Chapter III

▲Jasper

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    Non è una notte fredda eppure Finn non riesce a smettere di tremare. Rannicchiato contro il tronco dell’albero, stretto nelle proprie braccia che sente farsi più deboli, osserva le sue gambe tese davanti a sé e si chiede come abbia fatto ad arrivare fino lì con quella destra ridotta in quel modo.
    Forse è stata l’adrenalina a non fargli sentire il dolore. Ma ora che sta diminuendo, le fitte che il suo corpo gli manda si fanno sempre più prepotenti ed è abbastanza certo che il freddo che sente sia dato da uno shock emorragico.
    E’ stato un biglietto senza firma ad attirarlo nel bosco del campus e si è recato lì solamente perché ha creduto che si trattasse di Link. Ben presto si è reso conto che non poteva essere da parte della ragazza.
    Qualcuno lo ha voluto lì per altri motivi e quel motivo era il lupo che lo stava aspettando. Preso alla sprovvista, inizialmente non ha potuto fare niente per attenuare in qualche modo il suo attacco, ma dopo il primo morso alla spalla, Finn è riuscito a tirare fuori la bacchetta.
    Gli ci è voluto parecchio per riuscire a metterlo fuori gioco a forza di incantesimi ed in quel lasso di tempo il lupo è riuscito ad infliggergli altre ferite: un morso alla gamba, uno ad un fianco - che è quello che sanguina più copiosamente - diversi graffi profondi sulle braccia e sul petto e ha miracolosamente sventato un morso al collo che lo avrebbe certamente ucciso, uscendone solamente con dei tagli dati dalle zanne della bestia.
    Si ritiene miracolato ad esserne uscito vivo, ma sa di non essere messo bene e di aver bisogno di aiuto al più presto, e sa anche che il lupo non rimarrà svenuto a lungo.
    Per questo ha inizialmente cercato di allontanarsi di lì, piuttosto che chiedere aiuto ed aspettare, e per dieci minuti abbondanti è riuscito a camminare tra gli alberi, fino a che il suo corpo non ha ceduto, facendolo crollare sulle ginocchia.
    Sa di aver perso troppo sangue e le fitte che adesso la gamba gli manda non gli permetteranno di avanzare ancora.
    Così si è rannicchiato contro l’albero più vicino e ha raccolto le forze rimaste per evocare un patronus, indirizzandolo all’unica persona al campus che può aiutarlo in quel momento.
    Spera che faccia in fretta, perché se il lupo dovesse svegliarsi prima che lui arrivi, non ci metterebbe molto a seguire le tracce di sangue e a finire ciò che ha iniziato.
    Cercando di non concentrarsi sul dolore sempre più forte, Finn lancia un’occhiata verso le fronde degli alberi e in uno spiraglio dato dalle foglie, nota la luna piena. Sa cosa lo aspetta se dovesse sopravvivere all’attacco, ma adesso non vuole pensarci, vuole solo andarsene via di lì.
    Chiude gli occhi per qualche secondo, conscio di non doversi lasciar andare al torpore che improvvisamente sente, e pensa ad Hank con il cuore improvvisamente gonfio di paura e preoccupazione. Chi penserebbe a suo padre se non dovesse farcela? E poi non vuole morire senza averlo rivisto almeno un’ultima volta. E Link… non hanno nemmeno fatto pace… vorrebbe dirle quanto gli manca. Jasper… proprio ora che le cose con lui stavano andando così bene e finalmente Finn ha incontrato lo zio, riallacciando i rapporti anche con quell’altro pezzetto di famiglia perduto. E’ tutto così ingiusto.
    Quando riapre gli occhi, scorge una luce blu non molto lontana, è il suo patronus. Il drago avanza fluttuando a pochi centimetri da terra e dietro di lui si affretta qualcuno, la bacchetta tesa avanti a sé illuminata da un lumos.
    “J-Jasper!” balbetta Finn quando finalmente il fratello lo raggiunge. Il patronus svanisce in una nube fumosa dopo aver compiuto il suo dovere.
