Posts written by AJ Smith

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    Si era irrigidito Cris, non capivo per quale strano e assurdo motivo anche perchè non mi sembrava di aver fatto o detto qualcosa di così tanto drastico e sbagliato da renderlo così freddo nei miei confronti. Lo conoscevo ormai troppo bene da capire quando qualcosa lo infastidiva, quando c'era astio nella sua voce. Sollevai il sopracciglio abbastanza perplesso, forse avevo mal compreso, eppure mi era parso di capire che non ne avesse parlato con nessuno, ma poi, scavando a fondo, avevo scoperto che vedeva una psicologa... perchè diamine doveva nasconderlo o vergognarsi di ciò? Anche io in passato mi ero ritrovato ad accomodarmi sulla poltroncina di pelle di un terapeuta ma non l'avevo nascosto a nessuno dei miei più cari amici, fra cui lo stesso Cristobal. Mi aveva aiutato, aveva lenito molte delle mie ferite passate e, quando possibile, ancora mi capitava di fare una capatina extra dallo psicologo che ci era stato assegnato dal Ministero.
    ''La morale? Io? Fai sul serio Cris? Pensavo che ormai tu avessi imparato a conoscermi dopo tutti questi anni!'' se dovevo essere sincero la cosa un pizzico mi offendeva, non me lo aspetta, proprio non da lui, ma forse era il nervosismo del momento... speravo almeno.
    ''Se parlo è perchè tengo a te, razza di cretino!'' e questo mi sembrava ovvio, tenevo moltissimo al mio lavoro, il lavoro era la mia vita e ne ero molto ligio, ma la salute delle persone che amavo era da sempre la cosa prioritaria per me, come poteva anche solo dubitarne? Non avrei voluto incupirmi eppure gli camminavo accanto abbastanza silenzioso, incapace di smettere di pensare alle sue parole, al loro peso. Scossi la testa provando a tornare presente mentre Cris parlava delle sue vacanze in Irlanda.
    ''Addirittura le vacanze con la Rei ed il suo maritino... occhio che ti sculaccia se fai i capricci!'' risi immaginandola con un frustino fatto di fasci di ortiche che rincorreva Cristobal, che le aveva sicuramente fatto cadere l'impasto dei biscotti alla Guinness, fra il verde delle colline irlandesi.
    ''Ma dimmi un po', come è questo Kain? Non ho ancora avuto il piacere di conoscerlo bene" per stare con la Rei sicuro doveva avere pure lui un bel caratterino....
    ''Almeno i bambini si divertiranno e potranno finalmente passare tutti del tempo assieme, adulti compresi!'' così come io, Amanda, Cameron, Dell e poi Audrey avevamo fatto durante le estati in Messico.
    ''io? Nah... ma va bene così, mi dedico di più ai bambini! Ti avevo detto che mi sono iscritto ad un sito di incontri, ma ancora nulla di interessante...'' ed ero anche un po' sfigato, prima quella bomba ad orologeria di Beck e poi l'appuntamento sfumato a causa della teppistella incontrata nel cuore della notte, gli appuntamenti al buio forse non facevano per me
    ''e tu invece?''

