Who let the foxes out?

Privata // Inizio gennaio

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  1. Alexander Lancaster
     
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    Alex
    L'accesso alla sala comune si chiuse lentamente alle sue spalle.
    Era un tipo di accesso che Alexander trovava grezzo, ma estremamente funzionale; molto più di uno stupido quadro, almeno. Una porta in pietra grezza forniva una sicurezza decisamente maggiore di un dipinto, una privacy inviolabile che mai avrebbe barattato con altre case. Non poté quindi fare a meno di pensare all'ottimo lavoro svolto dal cappello parlante, mentre osservava la porta fondersi alla parete e le fiamme delle torce poste nel corridoio tornare immobili. E continuò a pensarlo anche mentre muoveva i primi passi nei sotterranei, con al suo fianco un compagno che probabilmente meritava in simil modo una divisa da Serpeverde, considerando il suo comportamento. Alexander lo guardò dall'alto verso il basso, lo sguardo dell'animale quasi più fiero del suo, non fosse per un lieve dolore provocato dalla lenta convalescenza che ogni tanto gli faceva storcere il naso appuntito - ma che la palla di pelo cercava abilmente di nascondere. Salazar, lo aveva chiamato, proprio per via del suo carattere molto simile a quello di possibile Serpeverde, molto simile al proprio. Incurvò lievemente le labbra verso l'alto, un ghigno quasi divertito alla vista dell'ostinazione di Salazar, che si era rifiutato in tutti i modi di salire sulla sua spalla. Una parte del biondo sapeva benissimo che addestrarlo non sarebbe stato affatto facile, ma il rossiccio sembrava essergli ancora riconoscente per averlo curato - o fatto curare - e quindi più incline a stabilire un rapporto, a dargli ascolto. O almeno così credeva lui.
    < Se continui camminarci su, quella zampa impiegherà il doppio del tempo per guarire. >
    Gli rivelò in tono beffardo, come a volerlo sfidare, mentre lasciava scivolare le mani nelle tasche della divisa. Avrebbe passato così quel pomeriggio: addestrando Salazar. Aveva già combinato diversi casini nel dormitorio, e Alexander non poteva di certo incantare tutti quelli che la sua volpe infastidiva. Doveva insegnargli a comportarsi relativamente bene, ed era certo che nel farlo non si sarebbe di certo annoiato. Salirono perciò i primi gradini, la luce della Sala d'ingresso che iniziava a intravedersi. Fu proprio in quel momento, mentre una sorta d'aria fresca riempiva i polmoni del biondo, che Salazar decise di reagire alla provocazione del Serpeverde, afferrando con i denti un foglio di pergamena che spuntava dalla tasca di Alexander - sul quale si era premurato di appuntare consigli utili su come addestrare una volpe - per poi darsi a una rocambolesca fuga verso l'alto; come a volergli dimostrare che era perfettamente in grado non solo di camminare, ma anche di correre.
    < Salazar! > Lo redarguì stizzito. < Vieni qui! > Uno sbuffò seguì l'accelerarsi della sua andatura, la volpe che continuava a salire i gradini dei sotterranei, pergamena alla bocca.
    Pessimo modo per scoprire che, forse, era guarito davvero del tutto.
    < Tsk, merda! >


     
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    Passava le sue giornate a scontare la noia della nullafacenza. Il suo corpo era lì, ma la sua testa altrove. Quando era in una condizione come quella, passava quasi interamente la sua giornata in silenzio a guardare oltre il vetro delle grosse finestre di Hogwarts, immaginandosi fuori dai confini. Libera da ogni timore. Il silenzio era quasi d'obbligo per lei ed azzannare chiunque si ostinasse a non comprenderlo, finiva con l'essere azzannato dalla vipera che non aveva mai nascosto d'essere, soprattutto in quel periodo.
    Aveva appena messo piede fuori dalla sala comune con l'idea di sgraffignare qualcosa tra le cucine, quando Pinky, la sua fedele volpe, al suo fianco si fermò d'un tratto. Helena ebbe appena il tempo di voltarsi a guardarla quando l'animale prese a correre. «Pinky! Aspetta.» Pinky era una volpe addomesticata. Era stata cresciuta dalla Haugen che l'aveva trovata quando era appena un cucciolo di pelo e non aveva mai messo piede in natura. Vederla scappare era raro, quasi impossibile. La sua reazione la stupì e spaventò non poco. Prese a rincorrerla fino a quando non si ritrovò dinanzi la sua volpe, dinanzi ad un altro esemplare. Era sicura di non averne viste altre all'interno del castello fino a quel momento per cui, dinanzi a quella visione, si chiese se non stesse dando di matto. «Ci vedo doppio.» Borbottò tra sé avvicinandosi alle due volpi. Si chinò per afferrare Pinky e tenerla lontano dall'altra che reggeva tra le fauci una pergamena. Provò a sbirciare ciò che vi era riportato. Quando però vide comparire un ragazzo dai capelli biondi, quasi allampanati, si fermò. Lanciò al nuovo arrivato in scena, lo sguardo astioso tipico di sé, indicando poi la volpe ed in particolare il rotolo di pergamena con un cenno del capo. «E' tuo?» Chiese, afferrando il rotolo e riuscendo a recuperarlo. D'altro canto, la volpe senza nome, sembrava essere interessata più che altro a Pinky. «Ci sono scritte una marea di cazzate.» Affermò brutalmente sincera. Si tirò in piedi poi, porgendo la pergamena al concasato. «Ha un nome?» Indicò la volpe, immaginando a quel punto che l'animale appartenesse a lui.
     
