Everything matters.

Privata.

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar


    Group
    Creature Fantastiche
    Posts
    353

    Status
    Anonymous
    Gli occhi di Ren sgranarono che quasi volessero uscire dalle orbite. Seduto in una delle stanze anonime della sede londinese della DEA fissava negli occhi i superiori di Dali con sconcerto e incredulità, non riuscendo davvero a cogliere la veridicità di quello che gli era appena stato detto.
    Soprattutto negli ultimi due anni Ren si era impegnato per raggiungere gli obiettivi preposti dalla DEA senza troppo esitare o avere remore su quello che serviva fare per raggiungerlo.
    Si era deteriorato, anche se esternamente aveva fatto in modo di non darlo troppo a vedere, non sapeva cosa esattamente gli desse modo di non mostrarlo del tutto, forse erano il profondo amore di Margot ed Hel a tenerlo in piedi nonostante lo schifo che lo circondato. Forse era determinato, forse semplicemente era anche quello uno degli obiettivi fissati, perché non poteva essere conciato da schifo al punto in cui era giunto ora.
    Non riusciva ancora a parlare, la DEA stava attendendo una conferma da parte sua e quella proposta, gli era stato detto chiaramente, sarebbe scaduta non appena si fosse alzato da quella sedia per uscire dalla stanza.
    Fatto stava che qualche minuto ce l'aveva e di quei pochi minuti ne aveva estremamente bisogno.
    Che cosa lo aveva portato a quella svolta? Non ne aveva mai davvero parlato, non nel dettaglio, non aveva mai condiviso questa cosa con le persone che amava, paradossalmente l'unica persona che sapeva ogni preciso dettaglio era Dali perché era necessario che lei sapesse TUTTO quello che aveva sacrificato per dar loro le persone giuste da arrestare per bloccare il traffico in quella zona.
    Una volta finita tutta questa storia, cosa sarebbe successo?.....Ren si drogava. Doveva farlo, era quasi come accettare di prendere il caffé quando si andava a far visita a qualcuno e con il tempo era quasi diventata una cosa normale...lui ora ne era dipendente, per forza di cose....ma una volta finito tutto?
    Era dilaniante questo pensiero, perché lo sapeva benissimo che l'astinenza lo avrebbe ucciso e Margot ne avrebbe pagato le conseguenze, doveva avvisarla.
    Si era anche sporcato le mani se per questo...
    Non aveva ucciso nessuno però, era sempre riuscito ad evitarlo, facendo credere a quelli del cartello che lui era molto più utile nella distribuzione, nell'organizzazione dei laboratori, nel contatto con le persone, piuttosto che riscuotere debiti, cercare persone traditrici o simili.
    Almeno questo... a questo non sarebbe sopravvissuto.
    "Accetto."

    Un'ultima impresa. L'ultima. La più rischiosa, la più assurda, per quanto ne sapeva non appena la DEA avrebbe fatto irruzione un proiettile poteva prenderlo in piena fronte seduta stante, perché l'arrivo della DEA sarebbe stata solo per colpa sua e il capo del cartello non era un idiota e presto avrebbe fatto due più due.
    Ma era un rischio che doveva correre, era l'unico che poteva correre, Margot ed Hel non ce la facevano più, Hel stava costruendo una famiglia e aveva bisogno di lui.
    Lui doveva farlo e non aveva avuto modo di dirlo a Margot, aveva dovuto accettare seduta stante, in quella stanza, senza dirlo ad anima viva e ancora adesso non aveva potuto dire nulla.
    Aveva potuto solo dire a Margot che non ci sarebbe stato per qualche giorno, per questioni "Lavorative".
    Fine.
    Lui voleva tornare in quella casa, voleva pulirsi l'anima, aveva bisogno di sentirsi davvero bene, non apparentemente bene, quel rifugio nel verde, quella vita, sembrava ancora una fiaba, qualcosa di avvolto nella nebbia, ma finita questa giornata quella nebbia si sarebbe diradata vero?
    Aveva avuto accesso alla sede principale del cartello nella periferia di Londra, aveva faticato molto per essere qui e soprattutto per sapere che i maggiori esponenti erano tutti radunati qui quel giorno, appunto per discutere della suddivisione del territori, accordi e quant'altro.
    Potevano incastrarli quasi tutti. Distrutto questo posto e catturati loro, sarebbe andando tutto nel caos e la maggior parte dei traffici fermati.
    Era davvero la fine.
    Entrò nella stanza principale, aveva appena sniffato della cocaina, forse l'ultima volta che lo avrebbe fatto, erano già presenti alcun esponenti e lui si limitò ad avvicinarsi verso il suo capo facendo un cenno per poi rimanere in silenzio.
    Doveva solo assistere, assistere e attendere la fine di quell'incubo.
     