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    Beh, Cristobal non aveva affatto torto, le babysitter mi avevano letteralmente salvato, con due bambini piccoli e vivaci ed un lavoro come il nostro era praticamente impossibile avere il tempo necessario da dedicare loro e, con tutte le chiamate anche notturne che si ricevevano era fondamentale avere qualcuno di affidabile.
    ''Beh, dovresti assicurarti che sia qualcuno che non ti addebiti tariffa doppia per il turno serale'' esatto, a me era capitato, amo i miei bambini ma non sono mica la Banca d'Inghilterra. Mi fermai un secondo alzando il sopracciglio mentre lo ascoltavo parlare della mia amata principessina, oh povero lui se pensava di accontentarla con dello shopping, Rachel era una bambina speciale che amavo davvero con tutto me stesso, era vivace e così tanto divertente da farmi sempre venire il mal di pancia, e le piacevano i giochi poco consoni per una bambina e questo mi piaceva. Sì, volevo che i miei figli fossero liberi di esprimersi e se ad Alec piaceva di più disegnare e colorare e a Rachel giocare con i lego a me non importava affatto, volevo solamente che fossero felici, che avessero una vita bellissima e piena d'amore.
    ''Ok, affare fatto, una giornata sola, tu Rachel ed io Diego!'' annuii sorridendo, anzi, più che altro sghignazzando, Diego era tranquillo ed educato e poi andava molto d'accordo con Alec, ma la mia biondina invece... ahia, lo avrebbe fatto impazzire, era facile gestirla solo qualche ora... ma una giornata?
    ''Per mia sorella è una mini me quindi auguri, e no, non diventerà una cacciatrice di taglie o un Auror, non può!'' era troppo, davvero troppo rischioso, tutte quelle ore passate fuori casa a dare la caccia a brutte, bruttissime persone, non sarei mai sopravvissuto all'idea di saperla in pericolo costantemente! Rachel avrebbe potuto essere tutto quello che voleva, tranne l'Auror, io avevo già sacrificato troppo per il mio lavoro, non dovevo permettere che accadesse anche alla luce dei miei occhi. Ed a proposito di persone che stavano sacrificando troppo per il proprio lavoro... Tornai a concentrarmi pienamente su Cristobal ascoltandolo attentamente e non poco preoccupato per la sua salute mentale e psicologica, soprattutto da quando lui ed Audrey erano in rottura.
    ''Ma dovresti, almeno con lo psicologo del Ministero, se non altro per tutelarti, sai, tutte quelle cose sull'idoneità al lavoro e bla bla bla...'' sì, ok, dicevo bla bla bla ma in realtà erano cose abbastanza serie. Se per qualsiasi motivo Cris non fosse risultato idoneo al lavoro e fosse successo qualcosa sul campo, beh, avrebbe corso guai seri, veramente molto seri, sia per lui che per il Capo Auror, che poi in realtà era suo fratello, ma dettagli!
    ''Non abusarne però, potrebbero farti più male che altro!'' insomma, non mi piaceva molto l'idea che il mio amico si imbottisse di chissà quale farmaco e pozione per limitare le visioni, era anche abbastanza frustrante non poterlo aiutare. Aaron Joseph Smith, grande Auror che non è capace di supportare ed aiutare un amico.
    ''Sì, forse hai bisogno di un po' di riposo... insomma, ne hai passate tante e non ti sei mai preso una pausa.. - forse la parola pausa non era proprio la migliore, Audrey mi aveva riferito qualcosina in merito – I gemelli? Andranno qualche settimana in Costa Azzurra con Evanna dai suoi genitori, poi, appena avrò io le ferie, penso che andremo a Lèon con mio padre, ora sono abbastanza grandi da apprezzarla e goderla come facevo io!'' avevo solo qualche anno in più di loro quando ho incontrato proprio lì, sulla stessa spiaggia, quell'esserino timido e quasi impaurito che sarebbe diventato il mio migliore amico.
    ''Tu invece dove pensi di portare Dieghito?'' forse avremmo potuto organizzarci e andare tutti insieme in Messico, i bambini si sarebbero sicuramente divertiti, e chissà che, per una volta, non avrei trovato anche io un'amichetta con cui divertirmi. Per Merlino, ero casto da veramente troppo tempo!

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    Solitamente mi divertivo, non mi era mai e dico mai capitato di passare quasi un'intera notte di ronda in quasi totale silenzio, soprattutto non mi era mai capitato assieme a Cris. Insomma, Cristobal era sempre stato l'anima della festa anche nelle peggiori situazioni, quello che non stava mai zitto e parlava tipo pappagallino dei film dei pirati... Che diamine gli prendeva quella sera? In realtà, a ben pensarci, era già qualche tempo che lo vedevo strano, sempre malinconico e vagamente giù di corda ed io non capivo cosa stava accadendo ad uno dei miei più cari amici. Gli stava succedendo qualcosa a casa? Diego forse non stava bene? Impossibile dai... passava tempo con i gemelli quasi tutti i giorni per andare a giocare al parco e non mi sembrava che la loro babysitter mi avesse segnalato qualche strano comportamento del bambino, anzi, io però non potevo dire la stessa cosa di suo padre! Da quando era tornato dal periodo sotto copertura al Castello di Hogwarts non sembrava più lui. Stavo giusto per dire qualcosa quando fu Cris a prendere parola lasciandomi a labbra dischiuse come un pesce lesso. Quindi aveva ancora il dono della parola, miracolo!
    ''Va tutto bene, per fortuna esistono le babysitter, sante babysitter oppure non saprei come controllarle quelle due pesti! - l'ultima volta si erano arrampicati entrambi sul mobile del salotto per recuperare le caramelle che avevo nascosto aiutandosi l'uno con l'altro, da quando poi Rachel aveva scoperto di saper fare qualche piccola magia involontaria le provava tutte per riuscirci ed io temevo che potesse farlo anche a scuola, dovevo assolutamente spostarli in una scuola magica il prima possibile – ad Hogwarts? Mancano ancora 5 anni, ma loro già non vedono l'ora. Rachel insiste nel dire che diventerà Auror come noi!'' e la cosa mi terrorizzava, certo, ero orgoglioso nel pensare che desiderava essere una donna forte, sicura, indipendente ma non era certo un lavoro facile, un lavoro sicuro, mi sarei ritrovato ogni sera, da vecchio, ad aspettarlo in ansia seduto sulla mia poltrona. Camminavo al fianco di Cris ascoltandolo attentamente mentre mi raccontava cosa lo turbava così tanto nell'ultimo periodo.
    "Porca puttana Cris...che immagini inquietanti, sembra una scena di Shining! - ok, ok forse non dovevo ridere, sembrava davvero spaventato da quelle visioni - Ma ne hai parlato con qualcuno? Intendo... qualcuno che possa aiutarti seriamente!" insomma, era roba da esperti, da psicologi, non da un auror cazzone come me!

