Posts written by bluehole

  1. .
    Lo vedi? Ti vuole morta. Le sue azioni non corrispondono alle sue parole. Lady Oblivion, melliflua e convincente continuava con la sua opera. Alanys si sentiva sempre più carica di rabbia, di tristezza, ma anche di smarrimento. Si era quasi sentita venire meno, per via del dolore provato e del freddo che aveva intriso le sue membra. Era scesa a terra, a carponi, leggermente piegata più sui talloni. Al... reagisci... Si prese la testa e strizzò gli occhi. Il respiro era più veloce, irregolare. "Basta!" Digrignò tra i denti quella parola, che era rivolta a tutti lì dentro, anche ai prigionieri che sembravano godere nel vederle attaccarsi.
    Scosse il capo come a voler far uscire la Lady dalla sua mente. La vista del sangue di Erica l’aveva per qualche frammento di secondo riportata alla primordiale lucidità. Era davvero quello, ciò che voleva?
    Non era quello, non era quello… Lei voleva solamente essere sé stessa senza essere presa in giro, senza doversi vergognare di quello che era e di come era. Senza vivere con il terrore di avere solo finzione e menzogne intorno a lei. Le bastava quello.
    Ma non poteva averlo. O almeno così sembrava. Sciocca. Ti basta così poco per raggiungere il tuo obbiettivo. Attacca. Così sembrava anche a Lady Oblivion, che nuovamente ritornava ad echeggiare nei suoi pensieri. Alanys tremava di freddo e i suoi occhi erano umidi di lacrime troppo scarne per rigarle il viso. In quel frangente in cui Erica non attaccava, ma pensava a se stessa, Alanys cercò di riprendere in mano la situazione, la sua mente, lottando contro quella strega che cercava di soggiogarla. L'averla chiamata sciocca aveva sortito uno strano effetto. Controproducente. Si aggrappò a quei pochi attimi di lucidità che aveva avuto, per serrare nuovamente la bacchetta nella mano, con rabbia e rinnovata stizza la puntò su Erica per poi deviare all’ultimo e mirare alla cioccolata "Geminio!" ricordava che se avesse lanciato quell’incantesimo, la riproduzione sarebbe stata istantanea. Se fosse andato a segno, come quel lampo di lucidità le aveva mostrato, ci sarebbe stata abbastanza cioccolata anche per lei. "Io e la Strange abbiamo la nostra cioccolata." Asserì lapidaria. Voleva uscire di lì.
    Si avvicinò ad Erica muovendosi a carponi. Così facendo cercava di allontanarsi da Lady Oblivion e dalla sua influenza. Non sapeva quanto sarebbe durata quella ribellione.
  2. .
    Alanys era più silenziosa del solito negli ultimi tempi, soprattutto dopo l’esperienza che aveva vissuto nella prigione. Tendeva a tenere lontani tutti e si isolava, cercando di trovare pace nella sua mente, anche se alcune paure era risalite come bile e faticava a rimandarle giù.
    A lezione ci era arrivata confondendosi tra la massa di studenti, di tutti gli anni. Era rimasta in disparte e una volta fatto l’ingresso nella stanza si era stupita di trovarla così asettica, vuota. Chissà cosa aveva in mente il Preside.
    In tutto quel nulla aveva notato in fretta la presenza di Erica, di Helena, ma anche di Link. Avrebbe voluto ardentemente essere sotto un mantello dell’invisibilità.

    Avrebbe voluto saperlo prima, in realtà, cosa le sarebbe aspettato, poiché la chiusura del portone e la scomparsa dello stesso insieme a tutte le finestre, la lasciarono basita. Cercò di non darlo a vedere, limitandosi ad accelerare il respiro e far saettare lo sguardo dal luogo ove prima c’erano le uscite, a Carradine.
    Volevano far finire loro l’anno con il botto, vero?
    La tensione si affievolì lentamente, sempre più ad ogni parola che usciva dalle labbra del mago. Il controllo dei ricordi, dei pensieri, della mente. Era come se lei avesse espresso un desiderio e lui le stesse offrendo la possibilità di esaudirlo. Le motivazioni cominciavano a solleticarle la curiosità e ben presto, come richiesto, tutta la sua attenzione era stata rapita irrimediabilmente.

    Le risposte vennero snocciolate da parecchi dei presenti. Alcuni con titubanza, altri con certezza. Vero era che Alanys trovava spunti e verità da ognuna di esse. Vero era anche che la sua esistenza fino a quel momento era avvenuta crescendo accanto ad uno dei più infimi soggiogatori di persone: suo padre. Strano e assurdo trovarsi in quella situazione a ricordare e imparare qualcosa da lui, a posteriori.

    "Io credo che possiamo crearci la nostra possibilità di manipolare un'individuo.
    Dobbiamo anzitutto conoscere il contesto in cui vive, e da qui possiamo già comprendere e conoscere anche le abitudini.
    Dalle abitudini possiamo risalire alle paure, e anche a ciò che rende felice l'individuo.
    Dalla comunicazione non verbale, del corpo, dal tono di voce, possiamo carpire informazioni sulla sua personalità, su come ci dobbiamo porre. Se funziona meglio un atteggiamento aggressivo oppure assertivo.
    Una volta a conoscenza di tutto ciò, possiamo far accadere cose: spiacevoli o piacevoli e poi avanzare soluzioni ai loro problemi o invitanti proposte, a seconda della situazione, che andranno andrano a raggirare inconsapevolmente l'individuo e noi otterremmo ciò che vogliamo.
    Occorre però restare coerenti agli occhi di questa persona, non bisogna sgarrare, tradirsi in nessun modo, nemmeno con altre persone o il castello di carte crolla e veniamo scoperti nel nostro intento. Così falliamo.
    Ma questa è una metodologia lunga, che richiede tempo. Un'alternativa più veloce a questa ardua procedura potrebbe essere il Legilimens Memorium.
    So che permette di accedere ai ricordi di una persona e da qui carpire informazioni e crearsi la possibilità di cui ho parlato prima.
    " Non sapeva molto di più di quell'incanto. L'aveva sentito dire distrattamente da alcuni studenti più grandi e colta dalla curiosità aveva voluto informarsi.
    Ripensare a suo padre e a come agiva era frustrante. Ma almeno, chissà, era tornato utile alla sua sopravvivenza.


