Hazard of the trade.

Winnie

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    Wuaaaahhh... la prossima volta voglio vedere questo!
    La mano sbatté con una tale decisione sulla locandina che la sigaretta le sfuggì quasi dalle dita. Il manifesto raffigurava un uomo dall'aria alquanto sinistra, complice il fatto che il suo volto fosse coperto da una maschera dalle fattezze diaboliche. Stando alla scritta rosso sangue, sotto quella maschera si celava Ethan Hawke e il film in questione era intitolato Black Phone. Nell'insieme, la locandina prometteva bene, così come il trailer.. Roxy aveva sentito che era tratto da un libro, ma la lettura non era mai stata particolarmente attraente per lei: era la piccola Riley l'intellettuale di casa, Roxy preferiva il cinema e l'horror era decisamente il suo genere preferito. Aveva provato a condividere quella sua passione con la popolazione di Hogwarts qualche anno prima, ma le sue iniziative non avevano avuto successo ricordandole che sbattersi ad organizzare cose per degli sconosciuti era sempre una pessima idea e che, più in generale, lo era assumersi degli impegni extra.
    Verrai con me? Steph se la fa sotto al primo accenno di tensione della colonna sonora..
    Cercava sempre compagnia per quel genere di film: e a dirla tutta quella di Stephanie sarebbe andata benissimo, visto che adorava vedere la gente sobbalzare dalla paura suscitandole una sguaiata ilarità che lasciava il posto all'euforia del terrore quando il film in questione era valido abbastanza da riuscire a spaventare anche lei. Ma la sorella maggiore non ne voleva sapere di replicare esperienze del genere, era stata piuttosto chiara in proposito. La persona che Roxy trascinava più frequentemente con sé era Asher.. almeno fino ad un anno prima. Era piuttosto assurdo - e a dir poco imbarazzante - sentire la mancanza del Puckett continuamente, in contesti e situazioni molto diverse tra loro, dopo tutti quei mesi di lontananza. Eppure le cose stavano proprio così. Una vera merda.
    Passi molto più tempo a Londra ultimamente, vero? Non che io abbia da lamentarmi, anzi.. osservò salendo in macchina dal lato del guidatore, richiudendosi dietro la portiera prima di lanciare a sua cugina Winnie uno sguardo eloquente Ma ho la sensazione che tu ti trattenga qui per una certa Agatha più che per i tuoi adorati cugini. Sì, sai.. la tua migliore amica.
    Era da quando le chiacchiere di Winnifred sull'amica Agatha avevano iniziato a farsi sempre più frequenti che Roxy aveva iniziato a stuzzicare la cugina, convinta di poter svelare una relazione che era lì lì per evolvere, non fosse che le due ragazze se la facevano troppo sotto per ammettere la verità. Quando Roxy aveva scoperto che il grosso coniglio di peluche lilla e profumato comparso sul letto di Winnie era un regalo vinto da Agatha per lei al luna park le era sembrato evidente che vi fosse un lesbo drama in corso. Insomma, lei personalmente non avrebbe vinto un peluche proprio per nessuno, ragazzo o ragazza che fosse, forse forse per la piccola Riley.
    Era pronta a stuzzicare la cugina ancora un po', ma venne interrotta dalla voce di Beyoncé che riempì prepotentemente l'abitacolo portandola ad agitarsi un po' sul sedile a ritmo di musica prima di gettare un'occhiata allo schermo e roteare gli occhi.
    Yo, qui è Roxy.. pizza delivery!
    Si ritrovò immersa in una breve e fitta discussione con Jason, un suo cliente di vecchia data che ultimamente aveva collezionato solo debiti, con lei e con persone ancor meno raccomandabili. Sembrava avere i soldi per pagare questa volta e una certa urgenza di portare a termine l'acquisto.
    Fanculo. sospirò una volta conclusa la telefonata, rivolgendo poi lo sguardo a Winnie Facciamo un piccola deviazione, ok?
    Jason era messo davvero male, si sentiva dalla voce. E considerato che la Jackson era in parte responsabile del suo stato attuale, non se la sentiva di dirgli di fottersi e di aspettare il giorno dopo. Avrebbe potuto mandare uno dei ragazzi che lavoravano per lei e Brandy.. ma era Sabato sera anche per loro, cazzo.
    Ci vorrà solo un attimo.
     
