Posts written by Lovely Liv

  1. .
    La permanenza a Londra di Olivia si stava allungando oltre il previsto.
    Appena sveglia aveva spedito un gufo al Nord per avvisare che sarebbe stata fuori almeno un'altra settimana.
    Il motivo? Nella lettera era stata vaga ma ce n'erano molteplici di motivi:
    primo fra tutti il fatto che in quel periodo per la strega dalla chioma rossa
    Durmstrang non presentava una grande attrattiva,
    la primavera in Inghilterra era molto più allettante.
    Poi c'era il fatto che voleva un pò controllare come andasse ad Erica, da brava mamma chioccia:
    certo non era sua figlia ma la ragazza era di quanto più vicino visto che si trattava di sangue del suo sangue no?
    E poi... beh, l'incontro con Kolesnik era andato più che bene, oltre le sue previsioni in effetti,
    e questo l'aveva fatta riflettere lungamente sul fatto che...
    aveva proprio bisogno di rifarsi una vita, una vita vera,
    non quella che Bill decideva anche per lei.
    Lo amava ancora? Si certo, i suoi sentimenti non erano cambiati
    ma non poteva amare solo lui a discapito di sè stessa, non ce la faceva più.
    Questo è l'affitto per la stanza per un'altra settimana.
    - disse al gestore del Paiolo allungandogli una bella manciata di galeoni.
    Mi servire la colazione a quel tavolo per cortesia?
    Era ormai già mezza mattinata, ma Olivia si era concessa di dormire un pò di più,
    cosa che a scuola tra i vari impegni e Sebastian non le riusciva mai.
    Dopotutto vacanza è anche prendersela con calma!
    Stava giusto raggiungendo il tavolo quando dovette schivare una donna per non finirle addosso.
    Non la conosceva, era minuta e molto bella, ma quando incrociò il suo sguardo
    si rese conto che al contrario la donna conosceva lei.
    -Olivia Tyler Doom. Ho come l'impressione che tu sia il mio regalo del giorno. Ricordo male se dico che sei la migliore pozionista che l'intero mondo magico abbia mai avuto modo di avere?-
    Niente che potesse stupirla, era normale che in molti la conoscessero
    visto che aveva pure la sua figurina delle Cioccorane personale!
    Non esageriamo... - rispose dissimulando umiltà dietro un sorriso compiaciuto.
    Di questi tempi magari... - mica poi così umile insomma!
    Ma lasciamo ai grandi pozionisti del passato il loro merito.
    Onesta.
    In fondo era vero che era brava, perchè negarlo?
    -La tua fama ti precede, non posso dire lo stesso di me, sono Uhura Moses. Stavo per affiggere questa richiesta d'aiuto ma a questo punto .. lo chiederò a te per prima, sia mai la sorte oggi abbia voglia di baciarmi di nuovo. Posso?-
    Olivia affilò lo sguardo sulla mora ascoltandola con educazione mentre partiva in quarta con la sua presentazione.
    Le strinse anche la mano quando si presentò, se sarebbe stato un piacere però era da vedere.
    Aiuto? - chiese curiosa accomodandosi al tavolo prima di lei.
    Prego accomodati pure, stavo per fare colazione. Mangi qualcosa con me?
    In fondo non le dispiaceva avere un pò di compagnia.
    Per quel giorno aveva in programma solo di andare a fare shopping in città, sola soletta.
    Di che genere di aiuto si tratta? - ad occhio e croce qualcosa che riguardava le pozioni.
    Si sistemò il tovagliolo sulle gambe mentre il cameriere portava in tavola un enorme vassoio pieno di tutto
    un ben di dio dolce e salato che avrebbe sfamato un esercito e che quindi bastava e avanzava per tutte e due.
    Porti una tazza anche alla mia ospite, grazie... - aggiunse solo prima che andasse via.
    Allora, dicevamo? -ritornò a concentrarsi su di lei.
    Tu mi conosci già ma io di te non so nulla, di cosa ti occupi?
    Chissà che non avesse trovato anche una compagna di shopping!
  2. .
    Lo sguardo di Kolesnik era enigmatico e magnetico al tempo stesso.
    Olivia faticava visibilmente a staccare gli occhi dai suoi ed infatti indugiava senza farsene un problema,
    sperando magari anche di indovinare cosa il mago stesse pensando.
    Perchè era lampante per lei che dietro quei occhi chiari si annidavano una moltitudine di pensieri.
    Se lo immaginava come uno che rifletteva molto, e velocemente,
    non di quelli lenti e pensierosi ma di quelli svelti, decisioni rapide e azione.
    Le rughe appena accennate che gli segnavano la fronte sembrano confermarlo,
    e si domandava pure in cosa fosse bravo veramente, in cosa potesse eccellere un mago come lui,
    magari era un abile duellante?
    Le piaceva da sempre fare delle supposizioni su chi incontrava,
    era sempre stata affascinata dalle menti fuori dal comune, dagli uomini in qualche maniera eccezionali,
    e non riesciva a non domandarsi se quello che aveva davanti fosse proprio uno di quel tipo.
    Forse solo perchè era tanto che non incontrava un uomo adulto che non fosse un dipendente di Durmstrang
    e la vita da reclusa alla lunga ti segna, ti cambia, ti rovina anche un pò, ti rende più triste... ma anche più attenta alle novità.
    *Suvvia però, è il momento di pensare agli affari, non ti distrarre Olivia!*
    Ho visto abbastanza, inoltre quello di veramente importante non è esposto.
    Sollevò le spalle, si mise dritta sull'attenti, quella risposta le giunse inaspettata.
    Voleva prendere in gestione il negozio a scatola chiusa?
    Eppure sembrava così sicuro di sè affermando che quel che era importante non fosse esposto.
    La pura verità tra l'altro.
    Lei se ne intende davvero, è chiaro.
    Certo non aveva proprio l'aria da sprovveduto ma pareva anche oltre l'immaginazione della strega.
    A quel punto che fare? Concludere direttamente l'affare? O c'era dell'altro?
    Lei lo sperò, perchè in fondo in fondo avrebbe voluto solo prolungare quel incontro,
    e l'altro sembrò volerla accontentare.
    Mi dica, Signora Doom... vi è un motivo per cui ha a cuore il fatto che Magie Sinister conservi il suo aspetto di oggi?
    Curioso, non si aspettava una domanda personale.
    Non si aspettava nemmeno di essere chiamata "signora", a Durmstrang di solito la chiamavano professoressa
    o vicepreside, o mamma o... semplicemente Liv.
    Probabilmente non viveva abbastanza nel mondo per essere chiamata signora e basta.
    Intanto mi chiami pure Olivia la prego, sono sempre stata allergica alle troppe formalità.
    E poi "signora" la faceva sentire vecchia e non era ancora così in là con gli anni, no?
    In realtà è solo che non sono una strenua sostenitrice del progresso per il progresso.
    Credo che il nostro mondo abbia bisogno di preservare la propria storia,
    di mantenere intatte le radici.
    Altrimenti rischia di mischiarsi troppo al mondo babbano,
    di perdere la propria identità.

    Da quando si era trasferita al Nord aveva cominciato ad abbracciare parte dell'ideologia del governo Moon.
    Benchè da giovane era stata un Auror ed aveva combattuto i Mangiamorte,
    vedendo come i suoi giovani studenti ormai conoscevano quasi meglio il mondo babbano che il loro
    si era fatta più convinta che il Ministro non avesse tutti i torti nel pensare che questo
    alla fin fine avrebbe fatto sparire le loro tradizioni, la loro particolarità di maghi e streghe.
    Le nuove generazioni non sanno cosa la magia oscura ha rappresentato nel passato,
    a parte quello che imparano a lezione non conoscono nulla delle guerre magiche,
    o del perchè alcuni siano ancora così attaccati ai ricordi delle antiche vestigia e del potere oscuro.
    Se Magie Sinister sparisse, o anche solo venisse rimodernato,
    con questo negozio sparirebbe traccia di una parte della nostra storia.
    Non crede anche lei?

    Non le interessava in realtà che lui fosse d'accordo con i suoi ideali o no,
    ma le fece piacere per una volta esprimere a qualcuno il proprio punto di vista.
    Era difficile avere conversazioni di questo tipo con gli studenti, o con Bill o con suo figlio,
    e non aveva molti altri con cui parlare.
    E' di certo un negozio di tutto rispetto, negli anni ha conservato la sua misteriosa immagine
    Olivia lo seguì con lo sguardo, mentre il mago iniziò a muoversi per il negozio.
    Già, non è cambiato di una virgola.
    - annuì facendo anche lei qualche passo per avvicinarsi a lui ma restando comunque a distanza.
    Ogni cosa di questo posto è preziosa.
    *Ogni cosa?*
    Il modo in cui lo disse le donò un brivido lungo la schiena,
    sembrava in effetti intendere molto più di quanto non dicesse.
    O almeno così parve ad Olivia che annuì ancora anche se lui non poteva vederla,
    preso com'era dal fissare la propria attenzione su una mensola polverosa del posto.
    A quel punto le parole con cui le confermò che si sarebbe preso cura del negozio rispettandone la tradizione centenaria
    per quanto importanti per Liv impallidirono rispetto a quanto Kolesnik stava facendo.
    E non riuscì proprio a smettere di seguire le sue mani, quando afferarono un ragno
    e poi presero a stringerlo in maniera così indifferente eppure... non per la rossa che si distrasse e perse il filo del discorso:
    Cosa? - tentennò appena sulle lunghe gambe.
    Aveva sentito tutto ma la sua attenzione era altrove e per un attimo incrociando di nuovo lo sguardo di lui
    si sentì intrappolata nei pensieri come le zampette di quel insetto lo erano tra le dita ruvide del mago.
    Si certo, sono sicura di lasciare il posto in buone mani...
    L'oggettistica... si... mi hanno parlato in effetti delle sue...