    “Jasper, mi ha attaccato… non me lo aspettavo. H-ho provato a respingerlo subito ma non ci sono riuscito” parla in modo agitato e confuso, cercando di rimanere seduto ben dritto.
    Sposta poi le mani dal fianco per mostrargli la ferita sanguinante.
    “Fa… fa male…” ammette con voce un po’ rotta adesso. Deglutisce a fatica e con altrettanta fatica tiene gli occhi aperti.
    “Potrebbe tornare. Dobbiamo andare via. Portami… portami via, ti prego” si aggrappa alle braccia di Jasper con le mani insanguinate e tremanti. “Voglio andare via, Jasper…”
     
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    Il sangue è ovunque.
    Riempie narici e occhi, invade ogni senso, tanto che mi sembra di sentirne il sapore ramato sulla lingua... O forse è solo bile che lotta per farsi strada su per la gola e venire rigettata sul terreno.
    La luna piena è alta nel cielo, illumina con la sua grandezza tutto il bosco e le sue creature, compreso il viso aguzzo e distrutto di mio fratello. Inizialmente penso sia uno scherzo, in qualche ingenuo e stupido meandro della mia mente spero sia un suo strano modo di vendicarsi per quella volta a casa sua in cui lo spaventai a morte, ma quale persona malata giocherebbe così tanto coi sentimenti degli altri?
    Però, se così fosse stato, sento che lo avrei perdonato dopo un'iniziale fastidio. Avrei messo su un'espressione ferita e forse gli avrei chiesto ancora scusa, ma poi lo avrei perdonato perchè qualsiasi alternativa a questa realtà mi sarebbe andata bene.
    Il sangue di mio fratello è ovunque, ed io ho paura di perderlo.
    Mi getto su di lui col cuore a pezzi e gli occhi sgranati in un'espressione di preoccupazione e terrore. Ciò che vedo è un massacro, un'attacco il cui unico obiettivo era far fuori la preda e nemmeno nel modo più veloce possibile.
    Finn ha sofferto -sta soffrendo, sciocco, non è ancora morto- ed i segni sul suo giovane corpo raccontano la storia di un lupo che ha notato l'agnello uscito dal gregge ed ha scelto di farne un sol boccone. La gamba destra ed il fianco sembrano le ferite conciate peggio, il sangue zampilla a fiotti e il suo odore... Quell'odore... C'è qualcosa attorno a Finn, un'aroma che si mischia al rame e alle lacrime ma che, in tutto questo marasma, faccio appena in tempo a registrare.
    Ci penserò dopo, ora mio fratello ha bisogno di me.
    S-stai tranquillo, ok? Sei stato bravissimo.
    Lo rassicuro senza sapere bene perchè, ma il fatto che sia ancora cosciente dopo quello che ha passato è ammirevole e sono sicuro abbia lottato con tutte le sue forze.
    Deve aver visto anche lui la luna piena, e con essa tutto ciò che ne consegue... Un altro mannaro? Come quello che attaccato Bram, si... Deve essere per forza così perchè quale licantropo in questa scuola dovrebbe mai voler far così male a qualcuno... Noi possiamo controllarci, noi non siamo bestie e mio fratello...
    Andrà tutto bene, te lo prometto. Ora ti porto in ospedale e affronteremo insieme qualsiasi cosa ti accadrà, lo giuro sui nostri genitori.
    Il trauma di una trasformazione, il non potersi controllare... No, non può accadere a lui, non dopo avergli letto il terrore negli occhi tra le mura di quella maledetta casa. Finn non vuole essere un lupo, e se dovesse odiarsi per ciò a cui è stato condannato allora dovrò lottare per tenerlo coi piedi piantati a terra, qui con me e con Hank, per evitare di vederlo lasciare questo modo.
