Capitano Auror Repubblica d'Irlanda
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"Diabhal!", impreco mezzo rantolante tra un colpo di tosse e l'altro. E si, da un po' di tempo a questa parte sono ufficialmente tediato. Indisposto fino al fottuto midollo - per mal proposta ironia - dalla necessità di combattere, costantemente, il male che mi affligge. Il quale ultimamente reca con se oltre alla solita spossatezza generale pure alcune fitte al midollo spinale così fulminanti, a volte, da scavare un espressione dolorante persino su d'un viso marmoreo e intellegibile come il mio. Le contromaledizioni di Enit, l'aiuto che Kat si ostina a volermi offrire, le cure di Darragh e tutte le ricerche di ogni mio singolo alleato, compiono il loro ruolo: aiutano, seppur senza curare definitivamente. La Cavanaugh mi ha redarguito in merito, spiegandomi come un peggioramento dei sintomi sarebbe stato segno che la contromaledizione impiegata avesse punto nel vivo, costringendo ciò che mi ha colpito ad aumentare la portata di fuoco per tutelarsi. Quindi, su due piedi, credo di poter affermare che si, le capacità di Enit nel suo ambiento non si discutono. Dunque ecco che le fitte e il peggioramento generale della mia condizione, quietata leggermente dai vari antidolorifici prodotti dall'elfo e l'aiuto fornitomi dalla Austen, assumono una conformazione mentalmente più accettabile. L'idea di ristabilirmi, indagare, e mettere finalmente le mani attorno al collo di quella puttana e il suo falso idolo, magari salvaguardando così anche l'incolumità mia nipote, mi spinge ad avanzare tirando dritto. È benzina per il sottoscritto, un qualcosa che, contro tutte le avversità del caso, attizza ancor più il fuoco - che da decadi a questa parte ormai - brucia nei miei occhi. E cazzo lo giuro su tutte le divinità del nostro Pantheon, io le mani sul collo di quella le metterò prima o poi. È una promessa. Tuttavia sarebbe meglio non pensarci adesso, poiché il mio lavoro - proprio come il crimine - non fa pause, pertanto neanche io posso concedermene. Espirando, lentamente, dopo aver assunto la terza boccetta giornaliera del nero e vomitevoli liquido benefico preparato da Darragh, apro il secondo cassetto della mia scrivania e mando giù tutto con una sorsata di ottimo incendiario nostrano; facendo roteare in bocca lo spirito bruciante e godendo del benessere che mi offre, prima di inghiottirlo ed alzarmi per raggiungere la porta del mio scompartimento. "Giovane!", esclamo a voce alta ben intenzionato a farmi sentire dalla ragazza, "Vieni qui, è ora che tu mi dica ciò che devi." Non c'è pericolo che i membri della mia squadra si domandino chi dei due sia stato convocato, poiché ovviamente se fosse stato Murphy ad interessarmi avrei richiamato la sua attenzione in modo decisamente più colorito. "Ciao Chopra, siediti dai.", enuncio mettendomi a mio agio sulla sedia, "Allora, quanto è stata fruttosa la tua spedizione su quell'isola dimenticata da Dio e dagli uomini? Forza, hai la mia completa attenzione." La ragazza ha già dimostrato di possedere un certo talento, circostanza che - seppur ben lieta per il sottoscritto - le hai infilato per le mani un'arma a doppio taglio. Si perché, se da una parte gode della mia piena fiducia, dall'altra un suo eventuale passo falso rischierebbe di amareggiarmi più di quanto non succederebbe qualora a compierlo fosse il suo altresì dotato - seppur decisamente meno sveglio - collega. Sono certo che non sia questo il caso, comunque.
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