    Cosa? Che stava facendo? Olivia nè era rapita e non sapeva nemmeno spiegarsi il perchè,
    ma intanto fissava le sue labbra mentre lui vi introdusse il ragno, fino a che l'ultima zampetta non sparì in quella bocca.
    ...le sue passioni.
    Sentì improvvisamente caldo mentre lui la squadrava da testa a piedi.
    Era assurdo ma per un attimo le passò per la testa che lui volesse mangiare anche lei.
    Ingoiarla come aveva fatto con quel ragno.
    Che strano pensiero, vero?
    Cercò di scacciarlo scuotendo il capo e con esso i lunghi capelli,
    cercò di riprendere il controllo di sè semmai lo avesse perso.
    Ma non so molto, anzi, so davvero poco di lei,
    solo... qualche chiacchiera tra commercianti...

    Sapeva che era bravo, ora sapeva anche che era inquietante, ma in un modo attraente.
    Ci sono ancora alcune cose poi di cui dovremmo discutere,
    a proposito delle pozioni ad esempio.

    Sentiva il bisogno di spostare lo sguardo da lui, di fissare qualunque altro punto del negozio e non quello dove si trovava il mago,
    ma non le riusciva bene.
    Così riprese a parlare, cercando di distrarsi, di pensare principalmente al motivo per cui erano lì.
    Ho sempre provveduto io alle scorte per il negozio,
    anche alle pozioni più... difficili da reperire, ecco.
    Però se ha un suo pozionista di fiducia...

    Le sarebbe dispiaciuto lasciare quel compito ad un altro? Probabilmente si.
    Ma non era il solo motivo per cui voleva continuare con le pozioni proibite.
    Consciamente o meno stava in qualche modo cercando una scusa per continuare ad avere a che fare con Kolesnik.
    Poi ci sarebbe la questione del corrispettivo per la gestione e...
    Esitò un momento, portandosi l'indice alle labbra e cominciando a mordicchiarlo senza nemmeno rendersene conto,
    come un tic nervoso.
    Era nervosa quindi? Magari un pò pensierosa si.
    ...cose che magari però sarebbe più comodo discutere a un tavolo, che ne dice?
    - riprese come se si fosse appena chiarita le idee.
    Solo che là in negozio tavoli non se ne vedevano, quindi?
    Ho preso una stanza al Paiolo, potremmo continuare a parlare lì,
    e magari festeggiare il nostro accordo prendendo qualcosa...

    Troppo sfacciata? In effetti sembrava quasi che lo stesse invitando nella sua stanza più che in generale al locale.
    Ma che avrebbe capito lui? Quello contava.
    Sempre che non vada di fretta o abbia altri impegni.
    In tal caso potrei farle avere il contratto in seguito via gufo.

    Con questa ultima frase il tono di Olivia fu diverso però, più vago, più formale,
    e giusto poco prima aveva detto che a lei le formalità non piacevano no?
    Insomma era chiaro quale fosse la soluzione che avrebbe preferito,
    dove volesse arrivare però un pò meno.
    Non si dice forse però che a volte andare basta è più importante della destinazione?
  3. .
    Erano ben cinque anni che Olivia non lasciava Durmstrang e il Nord per rimettere piede in Gran Bretagna.
    Quel ballo ad Hogwarts del lontano Natale del 2016 fu l'ultima volta.
    Da allora era rimasta sempre ligia al suo impegno come Vicepreside, madre e compagna di un uomo che non l'avrebbe mai amata come lei desiderava,
    ma al quale era rimasta sempre fedele, sempre al suo fianco, nel bene e nel male.
    Si consolava col fatto che comunque la sua vita era una vita piena,
    che gli impegni che aveva non le avrebbero comunque lasciato tempo per altro
    e così andava avanti, nel gelo di quel castello sperduto nessuno sapeva bene dove.
    Quanto starai via mamma? Non posso venire anche io?
    Sebastian era ormai un ometto, che ogni giorno somigliava di più a suo padre.
    Restava affettuoso ma diventava sempre più indipendente e meno bisognoso di lei.
    Solo qualche giorno. Tu resta qui con papà e fai il bravo.
    La mamma deve andare a discutere di affari noiosi...

    Più o meno.
    Aveva detto a Bill che per sistemare le cose con il negozio di Nocturn Alley ci sarebbero voluti alcuni giorni.
    In realtà andava solo ad un incontro con l'uomo che si era offerto di prenderlo in gestione dopo che il precedente contratto era scaduto.
    Un giorno quindi sarebbe bastato, ma aveva approfittato dell'occasione per prendersi un pò di tempo per lei.
    Magari sarebbe passata a salutare il dottor House, Elis, e qualche altra sua vecchia conoscenza che non vedeva da anni.
    Ci vediamo presto. Vedrai, il tempo volerà.
    Così aveva salutato suo figlio, mentre Bill ovviamente era troppo impegnato per accompagnarla alla Nave stregata.
    Pazienza, ci era ormai abituata.

    Atterrata a Londra la prima cosa di cui si rese conto era che sentiva troppo caldo.
    Non era più avvezza a temperature quasi umane.
    Si sfilò l'ingombrante pelliccia che indossava e la fece evanescere con un colpo di bacchetta,
    mentre al suo posto appariva un mantello più leggero.
    La sua figura era ancora slanciata come un tempo, anche se con la gravidanza aveva messo su più forme.
    Gli anni che passavano per lei li misurava ormai facendo il confronto tra il suo corpo e quello di Erica,
    che aveva ancora il suo aspetto da ventenne e i capelli mori, mentre lei continuava a tingerli di rosso.
    Non era ancora in crisi di mezza età comunque, visto che ne aveva compiuti appena trentatrè,
    ancora troppo giovane forse per starsene rinchiusa a marcire là al Nord...
    E se non tornassi più?
    - si chiese guardandosi allo specchio della stanza che aveva preso al Paiolo mentre si preparava per il suo appuntamento.
    Una domanda che non era la prima donna insoddisfatta farsi,
    che poi in fondo era la stessa cosa che aveva fatto anni prima Bill quando aveva lasciato lei e il bambino.
    Quindi cosa le impediva di farlo anche lei? Bill sarebbe stato il primo a capirla.
    Intanto però si doveva accontentare di quei pochi giorni di libertà e lo avrebbe fatto al meglio.
    L'uomo che doveva incontrare si chiamava Dimitrij Alexander Kolesnik,
    aveva preso qualche informazione su di lui, un collezionista di oggetti rari, più o meno della sua stessà età o poco più grande,
    ex studente di Durmstrang, abbastanza conosciuto nel campo degli affari.
    Non era molto ma quel che bastava per farsi una idea di chi si sarebbe trovata davanti.
    Ci mise molta cura nello scegliere l'abito adatto, elegante e sexy al tempo stesso,
    scuro e attillato per segnare meglio le sue curve perfette e per far risaltare i capelli ramati lasciati sciolti.
    Per una volta dopo tanti anni si sentì di nuovo civettuola, era tanto che non si vestiva più per fare colpo su un uomo.
    Non che volesse far colpo su Kolesnik in quel modo ma... una donna ha il diritto ogni tanto di sentirsi attraente no?

    Arrivò a Nocturn Alley con largo anticipo rispetto all'incontro prefissato.
    Il negozio era così come lo ricordava, solo un pò più cadente ma a lei piaceva così, con quell'aria di antico.
    L'uomo che aveva mandato a fare un pò di pulizie era ancora là che spolverava scaffali.
    La ringrazio dell'aiuto, da sola non ce l'avrei fatta e non volevo che la persona che aspetto pensasse che questo posto sia un disastro.
    Da quando il precedente gestore si era messo in affari per conto suo prendendo un posto proprio
    Magie Sinister era rimasto chiuso e nessuno era più andato a dargli una sistemata.
    Guardò l'orologio, ormai non c'era più tempo.
    Lasci pure tutto così, va bene. Vado a prenderle i galeoni che le devo...
    Si allontanò giusto qualche istante per prendere la borsetta nel retrobottega quando udì il classico suono del campanello sulla porta.
    E' già qui!
    Non si poteva dire che Kolesnik non fosse puntuale.
    Quando uscì dal retro lo vide prima che lui potesse vedere lei e ne approfittò per soppesarlo con lo sguardo.
    Niente male. E' un tipo.
    - pensò mentre si rassettava il vestito sui fianco e lo raggiungeva.
    Lei è quel qualcuno che gestisce questo posto?
    - lo sentì chiedere al mago delle pulizie.
    No, quel qualcuno sarei io.
    - intervenne allora facendosi avanti.
    Olivia Tyler Doom, la proprietaria.
    Si presentò aggirando il bancone per raggiungerlo e stringergli la mano.
    La prima cosa che notò furono le unghie sporche:
    o si trattava di una gran lavoratore o di uno zozzone!
    Lei deve essere il signor Kolesnik, immagino.
    Standogli più vicino lo osservò ancora meglio e quello che più la colpì fu il suo sguardo,
    dimostrava più anni di quanti ne avesse in realtà, come tutti i tipi che hanno avuto una vita interessante.
    Vuole continuare a dare un'occhiata in giro prima di sederci e parlare d'affari?
    Intanto pagò e liquidò l'altro mago che prese le sue cose li lasciò soli nel negozio.
    Per spezzare il silenzio Olivia tornò a rivolgersi al Kolesnik:
    Conosceva già questo posto immagino.
    Come la maggior parte dei maghi, che ci facessero acquisti o meno.
    Mi piacerebbe che mantenesse lo stesso aspetto di sempre, è un luogo storico in fondo.
    Certo ha bisogno di un pò di manutenzione ma nel complesso è ancora un bel negozio no?

    Lei lo amava quel posto e non solo perchè era stato il primo regalo che le aveva fatto Bill.
    La faceva ripensare a quando era giovane e si prodigava nel distillare pozioni d'amore illegali e pericolosi veleni
    per cui prendeva lì gli ingredienti.
    Il suo sogno era di lasciarlo nelle mani di qualcuno capace di amarlo quanto lei.


    Edited by Lovely Liv - 20/4/2021, 17:32
  4. .
    Era trascorso già un anno dal ritorno di Bill a Durmstrang ma ad Olivia sembrava solo un giorno.
    Aveva messo da parte le proprie aspettative, si era imposta di non forzare la mano al mago,
    di accontentarsi di quel che sarebbe venuto per il bene di Sebastian,
    cercando di convincersi che comunque sempre meglio di niente...
    Ma il tempo passava, nulla sembrava cambiare
    ed i suoi testardi convincimenti cominciavano a vacillare.
    Si sentiva bloccata, intrappolata in una situazione che Bill non aveva alcuna intenzione di affrontare
    e che lei evitava per paura che scappasse di nuovo via se messo davanti ad un ultimatum,
    ed anche per paura di lui e delle sue reazioni imprevedibili e violente.

