Cruelty.

Clive || Lavenham, UK.

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    L'ultimo ricordo che aveva di Lavenham risaliva alla sua infanzia e riguardava una gita in famiglia, una Domenica di una Primavera ormai prossima a cedere il posto all'Estate. Doveva avere avuto circa sei, forse sette anni, il periodo in cui le gite fuori porta rappresentavano per lei un'autentica avventura alla scoperta di luoghi sconosciuti e carichi di fascino.. già solo per la particolarità di trovarsi fuori dai confini di Birmingham. Di quella gita ricordava la felicità provata nell'apprendere che, a dispetto degli impegni dei fratelli maggiori, la famiglia si sarebbe mossa al completo. Ricordava sua madre che camminava con una guida sempre in mano, raccontando loro degli edifici medioevali tra i quali si muovevano, dell'epoca Tudor e di molti altri dettagli che Agatha ascoltava per metà, in parte troppo impegnata a chiedersi se quel borgo avesse un dolce tipico che andava assolutamente assaggiato. Ricordava che suo padre indossava un capello che a lei sembrava davvero buffo, ricordava Emory e Shelby che discutevano di cose piuttosto noiose - a suo avviso - salvo poi venire interrotti da lei che si infilava tra di loro, prendendoli entrambi per mano e facendoli ridacchiare, chissà per quale ragione. Una Domenica di fine Primavera, in prossimità dell'Estate. Una Domenica come quella che stava vivendo ora, ma al contempo molto diversa.
    Agatha non era tornata a Lavenham, dopo tutti quegli anni, per fare una gita. A condurla in quel borgo medioevale vi era una motivazione ben più seria e di natura decisamente più urgente. A ben pensarci, non le piaceva affatto che un luogo teatro di un ricordo tanto felice per lei ospitasse ora una persona come Clive. Non aveva mai avuto niente di personale contro quel cacciatore, per quanto ne giudicasse i metodi e ne condannasse la totale assenza di etica, al punto da poter affermare con certezza che mai avrebbe collaborato con lui in futuro. I cacciatori che agivano secondo un codice molto diverso da quello della Caine erano molti, ancor più quelli che non seguivano alcun tipo di codice, ma Agatha non era così ipocrita da pretendere di poter dar loro lezioni di vita, né in definitiva credeva che farlo potesse rivelarsi in qualche modo utile. Semplicemente, ne prendeva le distanze.
    Così il suo fastidio ben più personale nei confronti di Clive si era animato solo dopo che, alla luce di un paio di rifiuti, l'uomo aveva nuovamente insistito per un appuntamento. La cacciatrice non apprezzava le persone insistenti, ancor più se si mostravano tali in merito a questioni che l'avevano sempre vista come una ragazza riservata, discreta, tutt'altro che incline ad andare contro al suo istinto e alle sue sensazioni. Tuttavia Agatha si sarebbe di certo limitata a trovarlo fastidioso, magari ad evitarlo per quanto possibile, se l'uomo non avesse superato un limite che lei non immaginava nemmeno di dover rendere noto.
    Si attaccò al campanello con insistenza, osservando l'abitazione appena raggiunta e limitandosi a fare un passo indietro quando la porta si aprì, mossa dal semplice desiderio di porre una certa distanza tra sé e la persona appena comparsa. Non aveva paura di Clive, no di certo, ma ora più che mai si sentiva disturbata all'idea di averlo vicino più del dovuto.
    Come cazzo ti è venuto in mente di andare a minacciare Hades?!
    Con il cacciatore non aveva alcuna intenzione di mantenere la calma. Voleva che lui si rendesse conto di quanto l'aveva fatta arrabbiare, voleva che sapesse che niente di ciò che probabilmente gli era passato per la mente era una buona idea. Si era fatta un'idea di Clive abbastanza chiara da potersi ritenere certa che un approccio gentile e conciliante non avrebbe funzionato, che quell'uomo non avrebbe mai preso sul serio nessuno che si rivolgesse a lui adottando determinate accortezze. Inoltre, era davvero fuori di sé dalla rabbia.
