare i presunti colpevoli, è chiaro come tra le righe di quel documento sia incisa la colpevolezza di qualcun altro. Una prova dinanzi a cui chiudere gli occhi non è più contemplabile. Perché nelle parole del cugino sono risuonati tanti di quei pezzi mancanti, di quelle manipolazioni mai rivelate, adesso implacabilmente piombate sulla psiche di Mason come meteoriti su un Eden illusorio. E' difficile digerire di aver devoluto la propria intera esistenza, essenza, a chi ne ha sradicato le fondamenta. Averlo definito un eroe, un salvatore... avergli mostrato gratitudine, per ciò che non è altro che un silenzio comprato. Le mani del Chesterfield tremano, i suoi occhi le accompagnano, ed il fiato mozzo pesa più della stretta fisicamente subita appena un'ora prima. Di nuovo, è altro a riportarlo alla realtà. In vita. I respiri più profondi di Helena, i mugolii confusi del suo risveglio, lo rimettono sull'attenti. 'Fa' piano, bevi questa.' Le intima con innata dolcezza, debole, quasi timida, mentre le porge un bicchiere d'acqua fresca e mantiene con dita delicate la sua spalla. 'Quello stronzo di mio cugino ti ha schiantata al muro, ma è tutto a posto. Siamo al sicuro.' Maschera i propri patimenti, poi tentenna appena sull'affermazione finale. E' davvero un luogo sicuro quello? Quanto di ciò che gli è appartenuto sino ad ora è davvero un rifugio? 'Ti fa male?' E' chiaro però quanto le sue attenzioni centrino l'unico vero riparo cui senta di appartenere in quel momento. Lei, Helena. Sebbene però i suoi modi, in un accenno di anomala sofficità, non diano estrema dimostrazione del dolore provato, quegli occhi ricolmi di profonda tristezza raccontano alla ragazza più di quanto lui non riuscirebbe probabilmente a fare. Non a parole. Non adesso.


     
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    Ci aveva rimuginato su ben poco prima di precipitarsi al suo fianco in quella che avrebbe potuto rivelarsi una missione suicida. Qualcuno avrebbe detto di lei di avere un’innata propensione ai problemi, ed in fondo una vena masochista. Molti in effetti lo dicevano già. In quel caso però il motivo a spingerla verso quell’azione, era la volontà di stare accanto all’unica persona che aveva sempre mostrato il suo supporto. Mason era davvero l’unica persona di cui Helena si fosse mai fidata ciecamente, nonostante i loro continui alti e bassi. Essergli accanto durante uno dei momenti forse più difficili per lui, era doveroso per lei. Tuttavia, ricordava poco di quel momento. Avevano appena messo piede in quella specie di grotta interrata quando il buio aveva preso il sopravvento, avvolgendola in un sonno tormentato da voci in lontananza.
    Quando riaprì gli occhi, fu il caldo tepore di un luogo che riconosceva ad accoglierla. Per un attimo, ancora frastornata da quel riposo indesiderato, le parve di tornare a più di un anno prima, quando quel luogo era la sua casa. Battè le palpebre un paio di volte, prima di mettere a fuoco il momento esatto della sua esistenza. Il cuore prese a batterle all’impazzata mentre faceva per mettersi a sedere con irruenza, bloccata però dalle mani di Mason a cui rivolse il suo sguardo. Guardarlo la rassicurò solo in parte. Il suo volto segnato da una violenza a cui non aveva potuto porre freno le fece ribollire il sangue nelle vene.
    «Che stronzo.» Biascicò tra i denti mentre afferrava il bicchiere porto dall’altro. Mandò giù un sorso d’acqua prima di poggiare il bicchiere sul pavimento. La testa le doleva ma la preoccupazione provata non le avrebbe permesso di pensare ad altro. Il suo interesse in quel momento era tutto votato a Mason e a quella pacata sofferenza che si portava dentro. Doveva sapere cosa fosse accaduto e come poterlo aiutare. «Ho passato di peggio.» Fece spallucce, mentre poggiava le mani sul volto del Chesterfield per osservare al meglio i segni lasciati da quello scontro che si era persa, per poi passare alle sue nocche sbucciate. Poteva solo immaginare il tipo di violenza che era scaturita da quello scontro e l’essere stata messa ko come una stupida, la faceva solo incazzare peggio. La sua presenza era stata inutile per lui. L’aveva soltanto rallentato.
    «Tu? Tutto ok?» Gli chiese, tornando a guardarlo negli occhi, senza tuttavia lasciare la presa sulle sue mani. «Cosa cazzo è successo?»


