Overturning.

Pvt.

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    Sia messo agli atti che, per nessuna ragione, la mia richiesta è stata avanzata alla sottoscritta con secondi fini. Nossignore, che non si dicano sciocchezze.
    Ho chiesto a lei di aiutarmi col recupero di incantesimi solo, ed esclusivamente, perché è un prefetto della mia casata e io, da buon caposcuola ligio al dovere, non posso proprio permettermi di finire l'anno con lo smacco di una lezione saltata.
    Gli scopi sono quindi tutti prettamente accademici, e basta.
    Bene, ora siamo tutti d'accordo sul fatto che non ci credo nemmeno io? Si? Perfetto.

    Scuoto la testa con un mezzo sorriso amaro sul volto mentre, con passo deciso seppur vagamente strascicato, percorro il corridoio che mi condurrà fino alla sala utilizzata per ospitare il club dei duellanti.
    E anche qui, giuro che la scelta è ricaduta su questo posto esclusivamente per motivi del tutto impersonali, non legati ad eventuali trascorsi lì dentro, e del tutto disinteressati. Ovviamente.
    In fin dei conti dobbiamo recuperare una lezione, un po' di brusio dovremmo produrlo per forza di cose, motivo per cui la biblioteca era da scartare a priori.
    E poi, chissà, magari tra un Confundus e l'altro, ci scappa pure l'occasione per fare due chiacchere.
    Vedere come le va la vita e chiederle come sta, dirle come va la mia e condividere come st...toh guarda, ridendo e scherzando sono arrivato a destinazione.
    Poggio una mano sulla porta e, dopo essermi guardato istintivamente attorno un paio di volte, spingo avanti il battente avanzando dentro la grande stanza in pietra con tanti di palchetto nel mezzo.
    Che mi si dia pure del ripetitivo, tuttavia io adoro questo posto. I segni dei rimbalzi di schiantesimi ovunque, i muri in pietra, i manichini consunti, i muri in pietra, l'atmosfera pregna d'anni di pratica, i muri in pietra.
    Non c'è bisogno che ripeta a me stesso perché mi piacciano così tanto le pareti di questa stanza, no davvero. Liberandomi quindi dall'impiccio costituito dal mantello della divisa, - che per abitudine indosso sopra i vestiti ordinari fuori orario scolastico - rimango per forza di cose in canottiera. E grazie alla bacchetta di sambuco, non si può fare diversamente visto che in questa stramaledetta Scozia, ultimamente, ha deciso di esplodere un fastidioso e appiccicoso caldo umido.
    Pigramente, con disinvoltura, afferro la bacchetta dalla mia borsa e, curandomi di lasciare il libro di incantesimi ben riposto sul fondo, inizio a rigirarmela tra le dita mentre mi avvicino alla finestra per spalancarla e guardare fuori.
    20220426_214620
    Sorprendendomi, ancora una volta, di quanto sia magica la vista del lago illuminato dal sole al tramonto, finisco per vagare altrove con la mente.
    Penso al domani, a chi o cosa voglio diventare, e con chi vorrei condividerlo; toccando poi anche il discorso "addestramento" pattuito con Kain.
    Cosa m'insegnerà? Sarò in grado di tenere il passo? Non ho una risposta certa alla prima, ahimè, mentre invece credo di poter risolvere con certezza il secondo dubbio: si, lo sarò. Di certo non peccherò di caparbietà, non l'ho mai fatto.
    Altrimenti, a dirla tutta, non dovrei nemmeno trovarmi qui in questo preciso istante. E invece...

    "Stupeficium!", lo faccio quasi come a voler stemperare la tensione dell'attesa.
    Il fascio di luce scarlatta scaturisce dalla punta della mia bacchetta e, con uno schianto, si abbatte contro un manichino d'allenamento posto all'altro capo della stanza. Provocando un sonoro rombo e scagliandolo, letteralmente, contro un colonnato di supporto.
    Sapevo già d'aver un certo talento nello schiantare o far saltare per aria le cose con la bacchetta, e d'ora in avanti credo che non sarò più l'unico ad esserne al corrente.
    Poiché la mia "maestrina per un giorno", con un perfetto tempismo, varca la soglia nel momento stesso in cui la formula magica lascia le mie labbra.
    "Ciao Prefetta.", saluto quasi imitando ciò che lei usava con me e dissimulando pacata indifferenza; mentre invece tra me e me, in contemporanea, l'unica cosa che riesco a figurarmi e di issarmela in braccio e morderle ogni singolo centimetro del collo.
    Cazzate a parte, non mi è passata. E nemmeno voglio che passi, se devo proprio essere onesto.
    "Com...", domanda del cazzo, evita. "Allora, si sono ribaltati i ruoli eh?"
    Fino a pochi mesi fa, qua dentro, ero io quello che si divertiva a fare le lezioncine di recupero.
    Immagino che entrambi siamo perfettamente in grado di ricordarcelo con chiarezza.
     