    Hai terrorizzato sua sorella, ti rendi conto? Una ragazzina..
    Sebbene lei non avesse ragione di temerlo, Agatha era ben consapevole di quanto Clive fosse pericoloso. Era noto per essere tra i cacciatori più letali in circolazione, senz'altro uno dei più crudeli e spietati in assoluto. Aveva all'attivo diversi obbiettivi andati a segno, vittime di cui si faceva un vanto sfoggiando le loro zanne come trofei che gli decoravano il polso. Immaginarlo a pochi passi da Hades le metteva i brividi.
    Come sai che io e Hades stavamo insieme?
     
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    Il sangue secco si sciolse a contatto con l’acqua corrente, scivolò lungo la lama, cadde nel lavello di metallo in grandi gocce rosse. Gli riportò alla memoria la caccia della notte precedente ed un brivido di eccitazione gli corse lungo la schiena.
    Il lupo aveva certamente sofferto, eppure il povero bastardo non aveva emesso suoni, a parte ringhi furiosi fino a che non aveva più avuto fiato per farlo.
    Clive li preferiva quando si lamentavano, esprimevano tutto il loro dolore, ma doveva ammettere che questo lo aveva colpito particolarmente ed era forse il motivo che lo aveva spinto a prenderne la pelliccia, di un nero lucido, ora appesa nel suo seminterrato ad asciugarsi.
    Un altro piccolo trofeo da aggiungere alla sua collezione, seppur di pellicce non ne prendeva tante, era un lavoro lungo e doveva valerne davvero la pena.
    Ce ne era una, in particolare, che non vedeva l’ora di avere, quella che avrebbe trattato come un lurido tappeto, il cui unico posto era sotto i suoi piedi.
    Si chiedeva di che colore fosse il pelo di Hades Murray, era curioso. La bestia era cauta, non usciva praticamente mai nelle notti di luna piena. Stava rintanato tra le mura domestiche, in attesa dell’alba, convinto di non essere un pericolo per nessuno.
    Ma quelli come lui erano sempre un pericolo, quelli come lui non meritavano di vivere, poveri bastardi inferiori.
    Asciugò la lama del pugnale d’argento e si spostò verso il ripiano da lavoro per affilarla sulla pietra.
    Si premurava sempre che le sue armi funzionassero in modo corretto e che fossero in condizioni perfette. Se ne prendeva cura, quasi avessero un’anima propria da nutrire, le considerava le sue compagne fedeli.
    Gli ci volle un po’, mentre la lama quasi strideva sulla pietra, per rendersi conto del campanello che suonava al piano di sopra. Sembrava che chiunque fosse al di là della porta fosse animato da una certa irruenza e questo portò il cacciatore a salire le scale del seminterrato con calma snervante.
    A malapena riuscì a nascondere la sorpresa quando si ritrovò davanti il volto furente di Agatha, la quale non gli diede nemmeno il tempo di parlare.
    Clive trattenne un sorriso a stento, apprezzando quasi la furia con cui la cacciatrice si stava rivolgendo a lui.
    “Ah è venuto a piangere da te, quindi”
    Eppure aveva detto a quel cane rognoso di starle alla larga, era più forte di lui dunque. Forse avrebbe dovuto fargli di nuovo visita, mettere di nuovo in chiaro le cose e far sì che questa volta il messaggio venisse recepito.
    “Oh no, la povera bambina si è spaventata” commentò portandosi una mano sul petto “Non ce n'era alcun motivo, Agatha, sono andato lì a parlare civilmente. Voglio dire, la minaccia era… necessaria, sì. Sono un cacciatore, ricordi? Siamo cacciatori”
    Cercò lo sguardo della ragazza, fissandola intensamente, cercando una comprensione che sapeva già di non trovare. Agatha era diversa, la sua caccia era diversa, una cosa che Clive non apprezzava del tutto ma che poteva accettare in un certo senso.