    La creatura che osato fargli questo è nelle vicinanze, e se Finn non fosse conciato così male avrei già mutato forma per fargli pagare tutto questo sangue versato, ma gli occhi di mio fratello pregano perchè io stia con lui ed obbedisco col cuore in gola.
    Il viaggio verso il San Mungo non è semplice, ma per nostra fortuna dura molto poco. Con il suo corpo stretto tra le braccia mi smaterializzo, attraverso una passaporta per Londra e mi smaterializzo di nuovo.
    All'ingresso dell'ospedale urlo perchè qualcuno ci aiuti, delle infermieri accorrono e arriva subito una barella, è tutto confuso e non gli lascio la mano fino all'ultimo e quando ci separano quasi devono strapparmi via, ma riesco a dirgli che chiamerò Hank e che gli voglio tanto bene... O almeno credo di averlo fatto, tutto quel sangue mi ha stordito e riempito di rabbia.
    Crollo su una sedia, o forse mi ci porta qualcuno, e mentre piango mi porto le mani ai capelli, stringo in gesto colmo di frustrazione e mi morsico la lingua per impedirmi di gridare quanto questo dannato mondo a volte sappia essere ingiusto.

    Passa del tempo, rimango in attesa con gli occhi spalancati e le gambe tremanti. Un'infermiera mi rassicura portandomi del caffè e dopo averne mandati giù un paio di sorsi a fatica inizio a chiedermi cosa dovrei effettivamente fare col signor Anderson.
    L'uomo è molto attaccato a suo figlio e se dovessi mandargli un semplice patronus sono sicuro che si fionderebbe sul primo aereo diretto per l'Inghilterra senza nemmeno chiedere un permesso a lavoro, ma ci metterebbe molto tempo. Lasciare qui mio fratello da solo per andare a prenderlo con una passaporta è fuori discussione, quindi forse la soluzione migliore è aspettare.
    Dai vestiti trasuda l'odore del sangue con cui mi sono sporcato per trasportarlo qui, chiudo gli occhi per potermi concentrare su di esso perchè lì, da qualche parte, c'è anche quell'altro profumo, quello del suo assalitore... Quell'odore che mi sembra stranamente familiare.
    Mi scusi?
    Una voce maschile mi porta via da quel flusso di pensieri, e davanti a me vedo quello che penso sia un guaritore. Ha un viso gentile, dev'essere una prerogativa di coloro che desiderano aiutare la gente senza riceverne nulla in cambio.
    Il ragazzo sta bene, ma è ancora addormentato. Può entrare nella sua stanza se lo desidera.
    Annuisco in silenzio, incapace di ringraziarlo come meriterebbe. Mi lascio guidare verso la camera in cui riposa Finn, il mio piccolo Finlay... Il corpo ricoperto di bende è più pallido del solito, ma presto starà meglio.
    Mio fratello è vivo. Se l'avessi perso una seconda volta non so come avrei potuto reagire, probabilmente avrei seguito lui, mamma e papà nel buio nonostante tutte le persone che mi sono rimaste qui, tra i vivi.
    Distrutto, mi siedo accanto al suo letto e poggio la testa accanto a quel corpo che respira con lentezza e regolarità. Mi concedo un ultimo pianto prima di chiudere gli occhi e crollare addormentato, così da lasciarci finalmente questa notte alle spalle.
     
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    Finn vorrebbe dire a Jasper quanto sia contento che sia lì, di come si senta al sicuro ora, e vorrebbe ringraziarlo per essere accorso così in fretta, ma dopo averlo pregato di andare via, non riesce più a dire nulla.
    Jasper sembra davvero spaventato e Finn capisce dal suo sguardo di essere ridotto veramente male, per un attimo dubita di farcela, anche se il fratello cerca di rassicurarlo ed incoraggiarlo.
    Si sente così debole ora che non è certo andrà tutto bene. Le sue mani lasciano la presa sulle braccia di Jasper, incapace di rimanervi aggrappato, privo ormai di ogni energia e combatte per non cedere al torpore, allo sfinimento che cerca di spingerlo a chiudere le palpebre ormai pesanti come macigni.
