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Privata

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    Mentire pur di raggiungere uno scopo, è qualcosa a cui credevo non mi sarei mai spinto. Negli ultimi anni invece, mi sembra di non aver fatto altro. Ho condito la mia esistenza di menzogne. Non solo bugie bianche e giustificate omissioni, ma vere e proprie menzogne. Verità celate per raggiungere un obiettivo, il mio, quel che avrebbe potuto in qualche modo farmi sentire meglio. Per la prima volta dopo anni, sono tornato ad una bugia bianca. Ho tirato fuori quel a fin di bene assopito. Non è per me che l'ho fatto né per giustificarmi agli occhi degli altri. L'ho fatto per lui, Ioan, per Hades. Per un atto che, per quanto contestato, ho ritenuto essere giusto. È per questo che ho mentito ad Artemis, assicurandola di poter prendermi cura di Hades per qualche ora. Non sa del ritorno di Ioan, nessuno delle persone con cui ho ancora contatti lo sa.
    È fuori dalla scuola di Hades che lo attendo. Sono ansioso e nervoso. Se avessi potuto annebbiare i sensi come sono solito fare di recente, reggerei meglio la tensione. Vivere senza filtri la realtà, è qualcosa a cui non ero più abituato. Nascondo le mani tremanti nelle tasche, mentre scorgo Ioan avvicinarsi. Le cose tra noi sono indefinite. Noi lo siamo. Tornare a quel che eravamo, sembra per ora impossibile, ma il legame che ci unisce resta indissolubile. Viviamo una specie di limbo. Tanto vicini da poterci sentire, non abbastanza da poterci toccare. Una parte di me, continua a sanguinare per la sua parte mancante, ma dopo aver vissuto un anno della sua assenza, vederlo, sapere ci sia in qualche modo, attenua il dolore. Forse sono assuefatto alla sofferenza. Forse mi accontento di saperlo vivo dopo aver scontato un anno pensando di averlo perso per sempre.
    “Tutto bene?” Una domanda apparentemente stupida. Lo è sempre quando rivolta in contesti simili. Ioan è stato tirato fuori dalla sua vita. Vive come sospeso su un'esistenza che per mesi non gli è più appartenuta. Posso solo immaginare il suo senso di smarrimento. Cercare di porre rimedio a quel dissidio, e sapermi inutile, mi disorienta a mia volta. La mia presenza a volte funge da sale sulle ferite.
    “Ho detto ad Art che sarei andato a prenderlo io per passare del tempo con lui.” Comincio mordendo il labbro inferiore prima di annuire. Non so quante valide siano le mie rassicurazioni. Voglio solo sappia che farei di tutto per concedergli un rapporto con suo figlio. Ho sempre voluto ne avesse uno. “Non sa che sei tornato.” Aggiungo poco dopo, annuendo debolmente. Nessuno lo sa. È un segreto che ho tenuto per me, quasi temessi di vedermelo portare via.
    Mi guardo attorno, cercando di placare il nervosismo palese nel mio corpo incapace di star fermo.
    “Se non te la senti più, va bene. Okay? E' normale sia difficile.” Annuisco, prima di puntare lo sguardo nel parco giochi dove bambini urlanti si godono le loro ore di svago sotto la supervisione di maestri attenti.
    “Eccolo, lo vedi?” Indico un bambino dai capelli rossicci mentre si dondola su un'altalena. “Ormai è un ometto.”