    Guardava il bambino già pronto nel suo costume per il Carnevale d'Estate di Bergenwiz
    e non riusciva a non sentirsi in colpa nei suoi confronti,
    per non essere stata in grado di dargli una famiglia normale e il padre che meritava.
    Il piccolo poverino di colpe non ne aveva nessuna ma lei invece ne aveva molte,
    di cui la prima e peggiore di tutte era l'essersi innamorata di Bill.
    Se almeno fosse riuscita a smettere di farlo...
    E invece no, non era in grado in nessun modo di domare il proprio cuore
    che in lei aveva sempre avuto più forza della ragione.
    L'essere ricambiata però era tutt'altra faccenda...
    I primi tempi l'anno prima ci aveva sperato,
    tanto da mettersi in ghingheri ogni sera attendendo di vederlo andare da lei da un momento all'altro.
    Poi i mesi erano passati l'uno dopo l'altro ed aveva smesso di farlo.
    L'irreprensibile Preside di Durmstrang aveva altri modi per saziare le sue voglie che non rivolgersi a lei,
    e le lacrime di assurda gelosia che aveva versato dietro quella finestra
    vedendolo prendere la nave incantata a sera tarda per andare chissà dove e da chi
    lo sapeva solo lei quanto erano state amare da inghiottire.
    A volte, guardandosi allo specchio, si domandava se i primi segni del tempo che scorgeva sul viso
    l'avessero resa davvero così poco avvenente agli occhi di lui,
    vani tentativi di trovare una giustificazione al suo rifiuto.
    Come faceva con tutto il resto, giustificazione su giustificazione.
    Perchè l'assurdità in tutta quella situazione era che lei lo desiderava ancora
    e per questo era fottuta, completamente e irrimediabilmente,
    senza speranza per sè ma con ancora qualcuna per loro figlio.
    L'unica cosa che poteva fare quindi era elemosinare qualche gioia per Sebastian,
    ed era solo per questo che continuava ad insistere perchè Bill trovasse del tempo da trascorrere insieme a loro.
    Il premio di consolazione era che a volte ci riusciva
    e non era nemmeno così male come ci si sarebbe aspettato.
    Quando era dell'umore sapeva ancora dimostrarsi un uomo affascinante e una piacevole compagnia,
    e per quanto possibile appariva persino un padre amorevole e premuroso.
    Se solo fosse stato dell'umore più spesso...
    Olivia non avrebbe chiesto altro. Non avrebbe chiesto nulla per sè stessa.
    Non ad alta voce.

    Buongiorno Sebastian. Posso entrare?
    Buongiorno Olivia.


    Quando lo vide entrare nella stanza la mano andò istintivamente ai capelli
    a sistemarseli quasi colta in fallo nel disordine anche se erano già perfetti.
    Lui le faceva questo effetto e non era una cosa bella.
    E gliene faceva anche un'altro, facendole sobbalzare ancora il cuore in petto quando i loro sguardi si incrociavano,
    ma a dispetto delle apparenze nemmeno quella era più una cosa bella.

    <<buongiorno Bill.
    Certo che siamo pronti, vero Sebastian?>>


    Sorrise e prese il mantello e una grande borsa dal letto
    e diede un colpetto alla schiena del piccolo per spingerlo verso il padre.
    Preferiva che andassero avanti loro e lei li avrebbe seguiti un passo indietro.
    Le piaceva guardarli insieme.

    Il viaggio in nave fu breve e pieno di scossoni come sempre.
    Liv lo trascorse sfogliando una rivista fingendo di leggerla,
    ma in realtà guardava quei due insieme
    e la faccia che faceva Bill ad ogni domanda curiosa di suo figlio.
    A lei toccava tutti i giorni, era giusto che ora toccasse anche a lui!

    Arrivati al villaggio si trovarono subito immersi nella calca della gente che come loro tentava di raggiungere la strada principale dove avrebbe avuto inizio la parata.
    Nonostante lì a nord le temperature a settembre fossero già molto più basse che in Inghilterra
    iniziò subito a sentire caldo col mantello addosso.

    <<forse è meglio che ci spostiamo da qui, c'è troppa gente.>>

    Apprensiva come solo una madre sapeva essere non riusciva a staccare gli occhi da Sebastian,
    e il cuore le martellava in petto per la paura che fosse schiacciato dalla marea di persone che li circondava.

    <<riesci a portarlo in braccio? Da là sotto non vede comunque niente.>>

    Forse non era stata poi una così buona idea portarlo lì,
    si sentiva ogni minuto più nervosa, sull'orlo di una crisi.

    <<fa caldo, troppo caldo...>>

    Cercò di allentarsi il colletto della camicia che aveva indossato,
    ma continuava a sentire il fiato mancarle.
    Non le era mai capitato prima eppure aveva proprio tutti i sintomi di un attacco di panico.

    <<devo allontanarmi da qui... Scusami Bill, non ce la faccio.>>

    Dopo essersi assicurata con lo sguardo che Sebastian fosse al sicuro tra le braccia del padre
    si fece largo come potè tra la folla fino ad uscirne.
    Vide una panchina in lontananza e puntò in quella direzione senza guardare in faccia nessuno,
    procedendo controcorrente.
    Non sapeva neppure lei dire come fece ad arrivarci,
    doveva aver perso la cognizione di sè per qualche istante.
    Si sedette stordita e respirando affannosamente.
    Non era iniziata proprio come l'uscita di famiglia felice che avrebbe voluto...
  5. .

    Liv aveva sempre adorato le sorprese, quelle belle ovviamente!
    Negli ultimi tempi non è che ne avesse avute molte quindi rivedere Randall dopo tanto tempo
    lo considerò un bel regalo inaspettato, di quelli che la vita ti fa per compensarti di tutta la merda che ti ha buttato addosso,
    quindi nel suo caso ben più che meritato.
    Non riesco ancora a crederci che sei tu, davvero.
    Dammene un altro di quei pizzicotti dai,
    mi sono mancati terribilmente pure quelli!

    - cinguettò sentendosi di nuovo per un pò la Liv di qualche anno prima.
    E così dicendo si permise ancora più confidenza di quella che si era concessa il mago,
    non accontentandosi di stargli seduta accanto, sotto l'ala protettiva del suo abbraccio,
    ma mettendosi a sedere direttamente sulle sue gambe, ancorata al suo collo con un braccio
    e con il fondoschiena a portata di tutti i pizzicotti che voleva.
    Non ti dispiace vero? Fammi stare comoda... come se il tempo non fosse mai passato...
    Si sistemò per bene addosso a Randy, godendo del contatto col suo corpo.
    Chiuse gli occhi per un attimo, lasciandosi cullare dai ricordi di un passato che un pò rimpiangeva.
    Ma fu solo per un attimo, preferiva farsi vedere leggera come lui la ricordava
    che non pensierosa come era quasi sempre negli ultimi anni ormai,
    mannaggia alla vecchiaia che avanza!
    Ti perdono tutta l'appiccicosità che vuoi e rilancio come vedi, raddoppio anzi!
    - confermò stringendosi ancora un pò di più a lui e posando il capo nell'incavo del suo collo.
    D'altronde tra di loro c'era sempre stato un rapporto molto libero quindi che male c'era?
    Aveva sempre trovato molto liberatorio e rilassante far sesso in amicizia, senza fraintendimenti o fardelli dietro.
    E poi a dirla tutta il calore umano, il contatto, le mancava proprio fisicamente parlando:
    ne abusava solo con Sebastian ma il piccolo ormai stava crescendo ed iniziava a disdegnare un pò l'eccesso di coccole che lei gli rifilava,
    anche in questo era tutto suo padre.

    Ascoltò il racconto di Randall annuendo di tanto in tanto
    ed immaginandoselo a far baldoria nei locali americani.
    Se ci si era fermato tutti quegli anni doveva essersi trovato bene
    ma era contentissima che fosse tornato e non disdegnava di darlo a vedere.
    E la tua casa sentiva la tua di mancanza.
    - gli confermò sottolineando le parole con un bacetto sulla guancia.
    Poi però le parole di Randy andarono a parare su un certo discorso e per qualche istante Liv si irrigidì tra le sue braccia:
    Non parliamo di pessimi padri ti prego!
    Di sicuro non potresti mai essere peggio di...

    - si trattenne a stento -
    ...peggio di altri che conosco.
    Bill non si poteva battere, anche se bisognava dargli atto che dal suo ritorno un pò ci stava provando.
    Sempre troppo poco però, per recuperare davvero.
    E comunque, non saresti curioso di conoscerlo se avessi un figlio tuo?
    Un piccolo Randy in miniatura?
    Io ci ho provato a farmi una piccola me da indirizzare allo sfruttamento degli uomini...
    perchè è tutto quello che vi meritate!

    - specificò convintissima -
    ...ma ahimè è venuto fuori un maschietto che è tutta la fotocopia del padre...
    Capisci? Una vendetta del karma praticamente!

    Scherzava certo, ma sotto sotto si sa che scherzando scherzando si dice qualcosa di vero, è sempre così.
    Anche se non avrebbe mai rimpianto la decisione di avere Seb, tante altre cose avrebbe preferito che fossero andate diversamente. Ovvio.
    Ed è così che si possono riassumere i miei ultimi anni in pratica,
    mi sono innamorata, ho avuto un figlio...

    Sorvolò per il momento sul fatto che fossero poi stati abbandonati entrambi, c'era tempo per scendere nei particolari.
    Per il resto mi divido tra l'insegnamento a Durmstrang e questo locale
    e di tempo libero ne resta davvero poco.

    Sbuffò alzando gli occhi al soffitto, ma non è che la sua vita le facesse poi schifo,
    solo che a raccontarla così in effetti non sembrava un granchè.
    Almeno tu sembri esserti divertito... e ci hai visto bene amico mio, qui siamo proprio sguarniti...
    in tutti i sensi.

