Posts written by ëverleigh’

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    Fai come preferisci, se avessi bisogno di altri chiarimenti o consigli non esitare a contattarci :quo:

    Speriamo ti troverai bene qui tra noi! 😊 ♥️
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    Ancora benvenuto! :quo:

    Dal momento che il tempo scorre come nella vita reale e per il passaggio di anno è necessario partecipare alle lezioni indette dai professori, se decidessi di sistemare il tuo personaggio al castello come se avesse già frequentato il primo anno, sì, varrebbe da bocciatura ed il pg ricomincerebbe dal primo a settembre.

    Per quanto riguarda l'età, se è quella un'ulteriore preoccupazione, diamo la possibilità agli utenti di creare personaggi che anche se di età superiore agli 11 anni, possono decidere di iscriversi al castello. Ovviamente partirebbero comunque dal primo anno, anche se avessero per esempio 14 anni, motivo per cui ti toccherebbe trovare una spiegazione da inserire in scheda alla voce "storia del pg" per il ritardo nell'iscrizione al castello (tieni conto che la lettera arriverà sempre e comunque al compimento degli 11 anni) - Questa te la aggiungo come precisazione solo per tranquillizzarti nel caso in cui pensassi fosse un obbligo che al primo anno si abbiano 11 anni, al secondo 12 e così via :)
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    Subisco la stoccata del Darcy senza battere ciglio. Avrei dovuto aspettarmelo. E non posso di certo biasimarlo per il modo svogliato con cui mi si rivolge, né per le congetture che la sua mente sembra aver già progettato, visto il lungo periodo d'assenza, ognuno perso a sopportare i propri drammi. Il tutto reso anche peggio dal modo in cui ci siamo lasciati l'ultima volta. Da come io l'ho trattato, prima di tagliare i ponti col resto dell'umanità. In fondo neanche lui avrebbe potuto aspettarsi diversamente da me: sapeva bene quanto difficile io fossi. E' sempre stato testimone degli errori collezionati nel corso della mia vita e l'esserne stato travolto in prima persona è stata una conseguenza a cui nemmeno lui sarebbe mai potuto sfuggire. La distruzione che semino, spezza chiunque io abbia intorno. "Se non ti sapessi totalmente disinteressato, prenderei il tuo insulto per rancore." Non riesco ad evitarmi quella risposta, forse più per difendere me stessa ed il mio orgoglio che per difendere Frankie. Dovrei sentirmene in colpa, ma cascarci è sempre fin troppo facile per me. "Perché, che reputazione ha?" Ribatto altrettanto acida, sminuendo la figura di quella che per me non resta che una bambina ribelle a cui piace fumare le canne nei bagno della scuola. La mia considerazione per la Miller resta avvolta tra le braccia della negatività più assoluta. "Dubito che sapere che siate amici... o amanti, rovinerebbe la sua reputazione, piuttosto che la tua." Ribadisco ancora, incapace di trattenere l'astio che brucia nei miei occhi nel rivolgermi a quella ragazza. Ma resto ancora fredda, distaccata, con un sorriso arcigno stampato sulle labbra ed un'espressione furba e maliziosa a raggiungere il volto infastidito, deluso, di Noah. "E cosa sarebbe andato fuori dai miei schemi, Noah? Non mi pare di aver mai preteso diritti nei tuoi confronti, no?" E' solo la necessità di difendermi dal suo disturbo a mettermi sulla difensiva, almeno in un primo momento. Dopo diversi istanti decido di lasciarmi andare ad un sospiro, un atteggiamento più sciolto e lontano dalla tensione con cui ho scelto di avvicinarmi, mentre le spalle rigide si abbassano e l'espressione inarcata nello scontento si fa più morbida. "Io non sono mai stata un tipo da abbracci. E'... questo il mio modo di interessarmi." Confesso fingendo ulteriore distacco, mentre osservo il modo spento con cui mi si rivolge. "Non sembri stare bene per niente." Una constatazione che cela in sé la premurosa preoccupazione che non sono capace di palesare a nessuno. Adesso, neanche a lui.