    Edited by bluehole - 4/7/2019, 00:02
  3. .
    Più passi Alanys compiva in quei corridoi, più si sentiva indifesa e dubbiosa anche della propria ombra. Cercava disperatamente in qualche meandro della sua testa un appiglio positivo da afferrare e attaccarcisi come ad una boccata d’aria dopo interminabili minuti di apnea. In quel frangente era Nessie – senza logica alcuna poiché la conosceva da veramente troppo poco per potersi fare un’idea esatta di lei. D’altronde la scena di Erika di poco prima era ancora troppo vivida e pressante per non poterla tenere in considerazione.
    Doveva essere però in un qualche modo contagiosa, perché nel giro di pochi secondi era arrivata la proposta della Serpeverde di Hogwarts che non distava tanto da un tradimento. Forse era un chiaro segno che era ben presto anche Alanys avrebbe intrapreso quelle orme, e imparato a stare al mondo fregando gli altri prima che gli altri avessero fregato lei.
    Era rimasta in silenzio e si era limitata ad increspare le labbra in palese dissenso quando anche quell’unica opinabile opzione venne vanificata da una studentessa in arrivo dietro di loro. "Immagino che dobbiamo studiarci qualcos’altro." Sospirò. Un sospiro a più mandate, interrotto dal profondo disagio che quella situazione le stava creando. Per non parlare delle “simpatiche” compagne di scuola di Nessie che arrivavano a carovane e sembravano immuni ai richiami insistenti e alle mani putride e viscide dei prigionieri. Le era persino venuto il dubbio di essere appena stata chiamata feccia da una compagna della bionda in loro compagnia, ma si disse anche in quel caso, che erano quella situazione e quel posto a crearle tutte quelle paranoie. Anche il freddo si era fatto più pungente, ma almeno le ricordava che era ancora viva.
    Una convinzione che si rivelò la realtà, ma la percezione di essa stessa ben presto venne persa dalla mora che si trovò a fare i conti con una voce pressante ed invadente dentro la sua testa. Quasi non se n’era resa conto ma era entrata nel raggio d’azione di Lady Oblivion e le sue iridi si erano incatenate a quelle della donna. Un errore grossolano che l’avrebbe messa in un grosso guaio da cui difficilmente sarebbe uscita illesa. Sempre che fosse riuscita ad uscirne. Non sentì nemmeno i tentativi di Erica di fermarla, o le sue parole. Era avanzata quanto bastava per farsi soggiogare completamente. Ti tradiranno, non illuderti che non sia così. Non sono queste mura, non sono io. Sono loro. Sapeva quali erano i suoi pensieri più profondi. Era nella sua testa. Si chiuse nelle spalle, quel freddo era sempre più forte ogni secondo che Lady Oblivion la prendeva.
    L’aria confluì velocemente nelle narici di Al, come un drago faceva per prepararsi a sputare il fuoco, per caricarsi. Coraggio, guardale. Si voltò Al, trovandosi a serrare la mascella e sondare i volti delle ragazze. Vedeva sconosciute e quella che aveva positivamente considerato prima di entrare lì dentro, come una papabile amicizia. Certo con le sue eccentricità, ma possibile. Non hai ancora imparato nulla da tuo padre? Continuava, instancabile, si insinuava in lei e trovava spazio libero. Alanys era ferita, e a Lady Oblivion dovevano piacerle proprio quel genere di cose. Tuo padre e Flinch. Lo sai vero che sono molto simili? Due gocce d’acqua. Cosa voleva dire? Gli occhi di Al si abbassarono e smise di guardare Erica e le altre studentesse. Forse che stava semplicemente proseguendo l’opera di suo padre. Non era vero. No. Flinch ci teneva a lei. Strizzò gli occhi e pregò che la smettesse quanto prima. Si sentiva così sola e tutti quegli occhi che la guardavano erano occhi di persone che la vedevano come qualcuno da sfruttare e poi abbandonare. Da usare per i propri scopi e gettare come un rifiuto. Come feccia. Così aveva detto la Serpeverde che ora fissava. Ma prima doveva occuparsi di Erica. Aveva avuto un assaggio di quello che era capace e non le avrebbe di certo permesso di farlo anche con lei. La mano si era stretta convulsamente alla bacchetta. Una stretta che faceva male, perché il gelo si era impossessato dei suoi arti e nemmeno se n’era resa conto.
    Anche Nessie era in piena ribellione e come in un’orchestra, anche lei agitò il suo strumento, quasi all’unisono con Erica, e proprio in sua direzione.
    In leggero ritardo, ma riuscì a pronunciarlo, incanalando tutta quella rabbia che Lady Oblivion le aveva fatto montare da dentro. "Sectusempra!"