    Top
    .
  2.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Mago Adulto
    Posts
    146

    Status
    Anonymous
    Margot sa che esistono tanti tipi di paura. Paura di sé stessi, paura degli altri, paura del mondo. Molte persone catalogano le ultime due come la medesima angoscia ma per la francese si è sempre trattato di due sfumature distinte: la paura del mondo per lei è sempre stata più una paura della vita, dell'incontro con la realtà esterna al suo sentire, anche delle persone sì, ma prese come totalità, come gruppo. Degli altri, nel confronto diretto, le è capitato molto più raramente di avere paura.
    Le corde le segnano i polsi, sono strette troppo forte e da troppe ore. La pelle le brucia dolorante, ma la Dumont non ha mai pensato di lamentarsene. Sente il bisogno di andare in bagno, ma poiché nemmeno questa è un'esigenza insopportabile continua a tacere anche al riguardo. L'idea di fare qualunque tipo di richiesta la atterrisce. L'idea di trovarsi da sola con uno qualunque di quegli uomini, in un bagno distante dall'attenzione dei suoi compagni, la atterrisce.
    Quello che ha provato per Emile forse, in alcune circostanze, ha assunto le sembianze della paura. Ma è stata una percezione troppo confusa perché lei potesse riconoscerla come tale, all'epoca. Però ha avuto paura di Diego, questo è certo, proprio la stessa paura che prova adesso. Con la differenza che ora avverte la possibilità della morte molto più chiara, tangibile.
    Non le hanno detto molto da quando l'hanno aggredita mentre tornava dal teatro al suo appartamento londinese. L'hanno trasportata in un furgoncino fino a quel luogo dimenticato dal traffico cittadino e da allora è rimasta legata e immobile per ore. Ogni tanto qualche energumeno - il cui ruolo pare essere solo quello di rispondere agli ordini - le ha rivolto qualche battuta sgradevole, commenti a cui hanno fatto seguito sguardi lascivi che sono bastati a farla sentire minacciata, in pericolo. Non è una donna abituata ad affrontare certi contesti, Margot, in verità è sempre più convinta che non lo sarà mai. Sempre se la sua vita avrà un seguito, dopo questo giorno. Per il resto, le sue iniziali domande hanno ricevuto solo intimazioni al silenzio come risposta e questo, unito alle minacce, l'ha fatta desistere in fretta. Ora attende, come stanno facendo tutte le altre persone presenti: ed è chiaro a lei, come a tutti quanti, chi stanno attendendo.
    Quando vengono a prenderla, Margot ha la certezza che Ren sia infine arrivato. Ha passato così tante ore su quella sedia che sente le ginocchia cedere quando è costretta a tirarsi su rapidamente, ma uno dei suoi carcerieri la trattiene bruscamente dall'accasciarsi a terra per poi trascinarla con sé nella grande stanza adiacente. I suoi polsi sono ancora stretti tra loro, dietro la schiena, ma tutto il resto del suo corpo è libero e la Dumont procede, più rapidamente di quanto farebbe se non fosse trasportata a forza dall'uomo che le stringe il braccio in una presa ferrea.
