prisoned

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  1. numb
     
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    Gli era sembrato di riviverlo ancora. Quel momento. Di rivederla. Quella faccia. Di sentirla su di sé. La sofferenza, quella emotiva, che per nulla valeva da riflesso del dolore fisico tatuato sulla sua pelle, trascritto tra le pergamene di un'ennesima cartella clinica. Era un loop da cui non riusciva ad uscire. Il sonno, disturbato ed assai scarso, non gli lasciava d'altro canto scampo, né gli offriva la possibilità di distrarsi con altro. Gli occhi vitrei di Hubert lo tormentavano, nella nuova, arcigna forma che avevano acquisito. I sibili soffiati dalle sue labbra pallide, erano tempesta nell'animo di Mason. Ed il volto rosso, vittima della ferocia con cui le dita del figliastro si attorcigliavano alle linee stridenti del suo collo, era l'incubo più ricorrente delle sue giornate. 'Saresti morto senza me. Ti ho cresciuto come un figlio.' La nenia più straziante che rimbombava in quel silenzio assordante. 'Ma tu non sei mio padre.' La ghigliottina che metteva entrambi al tappeto.

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    Si staglia con prepotenza il sonoro ticchettio dei macchinari che lo circondano. Stavolta pare esserci qualcosa di nuovo a tenerlo ancorato alla vigile realtà. Una mano, che tanto si aggrappa alla sua, tanto tiene saldo Mason, l'Hollinsgworth, alla vita. 'Mh?' Mugola appena il ragazzo, confuso da suoni ed odori che si allontanano dall'abitudine cui è ormai forzato da diversi, fin troppi mesi. Non una sorpresa che la delicata diversità di quella circostanza gli sia lieta, come la vitamina che rimpolpi la tempra prosciugata di un giovane disilluso, arreso alle malefatte collezionate da un passato difficile da rimuovere del tutto. 'Oh, la signora Hollingsworth...' Sorride debolmente nel pronunciare quell'appellativo. Uno scherzo ingenuo, già talvolta suggeritole, derivato dallo stato con cui Helena si è dichiarata pur di poterlo visitare a Numengard: compagna, moglie. Un paradosso ilare, piuttosto simbolico delle verità che non si sono mai detti apertamente. 'In effetti sto ancora dormendo, credo...' Non è la sola scusa per comunicarle quanto un bacio o una qualsiasi forma d'affetto l'anela davvero nel profondo. Riaverla davanti, dopo più di un mese di necessaria distanza, ha il sapore di un sogno ad occhi aperti. Si chiede anzi se sia lei a sembrare un angelo o se le fottute medicine ingerite disegnino una realtà buffa, lontana dalla concretezza. 'Aspetta, piano... troppe cose tutte insieme.' Le intima con leggerezza, cercando di stringere di rimando, seppur con scarsa energia, le dita fredde della ragazza. Si prende del tempo, per rimettere ordine nella sua testa o dare al contempo modo ad Helena di spiegarsi meglio. In uno strano alito di positività, si solleva l'idea di una salvezza che credeva gli sarebbe stata negata. 'Una riduzione di pena... Basta questo per ottenerla?' Pronuncia con più rassegnazione che speranza, lasciando permanere un sorriso beffardo che valga da tentativo per calmare l'altra, ricordandole della testa calda che sappia essere, persino avvolto da bende e puntellato di aghi. 'Ma sanno cosa sia successo, mh? Sanno quanti erano...?' Credere nella giustizia gli è divenuto di recente assai difficile. In fondo, per anni le sue malefatte sono state sotterrate. E se la prigione fosse un luogo giusto e sicuro, come ha fatto a ritrovarsi accerchiato da un famigerato gruppo di suoi rinomati nemici? 'Ah, ma io ormai sono un santo. Il miglior allievo del corso di scultura con la creta incantata, nonché cocco del "prof", ed un cuoco discreto alle lezioni di cucina.' Eppure gli riesce difficile trattenere una smorfia traditrice sul volto. Benché le informazioni riportate rasentino la realtà dei fatti, giudicarlo un carcerato calmo ed innocuo sarebbe troppo persino per il più paziente dei secondini. Ma è solo un nuovo tentativo di farla sorridere. Di rendere magari meno angosciata la sua faccia, così bella da non poter fare a meno di sfiorarla coi polpastrelli scivolati via dalla sua presa. Strisciano su per le sue braccia, per il collo, per il viso. Terminano la loro corsa tra i capelli, carezzandoli ed aggrappandoli come fossero un'iniezione di pura salvezza. Helena, anche il solo vederla, lo è innegabilmente. 'Manca tanto anche a me.' Pinky, Green. Helena, la sua Helena. E solo dopo essersi sporto appena, rilasciando un bacio flebile sul dorso della sua mano, trattenendo ancora le proprie tra i suoi capelli e le spalle in carezze docili e serene, trova il coraggio per rivolgere l'attenzione su ciò che conta di più. Che conterà sempre più della sua stessa incolumità. Della sua stessa vita. 'Tu come stai?'


     
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2 replies since 28/1/2024, 21:19   52 views
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