Somewhere 'Round Here.

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    Studente Grifondoro

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    Sia messo agli atti prima di tutto che sono le due passate, di nuovo. Quindi si, potrei anche avere gli occhi leggermente stanchi, lo ammetto.
    Il parco è libero, così come le zone intorno al lago e tutto ciò che circonda il cortile in pietra.
    Ultimamente comincia a fare un freddo Crup di notte, e la mia abitudine di gironzolare per i territori del castello durante le ronde in jeans e giacca di pelle presto, immagino, cederà il paso ad un ben più caldo caro vecchio soprabito.
    Lo stesso dell'anno scorso, e dell'anno prima, quello bellissimo e nero con tipo mezzo quintale di cose dentro le tasche.
    L'inverno ha i suoi vantaggi comunque, soprattutto per un occhio attento a certi particolari come il mio. Per esempio, da qui seduto sugli scalini posti dinanzi al grande portone di ingresso, aguzzando un po' la vista, posso prendere una volta in più coscienza di quanto sia meravigliosamente surreale il paesaggio notturno e innevato che si staglia tutt'intorno ad Hogwarts.
    Già, la cara vecchia Hog che, posta a dominio del lago nero dalla rupe sulla quale sorge, è ormai diventata una seconda casa per me. Adoro girarla di notte quando tutti dormono, con i corridoi silenti, e tutti i suoi segreti a mia portata. Un arazzo fasullo, un passaggio o qualche quadro con molto da raccontare, qui c'è n'è per tutti i gusti.
    Spengo la sigaretta nel posacenere tascabile con un sorriso a mezzaluna stampato sul volto, lasciando che un senso di leggerezza per me divenuto raro nell'ultimo periodo mi pervada, mentre schiudo una delle due porte per rientrare entro i confini del castello.
    Questo turno è stato straordinariamente tranquillo, tanto che gli unici eventi da segnalare potrebbero essere un paio di piante dissotterrate da Pix giù alle serre e il solito Tassorosso del primo anno rimasto chiuso fuori dalla propria sala comune.
    Perché poi spesso e volentieri i giallo nero si dimentichino quale sia la botte giusta, o il ritmo da seguire, per me rimane un mistero.
    D'altronde però è vero che pure i nostri, con frequenza più o meno costante, non sono nemmeno in grado di tenere a mente una singola parola d'ordine, quindi direi che guardando le cose da un ponto di vista più oggettivo, dopotutto, c'è ben poco di cui soprendersi.

    L'ingresso è gettato nella penombra offerta dalla scarsa illuminazione che i braceri mezzi consumati emanano a quest'ora della notte, mentre tutto tace. Cazzo, a dirla tutta c'è così tanto silenzio che, tendendo le orecchie, si potrebbe addirittura quasi udire fin quaggiù il ticchettio leggero prodotto dagli ingranaggi della torre dell'orologio.
    Come di consuetudine perlustro con passo tranquillo i primi piani, avanzando dapprima senza intoppi ma vedendomi costretto, invece, a frenare il mio incedere a pochi metri dall'aula di studio posta a metà corridoio del quarto.
    La luce della bacchetta tenuta in alto illumina in lontananza una figura che sta uscendo dalla stanza e, per quanto riesco a capirci da questa distanza, a giudicare dalla struttura fisica potrebbe essere più o meno uno studente del secondo o terzo anno. C'è veramente qualcuno capace di mettersi a studiare a quest'ora? Voglio dire, per me già farlo alle quattro del pomeriggio è una tortura, figuriamoci alle due di mattina passate.
    "Oi tu, Leprecano fuori sede!", faccio in tono si alto ma anche cordiale e rilassato poiché io, di solito, mi interesso del perché qualcuno si trovi a zonzo di notte prima di, eventualmente, farle/gli il culo.
    Potrebbero sempre esserci decine di casi straordinari o circostanze inconsuete che spingono uno studente a lasciare il proprio dormitorio in piena notte, non ha senso partire col piede di guerra fin da subito.
    "Cos'è, eri cosi smanioso di ripassare per qualche prova di domani da non poter proprio fare a meno di sgattaiolare fuori dopo il coprifuoco e darmi un sacco di gatte da pelare?"
    Gli arrivo alle spalle, questo si gira, e io non ci voglio credere. Ma che figura di merda.
    Fra tutte le persone che potevo beccare in giro a quest'ora, perché ho dovuto dare della sottospecie di piccolo pel di carota vestito di foglie proprio a questa qui? Cos'ho fatto di male per meritarmi pure sta' sfiga!?