    Tante persone, molte più di quelle che ha visto finora. La luce elettrica è molto più intensa e illumina la stanza di una strana atmosfera, per certi versi estraniante. Sembra quasi un'enorme sala operatoria, con la luminosità sufficientemente aggressiva da permettere di sezionare con attenzione un corpo umano. Quello che verrà sezionato, probabilmente, è il suo legame con Ren.
    Il Nakamura è in piedi, tra gli altri, apparentemente tranquillo. Sembra completamente a suo agio. Sembra quasi uno di loro.
    Ren!
    Così lei lo chiama con voce strozzata, non può impedirselo: perché ha bisogno di accertarsi della presenza del suo Ren in quel momento, quasi a sventare la possibilità che un altro abbia preso il suo posto.
    L'errore commesso precipita tra loro con l'impeto di una frana in alta montagna. Eppure, dagli sguardi che molti dei presenti si lanciano vicendevolmente, la Dumont ha la sensazione che quel nome non sia altro che un "di più", che ogni messinscena a cui l'americano ha lavorato negli ultimi anni sia già rovinosamente crollata su sé stessa. Per questo motivo lei è lì: la frana, infondo, c'è già stata. Solo che Ren non deve averla sentita arrivare.
    Ren? Allora sei davvero un mezzo asiatico. Un punto per il nostro Shin nel gioco della sincerità.
    La voce scatena qualche risata sparsa, ma la maggior parte di loro restano seri. Sono uomini che non sopportano di essere presi in giro, ancor più di quanto ciò sia già intollerabile per le persone comuni.
    Solo che questo punto te lo ha fatto guadagnare lei.
    Un'improvviso contatto freddo contro la tempia la fa sussultare. Un movimento rapido dei suoi occhi le permette di comprendere che si tratta della canna di una pistola: probabilmente avrebbe riconosciuto quel contatto prima, se solo le fosse mai capitato di provarlo in tutta la sua vita. Sente il suo corpo irrigidirsi per la tensione e improvvisamente l'indolenzimento dei muscoli atrofizzati e il bruciore ai polsi sembrano sparire. Non deve più nemmeno andare in bagno. Non sente più la sete. Il suo intero essere è semplicemente paralizzato dalla paura.
    Gli altri punti devi farli da solo.. Ren. Una risposta per ogni domanda: alle risposte che non mi convincono premo il grilletto. Conosci la roulette russa, immagino.
    La conosce persino Margot che non guarda serie tv, ma a cui sono passati sotto mano testi teatrali moderni abbastanza da toccare l'argomento. Un solo colpo nel tamburo, un giro per testare la sorte. Ma, in questo caso, un solo giocatore: lei. Ogni bugia di Ren, ogni verità non convincente agli occhi di quegli uomini, "la ruota" avrebbe girato per la francese. E il fato avrebbe deciso.
    Per chi lavori?
     