    “L’ho lasciato vivere, dovresti apprezzarlo” abbozzò un sorriso, sapendo che questo modo di fare avrebbe potuto farla infuriare ancora di più.
    Gli piaceva vederla così arrabbiata, anche se quella rabbia era rivolta direttamente a lui, la rendeva ancora più bella, più desiderabile.
    “Vieni dentro, non vorrai mica avere questa conversazione sulla porta” si spostò per farle spazio, incoraggiandola con un cenno della testa “Coraggio. Io non ti mangio mica”
    Richiuse la porta alle sue spalle, sul volto un’espressione di fastidioso divertimento.
    Certo, non gli piaceva l’idea che la bestia fosse andato a parlarle, che le fosse stato di nuovo vicino e nemmeno gli piaceva l’idea che lei si infervorasse tanto per una cosa del genere, che si interessasse tanto dell’incolumità di un mostro.
    Scrollò le spalle in risposta all’ultima domanda di Agatha, ostentando una certa nonchalance.
    “I cacciatori parlano tra di loro. Qualcuno stava già tenendo d’occhio lo spilungone, vi hanno visti insieme. Qual è il problema, Agatha? Non gli ho torto nemmeno un capello. Oserei quasi dire che quel cane rognoso ti stia ancora a cuore, nonostante tu conosca la sua vera natura”
    Da disinvolto che era, il tono della voce di Clive si fece più profondo, più serio, mentre i suoi occhi si adombravano facendosi inquisitori.
    Che Agatha fosse ancora innamorata di quel sacco di pulci? La sola idea gli dava il voltastomaco e gli faceva stringere la mascella con forza.
    “So che hai tutte le tue idee sulla caccia, ma sai anche che le mie son ben diverse. Solitamente non lascio vivere quei mostri, venire qui a farmi la ramanzina a cosa mai potrebbe servire? Sono pericolosi, lo sai anche tu, non andrebbero lasciati liberi di scorrazzare come se fossero umani qualsiasi”
     
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    L'atteggiamento del cacciatore non la trovò impreparata, infondo Agatha non si era aspettata niente di diverso. Scherno e assenza di empatia verso la giovane Murray, una sorta di condiscendenza divertita verso la stessa Caine sfumata da quello che sembrava sempre un ambiguo tentativo di affascinarla. Era probabile che Clive fosse convinto che eccesso di sicurezza e modi di fare sprezzanti ammaliassero qualunque donna, il che confermava continuamente come fosse ben lontano dall'inquadrare lei nello specifico.
    Necessaria se vuoi beccarti una denuncia. Intimidire una minorenne innocente non ha niente a che fare con l'essere cacciatori di creature.
    Si assicurò di sottolineare quel dettaglio, tenendo lo sguardo fisso in quello del suo interlocutore. Sarebbe stato inutile soffermarsi più di tanto su quanto fosse immorale spaventare un'adolescente indifesa, così preferiva portare all'attenzione dell'altro i rischi che correva con le autorità. Si era chiesta innumerevoli volte come la mancanza di discrezione di Clive non attirasse le attenzioni degli auror: si vantava troppo dei suoi successi, ne andava così fiero che era pronta a scommettere che cacciasse sempre a volto scoperto. Probabilmente si era specializzato nel non lasciare tracce né testimoni, fatto stava che con quella minaccia rivolta ai Murray aveva superato un limite ed era il caso che se ne rendesse conto.
    Oh, non mi serve alcun incoraggiamento. commentò sollevando il mento con aria di sfida, un attimo prima di varcare la soglia dell'abitazione. A dirla tutta si sarebbe risparmiata volentieri di entrare, ma non sopportava l'idea che Clive potesse pensare di metterla in soggezione, quando invece la sua riluttanza era legata unicamente ad un senso di nausea all'idea di trovarsi tra le mura domestiche di quell'uomo Né protezione, aggiungerei.
