The best way out is always through

▲ Eizen

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    Finn si annoia a morte e non sa come tirarsi fuori da questo impiccio. Dopo quasi una settimana passata al San Mungo tutto quello a cui riesce a pensare è al poter uscire di lì, tornare a fare le cose di prima e cercare di riacquistare una parvenza di normalità.
    Sa che nulla sarà uguale adesso, che molto probabilmente dovrà fare i conti con la maledizione della licantropia e ne ha ancora paura, ma l’idea che Jasper gli starà accanto nelle notti di luna piena lo rassicura un po’.
    Il suo umore è leggermente migliorato rispetto ai giorni precedenti in cui si è sentito molto più miserabile, perso ed angosciato.
    Queste sensazioni non sono sparite del tutto, ma non è da lui lasciarsi andare alla negatività o arrendersi davanti alle sfide.
    Concentrarsi su problemi più piccoli è certamente di aiuto ed al momento il suo più grande nemico è per l’appunto la noia.
    I guaritori continuano a ripetere che lo dimetteranno presto, ma le ferite inferte da creature magiche impiegano più tempo a guarire e le sue erano particolarmente profonde e quindi continuano a tenerlo lì e niente di tutto quello che gli è stato da fare lo stimola abbastanza da sopportare le infinite ore in quella stanza.
    Nemmeno ora che gli hanno concesso di alzarsi dal letto riesce a trovare qualcosa di interessante. L’ospedale è monotono, i pazienti che incontra nelle aree comuni non sopportano le sue continue domande ed il suo corpo si stanca troppo in fretta obbligandolo a ritornare a letto dopo mezz’ora a malapena.
    Hank e Jasper vanno a trovarlo ogni giorno, ma tra impegni lavorativi e studio non hanno modo di trattenersi troppo a lungo. La tecnologia al San Mungo non funziona e Finn non può tenersi in contatto con i suoi amici babbani che d’altra parte non possono andarlo a trovare non sapendo dell’esistenza del mondo magico.
    Ha già letto tre libri, finito due riviste piene di parole crociate, intrattenuto infermiere ed infermieri più a lungo di quanto avrebbero voluto rimanere a parlare con lui, ha studiato, si è esercitato in incantesimi semplici, ma niente di tutto questo è riuscito a salvarlo dal desiderio di scappare di lì il prima possibile.
    Ormai senza più idee - e speranze - Finn si ritrova il pomeriggio del suo sesto giorno al San Mungo a fissare fuori dalla finestra, consapevole che non ci sia davvero un paesaggio al di là di essa ma che sia solo una magia, e a chiedersi se potrebbe riuscire davvero a scappare.
    Sono dei lievi colpi alla porta della sua camera a distrarlo da quel pensiero e per un attimo pensa che sia finalmente arrivato Hank, ma si rende subito conto che suo padre è ancora a lavoro e soprattutto lui non bussa mai.
    Finn si mette a sedere meglio contro i cuscini, pieno di curiosità ed anche un po’ di eccitazione all’idea di avere un nuovo visitatore. Magari si tratta di Link che è tornata a trovarlo, ma forse nemmeno lei busserebbe, quindi deve essere qualcuno di diverso.
    La porta si apre, sfamando finalmente il suo bisogno di sapere chi ci sia al di là di essa, ed è con sorpresa enorme del giovane Anderson che fa il suo ingresso Eizen Hellstrom.
    Il cuore del ragazzo salta un battito ed in un attimo prova agitazione ed un lieve panico all’idea che il professore abbia deciso di andarlo a trovare. Il professore per cui ha ancora un’infatuazione e da cui non vorrebbe mai farsi vedere allettato, con i capelli ormai ingestibili, pallido come la morte e… insomma, non nella migliore della forma.
    Però non può fare a meno di sorridere.
    “Che sorpresa” esclama e per Finn non è una frase di circostanza come chiunque altro la utilizzerebbe, ma è la verità.
    “Non mi aspettavo che venisse a trovarmi” di nuovo, non una frase fatta. “Però è una piacevole sorpresa”
    Più che piacevole, ma non può dirlo ad alta voce.
    “Stavo giusto pensando di saltare dalla finestra dalla noia” uno dei rarissimi casi in cui è stato in grado di fare una battuta, ma per chi non è abituato a sentirgliene fare, potrebbe suonare alquanto allarmante.
    “Ho fatto tutto quello che si può fare in uno stupido ospedale ed ora non ho idee. La tecnologia non funziona qui, si rende conto?! Niente televisione, niente videogiochi, niente chat con i miei amici”
    Si rende improvvisamente conto di star riversando tutta la sua frustrazione sul povero Hellstrom che evidentemente voleva fare solo un atto di gentilezza andandolo a trovare.
    Finn si blocca, un po’ imbarazzato, e si schiarisce la gola.
    “Mi scusi. Sono… molto annoiato. La prego si sieda” indica la poltroncina vicino al letto con un gesto un po’ nervoso.
     
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