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    Sospiro, soppesando la sua figura con occhi attenti e curiosi, un atteggiamento che non riservo a molti, ma che appare fin troppo spontaneo al fianco di quello che è una sorta di... collega. C'è indubbia complicità tra noi, anche se solo per mettere su un paio di pagine ricche di gossip che spingano gli studenti ad ammazzarsi tra loro. C'è altro nel nostro lavoro, ma ci ostiniamo a fingerci freddi, indifferenti e solo due stronzi malati di pettegolezzi. "Se serve." Gli suggerisco, il tono piatto a mascherare quella che potrebbe suonare come una premura. Non credo di essere ancora abbastanza sciolta in questo tipo di cose; tuttavia ne va della nostra reputazione e del nostro operato, se permettiamo a qualcuno di metterci i bastoni tra le ruote. E non voglio. Resto comunque la Caposcuola dei corvonero: le regole le detto io. Però c'è dell'altro, continua a rendersi evidente. E forse è proprio la necessità di scoppiare del Thompson che mi aiuta ad intuirlo, appena pochi istanti prima che la sua verità venga fuori e che tutto ciò che si nasconde dietro lo scrittore anonimo di un comunissimo giornaletto scolastico salga a galla, nel pieno del suo carico di pesantezza ed oppressione. Non posso fare a meno di irrigidirmi dinanzi a quella dimostrazione di umanità, la sincerità dei sentimenti che scivola dalle sue labbra mi investe come una tempesta di vento in una giornata primaverile. Non ti annienta, ma ti toglie il fato e nel suo essere inaspettata, ti spiazza. Quindi decido di prendermi qualche istante per rifletterci su, pregando di essere in grado di sciogliere la durezza con cui potrei rendergli le cose anche più difficile e lasciandomi andare a confessioni altrettanto sincere, personali. "Il mio ragazzo è un licantropo. Non ha mai fatto male a nessuno, prende l'antilupo e fa attenzione." Lo osservo ancora dall'alto verso il basso, soffiando via le tracce di fumo che mi arrivano al viso per stemperare la tensione. "E questo non significa che sia facile. Solo che non è impossibile." Eppure sospetto non sia abbastanza. Non tutti hanno bisogno di soluzioni ai propri problemi, io lo so bene. A volte si cerca solo un po' di comprensione, spinti dalla necessità di sentirsi capiti. Non importa come, né da chi. Non importa neanche quanto diverse siano le proprie storie. E' per questo che, sollevato lo sguardo verso un punto impreciso della parete di fronte a me, con le dita delle mani a stringersi fortemente attorno al tessuto della divisa, soffio la mia rivelazione oltrepassando il timore provato. "Mia madre è morta dandomi alla luce." Confesso, apatica, impersonale. Distaccata. "E mio padre ha abbandonato lei e me al nostro destino." Un modo per dirgli che anch'io sono rimasta sola ed ho dovuto cavarmela da me. Non sempre gli agi economici sono sintomo di benessere; nel mio caso, poi, si è sempre trattato di una bugia. "Non te lo dico per fare paragoni o mettere su il festival della lacrima facile. L'ho detto e basta." Scuoto il capo, sollevandomi adesso dal lavandino solo per fronteggiarlo. Lo osservo ancora dall'alto verso il basso, l'espressione nuovamente seria a tuffarsi nella sua desolazione. "Abbiamo tutti delle storie difficili alle spalle." Gli dico infine, nel principio di un incoraggiamento che avrei davvero voluto qualcuno avesse riservato anche a me. "Ecco perché dobbiamo ingoiare il rospo, rimboccarci le maniche e divorarci il mondo. Perché dopo tutto quello che hai passato, non puoi permettere ad una ragazzina qualsiasi di darti filo da torcere." Credo sul serio che il Thompson sia abbastanza forte da farcela. Deve solo crederci. E solo a quel punto, magari, eviterà di cedere all'istinto e mettersi nei guai.