    Si poteva piangere un pò addosso con il vecchio Randy? Non è una cosa che si fa normalmente tra amici? Ma si, si disse, poteva.
    Che tu ci creda o no, questo starti abbracciata così adesso è il massimo che io abbia avuto di contatto fisico negli ultimi due anni,
    e non sto esagerando...
    Solo questa confessione ti dovrebbe convincere a restare no?
    C'è proprio bisogno di un pò di Randy qui al freddo nord... per riscaldare l'ambiente.

    E pure lei magari, perchè anche Liv aveva bisogno di una bella scaldata!
    Detto ciò...
    - e lo fissò dritto negli occhi, quasi a volercisi tuffare dentro -
    ...spero proprio che tu sia tornato per restare.
    Non poteva essere lì solo per una visita veloce, non glielo avrebbe permesso!
    ...Anche perchè... ora che sei qui non proprio ho intenzione di lasciarti andare!!!
    Due piccioni con una fava: avrebbe avuto il barista che le serviva e un vecchio amico a farle compagnia,
    non poteva chiedere di meglio.

  6. .

    La dipartita di Phil era stato un duro colpo per il locale.
    Olivia lo aveva conosciuto solo sul lavoro e ci sapeva fare con gli avventori ed era un mago con i cocktail
    oltre ad essere così carino da attirare clientela.
    *Una perdita incolmabile... povero ragazzo se ne è andato troppo presto... ahhh....*
    - sospirò guardando la sua foto ancora appesa nel retro del D.A. tra i dipendenti del mese.
    Certo il povero Fernandez l'aveva presa peggio di lei:
    lo sentiva ancora via gufo ogni tanto e sapeva che cotta tremenda si fosse preso per Philip.
    Sperava che il Grifondoro trovasse un altro interesse al più presto
    e conoscendolo non sarebbe stata sorpresa in realtà di saperlo già invischiato in un altro corteggiamento...
    *Devo ricordarmi di mandargli gli auguri di Natale al caro Tino!*
    ...tra tutte le altre cose di cui doveva occuparsi.

    Dopo quel ragazzo non era riuscita a trovare un altro barista che potesse sostituirlo adeguatamente
    così, con Layla troppo presa dai suoi impegni a Londra per poterle dare una mano,
    aveva preso a lavorare più spesso lei stessa al Dark, per non lasciare il posto scoperto.
    Certo non era facile conciliare i suoi impegni a Durmstrang, quelli come madre e la gestione del Dark Angel,
    ma con il ritorno di Bill la scuola era di nuovo ben gestita e per quanto la riguardava più si teneva impegnata lontana da lì meglio era.
    Le cose non erano andate come sperava dal ritorno del mago,
    forse si era convinta troppo che rientrare a scuola volesse dire anche tornare ad essere una coppia,
    ma era stata solo la folle idea di una donna innamorata, o meglio ossessionata.
    *Fanculo a tutti gli uomini ecco!*
    - lo pensò senza dirlo ad alta voce, perchè la verità era che avrebbe dovuto dire fanculo a Bill, ma non ce la faceva proprio.
    Non ce l'avrebbe mai fatta.

    Miss Doom, c'è qualcuno che la cerca di là.
    - annunciò una delle valchirie facendo capolino con la testa e beccandola a guardare nel vuoto come una ebete.
    Ah si? E chi sarebbe?
    Non aveva la minima idea di chi potesse cercarla, che fosse successo qualcosa a scuola?
    Non ha detto il nome ma... è davvero un bel tipetto!
    Liv liquidò la ragazza con un gesto della mano a significare che a lei non interessava,
    ormai non le interessava più nessuno da anni, non ci si vedeva proprio a flirtare con un altro uomo,
    era folle vero?
    Arrivo subito, ma se vuoi tenergli compagnia tu me la prendo comoda...
    La valchiria sorrise e se ne andò, lasciandola di nuovo sola con i suoi pensieri.
    In realtà non aveva voglia di vedere nessuno quella sera,
    ma il dovere la chiamava e si fece forza ancora una volta per mostrarsi sorridente al mondo
    anche se di motivi per sorridere non ne aveva molti.

    Eccomi qui, qualcuno mi cercava?
    Il sorriso fintissimo che aveva sulla labbra si trasformò dapprima in una smorfia sorpresa
    che le fece anche sgranare gli occhioni blu all'inverosimile.
    Non era sicura di aver messo a fuoco per bene la figura che aveva davanti,
    ci mise qualche secondo a rendersene conto.
    Ran... Randy?
    E poi finalmente la smorfia sorpresa si trasformò a sua volta in un altro sorriso
    questa volta vero e sincero.
    Dammi un pizzicotto, voglio essere sicura che sei davvero tu e che non sto immaginando tutto!
    Sogno o son desta?
    Anche se li divideva solo un metro di distanza e Liv dovette fare meno di tre passi per raggiungerlo
    il suo stato d'animo in quel momento si potrebbe immaginare benissimo così:

    tenor

    Ma allora Babbo Natale esiste davvero?
    Sei il più bel regalo che potessi ricevere quest'anno!!

    Fu così che lo salutò saltandogli al collo e abbracciandolo,
    il volto infossato nel suo collo a cercarne l'odore familiare che ricordava ancora bene dopo tanto tempo,
    le lunghe braccia a stringere le sue spalle come non faceva da anni.

    Devi raccontarmi un sacco di cose io... non so nemmeno da cosa cominciare a chiederti!
    Emozionata, si staccò da lui a forza perchè tutto nel suo animo la spingeva a rimanere a quel modo
    stretta ad uno dei suoi più vecchi amici, che seppur lontano le era sempre rimasto nel cuore.
    Vieni dai, andiamo a sederci in un posto più appartato...
    Gli fece l'occhiolino, come ai vecchi tempi ed afferrata la mano di Randall lo trascinò verso uno dei tavolini privè:
    bizzarro come l'umore di una persona possa cambiare così facilmente,
    bizzarro e tremendamente piacevole!

  7. .

    Avrebbe dovuto aspettarsi qualcosa di diverso?
    Probabilmente no, ma sarebbe una bugia dire che in fondo non ci sperasse almeno un poco.
    Bill si dimostrò efficiente come al solito, incisivo nel suo discorso agli studenti ma per nulla empatico,
    come se nulla fosse cambiato, ma non era così, era cambiato tutto.
    Olympia cara, spero il tuo cuore regga alla pesantezza di ritrovartelo affianco... Non gli lascerai vedere tuo figlio, vero?
    Le parole sussurrate della Monroe riuscirono a strapparle un sorriso, tirato ma sincero.
    Le piaceva quella donna, la trovava simpatica a pelle
    e poi era l'unica lì ad averle rivolto la parola ed ad aver capito forse quello che le passava per la testa,
    il dubbio, il tormento, l'ansia di una madre e donna abbandonata.
    E' anche suo figlio.
    - rispose però tranquilla sorvolando sul nome sbagliato.
    Che l'avesse scambiata per la Mitchell? Non avrebbe saputo in quel caso se considerarlo un complimento o meno.
    Prendiamo un the insieme uno di questi giorni?
    Se ti va facciamo due chiacchiere.

    Glielo propose non sapendo se avrebbe accettato o meno,
    ma almeno così avrebbe capito se la sua era solo curiosità o se davvero le interessasse qualcosa della sua situazione.
    Non aveva molte amiche, perchè non provarci con Dollie?
    Un tentativo non costava nulla.
    Ormai era a tentativi che andava avanti, soprattutto con Bill.
    Ma si, a fine cena potremo ritagliarci alcuni minuti per chiarire alcune questioni.
    Perfetto.
    - gli rispose fingendo una convinzione che non aveva.
    Alcuni minuti erano dunque tutto ciò che meritava dopo averlo atteso tutto quel tempo?
    Vacillò per un attimo, la mano le tremò stringendo il gambo del bicchiere da cui bevve
    per ristorare la gola improvvisamente secca. Eppure non aveva parlato molto, non era quello che le aveva prosciugato la bocca.
    Bill si era già sistemato nel suo ufficio, come aveva fatto a non pensarci?
    Era la cosa più logica, sicuramente più logico che non tornare nella loro stanza,
    e Bill agiva sempre con un certo criterio non era tipo da fare le cose a sentimento.
    Non era affatto come lei.
    Ma ciò che l'aveva scossa era altro:
    Credo sia piú saggio aspettare e vedere come reagirá alla mia presenza, non é un neonato, potremmo lasciargli la possibilitá di scegliere.
    Posò di nuovo il bicchiere e volse il capo verso il mago a guardarlo, fissa, come faceva spesso quando cercava di capirlo e non ci riusciva.
    Non è nemmeno un adulto. Cosa potrebbe mai scegliere?
    Per quanto fosse un bambino sveglio e intelligente non era ancora nell'età di capire il perchè il padre se ne fosse andato,
    perfino per un adulto come era lei era complicato.
    Scusami.
    - disse poi alzandosi da tavola.
    Ne parliamo dopo come ci siamo detti, questo in ogni caso non è il posto adatto.
    Chiarì guardandosi intorno e notando diversi volti fissi su di loro.
    *Imbarazzante.*
    Io non ho più fame. Raggiungimi pure quando sei comodo.
    Un cenno del capo a salutare la Monroe e gli altri presenti
    e con le ginocchia tremanti ma cercando comunque di mantenere un contegno
    lasciò la sala diretta al suo alloggio.
    Non poteva perdere la calma in quel modo, non doveva farlo,
    doveva controllarsi, doveva essere un pò più come Bill.

  8. .

