Posts written by Roxy.

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    Le parole di Asher le mandarono il sangue al cervello, per l'ennesima volta. Una parte di lei considerava di doversi controllare: non tanto per l'ambiente in cui si trovava, quanto per il fatto che se si fosse lasciata guidare unicamente dalla rabbia e dall'esasperazione avrebbe ottenuto il medesimo risultato a cui avrebbe potuto aspirare allontanando il ragazzo con uno spintone e lasciando che proseguisse per il suo cammino di auto-distruzione. Tanto valeva che se ne andasse, se tutto quello che sapeva fare era aggredirlo in risposta ad ogni stronzata che sentiva uscire dalla sua bocca. Il fatto era che ascoltarlo senza dare di matto le risultava davvero difficile: il fatto che fossero passati mesi da quando avevano rotto non migliorava le cose, quel tempo non era servito a placarla permettendole di affrontare la situazione in modo diverso. Roxy non aveva mai saputo affrontare le emergenze in modo pacato, calmo, razionale e non aggressivo. Si trattava di qualcosa che andava ben oltre le sue capacità.. e doveva ammettere che il suo modo brutale di gestire i problemi le era sempre parso abbastanza efficace, almeno sul breve termine.
    Non dirmi che sto esagerando, cazzo.. non lo sopporto.
    Aveva sentito quelle parole uscire dalla bocca di sua sorella un'infinità di volte. Ogni volta che il fidanzato di merda di turno le metteva le mani addosso la reazione di Steph alla furia della sorella era un "stai esagerando", solo quando ci andavano davvero pesante accettava che Roxy risolvesse le cose a modo proprio, senza però mai ammettere che la sorella minore aveva avuto ragione sin dall'inizio. Con il Puckett la situazione era spaventosamente simile: anche per lui l'espulsione da Hogwarts evidentemente era una faccenda di poco conto e solo una volta che si fosse trovato a fare i conti con le conseguenze avrebbe capito che quello era stato l'inizio della fine.
    Tu non ti rendi conto di cosa significa tutto questo per te, non è vero?
    Imprecò a mezza voce, assalendo la sigaretta come se la sua rabbia avesse bisogno di ulteriore carburante, fuoco per poter divampare meglio. No, non vi era affatto quella necessità. Ma se non si fosse sfogata nel semplice atto di fumare, probabilmente la Jackson avrebbe ripreso a gridare. E invece no, ok.. niente urla, ma forse era necessario spiegare ad Asher come stavano effettivamente le cose, mostrargli ciò che agli occhi dell'americana era assolutamente evidente.
    Tornerai nel tuo fottuto appartamento, se ne hai ancora uno.. altrimenti da tua madre. e forse era evidente il sottointeso per cui quell'opzione per Roxy era anche peggiore In ogni caso, la tua vita diventerà un alternarsi di fasi in cui sei fatto e fasi in cui fai di tutto per procurarti i soldi necessari a comprare la roba.
    La previsione che gli stava illustrando era cruda e lapidaria, ma dannatamente lucida. La Jackson aveva visto un'infinita di ragazzi intraprendere quel percorso - era stata proprio lei ad accompagnarli in quella discesa agli Inferi - ed era certa che non vi fosse alcuna alternativa oltre alla disintossicazione. O riuscivi ad uscirne o ci rimanevi dentro con tutte le scarpe e la droga diventava il centro nevralgico della tua esistenza, tutto il resto finiva con il trasformarsi in semplice rumore di fondo. Uscirne non era facile, questo ovviamente il Puckett non sapeva bene.. tanto che lui stesso era la prova che non ci si poteva mai dire del tutto liberi da quella merda. Un tossico non smetteva mai di essere un tossico. E lei era stata davvero stupida a non tenerne conto.
    Me ne sbatto, Ash. Non mi serve questo lavoro del cazzo, la ragione principale per cui sono ancora qui sei tu, coglione.
    Vomitò quella verità senza stare a pensarci troppo. Si rese conto di quanto fosse onesta nella sua semplicità solo quando fu la sua stessa voce a renderla tale. Fino a quel momento, nella sua testa, Roxy si era raccontata che il motivo principale per cui restava ad Hogwarts aveva a che fare con l'avere una professione di copertura e con la possibilità di tenere d'occhio lo spaccio di droghe leggere tra i ragazzini del castello. Ma per quanto riguardava quella piccola fetta del loro mercato, Brandy poteva gestire tutto da sola senza problemi.. ed era ormai evidente che per la Jackson sarebbe stato più indicato un altro tipo di professione che rendesse credibili le continue entrate economiche in casa sua. Magari un locale in cui riciclare il denaro della roba, qualcosa che ripulisse alla perfezione i suoi guadagni. Già, Roxy era ancora lì a pulire i pavimenti per un'unica ragione: stare vicina ad Asher. Quanto era patetico tutto ciò? Patetico e ormai anche piuttosto inutile.
    Non è mai stato tuo padre.. il genitore a cui rischi di assomigliare.
    Quel commento suonò particolarmente sferzante, in parte sicuramente in conseguenza del bisogno di compensare al sentimentalismo delle parole appena pronunciate. La ragazza di Harlem non poteva fare a meno di provare un bruciante rancore nei confronti della madre di Asher, di quella donna che continuava a confermarsi come una presenza tossica nella vita di suo figlio. Sapeva che anche lei era una vittima, eppure non riusciva a perdonarle l'incapacità di rappresentare un punto fermo nella vita del Grifondoro, qualcuno su cui contare e da cui sentirsi realmente amato. Naturalmente Roxy si rendeva perfettamente conto di quanto fosse ipocrita da parte sua dare giudizi morali sulla gente: difatti non era interessata a giudicare quella donna, semplicemente si limitava a nutrire astio nei suoi confronti.
    Se io ti mancassi davvero faresti qualcosa per uscirne.
    Una mossa penosa e disperata. Erano parole quasi infantili da pronunciare, eppure Roxy non poteva negare a sé stessa di crederci davvero. Sapeva che la questione non era così semplice, ma una parte di lei trovava insopportabile il pensiero che Ash non volesse fare nemmeno un tentativo, che per quest'ultimo la propria vita e il loro legame non contasse nulla rispetto alla sua devozione alle sostanze da cui si era lasciato irretire.
    Un tossico non smetteva mai di essere un tossico, ma poteva diventare un tossico che non si drogava. Che si impegnava a non farlo. Che poi un giorno ci sarebbe probabilmente ricaduto - e per questo restava un tossicodipendente per definizione - ma che ogni volta avrebbe fatto di tutto per venirne fuori. Questo era il miglior possibile epilogo per una persona con una dipendenza di quel tipo: una battaglia continua, per tutta la vita. Ma non era comunque meglio della resa?
    So che non è facile, ma non prendi neanche in considerazione l'idea di provarci.
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    Non si aspettava niente di diverso dal tono scherzoso con cui Asher reagì alle sue parole. Ormai aveva capito che il ragazzo aveva deciso di gestire così le loro conversazioni: se non era l'astinenza a prevalere generando irritazione e rabbia com'era successo quell'Estate, allora l'approccio di Asher era scanzonato e leggero. Peccato che tutto ciò risultasse tanto ostentato da rivelarsi "finto", costruito, un involucro privo di un reale contenuto. Il risultato era disturbante per Roxy: distorceva la realtà, rendeva ogni loro confronto una messa in scena priva di spontaneità, un teatrino a cui lei avrebbe rinunciato volentieri, ma all'interno del quale veniva inevitabilmente coinvolta.
    Mpf.. risparmiamelo.
    Lo ammonì dunque in modo brusco, decisa a stroncare sul nascere le ruffianate dell'altro, complimenti o dolcezze che un tempo avevano significato qualcosa - molto più di quanto fosse stata disposta ad ammettere all'epoca - ma che ora non valevano più nulla perché contaminate dall'unica vera ossessione verso cui il Puckett era costantemente proteso. La Jackson non riusciva a tollerare che lui macchiasse in quel modo quello che un tempo era stato un approccio spontaneo, un modo di porsi nei suoi confronti che l'aveva messa in imbarazzo, magari anche fatto roteare gli occhi in alcune occasioni, ma che infondo l'aveva sinceramente intenerita. Era doloroso, oltre che terribilmente irritante. Roxy decise comunque di lasciar perdere, non avrebbe sollevato alcuna discussione in merito.. soprattutto visto il peso della notizia che lui le aveva appena confermato.
    Ma che stronzata..
    La sua indignazione vibrò nell'aria. Così Hogwarts ora sbatteva la porta in faccia ad Asher Puckett? Per quanto Ash la definisse come tale, quella scuola non era mai stata un circolo di damerini ma anzi un ambiente piuttosto eterogeneo. Le porte di quel castello si erano aperte anche per ragazzi come lei, Frankie, Brandy.. adolescenti bollati come problematici, che avevano un trascorso all'insegna dell'illegalità e magari si erano fatti anche un soggiorno più o meno lungo in riformatorio. In confronto a loro, Asher era un bravo ragazzo: aveva sempre danneggiato deliberatamente solo sé stesso, non era un pericolo per il prossimo, piuttosto una potenziale vittima per chiunque volesse approfittarne.
    I tuoi voti non c'entrano. Non ti vogliono più perché hai scritto "tossico" sulla fronte.
    Faceva il finto scemo, ma Roxy era certa che il Grifondoro fosse sufficientemente consapevole dello stato delle cose. Magari avevano usato il suo rendimento scolastico come scusa, ma nessuno studente era mai stato sbattuto fuori perché non studiava abbastanza, difatti Hogwarts era piena di ripetenti che frequentavano ben oltre il normale termine di permanenza tra quelle mura. Magari Asher si presentava poco a lezione, ma era più probabile che il vero problema fosse che, quando si faceva vedere, il suo aspetto ed il suo stato fossero considerati impresentabili per chi assisteva allo scempio che quel coglione stava facendo di sé stesso. Roxy si appoggiò al davanzale interno, posando il capo contro la vetrata e frugandosi in tasca alla ricerca del pacchetto di sigarette. Fumava sempre quando era nervosa e in quel momento era ben lontana dal porsi il problema del luogo in cui si trovava.
