My best comrade

Vanya

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    Vanya aveva parlato quasi per tutto il tempo e Bram era stato più che altro in silenzio.
    L’aveva ascoltata lamentarsi di qualche altro tirocinante che le aveva fatto chissà cosa e sciorinare una serie di minacce nei confronti del tipo e parlare di come avrebbe voluto ridurlo ad uno scolapasta o qualcosa del genere.
    A dire la verità Bram non si era concentrato molto su ciò che la collega stava dicendo e non tanto perché era focalizzato sul compito che era stato loro assegnato - riempire delle fialette di pozione corroborante e metterle in ordine su un carrellino - ma perché era così privo di energie che aveva la forza di fare una sola cosa per volta.
    Si era limitato ad annuire ogni tanto o a darle qualche risposta brevissima ed iniziava a pentirsi di non essersi dato malato e non essere rimasto a casa.
    Sapeva che dopo tanti giorni senza sonno ed altrettanti a mangiare di meno, il suo corpo aveva iniziato a cedere. I continui giramenti di testa, la sua scarsa concentrazione a lezione e nello studio, il suo continuo malumore, erano solo alcuni dei sintomi che l’insonnia portava con sé.
    Più di una volta aveva dimenticato di portare fuori Duke, finché il frenchie, ormai al limite, non si era messo davanti la porta ad ululare come un disperato
    Aveva dimenticato spesso la sua borsa con i libri e le pergamene, andando al campus, o la sua bacchetta, e arrivato a quel punto si riteneva ormai un pericolo a lavorare al San Mungo perché chiaramente non ci stava abbastanza con la testa per provvedere ad un paziente.
    La piega che il tutto stava prendendo, lo feriva molto, lo studio era sempre stata la cosa più importante per lui così come il tirocinio e non riuscire a dare il massimo in entrambi lo faceva sentire come se stesse fallendo in quello che era l’obiettivo più grande della sua vita.
    In più era preoccupato per Daphne che negli ultimi tempi si era comportata in modo strano. Per giorni non era uscita di casa, era spenta, chiusa in se stessa e quando aveva provato a chiederle cosa non andasse non aveva ottenuto una grande spiegazione.
    Dormire con tutti quei pensieri era diventato impossibile, ormai non doveva nemmeno più sforzarsi di rimanere sveglio durante la notte.
    Il risultato però era appunto pessimo e si notava anche sul suo volto pallido e gli occhi cerchiati.
    “Umh sì… dovresti dargli un pugno in faccia…” disse distrattamente, prima di realizzare che Vanya aveva ormai smesso di parlare del tirocinante che tanto odiava e stava ora osservando Bram con attenzione.
    Solo a quel punto si rese conto che la ragazza gli avesse chiesto se stesse bene e lui scrollò le spalle, sperando di darsi un’aria noncurante.
    “Sto bene, sono solo un po’ stanco. Parecchio studio…”
    Era diventata la sua scusa ufficiale ormai, la rifilava a chiunque gli chiedesse il perché di quelle occhiaie. Persino ai suoi genitori aveva venduto la stessa storia e comunque sia aveva cercato di evitarli nelle ultime due settimane, dopo le vacanze di Natale.
    Provò persino ad abbozzare un accenno di sorriso per rassicurare Vanya che aveva iniziato a guardarlo con sospetto.
    “Chissà che c’è alla mensa oggi” azzardò allora, cercando di spostare l’attenzione altrove e di fare un po’ di conversazione.
    Non era certo che fosse così facile ingannarla, per cui decise di approfittare del fatto che avesse finito le fialette per alzarsi e prenderne altre da un mobiletto, per fuggire così al suo sguardo.
    Fu una pessima mossa. Si alzò troppo in fretta e una volta dritto capì di aver commesso un errore.
    Sentì l’improvvisa nausea e sudore freddo e le vertigini resero il suo equilibrio instabile. Non era come le altre volte in cui aveva avuto un mancamento, questo era peggio.
    “Vanya…” fu tutto quello che riuscì a dire, rendendosi conto che stava per perdere i sensi.
    Un secondo dopo cadde in avanti, volando dritto di faccia sul carrello pieno di fialette. La cosa positiva dell’essere svenuto proprio in quell’esatto istante fu che almeno non sentì dolore.