    Però Jasper è spaventato e Finn non vuole che si senta così per cui annuisce alle sue parole, seppur debolmente.
    Certo, andrà tutto bene. Certo, affronteranno qualsiasi cosa accadrà. Vuole crederlo e vuole che ne sia convinto anche il fratello e che smetta di guardarlo in quel modo. Quello sguardo lo fa sentire in colpa. Se non fosse stato così stupido da abboccare a quel messaggio e dirigersi nel bosco in piena notte, tutto questo non sarebbe successo.
    Jasper lo tira su e Finn si lascia sfuggire un gemito di dolore, l’unico suono che riesce ormai ad emettere. Fa tutto così male che per un attimo teme di essere sul punto di vomitare, ma non succede.
    Quello che succede dopo è molto confuso, la sua coscienza inizia ad andare e venire e l’ultima cosa che percepisce prima di cedere del tutto al buio, è la voce di Jasper che gli dice di volergli bene e si rende conto di non averglielo mai detto a sua volta e ha paura che sia troppo tardi per farlo.

    Quando si riprende il suo corpo non vuole obbedirgli. Cerca di muoversi, ma gli sembra di avere le braccia e le gambe così pesanti da essere fatti di cemento. Allora prova ad aprire gli occhi ma non ci riesce subito. Gli ci vogliono un paio di tentativi prima di farcela e la luce del giorno lo costringe a richiuderli immediatamente, feriti.
    Inspira e riprova, questa volta pronto ad accogliere il bagliore che avvolge la stanza e a mettere a fuoco ciò che lo circonda. Non conosce questo posto dall’aspetto così vuoto e asettico e per un attimo prova disagio, forse anche ansia, nel non sapere dove si trova. Il battito del suo cuore accelera leggermente, lo può avvertire bene, ed il ritmo del suo respiro lo accompagna.
    Cerca di tirarsi a sedere, ma il dolore improvviso al fianco glielo impedisce, senza contare che si rende conto solo ora di quanto sia esausto. È a questo punto che capisce di essere sopravvissuto all’attacco del licantropo. Ricorda l’arrivo di Jasper che deve averlo portato per tempo in ospedale. Sente le bende strette intorno al fianco, al petto e alla gamba e le garze attorno al collo. È incredibilmente vivo. Il sollievo però non è abbastanza da far andare via l’ansia. Dov’è Jasper?
    Continuando a guardarsi attorno, ora del tutto sveglio e più lucido, nota finalmente la presenza immobile al suo fianco.
    Suo fratello dorme profondamente con la testa abbandonata sul materasso del letto di Finn ed il giovane Anderson si sente subito molto più tranquillo, anche se non può fare a meno di chiedersi dove sia Hank.
    Lentamente muove una mano e la posa sulla testa di Jasper, muovendola piano per svegliarlo.
    “Jasper?” è un sussurro arrochito quello che gli esce dalle labbra. Ha la gola secca e si rende conto solo adesso di avere una gran sete. Si schiarisce la voce e prova a richiamare il fratello con più decisione ora.
    Dopo un altro tentativo, riesce nel suo intento e quando Jasper è finalmente sveglio e si è tirato su, Finn lo guarda incapace di nascondere l’apprensione.
    “In che ospedale sono?” è la prima cosa che gli chiede, osservandolo.
    I vestiti di Jasper sono pregni di sangue secco e il giovane Anderson capisce che sono gli stessi che aveva la sera prima.
    “Sei stato qui tutta la notte?” per qualche motivo sente un nodo in gola all’idea che l’altro non sia riuscito a lasciarlo solo nemmeno un momento e vorrebbe abbracciarlo, ma si sente ancora troppo debole per muoversi. “Grazie…”
    Deglutisce ed inspira. “Grazie per avermi salvato”
    È solo grazie all’intervento tempestivo di suo fratello se è riuscito a sopravvivere. Se non lo avesse trovato per tempo e non lo avesse portato prontamente in ospedale quasi sicuramente non ce l’avrebbe fatta.