    Non posso credere che lo stiano facendo. Si sono bevuti il cervello?! Un tempo le cose sarebbero andate diversamente..
    Ne era convinta. Alcuni presidi avrebbero agito diversamente, alcuni inseganti si sarebbero schierati impedendo che venisse preso un simile provvedimento. Avrebbero provato ad aiutare quello studente alla deriva, ad offrirgli il loro supporto sotto ogni punto di vista, cazzo.. forse avrebbero persino provato a farlo disintossicare tra le mura del castello. Ormai era fottutamente chiaro che a nessuno importasse più niente di persone come Asher Puckett.
    Ti rendi conto che parli proprio come un tossico che ha perso il senso della realtà, mh?! sbraitò in modo del tutto improvviso, facendo quasi cadere a terra l'accendino e recuperandolo al volo in extremis, per poi rivolgere all'altro un'occhiata di fuoco Tu non smetti quando vuoi, non funziona così.
    Si accese la sigaretta e aspirò, trattenendo il fumo dentro di sé e poi rigettandolo fuori con stizza. In quel momento il pensiero che avrebbero potuto ammonirla per questo, convocarla in presidenza o chissà che altro, le attraversò la mente, ma Roxy se lo scrollò di dosso picchiettando sulla sigaretta per far cadere la cenere sul pavimento in pietra. Se Asher avesse riattaccato con quella storia del pieno controllo del suo rapporto con la droga, la Jackson sentiva che avrebbe dato di matto. Era dai tempi di Harlem che si sorbiva quelle stronzate, persino da prima di accendersi la sua prima sigaretta, di pomiciare per la prima volta, di bere la sua prima fottuta birra. "Posso smettere quando voglio" era la frase preferita dei tossici nel corso dei primi mesi di dipendenza, ma nel caso di Asher quell'opera di autoconvincimento si stava protraendo così a lungo da risultare ancora più preoccupante.
    Certo che sono incazzata, Cristo! Sono più incazzata del solito..? Beh, questo è il mio "solito" da quando tu hai deciso di mandare a puttane la tua vita!
    Aveva alzato la voce e si era di nuovo guadagnata qualche sguardo allarmato da studenti di passaggio. Non ci fece caso. Sapeva che Asher era troppo immerso nella sua dipendenza per prestare attenzione al suo prossimo, quindi era normale che non si rendesse conto di quanto ciò che stava facendo a sé stesso influisse sullo stato emotivo di Roxy. Era comprensibile che non capisse che, malgrado l'americana avesse posto fine alla loro relazione, questo non l'aveva realmente portata a prendere le distanze da lui. Ma il fatto che la riccia potesse facilmente dare un senso alla mancanza di intuizione da parte di un tossicodipendente, questo non le impediva di incazzarsi ugualmente con lui per quella ragione.
    E ora ci si mette pure la presidenza, mi viene voglia di andare a ribaltare qualche fottuta scrivania!
    Le prudevano le mani. La velocità con cui divorava la sigaretta era sintomatica della concreta possibilità che, da un momento all'altro, la tuttofare potesse marciare come una furia fino all'ufficio della preside e scatenare l'Inferno, sbraitando contro chiunque avesse un minimo di autorità all'interno di quella scuola. Il controllo del giro di Hogsmeade e di diverse zone di Londra le aveva dato alla testa, aver sempre soldi in tasca e ragazzi che agivano per suo conto le aveva messo addosso quell'adrenalina che tanto aveva desiderato e nell'euforia di quel suo nuovo status ogni ostacolo le sembrava pronto per essere abbattuto. Solo gli occhi di Asher, quei due frammenti azzurri così opachi rispetto a come si offrivano al mondo un tempo, la trattennero dal farsi definitivamente licenziare. Asher non aveva più un lavoro, era stato espulso da scuola e probabilmente aveva un letto in cui dormire solo in casa di sua madre, con tutta la tossicità emotiva di cui quel luogo era impregnato.
    Cosa cazzo pensi di fare, ora?
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    Quell'anno scolastico si era mostrato subito differente rispetto a quelli precedentemente trascorsi da Roxy ad Hogwarts in veste di tuttofare. Ed ora, arrivati ormai alla fine di Marzo, quella che a Settembre le era parsa solo un'impressione si era consolidata in una certezza: forse i tempi erano maturi per un cambiamento, anche se la Jackson ancora non avrebbe saputo dire di che natura. Tutto ciò che sapeva era che il castello non era più la seconda casa che aveva sempre rappresentato per lei, forse perché le basi affettive che l'avevano reso tale stavano venendo a mancare, con la fine della sua relazione con Asher come più eloquente dimostrazione di quel mutamento. Per quanto non si sentisse poi molto più matura dei ragazzi che frequentavano quella scuola, le sue esperienze di vita la rendevano in effetti molto distante da quella dimensione protetta e vibrante di promesse future rappresentata da Hogwarts. Si sentiva fuori posto e di certo il lavoro di copertura che aveva continuato a svolgere per tutti quegli anni iniziava a pesarle non poco, ora che non aveva più bisogno di tenersi buoni i servizi sociali, il Ministero, né di arrotondare guadagni che ormai si erano fatti decisamente più cospicui. Tuttavia, pur avvertendo la necessità di un cambiamento, Roxy non riusciva a collocare sé stessa in un contesto diverso, salvo ovviamente quello nel quale portava avanti i suoi affari più remunerativi. Il punto era che, forse, non voleva limitarsi alla strada, alla produzione e allo spaccio di ciò che le permetteva di guadagnarsi da vivere. Voleva anche una realtà parallela, un luogo in cui far coesistere ognuna delle sue nature: la ragazza cresciuta nel mondo babbano e la strega, la criminale e la Roxy più spensierata, che amava il divertimento e la compagnia.
    Mentre si chiedeva se un posto che rispondesse alle sue esigenze esistesse realmente, gli occhi della tuttofare intercettarono una figura familiare, la personificazione di quanto l'idea stessa di assecondare ogni proprio bisogno e desiderio fosse in effetti fottutamente imprudente da parte sua. Il Puckett si trascinava per i corridoi con uno scatolone tra le mani, osservato da ogni singolo studente avesse occasione di assistere al suo passaggio. Un attimo prima di chiedersi cosa stesse effettivamente combinando il Grifondoro - croce della sua vita e della sua carriera lavorativa allo stesso tempo, sintomo di una debolezza che lei mai avrebbe dovuto concedersi - la Jackson si ritrovò a pensare che era come assistere ad una scena tipica di molti film americani, commedie divertenti seppur prevedibili, che le era capitato spesso di guardare con i suoi fratelli e in cui le vicissitudini del protagonista iniziavano spesso con un licenziamento in tronco. Forse un modo in cui le major cinematografiche suggerivano agli spettatori che lo spietato capitalismo statunitense, infondo, poteva offrire spunti per nuove avventure. Stronzate sociali a parte, il fatto che Asher sembrasse davvero un tizio appena licenziato non prometteva nulla di buono.
    E tu non hai ben pochi motivi per andartene in giro con quel sorriso stampato in faccia?
    Coglione. Era l'appellativo che più spesso avrebbe voluto rivolgergli, quello che in effetti gli aveva rivolto più di frequente nel corso dei loro ultimi incontri, decisamente poco recenti se paragonati a quelle che erano state le loro passate abitudini. Ma insomma, come altro avrebbe potuto definire Asher Puckett? Tutto ciò che le veniva in mente era emotivamente troppo ingombrante per poter essere espresso a parole.
    Che significa?
    L'immagine cinematografica che le era balzata in mente non si discostava poi molto dalla realtà. Asher era ben lontano da potersi dire al termine della sua carriera scolastica, ma l'idea di un trasferimento in un'altra scuola non solleticò nemmeno per un momento le ipotesi della ragazza di Harlem. C'era qualcosa di definitivo nella voce del ragazzo, nelle parole che aveva scelto.
    Ti hanno buttato fuori?
    Gli occhi color caffè rimbalzarono dal volto del Puckett allo scatolone ora abbandonato a terra, poi ancora ai due frammenti di cielo che erano le iridi del Grifondoro. Gli occhi, ad un primo impatto, sembravano aver subito in misura minore il metodico massacro a cui Ash aveva sottoposto il suo corpo. Era più magro del solito, il volto scavato e pallido. Le braccia erano coperte, ma sotto la stoffa erano certamente ricoperte di segni che gridavano una desolante verità. Ma uno sguardo più approfondito, quello di chi lo conosceva bene, avrebbe colto quanto anche i suoi occhi si fossero in realtà trasformati. Persino ora, mentre ostentava un tono scherzoso, i suoi occhi erano spenti, privi della luce che li aveva sempre caratterizzati.
    Cristo, Ash... istintivamente, Roxy lo afferrò per un braccio, con l'intenzione di trascinarlo via dagli sguardi curiosi degli altri studenti Non avete un cazzo di meglio da fare?! Pensate ai cazzi vostri!
    Abbaiò quegli ammonimenti forse con troppa aggressività, considerato che probabilmente lei stessa si sarebbe fermata ad assistere trovandosi nella loro posizione. Uno studente che lasciava Hogwarts in quel modo era qualcosa di piuttosto inusuale. Un vero e proprio evento, a conti fatti. Comunque, la Jackson non provò alcun rammarico nel vedere una ragazzina del primo anno sussultare, né un gruppo di studenti del quinto bisbigliare commenti che lei non riuscì a cogliere. Trascinò Asher in disparte, certa che nessuno avrebbe rovistato tra gli averi accumulati nello scatolone, non sotto gli occhi di tutti. La rientranza di una grande finestra offrì loro un rifugio approssimativo e provvisorio. fu a quel punto che Roxy mollò la presa sull'altro, recuperando un po' di distanza tra i loro corpi poiché costretta ad ammettere a sé stessa che il contatto fisico con lui la metteva in difficoltà.
    Si sono accorti che sei andato ben oltre l'Erba Allegra?
