keep your distance, be a ghost

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    L'uomo non era più così solo.
    Dopo il furto avvenuto mesi prima aveva provato emozioni contrastanti che andavano e venivano come maree: gratitudine nei confronti di quella giovane donna che gli aveva salvato la vita e rimpianto per non aver potuto raggiungere moglie e figlio deceduti, l'enorme sollievo provato nell'abbracciare la sua piccola Agatha si mischiava col senso di colpa stagnante per ciò che non aveva fatto anni orsono.
    Arthur Caine è pur sempre umano, la dualità fa parte della sua natura.
    Eppure quell'ultimo triste evento sembra avergli dato una lieve scossa, seppur il grigiore della depressione non riesca ad abbandonarlo del tutto e forse mai lo farà. Risistemare la bottega vandalizzata gli ha donato un pizzico di vigore nei confronti di una professione che si non aveva mai smesso di amare, ma che col tempo si era irrimediabilmente tinta di ripetitività. La solitudine non aiutava di certo, e se nessuno si fosse fatto avanti per andare a trovarlo sicuramente l'uomo sarebbe ripiombato nei propri desideri di morte... Invece una figura longilinea si presentava davanti alla sua porta di tanto in tanto, proponendogli una semplice chiacchierata.
    Coi figli distanti ed impegnati nelle proprie vite -per non parlare di come Emory desideri mettere sempre più chilometri tra lui ed il padre- il vecchio artigiano trova in Audrey Ramirez una persona piacevole che, come la sua Beanie, sembra sinceramente preoccupata per la sua salute fisica e mentale.
    Arthur promette sempre che starà meglio, dice che gli ci vorrà del tempo per rimarginare certe ferite ma non entra mai troppo nei dettagli perchè troppo dolorosi. E poi il suo secondogenito è stato molto chiaro a riguardo: "Non devi dirle nulla di noi". Arthur non capisce il perchè di tutta questa segretezza, Emory non spiega molto e il vecchio non vede nell'aspirante auror un pericolo, anzi.
    Il carattere remissivo che negli anni si è acuito gli impedisce di disobbedire a quell'astioso avvocato dagli occhi freddi che un tempo soleva abbracciarlo così tanto forte da togliergli il fiato... Per un po', almeno. Lui e Audrey parlano di molte cose e pian piano il vecchio uomo non più così solo si apre svelandole quello che non è mai stato un segreto, in fondo tutti nel quartiere sanno cos'è successo a Myra e Shelby Caine, e gli articoli di giornale che parlano dell'accaduto sono facilmente reperibili.
    Tra calme lacrime, le racconta di come si sente ancora in colpa per la morte di una moglie adorata ed un figlio maggiore promettente che avrebbe dovuto occuparsi dell'attività di famiglia al posto suo. Le dice che ha continuato a pagare quel maledetto strozzino per paura quando avrebbe dovuto agire, forse non sarebbe lo stesso mai finito dietro le sbarre grazie al denaro, ma almeno non avrebbe mai ucciso due persone innocenti.
    Non le dice che è colpa di due licantropi, quella parte del racconto porta con se troppe grida e sangue e Arthur è già abbastanza affaticato così. Che quelle zanne rimangano nel buio da dove sono nate.
    Qualche giorno dopo quest'ultima chiacchierata improvvisamente Emory sceglie di fargli visita, forse spinto dalle preoccupazioni della sorella minore. Gli parla controvoglia, si vede, ma il suo sguardo s'illumina nell'istante in cui il vecchio padre nomina innocentemente la donna che gli ha tenuto compagnia in questo periodo.
    Arthur nota che il figlio cambia espressione, sembra furioso e non lo nasconde. Gli chiede di cos'hanno parlato e il vecchio sente di non dover giustificare un comportamento simile, ma lo stesso tenta di spiegare che non hanno fatto nulla di male a parte parlare di tutto e niente, solo per far passare il tempo.
    Emory insiste, vuole sapere se il patriarca della famiglia Caine ha disobbedito al suo ordine di non confidarle nulla del loro privato... E Arthur, preda dell'incomprensione e del desiderio di farsi chiarezza, cede.
    Quando il figlio svanisce sbattendo la porta, l'uomo si chiede cosa diamine abbia fatto ancora di male e non capisce perchè con lui non riesca mai a comportarsi nel modo giusto. Piange, frustrato e nuovamente solo.