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    Pinch ha attraversato la finestra della mia stanza come una palla di cannone impazzita, stessa velocità e stessa pesantezza, scaraventando contro il pavimento un cornice con foto che da qualche giorno tengo sulla scrivania. Mossa sbagliata "che cazzo, Pinch!" lo fulmino. Giuro che questa volta gli faccio vivere un trauma, lo lancio dalla finestra all'improvviso. Così, per dispetto, per vendicarmi di tutti pranzi e le cene che mi ha ribaltato. Che poi, neanche mi avesse recapitato uno scatolone pesante: mi ci avvicino, ha un foglietto attaccato alle zampe del gufo intento a dimenarsi "non fare il drammatico, che non ti sei fatto niente" combattendo per la mia vita, con il fiatone, finalmente entro in possesso del tanto ambito foglietto. Il retro è bianco, nessun mittente, il mistero si infittisce. Inizio poi ad aprire il quadratino di carta, piega dopo piega quello che era un mistero adesso non lo è più. A parte il fatto che riconosco la scrittura, il biglietto è firmato.
    Logan. Per un attimo esito fissando la firma in fondo al foglio, non so se sarebbe meglio venire meno ai miei doveri da Prefetto ed ignorarlo, in fondo non sono la sola persona su cui può fare affidamento per dei ripassi.
    Espiro rumorosamente mentre Pinch, dopo essersi preso la sua ricompensa per aver svolto il minimo sindacabile, se ne va volando fuori dalla finestra. E adesso? Cedo o no? Non ci parlo da quanto ormai, saranno quattro mesi forse, quattro mesi di cenni del mento scambiato sporadicamente per i corridoi o durante le lezioni. E io me lo sono fatta andare bene nonostante qualche momento di ricaduta, la mia tendenza all'asocialità mi aiuta nell'impresa, nella solitudine si trova la mia zona di comfort.
    Consapevole del fatto che questa sia solo una scusa, alla fine giungo alla mia conclusione: ok, ci vado. Inutile negarlo, parlargli dopo tanto tempo fa piacere anche a me per quanto fatichi a dimostrarlo. Prima però riparo la cornice, che non si merita di stare frantumata sul pavimento della stanza. E la sposto anche sul comodino, dove spero si salvi dagli attentati di quell'uccello maledetto.
    Mi avvio con in corpo una cosa come cento emozioni contrastanti, me ne pento nell'esatto momento in cui metto piede fuori dall'uscio eppure se davvero non volessi andare avrei potuto semplicemente non farlo. La camicia me la son tenuta, la gonna l'ho sostituita con un paio di jeans comodi che possibilmente non mi si incollino contro la gamba facendo un fastidiosissimo effetto serra. E' primavera, tutto si risveglia tranne il mio umore soprattutto se consideriamo che a breve sarebbe stato il compleanno di mia madre. Se mi sentisse... mi prenderebbe a calci in culo. Non accetterebbe qualcuno di così negativo proprio durante la sua stagione preferita. In realtà non lo accetterebbe mai, manco se fossimo a febbraio.
    Mi sistemo la tracolla sulla spalla, non so perchè mia sia portata dietro questo peso, forse perchè una bacchetta incastrata nella tasca posteriore dei jeans sarebbe stata più scomoda.
    Bene, qua qualcuno ha già iniziato. Bel colpo. Il petto mi si alza e abbassa in seguito ad un lungo sospiro silenzioso, quello che mi serviva per spingermi a fare due passi in avanti all'interno della stanza "ciao... Caposcuola"ironizzo sul suo nuovo titolo e faccio una smorfia che pare un sorriso morto sul nascere, poi abbandono la tracolla in un angolo del pavimento esitando con lo sguardo. Dai, è strano. Dopo tutto questo tempo, in questo posto poi... noto che lo stile comunque resta invariato, solita canotta da muratore "non ne sono tanto sicura" presa da una straordinaria botta di coraggio (chiamiamola così) avanzo di qualche altro passo "ripetizioni? Sei serio?" nella distrazione generale mi sono portata dietro anche il bigliettino che agito davanti al viso "tu non hai bisogno di ripetizioni Logan. Pure cercare un libro in biblioteca sarebbe stata una scusa più credibile" anche se in effetti, pensandoci un attimo... "no ok, forse l'esempio non è proprio dei più giusti" ho detto quante volte che odio i silenzi imbarazzanti? Soprattutto se dev0o averli con persone tipo lui, un po' troppo significative. Quindi stempero questa sorta di disagio con delle frasi gettate un po' a caso ma neanche troppe, servono a dirgli in maniera più o meno diretta: qual è il vero motivo per cui mi hai chiamata?