    Top
    .
  3.  
    .
    Avatar


    Group
    Creature Fantastiche
    Posts
    353

    Status
    Anonymous
    Ren!
    Fu come se qualcuno lo avesse appena colpito in pieno petto con un proiettile.
    Il suono straziante di quella voce, sentir pronunciare il suo nome, se solo avesse potuto, lo avrebbe fatto crollare a terra inerme. Invece si trovò solamente a spostare lo sguardo verso quella voce forse sperando inconsciamente di aver sentito male, di esserselo solo immaginato, ma la realtà arrivò dritta in faccia mostrando Margot con i polsi legati, china a terra, ferita...
    Crollò il suo mondo, tutto quello che aveva costruito nel vedere l'ultima cosa che avrebbe voluto per lei, ciò che aveva temuto accadesse e che lo aveva spinto ad allontanarsi da lei mesi prima.
    Questo, era proprio il motivo per cui avrebbe dovuto chiudere Margot, ma era stato convinto che per lui, per loro, un futuro ci poteva essere.
    Ci poteva essere ancora, invece. Vero?
    Ren non parlò, non fece mosse avventate, per secondi che parsero interminabili, rimase pietrificato sul posto, sul punto di svenire, come se il suo cervello si fosse svuotato, non c'erano idee, piani alternative, era finita e basta no? Cosa poteva fare effettivamente? C'era solo dolore e sconfitta...
    Mentre Diego parlava, con il suo modo di fare sfacciato, sarcastico, Ren posò gli occhi su Margot, occhi velati leggermente, le spalle si rilassarono per un attimo, il suo modo di stare anche solo in piedi, l'espressione del viso, in quei pochi minuti in cui Diego si limitò a dire l'ovvio, Ren volle essere. Essere lui davanti a lei.
    Ma...quando la pistola venne puntata sulla tempia della sua compagna non poteva esserci Ren. Ren si sarebbe trasformato in lupo, avrebbe usato la magia, quella marcia in più per uscire quasi indenne da quella situazione.
    Quella pistola puntata fu come uno schiaffo in faccia in grado di ricordagli che una sola cosa lui doveva e poteva fare. Temporeggiare.
    La DEA stava arrivando.
    Ci poteva ancora essere il loro futuro. Lui aveva deciso di combattere per quel futuro.
    Fu per questo motivo che le spalle ritornarono rigide, lo sguardo quasi vuoto ora era su Diego e la postura mutò. Portò le mani in avanti, per cercare di non risultare minaccioso.
    "La DEA."
    Sapeva che inventarsi una stronzata, tipo che lavorava per un cartello rivale e cose simili, non aveva senso e avrebbe retto ben poco come scusa. Avrebbe potuto mentire così se non ci fosse stata Margot al massimo.
    Diego sorrise e non avviò quel sadico gioco della roulette russa, almeno per il momento.
    "Chi sei Ren?"
    "Agente speciale Ren Garner. Sotto copertura da quattro anni. Se te lo stai chiedendo l'asiatica della famiglia è mia madre."
    Non era un'idea sua questa. Con Dali aveva avuto modo di prepararsi, l'avevano istruito negli anni, addestrato in un certo senso. Le mezze verità potevano salvare, temporaneamente, e quel temporaneamente era la chiave di tutto. Fingersi un agente poteva creare scrupoli, non morali ovviamente, ma l'uccisione di un agente o persone legati ad agenti faceva mobilitare lo stato e incrementare quindi il rischio per loro.
    Sperava vivamente che non avessero voglia, tempo e sfacciataggine di sfidare così l'autorità. Sul momento non avevano modo di verificare che lui fosse effettivamente un agente, ma l'identità di questo Ren Garnern esisteva davvero comunque, seppur una pista debole, la DEA comunque si era premurata di far "esistere" questa persona se ci fosse stato un controllo immediato.
    A casa aveva anche il distintivo.
    "Mh...agente speciale, stanno arrivando i rinforzi?"
    "No."
     
    Top
    .
  4.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Mago Adulto
    Posts
    146