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  3. Alexander Lancaster
     
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    Alex
    La voce dell'altra giunse alle sue orecchie pacata come il silenzio che li avvolgeva. Una sorta di sussurro che solo lo sguardo concentrato verso la direzione intrapresa da Salazar gli permise di sentire; tutt'altra storia, invece, per quel che riguardava l'ultima frase. Il biondo la udì chiaramente, appena superò gli ultimi gradini. Parole che assunsero immediatamente la forma di piccoli aghi pronti a bucare la sua bolla di tranquillità -già piena di crepe a causa della fuga di Salazar. Chi diavolo era lei per dire che si trattava di cazzate? Interessato alla cordialità gratuita quanto a una giornata fatta solo di lezioni di Babbanologia, Alexander trovò quell'entrata in scena fastidiosa e al contempo interessante, ma non abbastanza da rispondere in modo serio.
    < Tu dici? > Rispose, lo sguardo che saltellava da Salazar al volto della Prefetta. Possibile mai che ogni volta che muoveva un passo ne incontrava una?
    < Devi crederti un'esperta, per esserne così sicura. > Distese una mano verso Salazar, un impercettibile sbuffo ad accompagnare il movimento del busto verso il basso.
    < Comunque si, è mio. Si chiama Salazar. > Attese che la volpe lo guardasse, sebbene era palese che la palla di pelo fosse molto più interessato all'altra volpe, a una sua simile. < Vieni qui, su! >
    Lo chiamò invano una prima volta, per poi regalargli uno sguardo severo e intransigente, che convinse la volpe a tornare da lui. Le iridi che risalivano la figura della Prefetta dopo aver guardato l'animale che le faceva compagnia. Per questo si sentiva così ferrata sull'argomento, perché ne aveva una di fianco? La mano destra afferrò con calma la pergamena, uno sguardo veloce agli appunti che aveva preso prima di rivolgersi nuovamente alla concasata. I lineamenti del viso piegati in un'espressione condiscendente.
    < E sentiamo, tu come hai fatto? > Fissò un punto a caso sul volto dell'altra, come se stesse osservando un'imperfezione in realtà inesistente. < Hai qualche consiglio da darmi o ti piace solo sparare sentenze? > Un cenno del capo a indicare Pinky.
    < Sembra piuttosto mansueta... > A differenza della padrona, chiaramente.
    Aveva ovviamente sentito parlare di lei, in sala comune, e non godeva di certo di una bella fama. Ma chi dei Serpeverde godeva di fama positiva, del resto?! Non interessava a nessuno.
    Ripiegata la pergamena, il biondo ebbe solo il tempo di volgere lo sguardo di nuovo verso la Prefetta, prima che Salazar scattasse fulmineo verso Pinky, della quale sembrava, evidentemente, apprezzare la compagnia.
    < Stai fermo! > Gli gridò a vuoto, un passo in avanti per cercare di afferrare la coda di Salazar, ormai già catapultato su Pinky.
    Di certo non era il tipo da perdere tempo, Salazar.
    < Ti conviene prenderla in braccio, istruttrice. >
    Avrebbe notato il sarcasmo?




     
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    Lo sguardo che gli lanciò in risposta alla sua spocchia, chiarì velocemente quanto poco propensa al dialogo e al confronto potesse essere la Haugen in quel momento o, in definitiva, in qualsiasi altro. Non aveva la fama di essere poi così piacevole e se quella definizione avesse potuto contribuire a tenere lontano da lei rompiscatole e persone in generale, non si sarebbe opposta né si sarebbe mai impegnata a mostrare d'essere diversa da come altri la dipingevano. Si accingeva quindi a rivolgersi al serpeverde, tirando fuori la parte peggiore di sé, o comunque, una delle più ostiche. «O magari non credo sia carino obbligare una volpe, o qualsiasi altro animale, a queste regole.» Rispose scocciata, roteando lo sguardo prima di scuotere il capo come se avesse risposto con una frase ovvia ad una domanda sciocca. Gli lanciò uno sguardo annoiato quando l'altro le pose la sua domanda. Non aveva mai pensato di educare Pinky, di darle regole rigide o stupidi schemi di comportamento. Lei per prima si era opposta alle dinamiche che l'alta società le aveva imposto. Costringere qualcun altro, che fosse anche un animale, a seguire regole limitative sarebbe stato profondamente ipocrita da parte sua. «Perchè dovrei dartene? Nemmeno so chi sei.» Fece spallucce, facendo per andarsene. Le sarebbe piaciuto farlo, non riuscendo, né volendo, ad intrattenere a lungo una conversazione pacata soprattutto con membri dell'altro sesso. Prima che potesse farlo però, si ritrovò ad assistere ad una scena assurda, e per certi versi esilarante. «Ma che cazzo! Pinky!» Esclamò mentre provava ad acciuffare Pinky, rimasta sotto le attenzione dell'altra volpe. Fu poco facile dividerle, a causa della reciproca attenzione. Le sembrò riuscirci solo dopo un'eternità. Rimase sul pavimento, con la sua volpe stretta tra le braccia a trattenerla dall'andare dall'amico animale. «E' la tua volpe che molesta la mia! Prendilo in braccio tu, coglione Lo rimbeccò mentre ancora provava a trattenere Pinky che in risposta prese ad emettere un verso simile ad un urlo. Provò a zittirla inutilmente, sentendosi appena in imbarazzo. «Non è mai stata con altre volpi. Immagino sia solo curiosa.» Quelle parole sarebbero potute sembrare quasi delle giustificazioni al suo comportamento. In parte lo erano ma non lo avrebbe mai ammesso.
    Lanciò al ragazzo e Salazar, un'occhiata, prima di concedersi una domanda atta a distogliere l'attenzione dal comportamento di Pinky che ancora si dimenava tra le braccia della prefetta seduta in terra. «E' con te da tanto?»
     
