Carnival Summer Party in Bergenwiz

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  1. Bill;
     
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    Non penso di essermi ancora abituato ad averli attorno. La presenza di Sebastian e Olivia ancora mi turba parecchio già quando mi rapporto con loro singolarmente, quando poi lei insiste per fare cose tutti e tre assieme mi sento sempre di dover stare fin troppo attento per non lasciare che lei si perda nell'illusione che le cose così possano davvero funzionare.
    Non li ho ovviamente costretti a cambiare stanza per tornare in quella che sarebbe tecnicamente spettata al preside, così come non ho mai accettato l'invito di Olivia a tornarvici con loro. Sarebbe crudele nei suoi confronti, sarebbe un passo molto più lungo di quanto io non sia pronto a fare, o sicuro di voler fare.
    Tuttavia lei è insistente e sa sempre essere abbastanza persuasiva da convincermi di tanto in tanto ad accettare quei momenti a tre che tanto mi mettono in difficoltà.
    Carnevale... d'estate. C'è mai stata festa più stupida? Almeno ad Halloween si celebrano i propri morti, ma carnevale... Un giorno in cui è concesso essere stupidi, o meglio ancora, in cui essere folli è la normalità. Disdicevole, eppure i bambini con queste cose si divertono e a quanto pare il piccolo ha tanto insistito perchè io li accompagnassi in paese visto che ci sarà una grande festa con tanto di sfilata, giostre, dolciumi e gara per la maschera migliore. Potrei quasi sentire i brividi, non fosse che con l'inizio del nuovo anno scolastico mi aspettano già parecchi problemi quindi mi dico che forse staccare la testa per un giorno e pensare a faccende private e non solo all'istituto potrebbe persino farmi bene.
    Infilo uno dei miei soliti completi, ci lascio ricadere sopra il mantello di ordinanza della scuola ed esco dal mio ufficio, che poi ormai è anche la mi stanza da mesi, per raggiungere quella di Olivia e del piccolo. Mi soffermo davanti alla porta, del resto sono ancora in tempo a mandar loro un patronus, avvisarli che faccende urgenti mi costringono lontano dal castello e sparire, ma la risata di Sebastian mi colpisce da oltre la porta. Non capita spesso di sentirlo ridere così, Olivia ride con lui e istintivamente sorrido sentendogli chiedere tra quanto arriverà papà. Una promessa è una promessa, no?
    Quindi prendo un bel respiro e busso, del resto non c'è niente di più giusto da fare. Che padre sarei se insegnassi a mio figlio a non rispettare i propri impegni? Non che io gli abbia dato l'esempio migliore rimanendo assente per due dei suoi primi tre anni di vita, eppure sembra non essersene completamente accorto, o essersene già dimenticato in questi mesi.
    Sento i suoi passi raggiungere la porta di corsa, poi passa qualche istante prima che si apra. Lo immagino essersi fermato di colpo per mettersi composto prima di apparire davanti a me, ma forse è solo l'illusione che ho di avere da parte sua un rispetto che in fin dei conti nemmeno mi merito. La porta si apre e lui è li, ad aspettarmi nel suo costume.
    Buongiorno Sebastian. Posso entrare? Fa gli onori di casa, annuisce e mi fa spazio come un bravo ometto, tanto che discretamente gli lascio una carezza sul capo nel passargli affianco. Buongiorno Olivia. Trattengo un sospiro nel vederla, in forma, con quella luce negli occhi che le vedo comparire di tanto in tanto quando si rende conto della mia presenza. O forse è un altro dettaglio di cui egoisticamente e presuntuosamente mi sono convinto senza alcun motivo? Siete pronti? La nave parte tra pochi minuti. Ovviamente potrei smaterializzarci tutti e tre al di fuori del castello, ora che la posizione mi è tornata alla memoria come se non l'avessi mai dimenticata, ma le regole sono regole e voglio ovviamente controllare chi tra gli studenti sta lasciando il castello per essere sicuro di poterli tenere comunque d'occhio, soprattutto oggi che addirittura gli è stato dato il permesso di non indossare la divisa per quest'uscita. Credo di essere stato raggirato da qualche eccessivo giro di parole di un paio di professori per poter dare l'okey a quest'infrazione alle regole... Devo essermi davvero troppo rammollito.

    Edited by Lovely Liv - 10/9/2019, 18:01
     
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    Era trascorso già un anno dal ritorno di Bill a Durmstrang ma ad Olivia sembrava solo un giorno.
    Aveva messo da parte le proprie aspettative, si era imposta di non forzare la mano al mago,
    di accontentarsi di quel che sarebbe venuto per il bene di Sebastian,
    cercando di convincersi che comunque sempre meglio di niente...
    Ma il tempo passava, nulla sembrava cambiare
    ed i suoi testardi convincimenti cominciavano a vacillare.
    Si sentiva bloccata, intrappolata in una situazione che Bill non aveva alcuna intenzione di affrontare
    e che lei evitava per paura che scappasse di nuovo via se messo davanti ad un ultimatum,
    ed anche per paura di lui e delle sue reazioni imprevedibili e violente.