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    CITAZIONE (hey nox! @ 7/4/2021, 17:17) 
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    Grazie mille 😍😍😍 bellissimo ❤️
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    CITAZIONE (Nessie @ 6/4/2021, 22:31) 
    Per AJ Smith

    Ho provato se ti fa schifino cestina pure <3

    y3al88m
    7nquPdo

    Grazie, ma c'è qualcosina che non mi quadra 🙈
    Aspetto qualche altro blend 💚
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    Lo sentivo, il battito accelerato del mio cuore, mentre la donna mi si avvicinava, bellissima era bellissima, ma aveva anche un che di inquietante, tanto da mettermi i brividi e spingermi a meditare di scappare a gambe levate, poteva pensarci qualcun altro a fare un maledettissimo colloquio al cimitero, no? No! Non fare il pappamolle Aaron, sei un cazzo di capo squadra, fai il tuo dovere e poi te ne puoi andare a casa da una birra ghiacciata e dai tuoi bambini.. In un silenzio che non mi apparteneva la seguii fra le piccole viuzze di ciottolato fino a fermarmi, al suo fianco, vicino ad una delle tombe profanate. I maledetti non si erano nemmeno presi la briga di ricoprire il povero defunto che si mostrava a noi, ad occhi placidamente chiusi, privo dell'arto destro. Chissà se sapeva, chissà se aveva visto colui o colei o coloro che avevano osato profanare il suo sonno di pace.
    Mi chinai piano e, con un colpo di bacchetta, ricoprì il suo corpo di quella terra che avrebbe dovuto essergli lieve e poi mi annotai il suo nome prima di tornare a guardare la donna.
    ''Ottimo direi .. - ovviamente ottimo un cazzo... insomma, il nostro solito grandissimo culo, se quella non era la prima profanazione, se non era il primo cimitero che veniva preso di mira significava solamente una cosa, c'era in ballo qualcosa di molto più grande del previsto, porca puttana! - Per dare una risposta alla sua domanda dovrei sapere decisamente di più Miss Austen. Le farò alcune domande e le chiedo di rispondere sinceramente... ok?" le chiesi ricomponendomi e prendendo dalla tasca il taccuino su cui avevo appuntato il nome del defunto.
    "Quante sono in totale le tombe profanate? Sono solo persone adulte? Uomini e donne indistintamente?'' piuma svolazzante in mano ed ero pronto a prendere nota di tutto quello che la signorina Austen aveva da comunicarmi per poter dar inizio alle indagini
    "Come ha saputo che sono avvenuti in altri cimiteri? Sa quali?'' così avremmo potuto coordinarci con gli auror degli altri distretti e stati.

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    Era arrivata in quei giorni una lettera strana, decisamente molto strana e anche inquietante al Ministero ed indirizzata al Corpo Auror, per questo non ci era voluto molto prima che finisse sulla scrivania di Dell e, di conseguenza, sulla mia rendendomi l'Auror incaricato del caso. Nella pergamena veniva asserito che qualcosa di incomprensibile stava accadendo, ormai da qualche tempo, al cimitero di Hogsmeade e che, la mittente, era stata testimone di alcune profanazioni di tombe e di furti inspiegabili, cosa però i soggetti ignoti rubassero non ci era purtroppo dato saperlo... ovviamente, mai una volta che un caso fosse semplice, chiaro e lineare, che potesse essere risolto in cinque minuti, mai! E poi c'era qualcosa che non mi quadrava affatto, certo, la 'signorina' Austen sembrava affidabile, era un vampiro regolarmente iscritto al Ministero nel registro delle Creature Magiche, eppure... eppure non so spiegare la sensazione, ma sentivo dentro di me la maledettissima sensazione che la situazione celava molto altro, che dovevamo scoprire molto di più di quello che potevamo anche solamente immaginare e questo non mi piaceva affatto, no, no!!
    Avevo appuntamento con la testimone al cimitero al calar della sera e, appena la Luna fu alta nel cielo, uscì dal mio ufficio per varcare l'imponente cancello, nero ed in parte arrugginito, di quel luogo ancora silenzioso e sacro. A fare la 'guardia' allo stesso, due grandi gargoyle dall'aspetto sinistro e verdognolo, per via del muschio che li ricopre quasi in pare, che mi inquietarono non poco. Mostrai il distintivo del Corpo Auror al guardiano all'ingresso e, dopo il suo consenso e qualche indicazione, mi avviai verso la via principale, delimitata da altissimi cipressi, superai la Chiesa per raggiungere poi l'area dove avrei trovato Katherine Austen. Dovevo ammettere che i cimiteri, fin da quando ero un piccolo bambino innocente e vagamente fifone, non mi avevano mai entusiasmato, non che ne avessi una vera e propria paura eh, ma insomma, un po' di brividini me li davano anche perchè i cimiteri magici, al contrario di molti di quelli babbani, pullulavano di varie creature, e per un bambino che conosce le storie che si celano dietro, non è proprio una cosa emozionante, soprattutto dal tramonto in poi.
    Mi avvicinai al mausoleo della famiglia Austen, palesemente una famiglia benestante, e palesai la mia presenza con un piccolo colpo di tosse. La donna, con un rapido movimento aggraziato, degno di una ballerina dell'Operà di Parigi, si sollevò e fece qualche piccolo passo verso di me, stringendo fra le mani una calla pallida come il suo incarnato. Fu quasi istintivo deglutire in sua presenza.
    ''Buonasera Miss Austen... sono al suo servizio, mi faccia strada!'' le dissi seguendola fra le piccole vie ciottolose di quel cimitero, curioso di quel che avrei appreso quella sera.