     
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    "Ah no? E come mai?", incasso e rispondo.
    Perfettamente tranquillo, con la stessa credibilità che impiegherebbe uno snaso carico a tappo d'oro nel negare, categoricamente, d'esser stato lui a rubarlo.
    Bello sicuro, convinto di ciò che dico. Con sto gran...

    "Non ho bisogno di ripetizioni? Come sarebbe?!"
    Domando retoricamente, ora con un pizzico della mia peculiare nonchalance in più, la quale riesce a fornirmi quel minimo di credibilità necessaria nel mio, assolutamente convinto, tentativo di difendere fino alla morte il pretesto che fa da motore alla nostra presenza qui oggi.
    "In biblioteca...io?" Ed ecco che cominciano a passare i secondi, portandosi dietro, verosimilmente, una buona dose di disagio per lei e giusto qualche grado in più di tensione per me. Tanto, già che ci siamo, non vedo perché dovremmo farci mancare qualcosa, no?
    Il tutto comunque si riduce ad un singolo gesto visto che, per fortuna, nei mesi passati insieme ho potuto constatare come alcune volte benché lei non dica, io capisco lo stesso.
    Non c'è da tergiversare, nessuna spiegazione o "alibi", bisogna solo che mi faccia avanti e spezzi quest'atmosfera vagamente sconfortevole.
    Ciò che sto cercando di dire, in buona sostanza, è che compio uno, due, tre passi e poi le schiocco quasi a tradimento un bacio sulla guancia a mo di saluto. Ed ora non so lei, io però mi sento decisamente più a mio agio.
    "Certo che te ne fai di pippe mentali eh Moretta?", ci scherzo su appoggiandomi al suo fianco con la schiena contro il muro e sorridendole dopo aver riposto la bacchetta nella tasca posteriore dei jeans.
    "Per quanto mi lusinghi sapere che tu non reputi necessaria per me qualche mezz'ora di studio in più, posso assicurarti che ti ho contattato anche per quello. Immagino ti sarai accorta che ho saltato a piè pari la lezione di incantesimi sul Confundus. È un argomento complesso, quindi preferisco farmi aiutare da qualcuno che abbia fisicamente assistito alla spiegazione della Ramirez. Tutto lì, parola di lupetto.", che poi io non sono mai stato un fottuto scout in vita mia ma quelli son dettagli,"Inoltre bhe, lo sai...ho preferito chiedere a te piuttosto che ad altri perchè mi piace l'idea di passare del tempo insieme. A prescindere dal motivo."
    Tanto è inutile fingere o tergiversare, se mi conosce - e mi conosce - non poteva aspettarsi da me nulla di diverso dalla sacrosanta verità. Io non mento mai, men che meno a lei.
    Scrocchiandomi il collo con un movimento secco, stacco il culo dalla parete e, sempre con il mio peculiare atteggiamento propositivo, mi sposto dinanzi a lei.
    "Allora, dicevamo, il Confundus..."
    Dopo, Tra un po'. Quando ci saremo castati addosso a vicenda un numero di incanti sufficente a renderci più rilassati, potrò pensare di provare a recuperare un po' di vicinanza con lei. Al momento, però, faccio in modo che le mie fantasie su noi due rimangano ben custodite nel mio cervelletto. Li dentro, dove solo io posso accarezzarle di tanto in tanto.
    Per ora preferisco impegnarmi nel fare questa cosa, fosse anche solo per dimostrarle che no, non la sto prendendo in giro.
    Avrei potuto chiedere aiuto ad altri, è vero; non fosse che alla fine forse - oltre a tutto il resto - mi fido di lei come di quasi nessun altro.
     