    Piano Sebastian! Non correre!
    La voce di Liv si sollevò tra tutto il vociare degli studenti appena scesi dalla nave stregata.
    Il piccolo Carradine sembrava tra tutti quello più felice di essere tornato a Durmstrang,
    era la personificazione dell'entusiasmo mentre correva su e giù per il molo.
    Amava quella scuola così fredda e cupa: giocare nei corridoi perennemente in penombra,
    infilarsi in tutti i buchi più umidi e ammuffiti per fare nascondino,
    scovare larve e insetti nascosti negli angoli più bui.
    Liv non ne era altrettanto entusiasta, ma forse era normale visto che il piccolo non frequentava molti bambini della sua età,
    aveva trovato il modo di giocare come poteva in fondo.
    Andiamo da zio Nik?
    - le chiese con la vocina angelica tipica dei bimbetti della sua età.
    Zio Nik non verrà a Durmstrang quest'anno, te lo avevo già spiegato, non ti ricordi?
    L'espressione lentigginosa di Sebastian si fece d'un tratto cupa.
    La mamma glielo aveva già detto, zio Nik non si sarebbe più preso cura di lui,
    ormai era grande non aveva bisogno di una balia e lo zio aveva altro da fare altre cose in altri posti.
    Ci era rimasto malissimo ovviamente, ed aveva continuato a chiedere di lui lo stesso,
    come se non volesse accettare il fatto che non lo avrebbe più visto tutti i giorni.
    Domani gli mandiamo un gufo dai, così magari gli chiediamo di venire a trovarci. Va bene?
    I Carradine a quanto pare ce l'avevano questa abitudine di sparire senza dare troppe spiegazioni:
    anche il piccolo da grande sarebbe stato così? Probabile se aveva preso il gene di famiglia.
    Intanto andiamo a cercare zia Erica... non l'ho vista sulla nave, dovrebbe essere qua in giro...
    Si guardò intorno ma non la intravide subito, notò invece qualcos'altro che la lasciò interdetta:
    Strano, mi è parso di vedere qualcuno alla finestra dell'ufficio del preside.
    Continuò a guardare in quella direzione ma non vide più nulla, tanto che pensò fosse stato un riflesso del sole al tramonto.
    Non poteva esserci nessuno lì, visto che il ministro Moon ancora non aveva trovato un sostituto che volesse accettare la carica di preside.
    Eppure...
    Oh ecco zia Erica. Dai andiamo a salutarla. Non avevi un regalo per lei?
    L'aveva scorta infine, anzi più che lei aveva scorto il ragazzo con cui si accompagnava,
    un tipo impossibile da non notare... per diversi motivi.
    *Molto alto, molto affascinante, moooolto giovane...*
    - pensò scuotendo la testa.
    *Speriamo non combini casini...*
    D'altra parte cosa poteva dirle? Nik l'aveva piantata, aveva tutto il diritto di trovare una distrazione,
    molto più sano come comportamento che non il suo che si era data all'astinenza da quando Bill era fuggito.
    Bill...
    - sussurrò pensierosa, senza sapere che poco più tardi quella sera il sussurro sarebbe diventato quasi un grido.

    ...

    Bill!!
    Sussultò e si fermò di botto in mezzo alla sala, creando per qualche istante un blocco di traffico
    tra gli studenti che camminavano dietro di lei.
    Qualcuno la guardò, ma la maggior parte degli sguardi erano già fissi sul Preside piuttosto che su di lei.
    *E' tornato.*
    Già. Aveva perso la speranza di trovarlo lì ed invece...
    *Sorpresa!*
    Una di quelle capaci di portarti via una decina di anni di vita.
    Quando lo aveva visto al Dark aveva speso ogni parola che aveva per convincerlo a tornare,
    insieme ad ogni briciolo del suo orgoglio,
    e alla fine si era convinta di aver fallito.
    Si ritrovò a lisciarsi le pieghe della tunica di velluto rosso che indossa in pieno stile Durm,
    e a sistemarsi i capelli che aveva lasciato sciolti dietro le orecchie,
    come se fosse importante apparire bella ai suoi occhi.
    Lo era, lo era sempre stato,
    anche se la reazione più giusta in quel frangente sarebbe stata quella di andare dritta da lui
    e prenderlo a schiaffi.
    *Perchè non mi ha avvertita?*
    Per fortuna Sebastian non c'era, aveva preferito restare a giocare con gli elfi domestici in cucina che presenziare al banchetto,
    Liv non voleva nemmeno immaginare quale sarebbe stata la sua reazione rivedendo il padre così, senza preavviso.
    Eppure avrebbe voluto tanto vedere quella di Bill...
    Bentornato.
    - gli sussurrò passandogli accanto per andare a prendere il suo posto al tavolo.
    Un lieve inchino del capo, molto formale e nulla di più,
    cercando di tenersi dentro tutto il tumulto di sentimenti che stava provando
    per non farsi notare troppo dagli studenti.

    ...

    Le domande che aveva per lui se le tenne tutte per dopo, una volta che Bill finì il suo discorso e si sedette al suo fianco.

    Avrai notato che Nik non c'è. Devo aggiornarti su un pò di cose ora che hai ripreso il tuo posto di Preside.
    Dopo il banchetto magari?

    Non le avrebbe negato un pò di tempo insieme da soli giusto? Durmstrang non era abbastanza grande come castello per potersi evitare,
    non era come Hogwarts.
    Era tornati si, ma a quali termini? Mentre immaginava vari scenari in proposito
    non riusciva a togliergli gli occhi di dosso, tanto da arrivare ad arrossire
    quando a un certo punto lui voltandosi verso di lei se ne accorse.
    Abbassò lo sguardo, come una ragazzina timida, assurdo.
    Una situazione alquanto ambigua la loro che la portava ad un'altra domanda,
    che forse era prematuro e anche troppo spregiudicato buttare là così, ma tant'è:
    Hai già pensato a come organizzarti? Hai intenzione di dormire nel tuo ufficio o...
    tornare nella tua vecchia stanza?

    La sua, quella di Sebastian, la loro.
    Gli sorrise al termine di quel quesito carico di sottintesi alquanto precisi, ma non di aspettative.
    Non ne aveva un granchè con un tipo come Bill, aveva ormai capito che farsene era deleterio.
    In qualsiasi modo le avesse risposto quindi non avrebbe cancellato quel sorriso
    le bastava che fosse lì, a qualunque condizione ci fosse,
    era difficile da spiegare ma solo la sua presenza la faceva sentire più... sicura:
    il contrario di quel che passava per la testa di Bill in pratica.
    Visto che ci siamo...
    - buttò là di nuovo, come se niente fosse -
    ...devo partire per qualche giorno, dovrò andare ad Hogwarts per parlare con la Preside Rei
    di un progetto di studio che avevamo ideato lo scorso anno ma che per vari motivi non è andato in porto.

    Ora che c'era Bill sarebbe dovuto andare lui in realtà, ma Liv nemmeno glielo propose,
    meglio gestirlo tra donne quel progetto e poi... aveva in mente altro:
    Avrei portato Sebastian con me visto che della sola Erica a badare a lui non mi fido,
    ma visto che ci sei tu e sei suo padre... credi di potertene occupare per qualche giorno?

    Era ora che iniziasse a pensarci anche lui no?
    Liv pensava gli avrebbe fatto bene stare un pò con suo figlio senza di lei intorno,
    dovevano iniziare a legare e forse da soli era meglio.
    Ma Bill la pensava allo stesso modo?
    Portò un bicchiere di succo di zucca alla bocca aspettando che le rispondesse,
    e si rese conto di tremare.
    Emozione? Forse si ma non solo...

  9. .

    Sei davvero sempre convinto di sapere tutto tu, eh Bill?
    - rispose a metà tra l'ironico e il sinceramente sconsolato.
    Con una mano si carezzò la fronte e poi scese alla guancia, dove la lasciò a sostenere il capo,
    quasi pensasse di non riuscire più a tenere la testa dritta sul collo.
    Si sentì improvvisamente molto stanca, come se un dissennatore le stesse risucchiando tutte le forze.
    Oh se solo avesse potuto migliorare tutto castando un Patronum,
    se avesse potuto difendersi così, usando la magia. E invece...
    Ma valeva la pena davvero parlarne con Bill? Si era fatta quei discorsi in mente così tante volte
    ma nel momento in cui poteva finalmente farli dal vivo non sapeva più se sarebbe servito a qualcosa.
    Lui non avrebbe mai cambiato idea, eppure stare zitta non sembrava un'opzione praticabile arrivati a quel punto.
    Si, io credo davvero che restare ti avrebbe reso un padre migliore, va bene?
    E se me lo avessi chiesto allora, invece di scappare come un furfante nel mezzo della notte, te lo avrei detto subito.

    La voce si era fatta più dura, ma solo perchè sperava che con un tono più deciso la ascoltasse.
    Non era certa che Bill lo facesse, che riuscisse veramente ad ascoltare la sua opinione o che lo avesse mai fatto in passato.
    Aveva la sue convinzioni ed era un gran testardo,
    ma nemmeno lui poteva sapere come sarebbero andate veramente le cose se fosse rimasto.
    Tu non puoi dare per scontato tutto, a meno che non abbia acquisito anche eccellenti doti divinatorie che non conoscevo...
    In fondo non gli stava dando torto, nemmeno lei poteva sapere cosa sarebbe accaduto,
    ma Bill le aveva negato ogni possibilità di scoprirlo.
    Si era fatto il suo film in proposito ed aveva deciso di non volerne essere il protagonista.
    Tu credi che Sebastian sarebbe in pericolo per colpa tua, forse è vero, ma allo stesso tempo chi potrebbe proteggerlo meglio di te?
    Mi hai lasciata sola ad occuparmi di lui...
    Io non posso fargli sia da madre che da padre, ha bisogno di un uomo accanto
    e non mi convincerai mai del fatto che tu possa essere un cattivo esempio per tuo figlio.

    Come poteva? Lei lo amava, non lo considerava una persona cattiva, sapeva che non lo era nonostante fosse... Bill.
    O era pazza o veramente aveva scorto qualcosa in lui, sentito qualcosa. E non credeva di essere pazza.
    E se poteva amarlo lei a maggior ragione poteva amarlo loro figlio,
    e lui doveva solo lasciarsi amare. Proprio quello che non riusciva a fare, che non voleva o non poteva.
    A quel punto avrebbe potuto smetterla e mandarlo via, tanto ognuno sarebbe rimasto della propria opinione,
    ma non ce la fece, qualcosa in lei voleva tenerlo lì, bloccarlo, per un momento lunghissimo o per sempre.
    E allora continuò a parlare, dando libero sfogo a pensieri e parole,
    fissando lo sguardo sul mago, inchiodandolo a quel divanetto coi suoi occhi.
    Stiamo bene si, non dico il contrario, ma non mi propinare la storia che lo hai fatto solo per il nostro bene.
    Allontanandoti hai evitato di essere tu la causa del pericolo forse, ma se il pericolo venisse da qualche altra parte?
    Sai cosa sta accadendo nel mondo magico giusto? Tutta la magia oscura che si è sprigionata e di cui nessuno capisce nulla...