     
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    ...e quindi dopo che gli ho detto di no per la terza volta lui se ne è uscito con un lercissimo "Se non mi provi come fai a dire che non ti piaccio?". Cazzo, mi sono trattenuta solo perchè ci tengo al mio posto in quest'ospedale, altrimenti giuro che gli avrei fatto mangiare il suo stesso buco di culo!
    Nonostante il tono di voce poco tranquillo riesco comunque a riempire le fialette con precisione millimetrica e senza rovesciarne una singola goccia. Meriterei una medaglia se ci fosse una competizione basata sul raccontare aneddoti impegnativi mentre si lavora su un compito di vitale importanza... Certo, la pozione corroborante non è come far partorire una ragazzina col solo aiuto del tuo collega con la faccia da foca senza gonadi, ma sento comunque di meritare qualcosa, che cazzo!
    Per il momento non posso permettermi di spaccare la faccia ai tirocinanti insistenti e viscidi che ci provano con me nonostante i vari commenti su quanto sono fottutamente lesbica e attratta dalle donne, ma quando diventerò medimaga di ruolo con un po' di anni d'esperienza sento che mi divertirò come una matta. Per adesso mi tocca limitarmi a guardare male gli stronzi che allungano le mani anche solo con la mente, ma pare basti perchè so essere parecchio spaventosa, quando voglio.
    Fortunatamente il nanerottolo che ho di fronte non ha mai osato tanto, probabilmente perchè ha capito l'antifona e gli sto antipatica, anche se secondo la mia modesta opinione è solo molto gay. Un twink di quelli coi fiocchi, persino.
    Basta guardarlo andare in giro tutto rigidino e con quegli occhi da coniglio preso in pieno dai fari di una macchina per capire che durante il sesso gli piace stare sotto, ed il fisico da simil bimbo africano non aiuta a donargli un'aria mascolina.
    In questo periodo poi sembra addirittura più magro del solito, e più stanco... Cazzo, quelle occhiaie scure quasi gli raggiungono i piedi! La sua amica Daphne non ha qualche cremina magica da prestargli per farlo tornare più umano ed evitare che allontani eventuali pretendenti?
    Battute a parte, il mio lato protettivo e materno sta iniziando ad attivarsi e la cosa non mi piace. Non perchè mi dia fastidio l'idea di prendermi cura di lui -suvvia, non sono così stronza- ma credo di aver imparato ormai ad analizzare la gravità delle situazioni, in modo da mantenere la calma, ed il modo in cui il nanerottolo risponde alla mia richiesta su come stia messo fa tintinnare decine di allarmi nel mio cervello.
    Lo guardo con il sopracciglio alzato, tipico di quando non credo alle stronzate che mi vengono propinate perchè anche io ho parecchi libri a cui star dietro e non sono conciata in quel modo. Quando mi guardavo allo specchio, a sedici anni, vedevo la sua stessa espressione: stanca, distrutta e allo stesso tempo arresa di fronte all'evidenza dei fatti. La mia era la faccia di qualcuno che dormiva di merda a causa degli incubi, o a volte non dormiva affatto, e credo che a Bram stia capitando la stessa cosa.
    Continuo a guardarlo con preoccupazione, lo seguo con gli occhi chiari puntati su quel viso scavato ma non riesco ad attivarmi in tempo per salvarlo da quel dannatissimo mancamento.
    Cristo!
    Finisce di faccia sul carrello pieno di fialette, cadendo poi a terra portandosi dietro tutto quanto; in un'altra situazione riderei come una matta, ed invece scatto in piedi per andare da lui con la bacchetta in mano ed una fialetta nell'altra.
    In ginocchio accanto al corpo privo di sensi lo giro sulla schiena ed i danni causati dalle schegge di vetro sono abbastanza, ma non gravi: nessun occhio è lacerato, e non gli rimarranno cicatrici, se non quelle morali.
    Con un colpo di polso estraggo i frammenti tutti insieme grazie all'aiuto della bacchetta e mi concentro per richiudergli al meglio i tagli ed interrompere il sanguinamento. Dei gemiti gli escono dalla bocca, segno che sta iniziando a riprendere i sensi da solo senza l'aiuto del Reinnerva, ottimo segno.
    Avanti nanerottolo, se no poi chi la sente la nostra stronzissima conoscenza.