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    Ho lo sguardo dubbioso dall'istante in cui ho messo piede in questa stanza, ma fingo di saperne tanto quanto lui: faccio spallucce continuando a giocare al gioco della negazione "quantomeno non da me!" non mi sto mica sminuendo, ammetto a me stessa che se sono su di giri posso anche dartela qualche gatta da pelare. Ma bisogna anche ammettere ed essere consapevoli che la vita di Logan è costellata di persone decisamente più qualificate di me per delle ripetizioni su degli incantesimi su cui occasionalmente perdo il controllo. Boh vabbè, spingerlo a darmi altre info ora che ce l'ho davanti, forse non ha senso. Tanto se deve dire qualcosa o fare qualcosa, la farà comunque entro la fine di questa suddetta lezione di recupero. Lo so.
    Come ad esempio, vedi? Se la testa gli dice che deve avvicinarsi ad allungare un bacio in guancia perchè sì, magari in memoria delle belle sensazioni condivise, lui lo fa. Se ne frega, ed è sicuramente più bravo di me.
    O sono io che sono diventata più scarsa?
    Ho perso tutti i progressi raggiunti: a questo tocco non ci sono più abituata, anche questa è una sensazione contrastante perchè in fondo non l'ho mai dimenticato del tutto. Come dire, quel mix tra una cosa familiare ed una che ti stranizza mettendoti in una posizione scomoda, abbastanza da farmi fare mezzo passo indietro molleggiando sui talloni. Sembra che stia sgusciando via dalla situazione e forse è proprio così.
    Riguadagno poi la mia posizione "troppe" confermo, con un sorriso piuttosto amareggiato "ultimamente, troppe" segue respiro a pieni polmoni a ci segue a sua volta, la disposizione delle carte in tavola, aka, diciamoci come stanno le cose. Giusto, alla lezione era assente, ci ho fatto caso, quindi facciamo passare per buona la sua scusa che poi è una scusa solo a metà. Come immaginavo. Non è presunzione, non è nemmeno mania di protagonismo, è che conosco i miei polli. Il pollo in questione ammette che aveva qualche ragione in più per incontrarmi ed in fondo io lo sapevo pure, ho solo chiesto conferma. Per togliermi ogni dubbio, dai... "mh" annuisco lentamente assorbendo le sue parole "va bene. In qualche modo, mi fa piacere" quello che intendo dire, anche se non lo sto esprimendo bene, è che mi fa piacere non avergli lasciato un brutto ricordo di me nonostante il modo "violento" in cui l'ho allontanato "poi avrò anche occasione di eventualmente farti il culo, quindi, alla fine mi va di lusso" dobbiamo stare insieme per un po', è una persona che mi conosce bene e che conosco bene. Quindi smorzo, mi do l'opportunità di mettermi a mio agio. E quindi via, lo supero raggiungendo un manichino da allenamento a cui poggiarmi giusto per stare comoda "cunfundus, sì... in realtà è piuttosto divertente..." soprattutto se durante la lezione assisti a compagni che sbattono contro il muro e ad altri impegnati a girare su loro stessi come trottole "...però pure pericoloso. Vabbè, non penso serva dedicarci alla teoria, no? Il nome dovrebbe suggerirti già qualcosa. Dopo che accusi il colpo, non sei esattamente super lucido di testa" le mie lezioni non son sicuramente da insegnante canonica, sono più da magia spicciola. Atte a farti capire le cose così, senza troppi merletti, merlettini e fiocchetti. Pure perchè non è che l'abbia proprio studiato sui libri... vado a memoria.
    Anzi, la cosa migliore è una piccola dimostrazione: realizzo che il manichino da allenamento è un oggetto incantato, che sta lì proprio per darti un avversario fantoccio quando vuoi spaccare la faccia a qualcuno ma non puoi. OK ottimo, mi allontano di qualche passo finchè non mi ci ritrovo faccia a faccia "i movimenti sono piccoli e poco ampi, è il contatto visivo ad essere importante: occhi sempre sull'avversario" tiro fuori la bacchetta, mister tronco di legno si mette in posizione di difesa "confundo!" la bacchetta non si muove di molto, e manco lo sguardo: sono molto concentrata sul manichino che colpito dall'incantesimo fa un saltello sul posto e poi si dirige contro la parete, proprio accanto a Logan. Lo osservo per qualche secondo "ok va bene così, immobilus" quell'insistente toc toc toc del legno contro i mattoni, iniziava a darmi sui nervi. Mi è riuscito a prima botta. Wow. Mi rivolgo a Logan giusto per accertarmi che non si sia distratto durante la breve dimostrazione "ci sei? Vai, prova" mi scosto, gli cedo il posto. Strana questa esperienza a ruoli invertiti, ma cerco comunque di fare un lavoro decente.