    Parlato con Nessie ed Erica, fatta traviare Alanys da Lady Oblivion, citato Hazel, infine provato ad attaccare Erica.
    Nb: non ho scritto se è stata colpita dal Crucio di Erica, lascio il respondo al capo :333:


    Edited by bluehole - 24/6/2019, 20:15
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    Il fatto che Alanys aveva detto sì ad Azkaban era la riprova che avrebbe fatto di tutto per allontanarsi da Durmstrang anche solo per qualche ora. Aveva le sue buone ragioni. Inoltre, quella prigione l’affascinava e la impauriva allo stesso tempo: una sensazione che non riusciva ad interpretare con chiarezza, con il risultato che ne rimase inevitabilmente attratta.
    Inutile dire che dovette rivedere i suoi pensieri, non tanto per la presentazione fatta da Nystrom – teatrale e macabra con ripetute allusioni a possibili brutti incidenti, se non peggio – quanto per la sensazione che cominciava a scendere su di lei.
    Una sensazione, appunto, questo cercò di convincersi che fosse.
    Dovette assistere ad una strana scena, ovvero quella di Erica che faceva la spia su un compagno – in fondo dovevano essere fatti tutti della stessa pasta, quegli studenti, la Strange compresa – per cui si amareggiò non poco. Non poteva più semplicemente usare un altro metodo? Così lo aveva letteralmente fatto saltare. Il fine giustifica i mezzi, e quella era una gara, ma questo la fece giungere alla conclusione che non avrebbe dovuto e potuto fidarsi nemmeno di lei. Il ricordo andò inevitabilmente a suo padre, quel farabutto avrebbe approvato. Forse era il suo destino l’essere circondata da persone di quella natura, e doveva solo accettarlo e lasciarsi coinvolgere totalmente.
    "Andiamo." Asserì risoluta. Strinse la bacchetta nella mano e fece appello alle sue forze conscia del fatto che era sì in compagnia, ma palesemente sola se si trattava di riporre la fiducia in qualcuno.
    Rimase silenziosa per tutto il tempo, come un’ombra.
    Mise in dubbio le parole di Erica, ma per quanto riguardava il camminare in mezzo dovette ammettere che aveva ragione. Sempre che in uno sprazzo d’infamia come aveva avuto poco prima, le avesse gettate lei, tra le braccia dei detenuti.
    Forse anche questi pensieri negativi erano accentuati dalla sensazione che sembrava più forte ad ogni loro passo.
    Di fronte a loro si intravedevano le sbarre degli ingressi delle celle, e da lì, braccia tese che terminavano con unghie consumate e mani pallide e sporche dei detenuti che le reclamavano con desiderio. Le fiutavano. "Questa dev’essere la sensazione di oppressione e tristezza nonché il famoso effetto collaterale dei dissennatori, immagino. La sentite anche voi?" Erica non sembrava essere particolarmente soggetta a cali di umore, per questo lo chiese. "Tu sembri quasi immune Erica. Forse perché l’hai già provata. Piuttosto, perché proprio un soggiorno in una meta così insolita?" Si diede quella spiegazione ed avanzò la sua domanda.
    Alanys procedeva chiudendo la fila delle tre: davanti a lei Nerissa. A guidare era proprio Erica.
    Intravide in lontananza qualcosa di strano, una cella da cui nessuno cercava di sbracciarsi. Un’inappropriata perdita di attenzione dal suo cammino che le fece rischiare di essere agguantata da uno dei detenuti. Alanys trattenne il respiro e si ritrasse immediatamente dopo aver capito il pericolo che stava correndo. Si immobilizzò per qualche istante, il tempo necessario per riprendere a respirare regolarmente, quietarsi e ricominciare a camminare. "Inutili detenuti. Voi non avete barrette di cioccolata dentro le vostre celle." Sprezzante, Alanys soffiò quelle parole con arroganza – un po’ per vendicarsi anche per lo spavento di poco prima-, infatti per quante ne avevano passate, altrettante non ne avevano individuate. "Potremmo provare con un accio. Troppo banale?" Soppesò successivamente verso le compagne, lanciando un nuovo sguardo a quella cella che sembrava innocua. E sarebbe stato davvero divertente se l'unica a spuntare fuori sarebbe stata quella nascosta addosso alla Strange!

