This is Halloween

Daphne

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    31 ottobre 2008

    A Bram non era mai interessato granché Halloween. L'idea di andare a suonare a casa di sconosciuti lo aveva sempre messo in agitazione ed i coniugi Dubois lo avevano capito la prima volta che lo avevano portato in giro a fare dolcetto o scherzetto.
    Bram aveva cinque anni, non aveva aperto bocca per tutto il tempo ed aveva fatto di tutto per evitare i portoni più affollati dai suoi coetanei e dai bambini più grandi, ansioso all'idea di dover interagire con loro.
    Non ci era voluto poi molto per François e Sharon di prendere la decisione di tornare a casa e dimenticare definitivamente che Halloween era una festa per bambini. O quantomeno non era una festa per il loro bambino.
    Tuttavia, alla soglia dell'ottavo compleanno di Bram, si erano chiesti se non fosse il caso di organizzare qualcosa in piccolo, approfittando di quell'occasione, per far uscire il figlio dal suo guscio.
    Un guscio in cui si era chiuso sempre di più da quando avevano scoperto la sua licantropia ed aveva sviluppato una sorta di terrore nei propri confronti, che lo aveva portato al mutismo selettivo.
    Avevano notato che in qualche modo era riuscito ad andare d'accordo con la figlia di Soren Bachskov e si erano sorpresi molto quando, dopo diversi incontri in cui non aveva aperto bocca, alla fine Bram le aveva rivolto parola.
    Qualcosa nella piccola Daphne lo aveva fatto sentire al sicuro, gli aveva dato fiducia e i Dubois lo avevano visto come un buon segno.
    Avevano avuto dunque l'idea di quel pigiama party a tema Halloween ed avevano chiesto Bram se fosse d'accordo sull'invitare Daphne da loro per la notte.
    Il bambino aveva accettato timidamente, accennando persino un sorriso dando segno che l'idea lo entusiasmava. Daphne gli piaceva, nonostante le prime volte lo avesse messo in soggezione con la sua altezza ed il suo carattere forte. Tutto era cambiato quando l'aveva vista al pianoforte e per la prima volta le aveva parlato chiedendole di suonare insieme. Adesso, nonostante mal sopportasse quando la bambina gli dettava ordini e pretendeva di fare i giochi che piacevano solo a lei, era contento della sua compagnia e i coniugi Dubois lo erano altrettanto.
    "Allora, sei sicuro di voler tenere questo costume?" sua madre si chinò davanti a lui, sistemandogli il panciotto ottocentesco che svettava su un petto di finto pelo grigio.
    Bram annuì, il visetto dipinto per rappresentare quello di un piccolo candide che sarebbe dovuto essere minaccioso ma che di minaccioso non aveva niente.
    Con la mano ricoperta di altrettanto pelo finto si toccò le orecchie da lupo che stavano dritte sulla sua testa.
    Aveva sorpreso i suoi genitori scegliendo come costume quello di un lupo mannaro, una cosa che non si sarebbero aspettati dal momento che era tanto spaventato dalla sua stessa natura, ma avevano deciso di non farlo desistere e la stessa psicologa che seguiva Bram aveva detto loro di incoraggiare la sua scelta.
    "Bene, sai che puoi toglierlo in qualsiasi momento" Sharon non potè fare a meno di rassicurarlo, accarezzandogli il volto.
    Ma Bram era abbastanza certo di non volerlo fare ed ora l'unica cosa che gli interessava era l'arrivo di Daphne.
    Più volte lanciò un'occhiata all'orologio e quando finalmente il campanello suonò, afferrò la mano di sua madre, con impazienza, trascinandola verso la porta.
    Lasciò che fosse lei ad aprire, un po' nascosto dietro le sue gambe e pronto a sbirciare verso l'ingresso. Daphne era lì e nei due mesi in cui non l'aveva vista sembrava essere diventata ancora più alta.
    Fu Sharon a salutare lei e la sua tata, mentre Bram continuava a rimanere in parte nascosto e silenzioso, ma con lo sguardo attento rivolto all'amica.
    "Ciao, tesoro!" esclamò Sharon, abbracciando la piccola rossa con affetto "Ma sei bellissima, guarda che costume incredibile!"
    Il costume di Daphne era sicuramente magnifico, ma la prima cosa che Bram pensò fu che non ci poteva vestire da principesse ad Halloween. Tuttavia non si azzardò ad aprire bocca, ancora intimidito dal suo arrivo e dalla presenza della tata davanti la quale non sarebbe mai riuscito ad aprire bocca, bloccato dal suo mutismo selettivo.
    Per qualche minuto Sharon parlò con la donna, prendendo la borsa con le cose per la notte di Daphne e quando finalmente la tata se ne andò, Bram accennò un timido cenno di saluto verso l'amica.
    "Lascio le tue cose nella stanza di Bram, tesoro" le disse Sharon, carezzandole i capelli rossi, prima di lasciare i due bambini soli.
    Bram dondolò leggermente sui talloni, con fare timido.
    "Sei la Sirenetta?" chiese dopo un momento di esitazione "Ad Halloween ci si dovrebbe vestire da qualcosa che fa paura, non un personaggio bello"
    Era per quello che lui aveva scelto il costume da lupo mannaro, perché quello a lui faceva davvero paura.
    Daphne era invece deliziosa con il suo vestito da principessa ed i capelli perfettamente pettinati. Le sue guance ed il suo nasino erano come sempre tempestati di lentiggini che la rendevano ancora più adorabile. Insomma niente di lontanamente spaventoso.
    "Mamma ha detto che ci sarà la pizza per cena. E ha preso dei dolci. Tu vorresti andare a fare dolcetto o scherzetto? A me non piace molto…"


