Posts written by L. McCormac

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    CITAZIONE
    Nome e Cognome: Logan McCormac.
    Anno: V.
    Casata: Grifondoro.
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    Ovviamente qua dentro sappiamo entrambi che, qualora il suo intento fosse stato quello di punzecchiarmi con l'allusione al mio essere nato "pallone gonfiato", avrebbe comunque fallito miseramente.
    Io sono educatamente strafottente, so di esserlo, e non me ne vergogno mica. Che discorsi.

    In ogni caso, tralasciando per un istante quanto sia effettivamente piacevole poter finalmente scambiare due chiacchiere con lei in un atmosfera - quasi - normale, qua c'è da concentrarsi anche su un'altra questione.
    Ovvero io che ho appena castato un Confundus definibile, senza troppi giri di parole, penoso. Scadente. Insomma: una mezza sega totale di incantesimo.
    Annuisco al suo primo consiglio mordicchiandomi l'interno di una guancia per il fastidio del fallimento, trovandomi però subito dopo costretto a soffocare una risata istintiva.
    No mia cara, stavo facendo una lunga lista di pensieri a dir poco articolati e, lo ammetto, poco pudici su di te, no che non ero del tutto concentrato sul cazzo di manichino.
    "Oh sisi, ovvio. Avevo occhi solo per lui, parola mia."
    Dice di provare ad isolarmi, e devo ammettere che, al posto suo, probabilmente avrei avanzato lo stesso identico consiglio.
    Per esperienza personale, posso essere del tutto d'accordo con lei sul fatto che, se veramente si ha intenzione di imparare qualcosa, spesso la cosa migliore da fare è concentrarsi - per quanto possibile - solo su di essa. E su quello soltanto.
    E brava la mia maestrina sexy preferita.
    Annuisco nuovamente e la seguo per qualche istante con lo sguardo mentre va a posizionarsi dietro di me, prima di chiudere gli occhi e concentrarmi sul mio respiro.
    Seguendone il ritmo finché, dopo qualche istante, mi accorgo d'essere perfettamente rilassato e focalizzato sul mio obbiettivo. Le pupille mettono a fuoco testa di legno e, mentre una sensazione di calda rabbia che conosco bene inizia a scorrermi nelle vene e l'immaginazione prende a galoppare, sono ora certo di poter andare a colpo sicuro mantenendo il contatto visivo sul "viso" del mio bersaglio.
    Il gesto del polso è istintivo, preciso, cosi come lo è la pronuncia della formula. "Confundo!"
    Il manichino - d'ora in poi chiamato "TDL" per comodità - viene scosso da una specie di sussulto e s'irrigidisce per un paio di secondi, cominciando poi a muoversi come un pazzo da una parte all'altra della stanza in modo sconnesso, picchiando qua e là contro le colonne e lanciandosi, ogni tanto, in qualche maldestra piroetta.
    "Forse ho esagerato un pochino....", osservo ridacchiandomela sotto i baffi mentre TDL, piano piano, torna ad essere il solito pezzo di legno scolpito, segnato e apparentemente inanimato.
    Comunque, come sempre quando riesco in qualcosa di nuovo, ora mi ritrovo in una condizione psicofisica talmente galvanizzata da non poter fare a meno di cacciare fuori il meglio di me.
    Cazzo, mi sento in forma smagliante, davvero.

    "Ky, vorrei sdebitarmi con te...", incalzo infilando la bacchetta nella tasca posteriore dei jeans e spostandomi una ciocca di capelli - ora decisamente troppo lunghi - dalla fronte, mentre giro sui tacchi per guardarla in faccia compiendo un paio di passi in sua direzione.
    "Stavo pensando, se quest'estate ti venisse voglia di... staccare un po' la spina, che ne diresti di venire un paio di giorni in Irlanda? Potrei farti da guida personale in un tour privato dell'isola, vale la pena vederla almeno una volta nella vita..."
    Dissimulando indifferenza, come se al posto di invitarla a passare qualche giorno insieme le abbia appena chiesto l'ora, do un occhiata alla porta per accertarmi che nessuno sopraggiunga e mi appoggio con la spalla contro di essa, esattamente di fianco alla Lloyd, accendendomi una sigaretta e facendole cenno di favorire pure con una delle mie pre-rollate se lo gradisce.
    Il rumore di un cerino grattato sospende momentaneamente il nostro dialogo, permettendomi quindi di prendere una bella dose di nicotina con la prima boccata.
    "Dimmi Moretta, hai mai viaggiato in moto? Tipo su una Harley, intendo."
    Si lo so che mi ha detto di volersene stare per le sue e si, cazzo, so anche che le cose tra noi si potrebbero quantomeno definire "un po' tese".
    Io però ho ribadito che non sarei uscito così facilmente dalla sua vita, e non ho intenzione di farlo. Non finché sarò preoccupato per lei.
    Perché, che se lo voglia ficcare in testa o no, provo emozioni troppo forti nei suoi confronti per permettere a cause esterne di separarci definitivamente con tanta facilità.
    Io non mi arrenderò di certo, sarebbe come tradire me stesso.
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    "Oh hey, ho capito l'antifona!", butto lì in tono completamente rilassato quando lei, forse anche in modo un po' prevedibile, arretra quasi impercettibilmente alla mia vicinanza, "Colpa mia, lo ammetto. Adesso me ne starò qui buono buono, parola mia."
    Me la ridacchio sotto i baffi, strizzandole l'occhio dopo aver annuito alla sua conferma circa le pippe mentali, e allargando le mani in cenno di intesa al suo relativamente rassicurante "in qualche modo, mi fa piacere".
    Si potrebbe fare di meglio eh, non sto dicendo di no, però ora questo passa in convento quindi mi sa tanto che tocca accontentarsi.
    "Ooooh quindi adesso le cose stanno così eh? Sapevo che non avrei dovuto starmene alla larga per così tanto.", scuoto la testa con fare teatrale, "Suppongo che la mancanza di un soggetto particolarmente sicuro di sé come il sottoscritto a ronzarti intorno, in qualche modo, deve averti spinta a diventare un pallone gonfiato a tua volta, sottospecie di puffo che ci ha creduto un po' di più."
    So di aver dettato io stesso le distanze poco fa ma, bhe, in questo caso o si fanno bene le cose o tanto vale non prendersi nemmeno la briga di provare a distendere l'atmosfera. È naturale.
    "Ho l'impressione che, continuando così, diventerai una perfetta copia del sottoscritto in breve tempo, con la spocchia e tutto il resto. mi spiace, ormai sei spacciata."
    Ok, adesso però basta con le cazzate, cerchiamo di concentrarci sul motivo principale per il quale ci troviamo qui.
    Così può essere che ce la sbrogliamo alla svelta e, chissà, magari dopo avanza un po' di tempo. Magari.
    "Divertente e pericoloso dici... In sostanza, il mio pane quotidiano. Quindi si, lasciamo perdere la cazzo di teoria.", osservo con noncuranza appoggiandomi a mia volta di fronte a lei al primo sostegno reperibile. Che nel mio caso, si configura in nell'ennesimo muro completamente ricoperto da segni di schiantesimi passati.
    Comunque, volendo essere onesto innanzitutto con me stesso, devo ammettere che in linea di massima conosco già effetti e utilità dall'incantesimo in questione. Però è altrettanto vero che nessuno, e dico nessuno, potrebbe essere un miglior candidato a rispiegarmelo più di lei.
    O forse è solo che dovrei distogliere lo sguardo dalla maglietta che per il caldo le si è appiccicata addosso e, magari, tenerglielo sempre puntato ad altezza faccia mentre spiega. No, non sulle labbra! Sulla faccia Logan, sulla faccia, da bravo.
    Osservo attentamente i suoi movimenti del polso poiché di base sono proprio questi a mancarmi, ponendo particolarmente l'attenzione - dopo che lei si prende la briga di sottolinearlo - sulla poca ampiezza degli stessi.
    Perché non è sempre facile, obbiettivamente, eseguire le giuste movenze con la bacchetta quando esse sono rinchiuse entro uno spazio ristretto.
    Per quanto riguarda il contatto visivo invece, direi che ci siamo. Evidentemente sono piuttosto portato nel non togliere gli occhi di dosso a qualcosa o qualcuno di mio interesse.
    Ad ogni modo la sua dimostrazione si rivela a dir poco esilarante.
    Il manichino imputato prende a sbattere ripetutamente la testa contro la parete alle mie spalle e io, ovviamente, ad ogni tock! rischio di pisciarmi addosso dal ridere.
    "Cosa... perché? Era divertente vedere quello spaventapasseri in massello prendere a capocciate il muro."
    Ovviamente, sto scherzando. Poiché se è vero che era esilarante alla prima e divertente alle terza, dopo la quinta però cominciava ad essere fastidioso. Ed anche un filino disturbante, a dirla tutta.
    In ogni caso, vista la dimostrazione, ora tocca a me pertanto è pure il caso che mi dia da fare. Dopotutto, non ho la minima intenzione di far credere a Kynthia che la mia richiesta d'aiuto sia del tutto pretestuosa e completamente buttata lì. Perché a sto giro, come già spiegato, ho veramente bisogno di una mano da parte sua.
    Annuisco al suo invito allora, posizionandomi di fianco a lei ed estraendo, con un unico movimento fluido, la bacchetta dalla tasca posteriore dei jeans.
    "Si Moretta, non ci sono mai stato più di così."
    Sorrido e tendo il catalizzatore nodoso davanti a me, puntandolo prima in sua direzione per mezzo secondo con un ghigno beffardo sul volto e poi, dopo averle offerto una divertita espressione di scherno, virando la mira contro la testa del manichino.
    Ripercorro mentalmente ciò che ho appena visto, eseguendo i piccoli movimenti di polso e pronunciando la formula.
    L'ammasso di legname incantato ha come un breve sussulto, prima di compiere mezzo giro su se stesso per poi tornare perfettamente stabile come se nulla fosse.
    "Ahi ahi, non va mica tanto bene.", commento potendo constatare come il mio incantesimo abbia prodotto in effetti meno della metà del risultato sperato, "Se mai avessi degli accorgimenti da fare mi sa tanto che è il tuo momento sai... perché, cazzo, qui è sicuro che sto sbagliando qualcosa."
    Ovviamente l'incantesimo in questi non può essere difficile vista la sua natura "mentale", e immagino poi che castarlo su qualcosa di più senziente di un manichino possa solo che renderlo ancora più complesso.
    Forse è solo che non mi sto concentrando abbastanza, anche se, in effetti, viste le circostanze non c'è poi da sorprendersi per questo.
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    "Ah no? E come mai?", incasso e rispondo.
    Perfettamente tranquillo, con la stessa credibilità che impiegherebbe uno snaso carico a tappo d'oro nel negare, categoricamente, d'esser stato lui a rubarlo.
    Bello sicuro, convinto di ciò che dico. Con sto gran...