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  5. Alexander Lancaster
     
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    Alex
    Sarebbe stato difficile dare un senso agli avvenimenti che lo avevano portato ad incontrare Salazar. Spiegare come e perché si era recato nella foresta proibita avrebbe forse peggiorato i toni di una conversazione già di per sé poco amichevole; inoltre, il biondo non era di certo il tipo di persona incapace di custodire un segreto: era fin troppo portato alla menzogna! Intuita la parlantina vivace della concasata la mente di Alexander si concentrò perciò sul trovare una rapida e valida alternativa alla reale storia, consapevole che domande curiose -e per certi versi scomode- sarebbero presto arrivate.
    < Non sai chi sono, però il coraggio di dirmi che quelle regole sono inutili lo hai trovato comunque... Tsk.> Riprese, le iridi che scivolavano sul volto di Helena. < Secondo me sai meno di quel che fingi di sapere. >
    Uno sbuffo stizzito spezzò l'aria, e il Serpeverde si dimenticò per un attimo dell'ardente passione che aveva colto Salazar all'improvviso. La sua interlocutrice, però, non fu dello stesso avviso. Gli occhi azzurri di Alexander la guardarono infatti quasi divertiti fiondarsi sulle due volpi, nella speranza di separarle e salvare la sua dall'appetito dell'altra. Un sorriso sornione fiorì sulle sue labbra, le braccia incrociate davanti al petto mentre si godeva lo spettacolo. Spettacolo che per sua fortuna durò tremendamente poco, e finì nel peggiore dei modi. Nonostante avesse accettato il consiglio del biondo, infatti, la ragazza rispose nuovamente in modo sgarbato, dandogli addirittura del coglione. Le labbra si serrarono subito, i lineamenti del viso che dipingevano un'espressione piccata.
    < Non è molestia se l'altra è consenziente, idiota. > Con un cenno del capo indicò Pinky, che tutto sembra tranne che turbata dalle attenzioni di Salazar. Un ostentato ghigno impertinente sulle labbra. < Evidentemente alla tua volpe piace divertirsi, a differenza tua. >
    Un azzardo buttato lì per ripicca, dato che non la conosceva e non aveva la minima idea di cosa faceva per divertirsi, nel caso lo facesse. Dal modo in cui si era espressa fino a quel momento, però, probabilmente non si dava alla pazza gioia. O forse era solo stronza.
    Solo dopo averle risposto a tono, dunque, Alexander riportò la sua attenzione su Salazar che, nonostante Helena avesse preso in braccio Pinky, continuava il suo romantico assalto senza demordere. Le zampette che cercavano di scalare le braccia della ragazza per raggiungere Pinky. Il biondo si beò di quel siparietto per qualche altro secondo, prima d'intervenire e prender in braccio a sua volta Salazar. Il tono imperioso per cercare di placare i bollenti spiriti della sua volpe, evidentemente ancora abituata alla vita selvaggia.
    < Basta così, Salazar! Datti una calmata, o giuro che ti chiudo in gufaia per il resto dell'anno. > La volpe lo guardò per un attimo con tono di sfida, poi sembrò calmarsi. Il musino appuntito rivolto verso il basso. Evidentemente non trovava i gufi cosi attraenti come Pinky.
    <Curiosa?> Chiese con un tono leggermente beffardo ad Helena, una volta ritornata la calma.
    < Io direi più che ha voglia di sfornare qualche cucciolo. ma sei tu l'esperta. > Un sorriso sarcastico gli inarcò un angolo della bocca, la mano libera rivolata verso l'alto in segno di falsa modestia.
    < Ad ogni modo no, è con me da poco. Molto poco, come puoi vedere. Ecco perché è così ribelle. La tua? >
    Domandò di getto, senza neanche essere sicuro gli importasse davvero la risposta: la sua curiosità prendeva quasi sempre il sopravvento. Tratto caratteriale che condivideva con la sua volpe, a conti fatti. E fu proprio quest'ultimo, Salazar, che dopo un'apparente tregua, mentre il Serpeverde si preparava a esibirsi in un'altra arguta risposta, sgusciò via dal suo controllo, liberandosi del braccio che lo teneva ancorato per poi tuffarsi subito verso il pavimento e lanciarsi di nuovo verso Pinky. Quella versione magica di Romeo e Giulietta stava iniziando a spazientirlo: ma come poteva dar torto al rossiccio? Assecondava solo l'istinto.
    < Salazar, smettila... > Proferì senza decisione alcuna e con tono leggermente annoiato, giusto per dimostrare che aveva effettivamente provato a fare qualcosa per fermarlo. Lo lasciò quindi zampettare verso Helena, o meglio, verso Pinky mentre l'ilarità si faceva strada sul suo volto. Qualche secondo e sarebbe intervenuto. Solo qualche altro secondo.
    < Dovremmo lasciarli liberi di... Sfogarsi, non credi? >
    Benzina sul fuoco.
    < Ah mi chiamo Alexander, comunque. >