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    E' più che evidente che il turbamento del Thompson abbia raggiunto livelli particolarmente alti. Ho visto di peggio, da parte sua, ma negli ultimi tempi sembrava essersi comunque calmato a sufficienza da innescare una decente sopportazione reciproca che ci portasse sino a qui. Ed ora, dopo avermi blandamente rassicurata senza chiaramente riuscire nel suo intento moscio e per nulla convincente, mi sbraita contro come se gli avessi dato addosso. Ecco cosa succede a preoccuparsi degli altri: se ne ricavano solo schiaffi morali. "Senti un po', puledro imbizzarrito, non mi fai paura neanche un po', quindi con me ci dialoghi civilmente." Scatto in uno dei miei consueti impulsi, sbuffando l'attimo dopo nel soppesare la sua espressione e leggervi molta più preoccupazione di quanto il suo atteggiamento scorbutico e velatamente aggressivo tenti di non lasciar intendere. "Mi stavo solo preoccupando per te, imbecille. Se decidessero di indagare su di te, potrebbe finirti male. C'è già più di mezza scuola che vuole ammazzarci." E resta un problema minimo, quasi irrilevante, al cospetto della possibilità sia la stessa preside a prendere provvedimenti, magari sotto consiglio del nuovo vicepreside. Troppi rischi, ma il ragazzo non sembra rendersene conto. E' perso nei suoi drammi e non posso biasimarlo per questo, ma è il problema principale dell'usare il giornalino come mezzo di sfogo, oltre che di distruzione: rivendicare il nostro orgoglio tra le pagine rosa di quei gossip pompati all'eccesso, si rivela costantemente un'arma a doppio taglio. "Lo sai bene che basta un attimo perché il controllo ti sfugga dalle mani. E sì, te lo ripeto proprio perché io ci sono dentro da prima di te e queste cose le so." Affermo con sicurezza, scuotendo il capo e lasciando scemare parte della durezza che gli ho rivolto sino ad ora. Vorrei impedirmi di essere sempre così brusca e tagliente, ma non è facile adattarsi a cambi tanto radicali. E poi neanche per me il periodo è così roseo come voglio far credere. "Ci sono altri modi per non soccombere ai propri drammi. Il giornale non è sempre l'alternativa migliore, credimi." Gli rivolgo quell'ultimo consiglio, prima di ricercare il suo sguardo con leggera curiosità. I suoi problemi non sono affari miei, non ho diritto di chiedergli nulla a riguardo. Non siamo mai stati davvero amici. "Vuoi che la tenga d'occhio?" Però posso aiutarlo. In fondo, in un certo senso, siamo ancora una squadra.
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    "Me la spieghi meglio questa storia della Miller?" Gli ultimi volantini sono andati e, con rapidi gesti della bacchetta, il bagno torna ad essere la comunissima toilette a cui gli studenti sono abituati. Oggi però non riesco a tirare un sospiro di sollievo per l'ennesima riuscita del giornale scolastico - ormai rivelatosi più un'abitudine che un evento di cui sentirci soddisfatti - perché le ultime rivelazioni di Derek sul suo scontro con la rinomata corvonero mi rendono nervosa. Non ho voglia la ragazza comprometta il nostro operato ed ancor di più, ovviamente, non ho voglia arrivi a me in qualche modo, mandando all'aria tutto ciò che ho costruito in sei anni rinchiusa tra le mura di questo castello. Mi dimostro calma, intenta a nascondere come sempre le mie debolezze, ma avverto un'agitazione non da poco che mi rende tesa. Più del solito. "A me basta che non arrivi a me in alcun modo e non mi metta nei casini." E che, allo stesso modo, non lo faccia neanche il Thompson. E' un'alleanza nuova, la nostra, uno schema in cui mi sono addentrata mesi fa ma a cui non credo di essermi ancora adattata alla perfezione. Paradossalmente questo è il rapporto più stabile che ho; è il reciproco non aspettarsi nulla dall'altro a mantenerci in equilibrio e reggere l'impero del gossip che abbiamo messo su. Eppure di recente al ragazzo non sembra abbastanza. La sua sete di scompiglio va rafforzandosi di pari passo col suo malessere; una situazione che conosco fin troppo bene, ma che rischia di sfuggirgli di mano se non capisce fino a dove convenga spingersi e dove porsi dei necessari freni. Questo screzio con la concasata non promette nulla di buono. "Non ti sembra di esserti spinto troppo oltre?" Cerco quindi di indagare ed al contempo farlo ragionare, mentre mi tiro in piedi per poggiarmi ad uno dei lavandini, gambe incrociate e sguardo attento sulla figura del Thompson. "Che succede se va a fare il tuo nome e ti mettono qualcuno alle calcagna?" Ho bisogno che la situazione resti sotto controllo.
