Chapter III

▲Jasper

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  1. rhion
     
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    Sogna, Jasper Mountbatten. Lì, in quel luogo lontano dalla realtà, è di nuovo un bambino felice... O quasi.
    Mamma e papà stanno per partire insieme a Finlay per un viaggio che li porterà dall'altra parte del mondo, in quel posto enorme dove la gente mangia sempre hamburger e pizza e tutti hanno un'accento strano. A Jasper un po' spiace dover stare a casa, ma ha lo zio e gli animali a fargli compagnia, non può lasciar perdere le lezioni così su due piedi e poi Alfred ha promesso di regalargli un sacco di libri se recupererà tutti gli esercizi di matematica che si è lasciato indietro.
    E' nella stanza dei genitori ad Ystrad Meurig, gioca sul tappeto insieme al fratellino mentre Elinor finisce di preparare la valigia. Si sente determinato nel voler insegnare a Finlay a dire bene il suo nome prima di salutarlo, ma il piccolo ha appena due anni e fa ancora un po' di fatica a pronunciare la r e la j.
    Al maggiore va bene così, in fondo quel piccolino lo fa ridere per come s'impegna strizzando gli occhi e le manine, sembra si stia facendo la cacca addosso. Tutto è bello e luminoso, Jasper ride nonostante il senso di malinconia lo avvolge dalla testa ai piedi.
    Fionn è tornato, dice che è ora di andare e la valigia è finalmente chiusa. Le tende vengono tirate e tutto diventa così scuro e pesante e... Il primogenito dei Mountbatten ha improvvisamente paura. Non vuole che vadano via, come possono lasciarlo solo? Mamma deve continuare a suonare il piano e con papà ha ancora tante corse sotto la luna da fare; perchè devono chiuderlo in quella villa e andare via? Non è giusto!
    Jasper vuole dir loro di rimanere, ma non ci riesce. Vede le loro ombre muoversi e sente una manina posarsi sulla sua testa mentre una voce lo chiama per nome: è il modo di suo fratello di dirgli addio, di dargli quell'ultima carezza prima di sparire per sempre.
    Finlay è riuscito a dire il suo nome! Finlay è riuscito...

    La luce del giorno mi fa male agli occhi e sento fastidio ai muscoli di collo e spalle. Gli odori sono diversi dai soliti cui sono abituato e il lenzuolo stropicciato sotto la guancia è ruvido e quando mi tiro su sento che mi ha lasciato dei segni sulla pelle che invano tento di strofinare via.
    Sbatto le palpebre un paio di volte per darmi modo di svegliarmi e, quando vedo Finn disteso sul materasso, torno improvvisamente lucido. Mi è rimasto il suo sangue secco su vestiti e mani, non ho perso tempo a pulirlo perchè ero troppo impegnato a sperare di non veder morire anche lui.
    Le implicazioni conseguenti alla sua dipartita sono qualcosa a cui non voglio pensare adesso, non quando mio fratello è vivo davanti a me. Posso toccarlo, trovare nei suoi tratti le somiglianze coi miei e sentire la sua voce che suona così tanto preoccupata e spaventata da spezzarmi il cuore.
    San Mungo. Ti ho portato al San Mungo.
    Mi schiarisco la voce arrocchita da stanchezza e ansia, guardandomi attorno noto che qualcuno durante la notte deve averci lasciato un po' d'acqua da bere sul mobile di fianco al letto, così mi alzo per versarne un bicchiere a me e uno a Finn.
    Sono stati i guaritori ad averti salvato, io ho solo cercato di muovermi il più velocemente possibile.
    Avrei voluto essere lì, con lui, o perlomeno nelle vicinanze. Se fossi uscito a correre in forma di lupo e avessi sentito lo scontro, forse adesso mio fratello non sarebbe conciato in questo modo, non avrebbe bende attorno al corpo e il terrore addosso. Il suo assalitore sarebbe morto sotto le mie zanne, gli avrei fatto pagare ogni singolo morso o graffio, ogni istante di paura in cui ho temuto di poter tornare ad essere solo.
    Hank non sa niente, ma gli parlerò il più presto possibile te lo prometto. Ieri non volevo lasciarti qui e se ti fosse successo qualcosa mentre ero via non... Non me lo sarei mai perdonato.
    Abbasso lo sguardo mentre torno a sedermi accanto a lui, l'alone di tristezza non mi ha abbandonato del tutto e non riesco a scacciar via le sensazioni di quando ero un bimbo che vagava per la sua grande villa senza più nessuno con cui giocare, a parte le proprie lacrime. Però l'ho trovato, mamma e papà, avete visto? L'ho trovato in tempo e potrete continuare a vegliare su di noi, ovunque voi siate.
    Mi sono addormentato praticamente subito dopo essere entrato qui, mi hanno detto solo che stavi bene e io non ho chiesto nulla perchè volevo vederti. Se avessero saputo qualcosa mi avrebbero informato, ma in questi casi si deve solo aspettare. Però... ehi, guardami.
    Allungo una mano per sfiorare la sua, ho paura di toccarlo troppo forte perchè in questo stato mi sembra così fragile e piccolo, ma cerco comunque di infondergli tutta la sicurezza di cui sono capace.
    Ti ho detto che affronteremo insieme qualsiasi cosa ti accadrà, e non mentivo. Se era un mannaro inizierai a stare male con l'arrivo della prossima luna piena, in caso ci procureremo tutto l'antilupo di cui avrai bisogno per tenere al sicuro te e gli altri. La maledizione non farà di te un mostro, è chiaro? Sarai per sempre Finn Anderson, il mio Finlay, e nessuno dovrà mai osare dirti il contrario. Ti ricordi qualcosa dell'aggressore? Anche un minuscolo dettaglio potrebbe essere utile.
     
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4 replies since 5/5/2022, 21:55   72 views
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