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    Era quasi ironico il fatto che Asher le avesse intimato di aprire gli occhi a sua volta. Se c'era una cosa di cui Roxanne Leah Jackson poteva dirsi certa era il fatto di aver sempre tenuto gli occhi aperti. Spalancati. Aveva dovuto imparare da bambina, quando si era resa conto che la vista dei suoi genitori era annebbiata da un idealismo che li rendeva troppo distanti dalla realtà in cui vivevano, dalla consapevolezza che le idee, purtroppo, non si potevano mangiare. Le idee non avrebbero vestito i figli che si ostinavano a mettere al mondo, né l'altruismo e la dedizione al sociale avrebbero permesso loro di dare un futuro ad un gruppo di ragazzini del ghetto. Harlem le aveva insegnato a tenere gli occhi aperti, a guardarsi bene attorno e a non abbassare la mai la guardia: così aveva colto l'opportunità di mettersi in gioco quando i suoi fratelli erano finito al gabbio. Rikers aveva strappato la vita a Joshua e si teneva stretto Leroy, dal momento che lui si dimostrava regolarmente incapace di non dibattersi con la furia di una pantera in gabbia aggravando la sua posizione.
    Roxy non conosceva illusioni, né si raccontava favole. Non l'aveva mai fatto. Sapeva di essere una criminale, di campare sulle dipendenze e l'autolesionismo altrui sfruttando una piaga sociale per assicurarsi il benessere della sua famiglia. E se anche ora aveva superato la linea del semplice sostentamento, se le spese quotidiane non erano più un problema e non lo era nemmeno qualche extra, ciò non significava che lei fosse disposta a fare un passo indietro e aggiustare il tiro. Col cazzo, no. C'era sempre qualcosa per cui continuare: un salone da parrucchiera e estetista tutto per Steph, un college di tutto rispetto per Riley, una vera pensione per i suoi quando sarebbe arrivato il momento - qualcosa di meglio della miseria che avrebbero preso come insegnante e giornalista freelance - qualunque cosa potesse tenere Jay lontano dalla strada.. i progetti non le mancavano mai. E anche i lussi, perché no: un auto nuova, una vacanza da urlo. Tanto ormai, i piedi nel fango li aveva già messi.. no? C'era dentro con tutte le scarpe. Non avrebbe chiesto scusa a nessuno per questo, nemmeno ad Asher. Ma se lui sperava di farle credere di non aver capito qualcosa di sé stessa, di ciò che era e che faceva.. era dannatamente fuori strada. La newyorkese scosse la testa, un'espressione sardonica e risentita ad incurvarle le labbra e animarle gli occhi.
    Proprio così, coglione.. sei un debole. Lo sei sempre stato e cazzo, non so come ho potuto pensare che non ci saresti ricaduto.
    La consapevolezza della propria cattiveria la raggiunse all'istante. Ne avvertì il peso molto prima che Stephanie le lanciasse uno sguardo shockato, incredula nel sentire la sorella pronunciare parole tanto dure. Quanto Roxy tenesse ad Asher era così chiaro che da tempo la sorella maggiore aveva preso a darle il tormento stuzzicandola con la temibile parola con la "A", un assoluto taboo per l'ex Serpeverde. Eppure né lo sguardo dei suoi fratelli né il senso di colpa che si faceva strada in lei bastarono a spingerla a ritrattare, a fare retromarcia. Non era da lei fare un passo indietro, non era così che si era fatta strada nella vita. Non era quello il suo modo di andare avanti.
    Io non ho bisogno di trovare la forza per "non cedere", non ho mai preso in considerazione le vie di fuga!
    La vita, per famiglie come i Jackson e i Puckett, era una merda. Se nascevi sul gradino sbagliato della piramide sociale dovevi fare di tutto per emergere e se non prendevi quella strada in salita, ti aspettava una fottuta discesa verso l'Inferno. Asher aveva preso la discesa: ma Roxy sapeva che, al contrario di lei, il Puckett non aveva avuto il sostegno e l'amore di una famiglia unita, seppure in grande difficoltà. E sapeva anche che chi come lei scalava la piramide, non faceva che appoggiare mani e piedi sulle teste di chi stava scivolando, pur di arrivare più in alto. Era ciò che la Jackson aveva sempre fatto attraverso il commercio di droga: la testa di Asher era stata una delle prime su cui aveva posato una mano per fare leva e poi un piede per darsi lo slancio, così da continuare a salire. Uno dei suoi primi clienti. E dunque.. che importanza poteva avere il fatto che ora lo amasse?
    Quando sarà il momento credo proprio che ci andrò, almeno starò al caldo.
    All'Inferno. Non era mai stata credente, ma sapere che Asher non si sarebbe fatto aiutare da lei perché in effetti Roxy non aveva alcun diritto di aiutarlo era una pena sufficiente per il momento, anche se si trovava ancora nel regno dei vivi. Sapere che amarlo non sarebbe mai bastato a rimediare era un Inferno.
    Sparisci.
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    TANTI AUGURI, CUGINAAA!
    Allora: ho pensato di regalarti la console della PS5 perché, insomma, i soldi uno cosa li fa a fare se non per permettere alla famiglia di aggiornarsi? E niente poi mi sono resa conto che, merda, in Accademia è come ad Hogwarts e non funziona un cazzo di niente. In attesa che il mondo magico si decida a smettere di tirarsela, ti ho preso un po’ di roba per spennellare come piace a te.
    E comunque quando torni a NY da tua madre c’è la PS5 che ti aspetta. Perché sì, ormai l’avevo presa oh.
    Love ya, sis.

    Roxy.
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    Non era quello che intendevo.
    La mano di Asher era arrossata ma lui pareva non farci caso. Si sarebbe di certo guadagnato un'ustione ben peggiore se Roxy non lo avesse respinto, cercando di tutelare la pelle del ragazzo così come la propria, eppure quell'incidente non lo aveva turbato. Gli era scivolato addosso come un evento ignorabile e se il suo corpo pativa il dolore del segno che il calore vi aveva comunque lasciato, il Puckett non lo dava di certo a vedere. Era quasi come se non ne avesse nemmeno una vaga percezione. E probabilmente era proprio così. Ormai incastrato nella rete dell'astinenza, tutto ciò che aveva un valore per lui non era altro che il desiderio, il bisogno di un'altra dose. Niente di cui Roxy, suo malgrado, potesse sorprendersi.
    Il fatto che Asher si fosse messo sulla difensiva nei confronti di sua madre, invece, l'aveva presa un po' in contropiede. Da un tossico smanioso ben oltre i limiti della sofferenza c'era da aspettarsi una buona dose di aggressività, ma in passato la Jackson si era espressa in modi più forti e specifici nei confronti della madre del suo ragazzo, stando attenta a non offenderla ma senza risparmiarsi il suo parere personale. Quella reazione ad un'osservazione tutto sommato vaga fece scattare un campanello d'allarme nella mente dell'americana. Forse Asher era tornato in quella casa da cui si era impegnato così tanto a fuggire?
    Faresti meglio a sciacquarti la bocca quando parli di una famiglia che ti ha sempre accolto e supportato.
    Le parole di Roxy suonarono dure, astiose. Aveva fatto bene a considerare la reazione dell'altro un campanello d'allarme: evidentemente quello era solo l'inizio di tutta la rabbia che il moro si preparava a riversarle contro. Ma non c'era nulla che potesse far imbestialire la ragazza di Harlem più di un'offesa rivolta ai membri della sua famiglia, senza contare che la questione economica aveva sempre rappresentato un tasto sensibile per lei. E probabilmente questo non sarebbe mai cambiato, nemmeno se un giorno fosse arrivata a controllare il traffico di tutta la fottutissima Londra. Il suo tono di voce, sebbene non si fosse alzato, risultava più minaccioso che mai. Sembrava attendere che il ragazzo facesse un altro passo falso, prima di saltargli metaforicamente addosso con tutta la sua furia. Ma le accuse di Asher, suo malgrado, scatenarono in Roxy anche emozioni più difficili da gestire.
    Bravo, ci sei arrivato finalmente. Ti ho mostrato chi sono fin dal primo istante, idiota.
    Una breccia di dolore si era aperta dentro di lei. Aveva davvero messo in guardia il Puckett fin dall'inizio e aveva ribadito la sua natura anche quando quest'ultimo si era avvicinato ulteriormente, nel momento in cui si erano decisi ad ammettere di provare qualcosa l'uno per l'altro. Gli aveva ricordato che la responsabilità del suo primo ricovero in un centro di disintossicazione era da imputare principalmente a lei, aveva sottolineato quanto la sua presenza nella vita dell'inglese fosse stata tossica per molti anni. Aveva ribadito quanto il suo modo di guadagnarsi da vivere fosse immorale e tuttora dannoso per molte persone, un fetta di domanda del mercato che cresceva sempre di più. Ma Asher era ostinato e determinato a vedere qualcosa di buono in quella spacciatrice del ghetto - ad immaginarlo, probabilmente - e forse Roxy, con il tempo, si era un po' abituata ad accettare quella presa di posizione, abbandonandosi a ciò che quel legame sapeva offrirle. Faceva male rendersi conto che la disperazione dovuta all'astinenza lo aveva infine condotto alla verità.
    Ti ho detto mille volte che avresti dovuto odiarmi, ma tu eri troppo impegnato a guardarmi con gli occhi a cuoricino! lo attaccò senza riguardo, determinata a difendersi attraverso ogni mezzo possibile Beh.. buongiorno, raggio di sole, sembra che l'astinenza ti abbia reso incredibilmente lucido.
    Uno strano modo di difendersi, in effetti. Non si stava giustificando, non stava negando la realtà o cercando scuse. Gli stava buttando addosso conferme, ma in qualche modo per Roxy ora quella rappresentava la miglior difesa. Sperava che così facendo le parole dell'altro l'avrebbero scalfita meno.
    Tu dici? Ma io sto benissimo, cazzo. E sai perché? Perché non sono mai stata così stupida da riempirmi il corpo e il cervello di merda.
    Aggredirlo a sua volta non era la strategia migliore, ma era ciò che le ordinava l'istinto. Se lei era una criminale egoista e senza scrupoli, lui era un debole dipendente da sostanze che guidavano ogni sua azione e determinavano ogni aspetto della sua vita. Ad ognuno il suo: erano vere entrambe le cose. Questo rendeva Roxy una carnefice e Asher una vittima, il che determinava in modo chiaro chi dei due avesse effettivamente delle colpe. Di certo non Asher. Ma la Jackson era convinta che comunque quelle parole lo avrebbero ferito.