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    Con Sarah siamo sempre riusciti a lavorare molto bene, è un'ottima compagna di squadra, non abbiamo bisogno di tante parole, la nostra esperienza lavorativa ci ha sempre permesso di comprenderci con uno sguardo, di anticipare sempre i movimenti l'uno dell'altro e questo mi permette di lavorare in libertà, di essere sicuro che, in qualche modo, andrà tutto per il meglio. Non ci sono volute molte parole per comprendere il da farsi, era comprovato che la donna non agisse da sola e, la presenza di un malcapitato che aveva tentato di rapire un bambino, ne fu la prova effettiva. Come si potevano usare i bambini in quel modo? Era una cosa capace di farmi venire i brividi... per fortuna fu Sarah ad agire mentre io mi dedicavo alla mora al centro della piazza che pareva divertirsi tantissimo ad ogni attacco subito, più la disturbavano e la mandavano fuori controllo più lei ne rideva. Maledettissima psicopatica!! La vidi girare su se stessa castando un cerchio di fuoco volto a colpire quanti più civili possibili. Fu un gioco di squadra quasi perfetto, la mia bacchetta saettò in contemporanea a quella di Sarah alimentando il suo protego horribilis e permettendo così alla maggior parte dei civili che ci circondava di smaterializzarsi il più lontano possibile da quel luogo orrendo.
    ''Avete voi forse paura di me?'' mai nella vita, psycho!
    Vuole giocare? E allora giochiamo.
    "Allora prenditela con qualcuno della tua taglia!" per Merlino quanto sono suonato yankee doc? Come uno di quei film in cui gli americani cazzutissimi fanno il culo agli alieni, stessi alieni ignorantissimi che conoscono solo Washington o New York nelle loro cartine geografiche. E su quelle parole castai un Pedibus Seditionem sotto i suoi piedi nella speranza che andasse a segno e le desse più fastidio dell'incantesimo precedente.

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    Certe giornate lavorative sembrano davvero infinite, iniziano così presto la mattina e poi si protraggono fino ad orari davvero improponibili lasciandoti spaesato e totalmente privo di energie. E quella giornata era l'emblema delle giornate di merda interminabili, tutto aveva avuto inizio quella mattina, quando una chiamata di Cris mi aveva catapultato fuori dal letto fino a Diagon Alley dove due maghi dalle dubbie intenzioni stavano discutendo creando un gran trambusto, poi c'era stato l'incendio al negozio del Signor Evans ed una piccola rapina in una villetta nella zona residenziale magica di Londra... e tutto questo solo prima di pranzo. Ormai si era fatta sera e compilare i rapporti sembrava la cosa più complicata del Mondo intero... insomma, come facevano gli altri a trovarla la parte più semplice del nostro lavoro? Io odiavo stare seduto ad una scrivania, odiavo scrivere e scrivere e scrivere parole che solo nella mia testa avevano un senso, preferivo decisamente le azioni sul campo. Per Merlino, che nervi! Stavo quasi per arrendermi quando un lieve bussare alla porta del mio ufficio mi fece alzare lo sguardo.
    ''Ioan!'' esordì felice di vederlo, non solo per il fatto che mi avesse salvato da un prolisso rapporto.
    ''Vieni, accomodati!'' mi alzai per porgergli la mano guardando sognante le birre che stava poggiando sulla mia scrivania. Merlino benedica i luppoli!! Era una vita che non vedevo Ioan, soprattutto da quando lui e October si erano trasferiti al nord per lavorare...meglio non ricordare per chi erano andati a lavorare, ci eravamo scritti qualche pergamena ma era bello vederlo, finalmente!
    ''Dovevo staccare ore fa...ma sai quanto odio fare i rapporti! - sbuffai tornando a sedermi alla mia poltrona facendo chiudere la porta con un colpo di bacchetta per potermi dedicare ad una birra ghiacciata, birra che aprì senza troppi complimenti portandomi la bottiglia alle labbra e godendomi un lungo sorso – La segretaria in realtà è una stagista, una ragazza del corso Auror che ogni tanto ci da una mano nei momenti più caotici!'' il che non era affatto un male. Altro sorso di birra e tornai a concentrarmi su di lui.
    ''I bambini stanno benone! Hanno compiuto poco fa cinque anni quindi sono già due piccoli giganti ormai, parlano, corrono, combinano pasticci con tutte quelle magie involontarie del cavolo... e soprattutto rispondono! Due lingue lunghe! Prima bastava uno sguardo per evitare lamentele e ora stanno venendo su come due ribelli!” risi divertito, in realtà li amavo ancora di più proprio per questo, per il carattere che entrambi avevano, per la loro folle personalità. Erano i bambini più divertenti con cui avessi mai avuto a che fare, e non lo dicevo solo perchè erano miei figli.
    ''Peter invece? Sarà un ometto anche lui ormai!''