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    Le voci corrono, arrivano alle mie orecchie, poi passano tra le mie mani ed insieme al Thompson si imprimono sotto i nostri occhi, su fogli di giornale rosa ormai diventati più come dei manifesti al festival dell'ormone che come informatori spargi-zizzania. Tra le notizie montate, c'è sempre un fondo di verità. Ci sono sempre occhi che vedono una parte di ciò che viene poi riportato e spetta alla nostra malizia pompare tutto all'eccesso. Ed io ci riesco, perché è il mio modo di fare. Il mio modo d'essere. Ed è questo il motivo per cui a volte, tra una riga e l'altra di ilarità ed esagerazione, resta intrappolata una componente rabbiosa quando i protagonisti di quelle pagine sono persone di mia conoscenza, ancora di più se si tratta di chi ho perso di vista senza riuscire a digerirlo. Scrivere un articolo su Noah mi ha lasciato l'amaro in bocca. Il gossip che lo ritrae implicato in un triangolo ha sfiorato le corde del mio fastidio, forse perché posto in associazione alla Miller - una combinaguai da quattro soldi, ma innegabilmente, dannatamente bella - o magari perché il modo brusco in cui è avvenuto il mio allontanamento dal Darcy non mi ha dato modo di superare ciò che c'è stato. Una noia che va accentuandosi in periodi come questo, dove la pressione della mia carica si fa sentire, spingendomi ancora una volta lontana da tutti, persino da Frankie, a volte. E' che stiamo crescendo o dovremmo farlo insieme. Eppure lui resta sempre il solito bambinone incosciente e ritrovarsi, a questo punto, è difficile. Essere agli opposti, io con la spilla da Caposcuola al petto, lui un aizzatore di battaglie col cibo in Sala Grande, mi innervosisce. Mi fa perdere la bussola. E sentirmi sola mi spinge inevitabilmente ad azioni impulsive che non riesco proprio ad evitarmi. Basta poco a grattare la superficie di maturità che credevo di aver raggiunto per lasciar riaffiorare l'animo instabile che mi ha sempre contraddistinta. Non perdo tempo, per tal motivo, a raggiungere Noah, una volta avvistato in uno dei corridoi che separa la mia sala comune dalla sua. Ci sono tante e tante motivazioni per cui dovrei evitare di piombare all'improvviso a scombussolare il suo equilibrio - non dimentico di averlo turbato parecchio, in passato, per ragioni di cui ancora mi pento. Eppure sembrano annullarsi sotto l'impellente necessità di provare a contare qualcosa, per qualcuno. E' egoista? Sì. Io lo sono sempre stata. "Io non ci credo alla voce che hanno sparso su te e la Miller." Esordisco, andandogli incontro con aria orgogliosa e sguardo visibilmente accigliato, per attirare la sua attenzione. "Mi ricordavo tu puntassi sempre al meglio, non che ti accontentassi di gente qualunque." Il sopracciglio inarcato sottolinea i veli di cattiveria che si posano sulle mie parole. E' inevitabile. Davanti ad ogni forma di gelosia, la vecchia me sa come tornare a farsi sentire.