    Edited by .Wallflower. - 14/1/2022, 23:03
     
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    Daphne osservò la figura riflessa nello specchio con un sorriso soddisfatto. Le labbra, incurvandosi, evidenziarono gli zigomi costellati di lentiggini e le piccole mani sollevarono i bordi dell'ampia gonna dell'abito rosa, facendola dondolare. Non aveva mia festeggiato Halloween fino a quel momento, poiché suo padre aveva sempre considerato inopportuno che la sua unica figlia si aggirasse per le abitazioni di Helsingør raccogliendo i dolci che le venivano donati, nemmeno fosse stata una mendicante. Lo considerava inopportuno e anche pericoloso, a prescindere da chi ci fosse a scortarla. Daphne aveva capito che sarebbe stato inutile spiegare a suo padre che tutti i dolci che aveva a disposizione a casa non potevano rimpiazzare degnamente un'attività tipica dell'infanzia e di quella festività, poiché Soren non era incline a disporsi all'ascolto e alla comprensione di ciò che giudicava superfluo fin dal principio, né era incline a ragionare in termini di "gioco". Non era intenzione della piccola danese indisporre l'uomo che si preoccupava così tanto della sua sicurezza e dell'immagine che il mondo doveva avere di lei: immagine che, ormai Daphne l'aveva compreso da diversi anni, era decisamente importante. Eppure quell'anno finalmente aveva potuto indossare un costume, mascherarsi come tutti gli altri bambini: non si sarebbe presentata di fronte a nessuna porta per elemosinare dolci, né avrebbe partecipato ad alcuna festicciola. La sua serata prometteva molto meglio, in effetti.

    I Dubois le piacevano moltissimo. Ci pensava ogni volta che Sharon, Francois e Bram la accoglievano nella loro casa e quella sera non fece eccezione. Erano come sempre: dolci, accoglienti e sorridenti. Le sembravano saltati fuori da una fiaba.. in particolar modo Sharon che, con i suoi capelli biondi e gli occhi luminosi, avrebbe potuto benissimo impersonare una regina buona e saggia, o una fata madrina pronta ad aiutare la principessa in difficoltà.
    Buonasera Sharon, buonasera Bram. replicò compita ed educata, ma tutt'altro che distaccata. Anzi, ricambiò subito l'abbraccio della donna stringendola forte a sé e abbandonandosi a quel gesto affettuoso che a villa Bachskov non era certo di uso comune Ti piace? Cucito su misura per me!
    Fece un giro su sé stessa che si concluse con un inchino: l'inchino di una piccola dama che teneva sollevata la veste da un lato, come si usava fare a corte. A quel punto si sporse appena oltre la figura della padrona di casa, sbirciando Bram che ancora sostava un po' nascosto dietro la madre. Quel giorno anche il piccolo Dubois era particolarmente in linea con il mondo delle fiabe: purtroppo, però, aveva scelto di impersonare il ruolo sbagliato. Almeno secondo i piani di Daphne. La bambina lo squadrò leggermente accigliata ma gli sorrise ugualmente, lieta di vederlo e di passare del tempo con lui. La Mikkelsen non aveva molte occasioni di relazionarsi con i suoi coetanei: non aveva mai frequentato nessun tipo di scuola e la sua istruzione era totalmente affidata ad un precettore privato, estremamente serio ed esigente. Avrebbe avuto i suoi primi compagni di classe solo una volta arrivata a Durmstrang, dove avrebbe preso il via la sua istruzione magica. Bram, tuttavia, rappresentava una gradita eccezione: in un primo momento aveva pensato che fosse troppo piccolo per destare il suo interesse, ma la comune passione per il pianoforte le aveva permesso di andare oltre ai suoi dubbi, tanto che ora riteneva che essere la più grande avesse i suoi vantaggi. Quando la sua tata se ne fu andata, Daphne ringraziò Sharon e la osservò allontanarsi verso la camera di Bram, prima di rivolgere tutta la sua attenzione verso quest'ultimo.
    Mh.. ma è una regola?
    Daphne conosceva bene l'importanza delle regole e sapeva che andavano rispettate. Senza "se" e senza "ma". Per questo motivo sperava davvero che l'obbiezione sollevata da Bram non corrispondesse ad una regola scritta da qualche parte, perché in quel caso non era sicura che Halloween fosse una festa molto adatta a lei.
    Mi sembra molto difficile essere belli e spaventosi allo stesso tempo. considerò sovrappensiero, dando per scontato che l'amico comprendesse che la bellezza era per lei una prerogativa irrinunciabile per un travestimento E poi guarda che nemmeno tu fai paura.
    Non era difficile scorgere l'intenzione dietro a quel costume da lupo mannaro, ma sarebbe stato necessario un volto diverso per rendere il risultato davvero minaccioso. Bram, con i suoi occhioni e il suo visino dolce, assomigliava più ad un adorabile cucciolotto di pastore tedesco. Il fatto che il bambino fosse decisamente più basso di lei non faceva che rafforzare quell'immagine.
    Pizza? per un momento quella notizia riuscì a distrarla dalle sue considerazioni, illuminandole gli occhi azzurri di puro entusiasmo Io adoro la pizza: è il piatto più buono del mondo!
    La sua gratitudine verso Francois e Sharon subì una nuova impennata. Decise che avrebbe fatto un bel disegno per loro: suo padre sosteneva che non fosse opportuno che nello studio di un professionista fosse esposto lo scarabocchio di una bambina di nove anni, ma magari i Dubois la pensavano diversamente. Daphne un po' ci sperava.
    Mio padre non vuole che io vada in giro di notte a fare "dolcetto o scherzetto". Ma che importa? Abbiamo già i nostri dolci. a lei un po' importava, perché le sembrava divertente e bramava i complimenti e l'ammirazione che avrebbe ricevuto, ma non metteva in discussione la saggezza paterna Senti.. io sono Ariel, ma in versione umana. sollevò un piedino, come a rimarcare quell'evidenza, poi sfoggiò un'espressione furbetta Come quando è ospite al castello! Non sarebbe bellissimo se tu ti travestissi da principe Eric?
     