    "Non ho bisogno di ripetizioni? Come sarebbe?!"
    Domando retoricamente, ora con un pizzico della mia peculiare nonchalance in più, la quale riesce a fornirmi quel minimo di credibilità necessaria nel mio, assolutamente convinto, tentativo di difendere fino alla morte il pretesto che fa da motore alla nostra presenza qui oggi.
    "In biblioteca...io?" Ed ecco che cominciano a passare i secondi, portandosi dietro, verosimilmente, una buona dose di disagio per lei e giusto qualche grado in più di tensione per me. Tanto, già che ci siamo, non vedo perché dovremmo farci mancare qualcosa, no?
    Il tutto comunque si riduce ad un singolo gesto visto che, per fortuna, nei mesi passati insieme ho potuto constatare come alcune volte benché lei non dica, io capisco lo stesso.
    Non c'è da tergiversare, nessuna spiegazione o "alibi", bisogna solo che mi faccia avanti e spezzi quest'atmosfera vagamente sconfortevole.
    Ciò che sto cercando di dire, in buona sostanza, è che compio uno, due, tre passi e poi le schiocco quasi a tradimento un bacio sulla guancia a mo di saluto. Ed ora non so lei, io però mi sento decisamente più a mio agio.
    "Certo che te ne fai di pippe mentali eh Moretta?", ci scherzo su appoggiandomi al suo fianco con la schiena contro il muro e sorridendole dopo aver riposto la bacchetta nella tasca posteriore dei jeans.
    "Per quanto mi lusinghi sapere che tu non reputi necessaria per me qualche mezz'ora di studio in più, posso assicurarti che ti ho contattato anche per quello. Immagino ti sarai accorta che ho saltato a piè pari la lezione di incantesimi sul Confundus. È un argomento complesso, quindi preferisco farmi aiutare da qualcuno che abbia fisicamente assistito alla spiegazione della Ramirez. Tutto lì, parola di lupetto.", che poi io non sono mai stato un fottuto scout in vita mia ma quelli son dettagli,"Inoltre bhe, lo sai...ho preferito chiedere a te piuttosto che ad altri perchè mi piace l'idea di passare del tempo insieme. A prescindere dal motivo."
    Tanto è inutile fingere o tergiversare, se mi conosce - e mi conosce - non poteva aspettarsi da me nulla di diverso dalla sacrosanta verità. Io non mento mai, men che meno a lei.
    Scrocchiandomi il collo con un movimento secco, stacco il culo dalla parete e, sempre con il mio peculiare atteggiamento propositivo, mi sposto dinanzi a lei.
    "Allora, dicevamo, il Confundus..."
    Dopo, Tra un po'. Quando ci saremo castati addosso a vicenda un numero di incanti sufficente a renderci più rilassati, potrò pensare di provare a recuperare un po' di vicinanza con lei. Al momento, però, faccio in modo che le mie fantasie su noi due rimangano ben custodite nel mio cervelletto. Li dentro, dove solo io posso accarezzarle di tanto in tanto.
    Per ora preferisco impegnarmi nel fare questa cosa, fosse anche solo per dimostrarle che no, non la sto prendendo in giro.
    Avrei potuto chiedere aiuto ad altri, è vero; non fosse che alla fine forse - oltre a tutto il resto - mi fido di lei come di quasi nessun altro.
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    Sia messo agli atti che, per nessuna ragione, la mia richiesta è stata avanzata alla sottoscritta con secondi fini. Nossignore, che non si dicano sciocchezze.
    Ho chiesto a lei di aiutarmi col recupero di incantesimi solo, ed esclusivamente, perché è un prefetto della mia casata e io, da buon caposcuola ligio al dovere, non posso proprio permettermi di finire l'anno con lo smacco di una lezione saltata.
    Gli scopi sono quindi tutti prettamente accademici, e basta.
    Bene, ora siamo tutti d'accordo sul fatto che non ci credo nemmeno io? Si? Perfetto.

    Scuoto la testa con un mezzo sorriso amaro sul volto mentre, con passo deciso seppur vagamente strascicato, percorro il corridoio che mi condurrà fino alla sala utilizzata per ospitare il club dei duellanti.
    E anche qui, giuro che la scelta è ricaduta su questo posto esclusivamente per motivi del tutto impersonali, non legati ad eventuali trascorsi lì dentro, e del tutto disinteressati. Ovviamente.
    In fin dei conti dobbiamo recuperare una lezione, un po' di brusio dovremmo produrlo per forza di cose, motivo per cui la biblioteca era da scartare a priori.
    E poi, chissà, magari tra un Confundus e l'altro, ci scappa pure l'occasione per fare due chiacchere.
    Vedere come le va la vita e chiederle come sta, dirle come va la mia e condividere come st...toh guarda, ridendo e scherzando sono arrivato a destinazione.
    Poggio una mano sulla porta e, dopo essermi guardato istintivamente attorno un paio di volte, spingo avanti il battente avanzando dentro la grande stanza in pietra con tanti di palchetto nel mezzo.
    Che mi si dia pure del ripetitivo, tuttavia io adoro questo posto. I segni dei rimbalzi di schiantesimi ovunque, i muri in pietra, i manichini consunti, i muri in pietra, l'atmosfera pregna d'anni di pratica, i muri in pietra.
    Non c'è bisogno che ripeta a me stesso perché mi piacciano così tanto le pareti di questa stanza, no davvero. Liberandomi quindi dall'impiccio costituito dal mantello della divisa, - che per abitudine indosso sopra i vestiti ordinari fuori orario scolastico - rimango per forza di cose in canottiera. E grazie alla bacchetta di sambuco, non si può fare diversamente visto che in questa stramaledetta Scozia, ultimamente, ha deciso di esplodere un fastidioso e appiccicoso caldo umido.
    Pigramente, con disinvoltura, afferro la bacchetta dalla mia borsa e, curandomi di lasciare il libro di incantesimi ben riposto sul fondo, inizio a rigirarmela tra le dita mentre mi avvicino alla finestra per spalancarla e guardare fuori.
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    Sorprendendomi, ancora una volta, di quanto sia magica la vista del lago illuminato dal sole al tramonto, finisco per vagare altrove con la mente.
    Penso al domani, a chi o cosa voglio diventare, e con chi vorrei condividerlo; toccando poi anche il discorso "addestramento" pattuito con Kain.
    Cosa m'insegnerà? Sarò in grado di tenere il passo? Non ho una risposta certa alla prima, ahimè, mentre invece credo di poter risolvere con certezza il secondo dubbio: si, lo sarò. Di certo non peccherò di caparbietà, non l'ho mai fatto.
    Altrimenti, a dirla tutta, non dovrei nemmeno trovarmi qui in questo preciso istante. E invece...

