Piccoli gessetti e grandi mascelle

Persephone

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    L’aria fresca dell'estate le sferzò i capelli solleticandole piacevolmente il collo, mentre con leggeri colpi di gessetto colorato delineava i contorni di una farfalla dai colori particolarissimi che non aveva mai visto; la ragazza stava distesa a pancia in giù sull’erba, lontana quanto bastava per non importunarla e farla scappare, ma vicina abbastanza da coglierne ogni sfumatura.
    Era arrivata da qualche giorno al castello, e tutto ciò che la circondava sembrava causarle meraviglia.
    Sì soffocò con una mosca. Come non detto.
    Era una giornata meno afosa delle solite, per cui gran parte degli studenti ne aveva approfittato per farsi un giro a Hogsmeade e simili, e la tenuta attorno alla scuola contava pochi sparsi gruppi di studenti intenti a prendere il sole, leggere o giocare a gobbiglie sotto le fronde degli alberi. Astrid aveva optato per portarsi in giro la sua tracolla da disegno; preferiva di gran lunga dipingere, ma si stava appassionando anche ai gessetti, e quel giorno aveva deciso di fare un po' di pratica, disseminandoli ovunque sul suo rettangolo d’erba; stava perfezionando le sfumature di colore dell’ala sinistra dell'insetto, quando a un certo punto sentì un suono stranissimo provenire da chissà dove.
    Scrollò le spalle convinta di esserselo immaginato, prima di tornare al suo lavoro, quando notò in lontananza una chioma rosso fuoco che le ricordava qualcosa… anzi… qualcuno.
    Si mise una mano sopra la fronte per farsi ombra e vedere meglio: sì, aveva ragione! Lei quella ragazza la conosceva!
    Partì lo sbracciamento selvaggio per farsi notare:
    “Heyy, tuuu! Io ti conosco!” Le fece segno col braccio di avvicinarsi; quando quella lo fece, non aveva più alcun dubbio:
    “Tu eri quella ragazza finita ai lavori forzati perché si era acciuffata con una certa Serpeverde” affermò la bionda con sicurezza, fiera della propria memoria, che per una volta sembrava funzionare sorprendentemente bene.
    “Persephone, giusto? Io sono quella che aveva fatto esplodere tutto a Pozioni”, spiegò, sperando si ricordasse di lei. Per un periodo, dopo aver passato quella punizione insieme, le due avevano iniziato ad instaurare una bel legame, ma l’anno dopo Astrid non si ripresentò, e tutti quelli che la conoscevano non avranno potuto che darla per dispersa. Ormai la rossa doveva essere al sesto anno.
    "Già, sono viva... spero non mi avrai pianto troppo", scherzò.
    "Sei sopravvissuta bene", ammirò con invidia i suoi lunghi capelli rossi, che erano molto più corti nella sua memoria, "ti trovo benissimo! Cosa mi sono persa?! A parte il mondo, ovviamente"