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    Il piccolo Bram si teneva un po’ a distanza da Daphne, non perché lei gli facesse paura, quello no - e per l’appunto era stato molto impaziente per il suo arrivo - ma perché a volte lo faceva sentire in soggezione e probabilmente c’era anche una buona dose di timidezza da primo impatto. Anche se ormai si conoscevano abbastanza bene, la distanza faceva sì che i due non potessero frequentarsi regolarmente, per cui quando passavano lunghi periodi senza vedersi, Bram era sempre timido nei primi minuti dei loro incontri.
    Daphne invece appariva sicura di sé come sempre. Si sentiva sicuramente bellissima nel suo vestito cucito su misura e aveva ragione perché effettivamente lo era, ma il piccolo Dubois non poteva fare a meno di continuare che fosse il costume sbagliato.
    “Beh… non è una regola scritta” azzardò con incertezza.
    Doveva ammettere di non aver mai visto le regole ufficiali di Halloween da nessuna parte, ma tutti sapevano che era una festa dedicata a tutte quelle cose che fanno paura. E non erano di certo poche quelle che spaventavano lui.
    “Però si sa che ci si deve vestire da qualcosa che fa paura. Lo fanno tutti! Ci si veste da fantasmi, da mostri o da scheletri”
    Bram rimase interdetto quando Daphne dichiarò che nemmeno lui faceva paura nel suo costume. Per un attimo provò l’impulso di andarsi a rivedere nello specchio perché non riusciva a credere a quanto la bambina stava dicendo.
    Certo, se la sua testolina non fosse stata già abbastanza influenzata dall’immagine che aveva di sé, le avrebbe dato ragione. Quel musino finto che Sharon gli aveva dipinto sul volto non faceva paura a nessuno.
    Ma se Daphne avesse visto la vera natura di Bram, se avesse visto il muso allungato e i canini appuntiti, forse anche lei avrebbe avuto paura di lui, lo avrebbe visto diversamente.
    “B-beh a me i l-licantropi f-fanno paura e questo mi basta” dichiarò un pochino piccato e forse anche imbarazzato.
    Si strinse nelle spalle, diffidente, ma non poté fare a meno di sorridere quando l’amica mostrò entusiasmo all’idea della pizza.
    In quel momento Daphne perse un pochino della sua superbia, il che la rese più simile alla bambina che era piuttosto che ad una piccola adulta.
    “Mamma ha detto di aver ordinato quattro gusti diversi e che ci sarà taaaaaaaantissima pizza!” rincarò la dose, contagiato dall’entusiasmo dell’altra.
    Anche lui amava la pizza, forse non ai livelli di Daphne la quale sembrava avere una vera e propria adorazione, ma chi poteva mai sdegnare qualcosa di buonissimo e perfetto come la pizza? Faceva poi testo il fatto che il piccolo Dubois fosse una buona forchetta e mangiasse praticamente tutto? Tutto tranne la carne ed il pesce. Nell’ultimo anno si era messo in testa di voler diventare vegetariano e, supportivi come sempre, Sharon e Francois lo avevano accontentato.
    “Perché tuo padre non vuole farti fare dolcetto o scherzetto?” chiese poi un pochino più serio, quasi timoroso di farle quella domanda.
    Quell’uomo gli metteva i brividi solamente nominandolo.
    “Uh…” lanciò un’occhiata al proprio costume e poi di nuovo a Daphne, scuotendo lievemente la testa “Non voglio vestirmi da Eric” disse timidamente “Non è un costume da Halloween. E poi sai che Ariel ed Eric sono una coppia? Noi invece siamo amici!”
    Sperava che questo fosse abbastanza da sviare l’argomento. Quando ci si metteva, Daphne sapeva essere abbastanza insistente.
    “Sai che possiamo vedere un film horror?! Lo ha detto papà. Però è un horror per bambini. Dice che non siamo ancora abbastanza grandi per vedere quelli veri”
    E a Bram non dispiaceva poi molto, visto che aveva paura della sua stessa ombra e non si sentiva pronto a vedere qualcosa che avrebbe potuto tormentare il suo sonno per settimane.
     