    "Stupeficium!", lo faccio quasi come a voler stemperare la tensione dell'attesa.
    Il fascio di luce scarlatta scaturisce dalla punta della mia bacchetta e, con uno schianto, si abbatte contro un manichino d'allenamento posto all'altro capo della stanza. Provocando un sonoro rombo e scagliandolo, letteralmente, contro un colonnato di supporto.
    Sapevo già d'aver un certo talento nello schiantare o far saltare per aria le cose con la bacchetta, e d'ora in avanti credo che non sarò più l'unico ad esserne al corrente.
    Poiché la mia "maestrina per un giorno", con un perfetto tempismo, varca la soglia nel momento stesso in cui la formula magica lascia le mie labbra.
    "Ciao Prefetta.", saluto quasi imitando ciò che lei usava con me e dissimulando pacata indifferenza; mentre invece tra me e me, in contemporanea, l'unica cosa che riesco a figurarmi e di issarmela in braccio e morderle ogni singolo centimetro del collo.
    Cazzate a parte, non mi è passata. E nemmeno voglio che passi, se devo proprio essere onesto.
    "Com...", domanda del cazzo, evita. "Allora, si sono ribaltati i ruoli eh?"
    Fino a pochi mesi fa, qua dentro, ero io quello che si divertiva a fare le lezioncine di recupero.
    Immagino che entrambi siamo perfettamente in grado di ricordarcelo con chiarezza.
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    Che? Nono, no, non c'entra un cazzo l'essere il solito Grifondoro o meno.
    Qua si tratta di tutta un'altra cosa. Quando dico che ci sarò per lei, intendo che voglio esserci. Nel senso proprio del termine, in modo tangibile.
    Che non significa solo starle vicino in un momento come questo ma, più ampiamente, cercare di agire nel modo migliore per farla sentire meglio. Indipendentemente da quale esso sia.
    "Rischio? Quale rischio? L'unico rischio che corri, se pensi davvero che questo possa in qualche modo spaventarmi, è di rimanere delusa dallo scoprire che non è così.
    Io non ho paure di te o di quello che potenzialmente potresti fare Kynthia Lloyd, ormai dovresti saperlo."

    Io ci provo in tutti i modi a stemperare un po' la tensione, a cercare di strapparle un mezzo sorriso o anche solo una scintilla di quiete dal nero profondo del suo sguardo, anche se la cosa sembra diventare esponenzialmente meno probabile con l'incedere d'ogni secondo.
    Sento che qualcosa nelle mie parole l'ha turbata e io, decisamente, non me l'aspettavo. Non così almeno.
    Il suo commento è talmente appena accennato che giunge quasi impossibile da udire, quasi.
    "Vero eh? Una bella situazione di merda." <i>Vista da queste prospetive e con simili premesse lo è di sicuro, come potrebbe non esserlo dopotutto.

    "Aspetta, cosa..."Sono inerme, e non ho modo di trovare il mio spazio in questo dialogo al momento. Un po' perché la sua reazione mi ha onestamente spiazzato più del previsto, un po' perché è lei stessa a riprendere la parola per argomentare la sua risposta.
    La ascolto indietreggiando lentamente in modo istintivo, quasi come fossi inconsapevolmente al corrente che, almeno per oggi, la nostra conversazione, e forse qualcosa in più, sta volgendo al termine.
    Le offro il fianco per un istante nel piegarmi a raccogliere la giacca, lasciando che un sorriso amaro mi disegni le labbra al suo "non te lo meriti."
    "Forse è vero. Però nemmeno tu ti meritavi ciò che stai passando."
    Indosso il giacchetto in pelle sopra la canottiera e riprendo a cercare il suo sguardo, trovandolo dunque distante e visibilmente spezzato. Reso quasi intermittente, immagino, dal peso che deve provare nel pronunciare parole di questo tipo. Le quali però, ora come ora, suonano così vere da farmici credere. E tagliano, in qualche modo.
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    Forse è vero, forse adesso è di questo che ha bisogno. Di riorganizzare sé stessa e capire come, da adesso in poi, dovrà muoversi nel mondo. E questo può farlo esclusivamente da sola, per quanto mi costi ammetterlo. Un appunto da farle però ce l'ho, e credo sia lecito.
    "Non credo che non faccia per te Kynthia, né voglio farlo.
    Immagino solo che, adesso, non sia quello di cui hai bisogno.
    Tu hai provato le stesse cose per me, te l'ho letto addosso. E si, invece credo di poterlo capire perfettamente."

    Mi viene spontaneo offrirle un sorriso, uno di quelli che ho sempre riservato a lei e a lei soltanto, perché nemmeno adesso riesco a prendermela per davvero; E onestamente non potrei mai fare pace con me stesso se in qualche modo dovessi riuscirci.
    "Dunque buonanotte Moretta, ci vediamo." Camminando all'indietro per qualche istante con i palmi rivolti in sua direzione, mi ritrovo infine a darle la schiena solo per aprire la porta che mi condurrà via di qui.
    Tra qualche secondo però, prima sento di avere ancora qualcosa da condividere con lei.
    "Prima che me ne vada e ti lasci sola con i tuoi pensieri...voglio ricordarti ancora una volta che se avrai bisogno di me, saprai dove trovarmi. "
    Quasi istintivamente stringo le dita sul manico nodoso della bacchetta che prontamente ricompare dalla tasca posteriore dei jeans, andando a rievocare in automatico il giusto ricordo appena un istante prima che le labbra sussurrino a mezza voce la formula adatta.
    La nuvola di fumo argenteo sale oltre le mie spalle, permettendomi però di distinguerne i contorni con la coda dell'occhio. Tra gli sbuffi indistinti e i giohi di luce, solo per un istante, si intravede la forma d' una testa che, né ho la certezza, è inconfondibile per entrambi.
    Arriccio il labbro superiore con una vena di tristezza nello spirito, seguitando nel offrire la nuca alla scena che si è appena svolta pochi palmi dietro di me.
    "Ho paura che non potrei dirti di no neanche volendo. Alla fine, si direbbe che tu mi abbia "scottato" più di quanto entrambi potessimo aspettarci."
    Il rumore del battente che si chiude m'accompagna mentre imbocco il corridoio avvolto nella peculiare atmosfera che caratterizza Hogwarts dopo il crepuscolo, mentre io mi pongo come metà l'unico posto in tutto il castello che, in questa situazione, saprà esattamente di cosa avrò bisogno.
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    "Di sicuro non ne saranno entusiasti amico...", ribatto all'osservazione di Derek gettando un fugace sguardo di sottecchi alla Serpeverde qui presente, "Però hey, è la vita. A noi servono e a loro ricresceranno, poco male.
    Comunque si, secondo me siamo proprio belli che in bolla."