    Questo è l'unico tipo di aiuto che sono disposta ad offrirti: prendere o lasciare.
    Abbassò nuovamente la voce, immobile e rigida, le braccia strette all'altezza del petto. Era più seria che mai, stava cercando di controllare la rabbia e il dolore per mostrare all'altro quanto la sua offerta fosse categorica. Non c'erano alternative, non era disposta ad alcun tipo di contrattazione. Ma l'arrivo di Jay, richiamato dal volume della loro discussione, privò momentaneamente il Grifondoro della possibilità di replica. Il ragazzino si aggrappò al loro ospite, mentre anche Steph faceva il suo ingresso in cucina, l'espressione più che mai allarmata. Nessuno dei due aveva dimestichezza con la magia involontaria.
    Ma che cazzo fai?! Stai lontano da mia sorella!
    Jay, sebbene fosse ancora minuto e agli albori dello sviluppo, sembrava un furetto impazzito mentre agguantava il Puckett strattonandolo indietro con tutte le sue forze. Come spesso le capitava, Roxy intravide nel fratello minore quel temperamento che, una volta cresciuto, lo avrebbe reso più simile a lei e a Leroy che ad altri membri della famiglia, per sua sfortuna.
    Oh guarda, quei poveracci dei miei fratelli..
    Un colpo sferrato contro Asher al solo scopo di farlo sentire vagamente a disagio nel vedere le sue parole ribadite anche davanti ad altri fratelli Jackson. Ma forse il suo attuale malessere l'avrebbe reso immune all'imbarazzo. Steph, invece, riservò al Grifondoro un'occhiataccia risentita, prima di decidersi a trattenne Jay invitandolo a mollare la presa.
    Datevi tutti una calmata, adesso! ordinò la terzogenita con la sua voce squillante, la più acuta della famiglia, spostando uno sguardo severo su tutti i presenti Credo che sia arrivato il momento di decidere cosa vuoi fare, Asher.
    Malgrado i litigi fra loro fossero decisamente frequenti, Roxy e Steph erano solite reagire con immediatezza quando l'una o l'altra appariva turbata. Era chiaro che sua sorella avesse colto l'inquietudine nello sguardo di Roxy e per questo motivo ora, stringendo le lunghe unghie laccate di smalto contro la stoffa della maglietta di quel piccolo tornado che era suo fratello, stava mettendo Asher di fronte ad una scelta.
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    Aveva ignorato quasi ogni sparata uscita in modo sconnesso dalle labbra di Asher e lo stesso avevano fatto i suoi fratelli, consapevoli di quanto fosse inutile cercare di farlo ragionare in quelle condizioni. Steph sembrava molto preoccupata ma, almeno per il momento, aveva intenzione di farsi da parte e lasciare che la sorella parlasse da sola con il ragazzo schiacciato dall'astinenza. Jay, dal canto suo, era uscito dalla stanza smanettando con lo smartphone che Roxy gli aveva regalato quando i soldi dello spaccio avevano ormai coperto le spese più urgenti: scriveva alla gemella, eterna fonte di saggezza e contraltare al suo carattere più impetuoso, quasi fossero venuti al mondo insieme per bilanciarsi a vicenda.
    Ci mancavano solo queste stronzate sessiste. Non ti si addicono, taci.
    Fu l'unico commento infastidito che Roxy non riuscì a trattenere prima dell'uscita di scena dei fratelli, intercettando così lo sguardo del più piccolo che scuoteva la testa in direzione del Puckett quasi a fargli capire che no, fare riferimenti al ciclo mestruale di una ragazza per lamentarsi del suo atteggiamento non era una buona idea. Era una pessima idea dall'alba dei tempi, ma ovviamente Asher non era in condizione di capirlo, né di captare i segnali dell'altro individuo di sesso maschile che stava abbandonando la stanza. Quando la porta si chiuse alle loro spalle, Roxy si dedicò per un po' ai fornelli cercando di racimolare tracce della sua scarsa pazienza.
    Già, lo sono. E ora tutti sanno che non devono azzardarsi a venderti neanche un po' di Erba Allegra.
    Ash non lo rendeva facile. Mostrarsi paziente di fronte alla sua sordità nei confronti dei messaggi che riceveva dall'esterno era davvero difficile. Veniva voglia di scuoterlo, svegliarlo con un getto d'acqua gelida in faccia, urlargli addosso. Ma niente di tutto questo sarebbe servito, perché non era assonnato o distratto ma in condizioni ben peggiori.
    Non ti hanno ancora licenziato? Hai scritto "tossico" in fronte, quindi è questione di giorni. Ti conviene tenerti da parte i soldi per l'affitto del prossimo mese.
    Così, alla fine, tutto quello che faceva erano provocarlo. Gli dava addosso in modo apparentemente meno rabbioso rispetto ai suoi soliti standard, ma in realtà metteva in ogni attacco la forza di chi voleva ferire. Lo sfidava a reagire di fronte alla sua ammissione di aver chiesto a tutti gli spacciatori che conosceva di tagliarlo fuori, poi gli dava del "tossico" senza mezzi termini, come se lui in quel momento non fosse altro ai suoi occhi. Un tossico che presto sarebbe stato inevitabilmente licenziato e sarebbe finito per strada. Sarebbe stato senz'altro più facile se Asher Puckett fosse stato davvero solo questo per lei.
    Passi spesso da tua madre? Se continui così dovrai tornare a stare da lei.
    Rincarò la dose. Sentirlo alludere agli spiccioli della madre le aveva fatto drizzare le antenne. Era ovvio che sarebbe andato a trovarla ora che non viveva più con lei - era giusto che fosse così - ma quelle sembravano proprie le parole di chi si trovava spesso a passare nella casa in cui era cresciuto. Un ambiente che per Ash si era rivelato più tossico che mai.
    Ti sto già dando una mano.
    Scandì quelle parole con voce tagliente, ignorando il fatto che si fosse alzato in piedi quasi a dimostrarle che sapeva reggersi con le sue forze. Chissà quanto sarebbe durato. Certo che lo stava aiutando e non solo accogliendolo in casa sua quel pomeriggio, ma chiaramente ciò che per la Jackson era "dargli una mano" per quel ragazzo scosso dai brividi dell'astinenza era solo una crudele privazione. Non c'era modo di farlo riflettere al riguardo, che poi era il problema basilare nell'avere a che fare con chiunque avesse una dipendenza. Come cazzo aveva fatto, proprio lei, ad innamorarsi di un tossicodipendente?
    La consapevolezza di quel sentimento la colpì all'improvviso, come un gancio destro in pieno stomaco sferrato sul ring prima del fischio che avrebbe segnato l'inizio dell'incontro. Roxy avvertì l'improvvisa assenza di ossigeno, seguita dalla perdita di equilibrio che la mandò al tappeto. Cercò la forza di rialzarsi mentre l'arbitro conteggiava il tempo che le restava per farlo, ma in un attimo Asher le fu addosso.
    Ma che cazzo fai?!
    La presa del Puckett sui suoi fianchi, il corpo contro il suo, il fiato sul collo. Tutto questo sarebbe bastato a sconvolgerla, a scuotere il suo corpo improvvisamente turbato da un contatto di cui sentiva la mancanza ma che - al contempo - in quel momento trovò fastidioso per la prima volta da quando si conoscevano. Sarebbe bastato anche alla sua psiche, sconvolta nel sapersi sopraffatta da emozioni e sentimenti di cui aveva cercato per molto tempo di controllare l'insorgenza, forse persino di impedirla. Inutilmente. Ma a tutto questo si era aggiunta l'improvvisa consapevolezza del calore che le aveva stimolato la pelle filtrando attraverso la stoffa sottile della maglietta. Respinse il ragazzo con forza, rischiando di farlo cadere a terra e afferrandolo per la maglietta prima che ciò accadesse per spingerlo invece a sedersi nuovamente sulla sedia.
    Vuoi ustionarti la mano o punti a far prendere fuoco ai miei vestiti?
    Gettò un'occhiata rapida alla mano del Puckett cercando di valutarne le condizioni, ma ad una prima impressione non le sembrarono gravi e questo la spinse a puntare nuovamente gli occhi scuri e fiammeggianti di rabbia in quelli del ragazzo.
    Non ti voglio addosso, okay?! Forse non ti è chiaro, ma non puoi più prenderti tanta confidenza.
    Le parve di trattarlo come uno dei tanti viscidi che allungavano le mani anche se lei era stata molto chiara nel far capire che non gradiva. Beh, non proprio: di solito con i soggetti in questione le mani poi le allungava anche lei, con intenzioni ben diverse. Ma il tono era comunque carico di avversione, quasi disgusto, un rifiuto che si faceva più marcato proprio a fronte della nuova consapevolezza circa ciò che provava per lui.
    Ti darò del metadone. Il dosaggio lo faccio io e te lo passo di volta in volta, proviamo a ripulirti alla vecchia maniera. Questo o niente, incazzati pure quanto ti pare.
    Secca, inflessibile. Ci aveva pensato nel momento stesso in cui aveva chiesto che Asher venisse lasciato a secco di qualunque tipo di droga. Non poteva obbligarlo a tornare in riabilitazione, ma poteva pensarci lei sfruttando una forma disintossicazione piuttosto controversa ma che qualche risultato ogni tanto lo dava. Sostituire una dipendenza con un'altra da una sostanza meno dannosa. E poi, progressivamente, arrivare ad abbandonare anche il metadone. Non era un sistema facile da mettere in pratica e controllare, ma era l'unica alternativa che le veniva in mente. In quel momento, poi, le era già difficile non buttarlo direttamente fuori di casa.
    Hai la minima idea di quante cose stai mandando a puttane? Te ne rendi conto o no?!
    La sua nuova vita, la sua indipendenza. Il loro rapporto.
    Cazzo, Ash.. stavi meglio! L'appartamento, il lavoro.. ti stavi facendo una vita lontano dalle stronzate di tua madre!