    "Buonasera Professore...", dico allora reggendo il catalizzatore con la sinistra mentre mi passo, non senza una piccola dose di quasi imbarazzo, l'altra mano sulla nuca.
    "Mi scusi, temo di averla scambiata per uno studente nottambulo nella penombra."
    Temi? Nono no, tu non temi, l'hai fatto. E adesso che stranamente ti stai pentendo di aver lasciato la spilla da caposcuola sul comodino, stai qui e te lo ciucci tutto. Bifolco ignorante che non sei altro, al quale non ne va mezza per il verso giusto manco a pagarla
    "Nel mio giro nulla da segnalare signore, fatta eccezione per il solito poltergeist di cui ho paura che non ci libereremo mai."
    Con buona pace del figlio di Tosca che, alla fine, mica aveva colpe poveraccio.
     
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    Prima di mettersi a letto indossando la sua camicia da notte, usava spesso addentrarsi tra i corridoi del castello al fine di accertarsi che tutto fosse tranquillo. I tempi che vivevano erano stabili e sereni e nessuna anomalia aveva spinto il Baggins a pensare al peggio, ma aveva abbastanza esperienza alle spalle da capire che non fosse saggio abbassare la guardia. Presto o tardi, il peggio sarebbe tornato ad abbattersi sulle loro teste ignare, ed essere attenti era il minimo che potessero fare per proteggersi. Fu durante la sua inaspettata ronda che si ritrovò illuminato dalla luce di una bacchetta, faccia a faccia con un ragazzo di grifondoro. Riconobbe subito i tratti del caposcuola, nonostante la fioca luce. Lo guardò per un attimo confuso per il modo irruento con cui gli si rivolse, sorridendo poi poco dopo. “Oh buonasera a lei signor McCormac.” Replicò a quella entrata di scena, scuotendo poi il capo divertito dalla sua affermazione. “Uno studente? Io? Sta forse provando a lusingarmi?” Che fosse vero o meno, poco importava. Non era lì per rimbeccare nessuno, né tanto meno per punire un ragazzo troppo precipitoso nel voler essere ligio al dovere.
    “Non è un male. Ognuno ha un proprio ruolo in questo mondo.” Accolse la sua spiegazione circa il poltergeist. Esseri fastidiosi, conveniva con il ragazzo, ma a volte, in modo del tutto inaspettato, estremamente utili.
    Indicò con un dito la sua divisa nel punto in cui avrebbe dovuto esserci la spilla indicante il suo ruolo. “Dovrebbe indossare la sua spilla.” Indossarla avrebbe evitato inutili disguidi. Baggins ricordava alla perfezione gran parte dei volti degli studenti in quella scuola, essendosi impegnato a riconoscerli, ma non poteva essere lo stesso per gli altri. “Via via, per questa notte la sua ronda termina qui. La riaccompagno verso la sua sala comune, le va?” Poggiò una mano sulla sua spalla, invitandolo a proseguire. “A meno che non abbia qualcosa da fare in giro.”