    Da quel che ho potuto appurare lui e la rossa sono amiconi, per qualche strana ragione il riccio la sopporta tanto da andare a viverci insieme ed aiutarla con la sua associazione. Buon per loro se sono così legati, ma io non voglio lavate di capo da parte della snob su quanto sia stata cieca da non notare il palese dolore del suo bff o giuro che esplodo.
    Senza fare troppi complimenti stappo la pozione corroborante e gliela faccio bere tenendogli il capo con la mano libera, completo il tutto bendandogli i tagli che, si spera, non dovrebbero riaprirsi, ma la prudenza non è mai troppa. Sembra di star facendo conversazione con una comparsa di un film di mummie assassine, ma visto lo spavento che mi ha fatto prendere se lo merita.
    Lo aiuto a mettersi a sedere e allontano altri eventuali frammenti con un colpo di bacchetta e lo pulisco dal liquido che gli è finito addosso con un altro. Nel mentre mi rendo conto che gli sto accarezzando la schiena con fare amorevole, quasi lo volessi consolare, e tiro un mezzo sospiro interno ma è più forte di me... Quando vedo qualcuno stare male, divento una mamma cangura. Si, persino quando si tratta di stupidi coglioni che hanno paura del mostro vagina.
    Allora, twink, vuoi dirmi che cazzo ti prende?
    Ok, forse come inizio non è dei migliori, ma il tono di voce è sinceramente preoccupato, così come la mia espressione.
    Ti ho levato tutta quella merda dalla faccia e non ti rimarranno segni, spiegherò ai nostri superiori che le fialette si sono rotte a causa di una mia distrazione perchè, a differenza tua, non ho la faccia di qualcuno che è sul punto di morte, ma tu devi dirmi perchè stai messo così male, chiaro? Non soffrirai di anoressia, spero.
    Ancora in ginocchio accanto a lui, con la mano passo dalla sua schiena ad una spalla, che stringo senza fargli male ma voglio che mi guardi in faccia perchè devo e voglio capire se i suoi demoni sono simili a quelli che tormentavano le mie giornate.
    C'è qualcosa che ti tiene sveglio la notte, tesoro? Se è un ragazzo che ti ha spezzato il cuore non ne vale la pena, ok? In caso digli che hai una collega alta ed irascibile pronta a spaccargli la faccia a causa dell'infarto che le ha fatto prendere.
     
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    Con un mugugno Bram riaprì gli occhi e, confuso, cercò di guardarsi attorno.
    Non protestò quando Vanya gli ficcò la fialetta sotto il naso e senza fare domande ne bevve il contenuto. Non che fosse nella posizione di fare domande, sinceramente, era appena tornato in sé ed era così intontito che avrebbe bevuto qualsiasi cosa senza nemmeno chiedere di cosa si trattasse.
    Ci mise una manciata di secondi a rendersi conto di essere steso sul pavimento, che la faccia gli faceva male e per chissà quale motivo era intrappolata in delle bende.
    Si lasciò aiutare da Vanya a mettersi seduto, ancora troppo stordito per dire qualsiasi cosa o capire cosa stesse accadendo. In più gli girava ancora la testa e si sentiva sul punto di vomitare da un momento all’altro.
    Per questo chiuse gli occhi qualche secondo, portando la testa tra le ginocchia ed inspirando a fondo, mentre la collega si mostrava incredibilmente premurosa nei suoi confronti e addirittura gli stava accarezzando la schiena, una cosa che normalmente lo avrebbe preso in contropiede.
    “Scusa, Vanya…” mormorò poi prendendo consapevolezza di essere appena svenuto davanti a lei.
    Non rispose alla sua domanda perché non sapeva esattamente cosa dirle. Era chiaro che la scusa del troppo studio non aveva funzionato ed effettivamente non poteva giustificare uno svenimento.
    Dirle la verità era fuori luogo, per cui Vanya avrebbe dovuto accontentarsi di risposte vaghe e probabilmente frustranti.
    “Oh no, ti prego… non devi prenderti la colpa” sollevò lentamente la testa, per rivolgerle un’occhiata stanca ed un po’ stravolta. Si sfiorò il volto per poi sfilarsi lentamente le bende che gli stavano dando una sensazione di claustrofobia e poi anche perché se qualcuno fosse entrato all’improvviso non voleva far sembrare la situazione ancora più grave.
    “No, non soffro di anoressia” abbassò piano le braccia, tirando via quello che rimaneva delle bende. Ogni movimento sembrava costargli grossa fatica.