     
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    «Hai troppo testosterone. Sei stupido per definizione.» La sua risposta fu veloce e schietta, quasi come se l'altro le avesse posto una domanda scontata. In effetti lo era per lei. Non necessitava di conoscerlo per capire che fosse stupido. Per Helena, essendo uomo, lo era per definizione. Certo, poco importava quella visione del mondo, fosse il suo modo di difendersi dagli altri. Mostrarsi stronza ed acida, teneva lontano gli scocciatori e, sperava, coloro che fossero male intenzionati.
    Si ritrasse, mettendo su un'espressione chiaramente colpita dal suo modo rude di risponderle. Nessuno, all'interno di quella scuola, aveva mai avuto il coraggio di risponderle a quel modo. Nessuno che non avesse previamente mostrato un intenso desiderio di morte. «Evidentemente vuoi finire sul fondo del lago nero se osi parlarmi così.» Rispose sbrigativa, stringendo Pinky un po' più a sé per difenderla dalle attenzione del selvaggio di nome Salazar. Cominciava a spazientirsi, anche solo per il fatto che l'altro non sembrava minimamente interessato a frenare i bollenti spiriti del suo amico a quattro zampe. D'altro canto, nemmeno Pinky sembrava poi così restia alle attenzione di Salazar. «Due anni. Ma è sempre stata con me, non ha mai visto altre volpi.» Spiegò velocemente tirandosi in piedi da sola, visto che il ragazzo non aveva nemmeno provato ad aiutarla.
    «No!» Rispose secca e decisa. Non avrebbe lasciato che un semi randagio, la circuisse. «Non sono pronta a diventare nonna.» Aggiunse poco dopo. Sarebbe andata via senza salutare, se la sua volpe non avesse deciso di invocare la libertà. Pinky, per la prima volta da quando Helena l'aveva presa con sé, morse la sua amica umana. La Haugen la rilasciò senza accorgersene, e Pinky ne approfittò per scappar via insieme alla volpe del serpeverde. «Pinky, torna qua!» Lo urlò con fare stridulo, volgendo poi al ragazzo, Alexander era il suo nome, uno sguardo furioso e ben poco amichevole. Senza pensarci su due volte, colpì la sua spalla con un colpo deciso. «E' colpa tua! Ora chissà dove saranno andate.» Si lamentò affranta e preoccupata, avanzando di qualche passo prima di fermarsi. «Mi aiuti a cercarle o vuoi una presentazione ufficiale? Sono Helena Haugen, la ragazza che ti ucciderà se il tuo randagio farà del male alla mia volpe.»
     