     
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    Bp5coQU
    'DNA di famiglia...' Un commento che non si trattiene tra redini di cognizione abbastanza fitte. C'è un velo di fastidio in esso, che ricalca debolmente quanto l'appartenenza a quel contesto gli sia divenuta incredibilmente complicata, stretta. Essere un Chesterfield o un Hollingsworth pare fare schifo al medesimo livello. Ha fatto parte della fetta buona di quella famiglia troppo poco per potersene dire fiero portatore. Ed ora... ora che non esiste più, la sua coscienza è già troppo macchiata affinché possa permettere a quella luce di attraversarlo, per tornare a splendere contro gli spietati pronostici del destino che l'ha rasa al suolo. C'è Helena però dall'altra parte che accende di un bagliore, che è sempre rimasto a sé, sezioni del ragazzo che nient'altro è mai riuscito a risvegliare. In corso, una lotta tra il desiderio di concretizzare i dubbi che sfiorano sempre di più la realtà dei fatti e quello di mettere tutto da parte, rifugiarsi nella ragazza, portarla lontano e ricominciare da capo dimenticando quel passato dalle risposte plausibilmente spaventose. 'Non è niente.' Quello il riscontro che riesce a concedere ad Helena. Perché no, non sta bene, non è tutto ok, ma è una sincerità che non trova evidente corrispondenza nei lividi e graffi che gli sporcano viso, collo, nocche e probabilmente anche l'addome, la schiena. Non dubita tuttavia lei sia capace di scorgere più di quanto il fisico dimostri. In qualche modo, è certo l'abbia già fatto. 'I miei zii sono scagionati.' Le propone quella rivelazione, sottolineando l'assenza di sollievo che accompagna ciò che avrebbe dovuto quietare il suo animo. Ciò che sperava lo facesse. Allontana quindi le mani dalla sua presa solo per afferrare le prove che il cugino gli ha spedito via gufo. Gliele mostra lentamente, lasciandole il tempo di decifrare ciò che vi è impresso. Poi ne chiarisce il significato, più profondo e meschino di ciò che sarebbe dovuto essere. 'Non è una consolazione che loro fossero da tutt'altra parte, perché c'è dell'altro. E forse avrei preferito non saperlo.' Sospira pesantemente, prendendosi un po' di tempo per sganciare la bomba che Harvey ha scagliato contro di lui poche ore prima. Sebbene non voglia arrendersene, fatica a non lasciare che tutti i tasselli di realtà si incastrino perfettamente tra loro. Ma tutto combacia. E pronunciarlo ad alta voce, fa anche più male che aver permesso ad ognuna di quelle evidenze di attraversargli le orecchie. 'Quella notte erano altrove, ma erano loro il bersaglio.' Distende la schiena sul divano, soffiando appena l'accenno di dolore provato, con gli occhi rivolti al cielo, incapaci di fissarsi nella potenziale sensibilità di Helena. 'I miei genitori e mio fratello sono morti per errore, ed io sarei morto lì con loro per quello stesso cazzo di errore.' Pausa. Ingoia il groppo alla gola che confesserebbe avrebbe preferito fosse successo davvero, piuttosto che vivere in quella ragnatela di menzogne che gli si è appiccicata addosso. 'Questo però lo sapevo già. Io sapevo, so, che fossero delle brave persone.' La difficoltà ad includersi in quella bontà è uno scoglio difficile da superare. Forse irreversibilmente insuperabile. 'Ma Harvey mi ha detto chi è stato ad attaccarli. Mi ha dato un nome.' E sebbene la lingua sembri intrecciarsi su se stessa, attaccarsi al palato col collante di umiliazione e disillusione che gli risale nauseabondo sin dalla bocca dello stomaco, dopo tentennamenti interminabili e la ritrovata forza di puntare lo sguardo rigido in quello curioso ed attento di Helena, un sussurro, quel sussurro, viene fuori debolmente. 'Hubert Chesterfield.'


     
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    Gli lanciò uno sguardo accigliato in risposta al suo sminuire le ferite riportate. «Certo, ed io sono alta un metro e novanta.» Provò a scherzarci su, ma l’umore di Mason non sembrava essere affatto predisposto a quel tipo di ilarità. C’era qualcosa nel suo sguardo, nel modo in cui irrigidiva le spalle, che la preoccupava. Aveva già visto Mason in umori pessimi, ma mai in quelle condizioni. Le sembrava, e sperò di sbagliarsi, che fosse sul punto di cadere e rompersi. Qualcosa doveva essere successo tra lui e suo cugino, e doveva capire al più presto cosa, così da poter essergli d’aiuto.
    Quando cominciò a parlare, tutto fu velocemente più chiaro.
    Aveva scoperto la verità di cui necessitava, e come ogni ricerca del vero, aveva ottenuto una delusione. Ora le stava di capire quanto grande fosse.
    « Come?» Gli chiese ancor prima di conoscere tutti i dettagli. Afferrò poi la foto che l’altro gli porgeva, aspettando spiegazioni per dare un senso a tutto quello.
