A dutiful apology

Daisy

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    Studente Serpeverde
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    Sembrava un coniglietto spaurito. Un’immagine tenera, se vogliamo. In quel momento si chiese come aveva potuto reagire a quel modo. Insomma, okay i drink di troppo… ma aveva un’aria così delicata… debole… che per sovrastarla dovevi essere proprio un vero stronzo. E lui lo era, evidentemente. In quel momento fu lieto di non averla veramente toccata, di non averle veramente fatto quelle cose… che fosse solo una scopa. Sarebbe stato un pensiero fastidioso, altrimenti.
    Un sopracciglio saettò verso l’alto mentre la tassorosso afferrava un vaso con tanto di abitante.
    – Sai, credo che a qualsiasi cosa ci sia dentro quel vaso non farebbe piacere essere scaraventato contro la mia brutta faccia – ironizzò il serpeverde, con i sensi all’erta per eventuali cannonate.
    – Cos’ho in faccia…?! – se la tastò in vari punti, senza capire. Poi si toccò le orecchie. – Ah, dici queste? Devi avere un problema con le misure… – le mosse in maniera buffa, – Puoi toccarle se vuoi… oh…uhm…magari no, lascia perdere – ormai tutto suonava come una possibile molestia. Dannazione. Il serpeverde si scompigliò i capelli animatamente, cercando di sopprimere il disagio. Se ora avesse cambiato anche colore, avrebbe potuto spaventarla ancora di più…
    – Della Starnutaria –, rispose con sicurezza inconfutabile, – Ne ho trovato delle radici tra gli effetti personali di uno dei miei compagni di stanza. Avrà fatto qualche intruglio da rifilarmi alla festa… il motivo non saprei dirlo con certezza, se me lo chiedi. L’unica cosa che posso supporre, è che qualcuno, o chi per lui, abbia cercato di farmi fuori appena rimesso piede al castello. Devo essere una persona scomoda. – alzò le spalle a quella prospettiva, di certo non distante dalla realtà. Quella scusa se l’era preparata bene, in ogni minimo particolare. Il modo in cui parlava era tranquillo e rilassato, senza pause di riflessione. Senza mostrare alcuna incertezza.
    “E perchè se sono tuoi amici avrebbero dovuto farlo?”
    Un sorriso ironico gli increspò le labbra piene, dirigendo lo sguardo altrove, verso gli alberi, incrociando le mani dietro la testa. – Dipende da cosa intendi per amici, tassina. – fece una breve pausa. – Di amici di bevute ne ho quanti ne vuoi. Anche di chi si direbbe “amico”. Ma se intendi qualcuno che ti copra le spalle per puro affetto o bontà del proprio cuore, senza pretendere nulla in cambio… un amichetto del cuore con cui improvvisare un pigiama party mentre ci facciamo una pedicure e ci apriamo sui nostri più profondi segreti… non ne ho alcuno. E diffido da chi possa presentarsi come tale – affermò con noncuranza, prendendo una grossa boccata d'aria estiva attraverso le narici. Si soffocò con la sua stessa aria, però, alla frase successiva.
    – Di che cazzo stai parlando, Locke? Mutande? Proboscide? – la sua espressione mostrava la confusione più totale. – Cosa staresti insinuando…? Ti ho mandato solo quelle cazzo di cuffie… e non sono solito restituire le mutandine. Ma puoi star certa che non invio le mie per posta. – non si fece problemi nel fare quell’affermazione, tutti sapevano che fosse un donnaiolo… nulla di strano. Tuttavia si guardò bene dal fare battute sul mostrare o meno una certa proboscide, nonostante fu dura, avendola servita lì su un piatto d’argento. Ma la Locke non doveva vederlo come un pervertito… doveva spingerla a fidarsi, in qualche modo.
    – Non sta bene restituire i regali, sai… specie dopo tanto impegno nel reperirlo – era la verità… ci aveva dedicato un pomeriggio intero. Un prezioso. Pomeriggio. Intero.
    – Volevo solo fare un gesto carino… va bene? Non pretendo nulla. Sono davvero dispiaciuto per l’accaduto… dammi un modo per rimediare. Questo lo abbassiamo, okay? Sta facendo versi strani… – approfittò dell’abbassarsi di quell’arma, di quel coso che non sapeva cosa fosse, e cercò di spostare delicatamente il suo braccio verso terra.
    – Se vuoi colpirmi… puoi farlo a mani nude. È più soddisfacente, te lo garantisco – si impostò davanti a lei, con le braccia conserte sulla schiena e gambe leggermente divaricate.
    – Vai… scatenati. Non risponderò. Me lo merito. – chiuse gli occhi, in attesa del contatto.

     
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