A dutiful apology

Daisy

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  1. -Daisy Locke
     
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    Mi voltai, sentendo il suono che avrebbe voluto essere di un gatto ma che non gli somigliava affatto. Non mi sarei di certo immaginata di trovarmi davanti una faccia parzialmente trasfigurata con delle orecchie da gatto. Sbuzzai gli occhi ancora prima di rendermi conto su chi fossero spuntate quelle orecchie! Sembrava uscito dal musical di Cats e forse in un altro contesto mi avrebbe fatto anche ridere. Dal momento però che la prossima settimana mi sarei trasformata mio malgrado in un lupo mannaro in modo estremamente doloroso, trovavo particolarmente disturbante il fatto che lui plasmasse i propri tratti per dargli un aspetto animale, e questo disturbo andava a sommarsi a tutto il resto che aveva combinato. Dati i precedenti quindi voltai per afferrare un vasetto di coccio contenente una pianta dall'aspetto bizzarro per alzarlo fin sopra la testa, pronta al lancio.
    Cosa hai alla faccia?!? Per quale motiv.. Stai fermo lì!!!
    Con l'altra mano muovevo l'indice come a indicargli di rimanere esattamente dove si trovava perché avevo un vaso e non avevo certo paura di usarlo!... almeno questa era l'impressione che volevo dargli. Il serpeverde sembrava un eccellente attore nel cambiare i suoi modi oltre che al farsi crescere varie appendici in faccia: poco era rimasto dello sbruffone di appena una settimana prima in cortile. Questo non fece altro che aumentare la mia diffidenza invece di sopprimerla: ogni membro di quella casata sembrava avere a disposizione un'infinità di maschere da tirare fuori e sfoggiare pronte all'uso a seconda dell'occasione. E non sempre queste maschere erano tali. Non del tutto.. Aveva ragione Marsilda, non era come nei film. Non potevo davvero pensare che ci fosse del buono in tutti. Non in lui, non dopo quello che aveva fatto...
    Si stava scusando, dicendo che qualcuno gli aveva messo qualcosa nel drink e che il suo comportamento era dovuto a quello. Tuttavia il mio vaso rimaneva alzato, calando di qualche centimetro solo perché mi si stava stancando il braccio.
    Che ti hanno messo nel drink?
    Non sapevo come prenderle quelle scuse. Non lo conoscevo, non sapevo assolutamente niente di questo tizio. Ma Karen mi aveva sempre detto che per scoprire le bugie delle persone dovevi fare delle domande molto precise, chiedendo più dettagli possibili. E, quando mentivi, di prepararti sempre una risposta, una storia di sfondo che fosse sensata in modo da non arrivare impreparata. Puzzava di alcol, ricordavo l'odore, e quello ben poco c'entrava con l'avere qualche pozione nel bicchiere.
    E perchè se sono tuoi amici avrebbero dovuto farlo?
    "Ti è…piaciuto il regalo?" Ecco un'altra prova che non ci si poteva fidare. Arretrai di un altro passo, riportando il vaso in alto.
    NO!! Tu devi tenere le tue mutande fuori dal mio dormitorio e dalla mia posta!! Non so quali problemi tu abbia con gli animali ma non voglio vedere nessuna proboscide, razza di maniaco!
    Quasi non riuscii a sentire la parola "cuffie" mentre gli parlavo sopra. Quindi era stato lui? Aggrottai la fronte, visibilmente confusa: non avevo idea di chi fosse il mittente e come ogni cosa anonima il mio cervello si era impegnato a pensare a mille scenari possibili, cercando quello più plausibile, quello più.. sensato. Non ero arrivata molto lontano, pensando che fosse stato mandato dai miei genitori e che il biglietto si fosse perso. Avevo quasi pensato venisse da Caitlin ma avevo allontanato questa ipotesi: non mi sembrava il tipo da perdersi nella tecnologia babbana. E infine avevo pensato a qualcun'altro che sapeva che mi piaceva la musica e che non amava firmarsi ne scrivere biglietti. Anche se non aveva senso farlo.
    Stavolta il braccio si abbassò, posando il coccio sul muretto della serra.
    Te le farò riavere. Non le voglio.
    Era mia intenzione in ogni caso farlo, mettendo un annuncio in bacheca per poterle restituire. Quel gesto tuttavia non voleva simboleggiare una resa nei suoi confronti: rimasi comunque abbastanza vicino per poterlo prendere se fosse servito per avere qualcosa con cui difendermi. Lo guardai qualche secondo, prima di alzare il mento in una sicurezza che poche volte riusciva ad uscire.
    Se credi che delle cuffie o qualcos'altro possa comprare la mia fiducia nei tuoi confronti o il mio silenzio sappi che puoi scordartelo.
    Non dovevo mostrargli che avevo paura di lui. Anche se ne avevo. E non sapevo neanche se ero capace di nasconderlo davvero. La sensazione di sentirsi all'angolo la ricordavo bene, il senso di oppressione, il non vedere vie di fuga.. il voler tirare in ballo anche tutti gli altri, creando una situazione impossibile da gestire.. io questo lo sentivo tutti i giorni. Alcune volte meno, altre di più. Succedeva con la magia involontaria, e ancora di più con la luna. Su quello non potevo farci niente.. ma su questo.. su di lui.. sì.
    Non ho alcun motivo per farti questo favore Barnes e non ho alcuna intenzione di farlo. Perché non ti credo.
     
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