     
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    Toh guarda, se la ride sotto i baffi. Magari non mi è andata poi così male...o magari me la sono appena tirata come al mio solito, porca Morgana.
    Riporto una mano dietro la nuca alla sua affermazione, stampandomi un mezzo sorriso sulle labbra.
    "No no macché, e solo...",non fare il cretino, non fare il cretino, "Che non mi aspettavo di incontrare qualcuno del corpo docenti; e al buio, da lontano...bhe, sa com'è."
    Mi getto tutto alle spalle con una scrollata delle stesse, alzando poi istintivamente un po' la cerniera del giubbino in pelle che indosso sopra la divisa. Come a voler coprire il petto al momento, effettivamente, sprovvisto della mia stramaledetta spilla.
    Comunque son cose che possono capitare, specialmente quando si ha la testa sotto pressione per ventordicimila cose e, per distrarsi, uno cerca di farsi dare più turni di ronda possibile così da godersi la notte e non rimuginare troppo sulle cose.
    "Ah no, su quello mi trova assolutamente d'accordo.", e chi avrebbe mai pensato di dirlo visto il piede con il quale siamo partiti l'anno scorso, "Sono il tipo di persona che generalmente tende a reputare esseri, creature ed entità varie, più incomprese che pericolose."
    Prendiamo Pix per esempio, quel bastardello è decisamente una mina vagante ma se non ci fosse stato lui a mettermi un branco di pulci nell'orecchio, a quest'ora probabilmente conoscerei la metà delle scorciatoie in questo castello e non sarei riuscito a tirar fuori dai casini buona parte degli studenti pizzicati a zonzo di notte. In definitiva, come dice Baggins, chiunque a proprio modo può rivelarsi utile.
    Se ne esce anche col fatto che la mia ronda possa anche considerarsi conclusa, e se me lo sta dicendo non vedo chi io sia per contraddirlo.
    Certo non sono neanche le tre e raramente, anzi mai, finisco così presto, però se devo finire prima finisco prima e tanti saluti. Non che la cosa possa poi cambiarmi più di tanto in realtà, poiché già so che una volta raggiunto il dormitorio, nella mia camerata ormai divenuta singola, farò fatica a prendere sonno prima che il sole faccia capolino oltre le montagne. I miei crucci non me lo permettono ultimamente.
    "Certo, perché no.", ribatto con voce ben propensa al dialogo pur rimanendo, per un istante, impercettibilmente interdetto dal novello fare quasi confidenziale del vicepreside.
    Non è che questo si è messo in testa di estorcermi dalle labbra qualcosa di cui nemmeno io credo d'esser a conoscenza eh? Nah dai, mi sembra solo di buon umore.
    "Ora che ci penso però...mi mancherebbe ancora da controllare la torre di astronomia, si tratta solo di una piccola deviazione dalla strada per la mia sala comune, che ne dice?"
    Mentre glielo comunico siamo ormai instradati lungo le scale che, salvo cambiamenti repentini, dovrebbero condurci su fino al settimo piano, e da lì poi è veramente un attimo arrivare alla torre più alta del castello per controllare che tutto sia in bolla.
    Certo di solito a fine ronda - ben consapevole che non dovrei farlo - salgo lassù più che altro per fumarmi l'ultima sigaretta prima di infilarmi sotto le coperte, qualcosa però mi dice che stannotte ciò non sarebbe consigliabile. Non con il vicepreside di fianco almeno.
    Rendendomi conto di quanto entrambi ci muoviamo agilmente e a menadito tra i corridoi, mi trovo una volta ancora a puntare lo sguardo sulla bellezza del luogo in cui ci è dato formarci. Un raggio di luna passa tra uno spiraglio nelle tende, illuminando di luce argentea il corridoio e facendo risplendere le armature che ci circondano. Fottutamente magico.
    "Questo posto non finisce mai di ricordarmi quanto sia bello...", e lo sibilo quasi ripetendolo piu a me stesso che al mio accompagnatore.
    Pertanto, volendo evitare di passare per un pazzoide che parla da solo, caccio fuori ad alta voce la prima domanda vagamente sensata che possa venirmi in mente.
    "Signore posso chiederle una cosa? Ho sentito parlare - o forse l'ho letto da qualche parte - che nei vari ministeri in giro per il mondo, con un nome o l'altro, esistono persone che noi inquadriamo come indicibili..."
    Paradossalmente dovrei anche sentirmi stupido a chiedergli delucidazioni su qualcuno di cui, già per definizione, non si dovrebbe sapere altro oltreché al nome. Ma io sono curioso come la merda per indole, quindi me ne frego bellamente. Easy easy.
    "Ecco, io mi chiedevo no... cos'è che fanno esattamente?"
     
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    “Oh beh, mi faccia strada allora.”Acconsentì alla sua proposta, seguendolo lungo i corridoi per controllare la zona del castello di cui parlava. Annuì alle sue parole, perdendosi per un attimo a fissare il luogo in cui erano. Hogwarts era davvero il posto migliore in cui chiunque potesse sperare di mettere piede. Ciò che quella scuola era in grado di donare, andava oltre la comprensione umana. Era magia unica e pura. Fu la sua domanda ad interromperlo. Lo guardò senza riuscire a nascondere il suo stupore, inarcando un sopracciglio mentre lo seguiva. “Dove ne ha sentito parlare di preciso?” Gli chiese, puntando poi lo sguardo dinanzi a sé. Quella domanda non veniva mai fatta a casa, ne era cosciente. Se il McCormac chiedeva delucidazioni in merito, era perchè da qualche parte ne aveva sentito parlare e questo non era affatto una buona cosa. “Sono maghi che lavorano al ministero presso l'Ufficio Misteri. Spiegò sommariamente, posizionando le braccia dietro la schiena mentre camminava tra i corridoi. “Lo so. E' una definizione che non definisce un bel niente.” Piegò il capo esordendo in un sorrisino che rivolse al grifondoro, prima di tornare a guardare avanti a sé. “Il mondo sarebbe un bel po' scontato se fosse soltanto nel modo in cui lo vediamo, non crede?” Gli chiese con fare quasi retorico. Erano molte le cose che maghi e babbani non conoscevano, agli indicibili spettava il compito di assistere e regolare cose ed eventi che avrebbero potuto incidere pesantemente ed in modo negativo sulla vita di tutti. Salvavano quotidianamente il mondo da minacce invisibili, e nessuno avrebbe mai dato loro meriti per questo. “Gli indicibili si occupano di tutto ciò che solitamente ignoriamo. L'amore, il tempo, la morte.” Aggiunse poco dopo. “Quello che fanno esattamente, nessuno lo sa. E per il bene di ognuno, nessuno dovrebbe saperlo.” Concluse, fermandosi poi per indirizzare il proprio sguardo in quello dell'altro.
    “La sua domanda non è casuale.”