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  7. Alexander Lancaster
     
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    Alex
    Erano passati pochi minuti dal loro incontro ed Helena, in compagnia della sua della sua libidinosa volpe, aveva compromesso irrimediabilmente il già precario controllo che Alexander esercitava su Salazar. Le varie risposte piccate ricevute lo avevano spinto, in un primo momento, a chiedersi cosa si celasse dietro quella spavalderia che per nulla si addiceva a una ragazza, per poi portarlo ad agire per mera ripicca; sfortunatamente, ciò aveva dato agio alla sua volpe di fare ciò che voleva e, sebbene non riuscì a trattenere un sorriso compiaciuto quando vide Pinky mordere la sua padrona, subito dopo fu investito come un fiume in piena dalla consapevolezza del fastidio che avrebbe comportato ritrovare i due piccioncini. In compagnia di quell'isterica, per giunta.
    <Ti sta bene, grande esperta!> Sentenziò soddisfatto, mentre Salazar e Pinky sgusciavano via più come due serpenti che come due volpi. < Questo è per tutte le cazzate che dici.>
    Stupido per definizione? Come osi parlarmi in questo modo? Ma con chi credeva di parlare? Era consapevole del fatto che il biondo avrebbe potuto comprare lei e tutta la sua famiglia? Parenti acquisiti compresi.
    < Guarda che hai combinato...> Aggiunse, mentre volgeva finalmente lo sguardo verso gli amanti in fuga: scaricare la colpa su di lei avrebbe forse aiutato a farle abbassare la cresta.
    < Neanche una volpe in braccio sai tenere...> Un sospiro seccato gli gonfio la bocca, le mani che scivolavano nelle tasche della divisa. Non aveva voglia di rincorrere Salazar, ma non poteva neanche lasciare che Miss sputo veleno anche dai capelli beccasse il rossiccio a profanare la sua Pinky... Chissà cosa gli avrebbe fatto, quella pazza! Proprio mentre ripensava alla minaccia ricevuta poco prima riguardo una spiacevole fine nel lago nero, infatti, il Serpeverde percepì un intenso e improvviso calore alla spalla. Le nocche di Helena che premevano contro la sua carne.
    Torvo la fulminò con lo sguardo, la voglia di sfoderare la bacchetta che si faceva strada dentro di lui: voleva proprio farlo innervosire!
    < Ma ch...> Roteò leggermente la spalla, come se si stesse scrollando della polvere di dosso.
    < Non rigirare la frittata! Se la tua volpe è in calore non è di certo colpa mia. Questi sono i risultati della vita di clausura che le hai fatto fare. > La squadrò poi dalla testa ai piedi, la mano che andava a massaggiare la spalla. < E tu forse sei pure più stressata di lei. >
    Concluse, mentre soppesava la richiesta di Helena: doveva aiutarla a cercarle, per forza. Attese giusto qualche secondo, prima d'incamminarsi a sua volta e dare il suo consenso per quell'improvvisata missione di recupero. O Anti-sesso, volendo, ma non per causa del Serpverde. Anche Salazar aveva il diritto di divertirsi, del resto. Alexander avrebbe badato solo che le conseguenze di quel divertimento non sarebbero state tragiche.
    < Certo che ti aiuterò a trovarli. Figurati se lascio la mia volpe da sola con te. > Prese dunque a camminare, superando di proposito anche la ragazza.
    < Per quando li troveremo, Salazar avrà di sicuro già donato sollievo alla tua Pinky, nonna. > Un ghigno beffardo e divertito gli schiuse le labbra, i passi che risuonavano nei corridoi del castello mentre una parte di lui si scopriva stranamente divertita dal punzecchiare Helena. O dallo scherzare col fuoco, che dir si voglia. Aveva l'atteggiamento di una che proprio non sopportava l'opinione altrui.
    < Dove credi siano andati? > Si fermo al centro della sala d'ingresso, le iridi che perlustravano i vari sbocchi per le altre stanze nella speranza d'intravedere qualche coda arancione. Sfortunatamente, non ne avvistò alcuna, ma intravide un paio di vasi che sembravano fossero appena stati rovesciati segno che, forse, qualcuno in fuga era appena passato da quelle parti a tutta velocità.
    < Forse lì...> Indicò perciò i due vasi rovesciati, posti vicino all'ingresso della sala grande. Tentar non nuoce, del resto.
    < Sicuro è opera loro, proviamo. Saranno andati ad accoppiarsi sotto a qualche tavolo della sala grande. A quest'ora è sempre vuota, del resto. >
    Iniziò dunque a dirigersi verso la sala grande, lo sguardo rivolto verso Helena mentre si preparava a fargliela pagare per quel pugno di prima - ma senza usare le mani.
    < Sicura di non voler aspettare qui? Magari li becchiamo proprio sul più bello e mi svieni per il trauma. Non ho tempo di portarti in infermeria. >
    Lo avrebbe di sicuro colpito di nuovo.

     
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    Gli sguardi che gli lanciò non lasciarono spazio a dubbi: se avesse potuto, lo avrebbe strozzato. Non che ci volesse molto ad infastidire la Haugen. Helena dopotutto non aveva un grande rapporto con gli uomini, o più in generale con tutta la popolazione mondiale eccetto poche persone. In pochi minuti però quel ragazzo sconosciuto fino a qualche momento prima, aveva raggiunto vette di antipatia altissime, tanto da poter essere definito senza troppi complimenti, una delle miglior peggiore testa di cazzo presente nella lista nera della serpeverde. E di sicuro non aiutò a ribaltare la sua posizione quando Alexander aggiunse quel commento con annessa allusione circa il suo stress fisico.
    Dovette quasi ringhiare a quel punto, o immaginò di farlo. Se avesse avuto dei canini appuntiti, lo avrebbe di sicuro aggredito. «Vuoi morire? Dillo subito, così ti porto in cortile a scavare la fossa dove ti seppellirò.» Chiarì quindi quanto vicino fosse al raggiungere l'altro mondo se avesse osato continuare su quella via. Fuori da quelle mura, probabilmente non si sarebbe fatti scrupoli a fargli assaporare ciò che Durmstrang prima di Hogwarts aveva insegnato lei. «Starebbe comunque meglio nelle mie mani piuttosto che nelle tue.» Aggiunse chiarendo quel che per lei era un dato di fatto. Le era bastato assistere alle poche interazioni del serpeverde con il suo animale per desiderare di spaccargli il labbro con un pugno. Le successive interazioni avute con lei, avevano chiarito ogni dubbio.
    Si fermò a lanciargli un ennesimo sguardo omicida quando il Lancaster palesò l'ipotesi, non così irreale, che le due volpi avessero già compiuto ciò che la natura richiedeva loro.
    «Tu spera di no.» Avanzò verso la sala grande, preoccupata. Aveva cresciuto Pinky lontano da ogni possibilità di contaminazione col mondo esterno, ora si chiedeva se non avesse fatto un'enorme cazzata. «Non ne ho la minima idea. Le volpi hanno preferenza di posti in cui accoppiarsi?» Chiese all'altro, facendo il proprio ingresso nella sala grande, piegandosi sotto una delle tavolate per scorgere se gli animali fossero lì. Quando lo sentì pizzicare di nuovo la sua pazienza, trattenersi fu impossibile. Indirizzò un nuovo colpo nei suoi riguardi, stavolta diretto verso il suo fianco. «E comunque tranquillo. Preferirei morire piuttosto che essere soccorsa da uno stronzo come te.» Aggiunse poco dopo, mostrandogli un poco raffinato dito medio. E fu in quel momento che, vide una coda piumosa, sparire sotto il tavolo dei tassorosso. Non indugiò oltre. Si precipitò verso la tavolata nel tentativo di acciuffarlo, inciampando però nei piedi del serpeverde a cui, a maggior ragione, avrebbe voluto azzannare il collo.
     