    Un modo come un altro per dirgli che, per quanto mi riguarda, ne abbiamo tagliate a sufficienza.
    Esattamente come l'intrattenermi in conversazioni più o meno lunghe con le persone, ora come ora, serve a distrarmi dal volgere le mie attenzioni in sua direzione. Non che la cosa sia semplice, considerando che sto praticamente litigando con i muscoli del collo da quando è entrata per impedire loro di torcersi e costringermi a voltare la testa continuamente verso la Lloyd.
    Codardia, imbarazzo? No, semplicemente non voglio alzare gli occhi su di lei per evitare che, nel vedermela così vicina, ceda alla tentazione di prendere e avvicinarmici. Lei è stata chiara e io pure, non un passo più in là di quanto non sia lei stessa a volere. Saprà da sé dove trovarmi se e quando ne sentirà il bisogno.
    Comunque, volendo smettere di menarcela, qua c'è da rimboccarsi le maniche e mettersi al lavoro. Cercando di non far saltare per aria mezza classe, possibilmente.
    Mi guardo attorno e scopro che nessuno dei miei soliti "sostegni morali" durante le ore di pozioni ha deciso di farsi vivo, così mando silenziosamente tutti a fanculo e mi rassegno a dovermela sbrigare da solo seguendo le istruzioni passo passo, come una fottuto scimmietta ammaestrata.
    Non prima, però, d'aver lanciato una pallina di pergamena in direzione di Stefan per richiamare la sua attenzione.
    "Se il mio calderone darà segno di esplodere prepararti, te lo tirerò dietro."
    Tra sibili e gesti, contento che il mio serpeverdeggiante amico sia tornato tra i vivi dopo la convalescenza, cerco di farmi capire al meglio da lui prima di ridermela di gusto sotto i baffi.
    Scusa tanto cara la mia Pozionista milf preferita, dovevo.
    Guardo poi a destra e scorgo una Karen nei cazzi quanto me, poco più in là...no, lì non è affar mio. Nada, niente, zero, nisba. Non ci sono scuse, mi tocca iniziare.
    "Hey barbie assassina...", faccio alla mia compagna di squadra dopo aver posato tutto l'occorrente sul banco, "Ti conviene non starmi troppo vicina, con me davanti ad un calderone c'è in gioco la tua vita.
    E fidati, non scherzo."

    Allora, schiacciare le zanne di serpente nel mortaio fino a ridurle in briciole, fatto.
    Ma perché cazzo c'è scritto prima di aggiungere la quantità d'ingrediente base e dopo quanta acqua mettere nel calderone? Andiamo con ordine, per le mutande di Morgana! Comunque, procediamo.
    Mezzo litro d'acqua, quattro misurini di ingrediente base, accendo il fuoco.
    E ora aspetto finché l'acqua non arriverà alla giusta temperatura e, per capire quando saremo sui cinquanta gradi, ne lancerò - col mestolo a mo' di catapulta - uno schizzo sul collo di Evans e starò a vedere la sua reazione.
    Se farà la solita faccia da cazzo sarà ancora fredda, se invece urlerà come una ragazzina, vorrà dire che avremo raggiunto la temperatura perfetta.
    Ecco pronti? Via. Gira, gira, gira, gira, schizzo. "Oh diamine Lolly sono molto costernato, giuro che non l'ho fatto apposta. E che, sai, sono un disastro in pozioni..."
    Quando l'acqua l'ha toccato mi pare abbia sussultato impercettibilmente, per me ci siamo.
    Giù coi pungiglio...ma che crup fai? Devi mescolare prima, imbecille. C'è scritto! E il fuoco, devo spegnere il cazzo di fuoco. Ah no? Non c'è scritto così?
    Fanculo, metto i pungiglioni, mescolo e poi spengo il fuoco, cosa vuoi che succeda!

    Difatti, per ora tutto ciò che mi salta all'occhio è solo un colorito verde foresta poco invitante del composto. Il che è pura una buona cosa a mia avviso.
    Tutte le pozioni utili hanno un colore pessimo, un odore peggiore e sanno di cacca push.
    Un colpetto di bacchetta e..."Prof la mia pozione sta riposando...posso andare in bagno?"
    l'idea è di fumarsi una sigaretta dalla finestra del cesso o, in alternativa, aspettare qui a braccia incrociate che passi il tempo. L'una o l'altra.
    In ogni caso, trascorso il sonnellino di bellezza per il composto, ci aggiungo i rametti e inizio a mescolare in senso antiorario.
    "Bhe dai, non era così difficile no?", domando sottovoce ma con tono incoraggiante al corvonero, "Alla fine bastava solo seguire il procedimento e non distra...porca puttana!"
    Ecco fatto, dannazione. Accorgendomi che stavo per dare un giro in più, l'ho fatto.
    Ho frenato il mestolo e, istintivamente, effettuato un mezzo giro in senso opposto. Fanculo.
    Speriamo che non si sciolga il calderone o, se proprio deve accadere, che almeno sia dopo la valutazione della prof.
    Butto un occhio esitante sulla mia creazione e, tutto sommato, non mi sembra poi così minacciosa come pensavo.
    Vuoi vedere che alla fine..."Professoressa, io credo di aver finito."
    Nel dubbio, mentre aspetto, mi tocco e incrocio tutto l'incrociabile, che non si sa mai.
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    "Io non...", Cosa? Non lo sai? Non te lo ricordi? O, più semplicemente, non vorresti raccontare conversazioni strettamente confidenziali ad un mezzo sconosciuto?"Mio padre è un Auror in Irlanda, uno dei più metaforicamente anziani in servizio. Lui ha...degli scritti nel suo ufficio a casa. Che forse non avrei dovuto leggere, solo che per natura sono una persona piuttosto curiosa."
    Il fatto che il vecchio me ne abbia prima parlato apertamente e poi, senza troppi fronzoli, indicato esattamente dove potevo trovare qualcosa in più - ben poco in realtà - tra le sue cose, non ha motivo di essere condiviso, vero?
    Acquisisco con con attenzione le informazioni che sopraggiungo, segnandomi mentalmente dove tali persone esercitano e, anche se piuttosto sommariamente, ciò che a quanto pare fanno per vivere.
    Al contrario di quanto detto dal Baggins però, il fatto che qualcuno operi dentro un ufficio indicato sotto la dicitura di "misteri", per quanto mi riguarda, è una definizione che qualcosina lo definisce.
    Ufficio Misteri, il nome suona da garanzia; verosimilmente è un posto dove vengono trattati enigmi, argomenti complessi o non chiari. Come poi il vicepreside enuncia, a dire il vero.