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    Daphne apprese con sollievo che non vi era nessuna regola che le potesse impedire di vestirsi come preferiva ad Halloween. L'idea di andarsene in giro con un aspetto terrificante non l'attirava per niente, dunque era decisamente incline a lasciarlo fare agli altri.
    Se tutti si travestono da mostri spaventosi e solo io da principessa.. il mio costume sarà il più speciale!
    Non faceva una piega. Era sicura che nemmeno Bram potesse obbiettare su quel punto, per questo motivo le sue parole avevano assunto un tono trionfante e forse persino vagamente saccente. Gli anni di vita che si era già lasciata alle spalle non erano molti, ma le erano bastati per cominciare a capire che distinguersi, spiccare tra tutti, era un'ottima cosa. Essere oggetto di attenzioni le offriva una grande gratificazione - anche se lei non era ancora in grado di comprendere profondamente quell'emozione - e i complimenti la rendevano felice, a volte persino euforica. Suo padre aveva spesso poco tempo da dedicarle poiché impegni "più importanti" richiamavano la sua attenzione, ma Daphne era sicura che più fosse diventata speciale, più avrebbe potuto competere con tutti gli impegni e gli interessi che catalizzavano l'attenzione paterna. Quante volte lui le aveva ripetuto che doveva puntare ad ottenere risultati migliori di tutti gli altri? E se essere la più brava a scuola, la più educata ai ricevimenti con tutti quegli importanti signori che lavoravano con Soren, la più giudiziosa e la più dedita alle esercitazioni con il pianoforte.. se tutto questo poteva renderla abbastanza speciale, anzi la più speciale di tutti.. di certo anche essere la più bella non avrebbe guastato. Girò su sé stessa, facendo roteare la gonna rosa dell'abito, e sorrise a Bram come a sottolineare le proprie ragioni.
    Dovresti esercitarti a ringhiare, forse saresti un pochino più spaventoso.
    Si sentiva molto magnanima nell'offrire all'amico quel consiglio. Secondo lei Bram non aveva alcuna speranza di apparire spaventoso come avrebbe voluto - forse giusto con una maschera che gli coprisse completamente la faccia - ma sapeva che il Dubois era più piccolo e che non era giusto infrangere così le sue speranze. Si vedeva che ci teneva molto a quella faccenda del "fare paura" e lei voleva essere gentile, anche se non poteva rinunciare del tutto all'onestà dell'infanzia.
    Tantissima pizza? Sarà l'Halloween migliore di sempre!
    Sollevò le braccia in un segno di vittoria, saltando in modo decisamente poco regale. Non ci fece nemmeno caso, in quel momento la sua mente - e il suo stomaco - erano orientati verso i vari tipi di pizza che la attendevano. L'unica ragione per cui si stava trattenendo dal chiedere se non potevano mangiare subito era che una vocina dentro di lei ci teneva a farle notare quanto ciò sarebbe stato davvero sconveniente. Quella vocina suonava con il tono di precettori ed istitutrici che si occupavano abitualmente di lei e della sua educazione, un'influenza che nemmeno la sua golosità ed il suo smodato amore per la pizza potevano contrastare completamente.
    Beh, dice che è una sciocchezza e che è anche pericoloso.
    Quando suo padre aveva definito la sua richiesta di poter fare "dolcetto o scherzetto" una sciocchezza l'aveva mortificata, ma la bambina preferiva non pensarci. Se le avessero chiesto di parlarne, non avrebbe nemmeno saputo spiegare bene come un certo tono di voce di Soren, il modo in cui la guardava, ogni dettaglio di lui in quei momenti contribuisse a farla sentire inadeguata. Una riflessione del genere era troppo articolata perché una bambina della sua età sapesse formularla in modo cosciente, dunque ciò che ne derivava era un senso di incertezza, un'angoscia infantile che la spingeva a perseguire il volere paterno come la più accanita sostenitrice.
    Lui è un uomo importante, lo sai? Manda in prigione molte persone cattive. Se una di loro si arrabbia con mio padre potrebbe cercare di rapirmi!spiegò con aria improvvisamente molto seria, annuendo solennemente quasi a dare maggior enfasi alle proprie parole Questo non me l'ha detto lui, l'ho capito da sola.
    Non era stato necessario che Soren le spiegasse niente, il collegamento era lì: semplice ed evidente. Era la spiegazione più sensata ai divieti paterni, alla severità delle sue imposizioni. La spiegazione che la piccola Mikkelsen preferiva. La sua espressione corrucciata si sciolse in una risata di fronte alle proteste di Bram rispetto alla sua proposta: rise a lungo, gettando la testa all'indietro e scrollando la lunga cascata di capelli rossi.
    A volte sei veramente buffo! Tu non sei un licantropo ma ti sei messo questo costume. Anche se non siamo una coppia possiamo travestirci da coppia! non le seccava affatto dover spiegare queste cose a Bram, forse perché a casa sua non le capitava mai di ridere come aveva appena fatto Hai gli occhi giusti e i tuoi capelli.. vanno abbastanza bene.
    Decretò magnanima, allungando la manina verso i ricci dell'altro e afferrandone uno delicatamente. Certo, il principe Eric i capelli li aveva lisci, ma non tutto poteva essere perfetto se non veniva organizzato per tempo.
    Preferisco i film Disney. non sapeva davvero cosa fossero gli horror per bambini, anche se forse era un po' curiosa di scoprirlo. Esitò qualche istante guardando Bram negli occhi, poi sul suo visino si aprì un nuovo sorriso Ma.. possiamo vedere un horror insieme, se prima mi permetti di vestirti da principe Eric!
    Si sentiva molto furba. Non era necessario che Bram sapesse che non le dispiaceva l'idea di vedere il suo primo film horror, non se poteva usare la cosa come moneta di scambio. Si avvicinò ancora di più all'amico, prendendogli le mani ed incombendo su di lui grazie ai centimetri di altezza che li separavano. I grandi occhi azzurri vibravano di determinazione.
    Eddaiiiii. Solo per un po'! Così possiamo fare delle foto! Poi puoi rimetterti la pelliccia da lupacchiotto. saltellò sul posto, senza accennare a mollargli le mani ma anzi usando quella presa per scrollarlo appena
    Ti prego, ti prego, ti preeeeegooooo! Io sono la tua migliore amica.
    Questo lo aveva appena deciso. Era certa di avere ragione, le sembrava evidente: lui era il suo migliore amico, quindi la cosa doveva per forza di cose essere reciproca. E sottolinearlo le sembrava un buon modo per ottenere quello che voleva.
     