    Aveva sbagliato ad incoraggiarlo verso quei passi avanti? Forse era stato tutto troppo faticoso, magari avrebbe dovuto convincerlo a limitarsi a finire la scuola dedicandosi un po' di più allo studio. Hogwarts era un ambiente protetto e lì sarebbe stato relativamente al sicuro. Magari Asher si era sentito perso e aveva ceduto di nuovo alla tossica alternativa che Roxy stessa gli aveva mostrato diversi anni prima.
  8. .
    TEeMzFJ
    Forse quando non sei ridotto una merda, Ash.
    Come sempre, Jay andava dritto al punto. Non era sua abitudine girare intorno alle cose e chiaramente al momento era davvero preoccupato per il ragazzo inerme e sudato seduto nella loro cucina. In altre circostanze - se Asher fosse stato male per un'intossicazione alimentare o un virus, per esempio - il piccolo Jackson avrebbe cercato di alleggerire la situazione con qualche battuta stupida del tipo "cazzo, sei persino più bianco del solito", una di quelle uscite che a Roxy ricordavano così tanto Leroy da renderla preda di un acuto attacco di nostalgia. In quel momento però, Leroy era lontano e ancora chiuso tra pareti di cemento più spesse di quelle di qualunque altro tipo di edificio, mentre Jay era solo un ragazzino preoccupato che si trovava a fare i conti con la cruda realtà per l'ennesima volta nel corso della sua giovane vita. Roxy avrebbe voluto risparmiarglielo, ma non c'era mai riuscita.
    Hai un'altra ragazza adesso. E non è il tipo che lascia spazio a nessun altro, dovresti ricordartelo.
    Non aveva potuto risparmiarlo neanche ad Asher, anzi.. in quel caso l'implicazione con il marcio era molto più diretta e lei ne era addirittura responsabile. Era questo a renderla così dura con il Grifondoro, così arrabbiata e ferita, ancor più del fatto che quest'ultimo avesse scelto la droga piuttosto che lei. Quella era la scelta che avrebbe fatto qualunque tossico, dopo aver riprovato l'abbraccio velenoso della dipendenza dopo anni di privazione: la ragazza di Harlem lo sapeva fin troppo bene per prendere la faccenda sul personale. Era vederlo stare male a farla impazzire, vederlo rovinarsi di nuovo con le sue mani e sapere che il via a quella discesa nel gorgo degli Inferi l'aveva dato lei. Non importava che si fosse ripulito la prima volta: ogni volta che Asher ci sarebbe ricascato sarebbe stata sempre colpa di chi per prima gli aveva procurato la sua prima dose. Le mani del Puckett che si allungavano verso di lei, sudate e gelate contro la pelle ambrata, la portarono istintivamente a ritrarsi come se dovesse mettersi in salvo da quel contatto.
    Falla finita. Non saresti in grado di stringere tra le mani neanche un accendino, ora come ora.
    Il bisogno che le dimostrava la infastidiva al punto da farle provare l'istantaneo desiderio di respingerlo e addirittura di cacciarlo fuori da casa sua. Per non vederlo, per non sentirlo. Raramente si era sentita così codarda. Steph posò la schiena contro il frigorifero e incrociò le braccia all'altezza del petto con aria assorta.
    Se mamma lo vede così se la prenderà con te.
    Non c'era nulla della sua consueta petulanza in quell'osservazione, niente che lasciasse presupporre un "non detto" che attribuisse la ragione alla figura materna. Roxy avrebbe anche apprezzato quell'evento più unico che raro, se non fosse stata la prima a ritenere che la madre avrebbe avuto ragione ad attribuirle ogni colpa dello stato pietoso in cui si trovava Asher. La giornalista ancora si rifiutava di accettare i soldi che la figlia guadagnava con lo spaccio, sebbene fosse l'entrata più cospicua dell'intero nucleo familiare, tanto che la ragazza passava sempre i soldi direttamente ai suoi fratelli, risparmiando ai genitori molte spese senza che la signora Jackson potesse opporsi.
    Non torna prima di cena, sta lavorando all'ennesimo articolo di denuncia che nessuno vorrà pubblicare.
    Non era mai stata comunque disposta a capire l'approccio alla vita dei suoi genitori. Per quel che la riguardava, sfornare sei figli e pretendere di inseguire ideali piuttosto che uno stipendio decente era quanto di più stupido un essere umano potesse fare, alla faccia delle lauree che entrambi i coniugi potevano vantare.
    Papà non lo lascerà andare via.
    Roxy sbuffò, incapace di contraddire l'affermazione del fratello minore. Se suo padre avesse visto Asher in quelle condizioni sicuramente avrebbe preteso che rimanesse da loro tutto il tempo necessario alla disintossicazione, cercando di portarla a termine tra le mura domestiche come gli era capitato di fare già con diversi suoi studenti nel corso degli anni.
    Lo so. Lasciate fare a me, ok? Ci penso io. Voi avvisatemi solo se rientrano.
    Okay, torniamo tra un po' a controllare come sta. Steph inarcò un sopracciglio, mostrando un certo scetticismo di fronte alle parole della sorella, ma non disse altro e si limitò a posare una mano sulla spalla del più piccolo per invitarlo a levare le tende. Jay, dal canto suo, lanciò un'ultima occhiata piuttosto amareggiata ad Asher.
    Io chiamo Riley, ha sempre le idee migliori.
    Palesò la sua scarsa convinzione con quelle parole prima di uscire dalla cucina in compagnia di Steph, mentre Roxy si ritrovava a sperare con tutta sé stessa che la ragazzina fosse ancora in biblioteca, il faccino serio immerso nei libri e il cellulare in silenzioso. Pur essendo di gran lunga la più giudiziosa tra i ragazzi Jackson, nemmeno Riley avrebbe avuto una soluzione efficace ed imminente a quel problema: la sindrome d'astinenza doveva fare il suo corso e non si sarebbe mai risolta nel giro di un giorno, non c'erano cervelli brillanti che tenessero in quel caso. Quello che a Riley sarebbe riuscito benissimo, invece, sarebbe stato uscirsene con l'ennesima ramanzina su come la droga fosse il cancro della società e venderla fosse terribilmente meschino.
    Roxy sbuffò di nuovo e si girò verso i fornelli, ignorando momentaneamente il Puckett per preparare la moka e metterla sul fuoco. Il caffè era per lei, ovviamente, perché se proprio doveva gestire quello schifo aveva bisogno di un po' di caffeina in circolo.
    So a cosa stai pensando, ma te lo puoi scordare.
    La richiesta di Asher non era stata esplicita, ma per l'americana era più chiara che mai. La spacciatrice aveva del metadone a disposizione e se Ash avesse seriamente preso in considerazione l'idea di passare a quello come prima tappa del processo di disintossicazione.. Roxy glielo avrebbe dato. Non solo quel giorno, ma per i giorni a venire finché fosse stato necessario, dosandolo personalmente per evitare che diventasse solo l'ennesima sostanza tossica in cui rifugiarsi. Gli avrebbe fornito il metadone senza chiedergli nulla in cambio, a proprie spese, ma non voleva fargli subito quella proposta.
    Perché cazzo credi che ti sia così difficile procurarti una dose in zona?
    Solo a quel punto si girò nuovamente verso il ragazzo. Incontrò il suo sguardo e si sedette su una sedia dall'altro lato del tavolo mentre aspettava che il caffè fosse pronto. Quando parlò di nuovo, la sua voce vibrò con una sfumatura molto vicina alla provocazione.
    Sei un coglione. Mi dici come fai a pagarti l'affitto ora che sei di nuovo dipendente da quella merda?
  9. .
    Aveva immaginato Asher in quelle condizioni un'infinità di volte nel corso delle settimane che li avevano visti distanti. Quella visione era diventata il suo incubo peggiore, soprattutto perché si palesava a lei attraverso immagini estremamente limpide e precise: per una ragazza del ghetto che aveva iniziato a fare da palo per lo spaccio prima di vedere il suo corpo mutare - prima del suo primo ciclo e del primo reggiseno - uno spettacolo del genere non era niente di nuovo. Lo conosceva a memoria, come il copione di un film visto e rivisto infinite volte, come un testo di Beyoncé o Jay-Z. Solo che avere Asher Puckett come protagonista era tutta un'altra storia. E la realtà era addirittura peggio di ogni possibile immagine si fosse mai affacciata nella sua mente. La realtà era sempre la versione peggiore di tutto.
    Oh sì, si vede.
    Un commento sintetico, scarno. Sarcastico. Cosa si aspettava esattamente Ash in risposta ad una stronzata così eclatante? Non era preparata a sentirlo mentire così spudoratamente, malgrado sapesse fin troppo bene che i tossici erano dei fottuti bugiardi. Era ciò che aveva detto allo stesso Asher, durante il loro ultimo incontro degenerato così bruscamente: il ragazzo aveva cercato di mentirle anche in quell'occasione, come fosse convinto di riuscire a fregare la persona che per prima aveva contribuito a renderlo tossicodipendente. Ma ora trovandoselo davanti con quell'aspetto così provato e fragile - distrutto come solo l'astinenza sapeva distruggere un essere umano - Roxy aveva commesso l'errore di aspettarsi un briciolo di sincerità. Non tanto perché sperava che lui scegliesse di non mentirle, ma più che altro perché gli sarebbe bastato un briciolo di autoconsapevolezza per rendersi conto di quanto inutile e deprimente potesse apparire quella bugia. Peccato che i tossici non fossero noti per avere una salda connessione con la realtà. Mentivano senza nemmeno rendersi conto di quanto fosse evidente il loro disperato tentativo di arrampicarsi sugli specchi. La Jackson sospirò, appoggiando il capo coronato da folti ricci contro lo stipite della porta: chiuse gli occhi per un paio di secondi e poi li riaprì, spostandosi dall'uscio per permettere al suo visitatore di passare.
    Vieni dentro, muoviti.
    Non intendeva fargli sconti rispetto alla loro discussione, non sarebbe stata gentile con lui. Ma non era nemmeno in grado di lasciarlo rantolare sul pianerottolo, accasciato sul pavimento freddo e nemmeno troppo pulito, solo e in preda ai sintomi dell'astinenza. Lo precedette lungo il corridoio, diretta verso la cucina.
    Non è una buona idea, amico: ti vomiteresti addosso anche l'anima.