    Status
    Anonymous
    Al contrario di lei, Ren sembra riuscire a mantenere il sangue freddo necessario. Gestisce la situazione sfoggiando una tale calma, che per un momento Margot si ritrova a chiedersi quanto sia effettivamente preoccupato: forse crede di avere la situazione sotto controllo. Eppure lei ha colto lo stupore nel suo sguardo quando i loro occhi si sono incontrati, abbastanza da potersi dire certa che il Nakamura si fosse presentato lì senza alcun sospetto di trovarvi anche la sua ragazza. Probabilmente Ren è semplicemente molto più abituato di lei ad incorrere in simili imprevisti, tanto che laddove Margot è sopraffatta dall'angoscia l'uomo riesce invece a tenere il punto. Forse quello, in qualche modo, è ormai diventato il suo mondo. Il solo pensiero le darebbe i brividi, se il contatto freddo con la canna della pistola non la paralizzasse al punto da sopprimere qualunque naturale risposta del suo corpo. Immobile, la Dumont si limita ad assistere alla schiettezza con cui Ren rivela finalmente la propria identità agli uomini del cartello.
    Sbirro di merda.
    La rabbia di Diego vibra nell'aria, la pressione della canna della pistola contro la tempia della francese si fa più insistente. Un uomo, non meglio identificato, si sporge verso Ren sputando a terra in segno di disprezzo nei suoi confronti. Molti di loro probabilmente lo vorrebbero morto all'istante e la sorprende costatare che sia proprio Diego a ritardare quel momento. Il trafficante sembra furioso, ma ancora bramoso di risposte. In quel momento Margot si rende conto che non ha la minima idea di cosa sia accaduto dopo che lei e il Nakamura hanno lasciato quell'uomo ferito e privo di sensi per strada, mesi addietro. Non ha mai chiesto a Ren come la DEA o gli auror si siano occupati di Diego, se qualcuno sia effettivamente intervenuto a cancellargli la memoria... tanto che per un momento teme quasi che lo stesso americano non abbia preso provvedimenti al riguardo. Ma ciò non è possibile, ovviamente: se così fosse lei sarebbe morta già da mesi, vista la dinamica in cui era stata implicata. La risposta è semplice: Ren non le ha raccontato nulla, poiché la Dumont ha sempre mostrato di non voler ricevere alcun dettaglio circa la sua copertura, cercando di tenersi estranea e distante da un mondo che alla fine l'ha inglobata ugualmente. Piccola, ingenua, bambina. Probabilmente Emile non aveva tutti i torti a definirla in quel modo così di frequente.
    Dammi un cazzo di motivo per cui non dovrei ammazzare te e la tua biondina seduta stante.
    La minaccia di Diego è diretta e dannatamente reale. Non vi è alcun tentativo di impressionare qualcuno, sembra che il messicano stia realmente chiedendo all'altro una buona ragione per non risolvere tutto in pochi secondi, eliminando il problema rappresentato dalla loro stessa esistenza.
    Un solo cazzo di motivo, Ren. Se faccio un lavoro pulito la tua fottuta DEA non avrà un cazzo in mano. Nessun corpo: nessun omicidio.
    Un lavoro pulito. Margot non è sicura di capire che cosa significhi e forse non vuole nemmeno immaginarlo. Tuttavia, quelle parole si fanno immediatamente strada tra i suoi pensieri: Diego potrebbe non solo ucciderli ma annientarli completamente, distruggere ogni traccia di loro, farne menti smarrite nell'oblio e corpi distrutti con chissà quale atroce espediente. Il suo cervello ha da poco ricominciato a creare connessione razionali, quando quel pensiero la fa precipitare nuovamente in un abisso oscuro governato unicamente dal più puro terrore. Ed è in quell'abisso che il grilletto scatta, lasciandola inebetita di fronte all'iniziale difficoltà di comprensione di quanto accaduto. Uno scatto a vuoto, ma comunque un giro di roulette deciso da Diego malgrado Ren non gli abbia mentito: come una decisione presa sovrappensiero, o forse per puro divertimento, per sfidare la sorte. Quella consapevolezza le apre una voragine di orrore all'altezza del petto, un terrore giunto con un lieve ritardo. Sente un verso strozzato sfuggire alle sue labbra e le lacrime inondarle gli occhi offuscandole la vista. Nella stanza si alza qualche risata e Margot sa che la stanno deridendo, ma non riesce comunque a frenare il pianto che continua a bagnarle le guance. Diego sorride, mimando un "ops" con le labbra in direzione di Ren.
    Questa volta le è andata bene. Convincimi a non fare un secondo tentativo.. lo sfida, lo sguardo feroce puntato sul Nakamura e la canna della pistola sempre premuta con forza contro la tempia di Margot. Lei, dal canto suo, sente di aver cessato di essere. Il suo corpo è un involucro vuoto e sono le sue funzioni meramente fisiologiche a produrre lacrime ora, poiché il secondo stadio della paura le ha di nuovo paralizzato la mente, questa volta al punto da congelarla estraniandola da tutto il resto.
    Dimmi quante e quali prove hai consegnato alla DEA.
     