     
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    Con la cravatta della divisa sciolta che penzola dalle spalle e la tracolla sotto braccio, mi lascio il castello alle spalle dirigendomi verso la tenuta.
    E’ una giornata di sole e fa abbastanza caldo da permettermi di stare a maniche corte e gonna. Ho le gambe ridicolmente pallide, ma non si può di certo dire che abbia avuto molte occasioni di prendere il sole ultimamente.
    Mi guardo attorno, notando alcuni studenti che hanno avuto la mia stessa idea di godersi la bella giornata. Punto nella direzione opposta alla loro, cercando un posto più isolato, lontano da tutti.
    Trovata quella che mi sembra una zona più solitaria - c’è solo una ragazza stesa sull’erba che mi da le spalle - mi siedo contro un albero e tiro fuori il quadernino degli schizzi dalla borsa.
    Lo apro a metà, dove ho iniziato il disegno di una pianta lasciato incompleto.
    L’aconito è una pianta dal fiore bellissimo e all’apparenza innocuo. Eppure è un veleno, mortale per i licantropi, intossicante per gli umani se ingerito in grosse quantità.
    Se qualcuno mi chiedesse qual è la pianta che mi spaventa di più probabilmente risponderei che è l’aconito, eppure non è tra le più pericolose nel mondo magico. L’aconito però potrebbe uccidere mio fratello con una facilità estrema e questo mi terrorizza.
    Ultimamente sto concentrando i miei studi su di essa, per essere certa di riconoscerla e di sapere come trattare gli effetti in tempo, prima che possa uccidere.
    La punta della matita scorre lentamente e con attenzione sulla carta ruvida del mio quadernino. Sono completamente assorta nella mia attività, tanto da non prestare più alcuna attenzione a ciò che mi circonda.
    Quando ero piccola Hades mi portava spesso a cercare piante nel bosco vicino casa. Lo faceva sempre quando nostro padre diventava troppo aggressivo dopo aver bevuto troppo. Era l’unico modo che mio fratello aveva per distrarmi da quanto stava accadendo e anche per tenerci fuori casa il più possibile. Non c’era molto altro che potessimo fare senza soldi dopotutto.
    Mi aiutava a cercare quelle più rare e me ne spiegava pazientemente l’utilità. Credo che la mia passione per l’erbologia sia nata in questo modo.
    Inspiro a fondo l’aria pulita della tenuta di Hogwarts e… mi ritrovo a starnutire prima ancora che possa rendermene conto. La matita scivola sul foglio lasciando un brutto segno sul mio disegno.
    “Dannazione!” mi lascio sfuggire con frustrazione, notando poi con la coda dell’occhio uno strano movimento alla mia sinistra.
    Guardando meglio noto che la bionda si sta sbracciando per farsi notare da… me? Osservandomi attorno mi assicuro che ci siamo solo noi due nei paraggi e che ce l’abbia proprio con me.
    Raccolgo le mie cose e mi avvicino per vedere cosa voglia.
    “Lavori forzati?” ripeto con un sorriso divertito.
    E’ buffo che definisca così le punizioni. Comunque ricordo vagamente quel giorno, deve essere passato parecchio tempo, era forse il primo anno?
    Incredibile che mi abbia riconosciuta mentre io sia ancora qui a guardare il suo viso e a cercare di inquadrarla. Ha qualcosa di familiare.
    “Persephone” confermo annuendo leggermente, illuminandomi poi quando mi dà quel piccolo indizio per capire chi sia.
    Qualcuno che fa scoppiare i calderoni a Pozioni non te lo dimentichi proprio.
    “Astrid?” chiedo con incertezza sperando che sia quello il suo nome e di non aver fatto una brutta figura.
    Sono passati almeno quattro anni, ma il ricordo di quella punizione è ancora piacevole, la compagnia della bionda l’ha resa molto meno noiosa e tediosa di quello che sarebbe altrimenti stato. Penso saremmo potute diventare buone amiche se non fosse sparita nel nulla.
    Mi siedo sull’erba accanto a lei con un sorriso.
    “Ho pianto ogni giorno” dichiaro seguendo la scia giocosa delle sue parole.
    Per quanto stia scherzando, ricordo che mi era dispiaciuto non vederla più e non sapere che fine avesse fatto.
    “Sì, dai, si può dire che sia sopravvissuta”
    E che continui a farlo. Sono contenta che non mi si legga in faccia quello che sto passando, ma d’altronde sono sempre stata brava a nasconderlo, ho dovuto imparare fin da bambina. Per cui sorrido quando dice che mi trova benissimo.
    “Oh non ti sei persa molto” scrollo le spalle “Le solite cose di Hogwarts”
    Lancio un’occhiata al foglio e ai gessetti abbandonati sull’erba accendendomi di curiosità. Le piace disegnare, una cosa che non ricordavo.
    “Mi piace” indico con un cenno della testa la farfalla “Non ho mai provato i gessetti, come ti ci trovi? Dipingi anche?”
    Le porgo il mio quadernino per farle vedere gli schizzi delle piante e tutti i dettagli che ho raccolto su di esse.
    “Vado sempre in giro con questo, ma in camera ho un sacco di dipinti. Credo che le mie compagne stiano iniziando ad odiarmi”
    Continuano a minacciarmi di buttarli via, ma so che non lo farebbero mai davvero. Ho promesso loro che ne porterò via un po’ la prossima volta che vado a trovare Hades.
    “Allora, che fine avevi fatto? Ho sempre pensato che i tuoi ti avessero portato via a causa di quella punizione” ridacchio “Ad undici anni una punizione sembra un motivo abbastanza valido per essere ritirati da scuola, vero?”
    Rovisto nella mia tracolla per poi tirarne fuori quella che sembra una sigaretta girata a mano ed un accendino. Me la porto tra le labbra accendendola.
    “Erballegra” spiego “Che rimanga tra noi, sono stata sospesa poco tempo fa perché mi hanno beccata con un bel po’ di erba”
    Faccio un paio di tiri porgendogliela “Fumi?”