    Non era sorpreso da una tale domanda, il suo fisico era sempre stato asciutto di suo e ad occhio esterno non appariva proprio come uno in grado di mangiare la quantità di cibo per due persone e non aveva di certo aiutato la veloce perdita di peso degli ultimi tempi.
    “Che fine ha fatto la ragazza che voleva prendermi per i capelli e appendermi al muro?” provò a sdrammatizzare con un debole sorriso, colpito dal modo in cui Vanya si stava rivolgendo a lui e dalla reale preoccupazione che le leggeva negli occhi. Era arrivata addirittura a chiamarlo “tesoro” e questo non gli era di certo sfuggito.
    “Nessuno mi ha spezzato il cuore, quindi non serve che entri in azione”
    Tentò di alzarsi, ma un altro forte giramento di testa lo costrinse a rimanere sul pavimento e poi aveva le gambe tipo di gelatina e non era sicuro di potercela fare da solo.
    “È… complicato da spiegare, ma ho molte cose per la testa. Molti problemi e molte preoccupazioni e… non lo so, Vanya, non sto bene. Ci sono cose che non so come risolvere che non mi fanno dormire o mi fanno passare completamente l’appetito”
    Si strofinò stancamente gli occhi per poi aprirli e guardarsi attorno. Osservò il carrello rovesciato e le fialette distrutte. Un bel po’ di pozione era andata sprecata a causa sua.
    “Mi dispiace. Non voglio che dica che è colpa tua, possiamo dire la verità, che non mi sono sentito bene e sono svenuto facendo cadere tutto” si passò una mano tra i ricci sfatti.
    “Forse ora dovrei provare a mangiare qualcosa” la nausea si era affievolita di molto a quel punto, quindi un tentativo poteva farlo, magari lo avrebbe aiutato a recuperare un po’ di energie. La pozione Corroborante stava aiutando già di suo ad ogni modo e si sentiva pronto a rimettersi in piedi.
    “Puoi aiutarmi ad alzarmi? E verresti in caffetteria con me? Se la mia faccia non è ridotta troppo male e posso farmi vedere in giro, ovviamente…”
     
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    Mi chiede scusa col tono tipico di chi è abituato a farlo spesso e per situazioni su cui non si può avere il controllo, come per esempio un fottuto mancamento che sicuramente non era nei suoi piani questa mattina quando ha aperto gli occhi.
    Non c'è tempo però di fulminarlo con lo sguardo e dirgli di non rompere i coglioni e fare il bravo, sono commenti che terrò per un momento in cui non sarà intento a spiegarmi cosa cazzo gli è successo per cadere di faccia contro un cazzo di carrello.
    Alla sua battuta su dove sia finita la ragazza che voleva appenderlo al muro per i capelli durante quel parto capitatoci tra capo e collo reagisco con un'eloquente alzata di sopracciglio, che sta a significare che posso comunque farlo in qualsiasi momento se mi fa girare troppo le palle.
    Comunque continuo a stargli vicino e a toccarlo, quasi volessi farlo tornare pian piano in sé ed allo stesso tempo tenerlo a terra, laddove è più sicuro per lui rimanere finchè non riprende tutte le forze.
    E' una strana ambivalenza la mia: mamma cangura e stronza sboccata, convivono in un solo corpo e forse mi fanno sembrare un po' strana agli occhi di chi non mi ha mai vista prendermi cura del prossimo, ma è più forte di me e non potrei mai smettere di prendermi cura del prossimo per poi magari schernirlo un secondo dopo.
    Bram non ne è esente, specialmente visti i nostri trascorsi e questo scherzetto che ha deciso di giocarmi.
    Nonostante il suo fisico da acciuga gli credo quando dice di non soffrire d'anoressia, anche se quelle guance scavate mi preoccupano, ma potrebbero essere una conseguenza di qualsiasi altro evento gli turbi la mente in questo periodo. Credo anche all'assenza di amanti stronzi, più che altro perchè a volte mi da l'idea di un tipo che, quando si trova col cuore spezzato, non perde occasioni di piagnucolarne col prossimo, ma potrei anche sbagliarmi... In ogni caso, rimangono altre opzioni e non gli stacco mai gli occhi di dosso mentre mi spiega vagamente cosa cazzo gli è successo.