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    Decise di arrendersi, era abbastanza intelligente da capire che niente di quello che poteva dire avrebbe fatto cambiare idea a Daphne sul suo costume, anzi, il dirle che tutti si vestivano da mostri sembrava averla resa ancora più fiera del suo abito da principessa.
    E dopotutto non voleva nemmeno insistere e magari renderla infelice, appariva così contenta di essere Ariel per quella sera che si ritrovò a pensare che forse doveva lasciare che se lo godesse e basta.
    Certo, l’amica non sembrava essere dello stesso avviso per quanto riguardava il costume di Bram, visto il come lo aveva criticato, ma il piccolo Dubois non era particolarmente offeso.
    Era più che altro sconcertato dal fatto che la bambina non trovasse i licantropi spaventosi e che il suo costume non le incutesse almeno un po’ di nervosismo.
    “N-non voglio esercitarmi a ringhiare” disse poi, dondolando un po’ sul posto con disagio.
    Non poteva fare a meno di pensare ad un sé ancora più piccolo, trasformato per la prima volta, che mostrava ai genitori i canini in un ringhio che in realtà non voleva essere minaccioso, era solo pieno di confusione e paura.
    Quei ricordi lo fecero sentire un po’ turbato, forse non aveva fatto la scelta giusta per il costume di quella sera, aveva avuto ragione la mamma a volerlo far desistere.
    “Beh non abbiamo mai avuto un Halloween vero prima d’ora, quindi sarà per forza il migliore” ci tenne poi a precisare in risposta alle parole di Daphne sentendosi poi in colpa per aver detto una cosa tanto seriosa quando lei era così entusiasta. “Ma la pizza è sicuramente una grandissima cosa!” si affrettò ad aggiungere cercando di mettere a sua volta un po’ di entusiasmo.
    “Magari tuo padre ha ragione… potrebbe essere pericoloso” si strinse nelle spalle, trovando un po’ assurdo l’idea di essere d’accordo con quell’uomo su qualcosa. Gli era sempre sembrato esageratamente severo.
    Però l’idea di fare “dolcetto o scherzetto” lo spaventava così tanto che non poteva fare a meno di pensare a sua volta che fosse pericoloso.
    “Voglio dire… e se ti danno caramelle avvelenate?! O i bambini più grandi ti fanno male? I bambini più grandi della mia scuola sanno essere cattivi a volte…”
    Abbassò lo sguardo, mordendosi subito dopo la lingua per essersi fatto sfuggire una cosa del genere. Non ne aveva mai parlato nemmeno con i suoi genitori, già una volta aveva dovuto cambiare scuola a causa di alcuni ragazzini che lo avevano infastidito, non voleva che la mamma ed il papà si preoccupassero di nuovo, anche perché questa volta non era come nell’altra scuola. Nessuno gli aveva fatto male fisicamente, ma lo tediavano ogni tanto a parole.
    “Cioè, i bambini dell’altra scuola intendo” precisò allora.
    Però la conseguenza che aveva tirato fuori Daphne sembrava persino peggiore di una caramella avvelenata o di un paio di bulletti.
    “Rapirti?!” esclamò allora.
    Il rapimento da parte di persone davvero cattive sembrava una sorte spaventosa e Bram non poté fare a meno di chiedersi se correva lo stesso rischio visto che i suoi avevano un lavoro importante al Ministero della Magia, anche se loro non mettevano in prigione le persone.
    “Allora facciamo bene a rimanere a casa” concluse con decisione, contento anche di aver avuto ragione su una pratica come quella del “dolcetto o scherzetto”.
    “C-certo, non sono un licantropo!” esclamò poi con fin troppa enfasi, improvvisamente irrigidito nel sentire le parole di Daphne, quasi con il cuore in gola, come se lei avrebbe potuto capire ogni cosa in quell’istante.
    Ma la bambina ovviamente non aveva compreso la vera natura di Bram, il suo unico interesse era quello di convincerlo a cambiare costume, tirando fuori quelli che a lei sembravano validi motivi, tra cui l’ultimo, che ebbe il potere di distruggere quasi ogni difesa del piccolo Dubois.
    Non aveva mai potuto vantarsi di avere degli amici, nemmeno tra i bambini più studiosi e calmi della scuola era riuscito a trovare qualcuno che si prendesse bene con lui o viceversa, soprattutto a causa del suo mutismo selettivo.
    Daphne era la sua prima, vera amica e sentirle dire che era la sua migliore amica faceva un certo effetto.
    Bram si morse le labbra incerto, dondolando appena. In fondo aveva iniziato a non essere molto convinto del suo costume da licantropo e non aveva un piano B. Magari non doveva essere per forza qualcosa di spaventoso, sarebbe bastato vedere il loro film horror e mangiare dolci. E poi casa era tempestata di decorazioni a tema. Insomma, poteva essere Halloween anche se erano vestiti da principe e principessa, no?
    “E va bene…” si arrese con un po’ di incertezza “Ma solo perché questo che indosso non mi piace più. E poi… perché sei mia amica. Aspetta qui”
    Marciò fuori dal salotto, alla ricerca di Sharon, seduta al tavolo della cucina intenta a leggere una rivista.
    La donna alzò subito lo sguardo su di lui e accennò un sorriso. “Papà sarà presto a casa con le pizze. Avete fame?”
    Bram scosse la testa, avvicinandosi di più e appoggiando il mento sulla sua spalla. La donna gli passò una mano tra i ricci con fare affettuoso e si crucciò appena.
    “Tutto bene?”
    “Posso cambiare il mio costume?”
    Ci fu un attimo di silenzio interdetto, ma Sharon fu velocissima a riprendersi.
    “Ma certo, tesoro. Posso rimediartene uno in fretta con un po’ di magia”
    “Posso essere Eric de La Sirenetta? Così Daphne ed io siamo abbinati”
    La donna gli rivolse un sorriso pieno di calore. “Certamente”

    Così tornò in salotto con il suo costume di Eric, rimediato facilmente data la sua semplicità. Si sentiva incredibilmente più leggero e tranquillo e quel senso di turbamento che aveva avvertito, se ne era andato non appena si era liberato del costume da licantropo. Decise che era stata proprio una scelta sbagliata e che forse era anche un pochino grato a Daphne per aver insistito nel cambiarsi.
    “Ecco, contenta?” chiese allargando le braccia e girando su se stesso per mostrarglielo bene.
    “Mamma ha detto che dopo cena possiamo fare le foto. Papà sta per arrivare con le pizze”
    Si strofinò una guancia, come a controllare che non vi fosse più il trucco da lupo, ma Sharon lo aveva tolto alla perfezione e nessun residuo era rimasto.
    “Umh… Daphne… se tu sei la mia migliore amica, io sono il tuo migliore amico?”
    Non che ci sperasse molto, una bimba come lei doveva per forza avere altri amici migliori di lui.