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  9. Alexander Lancaster
     
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    Alex
    Rimase a fissarla mentre lei terminava l'ennesima minaccia. Perplesso, forse infastidito. Davvero non comprendeva cosa ci fosse di tanto soddisfacente nell'ostentare quel comportamento così odioso -a tratti insopportabile. Seppur inizialmente divertito, infatti, al biondo non piaceva per nulla ricevere minacce e per un attimo sentì la voglia di schiantarla lontano risalire dentro di lui, come un naufrago che tenta di risalire il fondo del mare alla disperata ricerca d'ossigeno. La mascella si serrò, la mano che spostava stizzita un ciuffo dalla fronte mentre continuava a camminare.
    < Tu minacci davvero troppo! > Riprese, spezzando un breve silenzio che aveva volutamente creato per recuperare il controllo ed evitare alla mano di raggiungere la bacchetta.
    < Mi verrebbe quasi da chiederti se sei mai passata dalle parole ai fatti. Sai, dalle mie parti si dice: Molliccio che abbaia non morde. >
    Già, i Mollicci non abbaiavano, ma non stava di certo a lui giudicare i detti antichi delle sue terre. Helena sembrava abbastanza intelligente da capirne il senso. O forse no?
    Continuò dunque a camminare, distanziandosi per qualche secondo dalla concasata. Le iridi azzurre impegnate in una frenetica ricerca. Dove diavolo si erano cacciate? Le avrebbero trovate prima o dopo il litigio che sembrava ormai imminente? Sbuffò, dopo essersi chinato sotto il tavolo dei Serpeverde e non aver trovato nulla. Le labbra piegate inaspettatamente in un impercettibile sorriso quando la ragazza palesò di nuovo quanto contrariata fosse all'idea di una presunta unione tra Salazar e Pinky. Ebbene: avrebbe infierito proprio su quello! Ancora. Giusto per rendergli il fastidio che lei aveva provocato a lui in primis. Raddrizzò quindi la schiena, i passi che di nuovo lo portarono verso Helena. Proprio quando stava per aprire la bocca, però, un altro pugno lo raggiunse, questa volta all'altezza del braccio.
    < Argh. Ma che problemi hai? > Stizzito le diede un leggero e rapido schiaffo sul dorso della mano, prima che ella la ritraesse. Un rapido scatto che d'ira che però non avrebbe segnato il suo modo d'agire. Aveva altro in mente per ripagare la stronza, infatti.
    < Non è questo il modo corretto di relazionarsi con i maschi. Non te lo hanno mai detto? >
    Un sorriso estremamente compiaciuto iniziò a schiudergli le labbra, mentre volgeva distrattamente lo sguardo sotto ai tavoli.
    < Dovresti prendere esempio da Pinky! Sono sicuro che per quando li troveremo avrà già una decina di cuccioli, e non sarà più la volpe che ricordavi. Magari non vorrà neanche più stare con te. >
    Un sospiro soddisfatto scaturì dal profondo del suo essere, un sorriso scaltro stampato sul volto. Magari avrebbe abbassato un po' la cresta, adesso, presa a pensare all'ormai -probabilmente- non più piccola Pinky. O forse lo avrebbe colpito di nuovo, avvicinandosi sempre di più alla realizzazione della minaccia riguardante il lago nero?
    Fortunatamente, Alexander non ebbe modo di scoprirlo subito perché, tra un insulto e un altro, Helena sembrò aver avvistato i due amanti in fuga. Volse quindi la sua figura verso il punto indicato dalla Prefetta, i passi che stavano iniziando a susseguirsi quando... SBAM! La figura di Helena impattò contro la sua, i piedi della ragazza attorcigliati in malo modo contro quelli del biondo. Istintivamente, le sue mani si trovarono a scattare verso il basso e ad afferrare la Prefetta per i fianchi. Le iridi che la fissavano. Durò solo un secondo poi, come se si fosse appena risvegliato da un brutto sogno, Alexander si riprese e, subito pentito, la lasciò cadere sul pavimento - evitandole comunque una caduta più dolorosa. Si ritrasse quindi indietro, le sopracciglia inarcate dal fastidio provocato dal solo pensiero che Miss Veleno avrebbe potuto travisare: erano stati semplicemente i suoi riflessi che lo avevano tradito! Troppo funzionali, anche in situazioni in cui avrebbero fatto meglio a rilassarsi.
    < E menomale che non volevi essere soccorsa. Guarda dove vai, almeno. > Riprese stizzito, lo sguardo di nuovo verso il punto in cui Helena aveva forse avvistato qualcosa.
    < Incompetente. > Concluse con un tono quasi impercettibile, ma che di sicuro non sarebbe sfuggito alle orecchie della Prefetta.
    < Salazar, vieni qui! > Urlò poi di colpo, mentre raggiungeva finalmente il tavolo dei tassorosso, deciso più che mai ad allontanarsi per un momento dalla ragazza. Lo sguardo che indagava curioso mente il biondo si chinava.
    Fu proprio in quel momento che, come il Serpeverde si aspettava, incrociò la figura rossiccia di Salazar coprire amorevolmente quella della piccola Pinky, impegnati a esibirsi in versi che lasciavano poco all'immaginazione. Appena i due videro la figura di Alexander, però, si staccarono e presero di nuovo a correre, per poi infilarsi sotto un altro tavolo, quello dei Grifondoro.
    Alexander si rialzò, l'espressione beffarda sul volto.
    < Hai già pensato a un nome per i cuccioli? >
     