    Interagito con Erica e Nessie
    Avvistata in lontananza la cella del lycan.
  5. .
    Non aveva messo in conto la possibilità di essere udita da uno dei docenti. Non che Alanys avesse usato un tono sprezzante e discriminatorio, anzi, era puro interesse e forse anche con un secondo fine, tuttavia avrebbe preferito che a darle risposta fosse stata Erica e non Blackwood.
    In tutta risposta, lei gli sorrise, uno dei suoi migliori e convincenti, rassicurandolo "Mi creda Professore, non sarò di certo io a spargerla. " aveva le sue buone motivazioni ed un futuro – verosimilmente – tornaconto personale.
    Solo giunti al termine del confronto si rese conto che tra tutte, lei era stata quella più soft. Alanys osservò con ammirazione Link e successivamente seguì con interesse e divertimento ben celato la reazione della malcapitata. Trovò buffo l’intervento di una terza, che pur non essendo coinvolta si era messa in mezzo. "Che carine, si difendono a vicenda." Aveva sussurrato a bassa voce, ma avrebbe messo la mano sul fuoco che per avere una reazione simile forse c’era un fondo di gelosia: forse avrebbe voluto su di lei un po’ di tutte quelle attenzioni rivolte alla bionda?
    Ad ogni modo per quanto sgarbata era stata la risposta, la trovò lodevole. Con una certa amarezza, Alanys, riconosceva che in quella scuola avrebbero potuto darsi fuoco a vicenda che nessuno sarebbe intervenuto se non per spegnere le proprie di fiamme.
    La situazione rischiava di degenerare ed in fretta. Ma per una persona che gettava benzina sul fuoco, un’altra ne spuntava per cercare di sedarlo. Con piacevole sorpresa Alanys notò che si trattò di Nerissa, la ragazza che poco prima aveva notato tra gli altri. Sorrise impercettibilmente.
    Il tempo dei divertimenti giunse al termine anche fin troppo in fretta, con le parole del loro docente che li riprese e… successivamente fece lo stesso con loro, con il sostegno di Blackwood. Con la differenza che lui era quantomeno oggettivo e Alanys faticò a trattenere uno sbuffo di divertimento.
    Nonostante avessero appena detto loro che erano in punizione, cominciava a piacerle e a condividere la disapprovazione di Erica sulle scelte sessuali della maggior parte degli uomini di Durmstrang. "Probabilmente sono stati sbagliati i termini, ma almeno siamo state realistiche riguardo a quello che li attenderà dentro quelle mura. Perché questo è niente… Ma lo sa meglio di noi, vero?
    Non ha senso voler indorare loro la pillola.
    " Diplomatica Alanys, rivolse con gentilezza e tono pacato quelle parole al professor Blackwood.
    Trovò conforto nel fatto che in punizione –qualunque essa fosse stata- non sarebbe stata sola, anzi, avrebbe potuto ampliare la sua conoscenza di Erica e Link, e oltretutto sarebbe stata lontana ed in pace per un valido motivo dal suo personale incubo che per giunta era in camerata con lei.
    "Torniamo?" Con un cenno del capo rivolto alle due compagne indicò la delegazione della sua scuola. Ora che avevano vinto una bella punizione in compagnia, poteva rientrare nei ranghi.
  6. .
    Non era convincente Helena: se davvero Alanys si stava dando troppa importanza, allora lei non avrebbe dovuto essere lì a dedicarle il suo tempo. Giusto? Ma questo, Hel, non lo avrebbe mai ammesso.
    L’attesa della Thorn non diede i frutti desiderati, dal momento che aveva superato il limite della Haugen. Aveva trovato i suoi nervi scoperti e a giudicare dalla reazione, senza neanche volerlo, doveva averglieli strappati con forza.
    Gli occhi chiari di Alanys si spalancarono e si specchiarono in quelli di Hel, che si era fatta così tremendamente vicina. Non se lo aspettava e il fatto che non replicò alla sua minaccia ne fu la riprova.
    "Non dovresti prendertela così. Non era mia inten... Rimettila al suo posto. Ok?"Aveva abbozzato, o almeno aveva cominciato con quelle parole, ma nel rispecchiarsi nella foto tra le mani di Helena che nel frattempo aveva frugato nel suo libro, cambiò rotta.
    Sangue chiama sangue. "È proprio lui." Tagliò corto cercando con uno scatto della mano di riprendere la foto. Helena era infuriata e si stava vendicando a quel modo, era evidente. La carta lucida però le sfuggì da sotto gli occhi, sollevandosi e fluttuando sopra alla sua testa. La fulminò con lo sguardo senza distoglierlo da lei. "Tu sì che ti diverti con poco, ti invidio." La sua provocazione fu un sibilo e prima ancora che potesse dire altro, l’odore di bruciato e le fiamme che cominciavano a ridurre in cenere la foto allarmarono Alanys e la fecero allontanare da Helena per recuperare il piccolo cimelio ormai rovinato. La afferrò tra le dita e spense le fiamme posandola a terra e calpestandola.
    Tolse il piede e constatò i danni: quasi metà era andata in fiamme e del volto del padre non rimaneva che un frammento del suo sorriso. All’improvviso la mente di Alanys si chiuse e senza troppi preavvisi, dopo aver realizzato che la sua bacchetta era nella sua borsa quindi troppo lontana, recuperò la distanza che la divideva da Helena e avventandosi su di lei, fece quello che non avrebbe dovuto fare: perdere il controllo. La spinse con forza, sulle spalle, con entrambe le mani. "Se hai dei problemi, te li devi fare sistemare da uno bravo." Aveva creato di nuovo una distanza che come prima annullò con un altro passo e le era talmente vicina, faccia a faccia, che le sembrava quasi di sentire il suo respiro. Ma forse era solamente quello di un Alanys agitata e arrabbiata, che le rimbombava nelle orecchie infiammate per lo stato di agitazione. "Sei solo una piscolabile e devi imparare a non infastidirmi con i tuoi giochetti. Perché ho anche io un limite, e ci stai andando decisamente troppo vicino." Quella era una minaccia, esattamente.
    Sarebbe bastata una scintilla e quel fuoco che domava a stento sarebbe esploso, bruciandole come il volto del padre che le osservava da terra.


    Edited by bluehole - 12/4/2019, 20:30
  7. .
    Alanys aveva sorriso alla Strange ed aveva annuito. Si era ricordata il suo nome e questo le aveva fatto piacere. Soffriva (in silenzio) il fatto che non riuscisse a legare con qualcuno in quella scuola: erano tutti così pronti a dare fuoco al prossimo che cominciava a temere anche di rivolgere la parola a chicchessia. Un timore che decise di mettere da parte quando udì la voce sussurrata proprio di Erica. Aveva appena cercato di fomentarla? L’idea di avere Helena finalmente in silenzio per il resto della sua vita era così allettante che avrebbe voluto sapere nell’immediato.
    Peccato che la lezione entrò nel vivo e dovette rimandare l’approfondimento di quell’argomento. Lo sguardo desideroso che le aveva riservato però doveva essere stato abbastanza eloquente. Sempre che Erica se ne fosse accorta, tra un sospiro e l’altro, sembrava totalmente assorta e su un altro pianeta.
    In quell’aula aleggiava un’aria di sfida e riluttanza. E quella docente era fin troppo paziente e brava, a detta di Alanys.
    Troppo assorta nell’elaborare ciò che gli altri avevano snocciolato e a cosa poteva equivalere per lei la Divinazione si fece sfuggire l’occasione di dire la sua. Questo almeno l’avrebbe tenuta al sicuro dalla Haugen, non dandole adito in qualche modo di riprenderla con le sue frecciatine, anche se, se solo avesse voluto, avrebbe comunque potuto criticarla per il suo silenzio. Erica doveva essere una persona arguta e le erano piaciuti i suoi modi. Dettagli che Alanys notò in come si pose, nelle movenze e nel linguaggio non verbale. "Chi? Oh…" Presa di sorpresa proprio mentre stava studiando Erica, aveva piegato il capo per studiare i due a turno. "Lui " - soffiò piano proprio mentre Novikov prese la parola - "è androgino… una bellezza insolita." e a quanto pareva ispirava anche ad Helena, quindi tornò in fretta con i suoi occhi su Erica, intervallando attenta sulla docente. "Se proprio dovessi scegliere. Ma immagino che siano solo sogni di gloria, giusto?" Sì, aveva notato anche Alanys che in quella scuola andava di moda l’omosessualità.
    Dopo quello scambio si dedicò alle parole della professoressa, e le sembrò che con una sua affermazione avesse praticamente detto che per chiunque non aveva talenti divinatori di nascita, era inutile stare in quell’aula ad apprendere la materia che stava insegnando. Sperava di aver capito male, perché a lei interessava e non era sicura di possedere questi “poteri” se così vogliamo chiamarli.
    Conosceva i nomi delle quattro linee che aveva sul palmo, perché le era già capitato di avere a che fare un uno di quei ciarlatani di cui si era parlato fino a prima in quell’aula: suo padre. "Dovrebbero essere: cuore, testa, fortuna e vita." Aveva preso parola pur non conoscendo nel dettaglio come dovevano essere lette.
    Attese di essere al di fuori dell’attenzione dei presenti, per rivolgersi ad Erica. "Come fai a conoscere certi incantesimi?" Le chiese, ed era palese che si riferiva a ciò che le aveva detto poco prima, sul riuscire ad infilare una sfera di cristallo in bocca a qualcuno.
    Il pensiero le era rimasto in testa.
  8. .