    Quando le raccontò di come apparentemente fossero andati i fatti, e di chi realmente ci fosse dietro la perdita della sua famiglia, non riuscì a trattenere uno sguardo sorpreso e colpito.
    «Tuo… » Suo padre. L’uomo che per anni aveva cercato di rendere orgoglioso, l’uomo per cui si sarebbe fatto uccidere senza batter ciglio, era l’uomo che aveva ucciso la sua reale famiglia.
    Si morse il labbro inferiore, rimettendosi velocemente seduta composta. Cosa avrebbe potuto dire a quel punto per rendere la sua pena meno drammatica? Forse nulla.
    Non poteva capire come realmente potesse sentirsi in riferimento ad una realtà così oscena. Sapeva bene però com’era vivere un’ingiustizia passata inosservata sotto gli occhi di tutti. Conosceva bene il malessere provato in situazioni diverse certo, ma comunque simili e tutto ciò che poteva offrirgli era quel che lui aveva dato a lei nei momenti peggiori: la sua presenza. Gli si avvicinò senza remore, afferrando una sua mano tra le sue. La strinse cercando di infondergli coraggio con quel contatto e calore. L’altra mano si poggiò alla sua guancia, cercando dolcemente di indirizzare il suo sguardo verso il proprio. « Qualunque cosa tu abbia intenzione di fare, io sarò dalla tua parte.» Nessun te lo aveva detto, o ammonizione circa le sue future volontà a riguardo. Solo una promessa che avrebbe mantenuto a costo della sua stessa vita. Lo aveva già fatto in passato. Un tempo, aveva tagliato via i suoi capelli nel tentativo di lenire il suo dolore. Se fosse servito, avrebbe provveduto a tagliarsi un braccio per liberare il suo cuore da quella cupezza che lo angustiava. « Dimmi solo cosa devo fare.»


     
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    mBT2fIM
    Tra le mille certezze crollate come il più gracile castello di carte, c'è solo una verità che spicca imperturbabile sulla sua visione delle cose. L'idea Helena si faccia ancora una volta carico di quel macigno di problemi gli fa storcere il naso, catapultandolo in una prospettiva che non è che il riflesso di eventi già vissuti e rivissuti. Il ripetersi di ciò che hanno passato sarebbe un ennesimo pugno sullo stomaco. E' stato un perenne bersaglio di qualcosa che ha confuso per un becero destino accanitosi contro di lui. Soffocato da mani di un burattinaio palesatosi troppo tardi, ha lasciato che gli stessi risultati toccassero ad un'anima innocente, ad una vita che ha avuto di contro le proprie nefandezze da combattere, talvolta sconfiggere. Perché ripercorrere gli stessi errori? Sarebbe come dare adito alla superficialità con cui è sopravvissuto sino ad ora. Nel più banale ed evidente degli esempi, come donare la propria essenza ed esistenza al servizio del sicario che gli ha portato via ogni cosa. 'Niente.' Sebbene giunta in differita, la risposta del Chesterfield è secca. Stride contro le volontà di Helena con una caparbietà maggiore di quella costantemente dimostrata dalla ragazza. C'è irremovibilità negli occhi del ragazzo, nella sua voce, nei nervi che frastagliano le sue braccia spezzandone l'omogeneità della pelle. Un concentrato di muscoli e tensione, appiccicato allo scheletro spoglio di emozioni pronto a riemergere per far fronte al trauma novello posatosi sulla sua storia. 'Non devi fare nulla... Anzi, stanne fuori. La giornata di oggi mi è bastata.' Sebbene mancante di rimprovero alcuno, non è difficile mettere a fuoco la durezza appropriatasi delle parole pronunciate. Quell'unico filo conduttore tra il suo cuore e quello di Helena, sta racchiuso nell'incontro delle loro mani. Le dita esili e fredde di lei sovrastano a malapena i grossi pugni del ragazzo; riescono tuttavia a ricoprire di familiare conforto ogni lembo della sua anima. Quel genere di grandezza non è replicabile. Unica, un po' come la ragazza stessa. E Mason, necessitante di tale maestosità, grida con occhi languidi ancora prima che con la bocca quella richiesta d'aiuto, risonante come di un marinaio disperso nel mare in tempesta dopo essere stato sbalzato via dall'imbarcazione posseduta per una vita intera. 'Resta con me, ma ti prego, non immischiarti più in questa storia, perché io non voglio farlo..' Spera che per una volta lei resti fedele a quella volontà. Che per una volta, soltanto una, trovi il coraggio di farsi da parte, senza smettere mai, neanche per un secondo, di stringergli la mano. 