    Il ricordo della luna piena però lo travolge improvvisamente e la commozione si trasforma ben presto in angoscia, rendendo il suo volto ancora più pallido.
    “Era un lupo mannaro, vero?” riesce a mantenere la voce ferma in qualche modo “I guaritori hanno detto qualcosa? Sono… sono maledetto adesso, no?”
    Gli si stringe lo stomaco in modo doloroso e avverte una nausea prepotente. Le probabilità che si trattasse di un mannaro, vista la luna piena, sono davvero alte. Senza contare che il lupo gli era sembrato fuori controllo, non cosciente di ciò che stava facendo, proprio come accadrebbe ad uno di loro. Il pensiero di diventare così a sua volta lo terrorizza, ma non vuol dirlo ad alta voce.
    “Dov’è Hank? Sta venendo? Sa che sono qui? Darà di matto se si rende conto che non sono rientrato questa notte…”
     
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    Sogna, Jasper Mountbatten. Lì, in quel luogo lontano dalla realtà, è di nuovo un bambino felice... O quasi.
    Mamma e papà stanno per partire insieme a Finlay per un viaggio che li porterà dall'altra parte del mondo, in quel posto enorme dove la gente mangia sempre hamburger e pizza e tutti hanno un'accento strano. A Jasper un po' spiace dover stare a casa, ma ha lo zio e gli animali a fargli compagnia, non può lasciar perdere le lezioni così su due piedi e poi Alfred ha promesso di regalargli un sacco di libri se recupererà tutti gli esercizi di matematica che si è lasciato indietro.
    E' nella stanza dei genitori ad Ystrad Meurig, gioca sul tappeto insieme al fratellino mentre Elinor finisce di preparare la valigia. Si sente determinato nel voler insegnare a Finlay a dire bene il suo nome prima di salutarlo, ma il piccolo ha appena due anni e fa ancora un po' di fatica a pronunciare la r e la j.
    Al maggiore va bene così, in fondo quel piccolino lo fa ridere per come s'impegna strizzando gli occhi e le manine, sembra si stia facendo la cacca addosso. Tutto è bello e luminoso, Jasper ride nonostante il senso di malinconia lo avvolge dalla testa ai piedi.
    Fionn è tornato, dice che è ora di andare e la valigia è finalmente chiusa. Le tende vengono tirate e tutto diventa così scuro e pesante e... Il primogenito dei Mountbatten ha improvvisamente paura. Non vuole che vadano via, come possono lasciarlo solo? Mamma deve continuare a suonare il piano e con papà ha ancora tante corse sotto la luna da fare; perchè devono chiuderlo in quella villa e andare via? Non è giusto!
    Jasper vuole dir loro di rimanere, ma non ci riesce. Vede le loro ombre muoversi e sente una manina posarsi sulla sua testa mentre una voce lo chiama per nome: è il modo di suo fratello di dirgli addio, di dargli quell'ultima carezza prima di sparire per sempre.
    Finlay è riuscito a dire il suo nome! Finlay è riuscito...

    La luce del giorno mi fa male agli occhi e sento fastidio ai muscoli di collo e spalle. Gli odori sono diversi dai soliti cui sono abituato e il lenzuolo stropicciato sotto la guancia è ruvido e quando mi tiro su sento che mi ha lasciato dei segni sulla pelle che invano tento di strofinare via.
    Sbatto le palpebre un paio di volte per darmi modo di svegliarmi e, quando vedo Finn disteso sul materasso, torno improvvisamente lucido. Mi è rimasto il suo sangue secco su vestiti e mani, non ho perso tempo a pulirlo perchè ero troppo impegnato a sperare di non veder morire anche lui.
    Le implicazioni conseguenti alla sua dipartita sono qualcosa a cui non voglio pensare adesso, non quando mio fratello è vivo davanti a me. Posso toccarlo, trovare nei suoi tratti le somiglianze coi miei e sentire la sua voce che suona così tanto preoccupata e spaventata da spezzarmi il cuore.