    Top
    .
  5.  
    .
    Avatar


    Group
    Creature Fantastiche
    Posts
    353

    Status
    Anonymous
    "Sbirro di merda."
    Una frase così famigliare per Ren, non poteva neanche provare a contare quante volte quelle parole erano uscite anche dalla sua bocca per denigrare una figura autoritaria che limitava il modo di vivere del Nakamura, un simbolo che per decenni aveva condizionato la mente di Ren, quello sparo che uccise suo fratello aveva decretato ogni cosa. Sbirri di merda, loro lo avevano privato di 7 anni di vita, chiuso in prigione perché tutta la colpa era ricaduta su di lui.
    Anni di fughe, nascondigli, per come aveva scelto di condurre la sua vita fuori da quelle sbarre, provando in ogni modo possibile di evadere da una realtà che gli stava stretta, di espandere caos laddove c'era un ordine troppo restrittivo per lui, combattere le ingiustizie a modo suo, infrangendo la legge per disgregare un'altra legge.
    Sbirri di merda.
    Eppure aveva davvero ottenuto qualcosa? Sbirri di merda, ora quegli stessi sbirri di merda gli avrebbero finalmente donato una libertà che anelava da troppo tempo per riuscire a sopportarla ancora per molto e tutto stava per essere rovinato da un criminale, non un sbirro di merda.
    Non poteva permettere a questi uomini di privarlo dell'amore che ora si sentiva di meritare, da quella donna che gli aveva donato il cuore nonostante sanguinasse ancora e altre ferite si sarebbero aggiunte e lui non poteva far nulla a riguardo.
    Era così arduo raggiungere la felicità? Quella splendida casa immersa in quel verde era solo un illusione?
    Fatto stava che dichiararsi uno sbirro aveva rimandato una sua possibile esecuzione e non gli importava di certo di essere disprezzato da questa gente, ora doveva fare il possibile per temporeggiare fino all'arrivo della DEA e soprattutto fare di tutto per fare in modo che quella pistola non sparasse.
    Non avrebbe retto la perdita di una persona cara, non di nuovo, non di nuovo per colpa sua. Come...come avrebbe potuto meritare di vivere ancora in caso?
    Il sudore iniziò a scorrergli lungo la tempia, si sentiva mancare l'aria, aveva la gola secca, il petto gli doleva, eppure era immobile, stoico, era solo il suo corpo a tradirlo, ben poco poteva farci sul tremolio della mano, a parte nasconderla in una tasca.
    Ma..almeno le parole che sentiva non erano così....inaspettate.
    La voce di Dalì risuonava nella sua mente, doveva fare affidamento su ciò che aveva imparato, era l'unico modo che aveva.
    "Non ti servirà a niente fare un lavoro pulito, ogni giorno devo fare rapporto. Non presentarmi o farmi sentire equivale a scatenare la DEA contro di voi all'istante. Sanno dove sono, lo sanno perfettamente. Se muoio io o muore lei, il risultato sarà lo stesso."
    Era assolutamente impossibile che potesse fare rapporto ogni giorno, aveva orari e luoghi stabiliti, ma di certo sparire ogni giorno sarebbe stato troppo rischioso, ma loro non potevano saperlo, Ren non era con loro 24 ore su 24 poteva informare la DEA in qualsiasi momento, anche grazie alla magia tramite gli auror data l'entità della missione.
    Se quella pistola avesse fatto un altro colpo Nakamura aveva tutte le intenzioni di usare la magia, come già aveva fatto.
    Ma...lui comunque provò a sparare e il cuore di Ren si fermò per un istante, scattò in avanti istantaneamente per poi bloccarsi di colpo per via del colpo andato a vuoto e perché una pistola venne anche puntata su di lui.
    Se avesse potuto sarebbe svenuto seduta stante, ma questo lusso non c'era.
    Essere stoici e sicuri di sé non stava funzionando granché, non poteva far sentire Margot così sola, non dopo questo. Per questo ora i suoi occhi erano su di lei, velati leggermente da una patina lucida.
    "Sono qui con te Margot, sono qui..."
    Non gli importava di sentire le risate degli altri, persone prive di alcun amore erano nulla per Ren. Doveva almeno fare questo per lei, non farla sentire sola.
    Doveva dare qualcosa a quell'uomo, poteva rivelare ogni cosa, dire di tutto e di più, poteva guadagnare altro tempo così. Si, era perfetto.
    "Va bene va bene!!"
    Porse le mani in avanti, come a mostrarsi arrendevole alle sue richieste, disposto a rivelare ogni cosa. Avrebbe mischiato menzogne e bugie. Ogni tentativo ne valeva la pena. Era davvero disperato, ma perdere completamente lucidità avrebbe voluto dire morire...Non poteva morire un'altra persona che amava a causa sua, no no no no...non poteva! Non poteva neanche lasciare sola Hel!
    "La posizione dei laboratori più scoperti. Quello vicino al Tamigi e quello a Chiswick. Nomi e cognomi delle persone coinvolte che sono riuscito a recuperare. Alcuni di voi amano usare nomignoli sfortunatamente."
    Di alcuni di loro non aveva davvero scoperto mai i nomi purtroppo e quei laboratori? Aveva rivelato solo la posizione di quello di Chiswick, il laboratori vicino al Tamigi nemmeno l'aveva mai visto, sapeva solo che c'era ma non aveva le esatte coordinate. Sparava che Diego si mettesse a mandare alcuni dei suoi a entrambi i laboratori per smantellare o qualsiasi cosa. Voleva creare un po' di disordine e dispersione.
     