    Sorrise sorniona alla compagna Erica, senza esternare i suoi reali pensieri, forti di una confusione interiore che le facevano provare strane emozioni. Non le dispiaceva quella ricerca di attenzioni della Hargreeves, come non le dispiaceva in generale la presenza delle due ragazze in quel momento. Si strinse nelle spalle e abbozzò una giustificazione: “Probabilmente le piacciamo parecchio.
    Il vento era gelido e sferzava i loro volti, distubando le orecchie, fino ad insinuarsi tra i capelli.
    Si volse appena, proprio come Erica, per dedicare uno sguardo alla Hargreeves. “Esteticamente inusuale, certo, ma sembra simpatica.” Le uscì quell’apprezzamento, confessato sottovoce alla Strange, prima che la terza si avvicinasse ulteriormente.
    Quella fuga dal Preside stava rendendo il fiato corto anche a lei, questo però non le impedì di ridacchiare sommessamente. Chissà se era una tipa permalosa, Lincoln.
    In tutta onestà, sperava di no.

    A sentire la Strange, i suoi scopi si resero più che palesi e ancora una volta Alanys si trovò a sorridere sommessamente. Era scaltra! Non era tra i suoi principali obbiettivi trovare qualcuno con cui divertirsi, ma poteva essere comodamente un valore aggiunto alla sua permanenza in quella scuola. In più, poteva avere scelta doppia, viste le sue larghe vedute.
    Di questo ancora non ne parlò con le due, comunque. Non se la sentì.
    Si erano finalmente fermate, e con un passo in più di loro, Lincoln si piazzò di fronte, dando loro la schiena. “Anche a me.” Le uscì candidamente quell’ammissione proprio nel momento in cui con lo sguardo seguì la sua sagoma dalla testa ai piedi: saranno stati proprio i capelli che le ricordarono le sfumature dei ghiacci che sbucavano dalla superficie dell’acqua. “Quindi è una cosa normale? Non è vista di mal occhio?” Intendeva l’omosessualità. Lo chiese sottovoce ad Erica, prima di balzare sulla passerella con il primo piede ed avanzare con l’altro lungo la tremolante lastra. Riservò qualche occhiata in giro. Sorrideva in modo ambiguo, quasi stesse vagliando anche lei una possibile preda. Si mosse vicino ad Erica allontanandosi di tanto in tanto ma pur rimanendo alla portata delle sue parole. “Alcuni sembrano così elettrizzati. Pensano di essere venuti in gita scolastica.” cominciò “Chissà cosa gli hanno detto per convincerli.” Ricordò la descrizione infelice che le fece Flinch degli individui che frequentavano Hogwarts e ne riconobbe le peculiarità in alcuni di loro, almeno di primo acchito.
    Benvenuti a Durmstrang.” Si soffermò con lo sguardo dopo quelle parole, in particolare su un paio di ragazzi. “Per qualsiasi cosa potete chiedere a noi: più che altro per le attività post-lezione. Saremo felici di aiutarvi.” Sul come e sul tipo di attività non entrò nel merito.
    Esternazioni che giunsero al momento più adatto, ovvero quando i due docenti notarono la loro presenza, richiamati dall’applauso di Erica, e posarono gli occhi sul gruppetto. Mostrò loro la perfetta fila di denti in un sorriso da definire tattico.
    Avanzò poi sulle assi della nave fino a ritrovarsi affiancata alle due compagne. Ormai il giro di ricognizione doveva essere terminato per tutte e tre, difatti si trovò a rispondere ad Erica ed alle sue osservazioni. Immaginare tutte quelle ragazze preoccupate per una possibile svolta nella sessualità dei fidanzati la fece trillare in una infima risata. “Vorrà dire che ne scoppieranno un po’.
    Durmstrang dopotutto, oltre che il corpo e la mente, tempra anche i legami. Verranno fuori quelli reali e quelli effimeri.
    ” Il suo sembrò un presagio, soprattutto se si faceva caso allo sguardo che scambiò con Erica e successivamente, con Lincoln. “Trovato niente di interessante?” Chiese proprio a quest’ultima, dedicandole un’affabile sorriso.