    Sicuramente era al corrente anche lui, come tutti, della pazzia che stava coinvolgendo le creature magiche
    e i maghi e le streghe più deboli, senza controllo.
    ...In quel caso tu non saresti qui a proteggerci, a proteggere Sebastian.
    Riponi così tanta fiducia in me da pensare che io sia abbastanza per lui?
    Se è così ti ringrazio ma... anche io ho bisogno di qualcuno su cui poter contare, non ce la faccio da sola. Non posso...

    Non si era cercata un altro uomo in suo assenza, quello no.
    Non lo aveva nemmeno mai "tradito" nonostante Bill fosse lontano, nonostante nessun contratto li legasse,
    ma Liv non aveva mai avuto bisogno di un matrimonio per sentirsi sua.
    E poi non le interessava nessun altro o almeno non abbastanza.
    Certo nutriva ancora un forte affetto per House e lavorare al suo fianco quando c'era stata l'epidemia aveva fatto riaffiorare vecchi sentimenti,
    ma lui era un uomo impegnato e non si sarebbe mai messa in mezzo tra l'affascinante dottore e sua moglie.
    Poi una volta aveva provato uno slancio per un altro, lo ammetteva ma... non era il momento e non era l'uomo adatto,
    non si sarebbe mai lasciata andare con un nemico di Bill in ogni caso.
    Aveva degli amici, non era proprio sola, Yvar l'aveva aiutata e anche Nik, ma non era lo stesso.
    Tutte queste cose però a lui non poteva spiegarle, che gli avrebbe potuto dire?
    Che lo aveva aspettato per tutto quel tempo? Che lo aspettava ancora?
    Quanto debole sarebbe apparsa ai suoi occhi così?
    Lo avrebbe deluso, non sarebbe stato quello il modo giusto per riconquistarlo però...
    Scusa, ho sbagliato, cioè... non voglio farti sentire in colpa con i se e con i ma... non voglio davvero.
    So bene che per quanto le tue convinzioni siano assolute anche per te non è stato facile andartene.

    Non era stato il puro egoismo a farlo scappare via per quanto avrebbe voluto pensarla così.
    Incolparlo e basta era sembrato così semplice all'inizio...
    Non voglio che tu te ne vada. Non l'ho mai voluto nè prima nè adesso. Io...
    Non so esattamente cosa voglio ma di certo non che tu te ne vada.

    Non di nuovo.
    E per quanto possa sembrare assurdo e non te lo meriti nemmeno per tutto quello che ci hai fatto passare, per niente...
    Abbassò lo sguardo, arrendendosi per prima all'evidenza di quel che provava ancora.
    Il rancore si era affievolito col tempo, lo aveva sfogato tutto facendolo consumare come un grosso incendio.
    Tra le braci che ne restavano c'era nascosto sotto solo il rimpianto, di tutto il tempo perso ad aspettare senza fare nulla,
    per dare a Bill lo spazio di cui aveva bisogno.
    Ma Liv detestava avere rimpianti, preferiva molto di più i rimorsi.
    Resta Bill, hai fatto tanto per venire fin qui, non fare che sia sprecato.
    Torna...

    Lo stava pregando? Si.
    Era l'ultima cosa che aveva in mente di fare, tra tutti gli scenari possibili che si era immaginata in quegli anni,
    eppure era proprio quello che fece.
    Per Sebastian ma anche per sè stessa, perchè una cosa era certa: dal momento in cui lo aveva rivisto quella sera
    quel uomo con il suo fascino era riuscito pur non avendone minimamente l'intenzione a cancellare ogni buon proposito nella testa di Liv.
    Non riusciva a non desiderarlo ancora, non ci riusciva proprio. E non voleva riuscirci.

  10. .
    E brava Giulia! *__*
  11. .

    Ancor prima di rispondere alla sua domanda, mentre Liv era ancora in attesa stoica e fissa come una statua di granito,
    Bill fece scivolare sul tavolo tra di loro una foto.
    Non fu difficile riconoscere il soggetto di quella immagine, con la folta chioma rossa che svolazzava sulla carta, come mossa dal vento
    proprio come nel giorno in cui fu scattata
    e quel largo sorriso pieno di lentiggini che anche tra mille altri avrebbe sempre individuato.
    La foto? - rispose guardinga.
    Ne ho decine come quella, ma se intendi che io possa avere idea di come sia finita tra le tue mani...
    Non terminò la frase, non ce n'era bisogno, ma cominciò a fissarlo ancora più sospettosa.
    Veramente non sapeva come potesse averla avuta, di certo non gliela aveva mandata lei.
    Forse Nik? Strano che avesse agito alle sue spalle: in tutti quegli anni non aveva mosso un dito per farli tornare insieme,
    tanto che Liv si era convinta che per Nik fosse meglio così,
    che fosse contento che non stessero più insieme.
    Non ne avevano nemmeno più parlato, da mesi ormai. Ma tutto poteva essere.

    Fino a quel momento era riuscita a restare fredda e impassibile stranamente,
    ma quando vide lo sguardo sempre duro di Bill intenerirsi appena vacillò anche lei. Sembrava felice?
    E' del giorno del suo compleanno. - rispose secca.
    Avrebbe voluto restare zitta e farlo cuocere nel suo brodo,
    magari farlo sentire in colpa per essersi perso il giorno più gioioso del loro bambino,
    ma non ce la fece, non era così cattiva, non lo era mai stata.
    Non è uno di quei bambini sempre allegri, se è questa l'impressione che ti ha dato dalla foto.
    *Ma tu come puoi saperlo se nemmeno lo conosci?* - pensò in un lampo di furia soppresso.
    E' più un tipo introspettivo, che ragiona molto, pieno di domande acute quando è in vena,
    ma non ride spesso...

    *Chissà da chi avrà preso...* - continuò a pensare, caustica.
    Però quando lo fa sono risate così sincere e gioiose che non puoi fare a meno di ridere con lui.
    Comunica molto con lo sguardo e con le espressioni anche se parla poco...
    è un tipetto affascinante.

    E di nuovo: *Chissà da chi avrà preso.*
    Ti piacerebbe.
    Oh si, gli sarebbe piaciuto se si fosse degnato a volerlo conoscere!
    Liv ne era certa, perchè somigliava più al padre che a lei,
    ed anche per questo lo amava doppiamente, più di quanto ogni madre possa amare un figlio,
    ma era una cosa difficile da spiegare a chi non si trovava nella sua situazione.
    Ed avrebbe tanto voluto vomitare tutto addosso a Bill in quel momento,
    dirgli duro in faccia quanto meraviglioso fosse il bambino che aveva generato e quanto solo...
    quanto avesse bisogno di quel padre degenere che di lui se ne era fregato.
    Però non lo fece.
    Insomma è per questo che sei qui?
    Per sapere chi ti ha mandato quella foto o... c'è altro.

    - incalzò tornando ad incrociare le braccia.
    Perchè se è così hai altri modi di scoprirlo che non venire a chiederlo a me.
    Usa la magia, cerca una traccia magica per sapere chi l'ha toccata,
    ma non farmi perdere tempo.
    Se avessi voluto farti sentire in colpa fino al punto di farti venire qui lo avrei fatto senza sotterfugi,
    e di motivi per incoronarti padre peggiore dell'anno credimi te ne potrei spiattellare parecchi.

    Non ce ne era motivo per farlo però.
    Bill era un uomo molto intelligente, sapeva già tutto quello che Liv avrebbe potuto dirgli,
    che volesse ignorare l'evidenza era chiaro, gli faceva comodo così,
    dimenticarsi persino di averlo quel figlio...

    Si mise a pensare, mentre attendeva la reazione dell'uomo che aveva di fronte:
    in effetti chiunque gli avesse mandato quella foto qualcosa doveva aver smosso
    per averlo fatto arrivare lì da lei,
    magari lo aveva punto nell'orgoglio costringendolo a ricordarsi che quel bambino esisteva contro la sua volontà.
    Uno come Bill poteva benissimo prenderlo come un affronto,
    per questo Liv non lo avrebbe mai fatto,
    l'ultima cosa che voleva era irritarlo e averlo finanche come nemico,
    in fondo lei continuava sempre a sperare nel suo cuore che un giorno sarebbe tornato,
    ma sapeva anche se se questo fosse accaduto sarebbe stato alle condizioni di Bill e non alle sue,
    per questo aveva smesso di cercarlo.
    Non aveva rinunciato, semplicemente aveva deciso di rispettare i suoi tempi e vedere.
    Dentro di sè provava un marasma di sentimenti contrastanti verso Bill che nessuno sarebbe mai riuscito a capire
    per questo evitava di parlarne con gli altri,
    dopo i primi tempi dall'abbandono aveva semplicemente evitato il discorso con tutti e risposto vagamente a chi ancora ogni tanto chiedeva.
    Non che fosse più semplice così, ma meglio che inerpicarsi in spiegazioni difficili da dare.
    Si era concentrata sul crescere al meglio Sebastian,
    facendogli sia da madre che da padre, non disdegnando di dargli un'impronta di come secondo lei avrebbe preferito crescerlo Bill,
    trasformandosi a momenti in lui o almeno nei ricordi che ne aveva.
    Pensava: *Questo Bill non vorrebbe che lo facesse...* ed allora andava persino contro il suo modo di essere più permissivo,
    per evitare che il piccolo prendesse modi di fare che suo padre non avrebbe apprezzato.
    Anche se alla fine era difficile che non fosse così, perchè si trattava pur sempre di Liv che aveva un carattere molto diverso da Bill!
    Ma almeno ci provava.

    E lui invece? Cosa aveva fatto in tutto quel tempo?
    Avrebbe voluto chiederglielo, ma si trattenne.
    *Che sia lui a parlare!*
    Lui era andato a cercarla dopotutto, che spiegasse almeno il perchè.

  12. .