     
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    "Oh hey, ho capito l'antifona!", butto lì in tono completamente rilassato quando lei, forse anche in modo un po' prevedibile, arretra quasi impercettibilmente alla mia vicinanza, "Colpa mia, lo ammetto. Adesso me ne starò qui buono buono, parola mia."
    Me la ridacchio sotto i baffi, strizzandole l'occhio dopo aver annuito alla sua conferma circa le pippe mentali, e allargando le mani in cenno di intesa al suo relativamente rassicurante "in qualche modo, mi fa piacere".
    Si potrebbe fare di meglio eh, non sto dicendo di no, però ora questo passa in convento quindi mi sa tanto che tocca accontentarsi.
    "Ooooh quindi adesso le cose stanno così eh? Sapevo che non avrei dovuto starmene alla larga per così tanto.", scuoto la testa con fare teatrale, "Suppongo che la mancanza di un soggetto particolarmente sicuro di sé come il sottoscritto a ronzarti intorno, in qualche modo, deve averti spinta a diventare un pallone gonfiato a tua volta, sottospecie di puffo che ci ha creduto un po' di più."
    So di aver dettato io stesso le distanze poco fa ma, bhe, in questo caso o si fanno bene le cose o tanto vale non prendersi nemmeno la briga di provare a distendere l'atmosfera. È naturale.
    "Ho l'impressione che, continuando così, diventerai una perfetta copia del sottoscritto in breve tempo, con la spocchia e tutto il resto. mi spiace, ormai sei spacciata."
    Ok, adesso però basta con le cazzate, cerchiamo di concentrarci sul motivo principale per il quale ci troviamo qui.
    Così può essere che ce la sbrogliamo alla svelta e, chissà, magari dopo avanza un po' di tempo. Magari.
    "Divertente e pericoloso dici... In sostanza, il mio pane quotidiano. Quindi si, lasciamo perdere la cazzo di teoria.", osservo con noncuranza appoggiandomi a mia volta di fronte a lei al primo sostegno reperibile. Che nel mio caso, si configura in nell'ennesimo muro completamente ricoperto da segni di schiantesimi passati.
    Comunque, volendo essere onesto innanzitutto con me stesso, devo ammettere che in linea di massima conosco già effetti e utilità dall'incantesimo in questione. Però è altrettanto vero che nessuno, e dico nessuno, potrebbe essere un miglior candidato a rispiegarmelo più di lei.
    O forse è solo che dovrei distogliere lo sguardo dalla maglietta che per il caldo le si è appiccicata addosso e, magari, tenerglielo sempre puntato ad altezza faccia mentre spiega. No, non sulle labbra! Sulla faccia Logan, sulla faccia, da bravo.
    Osservo attentamente i suoi movimenti del polso poiché di base sono proprio questi a mancarmi, ponendo particolarmente l'attenzione - dopo che lei si prende la briga di sottolinearlo - sulla poca ampiezza degli stessi.
    Perché non è sempre facile, obbiettivamente, eseguire le giuste movenze con la bacchetta quando esse sono rinchiuse entro uno spazio ristretto.
    Per quanto riguarda il contatto visivo invece, direi che ci siamo. Evidentemente sono piuttosto portato nel non togliere gli occhi di dosso a qualcosa o qualcuno di mio interesse.
    Ad ogni modo la sua dimostrazione si rivela a dir poco esilarante.
    Il manichino imputato prende a sbattere ripetutamente la testa contro la parete alle mie spalle e io, ovviamente, ad ogni tock! rischio di pisciarmi addosso dal ridere.
    "Cosa... perché? Era divertente vedere quello spaventapasseri in massello prendere a capocciate il muro."
    Ovviamente, sto scherzando. Poiché se è vero che era esilarante alla prima e divertente alle terza, dopo la quinta però cominciava ad essere fastidioso. Ed anche un filino disturbante, a dirla tutta.
    In ogni caso, vista la dimostrazione, ora tocca a me pertanto è pure il caso che mi dia da fare. Dopotutto, non ho la minima intenzione di far credere a Kynthia che la mia richiesta d'aiuto sia del tutto pretestuosa e completamente buttata lì. Perché a sto giro, come già spiegato, ho veramente bisogno di una mano da parte sua.
    Annuisco al suo invito allora, posizionandomi di fianco a lei ed estraendo, con un unico movimento fluido, la bacchetta dalla tasca posteriore dei jeans.
    "Si Moretta, non ci sono mai stato più di così."
    Sorrido e tendo il catalizzatore nodoso davanti a me, puntandolo prima in sua direzione per mezzo secondo con un ghigno beffardo sul volto e poi, dopo averle offerto una divertita espressione di scherno, virando la mira contro la testa del manichino.
    Ripercorro mentalmente ciò che ho appena visto, eseguendo i piccoli movimenti di polso e pronunciando la formula.
    L'ammasso di legname incantato ha come un breve sussulto, prima di compiere mezzo giro su se stesso per poi tornare perfettamente stabile come se nulla fosse.
    "Ahi ahi, non va mica tanto bene.", commento potendo constatare come il mio incantesimo abbia prodotto in effetti meno della metà del risultato sperato, "Se mai avessi degli accorgimenti da fare mi sa tanto che è il tuo momento sai... perché, cazzo, qui è sicuro che sto sbagliando qualcosa."
    Ovviamente l'incantesimo in questi non può essere difficile vista la sua natura "mentale", e immagino poi che castarlo su qualcosa di più senziente di un manichino possa solo che renderlo ancora più complesso.
    Forse è solo che non mi sto concentrando abbastanza, anche se, in effetti, viste le circostanze non c'è poi da sorprendersi per questo.
     
