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privata

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    Y9oyRv0
    Una situazione di merda non poteva essere chiamata con nomi differenti.
    Quella che vivevo non possedeva sinonimi e non era una novità, sebbene dovessi fare i conti con una confusione differente. Questa era tangibile e molto più insistente di qualsiasi altro periodo avessi vissuto.
    Cominciavo a chiedermi se esistesse una parentesi spazio temporale diversa da quello schifo. Una in cui avrei potuto fingermi una persona normale, con una vita normale.
    Non ero destinato a questo, mio padre lo sapeva dall’inizio. Mi aveva educato a sopportare uno schiaffo ed il resto era venuto da sé. La sua morte, la sopravvivenza, il carcere, la tortura.
    Avevo smesso di sperare davvero in qualcosa e non era un male per quelli come me. Quando non ci si aspettava più nulla, non si contavano più le cicatrici.
    Io ne avevo collezionate anche troppe. Alcune erano sbiadite, altre fresche ed ancora pulsanti. Eppure, ogni piccolo marchio, mi aveva portato ad una svolta. Così mi ero ridotto ad alti e bassi continui.
    Vissuto il mio picco, scendevo e quello, era il momento della discesa.
    Quando la realtà si stringeva a ridosso del paradossale, sulla scia dello sfiancante, il rimedio era una via di fuga.
    Per quanto misera, per quanto breve, per quanto poco salutare.
    La mia era nell’eccesso e si consumava proprio come mi consumavo io col tempo. Mi sembrava di perdere pian piano consistenza, di avere un corpo troppo stanco per reggere il peso degli accadimenti.
    Frequentare bettole aiutava per qualche ora ad alleviare quel senso di nausea crescente al centro dello stomaco ma l’alcol era solo una proiezione immaginaria. Un mero palliativo.
    Uno d’incendiario. Farfugliai al barista, ormai consono alle mie ordinazioni. Non che fossi più così abituale in quell'ambiente.
    Sfilai distrattamente la giacca, tirando giù il cicchetto con un sorso dopo essere scivolato con lo sguardo tutt’intorno. Alla mia destra, una ragazza dai capelli bruni, sguardo stranito, vagamente familiare. Mi ricordava qualcuno che avevo già visto nelle mie memorie.
    Che cazzo guardi? Esordii dopo qualche istante di contemplazione, lo sguardo fisso sullo shottino vuoto. Feci cenno di riempirlo nuovamente e spostai gli occhi plumbei nei suoi, una sforbiciata con le sopracciglia a esortarla di parlare.


     
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    Essere una studentessa ed una madre a tempo pieno, mi richiede delle pause. Stasi dovute per non diventare una sclerotica isterica madre stereotipata. Non avendo avuto ottimi esempi da seguire, sto cercando di fare del mio meglio per crescere Sophia. So di poter essere una madre migliore, ma costringermi ad abitudini che non sono le mie, rischierebbe di farmi diventare una squilibrata. Sfogherei le mie frustrazioni su di lei e non è quello che voglio. Prendersi una pausa ed allontanarsi da abitudini monotone che mi mandano fuori di testa, è l'unico modo che ho per preservare la mia stabilità mentale. Immagino dovrei cambiare metodo per farlo. Cercare ristoro in un pub e nel grado alcolico che si alza nelle mie vene, è una di quelle cose di cui dovrei fare a meno ma sono troppo assuefatta a certi ritmi per riuscire a viverne senza. Ricerco quindi nella consueta dose di ottima vodka russa, la mia tranquillità e sarebbe così se d'un tratto non comparisse lui nel mio campo visivo. Ioan. Sono mesi che non ho più notizie di lui, forse anzi, più di un anno. I nostri rapporti non sono mai stati dei migliori ma comunicazioni così dilatate mi avevano fatto supporre due cose: o la sua morte o un suo arresto. Non mi sarei meravigliata per nessuna delle due cose visto il corredo genetico che condividiamo, ma vederlo qui e osservare il modo in cui mi si rivolge, cambia le cose. “Cazzo. Anche da morto sei stronzo.” Rispondo alla sua domanda, finendo la mia bevanda prima di volgermi completamente a lui. Lo osservo per qualche attimo, prima di scuotere il capo. “Potevi anche scrivere, sai?” Non lo avrebbe fatto in ogni caso, ne sono consapevole, ma un suo silenzio tanto prolungato, avrebbe provocato turbe in chiunque. "Non sei mai stato il fratello dell'anno ma credevo ci fossero limiti alla tua stronzaggine.” Aggiungo quindi, sbuffando mentre accendo una sigaretta, incurante del limite che c'è qui. "V kakom zasrane ty byl?”




    *In quale buco di merda sei stato?
     
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1 replies since 5/5/2022, 09:52   16 views
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