    Ruolo disturbatrice, insieme ad Erica e Lincoln (con cui ha interagito).
    Sulla nave Alanys ha squadrato un po’ tutti quanti, ma in particolare modo soffermata (e a cui, sottointeso, ha riservato il benvenuto) su quelli che l’hanno colpita di più: Ironside", Nessie e Youth.
  9. .
    L’attimo in cui la gazzella si rende conto di essere stata vista dalla leonessa, è anche l’attimo esatto che deciderà la sua sorte.
    Alanys avrebbe voluto correre via proprio come una gazzella, ma capì immediatamente che la cosa non era possibile per ovvie ragioni. Si sentiva incastrata in un angolo e non aveva idea di come uscirne. Se fosse stato qualcun altro avrebbe sbattuto le ciglia, fatto qualche moina e detto qualcosa di carino e gentile, e si sarebbe tolta dai guai, ma con Helena non funzionava.
    Doveva capire cosa era meglio fare: se darle corda o incassare.
    Rimase in silenzio senza però distogliere lo sguardo. Fissava Helena come si fa con il proprio predatore per cercare di capire quando e come avrebbe attaccato, se non altro per limitare i danni.
    Lasciò gli stivali e si accovacciò per terra fino a sedersi: questo significava che aveva deciso di incassare, subire, almeno fino a che avrebbe resistito. Assottigliò le labbra, deglutì quel nodo che le si era formato in gola e pensò intensamente che le sarebbe piaciuto più di ogni altra cosa se quello fosse stato uno scherzo. Invece no. Eccole lì.
    Incassò diversi colpi: il suo nome pronunciato con quella fastidiosa enfasi, le prese in giro – forse Helena non sapeva quanto gli argomenti sessualità, sentimenti e sincerità fossero ostici per la mora o al contrario sì, e lo aveva fatto di proposito – fino al tocco provocatorio che la fece irrigidire come una statua di marmo ma al tempo stesso scuotere interiormente come una tempesta. “Fidati, Hell: se avessi avuto scelta piuttosto che trovarmi qui mi sarei proposta come cavia per arti oscure.” Ma in quel posto aveva imparato ben presto che il non avere scelta era una cosa normale se non volevi cacciarti nei guai. Cosa che non importava alla ragazza che aveva di fronte e per questo la invidiava.
    Quella vicinanza la preoccupava e la faceva sentire insicura e in pericolo.
    Fulminò con lo sguardo Helena per l’ennesimo colpo ricevuto e anche quella volta si sentì di difendersi. “Tanto lo so che lo faresti anche se non fosse la verità, per il semplice gusto di rendermi la vita un inferno.” Lo fece anche per darle prova che sapeva essere sincera, se voleva, ma anche per capire dalla reazione della ragazza se le sue preoccupazioni fossero fondate.
    Si sporse verso la sua borsa che veniva presa da Helena nel tentativo di riprenderla senza però riuscirci. Non voleva che rovistasse tra le sue cose: non tanto perché ci tenesse qualcosa di scomodo o che doveva nascondere, ma perché erano le sue cose. Per un senso di gelosia ed appartenenza. “Tu e le buone maniere non vi conoscete proprio eh? Eppure dovresti sapere come si comporta una brava signorina, tu, che hai avuto una famiglia normale.” Questo sfogo le uscì senza freni, mentre la osservava frugare tra i suoi oggetti personali: avrebbe trovato il suo borsello con davvero pochi galeoni all’interno, la sua bacchetta, una spazzola per capelli, il suo portafortuna ovvero un’ampolla incantata ed infrangibile contenente l’acqua del suo amato mare, il libro di Divinazione con all’interno una foto (di Alanys quando aveva circa sette anni insieme a suo padre ritratti su un lago ghiacciato mentre pescavano da un foro creato appositamente sulla superficie), gli orari delle lezioni, un cofanetto con piuma e calamaio ed infine due pergamene piegate su loro stesse (sulla prima era disegnata una mappa dell’Istituto con l’ubicazione delle aule e dei vari locali, e sulla seconda, due indirizzi abitativi: uno dei nonni paterni e l’altro di Flinch).
    La tenne d’occhio e si tenne pronta nel caso in cui avesse dovuto alzarsi e fermarla: sapeva bene Alanys cosa poteva e cosa non doveva assolutamente toccare. “Posso offrirmi di cantarti una ninna nanna ogni sera per aiutarti a dormire. Ricordo che faticavi a prendere sonno… Sono migliorate le cose?” Un po’ per scherno, un po’ per davvero, la mora aveva avanzato quella proposta.
    A quel punto tese la mano in direzione di Helena, facendole capire che rivoleva la sua borsa. Aveva frugato abbastanza.
  10. .
    La vita era dura in quel castello e non per le condizioni in cui doveva resistere Alanys, infatti il freddo ed i pasti contati e scarni erano lo specchio della sua routine precedente all'arrivo in quelle mura, ma per i rapporti con le persone.
    Il più delle volte si trovava a doversi confrontare con muri di carne umana, il ché era sopportabile, poiché in quanto muri non la infastidivano, ma non le permettevano nemmeno di sentire meno pesante l'aria. Il restante delle volte, invece, era come se doveva combattere con serpi avvelenate, pronte a saltarle al collo per morderla: doveva sempre stare con la guardia alzata e i nervi a fior di pelle non le giovavano affatto.
    La notizia le era arrivata quella mattina e aveva dato adito alle voci che che correvano, ovvero che presto sarebbero arrivati degli ospiti e per questo erano stati costretti ad effettuare qualche modifica nelle disposizioni dei letti nelle camerate.
    Alanys aveva con se le sue cose - non molte -, aveva lasciato il suo letto ed aveva appena fatto il suo ingresso in quella che era tre camerate prima della sua. Non trovò stranamente nessuno - tirò un sospiro di sollievo e sistemò i suoi pochi vestiti, le divise ed i libri scolastici. Aveva preso posto in un letto libero poco distante da quella che era un'apertura nel muro - non una vera e propria finestra, troppo piccola per essere definita tale - la cui esatta descrizione poteva tranquillamente essere: uno spiraglio da cui respirare l'aria tagliente del Nord e dare sfogo alla più pura immaginazione.
    Era china su sè stessa, aveva appena terminato di mettere via (nascondere sotto al letto) gli stivali da esterno che un rumore alle sue spalle - qualcuno che entrò - attirò la sua attenzione.
    Prima ancora di voltarsi, pronunciò alcune parole: "Non sono una ladra, mi hanno spostato qui, sai, per via de-" si bloccò, o meglio, le parole le morirono in gola nell'esatto istante in cui i suoi occhi si specchiarono nel riflesso di due lenti scure, a forma di cuore. La Haugen.
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    pTuB17o


    Lasciate qui i vostri messaggi per me.