    Dicono tutti che il tempo sistema le cose, che tutte le ferite per quanto profonde prima o poi smettono di far male, che le cicatrici sbiadiscono. Dicono che i vuoti poi si ricolmano, che spariscono. Magari per qualcuno è realmente così ma se lo chiedete a Liv lei vi risponderà che non è vero.
    Ci si abitua alle assenze, ci si abitua anche al dolore, si sopporta, si cerca di pensare ad altro. Non svanisce nulla, semplicemente si tenta in qualche modo di andare avanti nonostante tutto, perché ad un certo punto devi scegliere di continuare a vivere e l’essere umano si adatta a tutto pur di sopravvivere.
    Lei questo aveva fatto, si era adattata. Ma per quanto cercasse di pensare a Bill il meno possibile aveva sempre davanti un promemoria dai folti capelli rossi sempre arruffati a ricordarglielo. Il regalo più grande che lui le avesse mai fatto che non si poteva paragonare a nessun altro gioiello nemmeno a quel maledetto anello che tanto aveva desiderato.
    Ed ogni volta che posava lo sguardo su Sebastian, che lo osservava giocare, che le teneva stretto a sé nel letto la notte, quello stesso letto che aveva condiviso con suo padre, ogni volta non riusciva a non chiedersi come avesse fatto lui ad abbandonarlo così. Ci pensava almeno ogni tanto? Si ricordava che quel bambino non aveva colpe, che aveva bisogno di un padre, che non meritava quello che gli stava facendo?
    Non aveva mai pensato a Bill come una cattiva persona. Ben consapevole del tipo di uomo che era sapeva anche che era un uomo dai saldi principi, che non faceva nulla alla leggera. Eppure con suo figlio aveva sbagliato, non avrebbe mai dovuto dargli la vita se non era in grado di prendersene cura per sempre. Era stato superficiale ed egoista.
    Questo pensava e la faceva soffrire ancora di più di tutto il resto. Perché lei poteva rifarsi una vita se avesse voluto, trovare un altro uomo che la tenesse al caldo la notte, ricominciare ancora una volta, ma Sebastian no, non poteva semplicemente sostituire suo padre così come non poteva crescere in modo sano senza di lui. Ne era convinta. Per questo motivo aveva evitato la strada più semplice, come dirgli che Bill era morto ad esempio, che non sarebbe più tornato. Non se l’era sentita anche se sapeva che in quel modo il piccolo avrebbe forse smesso di aspettarlo invece di continuare a chiederle quasi ogni sera quando sarebbe tornato.
    “Ho fatto qualcosa di male? E’ per questo che papà è andato via?”
    Le si era spezzato quando lo aveva sentito balbettare quelle parole. Così piccino e già oberato da un enorme senso di colpa, qualcosa che un bambino non dovrebbe mai provare.
    <<tuo papà è impegnato in un’importante missione per questo è dovuto andare via.
    E non può tornare fino a che non avrà finito.
    Ma ti pensa sempre e ti vuole tanto bene.>>

    Anche quella era una bugia, lei non aveva idea se Bill davvero pensasse a lui o se sarebbe mai tornato, ma non era certa nemmeno del contrario.
    <<non hai fatto niente di male, sei un bambino eccezionale e lui è tanto di fiero di te.
    Sarà contentissimo quando vedrà come sei cresciuto, non potrebbe essere altrimenti, gli somigli così tanto…>>

    E chi poteva dire se quello era un bene o un male?
    La serata al locale era già entrata nel vivo quando Liv arrivò. Aveva prima messo a letto Sebastian, non andava mai al Dark prima di essersi occupata di lui, già gli mancava il padre non aveva di sicuro bisogno anche di una madre assente.
    Già appena entrata dalla porta sul retro un brivido le aveva scosso la schiena, come un presentimento. Non poteva dire cosa fosse ma lo sentiva che c’era qualcosa di diverso quella sera, per il suo potere empatico probabilmente o chi lo sa, magari solo istinto femminile.
    <<come fa Phil? Tutto a posto?>>
    - chiese avvicinandosi al barista di turno quella sera.
    “Tutto a posto. Solo un tipo strano che ti cerca. Ha ordinato acqua tonica… qui dentro… molto sospetto.”
    Non le servì di sapere altro, il cuore nel petto le fece un gran balzo e sentì il calore del fuoco esploderle nelle orecchie.
    <<acqua tonica eh? Tranquillo me ne occupo io…>>
    - rispose per non allarmarlo. Ma come se ne sarebbe occupata non lo sapeva nemmeno lei.
    Che avrebbe dovuto fare?
    Tante volte si era immaginata quel momento nella sua testa nell’eventualità che Bill si fosse fatto vivo ed aveva ipotizzato miriadi di reazioni possibili:
    lei che si avvicinava afferrava il bicchiere e glielo svuotava in faccia;
    lei che si avvicinava e gli mollava uno schiaffo;
    lei che tirava fuori la bacchetta e gli lanciava un Cruciatus;
    lei che gli arrivava davanti e poi gli voltava le spalle e semplicemente se ne andava;
    lei che gli correva incontro gli saltava al collo e lo perdonava…
    *No Liv, questo no. Non puoi.*
    Ma poi ci pensava meglio e….:
    *Non devi affrontarlo per te, ma per Sebastian. Devi farlo per il suo bene.*
    L’egoismo doveva metterlo da parte, non si trattava di lei ma di loro figlio prima di tutto.
    Così cercò di calmarsi il più possibile, respirando profondamente e mettendo sul viso l’espressione più rilassata che potesse trovare e lentamente si avvicinò al bancone del bar dove stava seduto lui.
    *Lo capirà che sono nervosa, è troppo bravo in certe cose, non sono mai riuscita a nascondergli nulla…*
    Se ne rendeva conto ma cosa poteva fare di più che cercare di fingere?
    In fondo che poteva pretendere Bill? Che avesse dimenticato tutto? Che si fosse dimenticata di lui?
    Non era uno stupido, sapeva bene quanto Liv lo amasse, solo che non gliene importava tutto lì era il problema.
    Eppure quel uomo di granito che aveva voltato le spalle a lei e al loro bambino con così tanta facilità in una frazione di secondo riuscì a sorprenderla, quasi a spiazzarla, quando i loro sguardi si incrociarono e lui abbassò il suo.
    Cos’era? Il segno che avesse una coscienza pure lui in fondo? Riusciva a provare vergogna? A ben ragione avrebbe dovuto!
    Eppure era lì, un passo lo aveva fatto, ora toccava a Liv fare il suo.
    E lo fece, anche più di uno, con l’eleganza e la femminilità che la contraddistingueva fino a che non gli fu accanto, avvolta in uno stretto abito lungo che non lasciava molta pelle scoperta, e in una nuvola di profumo che contrastava con il tanfo di fumo e di alcool tipico del locale e che non l’abbandonava mai: il lato positivo di essere una brava pozionista.
    Lo guardò ancora, scrutando quel volto per la prima volta dopo quasi due anni, scorgendo qualche ruga nuova e il velo di stanchezza che lo offuscava. Facendo due più due quel suo stare lontano non gli aveva poi dovuto fare molto bene, sembrava infelice proprio come lo era in quel ultimo periodo prima di lasciarli. Non aveva trovato dunque quello che cercava? Nessuna pace per Bill Carradine.
    *Gli sta bene.*
    - pensò con una punta di maliziosa cattiveria vendicativa, che però svanì subito quando un pensiero, quasi un dejavù, si delineò nella sua mente. Uno sguardo al bicchiere che stringeva in mano e uno a lui:
    <<sicuro di essere nel posto giusto?>>
    E no, non voleva intendere che si fosse perso o che fosse lì per errore, ma chissà se lui lo avrebbe ricordato che quelle erano esattamente le prime parole che gli aveva mai rivolto in vita sua, in un altro tempo, in un’altra vita, ma in un locale proprio come quello.
    <<seguimi dai.>>
    Fu tutto quello che aggiunse prima di girare sui tacchi e dirigersi verso uno dei tavolini del privè.
    Non aveva intenzione di parlare con lui lì davanti a tutti, tra loro era una questione privata e doversi rivolgere a lui alzando il volume della voce per sovrastare quello della musica e del chiacchiericcio di sottofondo proprio non le andava. E poi camminandogli davanti gli avrebbe mostrato quanto ancora fosse in perfetta forma e tutto quello che si perdeva rinunciando a lei. Dopotutto Liv era una femmina molto femmina in questo.
    Solo quando furono finalmente in un luogo più appartato Liv tornò a voltarsi verso di lui, e questa volta la sua espressione era davvero più tranquilla, non doveva nemmeno fingere più di tanto. Se l’era immaginata peggio, si era immaginata a tremare davanti a lui, col cuore in gole e il prurito alle mani e invece stranamente si sentiva più a suo agio di quanto avrebbe mai creduto di poter essere.
    *E’ lui che se ne è andato. E’ lui il traditore, il bastardo che ha abbandonato suo figlio. Io non ho fatto nulla di male, non sono scappata davanti alle mie responsabilità, io ho fatto tutto bene. Perché dovrei sentirmi a disagio? Che ci si sentisse lui!*
    Ma la verità che nascondeva persino a sé stessa era anche un’altra: nonostante tutto non aveva mai smesso di amarlo e quella era la colpa più grande di tutte ed era tutta sua.
    <<parla, ti ascolto.>>
    Con una freddezza che non le era mai appartenuta ma che doveva a suo figlio si rivolse a Bill con quelle uniche parole prima di prendere posto su divanetto del privé: le lunghe gambe affusolate accavallate l’una sull’altra, le braccia conserte in grembo. Lo sguardo fisso su di lui. In attesa.

  13. .