    Mi ricordo com'era non dormire a causa dei pensieri che ti affollano la testa, tutte quelle preoccupazioni che ti ronzano attorno come zanzare fastidiose in un giorno d'estate e tu non sai come scacciarle. Forse i suoi demoni non sono uguali ai miei, ma le conseguenze che causano si somigliano fin troppo, tanto che mi ritrovo con un senso di forte preoccupazione che mi stringe lo stomaco.
    Dopotutto è un bravo ragazzo ed un'ottimo tirocinante, ed è triste vederlo così... Perso.
    Non voglio chiedergli di più, dubito che me lo direbbe se si tratta di faccende fin troppo private, ma non posso fare a meno di sentirmi un po' più vicina a questo nanerottolo che chiede scusa fin troppe volte e non vuole lasciarmi fare l'eroina.
    Oh no, tesoro, tu terrai il culo qui a terra, chiaro? Vado a prendere da mangiare e torno, tu non muovere un singolo muscolo o ti spezzo le ginocchia.
    Con un tono che non ammette repliche mi alzo in piedi e mi smaterializzo fuori dalla caffetteria, mi lancio al suo interno e scavalco la piccola fila con la fretta e le scuse senza senso di chi non ha voglia di star lì a perdere tempo. Prendo del succo e un paio di grosse ciambelle che mi faccio mettere in un sacchetto e poi torno da Bram in un battito di ciglia.
    Gli sorrido quando lo trovo ancora a terra, felice di vedere che le mie minacce funzionano praticamente sempre. Mi metto seduta vicino a lui e gli porgo la sua porzione.
    Smettila di dire che ti dispiace, d'accordo? Non hai fatto nulla di male e diremo che quel casino è stato colpa mia. Credimi twink, hai la faccia di uno messo veramente male e non vuoi che ti facciano domande in merito a quelle occhiaie che ti ritrovi in faccia. Io posso sopportare una sgridata senza piangere, tu pensa a cercare di dormire.
    Masticando lo consolo e rassicuro a modo mio, e sento che papà ed Eizen andrebbero fieri di come sto prendendo in mano la situazione per aiutare qualcuno, anche se questo fottuto tono da generale potrebbe benissimo farmi finire addosso una serie infinita di vaffanculo.
    Alla fine però un po' mi addolcisco, e come non potrei d'altronde?
    Sai, tesoro, prima o poi uscirai dal tuo limbo. So come ci si sente a non dormire e a vivere con la testa piena di preoccupazioni, probabilmente adesso credi che rimarrà così per sempre, ma ti giuro che non è così. E non tentare di risolvere tutto quanto da solo, capito? Chiedi aiuto ad amici e genitori, al tuo fidanzato se ce l'hai o persino ai nostri cazzo di superiori, ma non stare solo. Non ripetere il mio errore.
    Sette anni senza parlare con nessuno di quello che mi stava capitando. Sette anni di dolore e bugie, di lacrime e momenti in cui era meglio distaccarsi dal mondo piuttosto che viverlo pienamente. Avrei potuto risolvere tutto quanto molto prima, se solo avessi trovato il coraggio di aprire la mia cazzo di bocca, ma come puoi spiegare ad una ragazzina spaventata che tuo padre non ti odierà se verrà a sapere quello che tua madre ti obbligava a fare?
    Un giorno non ne ho potuto più e sono scoppiata davanti al mio papà, da allora è stato tutto in discesa. Beh, più o meno, ma la vita è fatta sia di mazzi di fiori che pile di letame, purtroppo. Forse questo tuo spaccarti la faccia davanti a me è stato il primo passo di una lunga serie che ti porterà a portare un po' di chiarezza in quella testolina.
    Gli do una leggera spallata con un sorriso amichevole sulle labbra, uno di quelli speciali che tengo da parte per i momenti in cui la gente attorno a me non è una totale perdita di tempo e risorse ed io non sento il bisogno di dovermi mostrare più forte di ciò che sono.
    E poi mi servi lucido per prenderti meglio per il culo, quindi vedi di mangiare e dormire come si deve, nanerottolo.
     
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    Quando Vanya sparì alla volta della caffetteria, Bram lanciò un’occhiata veloce alle sedie, valutando l’idea di sedersi su una di essere, forse più comodo che stare sul pavimento.
    Le gambe avevano smesso di tremargli e forse avrebbe potuto farcela da solo, ma le minacce della ragazza suonavano così convincenti che non osò nemmeno tentare.