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    Con le consuete scuse da parte mia e della mia discontinua ispirazione 💔


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    Il sollievo è parziale, avvolto nello sbigottimento alle confessioni spontanee e per certi versi anticonvenzionali di Ramirez. E' un po' quel che mi lega a lui, seppur tenda a passare le ore al corso dimostrandomi sempre schiva e poco propensa a seguire le sue direttive più rigide, non per spirito di ribellione, quanto per la necessità di studiare escamotage che soddisfino me in primis, tracciando a prescindere il mio percorso lavorativo a mia immagine e somiglianza, senza trasgredire dai canoni standard del corpo Auror, chiaramente. Ed è ciò che rivedo in lui, sentendolo scaricare la responsabilità sugli obliviatori e sul loro compito. Chiunque reagirebbe con estremo stupore dinanzi a certe rivelazioni, ma io, guidata da un carattere poco espansivo e dalle angoscianti paure che mi ronzano per la mente di recente, non riesco neanche a rivolgergli un'occhiata stranita. Sollevo appena le spalle, quasi sussurrando un "me l'aspettavo" incastrato tra le labbra, più visibile nella mia espressione che udibile alle orecchie. "Io però sono una studentessa, rischierei l'espulsione. Ho molto più da perdere." Probabilmente è arrogante, ma non riesco a vederla diversamente. L'istruzione per me è sempre stato un punto fermo della mia esistenza, l'ambizione mi fa da guida per succedere nei miei obbiettivi, la testardaggine mi spinge a non accontentarmi. Eppure, da quando la ventata di novità in campo emotivo è piombata senza preavviso avvolgendomi con prepotenza, tutto sembra diverso, più complicato. Passi la vita a fingere di non avere un cuore per dare ascolto solo al cervello e poi ti ritrovi innamorato. E' così bello da fare schifo. Lo è per una come me. "E come supera la frustrazione per aver osservato inerme o quasi qualcosa che sarebbe stato risolvibile, anche se con mezzi "sbagliati"?" Sbuffo, visibilmente frustrata da qualcosa su cui mi costringo ancora a tacere almeno in parte, fingendo che il problema non sia mio ma lasciando palesi briciole di un avvenimento di cui sono stata protagonista. Sono certa che lui potrà capire. Probabilmente ha già capito. "Frequenti il corso Auror, fai di tutto pur di diventare un paladino della giustizia e non tieni conto del fatto che la gente potrebbe ferirsi o morire davanti ai tuoi occhi, finché non succede." Vado avanti col tempo, cominciando a pormi problemi troppo grossi a cui pensare. In fondo sono ancora una sola apprendista e nessuno dice che conseguito il corso fino alla fine, il mio destino mi veda poi indossare una divisa della S.S.M.A. Sembra decisamente troppo presto per pormi questo genere di dubbi. "Non è difficile reggerne la pressione e convivere col senso di colpa?" Ma è solo la visione catastrofica delle cose che mi suggerisce certe preoccupazioni precoci. Non riesco a bloccarle.
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    CITAZIONE (~Selene; @ 12/7/2020, 17:43) 
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    Ma che carinoooo **
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    Mi appello a tutto il mio buon senso ed autocontrollo per non impazzire nello stesso modo in cui gli altri hanno dato dimostrazioni miste tra lo straziante ed il ridicolo. Mi consola il fatto che non si sia ammazzato nessuno, almeno in parte, e l'aver provato l'esercizio dopo diversi tentativi altrui mi dà la forza per non crollare. Conscia inoltre dell'impossibilità di ritrovare la mia tutrice qui a scuola, mi concentro con ogni mia forza sul kelpie. E' un cucciolo, eppure si dimostra più aggressivo di quanto non mi aspetterei. Stringe la donna tra le sue grinfie con una cattiveria che mi destabilizza per un po', ingannando la mia mente con immagini troppo dure da sopportare. Il peggio arriva dopo, quando reduce del dolore che quella stessa donna che amo, che continua a restare la più importante della mia vita, mi ha inevitabilmente inferto, quasi penso che si meriterebbe un trattamento o una fine simili. E' questo lo spirito giusto che un aspirante auror dovrebbe avere? O questi strani giochetti mentali non fanno altro che ancorarmi all'immagine del mostro che ho sempre dimostrato d'essere? Furente, eccessivamente seria in volto, continuo ad attaccare la creatura. "Imposium!" Ribadisco, così concentrata sul kelpie da non badare neanche più al manichino. Potrebbe aiutarmi a superare la prova, nonostante non sia una garanzia, eppure non me ne sento felice. Comunque vada, anche se consapevole si tratti di una finzione, ne uscirò provata.
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    Il poco entusiasmo che Frankie mi riserva mi rabbuia, ma il suo silenzio dopo la mia rivelazione mi annienta del tutto. Avrebbe potuto rispondere qualunque cosa, davvero, ed invece ha scelto di guardarmi appena e rivolgermi un sorriso. Un dannato sorriso che non ho idea di cosa significhi e che ha il potere di avvilirmi più di quanto non voglia dare a vedere. Volto il capo, nascondendo sotto i capelli lo sguardo lucido. "Sei impossibile." Mi lascio sfuggire, facendomi un po' più in là per dedicarmi al mio calderone. Sbuffo sonoramente, ricacciando indietro la tristezza, ed a quel punto comincio a dedicarmi al compito assegnatoci, senza rivolgere al grifondoro neanche il minimo sguardo. "Specialis Revelio." Sembra trattarsi del veleno di Fiori di Vetro, diluito in un composto liquido che lo rende letale. Una soluzione definitiva per assicurarsi di togliersi di mezzo gente poco gradita. Nel mio ambiente ne gira probabilmente più di quanto non sono informata. Ne separo gli ingredienti e procedo con cura alla decantazione, assicurandomi di fare un lavoro pulito. Dopodiché, silenziosamente, stilo per iscritto la mia teoria.