    Mi dice anche in buona sostanza che certe cose è meglio non saperle e sarei anche d'accordo con lui, se solo non fossi così fottutamente incuriosito dal segreto per natura e un pensiero non avesse cominciato ad insinuarsi nella mia mente dal momento esatto in cui ho letto degli indicibili la prima volta. Tornando poi alla ribalta adesso, ora che dalla sue labbra sono uscite le parole "occupano" e "morte" in due frasi strettamente legate l'una all'altra.
    Sto per mettere il piede sul primo scalino della rampa che conduce su all'osservatorio di astronomia, quando il mio accompagnatore straordinario si ferma buttando lì un insieme di parole che tutto suonano fuorché interrogative.
    Non sta chiedendo, puntualizza. E lo fa perché ha intuito, perché è evidentemente sveglio e, dopotutto, c'è un motivo se è viceministro.
    "No, non lo è professore. E nemmeno la scelta di chiederlo a lei è casuale."
    Gli offro un sorriso a metà tra l'impacciato per la sorpresa della sua intuitività e il tranquillo.
    Esattamente come quando si è gratamente tranquilli nei confronti di qualcuno che, bene o male, decide di condividere alcune informazioni sensibili con noi.
    Lo invito a precedermi con un veloce cenno della mano, affrettandomi poi a tenere il suo passo su per le scale.
    "C'è... qualcosa. E mi sento anche un po' stupido o illuso a chiederla.", ammetto appoggiandomi con gli avambracci alla balaustra e prendendo a scrutare il paesaggio avvolto nell'oscurità della notte.
    Io che non ho mai creduto al dopo né a un seguito per ciò che accade su questa terra, diffidente nei riguardi di quel che non è tangibile.
    Mi si può chiamare materiale o superficiale eh, mica mi offendo.
    "Quello che io mi chiedevo signore è...c'è un modo per mettersi in contatto con qualcuno che se n'è andato? E intendo proprio andato andato, morto, caput." Delicato come un erumpent in un negozio di sfere per profezie, un classico.
    "Non lo chiedo per interesse personale, io ho già fatto pace con me stesso." Forse perché non ci sono mai stato in rotta o, più semplicemente, la cultura a cui in parte appartengono insegna come non ci sia niente di più ambito da uno di noi se non morire difendendo qualcuno che si ama.
    Lei è morta esattamente così e, nonostante la colpa fosse mia, questo in parte mi consola.
    "Una persona a me cara ha perso qualcuno di recente, e sta soffrendo. Credo che si addossi parte delle colpe, e questo la sta consumando."
    Chi non è importante per la conversazione, dopotutto lui voleva sapere cosa si celava dietro la mia domanda e ora, bhe, lo sa.
  9. .
    Ah bene bene, ma qui ci siamo proprio tutti allora!
    Sia le persone che, ahimè, nonostante tutto non posso fare a meno di provare piacere nel vederle - tipo Kynthia - sia quelle che, invece, potrebbero anche cadere nel vuoto lasciato da un repentino cambio delle scale di Hogwarts e spiaccicarsi al suolo come una cazzo di sottiletta per quanto mi riguarda. E ovviamente mi riferisco ad Evans, che una volta ancora non coglie l'occasione buona per dire una parolina in meno.
    Per cui, visto che il caro vecchio testa di cazzo si trova a portata d'orecchio, offro un sorriso di saluto a Stefan e la Lloyd e poi sussurro una risposta alla sua frecciatina per Karen.
    "E tu perché non provi a ficcarteli su per il...scusi professoressa?", interrotto sul più bello purtroppo, "Certamente, arrivo!"
    Ho combattuto troll, son sopravvissuto a ben due gallesi, addomesticato Ippogrifi e trattato con i centauri più selvaggi di tutta la fottuta Irlanda, cosa potranno mai farmi due biscette da acquario?
    Che poi, come ho già detto, io adoro i serpenti; ho anche avuto un Elaphe di nome Tim che ha vissuto per ben dieci anni nel suo bel terrario. Certo Tim non era velenoso, ma son dettagli.
    "Mi raccomando eh, tu prendi appunti anche per me. Lo sai che ci tengo.", ironizzo con Karen prima di alzarmi e raggiungere la cattedra.
    Un guanto sulla mano sinistra basterà, e non tanto per prendere un serpente in sé quanto più per evitare che, infilando la mano lì dentro, gli altri innervositi dalla situazione mi mordano come dei fottuti pazzi.
    Non mi piacciono le escoriazioni o i salti in infermeria, e che cazzo.
    Al via della milfona prof, infilo la mano nel buco e, afferrandone la testa con la giusta pressione sull'attaccatura del collo, prelevo un serpentello relativamente grosso; Staccandomene poi un secondo dal guanto con un colpetto della mano libera.
    Ma devo parlare agli altri oppure fare e basta? Io faccio e dico due stronzate. Cosi che chi chi vorrà guardare e capire, guarderà e capirà.
    "Si devono prendere così, con fermezza e premendo dietro alla mandibola, cercando di indurli a spalancare la bocca."
    Premo delicatamente sul capo della bestia e, del tutto involontariamente, mi appresto a tagliarne le zanne indirizzando quest'ultime dritte verso il banco occupato da Oliver.
    Se anche solo una goccia di veleno dovesse colpirlo su quel suo bel faccino non me lo perdonerei mai. Ma proprio mai, mai, mai.
    "Dai Ciccio, collabora un po'...", borbotto tra me e me sfruttando il momento migliore per tagliare entrambe le zanne velenifere al rettile e rimetterlo poi dentro la sua teca con una carezza dell'indice destro sul capo.
    "È una passeggiata in un campo di margherite, parola mia."
    Fatta la divisione in gruppi, mi appresto a raggiungere i miei due "compagni di squadra".
    Che si identificano esattamente in Derek, corvonero che potrebbe anche potenzialmente starmi simpatico almeno tanto quanto trovo fastidioso il suo ex isterico, e in quella Serpeverde che, pur avendola vista poco o niente, non ho potuto fare a meno di definire nella mia mentre come: "la bambola assassina".
    Non che ci sia un motivo vero e proprio dietro eh, non ci ho quasi mai praticamente parlato a dire il vero, credo che al massimo dipenda dal modo in cui si atteggia.
    O, forse, più che altro dal fatto che guarda tipo tutti come se volesse maledirli non verbalmente. Bho.