     
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    "Io non...", Cosa? Non lo sai? Non te lo ricordi? O, più semplicemente, non vorresti raccontare conversazioni strettamente confidenziali ad un mezzo sconosciuto?"Mio padre è un Auror in Irlanda, uno dei più metaforicamente anziani in servizio. Lui ha...degli scritti nel suo ufficio a casa. Che forse non avrei dovuto leggere, solo che per natura sono una persona piuttosto curiosa."
    Il fatto che il vecchio me ne abbia prima parlato apertamente e poi, senza troppi fronzoli, indicato esattamente dove potevo trovare qualcosa in più - ben poco in realtà - tra le sue cose, non ha motivo di essere condiviso, vero?
    Acquisisco con con attenzione le informazioni che sopraggiungo, segnandomi mentalmente dove tali persone esercitano e, anche se piuttosto sommariamente, ciò che a quanto pare fanno per vivere.
    Al contrario di quanto detto dal Baggins però, il fatto che qualcuno operi dentro un ufficio indicato sotto la dicitura di "misteri", per quanto mi riguarda, è una definizione che qualcosina lo definisce.
    Ufficio Misteri, il nome suona da garanzia; verosimilmente è un posto dove vengono trattati enigmi, argomenti complessi o non chiari. Come poi il vicepreside enuncia, a dire il vero.
    Mi dice anche in buona sostanza che certe cose è meglio non saperle e sarei anche d'accordo con lui, se solo non fossi così fottutamente incuriosito dal segreto per natura e un pensiero non avesse cominciato ad insinuarsi nella mia mente dal momento esatto in cui ho letto degli indicibili la prima volta. Tornando poi alla ribalta adesso, ora che dalla sue labbra sono uscite le parole "occupano" e "morte" in due frasi strettamente legate l'una all'altra.
    Sto per mettere il piede sul primo scalino della rampa che conduce su all'osservatorio di astronomia, quando il mio accompagnatore straordinario si ferma buttando lì un insieme di parole che tutto suonano fuorché interrogative.
    Non sta chiedendo, puntualizza. E lo fa perché ha intuito, perché è evidentemente sveglio e, dopotutto, c'è un motivo se è viceministro.
    "No, non lo è professore. E nemmeno la scelta di chiederlo a lei è casuale."
    Gli offro un sorriso a metà tra l'impacciato per la sorpresa della sua intuitività e il tranquillo.
    Esattamente come quando si è gratamente tranquilli nei confronti di qualcuno che, bene o male, decide di condividere alcune informazioni sensibili con noi.
    Lo invito a precedermi con un veloce cenno della mano, affrettandomi poi a tenere il suo passo su per le scale.
    "C'è... qualcosa. E mi sento anche un po' stupido o illuso a chiederla.", ammetto appoggiandomi con gli avambracci alla balaustra e prendendo a scrutare il paesaggio avvolto nell'oscurità della notte.
    Io che non ho mai creduto al dopo né a un seguito per ciò che accade su questa terra, diffidente nei riguardi di quel che non è tangibile.
    Mi si può chiamare materiale o superficiale eh, mica mi offendo.
    "Quello che io mi chiedevo signore è...c'è un modo per mettersi in contatto con qualcuno che se n'è andato? E intendo proprio andato andato, morto, caput." Delicato come un erumpent in un negozio di sfere per profezie, un classico.
    "Non lo chiedo per interesse personale, io ho già fatto pace con me stesso." Forse perché non ci sono mai stato in rotta o, più semplicemente, la cultura a cui in parte appartengono insegna come non ci sia niente di più ambito da uno di noi se non morire difendendo qualcuno che si ama.
    Lei è morta esattamente così e, nonostante la colpa fosse mia, questo in parte mi consola.
    "Una persona a me cara ha perso qualcuno di recente, e sta soffrendo. Credo che si addossi parte delle colpe, e questo la sta consumando."
    Chi non è importante per la conversazione, dopotutto lui voleva sapere cosa si celava dietro la mia domanda e ora, bhe, lo sa.
     
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4 replies since 9/12/2021, 11:28   103 views
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