    CITAZIONE
    Veleno di Fiori di Vetro

    - Origine: vegetale.
    - Agente tossico: Pianta di Vetro.
    - Effetto: arresto cardiaco (se disciolto in un liquido).

    La prima legge di Golpalott enuncia che "Un veleno naturale o semplice estratto da un vegetale richiede un antidoto naturale estratto da un altro vegetale".
    Secondo tale principio, per combattere l'azione del veleno dei Fiori di Vetro, è necessario ricorrere ad una seconda pianta dagli effetti benefici. In questo, le spore dei funghi di Orclumpo, già genericamente usati per la composizione della "pozione dei veleni comuni", potrebbero presentare un ottimo alleato come ingrediente principale per la creazione di un antidoto.

    Ingredienti:
    - 1 Orclumpo;
    - 4 bacche di vischio;
    - 1 misurino di ingrediente base;
    - 1 spina dorsale di pesce leone.

    Interagito con Frankie.
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    Se mi sono pentita l'attimo dopo aver zittito Frankie con una rispostaccia? Chiaramente sì, come sempre. E' che non riesco proprio a togliermi questo modo di fare costantemente guidato dal mio orgoglio e da tutte le ferite accumulate che il rancore fa pesare più di quanto dovrebbero. Ho passato mesi cercando di rivolgergli la parola e adesso che l'ha fatto lui, l'ho rigettato. E sì, il mio è stato solo un istinto di protezione a seguito della lezione di incantesimi, ma che senso ha difendermi così se poi mi riduco comunque a soffrire? Vorrei che Meziane si sedesse in mezzo a noi, come uno spartiacque che impedisca il peggio, ma devo limitarmi a ricambiare il suo saluto qualche posto più in là, col cenno della mano. Tra i tre è Frankie quello rumoroso e chiacchierone, in fondo. E non perde tempo ad approfittarne ancora, mentre i primi ragazzi tentano l'esercizio, per avanzare una considerazione cui non posso fare a meno di accondiscendere. "Sembrano essersi rincitrulliti più del solito." Cinica, come sempre. Non mi trattengo. Tentenno un po' alla sua seconda domanda, decisamente più personale. Vorrei evitare una scenetta ridicola in cui fingo un benessere che effettivamente non c'è ormai da tempo. Cosa può andare storto se gli dimostro un briciolo di sincerità? "Sono stata meglio." Sussurro quindi, come se ammetterlo fosse una vergogna. In un certo senso, parlare di ciò che provo lo è sempre. "E tu?" Non so se sperare stia bene o no. Una parte di me, egoisticamente, vorrebbe che anche lui patisse la mia stessa sofferenza per la nostra distanza o forse anche di più. Quella eccezionalmente altruista spera che non gli sia accaduto niente di male negli ultimi mesi e che stia bene. Dopo un po', resto a guardare il suo lavoro e quello di Dhaki. Mi dispiace un po' assistere all'ennesimo teatrino in cui Fankie si lascia coinvolgere. Scuoto il capo in malo modo, sussurrando tra me e me un "che branco di idioti" impercettibile. Quando il mio turno di svolgere l'esercizio arriva, comincio a comprendere i motivi d'agitazione altrui. C'è qualcosa tra le fauci del mostriciattolo emerso dalla piscina. Qualcuno. E quel volto così familiare ha il potere di atterrirmi e di congelarmi sul posto per non so quanti secondi. "Cielo..." Mi ci vuole un pò per riprendermi, ma conscia del fatto che quella non possa davvero essere la mia tutrice, torno a respirare. Mi prendo il mio tempo, cercando di ingannare quel giochetto che si è insidiato nella mia mente e a bacchetta sguainata pronuncio l'incanto che agisca contro la bestia, spero andando a segno. "Imposium!"
    Interagito con Frankie.
    Citato Dhaki.
413 replies since 2/11/2016
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