    Che gli fosse chiaro, visto che si arrogava il diritto di intimare a chicchessia di stare lontano da lei. Si guardò intorno brevemente, affatto sorpresa nel trovarsi palesemente di fronte al covo di un individuo senza scrupoli né pudore, che gridava a gran voce la sua fierezza rispetto alla sua attività di cacciatore. Diversi "oggetti di arredo" erano così di cattivo gusto da rivoltare lo stomaco a lei, che in vita sua aveva visto sangue e interiora in svariate occasioni: un trionfo di fiera crudeltà, macabra ostentazione della morte. Clive era quel tipo di uomo e Agatha l'aveva capito fin dal primo giorno in cui l'aveva incontrato, ma quella sua trasparenza non doveva trarla in inganno. La Caine sapeva di non doversi illudere che autocelebrazione e spavalderia lo rendessero un soggetto prevedibile, poiché sottovalutare il nemico era in definitiva l'errore più fatale per una cacciatrice. Clive era un suo nemico? Fino a qualche tempo prima no, era solo il tipo di cacciatore che più disprezzava. Ma ora la situazione era mutata.
    Il mio rapporto con Hades non ti riguarda. ribatté seccamente, senza accennare in alcun modo ad accomodarsi all'interno della soggiorno La mia vita privata in generale.. non ti riguarda.
    La possibilità che Hades fosse tenuto d'occhio da altri cacciatori era credibile e concreta: i licantropi che celavano la propria natura alla società credevano sempre di fare un ottimo lavoro, ma molti di loro ignoravano di essere tracciati e controllati, arrivando per questo impreparati agli attacchi che segnavano la loro fine. Era quello il punto di forza dei cacciatori di creature, i quali godevano di qualità fisiche inferiori rispetto alle loro prede: le prede più forti e feroci che si potessero trovare in circolazione. Un cacciatore viveva nell'ombra ancor più di un licantropo non dichiarato, la strategia era tutto, l'effetto sorpresa era determinante. La spiegazione di Clive quindi stava in piedi e tuttavia Agatha non riusciva a liberarsi del tutto di uno sgradevole presentimento. Paranoia, forse.
    Così adesso lui è nel tuo mirino, è questo che stai dicendo?
    Gli rivolse una domanda diretta, senza giri di parole. Aveva deciso di evitare accuratamente di sbilanciarsi circa l'angoscia che le suscitava il pensiero dei proiettili d'argento di Clive che penetravano la pelle di Hades, di un suo pugnale che ne squarciava le carni. Lei per prima non voleva soffermarsi sulla morsa allo stomaco che quelle immagini le procuravano, ma soprattutto non voleva che il biondo si concentrasse sui sentimenti che la legavano all'irlandese.
    Dovresti rivedere le tue priorità. Hades non è una minaccia, al momento: assume regolarmente l'Antilupo, non asseconda la sua seconda natura. Ci sono fin troppi licantropi in circolazione che conducono una vita criminale e andrebbero fermati, dovresti concentrare su di loro le tue attenzioni.
    Lo osservò di sottecchi, attenta ad esaminare l'effetto che le sue parole avrebbero avuto sull'orgoglio dell'uomo. Clive era l'incarnazione vivente di una mascolinità tossica, la sua percezione della propria virilità sembrava legata a doppio filo con la sua identità di cacciatore: alludere alla possibilità che stesse perdendo tempo dietro ad un bersaglio poco meritevole di attenzioni, insinuare che ciò lo distogliesse da imprese ben più degne di nota, forse poteva intaccare le fondamenta del suo orgoglio. C'era la possibilità che si arrabbiasse, ma anche quella che si sbilanciasse di più sulle ragioni della sua determinazione nello stare addosso ad Hades. O chissà.. magari l'opinione di Agatha lo avrebbe influenzato al punto da farlo desistere? Quella, purtroppo, pareva l'opzione meno probabile. In ogni caso, a quel punto c'era un altro dubbio che la Caine sentiva l'esigenza di verificare.