    "Oh io le mie due me le son tenute, e che cazzo.", faccio a Derek con una mezza pacca sulla spalla, "Allora, chi di voi vuole andare per primo?"


    Svolto l'esercizio indicatomi dalla prof, sto aspettando che lo facciano i miei due compagni di team.
    Interagito con Oliver, Karen, la prof e Derek.
    Indirettamente con Kynthia e Stefan.
  10. .
    Toh guarda, se la ride sotto i baffi. Magari non mi è andata poi così male...o magari me la sono appena tirata come al mio solito, porca Morgana.
    Riporto una mano dietro la nuca alla sua affermazione, stampandomi un mezzo sorriso sulle labbra.
    "No no macché, e solo...",non fare il cretino, non fare il cretino, "Che non mi aspettavo di incontrare qualcuno del corpo docenti; e al buio, da lontano...bhe, sa com'è."
    Mi getto tutto alle spalle con una scrollata delle stesse, alzando poi istintivamente un po' la cerniera del giubbino in pelle che indosso sopra la divisa. Come a voler coprire il petto al momento, effettivamente, sprovvisto della mia stramaledetta spilla.
    Comunque son cose che possono capitare, specialmente quando si ha la testa sotto pressione per ventordicimila cose e, per distrarsi, uno cerca di farsi dare più turni di ronda possibile così da godersi la notte e non rimuginare troppo sulle cose.
    "Ah no, su quello mi trova assolutamente d'accordo.", e chi avrebbe mai pensato di dirlo visto il piede con il quale siamo partiti l'anno scorso, "Sono il tipo di persona che generalmente tende a reputare esseri, creature ed entità varie, più incomprese che pericolose."
    Prendiamo Pix per esempio, quel bastardello è decisamente una mina vagante ma se non ci fosse stato lui a mettermi un branco di pulci nell'orecchio, a quest'ora probabilmente conoscerei la metà delle scorciatoie in questo castello e non sarei riuscito a tirar fuori dai casini buona parte degli studenti pizzicati a zonzo di notte. In definitiva, come dice Baggins, chiunque a proprio modo può rivelarsi utile.
    Se ne esce anche col fatto che la mia ronda possa anche considerarsi conclusa, e se me lo sta dicendo non vedo chi io sia per contraddirlo.
    Certo non sono neanche le tre e raramente, anzi mai, finisco così presto, però se devo finire prima finisco prima e tanti saluti. Non che la cosa possa poi cambiarmi più di tanto in realtà, poiché già so che una volta raggiunto il dormitorio, nella mia camerata ormai divenuta singola, farò fatica a prendere sonno prima che il sole faccia capolino oltre le montagne. I miei crucci non me lo permettono ultimamente.
    "Certo, perché no.", ribatto con voce ben propensa al dialogo pur rimanendo, per un istante, impercettibilmente interdetto dal novello fare quasi confidenziale del vicepreside.
    Non è che questo si è messo in testa di estorcermi dalle labbra qualcosa di cui nemmeno io credo d'esser a conoscenza eh? Nah dai, mi sembra solo di buon umore.
    "Ora che ci penso però...mi mancherebbe ancora da controllare la torre di astronomia, si tratta solo di una piccola deviazione dalla strada per la mia sala comune, che ne dice?"
    Mentre glielo comunico siamo ormai instradati lungo le scale che, salvo cambiamenti repentini, dovrebbero condurci su fino al settimo piano, e da lì poi è veramente un attimo arrivare alla torre più alta del castello per controllare che tutto sia in bolla.
    Certo di solito a fine ronda - ben consapevole che non dovrei farlo - salgo lassù più che altro per fumarmi l'ultima sigaretta prima di infilarmi sotto le coperte, qualcosa però mi dice che stannotte ciò non sarebbe consigliabile. Non con il vicepreside di fianco almeno.
    Rendendomi conto di quanto entrambi ci muoviamo agilmente e a menadito tra i corridoi, mi trovo una volta ancora a puntare lo sguardo sulla bellezza del luogo in cui ci è dato formarci. Un raggio di luna passa tra uno spiraglio nelle tende, illuminando di luce argentea il corridoio e facendo risplendere le armature che ci circondano. Fottutamente magico.
    "Questo posto non finisce mai di ricordarmi quanto sia bello...", e lo sibilo quasi ripetendolo piu a me stesso che al mio accompagnatore.
    Pertanto, volendo evitare di passare per un pazzoide che parla da solo, caccio fuori ad alta voce la prima domanda vagamente sensata che possa venirmi in mente.
    "Signore posso chiederle una cosa? Ho sentito parlare - o forse l'ho letto da qualche parte - che nei vari ministeri in giro per il mondo, con un nome o l'altro, esistono persone che noi inquadriamo come indicibili..."
    Paradossalmente dovrei anche sentirmi stupido a chiedergli delucidazioni su qualcuno di cui, già per definizione, non si dovrebbe sapere altro oltreché al nome. Ma io sono curioso come la merda per indole, quindi me ne frego bellamente. Easy easy.
    "Ecco, io mi chiedevo no... cos'è che fanno esattamente?"
  11. .
    "NON METTERE LE MUTANDE ROSSE A QUELLA MANTICORA, A LORO NON PIACCIONO LE MUTANDE ROSSE! NO, NOOOO...LE MUTANDE ROSSE NO!!"
    Una pressione fortissima a livello del torace mi fa sobbalzare, tipica di quando qualcuno, cazzo, ci salta sopra ripetutamente col culo. Comunque mi tiro a sedere repentinamente sputando fuori un fiato lunghissimo per le botte appena ricevute, e tanti cari saluti alle manticore in lingerie.
    "Io ti strozzo mentre dormi uno di questi giorni, maledetta pulce fastidiosa!", e ovviamente sappiamo entrambi che non lo farei mai nemmeno sotto tortura.
    Tra me e Karen le cose vanno così, ci insultiamo a vicenda e fracassiamo i coglioni ripetutamente fino alla morte ma infine, quando serve, saremmo entrambi disposti ad uscire dalla nostra stessa pelle per darla all'altro se ciò si rivelasse necessario.
    Anche se ora come ora, con gli occhi appiccicati di sonno e l'ora di pozioni all'orizzonte, la mia me la strapparei di dosso quasi a prescindere in segno di protesta.
    "Sisi, arrivo arrivo." Mi sto ripetendo cazzo, e sono "sveglio" da tipo due minuti.
    Fin ora stai tenendo la media dell' A con qualche sporadico O Logan, non va così
    male,
    mi dico mentre infilo il mantello della divisa e salto a piè pari le scale per raggiungere la Cavanaugh, è anche vero che a me per essere "oltre ogni previsione" in sta materia del cazzo basta non far scoppiare il calderone insieme al tavolo sul quale è appoggiato.
    "Il nero le starebbe bene però, son due anni che dico a tutti quanto, se non altro, almeno la prof di sta fottuta materia è una bella gnoc...Giorno professoressa, La trovo in splendida forma oggi."
    Cazzo ma se sei in ritardo vieni in ritardo come si deve, non che te ne entri appena qualche minuto dopo e mi becchi mentre sto cominciando a tessere le lodi sul tuo essere una gran milfona come se nulla fosse.
    Ad ogni modo, visto che qua si sta per cominciare, non posso far altro che mettere il culo sulla sedia di fianco a Karen, offrire un sorriso ben disponibile alla prof, e sperare che il procedimento riguardante la pozione odierna sia spiegato a dovere sul libro di testo così che io possa copiarlo come un fottutissimo scimpanzé ammaestrato. Easy peasy.
    "Si, è come dice la mia concasata. O magari è più tipo uno di quelle Red Bull babbane o roba così...anche questa mette le ali?", perché oggi nel caso ne prendo tre fiale, grazie.
    Comunque, detta la cazzata, proviamo a far funzionare due neuroni e guadagnare qualcosa prima che mi mettano davanti alla pratica e il tutto cada nei cari, vecchi, cazzi amari.
    Pozione "risvegliante"... risvegliare implica che qualcuno stia dormendo o sia K.O immagino perché, se non ricordo male, per avere una botta di vita abbiamo già trattato la corroborante.
    "Professoressa...", tento per alzata di mano con voce un po' incerta, "È possibile che la pozione di cui parla sia, più o meno, utile per far rinvenire qualcuno da un sonno profondo o qualcosa di simile?"
    Che giustamente, nel caso, uno potrebbe anche chiedere: "Ma non esiste già l'incantesimo reinnerva?". Certo che si, risponderei io, però vacci a capire qualcosa.
    I Pozionisti son gente strana, di certo non è una novità.
    Tipo no, tanto per dire, guarda lì che bel vaso pieno di serpentelli incazzosi? E quando dico belli, lo intendo nel senso proprio del termine. Io li amo i cazzo di serpenrti, sono animali dannatamente incompresi. Soprattutto dai maghi poi che, per qualche arcaica ragione, spesso li associano alle arti oscure e derivati vari.
    "A giudicare dalla forma della testa...", inizio a rispondere alla domanda della Cavanaugh con voce ben chiara, "E dalle zanne che ho intravisto quando due di loro si sono scazzottati, mi sa tanto di sì."
    Scazzottati in senso figurato eh, lo so da me che a quelle bestiole mancano i mezzi per darsele di santa ragione a quel modo. Era per rendere l'idea.
    Comunque, serpenti velenosi durate l'ora di pozioni? Forse - e dico forse - la mattinata potrebbe rivelarsi più interessante del previsto. Staremo a vedere.


    Logan McCormac, IV° anno, Grifondoro.

    Interagito con Karen e la professoressa.
    Posto un paio di domande e intervenuto.
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    Non rispondo alla sua domanda, limitandomi ad offrirle un cenno ovvio con più o meno ogni singolo muscolo verosimilmente impiegabile per mandare segnali tramite il linguaggio del corpo.
    Non c'è un senso, o credi che sia colpa tuo o non lo credi. Non esistono stramaledette vie di mezzo in casi come questo, nessuno spazio per eventuali interpretazioni, si va semplicemente in una direzione o nell'altra.
    Attendo le sue risposte immobile, mentre fumo assiduamente standomene ora qui seduto di fianco a lei.
    "È così e poteva non esserlo." Ecco fatto, ora è tutto chiaro. Si sta incolpando, e non ha nemmeno importanza se ciò stia avvenendo volontariamente o meno, del tutto o in parte, lo sta facendo. E la strada che le si para davanti ora, cazzo, è una delle più bastarde che si possano immaginare.
    "Sbagli. Ai tempi ho passato mesi, anni, a pensare che le cose sarebbero potute andare in modo diverso...", istintivamente porto la mano libera a sfiorarmi il petto proprio nel punto dove, sotto al tessuto, le ferite di quel giorno mi hanno scavato nella carne. psicologicamente e mentalmente.
    "Le cose non sarebbero potute andare in modo diverso Kynthia, o ci sarebbero andate.
    Prima lo si realizza, e prima si può diventare sufficentemente freddi da conviverci..."

    Sto parlando più a me stesso che a lei, senza dubbio; E me ne accorgo perché, cazzo, con lo sguardo perso sul pelo dell'acqua sulle prime nemmeno mi rendo conto di non aver più la mora seduta di fianco a me. Si è alzata e ora, con passo nervoso, si sta caricando di tensione nervosa nel moto di un andirivieni sulle piastrelle umide del pavimento.
    Una soluzione potrei anche averla forse, o almeno qualche consiglio, per ora però preferisco voltarmi verso di lei e lasciare che finisca - finalmente - di vuotare il sacco mentre le ultime note del mio mozzicone si susseguono.
    Non sta di merda, è a pezzi. Buona parte della sua vita è implosa su se stessa, lasciandole in mano solo una manciata di niente e tanta, tantissima rabbia.
    Un rabbia che brucia, si allarga, fa tremare i vetri e, a volte, fracassa legno e pietra. Questo nel mio caso almeno.
    Per quanto riguarda lei invece...qua dentro sappiamo tutti e due cosa è in grado di fare quando perde il controllo.