    Jay aveva abbandonato il divano, malgrado i Brooklyn Nets stessero ancora giocando. Squadrava il nuovo arrivato con aria preoccupata e aveva deciso di dire la sua sulla birra e sulla sigaretta che il Puckett aveva richiesto. Per essere un ragazzino che frequentava ancora le scuole medie babbane, Jay conosceva bene i sintomi dell'astinenza: Nick, uno dei suoi migliori amici di sempre, era il motivo per cui Roxy era diventata più reticente all'idea di vendere droga pesante ai minorenni. La riccia stava valutando di alzare di un paio d'anni il suo limite per quella merda, attualmente fissato ai sedici anni. Roba da far fuori una bella fetta di mercato, ma i ragazzini fatti di eroina erano uno spettacolo disturbante anche per lei che aveva la pelle dura. Uno di quei ragazzini, ormai cresciuto, era proprio il Grifondoro che si stava trascinando tremante verso la sua cucina.
    Jay ha ragione, è meglio se ti siedi.
    Senza aspettare risposta gli posò una mano sulla spalla e sfruttò la disparità di energia causata dallo stato fisico del Puckett per forzarlo a piazzarsi su una sedia. Lo osservò per qualche istante senza dire niente. Si era lasciata scivolare addosso il complimento che il ragazzo le aveva rifilato come diversivo, trovandolo più fastidioso che altro. Malgrado sfoggiasse un ostinato distacco, i suoi muscoli erano tesi e lo sguardo restava piantato sulla figura tremante del suo ospite.
    In quel momento, Jay li raggiunse in cucina accompagnato da Steph: la più grande tra le sorelle Jackson teneva tra le mani una coperta, elemento che l'avrebbe resa un'immagine insolita agli occhi di chiunque fosse stato esterno a quella situazione, considerato che non era ancora terminato il mese di Agosto.
    Ecco qui, per i brividi..
    Annunciò, mentre le dita affusolate con le unghie appena smaltate di fucsia posavano la coperta sulle spalle di Asher ricoprendo la figura esile di quest'ultimo. Roxy le lanciò uno sguardo di silenzioso ringraziamento, pur consapevole che non fosse necessario: in quella casa tutti volevano bene ad Ash. Stephanie, dal canto suo, le riservò un'occhiata che forse portava con sé un muto ammonimento, probabilmente un invito ad adottare una maggiore gentilezza verso il Puckett, o magari la richiesta di non rivolgergli domande simili a quella che, ponendo un termine a quella parentesi di silenzio, Roxy si ritrovò invece a pronunciare.
    Allora, perché sei venuto qui? lo osservò dall'alto in basso, senza sedersi Non continuare a prendermi per il culo, perdi il tuo tempo.
  10. .
    Agosto 2021.

    Fortunatamente Hogwarts avrebbe riaperto i battenti nel giro di un paio di settimane. Non che la Jackson bramasse all'idea di tornare ad aggiustare vetri rotti o mettere in ordine rimesse e sgabuzzini solo per poter dire, di fronte a quei fottuti cani da guardia del potere, di avere un lavoro onesto. Ehy auror, Ministero e compagnia bella.. sono diventata una brava ragazza, ho messo la testa a posto! Ora mi spacco la schiena per una miseria, tengo la bocca chiusa e sorrido con gratitudine, una ragazza modello no? Beh, ok.. non era così brava a fingere da poter dire che addirittura "sorridesse di gratitudine", chiunque la conoscesse - e soprattutto chiunque avesse a che fare con lei al castello - sapeva benissimo quando Roxy imprecasse dietro a quel lavoro da sguattera. Ok, recitare e prendere per il culo il potere.. ma a tutto c'era un limite.
    In ogni caso, i motivi principali per cui voleva tornare ad Hogwarts erano due. Il primo era di natura venale: quando Brandy avrebbe avuto finalmente la possibilità di rimettere le mani sui loro clienti di Hogwarts, i loro guadagni sarebbero ripresi a pieno regime. Durante l'Estate gli studenti si disperdevano al di fuori dei confini britannici e per ravvivare le loro vacanze avevano spacciatori del luogo, ovviamente. Stessa cosa si poteva dire degli abitanti di Hogsmeade, quelli di cui era direttamente la Jackson ad occuparsi: con Settembre tutti tornavano all'ovile, sotto le cure premurose delle loro pusher di fiducia.
    L'altro motivo.. di venale non aveva un bel niente. Né di saggio, almeno per ciò che riguardava la sua lucidità e stabilità emotiva. Quel motivo pesava ancora come un diciassettenne, aveva dolci occhi da cocker e pessime abitudini. Non vedeva Asher dal giorno in cui lo aveva beccato fatto, il giorno in cui avevano litigato e si erano sputati addosso un po' di veleno a vicenda. Quando il Grifondoro aveva deciso di voltarle le spalle nonostante il suo ultimatum, nonostante lei gli avesse assicurato che non ci sarebbe stato modo di tornare indietro, la ragazza di Harlem aveva sentito una sorta di detonazione interna all'altezza del petto. Una detonazione un po' decentrata, la cui posizione non lasciava molto spazio alla fantasia. Se fosse stata una drama queen sdolcinata avrebbe potuto affermare che le si era spezzato il cuore. Ma il cuore non le si era spezzato, le era esploso ed ogni detrito e scheggia frutto di quell'esplosione era rimasto in lei, conficcandosi da qualche parte all'interno del suo corpo. Li sentiva nella carne. Le provocavano un fottuto dolore, il che la faceva incazzare non poco.
    La porta!!
    Io sto guardando i Nets!!!
    Le mie unghie si stanno ancora asciugando!!
    Pensa un po' quanto me ne frega dei tuoi cazzo di artigli da strega!
    Probabilmente Jay e Steph sarebbero andati avanti per i successivi dieci minuti e comunque nessuno dei due avrebbe alzato il culo per andare alla porta. Considerato che al momento in casa c'erano solo loro tre, a Roxy parve evidente che non avrebbe avuto il piacere di finire la sigaretta che teneva tra le dita. La spense nel posacenere e rientrò dal balcone della cucina, attraversando il corridoio con la discussione tra i suoi fratelli e i rumori della tv in sottofondo. Quando aprì la porta, tuttavia, ogni suono parve attutirsi, farsi improvvisamente un po' ovattato. Sentì suo fratello esultare - probabilmente i Nets avevano appena portato a casa un punto - ma persino gli ululati che Jay era in grado di produrre per basket le parvero solo un vago rumore di fondo mentre i suoi occhi si muovevano sull'immagine tremante di Asher. Il Puckett era spaventosamente pallido, sudato, gli occhi lucidi e febbricitanti. Il suo corpo nervoso era scosso da un'agitazione che Roxy conosceva fin troppo bene. Astinenza. Evidentemente le precauzioni prese dalla Jackson erano servite a qualcosa. E lei, che aveva atteso il ritorno ad Hogwarts per poterlo controllare meglio, per poter monitorare il ragazzo a distanza e avere così un'idea delle sue condizioni.. beh, adesso si ritrovava a desiderare di non aver mai aperto quella porta. Rivederlo era doloroso, rivederlo in quello stato.. era devastante.
    Stai di merda. commentò, senza giri di parole Meno male che avevi tutto sotto controllo.
    Non poté risparmiarsi quel commento, forse perché riservargli una certa durezza era l'unico modo per proteggersi da quegli occhi carichi di urgenza e di dolore.
  11. .
    Un fottuto incubo. Quello che stava prendendo vita davanti a lei era un incubo, ma i suoi contorni erano così reali che non c'era spazio per potersi illudere che da quell'incubo si sarebbe risvegliata. Forse era piuttosto l'illusione di sapere Asher disintossicato e lontano da ogni pericolo ad essere un sogno, una parentesi onirica ed illusoria, da cui adesso si stava risvegliando. Troppo tardi, senza che alcuna avvisaglia di ciò che stava per capitare le avesse permesso di anticipare in qualche modo quel tracollo. La caduta libera di Asher era evidente, palesata ancor più dalle sue parole.
    Ti ho già detto di non prendermi per il culo, Ash!
    Tra i due il più melodrammatico era sempre stato lui, questo era certo. O forse semplicemente il più sensibile, il più puro. Lei era una stronza dalla scorza dura, poteva essere accusata di questo ma non certo di fare tante scenate per nulla. Era proprio quella falsa leggerezza, quella pretesa di sicurezza e controllo con cui il Puckett affrontava l'argomento a farla incazzare maggiormente, ma non solo. Più di ogni altra cosa, quell'atteggiamento la preoccupava: era un campanello d'allarme più violento che mai, addirittura assordante nella sua irruenza. Il fatto che Asher avesse completamente perso il controllo della situazione era testimoniato proprio dal suo fingere di averlo, dal suo autoconvincersi di una verità così fallace, tanto da rendere il loro scontro quasi assurdo, esasperante.
    Oh no, è evidente che io non so proprio un cazzo! Pensa che idiota, non mi ero resa conto di niente!
    Già. Quell'aspetto la faceva letteralmente impazzire. Nelle ultime settimane, dopo la rottura tra Asher e sua madre, Roxy si era addirittura illusa che la vita del ragazzo avesse preso una piega decisamente più positiva. Aveva creduto al suo entusiasmo per il nuovo appartamento, per quel nuovo inizio che lo vedeva finalmente libero da un ambiente tossico come la casa in cui era cresciuto. Aveva creduto che il Puckett stesse meglio e che quel suo stato fosse destinato a migliore ulteriormente. Quanto poco sapeva delle emozioni che dominavano il suo ragazzo? Ignorava i suoi pensieri più dolorosi e letali, questo era evidente. Una conferma di come lei non ci sapesse fare affatto con le relazioni di coppia, di come non fosse minimamente in grado di stare accanto a qualcuno e prendersene cura. Perché era questo che una relazione comportava, il motivo per cui aveva sempre saputo di non poter lasciare a nessun ragazzo o ragazza uno spazio che era occupato per intero dalla sua famiglia e dai problemi che ogni Jackson portava con sé. Eppure con Asher ci aveva provato, ci aveva provato davvero.
