Her feelings she hides.

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    Le voci corrono, arrivano alle mie orecchie, poi passano tra le mie mani ed insieme al Thompson si imprimono sotto i nostri occhi, su fogli di giornale rosa ormai diventati più come dei manifesti al festival dell'ormone che come informatori spargi-zizzania. Tra le notizie montate, c'è sempre un fondo di verità. Ci sono sempre occhi che vedono una parte di ciò che viene poi riportato e spetta alla nostra malizia pompare tutto all'eccesso. Ed io ci riesco, perché è il mio modo di fare. Il mio modo d'essere. Ed è questo il motivo per cui a volte, tra una riga e l'altra di ilarità ed esagerazione, resta intrappolata una componente rabbiosa quando i protagonisti di quelle pagine sono persone di mia conoscenza, ancora di più se si tratta di chi ho perso di vista senza riuscire a digerirlo. Scrivere un articolo su Noah mi ha lasciato l'amaro in bocca. Il gossip che lo ritrae implicato in un triangolo ha sfiorato le corde del mio fastidio, forse perché posto in associazione alla Miller - una combinaguai da quattro soldi, ma innegabilmente, dannatamente bella - o magari perché il modo brusco in cui è avvenuto il mio allontanamento dal Darcy non mi ha dato modo di superare ciò che c'è stato. Una noia che va accentuandosi in periodi come questo, dove la pressione della mia carica si fa sentire, spingendomi ancora una volta lontana da tutti, persino da Frankie, a volte. E' che stiamo crescendo o dovremmo farlo insieme. Eppure lui resta sempre il solito bambinone incosciente e ritrovarsi, a questo punto, è difficile. Essere agli opposti, io con la spilla da Caposcuola al petto, lui un aizzatore di battaglie col cibo in Sala Grande, mi innervosisce. Mi fa perdere la bussola. E sentirmi sola mi spinge inevitabilmente ad azioni impulsive che non riesco proprio ad evitarmi. Basta poco a grattare la superficie di maturità che credevo di aver raggiunto per lasciar riaffiorare l'animo instabile che mi ha sempre contraddistinta. Non perdo tempo, per tal motivo, a raggiungere Noah, una volta avvistato in uno dei corridoi che separa la mia sala comune dalla sua. Ci sono tante e tante motivazioni per cui dovrei evitare di piombare all'improvviso a scombussolare il suo equilibrio - non dimentico di averlo turbato parecchio, in passato, per ragioni di cui ancora mi pento. Eppure sembrano annullarsi sotto l'impellente necessità di provare a contare qualcosa, per qualcuno. E' egoista? Sì. Io lo sono sempre stata. "Io non ci credo alla voce che hanno sparso su te e la Miller." Esordisco, andandogli incontro con aria orgogliosa e sguardo visibilmente accigliato, per attirare la sua attenzione. "Mi ricordavo tu puntassi sempre al meglio, non che ti accontentassi di gente qualunque." Il sopracciglio inarcato sottolinea i veli di cattiveria che si posano sulle mie parole. E' inevitabile. Davanti ad ogni forma di gelosia, la vecchia me sa come tornare a farsi sentire.
     
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    - Oh, guarda chi si fa viva dopo tutto questo tempo. - se ne stava da solo, tornando stanco dall’ennesimo allenamento privato al quale si era sottoposto. Correre era l’unico modo per tenere a bada la mente, da pensieri che un ragazzo come lui non avrebbe dovuto avere. Quando una figura piccola e bionda gli si palesò di fronte, guardandolo dal basso verso l’alto con la sua solita aria di superiorità. - Se non ti sapessi super felice con il tuo fattone azzurro ti crederei quasi gelosa - mosse appena il capo, facendo scivolare il suo ciuffo ribelle al si su della fronte. Odiava quel suo atteggiamento, come sapeva quanto fosse tutto finto. - Corinne è una mia amica… non dirglielo e non dirlo a nessuno, ci tiene molto alla sua reputazione. Su di lei - come su di te - è vero solo un decimo di quello che si dice - lui era uno dei pochi al quale le due ragazze erano riuscite a mostrare qualcosa che andasse oltre la loro facciata. Non se ne faceva un vanto in giro, ma se fosse stato costretto da qualche entità superiore si sarebbe detto molto orgoglioso della cosa. Voleva bene ad entrambe, come voleva strozzarle entrambe nella maggior parte del tempo. Se avesse potuto, se non fosse stato un gentleman, in quel momento lo avrebbe fatto volentieri. Avrebbe preso il collo delicato di lei e stretto in una morsa per farle capire che nessuno doveva, ne poteva, dover sottostare alla sua dittatura emotiva. Se non dai nulla, non ricevi nulla e Noah, per quanto buono, era stanco di dover pensare ai sentimenti di tutti tranne che a i suoi. - È così da te farti viva solo perché le cose sono andati fuori dai tuoi schemi - si lasciò scappare quel piccolo rimprovero, non perché volesse farla stare male, solo per ricordarle che con lui non aveva più il diritto di giocare così. - Sono passati due anni… - puntualizzò, in quel modo amaro che gli ricordava sempre quanto tempo avesse perso per colpa di altre persone. - Avrei preferito un abbraccio, ma sono felice tu non ti sia scordata di me. - e in fondo quello era il suo modo per dirle che nonostante tutto le volesse ancora bene.