    **


    I polpastrelli tamburellano nervosi contro la parete su cui sono appoggiato, tradiscono un'agitazione che solitamente riesco a nascondere bene, ma non oggi.
    Il Ministero come al solito pullula di persone indaffarate nei loro compiti e l'atrio è un via vai di teste e documenti importanti, un caos a cui sono abituato e che stona un po' col corridoio stranamente tranquillo in cui mi hanno piazzato ad aspettare. Sarà stata la mia espressione furiosa ad aver convinto la segretaria con cui ho parlato che sarebbe stato meglio per tutti dare un briciolo di privacy a me e alla sfortunata persona con cui avrei dovuto parlare.
    In questo posto sono conosciuto per la freddezza con cui affronto le aule di tribunale, metter su una scenata non è da me, ma quella lupa ha sorpassato un limite che non posso permettermi d'ignorare per il bene mio e di Agatha. La stanchezza ed il peso che sento sulle spalle da qualche mese a questa parte non aiutano a prendere la situazione con la calma che solitamente le riserverei, e questo mi preoccupa.
    Mio padre è un vecchio e patetico uomo solo, si è lasciato andare ai ricordi ed Andromeda ne ha approfittato. Per farne cosa, poi? Possibile che sia rimasta così ferita dal nostro incontro in Accademia? Che mi attacchi pure tramite Arthur, se vuole, ma non dovrà mai scoprire di Beanie e la sua missione.
    Avevano detto che l'aspirante auror mi avrebbe raggiunto presto, ma sono passati quasi venti minuti e la sua chioma scura non accenna ad apparire all'orizzonte. Passeggio come una tigre in gabbia lungo il corridoio mentre sento bollirmi il nervosismo nello stomaco, risale lungo la gola come bile e per evitare di lasciarmi andare ad un grido di frustrazione devo morsicarmi il labbro inferiore con forza.
    Dei passi mi fanno voltare e, con sopra la lingua un accenno del sapore ramato del mio stesso sangue, non appena registro quel bel volto algido mi ci fiondo sopra come un falco con la preda. Annullo la distanza tra noi con poche falcate, le sopracciglia aggrottate ed una luce furente negli occhi verdi.
    Te lo dirò una volta sola, Andromeda.
    Glielo sibilo ad un palmo dal naso, il tono di voce è quello duro dell'avvocato Caine anche se dall'aspetto si direbbe che abbia lasciato la propria proverbiale freddezza a casa. Emory deve rimanere al suo posto, legato in un angolo, perchè non può permettermi di rovinare tutto coi suoi stupidi dubbi e desideri. Non adesso.
    Lascia in pace me e la mia famiglia, non abbiamo bisogno di te. Continua a far visita ad Arthur e parlerò ai tuoi superiori della tua insana ossessione nei miei confronti. Tutto chiaro?


    Edited by devil's advocate - 26/9/2022, 12:03
     
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    Se non è urgente che aspetti allora”, aveva così congedato il tramite del messaggio di Emory Caine, ritornando a compilare il rapporto di fine ronda. Se ci fosse stata un’emergenza in corso d’opera la mannara non avrebbe esitato a rimandare la burocrazia per mettersi a sua disposizione, non poteva negare che inizialmente la richiesta di quella visita le avesse destato non poca preoccupazione. Da quando Arthur Caine era stato aggredito nel suo negozio Andromeda aveva cominciato a fargli visita saltuariamente. In via ufficiale farsi vedere in zona rappresentava un messaggio con l’esplicita dichiarazione della volontà da parte del ministero di proteggerlo da future incursioni ma la faccenda era già scivolata nel personale da molto prima, e la ragione più profonda era anche più disinteressata da qualsiasi altro fine che non fosse appurare che stesse meglio. L’anziano signore mascherava dietro sorrisi e parole gentili uno stato d’animo inquieto e buio come l’oscurità, lo stesso che Andromeda aveva attraversato anni prima quando aveva cercato di rimuovere le rune dal braccio a modo suo. Presto Emory era scemato in secondo piano e a quel negoziante si era affezionata più di quanto fosse concesso professionalmente parlando, tanto che le visite si erano intensificate fino a trasformarsi in una piacevole abitudine. Arthur era un abile conversatore ma altrettanto sensibile nell’ascolto, e alla fine Andromeda di tanto in tanto aveva lasciato trapelare qualcosa di sé. Nulla che potesse essere usato come dato sensibile: gli aveva confidato di aver fantasticato per un po’ di cambiare vita e di iscriversi in Accademia, luogo dove aveva conosciuto sua figlia Agatha e suo figlio Emory, e di come amasse viziare i suoi nipotini. Nei pochi ritagli di tempo si dedicava alla cucina ed era stato con la “promessa” di tornare con qualcosa preparato da lei, una ricetta tradizionale della sua terra, che lo aveva lasciato.