     
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    Daphne arricciò le labbra, assumendo un'espressione perplessa nel sentire che Bram non aveva alcuna voglia di esercitarsi a ringhiare. Aveva immaginato che i licantropi dovessero piacergli moltissimo, magari fargli paura come aveva affermato.. ma allo stesso tempo entusiasmarlo al punto da spingerlo a scegliere quel travestimento per festeggiare Halloween. Ma osservandolo respingere l'idea di ringhiare con un'evidente disagio negli occhi e nella voce, la Mikkelsen non poté fare a meno di pensare che le cose non stavano affatto così.
    Forse perché non è il costume adatto a te.
    Sfoggiò un sorrisetto sfacciato, compiaciuta della sua conclusione e di come tutto infondo tornasse a suo favore. Forse poteva davvero convincere Bram a mettere da parte quel costume che nemmeno gli piaceva. Annuì poi, concordando che effettivamente non aver mai festeggiato Halloween rendeva per forza di cose quell'evento il migliore nel suo genere.. tuttavia l'eccitazione del momento l'aveva portata a voler esprimere al meglio il suo entusiasmo. La sua mente ondeggiava tra la determinazione a convincere Bram a travestirsi da Eric e l'immagine della pizza calda che a breve avrebbe avuto sotto al naso. Sentì gorgogliare appena lo stomaco a quel pensiero e fu lieta che si trattasse di un suono sommesso, poiché non sarebbe stato di certo elegante per una signorina produrre simili rumori, figurarsi poi per una principessa.
    Se dei bambini sono cattivi con te allora tu devi essere cattivo con loro.
    Il divagare del Dubois aveva subito attirato la sua attenzione. Non le piaceva quello che aveva appena sentito, che si riferisse al passato o che si trattasse di qualcosa che poteva accadere anche nella scuola che l'americano frequentava ora. Il suo primo istinto quindi era stato quello di spiegare all'amico come avrebbe dovuto comportarsi per difendersi, ma ritrovarsi a fissare gli occhioni dolci di Bram la spinse subito a ritrattare.
    Mh.. no, non può funzionare. Ci penserò io: sono brava in questo. Devi venire a dirmelo se qualche bambino ti dà di nuovo fastidio.
    Il riccio era decisamente troppo buono per poter gestire una situazione del genere. Lui era dolce, incredibilmente gentile e timido. Si vedeva che gli costava molto persino cercare di opporsi alla stessa Daphne, contrastare dei bambini crudeli e prepotenti non era proprio nelle sue corde. Per Daphne era diverso, li avrebbe sgridati a dovere se avessero osato tormentare ancora il suo migliore amico. Avrebbe anche minacciato di denunciarli, perché quando qualcuno faceva qualcosa di veramente grave poteva essere mandato in prigione: forse quei selvaggi non lo sapevano, ma lei sì.
    Mi sa proprio di sì. convenne poi, quando l'idea "dolcetto o scherzetto" venne ufficialmente bollata come pericolosa Insomma, mio padre sa un sacco di cose quindi ha sicuramente ragione.
    Non faceva una piega, a suo avviso. Non aveva dubbi sul fatto che suo padre avesse sempre ragione, anche se non avrebbe saputo spiegare cosa le desse sempre una tale certezza: quello che aveva notato, però, era che lei non era l'unica ad avvertire l'autorevolezza e la saggezza di Soren, in molti sembravano pendere dalle sue labbra e ciò non faceva che avvalorare l'immagine che la figlia aveva di lui. La foga con cui Bram ribadì di non essere un vero licantropo - quasi come se lei lo avesse accusato di qualcosa di mostruoso e orribile - le strappò una vivace risatina, la testolina rossa inclinata da un lato mentre la danese pensava a quanto fosse buffo a volte quel bambino. Quella risata, comunque, si trasformò in fretta in un'acuta esclamazione di soddisfazione che si librò dalle sue labbra quando si rese conto di aver ottenuto finalmente ciò che voleva.
    Non mi muovo!
    E fu proprio quello che fece, almeno per qualche istante, sedendosi sul bordo del letto in trepidante attesa. Ma limitarsi ad attendere in silenzio non faceva per lei e stava sbirciando tra i libri del Dubois quando quest'ultimo fece la sua ricomparsa. Daphne sgranò gli occhi, esibendo poi un enorme sorriso.
    Sì! Sei perfetto! cinguettò, afferrandolo per la camicia per trascinarlo davanti ad uno specchio a figura intera Guardati, sembri proprio un principe.
    Era vero. Non era da Daphne, dopotutto, esagerare con complimenti non richiesti. Lo prese a braccetto, osservando le loro figure riflesse nello specchio. Trovava Bram davvero bello, anche se non le passava proprio per la testa di volerlo come fidanzato: probabilmente questo dipendeva dal fatto che il moro era più piccolo di lei, o forse dal fatto che erano migliori amici. Daphne, dal canto suo, dava la certezza del loro legame per scontata e incontestabile: non ricordava quando e come avesse iniziato a pensarla così, ma quel che era certo era che non si sarebbe mai aspettata di ricevere domande in proposito da parte dell'altro.
    Ma certo che sì. Nessuno vorrebbe avere una migliore amica senza essere il migliore anche per lei: sarebbe orribile. nei suoi occhi non era difficile leggere quanto una simile opzione le apparisse inconcepibile, qualcosa che mai e poi mai qualcuno avrebbe potuto accettare: sicuramente non lei Non sono mica così cattiva, sai.
    Esibì un sorriso furbetto. Era vero che poteva essere cattiva se voleva, come avrebbe fatto con i bambini che davano fastidio a Bram se si fosse rivelato necessario.. ma ovviamente non era così cattiva. Per esempio: voleva che Bram la assecondasse vestendosi da principe Eric, ma voleva anche che lui ne fosse contento. Ora come ora sembrava un po' disorientato in quel suo nuovo costume, ma non triste, dunque la Mikkelsen poteva dirsi abbastanza soddisfatta. Al punto che, quando un'idea a suo avviso brillante le attraversò la mente, la rossa trillò il suo entusiasmo aggrappandosi con più forza al braccio del suo migliore amico.
    Dopo le pizze.. magari potremmo anche ballare come fanno i principi e le principesse! Solo un piiiiicccolo ballo..
     