    Sei stato tu a mettere le tagliole d'argento in accademia, Clive?
    Quella domanda ne celava un'altra, che per il momento la ragazza preferì non esplicitare. Le hai messe per lui?
     
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    “Agatha” la guardò come si guarda una bimba ingenua a cui andava spiegato tutto “Pensi che una denuncia per una cosa così stupida possa intimorirmi? E poi credi davvero che quei due si azzarderebbero ad andare dagli auror? La bestia non è registrata ufficialmente o sbaglio? Comunque la ragazzina si è messa in mezzo di sua spontanea volontà, non era mia intenzione intimidirla, il mio interesse era ben altrove”
    E questo era vero. Clive non aveva pianificato di spaventare la mocciosa, né era lei il suo obiettivo. Credeva si sarebbe trovata ad Hogwarts, non aveva previsto che avrebbe deciso di tornare a casa per il fine settimana.
    Se la piccola era stata così stupida da intervenire, non dipendeva da lui né era un suo problema, evidentemente non vantava chissà quale intelligenza, come suo fratello d’altronde. Ma cosa avrebbe potuto aspettarsi da qualcuno che viveva sotto lo stesso tetto di uno sporco mannaro e lo difendeva anche?
    “No, ma mi piacerebbe che mi riguardasse” il sorriso che le rivolse doveva essere accattivante, quasi ironico, ma apparve piuttosto sinistro.
    Non aveva mai fatto segreto del suo interesse per la Caine, anche se non si era mai fatto ufficialmente avanti con lei, e sapeva che la cacciatrice ne era a conoscenza.
    I primi tempi aveva trovato intrigante il fatto che lo ignorasse, che non ricambiasse tale interesse. Quando poi aveva scoperto che se la faceva con quel maledetto licantropo aveva iniziato ad esserne infastidito.
    Anche ora che non stavano più insieme Agatha sembrava tenere fin troppo a quell’errore della natura e questo a Clive ovviamente non andava giù.
    Hades Murray andava eliminato non solo perché era una minaccia per la società, ma anche perché il cacciatore non poteva sopportare che la ragazza preferisse un essere inferiore a lui.
    “Se vuoi metterla così, sì, è nel mio mirino” disse serio, con tono deciso, lasciandosi poi andare ad una risata quando lei si mise a parlare di quanti altri licantropi pericolosi c’erano in giro e di come il Murray fosse invece innocuo. “Lo sai che non guardo queste cose, a differenza tua. L’Antilupo può essere dimenticata o possono capitare periodi in cui è più difficilmente reperibile. Una tragedia, un errore, possono sempre accadere. Ho sempre pensato che avessi il cuore troppo tenero per questo lavoro, Agatha, ed è un peccato perché sei brava in quello che fai, devi solo renderti conto che queste bestie non dovrebbero esistere. Nessuno di loro”
    La guardò quasi con accondiscenza, finta pena, irritato dal modo con cui lei si sforzava di farlo desistere, dal modo in cui difendeva quel mostro.
    Si sarebbe fatta calpestare pur di sapere il Murray al sicuro, ma Clive non poteva permettere che la Caine fosse annebbiata dal sentimento che l’aveva legata al licantropo. Quel sentimento che forse c’era ancora e che stuzzicava la sua poca tolleranza come non mai.
    “Non preoccuparti degli altri mannari, ce ne sono tanti di cacciatori in giro, se ne occuperanno loro”
    La sua espressione sorniona mutò poi in confusione per qualche secondo.
    “Di quale tagliole parli?” chiese prima che la risposta gli sovvenisse da sola “Intendi quelle al campus? Ne ho sentito parlare. No, non sono stato io. È una mossa da principiante, mi offende il fatto che tu abbia pensato a me. Non ho bisogno di questi mezzucci, so dove colpire e come colpire”
    E di nuovo eccolo l’interesse della Caine per quella bestia, il pensiero che le trappole fossero opera sua contro il Murray. Quanto si affannava la cacciatrice e quanto lo irritava tutto questo affanno per qualcuno che non aveva il diritto di vivere.