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    Mi vedete? Grande e grosso eppure stavo tremando, letteralmente, l'idea di affrontare un discorso simile con Evanna, con quella che era stata la donna della mia vita, l'amore della mia vita, mi terrorizzava soprattutto perchè non ero mai stato bravo con le parole, con i discorsi seri, insomma, io ero da sempre abituato a trasformare tutto in uno scherzo, ero abituato a prendere tutto alla leggera. Ma no, non si poteva prendere la nostra storia alla leggera, non si poteva scherzare sul destino della nostra famiglia. L'amavo, da morire, come non avevo mai amato nessuno ed ero stato uno stupido a farmela sfuggire, a non inseguirla anche in capo al mondo per provare a risolvere tutti i nostri problemi, ero solo stato capace di mettere il muso e prendermela con tutti tranne che con me stesso. Avevo privato i miei figli dell'amore della propria madre, delle risate che lei sapeva donargli, del suo calore, avevo privato me stesso di tutto questo... Mi ero privato della sua compagnia, del suo amore... era stato così bello in quei mesi tornare a casa da lavoro e trovare qualcuno, un adulto, in grado di comprenderti e di ascoltarti, qualcuno interessato a come fosse andata la tua giornata e che rimediava a qualsiasi malumore con un bicchiere di vino o una birra davanti ad un programma stupidissimo in tv da prendere in giro. Cercai nuovamente le sue labbra mentre Evanna, a sua volta, diceva che mi amava, rendendomi l'uomo più felice sulla faccia della terra.
    “Grazie a te, di esistere...” sospirai sulle sue labbra, incapace di smettere di sorridere, le presi poi le mani cercando di fare la persona seria, almeno una volta nella mia vita.
    “Dobbiamo affrontare però tutto quello che non ci ha fatti stare insieme così a lungo Evy... dobbiamo affrontare le incomprensioni e poi gettarcele per sempre alle spalle senza rinfacciarcele in futuro. Ok?” le chiesi guardandola negli occhi per farle comprendere quanto fossi serio, quanto volessi affrontare tutto, anche le cose dolorose, quanto volessi superarle e vivere nuovamente felice al suo fianco, più felici di prima, più innamorati che mai.
    “Ripeto, io ti amo...voglio che torni a vivere qui, con me e coi bambini, voglio svegliarmi al tuo fianco, voglio parlare con te, ridere con te e guardare anche tutti quei programmi stupidi di Netflix che ti fanno tanto ridere, voglio fare l'amore con te ogni sera...voglio costruire un futuro felice per noi” con un matrimonio e altri 10 bambini come minimo visto quanto ci venivano bene i figli, ma questo forse non era il caso di dirglielo o sarebbe scappata a gambe levate.
    “Voglio fare tutto quello che può renderti felice... me lo permetterai?”