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    Si chiese seriamente cosa la trattenesse dall'esplodere nei suoi riguardi. Avrebbe potuto farlo e forse nessuno avrebbe potuto realmente biasimarla, eppure si diede un contegno. Doveva essere la preoccupazione per Pinky ad imporle un freno. Di sicuro però, in un momento differente, non ci avrebbe impiegato più di due secondi netti ad esplodere nei suoi riguardi, dandogli una palese dimostrazione di quanto pericoloso potesse essere scegliere lei come nemica. Replicò al suo schiaffo con uno sguardo di fuoco a cui non potette aggiungere altro. «Non me ne frega un cazzo di relazionarmi con i maschi Quella precisazione che gli rivolse con astio e schiettezza però, non riuscì ad evitarsela. Nessuno aveva mai osato parlarle a quel modo. Nessuno almeno aveva mai potuto raccontarlo. La indispettiva che qualcuno osasse rivolgersi a lei con così tanta spocchia e maleducazione. Lei era Helena Haugen, la stronza del castello, l'incubo di Durmstrang. Come poteva quel biondino allampanato stuzzicarla a quel modo?
    Essere salvata da lui, non rese meno insidioso il momento, né meno pedante la voglia di massacrarlo. Avendo potuto si sarebbe dimenata per non essere toccata, incapace di sopportare il tocco altrui, ma in quel preciso istante farlo avrebbe comportato cadere di faccia contro il pavimento, cosa che comunque accadde sebbene in modo meno drastico.
    Ingoiò un'altra manciata di insulti, tirandosi in piedi per raggiungere il punto in cui aveva visto nascondersi le due volpe. Quando le si palesarono davanti in comportamenti per lei scioccanti, coprì il volto con le mani sconcertata e forse anche un po' affranta. Una parte di sé avrebbe voluto persino piangere all'idea di Pinky con un selvaggio, ma evitò di farlo. Non avrebbe dato allo sconosciuto una tale visione di sé. «Tua mamma e tua sorella. Ti piacciono come nomi?» A quel punto però, gli regalò l'ennesima rispostaccia. Sbuffò poi, sedendosi su una delle panche. Si spolverò la gonna e le ginocchia per la caduta presa, prima di estrarre dal taschino del gilet della divisa, una custodia argentata, le sue iniziali impresse sopra. «Fanculo, ci rinuncio.» Biascicò tra sé, mentre estraeva una sigaretta particolare tra quelle, precedentemente rollate. «Torneranno, no?» Aggiunse poco dopo, raddrizzando alla meglio la cartina, prima di porre il filtro tra le labbra carnose.
    La preoccupazione era tanta, era chiaro, ma era stanca di rincorrerla. Il danno sembrava oramai già fatto. «Spero per te che Salazar non abbia malattie.» Aggiunse, tirandosi in piedi, pronta a raggiungere l'esterno del castello per poter fumarsi una sigaretta in tranquillità. E sì, non le fregava di infrangere il regolamento. La sua tranquillità le richiedeva un po' di THC. «Cosa?» Gli chiese, scuotendo il capo e guardandolo con un sopracciglio inarcato. «Se devo evitare di farti fuori, questo è l'unico modo.»
     