    Top
    .
  6.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Mago Adulto
    Posts
    146

    Status
    Anonymous
    Diego rimane interdetto. La pistola ancora premuta contro le tempie della giovane donna che tiene in ostaggio, lo sguardo fisso su quello che ha creduto un suo uomo fidato e che si è rivelato nient'altro che una serpe in seno, un traditore. Sembra scavare negli occhi di Ren alla ricerca della verità, di qualcosa che gli confermi che quello a cui sta assistendo non è un semplice bluff. Chiaramente, è in difficoltà: è un pesce grosso, uno dei "generali a cinque stelle", ma non è seduto ai vertici del cartello messicano. Sopra di lui c'è chi tiene le fila di tutto, chi in patria ha agganci nel governo e contatti negli Stati Uniti, le persone a cui deve dare conto della sua gestione di quel distaccamento londinese, un progetto che ora rischia di collassare su sé stesso. La posta in gioco è alta, c'è troppo da perdere per appoggiarsi alla speranza che Ren gli stia rifilando una marea di cazzate.
    Se è così perché non sono già qui?
    Ci prova comunque, lanciando al suo prigioniero un'occhiata di sfida. Ma gli uomini attorno a lui iniziano ad innervosirsi: sono stati fermati e sequestrati vari carichi di recente, troppi perché possa realmente essersi trattato di controlli casuali dell'antidroga che si sono conclusi con sequestro della merce e arresto dei corrieri. Tutti loro se ne rendono conto.. persino i più stupidi, quelli che non sono altro che bracci armati, stanno iniziando a fare qualche collegamento. Senza smettere di tenere Margot sotto tiro, Diego si sporge verso un suo uomo e gli sussurra qualcosa all'orecchio per poi osservarlo lasciare la stanza con una certa urgenza con un compagno al seguito, entrambi con armi d'assalto spianate e pronte a scattare.
    Se fosse lì, Margot potrebbe ipotizzare che gli uomini in questione siano andati a comunicare con quelli a guardia dell'edificio, a controllare la strada e la possibilità che una squadra della DEA piombi lì da un momento all'altro. Ma Margot non è lì. La sua coscienza si è scollata dalla realtà circostante ormai da qualche minuto, precisamente da quando il grilletto è scattato a vuoto provocando un rumore metallico e sordo contro la sua scatola cranica, da quando il suo corpo ha tremato di puro terrore e il suo volto si è inondato di lacrime. Da quel momento in poi, Margot si è scollegata. La sua coscienza si è fatta più piccola e ora giace rintanata da qualche parte dentro di lei, in profondità, in un luogo riparato, avvolto in un buio silenzioso e confortante. Tutto ciò che accade al di fuori non la riguarda più, persino gli sguardi che di tanto in tanto fa vagare tra i presenti sono degli automatismi, la mera espressione delle sue funzioni sensoriali.