    Parlare con lui era piacevole, le aveva permesso di capire quanto si sentisse solo da quando la sua vita e quella dei suoi figli era stata sconvolta dalla perdita della moglie e del figlio maggiore. Prendere la decisione giusta gli era costato tutto, per un paradosso del destino quei valori che tanto aveva cercato di preservare non erano stati affatto assimilati da Emory, con cui sembrava non riuscire a trovare un punto di incontro.
    Con queste perplessità Andromeda lasciò il reparto, pronta a qualsiasi cosa avesse condotto da lei l’avvocato. La curiosità aumentò nel vederlo percorrere il corridoio avanti e indietro come una tigre in gabbia. Sotto sotto poteva immaginare il motivo per cui fosse lì: dei tre aggressori due non erano stati ancora stanati, ci stava lavorando da qualche mese ma non era affatto semplice, soprattutto considerato che quello che aveva arrestato non intendeva tradirli. Ma Emory la lasciò talmente spiazzata che sulle prime Andromeda non fu in grado di ribattere alcunché. La persona che si ritrovò davanti non aveva nulla della pacatezza dei loro incontri: Emory era furente con lei… ma lo era per i motivi sbagliati.
    Stai minacciando un pubblico ufficiale?”, Andromeda non mancò di rivelare apertamente tutto lo scetticismo e l’irritazione, non solo per in modi in cui si era posto, quanto più per una questione di principio. Infilò una mano nella tasca dei pantaloni e lasciò l’altra lungo il fianco, resistendo all’impulso di accendere una sigaretta, come ogni volta che non si sentiva a proprio agio.
    Se ti piace farti ridere in faccia da mio fratello accomodati pure. In dipartimento siamo abituati alle manie di protagonismo del Wizengamort, sono certa che i miei superiori saranno ben lieti di accoglierti con tutti gli onori del caso.”, commentò sarcastica, guardandolo con sfida. Una denuncia del genere sarebbe stata una profonda seccatura da affrontare e di certo non l’ideale per lei che era a inizio carriera ma lui non le stava lasciando altra alternativa che rispondere a tono, astenersi significava fargli capire che lo temeva.
    Non è quel che mi risulta, Emory.”, l’occhiata che gli rivolse era di fuoco. Era vero che l’interesse per Arthur Caine non era nato in modo disinteressato, era stata principalmente la curiosità verso Emory a spingerla a fargli visita la prima volta, ma non aveva alcun motivo di dirglielo né lui aveva prove concrete per crederlo. Andromeda trasse un profondo respiro prima di continuare.
    Non sono una ragazzina: mi hai chiesto di andare via ed è quel che ho fatto. Non è mia abitudine imporre la mia presenza a persone che non la apprezzano. E nel caso in cui ti sia sfuggito, tuo padre ha deciso di avvalersi della protezione degli auror da quando gli ho salvato la vita.” uno scambio reciproco: loro avrebbero pattugliato la zona per cercare i fuggiaschi, e nessuno lo avrebbe più toccato finché li avessero visti nei paraggi.
    Stiamo cercando gli uomini che lo hanno aggredito… e la cosa peggiore, avvocato Caine, è che per lui in questo momento rappresentano il pericolo minore. Forse dovresti rivedere le tue priorità.
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    Speravo, probabilmente invano, che sarebbe stato tutto più facile di così.
    Avrei voluto vederla chinare il capo, preda della vergogna, e sentirla dire che si, aveva perfettamente capito le mie parole... Ma Andromeda Ramirez è evidentemente più testarda di così, e non è disposta a perdere la sua battaglia. In un certo senso questa sua forza d'animo è uno dei motivi per cui stavo iniziando a trovarla interessante, ed in aula di tribunale se fosse stata mia avversaria sarei potuto persino arrivare ad ammirarla.