     
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    Per un momento Astrid fu delusa dal fatto che non la riconoscesse, temendo si fosse totalmente dimenticata della sua faccia, ma pian piano la rossa sembrò fare mente locale e ci arrivò.
    “Proprio io!” Esclamò aprendo le braccia con finto fare superbo, come fosse l’unica e indiscussa.
    “Sono passati cinque anni, capisco che non mi abbia riconosciuta subito. Eravamo ancora due poppanti… ora invece abbiamo le poppe” solo lei poteva dire certe idiozie e credere persino nella loro simpatia. “Ora hai capelli luuuunghi” le alzò una ciocca di capelli in completa adorazione. “Sono talmente belli che mi polisuccherei in te tipo subito
    La rossa stette al gioco, e rivederla dopo tanto la riportò subito ai vecchi tempi… erano due piccole pesti. Beh, Astrid lo era per maldestria… non che fosse cambiato poi molto. “Cos’è riuscito a salvarti da tanta agonia? Hai conosciuto un bel ragazzo? Voglio tutti i gossip che sai darmi” Le dette una gomitatina con sguardo intrigato; con tutte le buoni intenzioni del caso, lei adorava i gossip, e le interessava sinceramente conoscere tutti i retroscena. Ora che l’aveva ritrovata, aveva tutta l’intenzione di riprendere i rapporti con lei da dove si erano interrotti.
    Persephone notò il disegno che la bionda stava ultimando, e Astrid si illuminò quando scoprì che anche lei disegnasse. “Dai, come mai non sapevo che disegnassi?? Fammi vedere qua!” Afferrò incuriosita il quadernetto pieno di schizzi di piante varie, con tanto di informazioni scribacchiate tutte attorno. “Ma sei bravissima! Sei appassionata di piante? Come mai prendi così tanti appunti?” Aveva senza dubbio una grande dedizione nei confronti di quella materia, il che la incuriosiva molto.
    “Ah… questa farfalla, non so… è il primo tentativo che faccio con i gessetti, ma non mi trovo poi così bene. Preferisco di gran lunga pennelli e acrilici, con quelli sono abituata… anche casa mia è piena dei quadri che faccio un po’ per sfogo… mi rilassa tantissimo. Quando sento tanta energia che mi assale – il che accade spesso – le cose sono due: o mi metto a correre o dipingo. Lo fai anche tu? A proposito, avrei bisogno di fare un po’ di acquisti in merito, mi stanno finendo le tele… sai se tipo a Hogmeade c’è un negozio che le vende? Se no tocca fare un salto a Londra…” le sarebbe scocciato quel viaggio… era appena arrivata; avrebbe dovuto sapere che tre valigie non sarebbero bastate.
    “Dai, che bello avere questa cosa in comune! Possiamo dipingere insieme qualche volta! Portiamo i treppiedi in qualche punto interessante… come ti trovi coi paesaggi? Sono la cosa che preferisco” aveva iniziato a parlare a raffica, come suo solito. Quell’incontro l’aveva accesa.
    “Beh… al punto in cui ero sarei stata sicuramente bocciata; al tempo i miei problemi di concentrazione erano molto peggiori… ed ero un disastro in tutte le materie. Così, per la vergogna, ho deciso di ritirarmi e studiare a casa… però ora ho scoperto il mio metodo, credo… sono riuscita a passare il test sulle competenze per l’ammissione al quinto e mi sono buttata con rinnovata energia. Spero che quest’anno fili tutto liscio” quel discorso la imbarazzava parecchio, però sapeva che Persephone l’avrebbe capita senza giudicarla… e poi era semplicemente la verità, e non si poteva fuggire da essa. Inventare una bugia non avrebbe avuto senso.
    La rossa tirò fuori una sigaretta rollata e se la portò alla bocca. Questo la sorprese, non sapeva neanche lei il perché. “Erballegra? Mai sentita. No, io… non fumo, in realtà” per qualche motivo si sentì in difetto, come da meno. In realtà aveva sempre avuto la curiosità di sapere come fosse il fumo… di come mai scatenasse tutta quell’attrattiva, soprattutto nei giovani. Non l’aveva mai capita. “Dai… fammi fare un tiro. C’è sempre una prima volta. C'est la vie le prese delicatamente la sigaretta di mano e se la portò alla bocca, incerta. Aspirò intensamente, e dopo pochi secondi, venne assalita da un potente attacco di tosse. Tossicchiò agitando la mano per allontanare il fumo dal viso.
    “È… interessante disse incerta. Se interessante voleva dire morire soffocata.
    “L’effetto quale sarebbe? È forte?” Effettivamente avrebbe dovuto chiederlo prima, ma aveva saltato totalmente il passaggio. Un nuovo suono, gutturale e profondo, provenne da un punto imprecisato nelle vicinanze.
    “Ma… lo senti anche tu?” Chiese, stranita. Avrebbe pensato fosse l’effetto dell’erballegra, se non fosse che quei suoni li sentiva anche prima.

     
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