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    La giornata lavorativa era quasi terminata, tutto sommato ce l'eravamo cavata abbastanza bene, senza grossi intoppi e potevamo decisamente permetterci un po' di relax, per questo motivo avevo proposto a Sarah di fermarci, prima di tornare alle rispettive residenze, a bere una birra. Sì, mi andava proprio una birra. Riposi le ultime scartoffie compilate, che avrei dato il giorno successivo a Dell, ed ero pronto per andare quando la Matthews apparve sulla soglia del mio ufficio con una faccia decisamente non da "non vedo l'ora di avere una birra ghiacciata fra le mani e fare due chiacchiere con te!!". Ahia. Aveva anche una pergamena fra le mani, di quelle che venivano utilizzate per le segnalazioni. Doppio ahia. Una donna. Una donna che aveva preso di mira l'ingresso della Gringott... qualcosa però puzzava ad entrambi. Sarah avrebbe preso la metropolvere mentre io mi sarei smaterializzato proprio in prossimità della Gringott e della donna che stava creando confusione. Peccato che l'arrivo non fu affatto dei migliori, la signorina Simpatia aveva deciso di creare proprio un gran trambusto squarciando il terreno con un violentissimo terremoto che mi regalò una smaterializzazione parecchio movimentata e con rischio di schianto sul terreno. Per fortuna erano state attivate le procedure di sicurezza della banca che chiuse i battenti impedendo che qualcuno uscisse o si avvicinasse ad essa, non era il caso che anche dei civili venissero coinvolti. Maledetta infame! Fortuna volle che mi dava proprio le spalle e, vista la confusione e la concentrazione che aveva, quasi non sembrò accorgersi del mio arrivo. Mi disillusi per avvicinarmi maggiormente a lei e prenderla alle spalle con un Retorquendam non verbale che speravo vivamente le facesse perdere la concentrazione, mi serviva che la donna distogliesse le proprie attenzioni da qualsiasi cosa avesse intenzione di far esplodere, elementi architettonici o eventuali passanti ignari, per riuscire a bloccarla. Quindi a noi madamigella...


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    Ne parliamo dopo. Ma quanto cazzo sono coglione, mettermi nei pasticci così, con le mie stesse mani. Mi ammonì da solo mentre Evanna raggiungeva i bambini e li assecondava in tutti i loro piccoli desideri. Era davvero bello guardarli, erano così felici come forse non capitava ormai da tanto, troppo tempo... e lo ero anche io, da impazzire. Amavo l'idea che fossimo, in qualche, tornati ad essere una famiglia, quel tipo di famiglia che passava la Vigilia di Natale assieme a mangiare deliziosi manicaretti preparati in casa, a giocare e guardare film.
    “Dormono come sassi! - le dissi scendendo le scale per tornare in salotto e sedermi nuovamente sul divano, al suo fianco – Si sono stancati per bene oggi, non hanno nemmeno voluto aprire i regali come fanno di solito ogni 24 sera. Prepariamoci a vederli saltare sul nostro letto molto presto domani mattina!” nostro letto, lo avevo detto senza nemmeno pensarci troppo, ma in fondo lo era, lo era sempre stato, aspettavamo entrambi solamente il suo ritorno. Le cinsi le spalle con il braccio lasciandola accoccolarsi al mio petto mentre le accarezzo i capelli dolcemente con la mano libera.
    “No, mai visto... ma come fanno dei genitori a dimenticarsi il proprio figlio?” io sarei sicuramente impazzito. Con la bacchetta intanto richiamai i nostri due calici di vino e la ciotola di pop corn che avevo messo a cucinare... Merlino benedica la magia! Le allungai il suo bicchiere e lasciai posare la ciotola fumante sulle mie gambe.
    “Evy?” richiamai la sua attenzione facendole alzare lo sguardo su di me cercando di mantenermi calmo, dovevamo parlare sì, ma non erano cose poi tanto brutte quelle che le dovevo dire, o almeno, non lo erano affatto nella mia testa, tutto stava a come le avrebbe prese lei.
    “Senti, in questi mesi ci ho pensato molto e vorrei ecco, se tu sei d'accordo ovviamente, che provassimo davvero ad essere di nuovo una famiglia... i bambini, io e te...” ed ero terribilmente sincero, volevo solamente tornare indietro nel tempo e poter essere nuovamente noi.
    “Ti amo, ti ho sempre amata e non smetterò mai di farlo... forse ci vorrà del tempo a rimettere tutto a posto, ma io ci voglio provare!” e speravo con tutto me stesso che fosse lo stesso anche per lei.