     
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    Subisco la stoccata del Darcy senza battere ciglio. Avrei dovuto aspettarmelo. E non posso di certo biasimarlo per il modo svogliato con cui mi si rivolge, né per le congetture che la sua mente sembra aver già progettato, visto il lungo periodo d'assenza, ognuno perso a sopportare i propri drammi. Il tutto reso anche peggio dal modo in cui ci siamo lasciati l'ultima volta. Da come io l'ho trattato, prima di tagliare i ponti col resto dell'umanità. In fondo neanche lui avrebbe potuto aspettarsi diversamente da me: sapeva bene quanto difficile io fossi. E' sempre stato testimone degli errori collezionati nel corso della mia vita e l'esserne stato travolto in prima persona è stata una conseguenza a cui nemmeno lui sarebbe mai potuto sfuggire. La distruzione che semino, spezza chiunque io abbia intorno. "Se non ti sapessi totalmente disinteressato, prenderei il tuo insulto per rancore." Non riesco ad evitarmi quella risposta, forse più per difendere me stessa ed il mio orgoglio che per difendere Frankie. Dovrei sentirmene in colpa, ma cascarci è sempre fin troppo facile per me. "Perché, che reputazione ha?" Ribatto altrettanto acida, sminuendo la figura di quella che per me non resta che una bambina ribelle a cui piace fumare le canne nei bagno della scuola. La mia considerazione per la Miller resta avvolta tra le braccia della negatività più assoluta. "Dubito che sapere che siate amici... o amanti, rovinerebbe la sua reputazione, piuttosto che la tua." Ribadisco ancora, incapace di trattenere l'astio che brucia nei miei occhi nel rivolgermi a quella ragazza. Ma resto ancora fredda, distaccata, con un sorriso arcigno stampato sulle labbra ed un'espressione furba e maliziosa a raggiungere il volto infastidito, deluso, di Noah. "E cosa sarebbe andato fuori dai miei schemi, Noah? Non mi pare di aver mai preteso diritti nei tuoi confronti, no?" E' solo la necessità di difendermi dal suo disturbo a mettermi sulla difensiva, almeno in un primo momento. Dopo diversi istanti decido di lasciarmi andare ad un sospiro, un atteggiamento più sciolto e lontano dalla tensione con cui ho scelto di avvicinarmi, mentre le spalle rigide si abbassano e l'espressione inarcata nello scontento si fa più morbida. "Io non sono mai stata un tipo da abbracci. E'... questo il mio modo di interessarmi." Confesso fingendo ulteriore distacco, mentre osservo il modo spento con cui mi si rivolge. "Non sembri stare bene per niente." Una constatazione che cela in sé la premurosa preoccupazione che non sono capace di palesare a nessuno. Adesso, neanche a lui.
     
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    Noah non voleva apparire arrabbiato agli occhi della sua amica, perché nonostante tutto, la distanza, gli anni e il carattere di lei, lui la considerava tale. Sapeva di non star riuscendo nel suo intento e sapeva che rispondere a tono era l’unico modo per poter avere la sua attenzione. Ever era una dalla scorza tosta, solo chi riusciva a tenerle testa era in grado di svegliarla un po’ dal suo torpore - Egocentrica come sempre - una battuta che di certo si sarebbe potuto risparmiare, ma farlo sarebbe stato dargliela vinta troppo in fretta. Non poteva e non voleva. Due anni non andavano sminuiti in quel modo - Non fingere di non saperlo - il discorso Corinne poteva rappresentare un tasto dolente. Era una ragazza difficile, non la solita corvonero. Uno spirito libero, molto differente dalla caposcuola, ma un ottima amica per Noah. Sapeva come distrarlo, come tenergli compagnia, visto l’ultimo periodo della sua vita a lui bastava. Almeno lei lo aveva fatto, non si era persa nei suoi drammi dimenticandosi degli altri - Io ho smesso da tempo di badare a quello che dice la gente - aveva dovuto imparare per forza a farlo, era stato l’unico modo per sopravvivere dall’arresto di suo padre. I piccoli scandali e il vociare dei compagni di scuola erano una passeggiata a confronto. - Questo dovresti dirmelo tu - la conosceva bene, sapeva non fosse una questione di vantare diritti, quanto di vero e proprio controllo. Doveva avere tutto sotto controllo e scoprire che Noah era uscito al di fuori di quelli che erano i suoi schemi non poteva andarle giù. Se lui era suo amico, abituato a persone perfette come lei, come poteva esserlo anche di Corinne? - Ho visto periodi migliori - sentire quella frase gli fece capire di poter mutare il suo atteggiamento, che lei pian piano stava smettendo di essere sulla difensiva. - Spare, puoi perdonare un vecchio amico, o vuoi che torniamo ad essere estranei come prima? - le chiese, preoccupato di ricevere la seconda come risposta. Alla fine non aveva affatto voglia di perderla.


     
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3 replies since 9/3/2021, 18:59   81 views
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