    Si limitò ad appoggiarsi con la schiena al muro, le braccia conserte come a volersi stringere in un abbraccio, e con le dita poteva sentire le costole sporgenti attraverso il tessuto della divisa.
    Non si sorprendeva del fatto che Vanya gli avesse chiesto se fosse anoressico, aveva perso peso in modo forse allarmante.
    Sentendosi più miserabile che mai, consapevole di non aver nemmeno toccato il fondo, attese il ritorno della collega fissando il pavimento con fare assorto. Se non avesse risolto presto quel problema, le cose sarebbero potute andare peggio di così.
    Vanya sembrò contenta di ritrovarlo dove lo aveva lasciato e, quando sedette accanto a lui, Bram accolse con gratitudine il cibo che gli stava porgendo: una ciambella e del succo di frutta. Era proprio il tipo di cosa che sua madre faceva quando stava male… da bambino.
    “Grazie” le disse dando un morso cauto alla ciambella, con il timore di poter vomitare da un momento all’altro.
    Anche se l’orribile sensazione era ormai passata e sentiva il bisogno di mangiare qualcosa, la lieve nausea non lo aveva ancora abbandonato del tutto.
    Guardò poi Vanya, sul punto di protestare quando lei insistette sul prendersi la colpa, e arrendendosi subito dopo, consapevole che dopotutto aveva ragione. Si sarebbe ritrovato a dover rispondere a delle domande se avesse detto di essere svenuto.
    In una situazione normale avrebbe potuto cavarsela, ma non con quella faccia da morto vivente che si ritrovava ultimamente. L’ultima cosa che voleva era che qualcuno cercasse di capire cosa non andava in lui, già le domande di Vanya lo avevano messo in difficoltà, quindi meno persone sapevano, meglio era.
    Apprezzava la preoccupazione della collega, tuttavia, e ascoltò con attenzione quando gli confessò di esserci passata, di aver avuto a sua volta problemi che non la facevano dormire.
    Per quanto fosse consapevole che i problemi di Vanya fossero sicuramente ben diversi da quelli che lui aveva ora, si sentì compreso in qualche modo e meno solo.
    “E se parlare con qualcuno non è l’opzione che posso permettermi per ora?” mormorò abbassando lo sguardo sulla ciambella che stringeva tra le mani. “Non è qualcosa di cui posso parlare liberamente… non c’è nessuno a cui posso chiedere aiuto”
    Più o meno, se non si contava Sigyn, che tuttavia aveva tentato un qualche rituale che non sembrava aver funzionato. Certo, c’era ancora la carta della madrina da provare, ma se nemmeno quello avesse funzionato?
    Era contento però di sapere che per Vanya le cose fossero andate diversamente, che fosse riuscita ad aprirsi e a trovare l’aiuto di cui aveva bisogno.
    Bram cercava di vedere un barlume di speranza in tutto ciò, ma se non avesse trovato il colpevole di quanto gli stava accadendo, non sarebbe mai uscito da quella situazione.
    Forse però, fino a quel momento, avrebbe dovuto semplicemente trovare un modo per conviverci.
    “Non c’è molta chiarezza nella mia testa, a dire la verità” sospirò “A parte la consapevolezza che sto forse tirando troppo la corda e non posso continuare così”
    Il suo corpo stava chiaramente cedendo a causa di insonnia e digiuno e in quelle condizioni gli risultava difficile anche lavorare e studiare, avrebbe presto avuto delle ripercussioni sulla sua vita e sulla sua carriera.
    Provò a sorridere alla battuta dell’altra e diede un altro morso alla ciambella.
    “Non ti priverei mai del tuo divertimento, vedrò cosa riesco a fare. Posso promettere che cercherò di mangiare regolarmente. Per quanto riguarda il dormire… è una situazione complicata”
    Il non dormire era l’unico modo che aveva per mantere il controllo sul proprio corpo in qualche modo.
    Rimase in silenzio per qualche secondo, continuando a mangiare e bevendo un po’ di succo.
    “Grazie, Vanya” disse poi, guardandola “Parlare con qualcuno che può in un certo senso capire, mi fa sentire meglio”
    E vederla così preoccupata e supportiva era stato strano. Non che l’avesse mai creduta capace di voltare le spalle a qualcuno in difficoltà, anche qualcuno che non sopportava, ma il modo in cui gli parlava era inaspettato.