    San Mungo. Ti ho portato al San Mungo.
    Mi schiarisco la voce arrocchita da stanchezza e ansia, guardandomi attorno noto che qualcuno durante la notte deve averci lasciato un po' d'acqua da bere sul mobile di fianco al letto, così mi alzo per versarne un bicchiere a me e uno a Finn.
    Sono stati i guaritori ad averti salvato, io ho solo cercato di muovermi il più velocemente possibile.
    Avrei voluto essere lì, con lui, o perlomeno nelle vicinanze. Se fossi uscito a correre in forma di lupo e avessi sentito lo scontro, forse adesso mio fratello non sarebbe conciato in questo modo, non avrebbe bende attorno al corpo e il terrore addosso. Il suo assalitore sarebbe morto sotto le mie zanne, gli avrei fatto pagare ogni singolo morso o graffio, ogni istante di paura in cui ho temuto di poter tornare ad essere solo.
    Hank non sa niente, ma gli parlerò il più presto possibile te lo prometto. Ieri non volevo lasciarti qui e se ti fosse successo qualcosa mentre ero via non... Non me lo sarei mai perdonato.
    Abbasso lo sguardo mentre torno a sedermi accanto a lui, l'alone di tristezza non mi ha abbandonato del tutto e non riesco a scacciar via le sensazioni di quando ero un bimbo che vagava per la sua grande villa senza più nessuno con cui giocare, a parte le proprie lacrime. Però l'ho trovato, mamma e papà, avete visto? L'ho trovato in tempo e potrete continuare a vegliare su di noi, ovunque voi siate.
    Mi sono addormentato praticamente subito dopo essere entrato qui, mi hanno detto solo che stavi bene e io non ho chiesto nulla perchè volevo vederti. Se avessero saputo qualcosa mi avrebbero informato, ma in questi casi si deve solo aspettare. Però... ehi, guardami.
    Allungo una mano per sfiorare la sua, ho paura di toccarlo troppo forte perchè in questo stato mi sembra così fragile e piccolo, ma cerco comunque di infondergli tutta la sicurezza di cui sono capace.
    Ti ho detto che affronteremo insieme qualsiasi cosa ti accadrà, e non mentivo. Se era un mannaro inizierai a stare male con l'arrivo della prossima luna piena, in caso ci procureremo tutto l'antilupo di cui avrai bisogno per tenere al sicuro te e gli altri. La maledizione non farà di te un mostro, è chiaro? Sarai per sempre Finn Anderson, il mio Finlay, e nessuno dovrà mai osare dirti il contrario. Ti ricordi qualcosa dell'aggressore? Anche un minuscolo dettaglio potrebbe essere utile.
     
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    Avrebbe dovuto immaginare di trovarsi al San Mungo, essendo cresciuto nella Gran Bretagna è ovviamente il primo ospedale a cui suo fratello deve aver pensato.
    Ma la testa di Finn è annebbiata e lavora a fatica. Nonostante sia stato fuori gioco tutta la notte, si sente senza energie, spossato e distrutto. Non sa quanto a lungo riuscirà a rimanere cosciente, sente già il bisogno di mettersi a dormire, ma lo combatte, per continuare a parlare con Jasper e per farsi rassicurare dalla sua presenza divenuta ormai familiare.
    Ha un po’ ansia all’idea di crollare e poi non ritrovare suo fratello al risveglio. Sa che prima o poi dovrà lasciare quella stanza per andare a prendere Hank, ma non vuole svegliarsi e scoprire che nessuno dei due si trova lì.
    “Il tuo intervento tempestivo mi ha salvato” sussurra guardandolo mentre si versa da bere.
    Ora che Jasper è in piedi, Finn ha una visione più chiara di quanto sangue gli imbratti i vestiti. È impressionante rendersi conto di quanto ne ha perso - e quanto altro ancora oltre a quello lasciato addosso al fratello - ed improvvisamente quella visione gli dà la nausea.