    “Non vedo l’ora di avere in casa la sua pelliccia” la guardò con lo sguardo carico di provocazione ed una scintilla di malizia. “La metterò lì, davanti il camino. Non pensi che sia un posto perfetto? Sarà ben in vista per essere ammirata da tutti, ma anche calpestata e trattata per quello che è: uno sporco ma raro zerbino”
    Mosse lentamente una mano verso la Caine ed afferrò una ciocca dei suoi capelli, facendovi scorrere piano le dita.
    “Dovresti venire a vederla quando ne entrerò in possesso. Ti aspetterò con del vino da sorseggiare sul mio nuovo tappeto mentre parliamo della possibilità di un futuro migliore di quello che avresti avuto accanto a quel cane. Un futuro con me, per esempio”
     
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    Clive era uno stereotipo da manuale. Il tipo di uomo che adorava spiegare alle donne ciò che loro - dolci creature ingenue - non erano in grado di comprendere da sole. Questa era la sua visione delle differenze di genere e non sarebbe mai cambiata: poco importava che trovasse attraenti donne dinamiche, fisicamente e psicologicamente in grado di badare a sé stesse, questo poteva stuzzicare le sue fantasie erotiche o il suo desiderio di relazionarsi con ragazze smaniose di tenergli testa.. era una specie di gioco, di sfida. Ma quello che desiderava restava comunque una vittoria continua e ciò era alla base della condiscendenza con cui il cacciatore le si era appena rivolto. Agatha poteva essere in gamba, capace e fiera, il che chiaramente lo intrigava, ma lui sarebbe comunque sempre stato un passo avanti. Pronto a spiegarle il mondo, le regole del gioco. Tutto ciò era talmente deprimente che la Caine non avrebbe perso un secondo di più con quell'uomo, se non avesse avuto la necessità di fare chiarezza su questioni troppo importanti.
    Non era tua intenzione ma l'hai fatto. Quale sarà la tua prossima mossa: uccidere un licantropo davanti al figlio di cinque anni? Non ti fa molto onore, Clive.
    Non sperava di riuscire a fare leva sulla sua integrità morale, era chiaro che in lui non ve ne fosse traccia. Il fatto era che Clive era sì l'incarnazione di uno stereotipo, ma purtroppo era anche ben altro: non tutti gli idioti convinti di potersi definire maschi alpha si spingevano oltre quei confini che il biondo aveva oltrepassato da tempo, traducendo la sua mascolinità tossica in una violenza che pareva avere il costante bisogno di riversare all'esterno, mietendo vittime secondo un criterio ridotto all'osso. Avrebbe ucciso un dodicenne appena morso da un mannaro, senza esitare un istante.
    La ragazza di Birmingham glissò con rinnovata ostinazione sulla dichiarazione di interesse da parte dell'altro. Ciò che sarebbe piaciuto a lui circa l'evolversi del loro rapporto non le interessava affatto e non valeva la pena di parlarne, considerato che chiaramente Clive non avrebbe accettato di buon grado un suo rifiuto. La Caine preferiva non affrontare la questione, aveva ben altre priorità al momento, ma non si illudeva che chiudere quell'argomento adottando una strategia evitante l'avrebbe portata al risultato sperato, non così facilmente.
    Sono troppo tenera perché non uccido persone innocenti? Quindi, ne deduco se tu venissi morso ed infettato ti toglieresti la vita per coerenza. distese le labbra in un sorriso sarcastico No, non lo faresti. Te lo posso assicurare.
    Scosse la testa, sfidandolo ad affermare il contrario. A Clive l'istinto di autoconservazione non mancava e amava troppo sé stesso perché il fatto di entrare a far parte di una categoria che aveva sempre perseguitato lo spingesse ad un gesto tanto estremo. Agatha era abbastanza sicura che sarebbe diventato il peggiore dei lupi mannari, in tal caso: il più sanguinario, il più crudele.