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    Alzo lo sguardo sulla locandina su cui Roxy ha appena battuto la mano e la osservo. Rappresenta un uomo che indossa una maschera dal sorriso inquietante e il nome di Ethan Hawke scritto a caratteri cubitali. Deve essere un horror o un thriller al più, il tipo di cose che piace a mia cugina insomma.
    “Povera Steph” commento scuotendo la testa ben consapevole di quanto Roxy si prenda gioco delle paure della sorella maggiore.
    “Io non ho problemi con queste cose, dormo benissimo la notte” mangio gli ultimi pop corn dalla scatola di cartone che stringo tra le braccia mentre usciamo dal cinema, per poi buttarla in un secchio non appena è vuota.
    “Possiamo anche andare la prossima settimana, se non hai da fare”
    Il cinema mi piace, ci ritorno volentieri, così come mi piace la compagnia di Roxy. Anzi, sarebbe più corretto dire che la adoro. Tra tutti i miei cugini è sempre stata quella con cui mi sono presa meglio e non solo perché siamo praticamente coetanee, ma perché Roxy è divertente. Mi piace il suo senso dell’umorismo, seppur carico di cinismo, e condividiamo una forte ribellione che non poche volte ci ha dato problemi. Credo che Roxy sia la persona che più mi capisce. Insieme ad Agatha, ovviamente.
    E guarda caso è proprio di Agatha che mia cugina parla mentre saliamo in macchina. Non la nomina direttamente, ma si riferisce chiaramente a lei nel punzecchiarmi e non posso fare a meno di sentire un tuffo al cuore.
    Mi lascio cadere sul sedile del passeggero e aggancio la cintura. Normalmente le risponderei con ironia, ma in questo momento il peso che avverto sullo stomaco mi impedisce di dire qualsiasi cosa.
    Roxy non lo fa con cattiveria, non le ho mai parlato di quello che provo per Agatha e quindi non le ho detto nemmeno di quello che è successo tra di noi.
    Forse potrebbe essere una buona occasione per farlo.
    “Veramente non vedo Agatha da un po’...” azzardo.
    Non ho parlato con la Caine da quando le ho chiesto di darmi un po’ di tempo per vedere se riesco a mettere da parte un po’ di questo sentimento o almeno di essere abbastanza forte da poterle stare comunque vicino. A volte la vedo in giro per l’accademia e se lei mi vede le sorrido e le faccio un cenno di saluto. Mi manca da morire, ma non penso di riuscire ad esserle solamente amica per ora.
    Prima che possa gettarmi in una lunga spiegazione, il telefono di Roxy prende a suonare e forse ne sono sollevata piuttosto che infastidita.
    Guardo fuori dal finestrino mentre mia cugina parla con qualcuno e dalle sue parole penso di capire di cosa si tratti.
    Non ho mai giudicato Roxy per quello che fa ma ho sempre temuto per la sua incolumità e a volte ho provato a parlarle per convincerla a lasciar perdere.
    Se devo essere sincera non ho mai insistito troppo però. Non sono sua madre, sono sua cugina ed un conto è esternarle la mia preoccupazione, un conto è pressarla affinché smetta. Spero solo che stia attenta, non solo perché ha a che fare con gente poco raccomandabile, ma anche per il rischio di essere beccata. Dopo quello che è successo a Joshua penso sia il minimo avere paura che lei faccia la stessa fine.
    Quando mi dice che dobbiamo fare una deviazione mi limito ad annuire. Non ne sono molto contenta, ma sembra che si tratti di una cosa veloce oltre che urgente, quindi non mi va di fare la cugina rompicoglioni.
    Raggiungiamo il luogo d’incontro in pochi minuti e non posso fare a meno di storcere il naso alla vista della stradina deserta e buia. Il quartiere non è nemmeno dei più raccomandabili di Londra. Inspiro, avvertendo un fastidioso formicolio a braccia e gambe, ma mi impongo la calma.
    “Fai in fretta” prego Roxy prima che scenda dall’auto.
    Vorrei non essere così vittima della paura che mi affligge da quando ho subito l’aggressione. È vero che ci ho lavorato sodo e continuo a farlo e le cose sono nettamente migliorate in due anni, ma vorrei arrivare a non sentirmi più tanto in pericolo quando mi trovo in luoghi del genere.
    Osservo mia cugina avvicinarsi alla figura emaciata di un ragazzo il cui volto è semicoperto dal cappuccio di una felpa sgualcita.
    Parlano per qualche minuto, inizialmente con toni normali, finché non si fanno più agitati, quasi aggressivi, spingendomi a portare una mano sulla maniglia con esitazione.
    Quando lo vedo spingere mia cugina contro il muro non esito più. Senza nemmeno pensarci apro la portiera e mi lancio fuori dall’auto.
    “Che cazzo fai?!” urlo con rabbia correndo verso di loro.
    La tiene bloccata contro il muro e per un attimo l’immagine di Sally paralizzata da due uomini che la trattengono si sovrappone a quella di Roxy. Avverto il panico, ma non mi fermo, afferro il tipo da dietro per allontanarlo da mia cugina.
    Lui si dimena e la lascia andare con una sola mano, colpendomi per farmi mollare la presa. Sento un bruciore improvviso all’avambraccio ed istintivamente indietreggio. La manica del mio giacchetto è strappata, sporca di rosso. Solo ora mi rendo conto del fatto che il ragazzo ha in mano un coltello e l’idea che possa averlo già usato contro Roxy mi fa schizzare il cuore in gola.
    “Roxy?!”
    I miei occhi corrono su di lei, alla ricerca frenetica di una qualche ferita, terrorizzata all'idea di quello che potrei vedere.


     
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