    Firmato: Alanys Thorn.
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    MEZZA SIRENA






    DATI ANAGRAFICI:

    Nome: Alanys RoseMarion
    Cognome: Thorn
    Data di Nascita: 20/02/2003
    Nato a: Jøa - Norvegia
    Residente a: Fv384, 6570 Smøla, Norvegia
    Stato civile: Nubile












    DATI CREATURA:

    Razza: Mezza Sirena (da: Sirena di Mare)
    Descrizione fisica: Capelli lunghi e mori, con riflessi blu elettrico - particolarità ereditata dalla madre.
    Sopracciglia lunghe e sottili. Occhi di un tenue color celeste.
    Viso ovale, di carnagione chiara tipica caucasica, naso a punta e labbra leggermente carnose.
    Slanciata e dalla massa muscolare definita e magra. Gli arti sono lunghi e snelli, così come le affusolate dita.
    Segni particolari: Capelli (sopra descritti). Tono di voce particolare, caldo e confortevole con il quale riesce ad attirare e mantenere l'attenzione con facilità. Piccola cicatrice dietro l'orecchio destro.





    ALBERO GENEALOGICO:

    Nome e Cognome: Stein Thorn
    Grado di parentela: Nonno paterno

    Nome e Cognome: RoseMarion Andreassen
    Grado di parentela: Nonna paterna

    Nome e Cognome: Alek Urricane Thorn
    Grado di parentela: Padre

    Nome e Cognome: Selene
    Grado di parentela: Madre









    Edited by .Ezekiel. - 13/9/2019, 17:06
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    La metafora corretta per descrivere più verosimilmente possibile la vita di Alanys, era associarla ad un puzzle: uno di quelli da almeno 15.000 pezzi. All’inizio ogni avvenimento era stato di difficile interpretazione, proprio come quei piccoli tasselli ad incastro fatti di cartone pressato e colorato, tanti, troppi per capire sin da subito il risultato finale e proprio come un gioco, la mezza creatura l’aveva vissuta, almeno sino a quando le linee e le prime forme avevano cominciato ad avere un senso comprensibile: un senso che l’aveva inorridita, raggelata, trasformata completamente fino a somigliare sempre più a quello stesso risultato finale.
    Un concetto che si ripeteva continuamente come un mantra, era che avrebbe tranquillamente potuto approfittare del dolore causato dall’uomo che l’aveva generata per non farsi mai più scalfire da qualsiasi altra delusione. Dopotutto, era convinta che nessun’altra a venire sarebbe stata peggiore di ciò che aveva già vissuto ed essere usata per il raggiungimento di scopi altrui era divenuta quasi la normalità e se mai le fosse capitato altro, probabilmente, ne sarebbe stata terrorizzata.
    Ed ecco perché Flinch aveva assunto, per assurdo, una figura dal calibro del padre e – per quanto poteva essere tetro il disegno finale – Alanys lo vedeva come un elemento importante della sua esistenza proprio perché in alcuni atteggiamenti le ricordava Urricane, ma non era lo stesso uomo. Difficile da comprendere come concetto, del tutto illogico, eppure la presenza di quel ragazzo la riportava nella sua personalissima bolla di normalità in cui era cresciuta, se così si poteva definire, senza provocare sensazioni negative verso di lui ogni volta che ne incrociava le iridi verdeggianti.
    Il sorriso appuntito del mago accese quello di Alanys, che trovato approdo sulla sedia accanto al tomo celato, aveva lasciato spazio ai convenevoli. Sentire parlare di Hogwarts la divertiva: sembrava totalmente diversa da Durmstrang e solleticava la sua curiosità. La scuola nordica era per caratteri temprati e spesso Alanys aveva la sensazione che il suo non lo fosse abbastanza.
    "Affascinanti incontri." Fece eco, ed indagò il volto del mago per alcuni istanti, come a volergli far capire che non poteva lasciar morire certi argomenti dopo aver dato loro aggettivi che preannunciavano un interessante approfondimento. Ma non era neanche tipo da insistere e far sbottonare il proprio interlocutore a tutti i costi, quindi lasciò il proprio sorriso arcuare le labbra e con un battito di ciglia lasciò dissolvere la sua curiosità.
    Annuì franca, sentendo nuovamente ed improvvisamente la pesantezza dei mesi passati a studiare, sulle sue spalle e sulle sue braccia, fin lungo alle dita con cui nervosamente aveva tenuto serrata la bacchetta in tutte le sue infinite esercitazioni. "Lo sono." Ammise quasi telegrafica.
    "Perché sono riuscita a superare le prove per recuperare gli anni persi: ricordi gli infiniti fine settimana sui libri e ad agitare la bacchetta? Sono serviti! Sono stata ammessa al quinto anno.
    Sarebbe stato difficile - per la strana aria che aleggia all'interno dell'Istituto, ostica direi, così come il rapporto con i docenti - ma sento che ho perso la possibilità di crescere insieme a ragazzi della mia età e creare legami. Sto cercando di convincermi che ho tempo anche per questo, perché ora quello che importa è che ce l’abbiamo fatta!
    " Si sciolse infine, sciolinando la confessione e tirando in mezzo anche lui con quel noi. Le palpebre si chiusero lentamente per qualche secondo sugli occhi, come a volerli riposare e a scacciare la fatica. Sospirò e li riaprì per tornare ad osservare il mago dal profilo affilato. "Perciò questa tisana è più che meritata e giustificata." Gelosamente, con un gesto la avvicinò alle labbra, la inclinò nascondendo parte del viso lì dietro e bevve un lungo sorso. "E anche un buon pranzo." Candidamente e anche piuttosto apertamente, si trovò ad annuire alla domanda di Flinch, mentre nella sua testa sfilava il largo sorriso di Helena. Non solo era stata dura dover studiare in ogni attimo libero della sua giornata scolastica, ma aveva avuto anche a che fare con – uno in particolare – soggetti di dubbia simpatia e metodi.