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    Cosa cazzo sto facendo? Continuavo a ripetermelo mentre rimanevo alle sue spalle, ad inspirare il dolce profumo dei suoi capelli fino ad avere le vertigini, non riuscivo a smettere, non riuscivo a staccarmi da lei... Quella donna era l'unica capace di farmi perdere la testa in pochi istanti, l'unica donna capace di rendermi felice, l'unica che avessi mai amato e l'amavo da morire anche in quel preciso momento, alla Vigilia di Natale, mentre i nostri bambini giocavano nella stanza accanto. Non volevo farlo, assolutamente, non volevo smettere, desideravo solamente stringerla a me con forza e dimenticare il passato una volta per tutte.
    “Sono lieto che ti piaccia!” sospirai al suo orecchio qualche istante prima di trovarmela letteralmente fra le braccia, con il viso a pochi centimetri dal mio. Per Merlino quanto era bella, quei suoi occhi di cristallo sapevano scavarmi dentro e rubarmi ancora una volta il cuore.
    “Meriti questo ed altro, Evanna” la mia mano scivolò lentamente sul suo viso scostandole una ciocca bionda da davanti agli occhi portandola nuovamente dietro il suo orecchio mentre non riuscivo a smettere di fissare le sue labbra già arrossate dal vino... fu lei a mettere a tacere i miei pensieri facendo quello che desideravo fare io, ardentemente. E fu questione di un attimo e le nostre labbra tornarono ad appartenersi, le nostre lingue ad intrecciarsi ed i nostri respiri a fondersi, come i pezzi perfetti di un puzzle, un puzzle solamente nostro. Le cinsi i fianchi con il braccio attirandola con forza, stringendola contro il mio petto, incapace di lasciarla andare, anzi, per la prima volta dopo anni lasciai che fosse l'istinto a comandare i miei movimenti, la sollevai dolcemente posandola sul bancone della cucina senza mai smettere di baciarla. Cosa ci sta succedendo? Dovevamo smetterla, dovevamo assolutamente fermarci! Sì, dovevamo... e allora perchè nessuno dei due sembrava averne alcuna intenzione? La desideravo così tanto, che lo desiderasse anche lei?
    “MAMMINA!!” fu la vocina allegra di Alec a riportarci di colpo alla realtà, alla cruda realtà. Mi staccai controvoglia dalle sue labbra tenendo comunque la fronte posata sulla sua, con il fiato corto ed il cuore che batteva all'impazzata, il cuore lasciato di nuovo completamente fra le sue mani.
    “Qualcuno richiede le attenzioni di mamma” le sorrisi dolcemente, tenendole la mano ed aiutandola a tornare con i piedi per terra. I bambini, lei, io... sembravamo essere tornati una famiglia, una famiglia pronta a festeggiare, finalmente di nuovo assieme, il Natale.
    “Apparecchio io... vorranno farti vedere come si sono fatti belli solo per te, ho dato loro il permesso di scegliere il proprio look!” le dissi tirandola dolcemente di nuovo a me per rubarle un bacio a fior di labbra senza riuscire a smettere di sorridere.
    “Dopo parliamo... ok?”

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    24 Dicembre. La vigilia di Natale. Sembrava quasi impossibile eppure erano mesi che io, Evanna ed i bambini eravamo tornati a vivere sotto lo stesso tetto come una famiglia e, spesso, guardandoci, ancora lo sembravamo. Lo sembravamo nel modo in cui entrambi rimboccavamo le coperte ai gemelli o li preparavamo ridendo e cantando per andare all'asilo del Ministero, lo sembravamo la sera, quando Evanna mi aspettava sul divano con un calice di vino in mano pronta ad ascoltare i miei racconti della giornata lavorativa o quando la domenica andavamo al mercato a comprare frutta e verdura e quei fiori che lei amava tanto avere in giro per casa... lo eravamo anche quando mi fermavo davanti alla pasticceria e compravo i suoi pasticcini preferiti da mangiare dopo pranzo. Forse non avevamo mai smesso di essere quella famiglia, quella famiglia che entrambi tanto avevamo desiderato ed alla quale in quei momenti assomigliavamo tantissimo, tranne per il fatto che mamma e papà non si amavano più. Ma era davvero così? Non l'amavo più? Non l'amavo quando la sentivo canticchiare in cucina? O quando mi faceva trovare i pantaloni stirati? O quando mi guardava in quel modo? Sì, quel modo... con i suoi grandi occhioni blu, con quella scollatura profonda o quel pantalone attillato che sapevano mandarmi il sangue al cervello? Certo era che la desideravo ancora, ardentemente, quanto il primo giorno e forse anche di più... Un segreto però aleggiava fra noi. Le avevo mentito. Le avevo detto che tutto era risolto, e non per cacciarla di casa, semplicemente per non farla più vivere nell'ansia e nel terrore mentre io continuavo ad occuparmi della questione aiutato da Dell e dai ragazzi. Era quasi umiliante leggere la sua delusione ad ogni "no, ci stiamo ancora lavorando" o la sua paura quando portava al parco i bambini. Non esisteva al mondo sconfitta più grande per un uomo, per un padre, per un Auror. Avevamo qualche traccia, un brutto giro in cui si era messo in un brutto giro e ancora dovevo comprendere perchè se la prendessero con sua madre, forse perchè psicologa...
    "Come?" alzai lo sguardo su Evanna chiudendo la cartellina di un caso e tornando a concentrarmi su di lei. Mi alzai dallo sgabello vicino al bancone e le recuperai alcune erbe aromatiche aiutandola col sugo sui cui si stava impegnando da diversi minuti ormai. Sorridendo mi avvicinai meglio per leccare la punta del cucchiaio ridendo poi nel vederla cadere sul pavimento. Un colpo di bacchetta e tutto sarebbe tornato immacolato.
    "E' delizioso... non essere agitata. Siamo noi che mangiamo, non viene a cena la Regina Elisabetta" le sorrisi dolcemente leccandomi le labbra. Averla così vicino faceva male al cuore e all'anima.
    "Io? Riprendo il 27 mattina... così domani ed il 26 possiamo stare assieme. I bambini volevano andare a pattinare... domani sera, quando tutti se ne saranno andati potrebbe essere carino portarli, che ne dici?" le chiesi versandole un bicchiere di vino rosso.
    "Aspetta... arrivo subito..." corsi poi in salotto a recuperare un piccolo pacchetto da sotto l'albero prima di tornare da lei ed avvicinarmi piano alle sue spalle. Aprì la piccola scatolina portandole al collo il suo regalo. Una collana d'oro bianco con un cuore e due piccole stelline con incise le iniziali dei gemelli.
    "Spero ti piaccia..." sussurrai al suo orecchio e Merlino solo sapeva quello che mi stava passando nella testa mentre l'istinto mi spingeva a posare dolcemente le labbra sulla sua spalla... Mi sarei pentito? Forse. Ma quella pelle scoperta, il profumo di casa, di cucina mi stavano dando letteralmente alla testa.