    Distoglie lo sguardo e cerca di continuare a parlare senza farsi sopraffare.
    “Non avrebbero potuto fare niente se non mi avessi portato qui per tempo”
    Il fatto che Jasper sia accorso così in fretta è stato ciò che ha fatto la differenza, Finn ne è sicuro, e non gli sarà mai grato abbastanza per esserci stato subito per lui e non solo, anche per non averlo lasciato un solo momento quella notte.
    Jasper ha l’aria provata, persino il giovane Anderson riesce a capirlo con una sola occhiata, ma nonostante ciò non ha osato allontanarsi da lì. Finn si rende conto di quando l’altro debba volergli bene. È un pensiero che lo fa sentire al sicuro.
    Cerca di annuire quando Jasper gli dice di non aver parlato con i guaritori, lo fa debolmente ed il suo sguardo si fa improvvisamente assorto, rivolto al soffitto. Sente l’angoscia premergli in gola, come se qualcosa stesse cercando di soffocarlo.
    Quando suo fratello lo invita a guardarlo, Finn si volta piano, incapace di nascondere la paura che si può leggere ben chiara nei suoi occhi.
    Sente un nodo in gola nel momento in cui Jasper parla di Antilupo e di tenere al sicuro gli altri, ma soprattutto quando gli dice che sarà sempre Finn Anderson ed il suo Finlay. Scopre che non gli dà più fastidio essere chiamato così, anzi quel nome ha improvvisamente un qualcosa di profondamente emotivo, tanto che vorrebbe piangere. O forse è per via di tutta la situazione che vorrebbe piangere, ma fa uno sforzo per trattenersi ed ingoia il nodo che sente in gola.
    “N-non lo so…” sussurra.
    Chiude gli occhi, cerca di ricordarsi il momento in cui la creatura è sbucata dal nulla. La rivede spiccare un balzo verso di lui prima ancora che possa capire cosa stia accadendo, sente il dolore del morso alla spalla, i denti che affondano. Blocca lì il ricordo perché andare oltre sarebbe troppo, tanto basta a fargli rendere di conto di quanta paura abbia avuto.
    “Era nero… completamente nero, credo. Gli occhi erano scuri, molto scuri” scuote leggermente la testa “Non ricordo altro. Non voglio ricordare…”
    Gli trema la voce adesso. Quando riapre gli occhi sono lucidi di lacrime, guarda Jasper e scosta la mano dalla sua perché è ancora sporca di sangue e non riesce a sopportarne la vicinanza.
    “Ho avuto paura, è normale? Credevo di essere più forte, più coraggioso, o di non sentire niente. Invece ho avuto paura e ne ho ancora”
    Che razza di auror avrebbe avuto paura in quel momento? Finn credeva di essere più in gamba, più preparato ad affrontare situazioni di quel tipo, invece si rende conto di quanto ancora abbia da imparare, quanto sia impreparato ed inutile.
    Cosa direbbe il professor Hellstrom nel sapere che è sopravvissuto per miracolo e che stava quasi per arrendersi prima di riuscire a mettere fuori gioco il lupo.
    Cosa direbbe Hank?
    “Voglio Hank” sussurra poi incurante del suo suonare forse infantile.
    Gli sembra di avere un macigno sul petto, respirare è diventato d’un tratto complicato, così come rimanere lucido.
    “Non voglio diventare quella cosa, Jasper” blocca un singhiozzo solo perché prova già vergogna nel farsi vedere da suo fratello in quel modo, però non può impedire a qualche lacrima di sfuggire al suo controllo. “Non mi importa dell’Antilupo, non voglio e basta. E-e se non mi dovessero far diventare Auror? E se tutti mi odiassero? E se…”
    Non riesce ad andare avanti, il suo respiro affannato prende il sopravvento e gli sembra di soffocare.
     
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