    "Rivedresti il tuo giudizio sugli studenti di Hogwarts se ti dicessi che mi sentirei persino di scommettere l’anima sul fatto che non esistono soggetti così problematici in nessun altra scuola?" La sua espressione si era accigliata e aveva cercato nei riflessi di Flinch una qualsiasi sorta di rassicurazione. "In modo particolare, ho qualche problema con una ragazza. Credo mi abbia preso di mira." Quasi afflitta, Alanys, aveva terminato la sua tisana. Forse le sarebbe servita più una alla valeriana, o alla camomilla.
    Certi pensieri avevano il potere di tenderla come corde di un violino. Così come sentire il nome di Odino e Loki. "Urricane li venerava, quasi." Con una non celata punta di ironia e lieve disprezzo ricordò il padre e non perse l’occasione di studiare la reazione e l’espressione di Flinch. Chissà se aveva avuto modo di vederlo, se erano rimasti in contatto in qualche modo. Per quanto la riguardava, cercava in tutti i modi di evitarlo: manteneva nello stretto necessario i rapporti con quell’uomo.
    Appoggiò la tazza, che aveva torturato con le dita per tutto quel tempo, sul tavolo e agguantò il menù, che aprì e fece scivolare sul legno liscio per farlo finire di fronte a Flinch. Aveva pensato bene che se avesse riempito almeno un po’ lo stomaco, sarebbe stata anche più in pace con tutti quegli ispidi argomenti. Indicò l’Hardfiskur - "Era di questo che ti parlavo, ricordi? E’ fenomenale." Almeno lo era per chi, come lei, adorava il pesce come alimento. E anche questa, probabilmente, era una particolarità ereditata dalla madre. "Che ne dici se ordiniamo, e nell’attesa mi dici se conosci dei buoni metodi, ma soprattutto efficaci, per uscire dagli obbiettivi di una bulla?" Per non parlare dell’altro problema, che sentiva quasi pulsare sotto il suo cappotto, proprio lì, accanto a lei.
    Ogni cosa a suo tempo.
  14. .
    La figura di Alanys si era palesata all’ingresso dell’aula in perfetto orario. "Buongiorno. Alanys Thorn. V anno." Si era presentata, melliflua e con l’accenno di un sorriso, per poi raggiungere uno dei tavoli rotondi a cui era già appostata la Strange, una ragazza bruna che le era capitato di vedere ad alcune lezioni, ma non aveva avuto mai modo di farne una più approfondita conoscenza.
    Non appena aveva saputo di quella lezione la sua curiosità era stata solleticata in modo irrefrenabile. Sapeva che non era propriamente apprezzata da tutti e questo, forse, la rendeva ancora più interessante ai suoi occhi. Credeva che non era compresa, capita, e che con qualcuno degno di coinvolgere nel modo adeguato chi si trovava di fronte a quella materia, anche la visione d’insieme di quella branca della magia, sarebbe cambiata.
    Affiancata la bruna, sarebbe stata pronta a salutarla – era così assorta nei suoi pensieri che aveva quasi il timore di spaventarla - e a cercare d’intrattenere un breve dialogo almeno finché la lezione non fosse entrata nel vivo, se non fosse stata presa in contropiede da un inaspettato brivido che percorse la sua schiena, insieme ad un tremendo presentimento: aveva appena udito un fastidioso rumore che nella sua mente era tanto simile ad uno stridio di unghie sulla lavagna, oppure alla punta della forchetta che scavava il piatto. Più semplicemente, invece, era la voce della Haugen. Si disse che se si fosse ammutolita e avesse assunto la posa plastica ed immobile di una statua, sarebbe stata come invisibile ai suoi occhi. Un tentativo che presto avrebbe capito non era altro che pura illusione poiché automaticamente si era voltata ed aveva incrociato lo sguardo di quel satanasso infernale – nel senso dispregiativo del termine. Con uno scatto tornò con gli occhi incatenati sulla Garcìa, e s’impose di non distoglierlo più da quel momento. Le parole anche perentorie e severe della docente però non sortirono l’effetto desiderato, perché nella mente della mora c’era ancora il volto ossuto di Helena, immagine fomentata dalla sua voce che aleggiò nuovamente nell’aria.
    Se non altro non si era rivolta a lei. Non ancora, almeno.
    Non poté fare a meno di abbassare la guardia e di pensare che doveva essere una stolta e che, come suo solito, doveva per forza di cose sfidare le autorità. "Spero che la sfera di cristallo gliela infili in bocca." Soffiò talmente piano quelle parole, che solo Erika avrebbe potuto sentirla.
    Tronfia di quell’audace pensiero e convinta di aver ripreso sicurezza di sé, arricciò un angolo delle labbra e osservò la docente di schiena. Chissà come avrebbe reagito. Alanys sperò con tutta sé stessa che il suo augurio fosse divenuto realtà.
  15. .
    Il preavviso era poco, ma il gufo arrivò comunque alla casella di Flinch. Portava un breve messaggio dal Nord.
    CITAZIONE
    Ciao Flinch, sono Alanys.
    Questo fine settimana sono di libera uscita.
    Se ti va ci possiamo incontrare al Drakkar per orario di pranzo, 12:30, minuto più, minuto meno.
    Fanno il Hardfiskur più buono di tutta la regione.
    Se riesci, mi troverai lì.
    Buona giornata.
16 replies since 18/2/2019
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