    Augie pensava che potesse essere opera tua.
    La mora aveva osservato con molta attenzione la reazione di Clive, cercando di cogliere una traccia di disonestà nelle sue micro-espressioni, ma era giunta alla conclusione - di cui non poteva però essere totalmente certa - che l'uomo avesse risposto in modo sincero. Nonostante le supposizioni di Augie, nemmeno Clive era tanto arrogante e sfrontato da esporsi con una mossa così stupida, inoltre era effettivamente un cacciatore che preferiva andare dritto al punto nel minor tempo possibile. Tuttavia, il mistero ancora irrisolto che circondava quelle dannate tagliole passò istantaneamente in secondo piano quando Clive decise di alzare il tiro. Le sue parole erano atroci, di una crudeltà gratuita e totalmente priva di empatia, di remore: era come sentir delirare un fanatico suprematista bianco, o il genere di persona che avrebbe messo a morte chiunque non fosse eterosessuale o appartenesse ad una confessione religiosa diversa dalla sua. Solo che, in quel caso, il neo-nazista in questione non si riempiva solo la bocca di stronzate, era solito agire e non era mai disposto a fare un passo indietro.
    Sai, credevo che tu fossi solo un cacciatore troppo esaltato e privo di ogni traccia di moralità. Ma mi sbagliavo.
    Inorridita, Agatha avanzò verso l'uomo con voce apparentemente calma ma in realtà già incrinata dalla rabbia. Un'indomabile furia cresceva dentro di lei, nutrendosi del disgusto che provava per l'uomo che aveva davanti, del senso di nausea al pensiero di Hades ridotto ad un tappeto per arredare il covo di quel folle, della paura avvertita nel ricevere la conferma che il Murray aveva effettivamente una condanna a morte che gli pendeva sulla testa.
    La differenza tra me e te è che io uccido assassini fuori controllo. sibilò, fermandosi ad un passo da lui Tu, invece, collezioni trofei per gratificare il tuo ego e dare sfogo alla violenza che ti ribolle dentro. i suoi occhi, fino a quel momento incollati a quelli del cacciatore, saettarono rapidamente sul grottesco bracciale in pelle che stringeva il polso dell'uomo e da cui penzolavano zanne di lincantropi Anche se ti impegni ad incanalare la tua sete di sangue in una missione, questo non basta a nascondere chi sei davvero. gli occhi color caffé si spostarono nuovamente sul volto di Clive sostenendone lo sguardo Un fottuto sociopatico.
    Fu in quel momento che la sua ira ruppe gli argini. Allungò le mani in avanti e spinse il petto dell'uomo con tutte le sue forze, sfruttando l'effetto sorpreso per metterlo con le spalle al muro. Una piccola mano si fermò attorno alla gola di Clive mentre un pugnale guizzava nell'aria e andava a sfiorare la carotide del padrone di casa, seppure senza esercitare alcuna pressione. Questo era il genere di dinamica che Agatha non metteva mai in atto: non le piaceva affatto minacciare i suoi nemici, detestava l'idea di scorgere la paura nei loro occhi, di percepirsi come prevaricatrice e intimidatoria. Sceglieva i bersagli con cura e faceva del suo meglio per porre fine alle loro vite nel modo più rapido ed indolore possibile. Non sempre le cose andavano con sperava, ma non le era comunque mai capitato di spingersi a mettere in atto una dinamica così squallida. Eppure ora lo stava facendo.
    Starai lontano da Hades Murray, oppure userò il tuo camino per bruciare i tuoi vestiti sporchi di sangue. Dopo averti ammazzato, si intende. mormorò ad un soffio dall'orecchio di Clive Te l'ho detto: io uccido gli assassini fuori controllo.
     
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4 replies since 31/5/2022, 13:21   80 views
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