    NUOVO ANNO SCOLASTICO 2016-2017

    Le lezioni inizieranno per tutti Giovedì 1 settembre

    I weekend di permesso per visitare il Villaggio di Bergenwiz
    fino alle vacanze invernali saranno i seguenti:

    10/11 e 24/25 settembre

    8/9 e 22/23 ottobre

    29 ottobre / 1 novembre (con possibilità di pernottare al villaggio per La notte di Samhain)

    19/20 novembre

    3/4 dicembre

    17/18 dicembre

    Per le vacanze invernali la scuola resterà poi chiusa dal 23 dicembre 2016 al 8 gennaio 2017


    I weekend di permesso per visitare il Villaggio di Bergenwiz
    fino alle vacanze estive saranno i seguenti:

    21/22 gennaio

    4/5 febbraio

    18/19 febbraio

    4/5 marzo

    18/19 marzo

    1/2 aprile

    15/16 aprile (Pasqua)

    29/30 aprile

    13/14 maggio

    27/28 maggio

    10/11 giugno

    24/25 giugno

    Per le vacanze estive la scuola resterà poi chiusa dal 1 luglio 2017 al 31 agosto 2017


    Vi ricordo le solite regole:


    - durante i weekend di visita al Villaggio di Bergenwiz
    non potete allontanarvi dal Villaggio stesso senza un permesso speciale del Preside
    e non potete restare a dormire fuori dall'Istituto:
    una delle navi della scuola vi accompagnerà al Villaggio la mattina del sabato e della domenica
    e vi ripoterà a scuola per dormire la sera del sabato e della domenica entro l'orario del coprifuoco;

    - è obbligatoria la divisa anche durante le visite al Villaggio (soprattutto quando uscite e quando rientrate ovviamente)
    e il rispetto della stessa mantenendo sempre un comportamento consono alla fama dell'Istituto che frequentate;

    - durante le vacanze invernali e le vacanze estive la scuola chiude e anche tutti i dipendenti vanno in vacanza,
    pertanto non sarà possibile per gli studenti restare a scuola
    salvo situazioni eccezionali che saranno comunicate con avviso apposito.

    - Professori e dipendenti possono allontanarsi dalla scuola anche ogni fine settimana,
    compatibilmente con i turni in cui sono di ronda all'Istituto,
    e non sono obbligati a rientrare a dormire o ad indossare gli abiti scolastici al di fuori dell'orario di lavoro
    se non lo ritengono necessario.

  14. .

    Era rimasta indecisa fino all'ultimo, ma poi Nik ed Erika in tandem erano riusciti a convincerla.
    Bill non approverebbe.
    - protestava lei.
    "Bill ti ha mollata qui senza più farsi sentire da due mesi..." - ribatteva Erika facendo coro a Nik.
    Ed avevano ragione loro.
    A parte un messaggio dove le chiedeva di non cercarlo non aveva avuto alcuna notizia da lui,
    ma era così difficile far finta che non esistesse, che non ci fosse stato niente fra loro,
    con non avessero avuto anche un figlio insieme.
    E a proposito del piccoletto:
    Sebastian me lo tenete voi?
    Li guardò entrambi con uno sguardo mortificato, non le piaceva separarsi da suo figlio se non per necessità.
    Ceneremo a casa mia al villaggio e non mi pare il caso che...
    Di fargli trovare il poppante a tavola con loro,
    non dopo quello che era toccato ad Yvar quando avevano cenato tutti e tre insieme.
    Ancora si ritrovava la pappa tra i capelli dopo un mese il poveretto.
    Poveretto che comunque ora divideva quella grande casa con lei,
    ma aveva la sua entrata indipendente e, vedendola in compagnia,
    era talmente discreto che non lo avrebbero di sicuro nemmeno sentito rientrare.
    Va bene, allora è andata. Cenerò con Christian, in onore dei bei vecchi tempi.
    Era decisa si, non le avrebbe fatto che bene.
    "Ma non metterti uno di quei vestiti da monaca di clausura che Bill approverebbe tanto, mi raccomando..."
    Furono le ultime parole di Erika, prima che Nik se la portasse via per evitare che aggiungesse altro.
    Olivia fece un sorrisino tra sè e poi guardandosi allo specchio tornò seria:
    se non uno di quei vestiti allora cosa avrebbe potuto indossare?

    Ci aveva pensato tanto prima di decidersi e non era nemmeno sicura di aver fatto la scelta giusta
    ma ormai era tardi per cambiarsi e Christian sarebbe arrivato da un momento all'altro.
    La baita di Liv era perfettamente ordinata e pulita, fatta eccezione per alcuni giochi di Sebastian che,
    non si sapeva come, ma si ritrovavano sempre in giro.
    Nell'aria c'era odore di polpettone e patate arrosto,
    una delle poche cose che riusciva a cucinare alla perfezione.
    Una cena senza pretese certo, ma meglio quello di qualcosa di non commestibile.
    L'ospite bussò finalmente alla porta.
    Quando Liv aprì restò per qualche momento stupefatta,
    se non avesse saputo che era lui lo avrebbe riconosciuto a stento,
    si era fatto davvero un bel uomo.
    Con lei invece c'era poco da sbagliare visto che aveva deciso di indossare la sua vecchia divisa
    da cheerleader della squadra di Quidditch di Grifondoro,
    a parte gli anni in più era proprio così che l'aveva vista una delle ultime volte a scuola.
    Ma solo perchè era infortunata e non aveva potuto giocare lei stessa.

    Christian!
    - lo salutò con entusiasmo spalancando le braccia per un abbraccio e facendo sobbalzare le criniere di leone che aveva come pon pon.
    Non sai che piacere rivederti... sembra ieri che stavamo ancora a scuola.
    Per lei sicuramente, visto come si era conciata.
    Prego accomodati pure, dai.
    Accompagnò il mago in salotto, indicandogli il divano per mettersi comodo,
    mentre lei spariva per qualche secondo in cucina a recuperare calici da vino e cavatappi.
    Fai tu gli onori si?
    - disse poi tornando e porgendo il tutto direttamente a lui.
    Mi devi raccontare tutto, voglio sapere quello che hai fatto per filo e per segno
    dal diploma fino ad oggi.

    Si sedette sul divano,
    la gonnellina troppo corta per una donna adulta si gonfiò e si tirò un pò troppo su
    lasciando completamente scoperte le lunghe gambe della strega.
    Eh si, decisamente Bill non avrebbe approvato, ma chissà dove era lui in quel momento.
    La vedi ancora quella ragazza... come si chiamava? Quella con cui stavi insieme all'ultimo anno...
    Facevate una così bella coppia!

    Non fu difficile perdersi per qualche attimo sul viale dei ricordi,
    la vita ad Hogwarts era stata così divertente, i più bei momenti della sua adolescenza li aveva trascorsi lì.
    E anche se era passato tantissimo tempo li ricordava ancora tutti con piacere.
    Era lo stesso anche per Christian?

  15. .

    Più di due mesi e mezzo erano passati da quella maledetta notte in cui Bill se ne era andato.
    In tutto questo tempo aveva provato ad indagare su di lui per assicurarsi che stesse bene,
    gli aveva mandato un messaggio al quale non aveva avuto risposta,
    ne aveva ricevuto uno al quale lui non voleva risposta.
    E poi più nulla.
    Era stata paziente, si era rimboccata le maniche prendendosi cura di Sebastian da sola.
    Aveva dato una mano a scuola, si era fatta nuovi amici tenendo sempre accanto a sè i vecchi,
    e si era comprata persino una nuova casa.
    A vederla così la sua vita non sembrava poi peggiorata da quando Bill l'aveva lasciata,
    ma queste erano solo le vedute dall'esterno,
    la buccia di un bel frutto non garantisce che dentro non sia marcio.
    Lui le mancava più di quanto fosse disposta ad ammettere,
    sentiva la sua assenza come un buco profondo nel cuore,
    senza Bill c'era gelo nel letto come nell'anima.
    Ma non piangeva più, quello almeno aveva smesso di farlo quasi subito,
    era un diverso tipo di sofferenza che l'attanagliava.
    Una sofferenza che a volte sfociava in altro, in rabbia e persino in odio.
    Dicevano che fosse normale,
    che quanto più si ama quanto più si odia,
    come se quei due sentimenti fossero lo specchio l'uno dell'altro.
    I primi giorni aveva cercato in tutti i modi di giustificarlo, di trovare un motivo,
    di continuare a pensare a lui come all'uomo perfetto.
    Andando avanti però di giustificazioni ne aveva trovate sempre meno
    finendo per chiedersi se non si fosse completamente illusa riguardo a Bill,
    se tutta quella premura nei suoi confronti non fosse stata solo una recita di cui a un certo punto si era stancato.
    Doveva sapere, non poteva più andare continuare a porsi domande a cui solo lui poteva fornire le risposte.

    Non si aspettava nulla di preciso quando decise di prendersi qualche giorno di permesso da Durmstrang
    per imbarcarsi su un aereo per Londra lasciando Sebastian era al sicuro affidato alle cure di suo zio.
    Non sapeva come immaginare l'incontro con Bill dopo tutto quel tempo, ammesso che lui avrebbe accettato di incontrarla.
    Era difficile persino figurarsi come avrebbe reagito trovandoselo davanti
    visto quanto erano confusi i suoi sentimenti per lui in quel momento.
    Rintracciarlo a Londra era stato meno difficile di quanto pensasse,
    le era bastato mandare un messaggio a Nickleby, chiedendogli di trovare qualcuno che tenesse sotto controllo l'appartamento,
    per sapere se Bill lo stava usando in quel periodo.
    Con i soldi e gli agganci giusti si riesce ad ottenere qualsiasi cosa,
    o forse Carradine aveva deciso di farsi trovare, chi poteva dirlo?
    Ad ogni buon conto Olivia non sprecò l'occasione.
    Appena atterrata mandò un gufo a Bill con pochissime parole,
    solo per dirgli che lo avrebbe aspettato lì.
    Non attese nemmeno che lui rispondesse, si fece accompagnare da un taxi direttamente sul posto.

    Avvolta in un impermeabile chiaro sopra un vestito a tubo nero,
    stivali alti al ginocchio e capelli raccolti in una treccia su un lato del viso,
    restò per qualche attimo a guardare le grandi finestre buie dall'altro lato della strada,
    proteggendosi come poteva da una leggera pioggerellina tipica londinese.
    Bill non era ancora arrivato, altrimenti le luci sarebbero state accese,
    ma ormai era lì, di tornare indietro senza aver almeno tentato di parlarci non ci pensava proprio.
    L'ascensore la portò fino al piano dell'appartamento e lì attese,
    nella luce tremolante del pianerottolo.
    Fosse stato anche per tutta la notte, avrebbe atteso in ogni caso,
    e se lui per questo l'avesse considerata stupida o testarda non le importava.
    Non poteva in cuor suo lasciare andare così la persona che aveva amato di più al mondo,
    quando qualcuno ti interessa davvero se non combatti hai perso in partenza.

1707 replies since 30/3/2007
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