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    Forse un po' potrei anche essere stata dura. Nonostante ciò, mi sembra di aver davanti il solito vecchio caro Logan che non fa un baffo, anzi, si fa una risata e va avanti senza scomporsi. È strano quante piccole diversità ci possono essere nei nostri rispettivi modi di agire.
    Comunque sia, dura o meno, nonostante i miei sforzi non so se riuscirò a fare di meglio.
    "No, non ci provare" accentua disappunto con un gesto del dito che, infatti, si muove a destra e a sinistra in un chiaro segno di no "non potrei neanche lontanamente diventare come te, palloni gonfiati si nasce. E tu, appunto, ci sei nato" questo è proprio uno sfottò storico, sempreverde se vogliamo, un classico intramontabile che ha da sempre caratterizzato il nostro rapporto. Quindi, perché non dovrebbe continuare ad essere così? Ok, c'è distanza, ma meglio evitarci l'imbarazzo con qualche battuta.
    "Bene, allora sarà semplice per te" ironizza ancora, appunto. La tendenza che Logan ha a mettersi in situazioni scomode la conosco bene e quindi con quella definizione che unisce il divertimento al pericolo, sapevo che avrei attirato la sua attenzione. E infatti eccolo in posizione d'ascolto nei pressi del solito muro, anche se dovendo concentrarmi sul manichino non posso essere sicura che stia davvero prestando attenzione alla cosa giusta.
    Beh, lo scopriremo tra un po'.
    "Ti prego, quel suono ripetitivo mi stava mandando ai matti" per ora, metto a riposare la bacchetta nella tasca dei jeans e arrotolo ancora un po' le maniche della camicia. Cazzo forse è stata una scelta sbagliata ma non pensavo che facesse davvero così caldo.
    "Ottimo" adesso sono passata a tenere un lato del colletto allargato con una mano, soffoco "allora vai" il suo livello di sicurezza in sé stesso è sempre stato così alto? Wow, stargli lontano per tutto questo tempo sta amplificando la sorpresa per quegli aspetti del suo carattere a cui invece prima ero perfettamente abituata. Comunque facciamo uno scambio di posizione, io il mio l'ho fatto e spero decentemente bene. Quanto basta per fare capire l'incanto al signor caposcuola, insomma.
    E forse in effetti, visti i risultati prodotti dall'incantesimo di Logan, posso cancellare anche "insegnante" dalla lista dei possibili lavori futuri, nonostante io non l'abbia mai davvero considerato. Professoressa? Io? Per favore, non avrei mai la voglia di aver a che fare con una classe di studenti. Ma per oggi mi tocca: mi avvicino al mio unico studente mordendomi l'interno della guancia riflettendo su qualche appunto da fargli, qualcosa che ho notato mentre svolgeva l'esercizio. Punto un dito sul suo polso "mmh penso che tu possa riuscire ad essere un po' più fluido, però l'ampiezza del movimento mi sembrava corretta" a questo punto esclusi i gesti, che sono stati replicati abbastanza bene, resta un solo fattore da considerare "sicuro che fossi totalmente concentrato sul manichino?" Mi risparmio la domanda "a che pensavi" perchè ho la vaga sensazione che rischierebbe di mettermi in una pozione scomoda "prova a, non lo so... isolarti" scuoto la testa provando a cercare un esempio più concreto "cerca di immaginarti in uno spazio neutro, privo di altri elementi a parte testa di legno" a quel punto, finite le mie correzioni, lo lascio al suo esercizio mentale e mi allontano. Di più di prima, lo supero e mi posiziono dietro di lui, lontano dal suo campo visivo, vicino la porta.
    Ecco, da qui vedo comunque quello che sta combinando anche se non sono in grado di vedere la sua espressione. Poco importa, vedremo se il mio pseudo consiglio da maestro zen avrà i suoi frutti.