    Mi sfida col suo sarcasmo senza abbassare lo sguardo, ed io non ho intenzione di staccare gli occhi dai suoi perchè il fuoco della rabbia che mi brucia dentro non sembra avere intenzione di spegnersi e quindi cedere. Ha fatto un passo più lungo della sua gamba, ed ora dovrà subirne le conseguenze mentre cade verso i miei artigli.
    Oh no, mia cara, non sono minacce. Io parlo solo di fatti.
    Dubito che suo fratello troverà molto divertente quello che avrò da dirgli in caso la lupa qui di fronte sia decisa a continuare con le sue visite. Convincere Arthur a testimoniare e mentire su quanto non sia più intenzionato a parlare con lei non sarà poi così difficile, mi basterà far leva su quel senso di colpa che gli attanaglia le viscere ed il dovere che prova nei confronti miei e di Agatha, quel bisogno di farci sentire amati e al contempo chiederci scusa per le sue mancanze.
    E' orribile e meschino, lo so, ma devo proteggere mia sorella finchè mi sarà possibile. Evitare di perdere anche lei, così da non dimenticare anche me stesso.
    Ora anche negli occhi della recluta vi è rabbia mentre insinua che la mia famiglia abbia, per qualche assurdo motivo, bisogno di lei ed i suoi servigi. Sbuffo un verso divertito dal naso e nello stesso momento un sorriso ironico mi piega appena le labbra... Non la credevo capace di così tanta spocchia, forse mi ha sempre e solo mostrato il suo lato migliore, nascondendo il resto. Non che io ora sia così simile a quell'Emory pacato e pregno di buoni consigli che ero il giorno in cui ci siamo conosciuti.
    A quanto pare, col tempo, chiunque mostra il proprio vero volto. O forse sono io che sto pescando il peggio in lei per evitare di sentire la mancanza delle nostre chiacchierate.
    Dovrei mantenere la calma, per quel che posso, misurare le parole senza chinare il capo, ma il fastidio è troppo grande e pesante e m'impedisce di ragionare come mio solito. Beanie direbbe di andarmene dopo aver messo un punto a tutto questo, sarebbe inutile rimanere qui a discutere rischiando di parlare troppo, eppure non riesco a muovere i piedi e rimango immobile davanti alla lupa, i pugni stretti dalla frustrazione.
    Aggrotto le sopracciglia con fare interrogativo quando lei parla di mio padre e del fantomatico pericolo che sta correndo, ci metto qualche istante a collegarlo a quanto mi disse la sera del furto: Arthur non aveva preso la bacchetta per difendersi, l'aveva abbandonata da qualche parte, probabilmente in attesa di subire la giusta punizione che sentiva di essersi guadagnato.
    Le mie priorità sono verso i Caine, e mio padre non merita la protezione di nessuno.
    Sibilo senza rendermi del tutto conto di dove potrebbe cadere questo discorso, però lotto per tenere la diga in piedi prima che mi travolga.
    Probabilmente nemmeno voleva che tu gli salvassi la vita, visto il modo in cui aveva abbandonato la sua bacchetta. Ti ha parlato di mia madre e di Shelby? Di come sono morti per colpa sua?
    Il risentimento è palese, fa quasi male per come mi fuoriesce dalle labbra, quasi che ogni parola fosse ricca di spine velenose che mi tagliano ad ogni respiro. La domanda però è retorica, so benissimo cosa gli ha detto Arthur, ma voglio sentirlo da lei, voglio cercarle negli occhi verdi qualche altra informazione che magari mio padre ha evitato di dirmi. Opzione improbabile, visto l'uomo che è, ma mi fido più di me stesso che di lui.
    Strano che non si sia ancora ucciso da solo, probabilmente è troppo codardo persino per quello.
    Prendo fiato, mi passo una mano tra i capelli per cercare un po' dell'ordine perso. Il risentimento covato per anni sta esplodendo come tante piccole mine, e farlo davanti a lei non è saggio. Devo mantenere la calma, per Agatha.
    Mia sorella lo ha già spinto più volte ad andare da uno psicologo, lui ha sempre evitato. Se può farti stare meglio prometto d'insistere e mi assicurerò che prenderà parte alle sedute, così si sentirà meno solo e non avrà più bisogno della tua presenza. Ti sembra un buon accordo?