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    Daphne sembrava aver preso sul serio la faccenda dei bulletti e la cosa mise in difficoltà il piccolo Bram per qualche minuto.
    Aveva paura che l’amica gli avrebbe fatto domande e avrebbe insistito per sapere cosa facevano i bambini della scuola, quindi fu un sollievo sentirle snocciolare semplicemente quel consiglio a cui il bambino rispose con una scrollata di spalle.
    “Non voglio essere cattivo con nessuno…”
    Soprattutto non voleva rispondere alla cattiveria con altra cattiveria e poi l’idea di perdere il controllo lo spaventava tantissimo
    E se si fosse trasformato davanti a tutta la scuola? Sarebbe stato un disastro, ne era certo, e dopo una cosa del genere non solo la sua mamma ed il suo papà avrebbero dovuto sistemare tutto, ma forse avrebbero scelto di farlo studiare da casa e lui non voleva.
    Significava dover avere a che fare con uno sconosciuto che gli avrebbe dedicato tutte le sue attenzioni e questo non gli piaceva.
    A Bram piaceva stare in fondo alla classe, ascoltare indisturbato l’insegnante che parlava e che sapeva di non doverlo mai interpellare davanti a tutti. Era molto meglio imparare così, non gli faceva sentire alcuna pressione.
    “Ma tu vivi lontano” disse poi in risposta alla piccola Daphne che era diventata improvvisamente protettiva e decisa a farsi avanti al suo posto “E se una femmina mi difendesse, allora sarebbe peggio!”
    Decise che quello sarebbe bastato a concludere il discorso, dal suo punto di vista.
    Il cambio del costume di Bram sembrò alleggerire un po’ la situazione. Ovviamente la sua amica ne fu entusiasta e non perse tempo a trascinarlo davanti allo specchio per ammirare entrambi.
    Bram non credeva di sembrare un vero principe, forse anche per il fatto che guardando la loro immagine riflessa, la differenza di altezza con Daphne gli sembrava notevole, lei lo superava di parecchi centimetri. Non ricordava Eric più basso di Ariel.
    Tuttavia si sentiva sollevato all’idea di aver tolto il costume da licantropo ed aver messo qualcosa di così semplice.
    A sollevarlo fu anche la conferma di Daphne: lui era il suo migliore amico. Fu a quel punto che il volto di Bram si illuminò in un sorriso, fiero di aver trovato la sua prima e forse unica amica.
    “Il ballo no” quel fatto però non lo avrebbe di certo convinto a ballare “Ho cambiato il costume… e farò le foto! Però niente ballo, ok?”
    La voce di suo padre che annunciava il suo ingresso in casa, lo salvò forse da una discussione che Daphne avrebbe potuto vincere facilmente.
    Con entusiasmo, Bram si lanciò verso l’entrata per accogliere il genitore con un abbraccio.
    Francois teneva due grossi cartoni di pizza in equilibrio su una mano e con l’altra accarezzò i capelli del figlio.
    “Qu'est-ce qu'on a ici?” Cos’abbiamo qui?, domandò osservandolo.
    “Je suis le prince Eric” Bram si scostò per mostrargli il costume che Sharon aveva messo su in pochi minuti.
    “Ah vedo anche una principessa Ariel” commentò Francois in inglese, con il suo forte accento, lanciando un sorriso a Daphne “Questo vestito ti dona molto. Avete fame?”
    “Oui!” esclamò Bram, afferrando l’amica per mano e seguendo il padre nella grossa cucina dove Sharon aveva apparecchiato la tavola.

    Bram aveva mangiato così tanta pizza che era certo il suo stomaco stesse per scoppiare, eppure quando un’oretta dopo lui e Daphne si piazzarono davanti la televisione del salotto con una ciotola di pop-corn e diverse caramelle, non si tirò indietro dal mangiarli.
    Il film “horror” che le aveva nominato prima non era altro che Coraline, che lui aveva accuratamente scelto, promettendo a Sharon e Francois che non avrebbe avuto assolutamente paura.
    Peccato che già l’inizio del film ebbe la capacità di turbarlo, spingendolo ad avvicinarsi il più possibile all’amica sul divano e stringendo con forza la ciotola dei pop-corn tra le braccia.
    Il resto del film ovviamente non fu meglio, eppure Bram non azzardò nemmeno una volta a chiedere di interromperlo, seppur era ormai attaccato al fianco di Daphne con il proprio, quando l’Altra Madre diede a Coraline i bottoni in regalo, suggerendo che venissero cuciti al posto dei suoi occhi.
    Fu quando lo spaventoso personaggio rivelò la sua vera natura, che il piccolo Dubois afferrò istintivamente la mano dell’amica, stringendola forte, continuando tuttavia a seguire la scena pur di non mostrarsi il fifone di turno.
    “Forse… forse preferisco quel ballo…” sussurrò quando capì di non poter più reggere.
     