    Certo che non mi fido di te, coglione! Sei un tossico, come potrei fidarmi?! le parole le sfuggirono dalle labbra, violente e aggressive, prive di qualunque filtro Posso credere nelle tue buone intenzioni, nei tuoi tentativi di autoconvincimento.. ma non posso fidarmi della tua dipendenza!
    I tossici ci ricadevano sempre. Non c'era via di scampo di fronte a quella verità: sviluppavano una personalità dipendente e ciò che cambiava in loro era solo l'oggetto della loro dipendenza. Ma la chimica vinceva su tutto, la chimica.. alla fine, si imponeva come unico vero idolo e distruggeva ogni altro concorrente. La droga sarebbe sempre stata il più bramato oggetto di desiderio, niente poteva competere. E non c'erano sentimenti o convinzioni che tenessero.
    Io sto facendo la pazza?! Cristo, ma ti ascolti?
    Affondò le unghie nella pelle bianca dell'altro, in un impeto di disperazione. Una risata amara e priva di ogni traccia di felicità le risalì per la gola, risuonando nel poco spazio che li separava e rendendo quel momento ancora più cupo e straniante. Non sembravano più nemmeno loro. Quando la Jackson se ne rese conto, rilasciò la presa su Asher istantaneamente respingendolo quasi e allontanandolo da sé. L'inglese era ormai totalmente sulla difensiva, negava l'evidenza ai limiti dell'assurdo, si comportava esattamente come tanti, troppi ragazzi prima di lui. Tutti quei ragazzi non erano che vittime di Roxy e di persone lei, martiri sacrificati al loro desiderio di arricchirsi, un pasto perpetuo del loro sciacallaggio.
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    Anche Asher Puckett lo era, non era altro che una sua vittima. Il ragazzo che, più di chiunque altro, la metteva di fronte allo schifo di cui si nutriva ogni giorno. Un senso di nausea la assalì, scuotendola violentemente e privandola di qualunque energia. Lo guardò con occhi carichi di rabbia e di dolore.
    Se ora mi allontani, non provare a cercarmi di nuovo.
    Un ricatto? Un ultimatum? Roxy non avrebbe saputo dirlo. Forse gli stava solo suggerendo che avrebbe fatto meglio a stare alla larga da lei. Che avrebbe dovuto allontanare tutto ciò che c'era di tossico nella sua vita, compresa la ragazza che gli aveva venduto la sua prima dose.
  12. .
    Per un attimo, un momento soltanto, lo sguardo della Jackson si fermò sui resti degli occhiali sparsi a terra, vicino ai suoi piedi. Le lenti erano completamente distrutte ed anche una stanghetta era fuori uso, ormai non erano più gli stessi occhiali da sole che Asher aveva usato fino a quel giorno: a vederli adesso apparivano solo come un oggetto rotto, inutile. E se anche il loro proprietario avesse deciso di riportarli a nuova vita con un incantesimo, non sarebbero comunque più stati gli stessi occhiali per loro due, perché la violenza di Roxy aveva strappato qualcosa a quell'oggetto rendendolo nient'altro che testimone e vittima collaterale di una catastrofe improvvisa e incontrollabile. Per un attimo, la ragazza di Harlem fu colta dal terrore che lo stato di quegli occhiali da sole raccontasse qualcosa del suo rapporto con Asher, così scostò lo sguardo il più velocemente possibile. Tutta quella rabbia. Tutta la rabbia che sentiva e che desiderava riversare contro il suo ragazzo non era altro che la cassa di risonanza delle sue paure: la paura di perderlo, di vederlo svanire piano piano davanti ai suoi occhi, appassire giorno per giorno così come succedeva a tutti i tossici. Una parte di lei avrebbe voluto abbracciarlo e giurargli che non avrebbe mai permesso niente del genere, ma l'istinto su cui l'angoscia faceva maggiore leva era quello di continuare a rovesciare sull'altro l'incontenibile irruenza della sua furia.
    Ma certo! Cazzo sì, hai ragione.. è proprio la mia voce il fottuto problema, adesso! Sai quanto me ne frega di attirare l'attenzione della gente?!
    Come faceva Asher a pensare agli altri in quel momento? Era davvero così o piuttosto era la violenza di quelle urla che si abbattevano contro di lui a risultargli insopportabile? Roxy si rendeva conto di fargli del male. lo stava ferendo e lo sapeva, eppure in quel momento non riusciva a pensare alle possibili conseguenze di ciò, voleva solo scuoterlo per risvegliarlo dal folle incubo a cui aveva ceduto di nuovo, a distanza di anni. Voleva che la gravità di quanto aveva fatto lo investisse completamente, come uno schiaffo in pieno volto, voleva che lui ne fosse più consapevole che mai e che smettesse di nasconderlo a sé stesso. Voleva che anche Asher avesse paura. Perché era la paura a salvarti la vita, a volte.
    Quindi va bene se io mi sfogo e ti racconto i miei problemi, ma non l'inverso?! Ma che cazzo significa?! Io ti ho portato con me a trovare mio fratello al Rikers, sai chi altro avrei mai portato? Nessuno, nessun altro!
    Da quando si erano conosciuti era sempre stata lei la dura ragazza del ghetto, quella che si faceva strada nella vita a spallate, quella che non chiedeva scusa quando voleva prendersi qualcosa, che non permetteva alle difficoltà di sottometterla... eppure alla fine era stata proprio Roxy a cedere e mostrare ad Asher tutte le sue fragilità, condividendole con lui. Si sentiva una stupida ora, nel rendersi conto che il Puckett non aveva scelto di fare lo stesso. L'idea che lui la tagliasse fuori la faceva impazzire.
    Ma ti stai sentendo? Sai benissimo che con quella merda anche un singolo momento di cedimento equivale ad una ricaduta!
    Lo sapevano entrambi. Lui in quanto tossicodipendente e lei in quanto spacciatrice, conoscevano benissimo la fragilità dello stato di disintossicazione: uno passo falso e non potevi più considerarti fuori, non eri più pulito, dovevi ricominciare tutto da capo e riaffrontare tutti gli ostacoli per uscirne, quasi come se non avessi mai smesso. Era quella la più grande fregatura della droga. Era quel particolare che permetteva a persone come Roxy di guadagnare un sacco di soldi, perché infondo ogni pusher sapeva che era molto raro perdere davvero un cliente. Quasi tutti avrebbero fatto ritorno. Quasi tutti ci ricadevano. Era quel perverso legame tra dolore, senso di vuoto e dipendenza che le permetteva di sognare un futuro da regina della droga, di immaginare un giorno in cui nessuno dei suoi fratelli avrebbe più dovuto porsi alcun problema legato al denaro. Era quella la sua "garanzia". La stessa che adesso la faceva sentire annichilita nell'ascoltare le parole di Asher.
    Stronzate!
    Asher mentiva. I tossici mentivano sempre, una delle prime verità che si imparava entrando nel mondo dello spaccio. Mentivano ai loro aguzzini quando avevano bisogno di una dose ma non avevano soldi e cercavano di procurarsela a credito. Mentivano alle persone che amavano. Mentivano a scuola e sul lavoro. E mentivano a sé stessi.
    Ma è successo solo una volta! Una. Non succederà di nuovo! Due. Non è importante.
    Tre bugie. Non era stato difficile contarle con la certezza che lo fossero tutte. Perché Roxy conosceva bene la droga e conosceva bene le debolezze di chi ne faceva uso. Perché lei era la loro carnefice e ciò che stava accadendo ad Asher era un fottuto contrappasso. Quando era successo.. quando Asher Puckett aveva iniziato ad essere così dannatamente importante per lei? Da troppo tempo, molto più di quello che sarebbe stata disposta ad ammettere. E la Jackson non aveva fatto niente per impedirlo.
    Con un gesto rapido, forse inatteso per il Grifondoro, l'americana strinse le mani che l'altro aveva proteso verso di lei. Lo fece con forza e con disperazione, forse fino a fargli male.
    Devi dirmi perché. Perché l'hai fatto?
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    Brandy delineò l'immagine di una stronzetta di prima categoria. Il fatto che la definisse una "principessina" spingeva Roxy a dipingerla nella propria mente come una ragazza per bene, di buona famiglia, non necessariamente ricca ma sicuramente benestante.. il tipo di ragazza cresciuta con una camera tutta per sé, feste ad ogni compleanno, corsi di danza o qualsiasi altro sport i suoi genitori le avessero pagato senza battere ciglio. Una signorina talmente a modo da indignarsi per un po' di roba leggera spacciata tra i corridoi di scuola, venduta a quindicenni come succedeva dall'alba dei tempi senza che per questo fosse in arrivo un Apocalisse imminente. Solo un tipo così avrebbe potuto scaldarsi tanto per la questione, allo stesso modo.. solo una ragazzina tanto ingenua e abituata ad un mondo in tinte pastello e privo di problemi sarebbe stata tanto stupida e avventata da minacciare Brandy.
    Insomma, non è che Brandy avesse per natura un'aria minacciosa. Nel guardarla nessuno avrebbe detto che era un tipo dal pessimo carattere, una dalla quale era meglio guardarsi le spalle, anzi.. la prima impressione era che fosse una ragazza sexy e in gamba, divertente. Tuttavia, bastava pronunciare un paio di parole sbagliate per riuscire a dare una seconda lettura di quel sorriso ammiccante e di quello sguardo furbo, lo sguardo di chi la sapeva lunga. Qualunque idiota l'avesse vista destreggiarsi nel suo lavoro, nella vendita e nella gestione dei clienti, avrebbe capito che con lei c'era poco da scherzare, a meno che lo scherzo non risultasse divertente per la stessa Brandy. E questo era uno dei motivi per cui la sua socia era una delle persone che la Jackson preferiva al mondo. Tutto questo, comunque, rendeva chiara una cosa: la primina era una mocciosa arrogante della peggior specie.. ovvero una stupida. E le persone stupide, in certe circostanze, potevano rivelarsi le più dannose. Per questo motivo la situazione non andava sottovalutata.
    Mh.. quindi la bimba fa sul serio. Beh, è il caso che capisca che noi due facciamo sul serio da quando siamo state sputate fuori in questo fottuto mondo.