    “Umh… perché sei convinta che abbia un fidanzato, comunque?” chiese poi con un pizzico di curiosità, forse anche per il bisogno di una conversazione un po’ più leggera “Magari ho una ragazza. E poi cosa sarebbe ‘twink’? Continui a chiamarmi così…”

     
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    Cazzo, nanerottolo, ti ho appena detto di non ripetere il mio stesso errore!
    Con una spintarella spalla contro spalla sottolineo il mio risentimento per quella sua testa dura, ma il tono di voce più che contrariato ed arrabbiato è solo... Triste. Anche comprensivo, se si cerca bene.
    So cosa significa stare come lui, pensare che niente e nessuno potranno mai capirci ed aiutarci e quindi rimaniamo lì, fermi in questo vuoto del cazzo che ci inghiotte finchè non è troppo tardi. Io ne sono uscita a fatica e dopo molte lacrime, devo solo sperare che lui intraprenda lo stesso percorso.
    C'è sempre qualcuno con cui parlare. Apri gli occhi e cerca bene, d'accordo?
    Con un sospiro volgo lo sguardo verso quel suo viso emaciato e ferito, gli sorrido con dolcezza sperando che le mie parole possano entragli dentro e convincerlo a non mollare del tutto, la solitudine ti ammazza più in fretta del veleno se la lasci attecchire.
    Potrei insistere, ma non servirebbe a molto perchè anche io vivevo con le orecchie foderate di prosciutto e mi alteravo se qualcuno osava dirmi qualcosa, anche solo chiedermi se qualcosa non andava... Bram è troppo gentile e passivo per comportarsi così, probabilmente nemmeno urla contro alle macchine che tentano d'investirlo quando attraversa la strada, il che forse è peggio. Spero per lui che abbia una valvola di sfogo, per quanto piccola sia. Ovviamente non va a correre o in palestra, altrimenti avrebbe perso i sensi già un migliaio di volte e avrebbe più muscoli attaccati alle braccia, ma magari nel tempo libero si diverte ad arrampicarsi su delle cazzo di scogliere per urlare al mare quanto faccia schifo la sua vita.
    Comunque mi fa piacere sia un minimo consapevole delle minchiate che sta combinando e che il suo corpo non può andare avanti così per sempre. Mi rassicura, ma non così tanto da impedirmi di tenerlo d'occhio da ora in poi.
    Facciamo così: se entro un mese non avrai messo su almeno due chili ti porterò a mangiare una pizza e t'ingozzerò come un'oca, che tu lo voglia o no.
    Gli farà bene prendere impegni di questo tipo, per quanto giocosi siano sono comunque proiezioni verso un futuro potenzialmente migliore in cui la sua faccia non finisce contro una marea di fialette di vetro.
    Lo guardo di sottecchi mentre morsico la ciambella, e qualcosa alla bocca dello stomaco mi dice che i suoi incubi sono peggiori dei miei. Io non avevo paura di chiudere gli occhi, mi dicevo che avrei potuto affrontarli perchè non sarebbero mai stati peggio della realtà e nel svegliarmi avevo sempre lacrime che mi colavano lungo le guance tremanti... Lui sembra quasi voglia evitare di chiudere gli occhi.
    Non chiederò delucidazioni a riguardo, non sono affari miei ed è meglio che l'americano eviti di pensarci troppo. Che si concentri sulle stronzate e su questo mio nuovo lato da dolce ed apprensiva mamma cangura; farà bene anche a me, e prenderlo in giro è sempre divertente.
    Mi stai dicendo che uno come te non sa cosa vuol dire... Ok, ascoltami bene.
    Perchè mi stupisco? Cazzo, uno con lo sguardo innocentino come lui è già tanto se conosce la parola "sesso". Si ok, forse lo sto giudicando male e non dovrei, ma a volte certe copertine parlano più di un fottuto riassunto.
    I twink sono ragazzi molto esili che fanno parte della comunità lgbtq e solitamente sono gay. Ora, se tu mi dicessi che sei eterosessuale farei molta fatica a crederti, ma sono disposta a sforzarmi per il bene di questa convivenza lavorativa. A proposito... Lo hai capito che sono lesbica, vero? Siamo due piccoli medici arcobaleno, non lo trovi carino?
     
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5 replies since 20/1/2022, 22:34   99 views
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