     
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    Ovviamente qua dentro sappiamo entrambi che, qualora il suo intento fosse stato quello di punzecchiarmi con l'allusione al mio essere nato "pallone gonfiato", avrebbe comunque fallito miseramente.
    Io sono educatamente strafottente, so di esserlo, e non me ne vergogno mica. Che discorsi.

    In ogni caso, tralasciando per un istante quanto sia effettivamente piacevole poter finalmente scambiare due chiacchiere con lei in un atmosfera - quasi - normale, qua c'è da concentrarsi anche su un'altra questione.
    Ovvero io che ho appena castato un Confundus definibile, senza troppi giri di parole, penoso. Scadente. Insomma: una mezza sega totale di incantesimo.
    Annuisco al suo primo consiglio mordicchiandomi l'interno di una guancia per il fastidio del fallimento, trovandomi però subito dopo costretto a soffocare una risata istintiva.
    No mia cara, stavo facendo una lunga lista di pensieri a dir poco articolati e, lo ammetto, poco pudici su di te, no che non ero del tutto concentrato sul cazzo di manichino.
    "Oh sisi, ovvio. Avevo occhi solo per lui, parola mia."
    Dice di provare ad isolarmi, e devo ammettere che, al posto suo, probabilmente avrei avanzato lo stesso identico consiglio.
    Per esperienza personale, posso essere del tutto d'accordo con lei sul fatto che, se veramente si ha intenzione di imparare qualcosa, spesso la cosa migliore da fare è concentrarsi - per quanto possibile - solo su di essa. E su quello soltanto.
    E brava la mia maestrina sexy preferita.
    Annuisco nuovamente e la seguo per qualche istante con lo sguardo mentre va a posizionarsi dietro di me, prima di chiudere gli occhi e concentrarmi sul mio respiro.
    Seguendone il ritmo finché, dopo qualche istante, mi accorgo d'essere perfettamente rilassato e focalizzato sul mio obbiettivo. Le pupille mettono a fuoco testa di legno e, mentre una sensazione di calda rabbia che conosco bene inizia a scorrermi nelle vene e l'immaginazione prende a galoppare, sono ora certo di poter andare a colpo sicuro mantenendo il contatto visivo sul "viso" del mio bersaglio.
    Il gesto del polso è istintivo, preciso, cosi come lo è la pronuncia della formula. "Confundo!"
    Il manichino - d'ora in poi chiamato "TDL" per comodità - viene scosso da una specie di sussulto e s'irrigidisce per un paio di secondi, cominciando poi a muoversi come un pazzo da una parte all'altra della stanza in modo sconnesso, picchiando qua e là contro le colonne e lanciandosi, ogni tanto, in qualche maldestra piroetta.
    "Forse ho esagerato un pochino....", osservo ridacchiandomela sotto i baffi mentre TDL, piano piano, torna ad essere il solito pezzo di legno scolpito, segnato e apparentemente inanimato.
    Comunque, come sempre quando riesco in qualcosa di nuovo, ora mi ritrovo in una condizione psicofisica talmente galvanizzata da non poter fare a meno di cacciare fuori il meglio di me.
    Cazzo, mi sento in forma smagliante, davvero.

    "Ky, vorrei sdebitarmi con te...", incalzo infilando la bacchetta nella tasca posteriore dei jeans e spostandomi una ciocca di capelli - ora decisamente troppo lunghi - dalla fronte, mentre giro sui tacchi per guardarla in faccia compiendo un paio di passi in sua direzione.
    "Stavo pensando, se quest'estate ti venisse voglia di... staccare un po' la spina, che ne diresti di venire un paio di giorni in Irlanda? Potrei farti da guida personale in un tour privato dell'isola, vale la pena vederla almeno una volta nella vita..."
    Dissimulando indifferenza, come se al posto di invitarla a passare qualche giorno insieme le abbia appena chiesto l'ora, do un occhiata alla porta per accertarmi che nessuno sopraggiunga e mi appoggio con la spalla contro di essa, esattamente di fianco alla Lloyd, accendendomi una sigaretta e facendole cenno di favorire pure con una delle mie pre-rollate se lo gradisce.
    Il rumore di un cerino grattato sospende momentaneamente il nostro dialogo, permettendomi quindi di prendere una bella dose di nicotina con la prima boccata.
    "Dimmi Moretta, hai mai viaggiato in moto? Tipo su una Harley, intendo."
    Si lo so che mi ha detto di volersene stare per le sue e si, cazzo, so anche che le cose tra noi si potrebbero quantomeno definire "un po' tese".
    Io però ho ribadito che non sarei uscito così facilmente dalla sua vita, e non ho intenzione di farlo. Non finché sarò preoccupato per lei.
    Perché, che se lo voglia ficcare in testa o no, provo emozioni troppo forti nei suoi confronti per permettere a cause esterne di separarci definitivamente con tanta facilità.
    Io non mi arrenderò di certo, sarebbe come tradire me stesso.
     