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    Bram sembrava determinato a comportarsi sempre nel migliore dei modi. Con altri bambini Daphne avrebbe ipotizzato che potesse trattarsi unicamente di un insegnamento trasmesso dai genitori, ma con il piccolo Dubois aveva un'impressione differente. Certamente Francois e Sharon erano il tipo di genitori che insegnavano al figlio di essere gentile e disponibile con il suo prossimo, ma era altrettanto evidente che ciò faceva anche parte della natura più profonda di Bram. Lui era buono, probabilmente la persona più buona che Daphne avesse mai conosciuto. La piccola Mikkelsen si era accorta abbastanza in fretta che questa caratteristica dell'amico le piaceva: tanto per cominciare sembrava accordarsi perfettamente al suo desiderio di essere benvoluta e assecondata ma, oltre a quella motivazione decisamente egoistica, vi era un genuino apprezzamento del carattere dell'americano. Tuttavia, essere troppo buoni con chi non lo meritava aveva delle controindicazioni.
    Ma non puoi essere neanche troppo buono, non con chi ti tratta male!
    Soren le aveva insegnato la necessità di farsi valere. Non con il suo stesso padre - no di certo - ma con i coetanei o chiunque cercasse di impedirle di brillare com'era destinata a fare. Per la rossa "porgere l'altra guancia" era una pessima idea nella maggior parte dei casi.. e i compagni di Bram non se lo meritavano proprio.
    Mh..
    Non si offese di fronte all'osservazione dell'altro. C'erano delle regole per cui i maschi dovevano difendersi da soli, o comunque non potevano assolutamente farsi difendere dalle femmine. Era una regola non scritta che tutti riconoscevano e che le era sempre parsa molto importante anche agli occhi di suo padre, niente da dire quindi. Rifletté qualche istante, le labbra arricciate in una posizione meditativa inconsapevolmente buffa.
    Potresti scrivermi quando si comportano male con te. suggerì, lo sguardo improvvisamente acceso e trionfante E io potrei darti dei consigli.
    Questo nessun bambino prepotente lo sarebbe venuto a sapere. E lei gli avrebbe dato davvero degli ottimo consigli, così perfetti e utili da permettergli di far passare a quei bambini la voglia di prenderlo in giro. Era molto fiera di sé adesso e questo la rendeva inevitabilmente ancor più carica per ciò che riguardava la questione "ballo".
    Ma sarà divertente e.... oh, la pizza!
    Il povero Bram venne salvato in corner dall'opera di convincimento dell'amica. Daphne dimenticò ogni moina o pressione suggeritale dalla sua testolina, cedendo al genuino entusiasmo di una bambina appassionata di pizza. Zompettò al fianco di Bram, rivolgendo subito un enorme sorriso a Francois non appena quest'ultimo entrò nel suo campo visivo. Il signor Dubois era un papà molto diverso dal suo, il che non voleva dire che fosse migliore o peggiore.. era solo.. diverso. La piccola danese rimase ad osservare in silenzio i gesti d'affetto che padre e figlio si scambiavano in modo del tutto naturale, a prescindere dal fatto che fosse passato poco tempo dall'ultima volta che si erano visti. Intrecciò le mani dietro alla schiena sentendosi leggermente a disagio, ignorandone il motivo ma scacciando quella sensazione in fretta quando l'uomo si complimentò con lei per il vestito. Il suoi occhi azzurri si illuminarono di fronte a quelle parole e la bambina si esibì di nuovo in una giravolta su sé stessa con un delizioso inchino finale, proprio come aveva fatto per Sharon.
    Merci beaucoup, monsieur Dubois. sfoggiò il francese che gli insegnanti privati le avevano iniziato ad impartire già da un paio d'anni, annuendo poi mentre stringeva la mano di Bram Moltissima fame!

    La pizza la rendeva sempre felice e appagata. Questa era una verità incontestabile, ma la Mikkelsen aveva l'impressione di averne individuata un'altra.. di certezza assoluta. Il tempo che trascorreva con Bram era diverso da quello trascorso con chiunque altro. In compagnia di quel bambino riccioluto, minuto e decisamente famelico - la voracità di Bram era andata ben oltre la pizza - lei si sentiva stranamente rilassata, estranea al costante pensiero di dover dimostrare qualcosa, di essere valutata e doversi quindi meritare il voto più alto. Sorrideva più spesso e in qualche modo si sentiva sicura che quella sera avrebbe fatto meno fatica del solito ad addormentarsi.. anche se probabilmente lo stesso non si sarebbe potuto dire del Dubois.
    Oh..
    Daphne si era accorta a stento dell'avvicinamento dell'amico, troppo presa dal film che stavano guardando, ma l'angoscia di quest'ultimo le risultò finalmente palese quando lui le afferrò una mano stringendogliela. A quel punto, il fatto che Bram sostenesse addirittura di preferire il ballo le rese definitivamente chiara la gravità della situazione. Afferrò il telecomando e mise in pausa.
    Fa un po' paura, sì.. ma se resistiamo sono convinta che finirà bene. Tua mamma ha detto che è un horror per bambini, giusto?
    Lei voleva finire di vedere il film, certo, ma sperava anche che un finale positivo potesse rassicurare il suo principe Eric. Era il suo migliore amico, dunque la danese aveva deciso di prendere molto sul serio il suo benessere: cercò di rassicurarlo, forte del fatto che non vi fossero bulletti che avrebbero potuto prenderlo in giro perché si faceva consolare da una bambina. Non lasciò la sua mano e gli offrì un po' di tempo per riflettere sul da farsi.
    Io non lascerei mai mio padre solo perché è tanto occupato e non può passare molto tempo con me.
    Rifletté ad alta voce, mentre aspettava una decisione da parte dell'altro. Il fatto che Coraline fosse stata tentata dall'idea di vivere per sempre nell'altra realtà l'aveva contrariata moltissimo e allo stesso tempo aveva catturato il suo interesse. I genitori di Coraline avevano mostrato di non avere molto tempo per la figlia e quel dettaglio aveva toccato una corda sensibile nel cuore della rossa, che non poteva sopportare l'idea che la protagonista del film non preferisse comunque la sua vera famiglia.
    E se avessi una mamma, poi! Non la lascerei certo per una copia che non ha nemmeno degli occhi veri con cui guardarmi..
     
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