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    Alex
    Dopo un evidente tentativo di scartare il discorso cuccioli da parte di Helena, altra schermaglia di una battaglia iniziata minuti prima, il biondo si ritrovò a sbattere le palpebre quando Miss Simpatia gli rivolse l'ennesima risposta acida. Non era particolarmente legato a sua madre - né a nessuno, a dire il veri - e non aveva una sorella; motivo per cui non se la prese, ma non poté fare a meno di rimanere nuovamente perplesso davanti a quell'ostentata arroganza: la Prefetta non voleva proprio mollare il colpo! Storse il naso e fece scorrere gli occhi lungo la figura di lei, mentre ella stessa constatava con i suoi occhi cosa stesse succedendo sotto al tavolo dei Tassorosso. Luogo davvero bizzarro per tale atto, per l'inciso. I tassorosso non godevano di certo della fama di essere dei grandi amatori, del resto.
    < Non ho una sorella, ma mia madre ha un bel nome, devo ammetterlo. > Le rivolse una smorfia beffarda, smorzando la sua risposta nel tentativo d'indispettirla ancora di più.
    < Ma ne serviranno altri. Magari faranno un cucciolata spropositata e ci toccherà tirare in ballo anche tutta la tua famiglia. > Il suo occhio attento non si perse lo scatto quasi isterico della Prefetta che, dopo un primo momento di evidente shock, decise di arrendersi davanti all'ennesima fuga dei due piccoli amanti. La cosa spinse i lineamenti del viso di Alexander a piegarsi in un'espressione interrogativa: che fosse pure bipolare? Solo pochi minuti prima era sull'orlo di una crisi di nervi e adesso... Adesso cosa?
    Quella parola gli rimbombò nel cervello, all'improvviso, dopo che le sue orecchie la udirono uscire dalla bocca di Helena, mentre estraeva dalla tasca quella che di sicuro non era una normale sigaretta. In seguito si concesse un breve ghigno divertito, per la prima volta visibilmente compiaciuto da qualcosa che non fosse una frecciatina nei confronti della Prefetta. Si era ritrovato spesso a fumare Erballegra, ma era da quando era giunto al castello che non ne vedeva: dunque un bel po'.
    < Eh? > Riprese, dopo aver metabolizzato domanda e sorpresa. < Come vuoi! Sei tu quella che ha deciso di corrergli dietro, io l'ho fatto solo per non lasciare la mia volpe nelle tue mani da mezza isterica. >
    Volse poi lo sguardo sulle labbra di Helena, mentre queste assaporavano il filtro e ne tiravano una prima boccata. <Certo che torneranno, comunque. La tua Pinky non sembra tipa da riuscire a procurarsi il cibo da sola, del resto. Quando avranno finito. >
    Fece una breve pausa, in modo da enfatizzare quella frase e pungolare ulteriormente la ragazza. < Nel frattempo, potresti anche condividerla. Dato che al momento smebra essere l'unica cosa buona di questo casino. > Indicò la sigaretta in mano a Helena con un cenno della testa, i passi che lo portavano vicino a lei.
    Intento ad allungare la mano, palesando ulteriormente il suo desiderio di fumare - almeno - durante quell'attesa che non piaceva a nessuno dei due, percepì solo in un secondo momento un sordo rumore: probabilmente le due canaglie avevano fatto cadere qualche altra cosa, ma poco importava. Ormai era chiaro cosa stessero facendo e non valeva la pena interferire. Rilassarsi un po' avrebbe fatto bene anche a lui.
    < Sembra ci stiano dando dentro di brutto, hai sentito? Dovremmo sfrattare qualche serpeverde e usare il suo spazio nel dormitorio per creare una cuccia, nel caso avessero davvero dei cuccioli. Nel tuo, magari. Da me Salazar basta e avanza. >
    Non riuscì a trattenersi dallo scoccare quell'ennesima frecciatina, spinto più dal fatto che ormai ci aveva preso gusto che dalla noia.
    L'idea di una Volpe Madre poi, era molto divertente - almeno per lui.
     
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    «Le mie mani sono oro, te lo posso assicurare.» Era raro trovare qualcuno che le tenesse testa a quel modo e così a lungo. Solitamente i suoi scontri di quel tipo non duravano a lungo e per gli sfortunati avversari la fine era sempre poco piacevole. Il ragazzo poteva dirsi momentaneamente fortunato. Non lo sarebbe stato a lungo ma per ora lo era, e solo perchè Helena era impegnata a preoccuparsi per la sua volpe.
    La risposta alla sua proposta di condivisione, fu una boccata di fumo diretta contro di lui seguita da un'espressione ben poco amichevole che chiariva quanto poco allietata fosse dalle sue parole. «Ti sto concedendo la vita. Non farmi pentire di averti mostrato la mia benevolenza.» Aggiunse quindi poco dopo. Alla fine però, forse più per condividere la propria colpa che per un monito d'altruismo, decise di passargli la sigaretta, non prima di un altro tiro. Per quanto consona a quell'abitudine, due o tre tiri potevano considerarsi sufficienti per distendere i nervi. Troppi l'avrebbero affidata a Morfeo, e concedersi un pisolino in quel momento non sarebbe stato appropriato. «Hai un forte desiderio di paternità?» Commentò le sue elucubrazioni sulla preparazione di una possibile tana. La sola idea la fece rabbrividire. L'idea del parto in generale, la disgustava e immaginare una Pinky sofferente le faceva venire le ginocchia molli. «Non voglio nemmeno pensarci comunque.» Commentò quindi poco dopo, scuotendo il capo, mentre carezzava distrattamente un sopracciglio. Si concesse qualche attimo di silenzio prima di tornare alla conversazione, e a lui soprattutto. «Guarda che non è gratis.» Indicò la sigaretta che gli aveva passato, aggiungendo un falso sorriso poco dopo. «Ti chiederò un favore un giorno.»
     
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