    Sbuffò il fumo della sigaretta con evidente irritazione. La rabbia di Brandy aveva trovato all'istante una cassa di risonanza nella ragazza di Harlem: con tutti gli ostacoli che avevano affrontato, con tutta la fatica che stavano facendo per farsi strada in quell'ambiente di merda cercando di scalare la piramide e puntando ai vertici del patriarcato dello spaccio londinese... adesso dovevano pure stare dietro ad una ragazzina che puzzava ancora di latte? Era davvero difficile da digerire.
    Non lo lasceremo, Hogwarts è nostra. annuì con determinazione, prima di spostare lo sguardo sull'amica Se lei ci minaccia, noi dobbiamo alzare il tiro. Non bisogna solo minacciarla, bisogna spaventarla. Deve capire che se dovesse parlare.. si farebbe del male.
    Non aveva mai lavorato in quel modo, ma sapeva che presto o tardi ciò si sarebbe rivelato necessario. Certo, non le piaceva doverlo fare con ragazzini che frequentavano la scuola in cui tutto sommato era cresciuta e aveva collezionato anche bei ricordi, avrebbe senz'altro preferito alzare la voce con altre persone e in altri contesti. Né le piaceva l'idea di dover mandare avanti Brandy senza affiancarla, ma doveva preservare la sua copertura a scuola e la possibilità di non perdere quel lavoro. Doveva anche evitare di esporsi troppo in un contesto così controllato, visto che al secondo arresto sarebbe stata considerata recidiva.. e - considerato che ormai era adulta - non se la sarebbe certo cavata con il riformatorio.
    Fanculo, vorrei rimetterla al suo posto di persona.
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    Una persona intelligente non studia per anni per poi finire a fare un lavoro che sarà per sempre sottopagato.
    Scherzò senza cattiveria, ma con evidente cinismo. Insegnare poteva portarti un discreto guadagno se si trattava di quella che veniva definita "istruzione superiore" oppure se ci si buttava nel privato, ma i professori di Hogwarts sgobbavano tra lezioni da preparare, compiti da correggere e ragazzini a cui stare dietro.. per cosa? Uno stipendio mediocre. Se avesse passato un intero ciclo accademico a studiare per specializzarsi in qualche branca della magia, Roxy si sarebbe come minimo assicurata di puntare su qualcosa che potesse fruttarle un bel po' di soldi. Quindi sì, di sicuro i prof erano colti, magari degli idealisti votati alla trasmissione del sapere, possedevano un intelligenza canonica, ma... poco ma sicuro non si potevano considerare persone furbe. No, davvero. Non la sorprendeva che non stanassero gli studenti sballati, che non si accanissero sulla questione come dei fottuti cani antidroga. Si sarebbe sorpresa del contrario, piuttosto.
    Mh sì.. saremo magnanime e altruiste: Santa Roxy e Santa Brandy... si disegnò un'aureola sulla testa, a mezz'aria, con un'espressione sfacciatamente compiaciuta Custodi del Paradiso dei vostri sogni.
    Paradisi artificiali e anche naturali, quando si trattava di Erba Allegra e altri prodotti per chi aveva gusti "bio". I salutisti, come li definiva ironicamente la Jackson. E se ormai la loro posizione di "patrone dello sballo" era così consolidata ad Hogwarts e ad Hogsmeade, perché avrebbero dovuto tarpare le ali a qualche innocuo studentello che voleva pagarsi da bere vendendo erba ad un paio di amici?
    Purché non alzino il tiro.
    Questo era chiaro, Hogwarts restava territorio delle ragazze del ghetto.


    Pausa sigaretta. Sì insomma, non che per una tuttofare ad Howgwarts ci fosse sempre così tanto da fare.. fortunatamente. I primi tempi era stato peggio, l'avevano messa sotto e fatta faticare come una schiava per il minimo della paga. Ma la sua situazione all'epoca era diversa e probabilmente dietro a quell'approccio c'era quello stronzo del suo responsabile per i lavori socialmente utili, o persino Ramirez.. chissà. Lui e la Rey se la intendevano probabilmente. Ora le cose si erano un po' calmate e nessuno le rifilava lavoro extra e inutile, così aveva più tempo libero e anche la possibilità di concentrarsi meglio sui suoi reali obbiettivi. Per il momento restava ad Hogwarts, quella posizione era un'ottima copertura e l'americana non l'avrebbe mollata finché non se ne fosse trovata una migliore.
    La sigaretta, comunque, le rimase bloccata tra le dita ancora spenta: Brandy era appena apparsa al suo fianco e ora la stava trascinando verso i bagni più vicini.
    Cazzo, tesoro, siamo due donne impegnate ora.
    Ridacchiò. Chiaramente non pensava davvero che Brandy si fosse fatta guidare da una voglia improvvisa (era presa dalla sua rossa come lo era lei da Asher) ma l'evidente nervosismo della socia l'aveva automaticamente spinta a cazzeggiare, così.. per allentare un attimo la tensione prima di ricevere quelle che immaginava si sarebbero rivelate delle brutte notizie.
    E infatti. Pessime notizie. Merda.
    Cristo, fai sul serio? Una del primo?
    Non facevano in tempo a mettere piede al castello che si erano già ambientati ed erano pronti ad alzare la cresta. Ecco cosa succedeva da quando tra i maghi si era diffusa la moda di iniziare la scuola a quindici, sedici anni, passando la preadolescenza a spassarsela lontani da regole e obblighi di alcun tipo. Beati loro eh, la verità era che Roxy li invidiava. Comunque, tra questi primini precoci si sarebbe aspettata di incappare in qualche megalomane che sperava di poter spacciare nel loro territorio.. sapere di avere a che fare con una fottuta spia la faceva incazzare molto di più.
    Sbuffò, appoggiandosi con il fondoschiena al bordo di un lavandino e accendendosi la sua sigaretta senza nemmeno preoccuparsi di aprire la finestra per far girare l'aria. Era concentrata su altro.
    Okay, immagino che tu abbia già provato a minacciare di rimando la mocciosa. Che vuole esattamente? Soldi? O che smettiamo di spacciare per il benessere dei suoi compagni?
  15. .
    La vita era un'autentica presa per il culo. Quando sembrava che le cose fossero pronte ad aggiustarsi per il meglio, saltava fuori altro.. in sostanza un alternativo modo della vita per fotterti senza pietà. Roxy aveva sempre pensato che questo non valesse per chi aveva così tanti soldi da poterli spendere senza mai porsi alcun problema, senza esitazioni: quella gente.. se aveva un problema si comprava una soluzione. Semplice. E le aspettative della società, un certo tipo di canoni a cui corrispondere in base alle pretese dell'ambiente in cui si sfoggiava il proprio status quo, beh, quelli non erano veri problemi. Erano stronzate da ricchi.
    Per questo motivo, pur disprezzandone la maggior parte e provando verso tale categoria un astio ed un risentimento impossibili da placare, la Jackson infondo aveva sempre puntato a prendersi una sedia al tavolo dei ricchi. Anzi, una fottuta poltrona di lusso. Per il gusto di non doversi più preoccupare dei soldi, né per sé stessa né per le persone che amava, ma anche per togliersi lo sfizio di avere denaro a sufficienza per entrare a far parte di un elite a cui però non avrebbe dato alcun credito. Lei, al contrario dei viziati figli di papà che si era vista passare sotto il naso così tante volte, non avrebbe avuto nessuno a cui rispondere. Nessuna ambizione aristocratica da sfoggiare, niente da dimostrare ad un cazzo di nessuno. Perché quella, comunque, non sarebbe mai stata la sua gente.
    Era per questo, infondo, che lo faceva. La sua scalata al successo, i suoi obbiettivi imprenditoriali nel mondo della droga, avevano quei due principali scopi: se il primo poteva apparire più nobile del secondo, Roxy era ben consapevole che niente giustificava moralmente il lavoro che aveva scelto. Ma in un mondo che faceva schifo lei lottava per uscire dal fango e non avrebbe chiesto scusa a nessuno per questo. L'unico, non trascurabile, problema era che la salita sembrava più impervia che mai e che mentre la ragazza di Harlem versava sudore e sangue, la vita continuava ad allungarle qualche poderoso gancio dentro. L'ultimo ricevuto la faceva sentire ancora piuttosto stordita.
    Cazzo sì, se non fosse così puntuale non sarebbe il nostro fornitore.
    Mosse sinuosamente il fondoschiena, in un ondeggiare scherzosamente provocante sotto il tocco di Brandy e accompagnò le sue parole con un occhiolino. Il loro nerd era uno dei cuochi migliori su piazza, per questo motivo sia lei che la Serpeverde consideravano equa la percentuale che gli destinavano: loro si assumevano i rischi maggiori, ma il successo della loro impresa era dovuto sia al loro talento nella vendita che al genio instancabile che rendeva la loro mercanzia un prodotto di categoria, con tanto di firma. La droga sintetica magicamente modificata era poi la nuova frontiera del guadagno e ad Hogsmeade e dintorni i loro clienti stravedevano per quella merda.
    Si affrettò a far sparire i soldi, consapevole che in caso contrario se li sarebbe probabilmente scordati sulla scrivania per chissà quanto tempo. Con la sfiga che aveva ultimamente, come minimo un insegnante sarebbe venuto a farle visita per chiederle una mano per la preparazione di chissà quale lezione e il suo sguardo sarebbe caduto proprio sui contanti.
    Mh.. è possibile che ci siano arrivati, finalmente. ghignò, prima di allungare alla sua co-regina nuova roba da piazzare nel castello, principalmente dell'ottima Erba Allegra Comunque è sempre stato così, la droga pesante non gira bene ad Hogwarts. Sia chi vende che chi compra sa che gli effetti a lungo termine potrebbero dare troppo nell'occhio.
    Aprì la finestra, saltando a sedere sulla scrivania davanti ad essa ed invitando Brandy a fare lo stesso. Si accese una sigaretta e fece scivolare il pacchetto e l'accendino nelle mani dell'altra, in una muta offerta.
    Qualunque preside farebbe un casino pazzesco, verrebbe fuori una fottuta guerra. Ma allargare il giro direi che è un'ottima idea.. abbiamo ancora della concorrenza tra queste mura?
100 replies since 14/9/2018
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