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Roxy

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  1. Roxy.
     
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    Dipendente Scolastico
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    Quell'anno scolastico si era mostrato subito differente rispetto a quelli precedentemente trascorsi da Roxy ad Hogwarts in veste di tuttofare. Ed ora, arrivati ormai alla fine di Marzo, quella che a Settembre le era parsa solo un'impressione si era consolidata in una certezza: forse i tempi erano maturi per un cambiamento, anche se la Jackson ancora non avrebbe saputo dire di che natura. Tutto ciò che sapeva era che il castello non era più la seconda casa che aveva sempre rappresentato per lei, forse perché le basi affettive che l'avevano reso tale stavano venendo a mancare, con la fine della sua relazione con Asher come più eloquente dimostrazione di quel mutamento. Per quanto non si sentisse poi molto più matura dei ragazzi che frequentavano quella scuola, le sue esperienze di vita la rendevano in effetti molto distante da quella dimensione protetta e vibrante di promesse future rappresentata da Hogwarts. Si sentiva fuori posto e di certo il lavoro di copertura che aveva continuato a svolgere per tutti quegli anni iniziava a pesarle non poco, ora che non aveva più bisogno di tenersi buoni i servizi sociali, il Ministero, né di arrotondare guadagni che ormai si erano fatti decisamente più cospicui. Tuttavia, pur avvertendo la necessità di un cambiamento, Roxy non riusciva a collocare sé stessa in un contesto diverso, salvo ovviamente quello nel quale portava avanti i suoi affari più remunerativi. Il punto era che, forse, non voleva limitarsi alla strada, alla produzione e allo spaccio di ciò che le permetteva di guadagnarsi da vivere. Voleva anche una realtà parallela, un luogo in cui far coesistere ognuna delle sue nature: la ragazza cresciuta nel mondo babbano e la strega, la criminale e la Roxy più spensierata, che amava il divertimento e la compagnia.
    Mentre si chiedeva se un posto che rispondesse alle sue esigenze esistesse realmente, gli occhi della tuttofare intercettarono una figura familiare, la personificazione di quanto l'idea stessa di assecondare ogni proprio bisogno e desiderio fosse in effetti fottutamente imprudente da parte sua. Il Puckett si trascinava per i corridoi con uno scatolone tra le mani, osservato da ogni singolo studente avesse occasione di assistere al suo passaggio. Un attimo prima di chiedersi cosa stesse effettivamente combinando il Grifondoro - croce della sua vita e della sua carriera lavorativa allo stesso tempo, sintomo di una debolezza che lei mai avrebbe dovuto concedersi - la Jackson si ritrovò a pensare che era come assistere ad una scena tipica di molti film americani, commedie divertenti seppur prevedibili, che le era capitato spesso di guardare con i suoi fratelli e in cui le vicissitudini del protagonista iniziavano spesso con un licenziamento in tronco. Forse un modo in cui le major cinematografiche suggerivano agli spettatori che lo spietato capitalismo statunitense, infondo, poteva offrire spunti per nuove avventure. Stronzate sociali a parte, il fatto che Asher sembrasse davvero un tizio appena licenziato non prometteva nulla di buono.
    E tu non hai ben pochi motivi per andartene in giro con quel sorriso stampato in faccia?
    Coglione. Era l'appellativo che più spesso avrebbe voluto rivolgergli, quello che in effetti gli aveva rivolto più di frequente nel corso dei loro ultimi incontri, decisamente poco recenti se paragonati a quelle che erano state le loro passate abitudini. Ma insomma, come altro avrebbe potuto definire Asher Puckett? Tutto ciò che le veniva in mente era emotivamente troppo ingombrante per poter essere espresso a parole.
    Che significa?
    L'immagine cinematografica che le era balzata in mente non si discostava poi molto dalla realtà. Asher era ben lontano da potersi dire al termine della sua carriera scolastica, ma l'idea di un trasferimento in un'altra scuola non solleticò nemmeno per un momento le ipotesi della ragazza di Harlem. C'era qualcosa di definitivo nella voce del ragazzo, nelle parole che aveva scelto.
    Ti hanno buttato fuori?
    Gli occhi color caffè rimbalzarono dal volto del Puckett allo scatolone ora abbandonato a terra, poi ancora ai due frammenti di cielo che erano le iridi del Grifondoro. Gli occhi, ad un primo impatto, sembravano aver subito in misura minore il metodico massacro a cui Ash aveva sottoposto il suo corpo. Era più magro del solito, il volto scavato e pallido. Le braccia erano coperte, ma sotto la stoffa erano certamente ricoperte di segni che gridavano una desolante verità. Ma uno sguardo più approfondito, quello di chi lo conosceva bene, avrebbe colto quanto anche i suoi occhi si fossero in realtà trasformati. Persino ora, mentre ostentava un tono scherzoso, i suoi occhi erano spenti, privi della luce che li aveva sempre caratterizzati.
    Cristo, Ash... istintivamente, Roxy lo afferrò per un braccio, con l'intenzione di trascinarlo via dagli sguardi curiosi degli altri studenti Non avete un cazzo di meglio da fare?! Pensate ai cazzi vostri!
    Abbaiò quegli ammonimenti forse con troppa aggressività, considerato che probabilmente lei stessa si sarebbe fermata ad assistere trovandosi nella loro posizione. Uno studente che lasciava Hogwarts in quel modo era qualcosa di piuttosto inusuale. Un vero e proprio evento, a conti fatti. Comunque, la Jackson non provò alcun rammarico nel vedere una ragazzina del primo anno sussultare, né un gruppo di studenti del quinto bisbigliare commenti che lei non riuscì a cogliere. Trascinò Asher in disparte, certa che nessuno avrebbe rovistato tra gli averi accumulati nello scatolone, non sotto gli occhi di tutti. La rientranza di una grande finestra offrì loro un rifugio approssimativo e provvisorio. fu a quel punto che Roxy mollò la presa sull'altro, recuperando un po' di distanza tra i loro corpi poiché costretta ad ammettere a sé stessa che il contatto fisico con lui la metteva in difficoltà.
    Si sono accorti che sei andato ben oltre l'Erba Allegra?
     
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6 replies since 14/3/2022, 08:31   140 views
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