    La voce di Ren, per questo motivo, le arriva da lontano. Sembra provenire da un altro universo, o forse un altro tempo.. come l'eco di un ricordo passato. Sgrana appena gli occhi nell'udire quel richiamo, ma nel suo sguardo non vi è traccia di una reale comprensione.
    Ren..?
    Un sussurro incerto, assente. Non sa cosa Ren le stia dicendo, non è nemmeno sicura che le stia parlando in quel preciso momento o che sia rivolto a lei. Sembra troppo lontano per potersi rivolgere realmente a lei e Margot non ha intenzione di farsi più vicina all'uomo che ama. Non può riconnettersi alla realtà in cui si trova il Nakamura: i suoi meccanismi di difesa non glielo permettono, determinati a tenerla al sicuro.
    Lascia perdere.. è andata, non lo vedi?
    Questa volta è Pedro a parlare, spazientito dal tentativo di Ren di comunicare con Margot. Si gratta nervosamente la testa rasata di lato su cui un intrico di tatuaggi in stile tribale sostituiscono i capelli, gli occhi scuri saettano tra leader e traditore, bramosi di ottenere risposte e rassicurazioni. Non gli importa niente della biondina che si è totalmente assentata dalla realtà, è roba che ha visto accadere un'infinità di volte, mentre la minaccia che ora incombe su tutti loro è una novità per lui che è nel cartello solo da qualche anno. La possibilità di una retata in grande stile.
    Cazzo. Fottuto figlio di puttana! impreca Diego, sputando a terra con rabbia e scatenando definitivamente il panico tra i presenti: nessuno ride più adesso, tutti mormorano tra di loro, qualcuno lancia furtive occhiate alle vie d'uscita. Senza perdere altro tempo, Diego lancia un'occhiata eloquente ad un tipo dai capelli lunghi e raccolti in una coda, il quale ha già un cellulare "pulito" in mano.
    Chiamali. Bisogna sgomberare quei laboratori..
    Qualche minuto di frenesia attorno a loro, tutti si sono attivati ora e sembrano sapere esattamente cosa fare. Solo Diego rimane immobile: la pistola contro la tempia di Margot, lo sguardo fisso su Ren, al quale viene consegnato un foglio con una penna.
    Okay, sbirro. esordisce infine Ora mi scrivi una bella lista degli uomini che sono bruciati: farai meglio a darti una mossa se vuoi che la tua donna sopravviva. Siamo in partenza.. e tu non verrai con noi. il suo sguardo si sposta su Margot: la donna è ancora in silenzio, gli occhi sbarrati e fissi nel vuoto, le lacrime sul suo volto si stanno asciugando Porterò la francesina: ora che è fuori fase è un ostaggio perfetto. Se siamo già fottuti non staremo qui ad aspettare i cani della DEA, lasceremo per loro solo il tuo cadavere. Una spia morta non può più parlare, non sei d'accordo?
     
    Top
    .
5 replies since 27/2/2022, 08:32   62 views
  Share  
.
Top