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    Capto la sua domanda retorica quando sono ormai a metà della distanza che ci separa, siccome ho alzato il culo da terra, spento la sigaretta, e ora le sto andando incontro con passo calmo ma leggermente attento.
    "Hey moretta...", richiamo la sua attenzione aprendo i palmi davanti me, "Ascoltami...Non c'è nessuno che potrà aiutarti a rimettere in sesto il tuo mondo. Nessuno, a parte te.
    Se c'è qualcosa in sospeso che senti di dover fare, fallo.
    Se hai delle idee su come stare meglio, mettile in pratica."

    Mi immobilizzo quando tra di noi è rimasto un metro scarso, indugiando alle sue spalle con lo sguardo per un' impercettibile frazione di secondo.
    "Però ricordati ciò che ti ho raccontato di me a quella sera a Londra. Non essere stupida come lo sono stato io."
    Punto i miei occhi dritti nei suoi, profondamente caratterizzati da quel nero così intenso che, ora come la prima volta, mi smuove qualcosa dentro all'altezza dello stomaco.
    "Io sarò qui per te in ogni caso e in qualunque situazione. Non avrò paura di affiancarti mentre sarai così fuori di te da mandare in fiamme tutto quanto o triste al punto da non riuscire a reggerti in piedi. Dannazione, non me ne fregherà un cazzo nemmeno se esplodendo di rabbia mi scotterai."
    Un movimento fluido e fulmineo guida la mia mano sinistra a trovare la bacchetta posta nella tasca opposta dei jeans, cosicché - grazie all'incanto sibilato tra i denti - un sottile getto d'acqua cristallina scaturisca dalla punta per sfiorare la guancia della Lloyd e andare a infrangersi contro la tenda chiusa che da qualche secondo aveva iniziato a prendere fuoco alle sue spalle.
    "Se lo vorrai, io ci sarò per te. Perché io...", non è il momento di tergiversare coglionazzo,"Sono innamorato di te, Kynthia. Fottutamente.
    E voglio starti vicino se posso, dandoti manforte...in tutto ciò che deciderai di fare."

    Abbasso la stecca in faggio grezzo rinfilandola dov'era, infilando poi le mani nelle tasche posteriori e cerando il suo sguardo col mio. Imbarazzo? No, Attesa snervante.
    Se solo lei sapesse quanto vorrei compire i due passi che ci sono tra noi ora e, senza esitazioni, stringerla a me per dirle che le cose si sistemeranno. Che in un modo o nell'altro, prima o poi, il suo fottuto mondo riprenderà a girare come ha sempre fatto o cercherò in tutti i modi di mettermi io stesso a sospingerlo.
    Lo vorrebbe adesso? Sarebbe ciò di cui ha bisogno?
    Ora come ora, purtroppo, non ne sono cosi sicuro.
  13. .
    "Hey, va bene. Rilassati", tento di rassicurarla con tono più che mai calmo scostando il mento dalla sua spalle e allargando un poco le gambe affinché esse sfiorino appena le sue.
    Mi appoggio anche all'indietro sui cazzo di palmi, così che lei non senta invasi i suoi spazi e io eviti di incazzarmi nel vederla sempre più "distante". Così siamo tutti più felici, ecco.
    "Puoi iniziare nel modo che preferisci Moretta, anche se dovesse essere con un bel vaffanculo tutto per me."Cerco di smorzare un po' la situazione e, magari, strapparle un sorriso anche in un momento come questo. Anche se, ad occhio e croce, ho l'impressione che oggi ciò sia, se non impossibile, almeno piuttosto difficile.
    Lei, è successo tutto per un qualche che ha a che fare con una lei. E capirai che novità: c'è sempre una "lei" dietro il malessere di qualcuno.
    Il mio è solo un pensiero scanzonato, un po' di umorismo introspettivo che, col senno di poi, preferirei non aver avuto.
    Quando dice lei apprendo, dalle sue parole, che si riferisce alla madre. Non come ha sempre fatto fin'ora, non con quel palese affetto misto ad esasperazione che era solita far trapelare quando ne parlava; no, lo fa con una certa malinconia appena nascosta dalla chiusura che ha attuato nei confronti di tutti gli altri. C'è qualcosa che la sta consumando, io conosco quegli occhi.
    Osservo il suo sguardo perdersi nel vuoto poco prima che la motivazione motore delle sue stranezze, da me cercate fino adesso, decida infine di rivelarsi cadendomi addosso come un fottuto macigno sul petto. Non la rivedrà. Mai più. Sua madre è morta. L'ha persa, anche lei.
    E io vorrei abbracciarla, offrirle la mia spalla per piangerci sopra, stringerla a me e dirle che andrà tutto bene. Solo che non sarà così. Io lo so, nulla andrà più bene ora. Non come prima almeno.
    Ritrovandomi il suo sguardo addosso riesco solo ad appoggiare la fronte alla sua, momentaneamente disinteressato dall'eventualità che tale azione possa portarla di nuovo a irrigidirsi.
    "Mi dispiace Kynthia. Mi dispiace per tua madre e mi dispiace, anche e soprattutto, per essere stato così insistente nel farti sputare il rospo. Scusami."
    La guardo negli occhi e, benché lei sia bravissima a nasconderlo, dentro di essi riconosco il fuoco provocato da dolore misto misto a rabbia che brucia vivo e brillante.
    Mi alzo lentamente allora, in silenzio, andando a recuperare la tabacchiera dal giacchetto in pelle buttato qui da qualche parte. Ne giro due, una per me e una che appoggio a terra di fianco a lei. Sceglierà da sé se disporne o meno.
    Accovacciato sulle ginocchia, posto ora di fianco alla Lloyd, accendo la mia e sbuffo una fitta nuvola di fumo che subito si mischia al vapore presente qua dentro, lasciandosi dietro come tratto distintivo solamente il tipico odore di tabacco bruciato.
    Rimango in silenzio per qualche secondo in sua compagnia, cercando di capire come poterle essere d'aiuto senza diventare invadente.
    Lei non sopporta da sempre che le persone le stiano troppo addosso e, viste le circostanze, temo di rientrare anche io nelle presenze potenzialmente fastidiose a sto giro.
    "È stato per colpa tua?", domando di getto ma mantenendo sempre lo stesso tono di voce piuttosto tranquillo, "Oppure, in ogni caso, ti stai incolpando per una parte dell'accaduto o qualcosa di simile?"
    Questo è un punto importante, il passaggio fondamentale di tutta la grande palla di merda che ora ha per le mani.
    Io so quanto lo stramaledetto rimorso, a prescindere che esso abbia o meno ragione di esistere, sia un vero figlio di puttana con il quale convivere. E non c'è un cazzo da fare, se lo provi dovrai portartelo dentro finché, forse, capirai che non potevi farci nulla. Peccato però che questa è solo un'eventualità e non una fottuta certezza.

    "Te lo chiedo così Ky, senza girarci intorno, perché nel caso potrei capirti."
    A si, sisi, quella piscomentale condizione di merda che ti spinge a sentirti responsabile per tutto il male del mondo. Perché, se tua madre muore e credi che la colpa sia tua, non sarai più la stessa persona. E non puoi farci niente, il giorno dopo - o qualche anno nel mio caso - ti svegli e la tua percezione delle cose è cambiata. Cosi, naturalmente. "Lo sai, magari in circostanze diverse ma...bhe, ci sono passato anche io. Tu come stai? E intendo veramente. Basta cazzate."
  14. .
    Un mezzo sorriso, amaro e ironico, mi si disegna in faccia alle sue parole.
    No, certo che non ti crederei. Solo che non sarebbe tanto un "ancora" quanto più che altro un bel "come da mesi a questa parte", a dirla tutta.
    È strano il modo in cui ci ritroviamo a parlare ora, con lei seduta a bordo vasca e io, mezzo di spalle, che la ascolto fissando un punto non meglio precisato fuori dalla finestra.
    Freddo, quasi apparentemente abbastanza da assiderarsi toccandomi, però questo sono io.
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    Io che mi aggrappo con le unghie quando credo a qualcosa, io che sono disposto a tagliare fuori dalla mia vita più persone, passando per lo stronzo della situazione, solo per farne star bene una.
    Io, che quando provo qualcosa per qualcuno - e mai prima d'ora questa merda è stata così intensa - lo faccio con forza, quasi con prepotenza e senza riserve, mettendomici tutto. Sempre Logan, quello che ti ama o ti odia con tutto sé stesso ma, quando ad una certa ci finisce dentro l'orgoglio, tende a diventare davvero difficile da trattare.
    Sto per dirglielo mentre mi volto lanciando a terra il mozzicone lasciato a metà, dirle che mi sono rotto il cazzo di aspettare e che, forse, poteva anche pensarci prima a parlare con me. Carico, pronto ad una sfuriata da specchi rotti, però mi taccio.
    Non tanto per le due frasi sconnesse che aggiunge alla sua dichiarazione, quanto per il modo in cui le pronuncia e l'espressione che si fa strada tra i suoi lineamenti. Il viso di qualcuno reso fragile dalle circostanze e io, su di lei, quell'espressione non riesco a tollerarla.
    Inalo una grossa quantità d'aria vaporosa e profumata, rumorosamente, prima di mandare tutto al diavolo e sedermi schiena contro schiena con la Grifondoro.
    Fanculo, fanculo ogni cosa.
    Le sono troppo affezionato per incazzarmi e spaccare tutto se me la trovo davanti che comincia un discorso in questo modo e, soprattutto, con un tono del genere.