    Guardava il bambino già pronto nel suo costume per il Carnevale d'Estate di Bergenwiz
    e non riusciva a non sentirsi in colpa nei suoi confronti,
    per non essere stata in grado di dargli una famiglia normale e il padre che meritava.
    Il piccolo poverino di colpe non ne aveva nessuna ma lei invece ne aveva molte,
    di cui la prima e peggiore di tutte era l'essersi innamorata di Bill.
    Se almeno fosse riuscita a smettere di farlo...
    E invece no, non era in grado in nessun modo di domare il proprio cuore
    che in lei aveva sempre avuto più forza della ragione.
    L'essere ricambiata però era tutt'altra faccenda...
    I primi tempi l'anno prima ci aveva sperato,
    tanto da mettersi in ghingheri ogni sera attendendo di vederlo andare da lei da un momento all'altro.
    Poi i mesi erano passati l'uno dopo l'altro ed aveva smesso di farlo.
    L'irreprensibile Preside di Durmstrang aveva altri modi per saziare le sue voglie che non rivolgersi a lei,
    e le lacrime di assurda gelosia che aveva versato dietro quella finestra
    vedendolo prendere la nave incantata a sera tarda per andare chissà dove e da chi
    lo sapeva solo lei quanto erano state amare da inghiottire.
    A volte, guardandosi allo specchio, si domandava se i primi segni del tempo che scorgeva sul viso
    l'avessero resa davvero così poco avvenente agli occhi di lui,
    vani tentativi di trovare una giustificazione al suo rifiuto.
    Come faceva con tutto il resto, giustificazione su giustificazione.
    Perchè l'assurdità in tutta quella situazione era che lei lo desiderava ancora
    e per questo era fottuta, completamente e irrimediabilmente,
    senza speranza per sè ma con ancora qualcuna per loro figlio.
    L'unica cosa che poteva fare quindi era elemosinare qualche gioia per Sebastian,
    ed era solo per questo che continuava ad insistere perchè Bill trovasse del tempo da trascorrere insieme a loro.
    Il premio di consolazione era che a volte ci riusciva
    e non era nemmeno così male come ci si sarebbe aspettato.
    Quando era dell'umore sapeva ancora dimostrarsi un uomo affascinante e una piacevole compagnia,
    e per quanto possibile appariva persino un padre amorevole e premuroso.
    Se solo fosse stato dell'umore più spesso...
    Olivia non avrebbe chiesto altro. Non avrebbe chiesto nulla per sè stessa.
    Non ad alta voce.

    Buongiorno Sebastian. Posso entrare?
    Buongiorno Olivia.


    Quando lo vide entrare nella stanza la mano andò istintivamente ai capelli
    a sistemarseli quasi colta in fallo nel disordine anche se erano già perfetti.
    Lui le faceva questo effetto e non era una cosa bella.
    E gliene faceva anche un'altro, facendole sobbalzare ancora il cuore in petto quando i loro sguardi si incrociavano,
    ma a dispetto delle apparenze nemmeno quella era più una cosa bella.

    <<buongiorno Bill.
    Certo che siamo pronti, vero Sebastian?>>


    Sorrise e prese il mantello e una grande borsa dal letto
    e diede un colpetto alla schiena del piccolo per spingerlo verso il padre.
    Preferiva che andassero avanti loro e lei li avrebbe seguiti un passo indietro.
    Le piaceva guardarli insieme.

    Il viaggio in nave fu breve e pieno di scossoni come sempre.
    Liv lo trascorse sfogliando una rivista fingendo di leggerla,
    ma in realtà guardava quei due insieme
    e la faccia che faceva Bill ad ogni domanda curiosa di suo figlio.
    A lei toccava tutti i giorni, era giusto che ora toccasse anche a lui!

    Arrivati al villaggio si trovarono subito immersi nella calca della gente che come loro tentava di raggiungere la strada principale dove avrebbe avuto inizio la parata.
    Nonostante lì a nord le temperature a settembre fossero già molto più basse che in Inghilterra
    iniziò subito a sentire caldo col mantello addosso.

    <<forse è meglio che ci spostiamo da qui, c'è troppa gente.>>

    Apprensiva come solo una madre sapeva essere non riusciva a staccare gli occhi da Sebastian,
    e il cuore le martellava in petto per la paura che fosse schiacciato dalla marea di persone che li circondava.

    <<riesci a portarlo in braccio? Da là sotto non vede comunque niente.>>

    Forse non era stata poi una così buona idea portarlo lì,
    si sentiva ogni minuto più nervosa, sull'orlo di una crisi.

    <<fa caldo, troppo caldo...>>

    Cercò di allentarsi il colletto della camicia che aveva indossato,
    ma continuava a sentire il fiato mancarle.
    Non le era mai capitato prima eppure aveva proprio tutti i sintomi di un attacco di panico.

    <<devo allontanarmi da qui... Scusami Bill, non ce la faccio.>>

    Dopo essersi assicurata con lo sguardo che Sebastian fosse al sicuro tra le braccia del padre
    si fece largo come potè tra la folla fino ad uscirne.
    Vide una panchina in lontananza e puntò in quella direzione senza guardare in faccia nessuno,
    procedendo controcorrente.
    Non sapeva neppure lei dire come fece ad arrivarci,
    doveva aver perso la cognizione di sè per qualche istante.
    Si sedette stordita e respirando affannosamente.
    Non era iniziata proprio come l'uscita di famiglia felice che avrebbe voluto...
     
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