  15. .

    Fino alle feste... ma quanto potevo essere coglione? Insomma, l'avevo praticamente invitata a rimanere per molto, davvero molto tempo sotto il mio stesso tempo, in quella che era la nostra bellissima casa, quella in cui sognavamo di crescere i nostri figli. Sì, insomma, l'avrei vista tutti i giorni, colazione pranzo e cena, l'avrei guardata girare per casa con i capelli legati e quella maschera per il viso al the verde che era solita mettere la sera, avrei trovato i suoi libri sul divano ma, soprattutto, avrei riconosciuto il suo canticchiare felice mentre cucinava tornando a casa ed il suo profumo... oh, quel profumo, lo percepivo anche in quel momento, mentre provavo a concentrarmi sulla mia tazza di caffè, lo sentivo e mi stava facendo letteralmente girare la testa. Come diamine faceva ad essere così bella? Come facevo a mettere a tacere una volta per tutte i miei maledettissimi sentimenti? L'amavo ancora nonostante tutto? Forse non avevo mai smesso, ogni volta che guardavo i gemelli e riconoscevo nel loro sguardo e nei loro sorrisi Evanna mi ricordavo quanto fosse l'unica donna che io avessi mai amato in tutta la mia vita. I bambini, loro sarebbero stati davvero felici di passare tutto quel tempo con la madre, era quello che meritavano, era la cosa migliore per loro.
    "Evanna ma che stai dicendo?" lei davvero mi chiedeva cosa potesse o meno fare? La cosa mi faceva sentire una vera merda... l'avevo portata a questo punto col mio caratteraccio? L'avevo spinta a sentirsi così male in mia presenza?
    "Questa casa l'abbiamo comprata assieme... tu puoi fare quello che vuoi!" ok, magari non proprio tutto, magari non andare in giro troppo svestita quando ero in casa anche io o di non portare altri uomini o di non guardarmi in quel modo, sì, come quando sbatteva le lunghe ciglia mostrandomi i suoi occhioni azzurri, specchi di quelli di Alec e Rachel, ecco da chi avevano imparato, piccole pesti... però forse non era il caso di dirglielo, come avrei potuto confessare una cosa simile? Bevvi un lungo sorso di caffè mentre l'ascoltavo, appoggiato al bancone della cucina, quel bancone di marmo italiano che aveva scelto proprio lei anni prima. Perchè aveva lasciato casa nostra? Perchè le avevo permesso di farlo senza urlare, senza sbattere porte, senza legarla ad una sedia e costringerla a parlare ed affrontare i nostri problemi di coppia? Che stupido, che codardo, razza di Auror dei miei stivali... e lei era stata anche in prigione a causa mia, per colpa della mia incapacità di proteggerla.
    "Va bene, sistemeremo la stanza degli ospiti, se vuoi possiamo spostarci alla casa vicino al lago, quella protetta dal custode segreto, forse li sarai più al sicuro. Non permetterò che ti accada niente di male, ok?"le sorrisi nel modo più sincero che conoscessi, le sorrisi e basta, anche se la tentazione di prenderle la mano era davvero troppo forte. Fermo Aaron, fermo, non fare cavolate, non lasciarti tentare con così poco. Per poco non mi strozzai col caffè alle sue parole. Davvero mi faceva una domanda simile?
    "Evanna no, stai tranquilla, nessuno verrà a casa nostra... - troppa enfasi ci avevo messo, davvero troppa enfasi nella parola nostra, maledetto me e la mia boccaccia - le uniche donne che frequentano questo posto sono Sarah e Morgan, dubito una di loro possa volerti tiare i capelli!" forse Sarah un pochino, ma certamente non quello scricciolo della ragazza di Ares, per di più avevamo scoperto di recente essere incinta, avremmo aggiunto un'altra o altro piccola peste al nostro clan.
    "Piuttosto... chi pensi possa sapere che sei a Londra? C'è qualcuno che sa di tutta questa storia?"

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