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    Dylan

    Ok ok, occhi solo sul manichino... annuisco calando ripetutamente la testa come a dire "va bene Log, facciamo che ti credo" nonostante gli creda poco. Non è il momento di divagare comunque sia e quasi mi sorprendo con me stessa per questa sorta di... serietà che ci sto mettendo nell'insegnare qualcosa a qualcuno. Beh se lo scopo dell'incontro è imparare qualcosa di nuovo, che sia Logan o che sia qualsiasi altra persona, mi sembra logico che debba uscire da questa stanza sapendo il confundus. E quindi.
    Già dai primi momenti, posso chiaramente vedere come la sua concentrazione sia decisamente migliorata rispetto a prima: ora non sembra focalizzato sulla polvere nell'aria, ma sul manichino di fronte a lui che aspetta solo di essere colpito. Passa qualche attimo, il tempo giusto per focalizzarsi completamente sulla povera vittima inerme.
    Ci siamo, lancia l'incantesimo che va a segno e il manichino rincoglionisce proprio come è giusto che sia "ma no, e perchè? Lo hai preso in pieno!" sorrido soddisfatta, ehi, il mio metodo funziona! C'è un che di soddisfacente in tutto ciò.
    Ma non farò mai l'insegnante. No, mai.
    Accetto la sigaretta "me la merito, dai" e la incastro fra le labbra attendendo che Logan si accenda prima la sua. E pensavo che fosse tutto qua, che il suo sdebitarsi fosse l'offrirmi una sigaretta... ma lui è Logan McCormac, come ho potuto fare un così grosso errore di valutazione? Sgrano gli occhi e batto velocemente le palpebre come se non avessi ben capito. Poi seguo i movimenti delle sue mani in attesa della seconda parte. Perchè c'è una seconda parte, riesco a percepirlo. Eccola la seconda parte.
    "Ah" è un ah di stupore, ovviamente, ma anche leggermente preoccupato per qualche strana ragione "no, non l'ho mai fatto" rispondo sovrappensiero recuperando la sigaretta che a momenti va sprecata cascando sul pavimento e con un gesto della mano chiedo, silenziosamente, un fiammifero a mia volta. Vintage.
    Non so bene come sentirmi nei confronti di questa proposta: mi suona molto da Logan ma allo stesso tempo, terribilmente strana. Prendo una boccata dalla sigaretta come se potesse schiarirmi le idee, ma in realtà è solo una breve pausa di meditazione prima di esprimere il mio pensiero "senti, io..." distolgo un attimo lo sguardo da lui mordendomi il labbro sempre in segno di riflessione "io non credo che sia il caso" e lo dico poi tutto in un'unica frase, pacata e lenta. Mi spiego meglio: "questo è stato il nostro primo contatto, dopo mesi... non puoi credere che me la senta di partire con te, mi capisci?" un'altra boccata di fumo, precede le mie ulteriori spiegazioni. Sì, vorrei risarcirlo per la maniera bruta in cui l'ho scacciato ormai diversi mesi fa... non posso dirgli quello che vorrebbe sentirsi dire, prendere la scelta che vorrebbe che prendessi. Però posso essere sincera. Con lui e, perchè no, anche con me stessa "tornerò in Grecia quest'estate, penso di aver bisogno di stare lì per un po', con mio nonno" un'altra volta, guardo verso la finestra rilassandomi un po' di più contro la parete "stare lì, con lui... mi serve per rientrare in contatto con tante cose che ho perso di vista" mi riferisco ai miei principi, alla persona che sono che ormai non so più dove cazzo sia. Con fatica rimetto insieme i pezzi e, ad oggi, sono convinta che questo sia un pezzo importante.
    Guardo Logan tenendo la testa leggermente abbassata e dopo averne studiato le micro espressioni, però, non so... sento di poter fare un passo in sua direzione... insomma, è Logan, non esattamente il primo estraneo "però... la strada la conosco. Posso passare, se ti va" non è proprio una vacanza, un viaggio in Harley, ma sarebbe, boh, una situazione in cui mi sentirei più a mio agio.
    No, non è una di quelle proposte che ti dimentichi quando esci dalla stanza, tipo "si dai, ci vediamo!" e poi non ci vediamo mai. No no. La mia controproposta è sincera.


     
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