'Non dovrei starci nemmeno io.' E' quella considerazione poi che spinge il suo sguardo ad abbandonare l'oceano di sicurezza dell'altra. Punta le iridi ambrate sul parquet vissuto di quella stanza. Ripercorre in quelle venature legnose gli sfuggenti momenti che hanno contribuito a bombardare di marcio ed amarezza quella vita. E sebbene vi si staglino anche le risa e gli attimi di rifugio che l'hanno visto protagonista al fianco della Haugen, tutto gli sembra adesso irrimediabilmente macchiato dell'inchiostro nero, denso, soffocante di chi è rimasto dietro le quinte, assicurandosi di manipolare quel teatrino di caos. 'Però non ne uscirò prima di averla conclusa a modo mio.' Un epilogo probabilmente scontato. E' chiaro quanto in là si spingerebbe pur di farsi giustizia. Per un attimo, persino l'idea di non poter godere più di tutto ciò che Helena è in grado di donargli smette di fargli paura. Si fa largo in ciò che ha sempre temuto, la sola consapevolezza di non dover rendere vana la morte della sua famiglia. La vendetta, qualunque cosa comporti, appare come l'unica possibilità di porre fine a quel tormento di un'eternità. Un'illusione, invero. Una però sin troppo tangibile ed allettante per non sfiorare i contorni di un suo definitivo concretizzarsi. 'Devi saperlo, perché sei l'unica che meriti sincerità da parte mia.' Perché è l'unica ad avergliene donata, in quel misto di novità che gli ha lasciato scoprire nel tempo. 'Comunque vadano le cose, devi solo promettermi che starai bene ed impegnarti perché succeda.' Questo ciò che le chiede. Questo ciò che le implora, mentre gli occhi tornano a fissarsi nei suoi e sono adesso le sue dita a sovrastare quelle di Helena, stringendole in una morsa che marchi a fuoco la promessa che le impone. 'Non posso perdere anche te, mi hai capito? Non posso sopportarlo ancora.' Per la prima volta, trova il coraggio di sussurrarle quelle parole. Di pronunciarle, piuttosto che lasciare si intendano sotto le spoglie dello scudo con cui è solito preservarsi.


     
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    9fbn
    Avrebbe potuto ribattere ad ognuna delle sue parole, cominciare una guerra di parole che non li avrebbe condotti a nulla. Ormai conosceva ogni sua mossa, anche quelle non fatte ed era certa che nessuna delle parole che avrebbe potuto dirgli in quel momento, avrebbero fato modo di dissuaderlo dai suoi obiettivi. Non era in ogni caso quello il fulcro principale della questione. Non aveva la benchè minima idea, tuttavia, del modo più giusto per riempire il vuoto che occupava il petto di Mason. Scoprire di essere stati vittime di bugie per tutta la vita, era terribile ed Helena capiva perfettamente il suo stato d’animo. Aveva capito, e forse in realtà stava ancora cercando di farlo, che l’unico modo per trovare sollievo a quel dolore, era darsi il tempo di metabolizzare. Sbagliare magari, ma avendo pazienza. Lasciando che il tempo riuscisse in qualche modo, non a curare, ma a smussare gli angoli di quella sofferenza creduta ingestibile.
    In qualche modo Mason avrebbe trovato il modo di rinsavire da quel buco nero in cui le menzogne lo avevano tirato giù, e ne sarebbe uscito. A lei spettava solo avere pazienza con lui, e dargli la forza che avrebbe sentito mancare quando il peggio sarebbe arrivato.
    Strinse la sua mano, spingendo la tempia contro la sua, in una carezza muta e forse anche un po’ buffa. Nel guardarlo in quello stato, i suoi occhi si fecero lucidi.
    Era spaventata per quel che tutta quella questione avrebbe potuto causare in Mason, e cosa quello lo avrebbe spinto a fare. Più di ogni altra cosa, però, era in pena. Amare così profondamente qualcuno significava sentire a fondo le sofferenze dell’altro, soprattutto quando sembrava non esserci alcun modo di lenirle.
    Posò un bacio delicato sulle sue labbra. «Lo posso fare solo se lo prometti anche tu.» Si sarebbe impegnata a mantener fede a quella promessa se Mason avrebbe fatto lo stesso, perchè altrimenti non ci sarebbe stato alcun motivo per continuare a vivere. In quegli anni nessuno era stato in grado di tenerla in vita come aveva fatto lui. Le aveva fatto conoscere il mondo, le aveva tenuto la mano quando il mondo si era fatto cattivo. Non avrebbe permesso a nessuno di portargli via l’unico vero legame creato in tutta la sua vita. L’unica persona che era stata capace di amare. «Sei la mia famiglia.» Un dato di fatto. L’unico di cui avesse assoluta certezza.



     
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5 replies since 30/4/2023, 10:25   132 views
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