    Edited by devil's advocate - 26/9/2022, 12:07
     
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    Fatti, se così vogliamo chiamare le tue congetture, non supportati da nessuna evidenza. Altrimenti non mi avresti mandata a chiamare per discuterne in disparte” non si era lasciata intimidire da nessuno, nemmeno sotto minaccia assai più grave di compromettersi la carriera. Non avrebbe cominciato quel giorno con Emory Caine. L’ostinazione dell’avvocato al contrario sortiva l’effetto opposto: più Emory cercava di imporre le proprie condizioni, più Andromeda le avrebbe rigettate e raggirate continuando ad assecondare la propria volontà e quella di nessun altro.
    Questo non spetta a te deciderlo.”, finché Arthur Caine avesse ritenuto di aver bisogno della protezione del corpo auror avrebbe trovato tutto l’aiuto di cui aveva bisogno. Andromeda trovava quell’ostinazione a volerlo lasciare da solo insensata e illogica, a tratti perfino punitiva. Sembrava quasi che l’avvocato fosse scontento dell’epilogo positivo che aveva seguito la rapina, reazione che di razionale non aveva nulla: Arthur amava i suoi figli, si percepiva dal modo in cui il suo sguardo si ammorbidiva ogni volta che li nominava… quell’amore veniva invece ricambiato con ostilità, almeno dal maggiore. Perché?
    Lo sfogo che seguì immediatamente dopo la lasciò completamente esterrefatta. Le parole di Emory, crude e dure, la colpirono con violenza come uno schiaffo. Portando con sé un carico di rabbia repressa che premeva per emergere in superficie, si materializzarono in un comportamento distruttivo per sé e per l’uomo che sembrava a stento considerare un padre. Andromeda avrebbe provato anche comprensione nei suoi confronti non fosse che quel che Emory aveva augurato indirettamente ad Arthur non l’avesse gettata in uno stato di collera profonda. La mano al proprio fianco fu scossa da tremiti, e la mannara istintivamente racchiuse le dita in un pugno fino a conficcarsi le unghie nel palmo, gesto impulsivo per non cedere alla tentazione di tirargli uno schiaffo seduta stante.
    Non puoi pensarlo veramente”, sussurrò a mezza voce, tremando di rabbia. Quasi non sembrava la stessa persona che le aveva teso la mano in quel vicolo di Nocturn Alley. Fu con indignazione che lo scrutò mentre la metteva a parte di quanto avrebbe preteso da lei, senza capire perché ci tenesse tanto ad averla lontana da un uomo che per lui vivo o morto non avrebbe fatto alcuna differenza, se non per una stupida questione di principio.
    La terapia da sola non basta”, esordì, parole che aveva fatto proprie e che le appartenevano più di quanto avrebbe voluto ammettere a sé stessa.
    Starà meglio per un po’, potrà sembrare che si sia perfino ripreso… poi cadrà di nuovo. Finché crederà di non avere più motivi per cui valga la pena vivere. Come biasimarlo? Metà famiglia portata via dai malviventi”, Arthur si colpevolizzava per quanto accaduto a sua moglie e a sua figlia. Si riteneva responsabile, come se fosse stato lui a porre fine alle loro vite e non gli strozzini che lo avevano ricattato. Andromeda poteva capire come si sentiva: non era stata lei a uccidere Xavier, eppure mentre Wargus ne scalciava via il corpo sul marciapiede non aveva potuto fare a meno di pensarlo…
    … l’altra metà si tiene a distanza per il dolore. Lo sente quanto preferiresti che fosse morto al loro posto. Lo preferirebbe anche lui”, Arthur ne soffriva in maniera indicibile. Ogni volta che Emory lo respingeva ricordava quanto avrebbe preferito non essere sopravvissuto a quella strage. Era vivo, ma per suo figlio era come se fosse morto.
    Un accordo dici. Lui non è un tuo cliente, per fortuna, e noi non stiamo patteggiando… a volte sembri dimenticare di non essere in tribunale.”, era di una vita che si parlava, di una persona.
    Denunciami pure. Ho giurato di proteggerlo e continuerò ad onorare la mia promessa, se questo significa affrontarti davanti al Wizengamort non mi tirerò indietro. Non scendo a patti con il diavolo, neanche quando si fa scudo con la legge.
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