    Appoggio la nuca alla sua, socchiudendo gli occhi mentre pian piano capisco di poterle rispondere senza sembrare aggressivo.
    "Un po' moretta.", ammetto piegando un ginocchio e appoggiandovi l'avambraccio sopra, "Mi hai portato quasi al limite della sopportazione umana con tutti quei silenzi improvvisi, lo sai vero?".
    E lo dico a metà tra il serio e l'ironico, poiché non voglio di certo rischiare di bloccarla proprio ora che, forse, ha finalmente deciso di dirmi cosa stracazzo le sta succedendo.
    "Per tua fortuna però, come non dimentichi mai di ricordarmi, io sono un cazzo di supereroe. Il che implica una soglia di sopportazione più alta della media, no?"
    Massì, mettila pure sul leggero e, anzi sai che c'è di nuovo? Fottitene, sii te stesso e quello di cui credi che lei abbia bisogno ora.
    Mi sfilo gli scarponcini dai piedi senza nemmeno slacciarli, girando poi più sul culo che sui tacchi, per posizionarmi dunque esattamente dietro di lei, con le gambe attorno alle sue e l'acqua tiepida che mi arriva ora fino alle caviglie.
    "Allora...", riprendo appoggiando per un istante il mento sulla sulla sua spalla e cercando di non farmi investire come al solito dal profumo che le sale dalla pelle della nuca, "Adesso che hai deciso di essere un po' meno taciturna e schiva...mi dici che succede e, perché no, magari se o cosa posso fare per aiutarti?"
    Mai, in ventun anni, son stato così strettamente legato ad un'altra persona da affidarle letteralmente tutto me stesso in appoggio.
    Semplicemente ero più il tipo che, tenendoci a te, trovava il modo di aiutarti o chi poteva farlo e poi tanti saluti. Qualcosa si rompeva e sapevo che non sarebbe mai più stato lo stesso.
    Stavolta no, qui è tutto diverso. Io voglio e devo esserci per lei, le due condizioni sono indissolubilmente correlate.
    Lo sento, chiaramente, fin dentro le ossa.
  15. .
    Sia messo agli atti prima di tutto che sono le due passate, di nuovo. Quindi si, potrei anche avere gli occhi leggermente stanchi, lo ammetto.
    Il parco è libero, così come le zone intorno al lago e tutto ciò che circonda il cortile in pietra.
    Ultimamente comincia a fare un freddo Crup di notte, e la mia abitudine di gironzolare per i territori del castello durante le ronde in jeans e giacca di pelle presto, immagino, cederà il paso ad un ben più caldo caro vecchio soprabito.
    Lo stesso dell'anno scorso, e dell'anno prima, quello bellissimo e nero con tipo mezzo quintale di cose dentro le tasche.
    L'inverno ha i suoi vantaggi comunque, soprattutto per un occhio attento a certi particolari come il mio. Per esempio, da qui seduto sugli scalini posti dinanzi al grande portone di ingresso, aguzzando un po' la vista, posso prendere una volta in più coscienza di quanto sia meravigliosamente surreale il paesaggio notturno e innevato che si staglia tutt'intorno ad Hogwarts.
    Già, la cara vecchia Hog che, posta a dominio del lago nero dalla rupe sulla quale sorge, è ormai diventata una seconda casa per me. Adoro girarla di notte quando tutti dormono, con i corridoi silenti, e tutti i suoi segreti a mia portata. Un arazzo fasullo, un passaggio o qualche quadro con molto da raccontare, qui c'è n'è per tutti i gusti.
    Spengo la sigaretta nel posacenere tascabile con un sorriso a mezzaluna stampato sul volto, lasciando che un senso di leggerezza per me divenuto raro nell'ultimo periodo mi pervada, mentre schiudo una delle due porte per rientrare entro i confini del castello.
    Questo turno è stato straordinariamente tranquillo, tanto che gli unici eventi da segnalare potrebbero essere un paio di piante dissotterrate da Pix giù alle serre e il solito Tassorosso del primo anno rimasto chiuso fuori dalla propria sala comune.
    Perché poi spesso e volentieri i giallo nero si dimentichino quale sia la botte giusta, o il ritmo da seguire, per me rimane un mistero.
    D'altronde però è vero che pure i nostri, con frequenza più o meno costante, non sono nemmeno in grado di tenere a mente una singola parola d'ordine, quindi direi che guardando le cose da un ponto di vista più oggettivo, dopotutto, c'è ben poco di cui soprendersi.

    L'ingresso è gettato nella penombra offerta dalla scarsa illuminazione che i braceri mezzi consumati emanano a quest'ora della notte, mentre tutto tace. Cazzo, a dirla tutta c'è così tanto silenzio che, tendendo le orecchie, si potrebbe addirittura quasi udire fin quaggiù il ticchettio leggero prodotto dagli ingranaggi della torre dell'orologio.
    Come di consuetudine perlustro con passo tranquillo i primi piani, avanzando dapprima senza intoppi ma vedendomi costretto, invece, a frenare il mio incedere a pochi metri dall'aula di studio posta a metà corridoio del quarto.
    La luce della bacchetta tenuta in alto illumina in lontananza una figura che sta uscendo dalla stanza e, per quanto riesco a capirci da questa distanza, a giudicare dalla struttura fisica potrebbe essere più o meno uno studente del secondo o terzo anno. C'è veramente qualcuno capace di mettersi a studiare a quest'ora? Voglio dire, per me già farlo alle quattro del pomeriggio è una tortura, figuriamoci alle due di mattina passate.
    "Oi tu, Leprecano fuori sede!", faccio in tono si alto ma anche cordiale e rilassato poiché io, di solito, mi interesso del perché qualcuno si trovi a zonzo di notte prima di, eventualmente, farle/gli il culo.
    Potrebbero sempre esserci decine di casi straordinari o circostanze inconsuete che spingono uno studente a lasciare il proprio dormitorio in piena notte, non ha senso partire col piede di guerra fin da subito.
    "Cos'è, eri cosi smanioso di ripassare per qualche prova di domani da non poter proprio fare a meno di sgattaiolare fuori dopo il coprifuoco e darmi un sacco di gatte da pelare?"
    Gli arrivo alle spalle, questo si gira, e io non ci voglio credere. Ma che figura di merda.
    Fra tutte le persone che potevo beccare in giro a quest'ora, perché ho dovuto dare della sottospecie di piccolo pel di carota vestito di foglie proprio a questa qui? Cos'ho fatto di male per meritarmi pure sta' sfiga!?

    "Buonasera Professore...", dico allora reggendo il catalizzatore con la sinistra mentre mi passo, non senza una piccola dose di quasi imbarazzo, l'altra mano sulla nuca.
    "Mi scusi, temo di averla scambiata per uno studente nottambulo nella penombra."
    Temi? Nono no, tu non temi, l'hai fatto. E adesso che stranamente ti stai pentendo di aver lasciato la spilla da caposcuola sul comodino, stai qui e te lo ciucci tutto. Bifolco ignorante che non sei altro, al quale non ne va mezza per il verso giusto manco a pagarla
    "Nel mio giro nulla da segnalare signore, fatta eccezione per il solito poltergeist di cui ho paura che non ci libereremo mai."
    Con buona pace del figlio di Tosca che, alla fine, mica aveva colpe poveraccio.
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