     
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    Non sapevo dove sarebbe andata a finire quella storia: io con i miei fottuti buchi mentali da riempire e l'incapacità di mettere ordine; capire cosa fosse vero e cosa, invece, costruito.
    Perchè diavolo rincorrevo un istinto paterno che mai avevo avuto? Forse speravo che Hades facesse da big bang, magari avrebbe scatenato uno di quegli effetti domino che mi servivano. Per lo meno, avrebbe sbloccato una situazione in malora.
    Raggiunsi Jerome al posto che mi aveva indicato, rallentando dopo aver scorto la sua testa arancione far capolino. Impossibile descrivere quale fosse il suo posto nella mia vita al momento ma il fatto che ne avesse ancora uno mi dava alla testa. Perchè da un lato continuavo ad essere incazzato e dall'altro ero incapace di fregarmene.
    "Una meraviglia." Sentenziai con sarcasmo dopo essermi fermato a qualche spanna di distanza, lanciandogli un'occhiata fuggitiva prima di grattare la punta del naso col pollice e divagare. Il caos di voci stridule e schiamazzi aveva già attirato la mia attenzione. Per un motivo impreciso, avevo preso a cercare fra i marmocchi qualcuno, senza sapere chi.
    "Meglio così. Che non lo sappia, intendo. Non voglio metterti nella merda ma comunque non penso di rapirlo, quindi può stare tranquilla." Non che mi servisse il suo permesso, comunque. Ero suo padre, dopotutto ed ero ancora in tempo per partecipare alla sua vita, se non attivamente anche solo di striscio.
    Lo affiancai, riportando lo sguardo terso nel suo per una frazione di secondo. Sembrava meno imputtanato delle volte precedenti ma dubitavo avesse smesso di calarsi roba, giudicando i tremolii poco fraintendibili delle dita. Serrai la mascella, malcelando un nervosismo recondito prima di scrollare le spalle.
    "Sono qui. Tanto vale." Ostentai noncuranza, seguendo la traiettoria del suo indice prima di intercettarlo: ricci rossi, grandi iridi azzurre. Restai a guardarlo in silenzio, per più tempo di quanto mi fosse dato sprecarne, la bocca improvvisamente secca.
    "E' il piccoletto sull'altalena?" Domandai, frastornato d'un ormai consueto disordine mentale ed una matassa improvvisa di ricordi difficile a sbrogliarsi. Piccoli flash, confusionari, senza capo nè coda.
    "Assomiglia più a te che a me. Sicuro non sia tuo?" Aggiunsi con un filo di sarcasmo, scuotendo poi il capo. Non avevo mai avuto un riferimento genitoriale che facesse testo e quanto alle mie idee, non ero certo fossero del tutto propizie, con un retaggio simile. Esitai, incerto.
    "... Pensi sia una buona idea, parlargli adesso? I bambini non hanno traumi del cazzo a questa età? Poi che dovrei dirgli? Che sono andato alle Bahamas e me lo sono lasciato dietro? Sembra tranquillo. Sembra stia bene." E si, magari parlarci avrebbe giovato alla mia condizione ma non alla sua. Il ritorno di un padre di merda era una di quelle esperienze a cui si poteva facilmente rinunciare. "Tu lo vedi spesso? Ha problemi, a scuola? Amici? Cazzate simili?"
     
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    “Sì, e poi quella è una cosa che faccio io di solito.” Scherzo sul rapimento in modo del tutto naturale, raggelandomi poi poco dopo nell’intuire che in effetti la cosa non è mai stata così lontana dalla realtà. Non so se Ioan ricorda anche questo dettaglio della nostra passata vita insieme, ma se ci fosse anche solo un briciolo di speranza nel poter cancellare tutti i ricordi brutti con cui ho afflitto la sua esistenza, per quanto sbagliato sia, sento di doverci provare. Non cambierà la sua idea su di me visto che sono quasi uno sconosciuto ai suoi occhi, eppure inconsciamente continuo a sentire il bisogno di essere visto da lui nello stesso modo in cui mi vedeva prima. Puro. Degno di quell’amore da cui sono scappato per paura e che ho poi perso. “S-scherzavo.” Aggiungo quindi poco dopo, massaggiando la fronte e chiudendo gli occhi mentre mi insulto mentalmente.
    Ci sono giorni in cui prego divinità conosciute e non, nella speranza di non fare e dire cose che sono tipicamente da me. Giorni in cui vorrei svegliarmi in un altro corpo, con un’altra vita e dimenticare tutto ciò che mi fa sentire inadeguato. Ogni giorno mi sveglio, mi guardo allo specchio e patisco la delusione di essere ancora me stesso, per quanto a volte questo non abbia comunque un gran significato, o forse ne ha anche troppi. Se fossi meno me, ora, potrei gestire questa situazione in modo differente. Potrei essergli d’aiuto e mostrarmi come una persona migliore di quella che sono stata. Ritrovarmi qui ora con lui, con Hades a pochi passi da noi, mi pone dinanzi a tutti gli errori commessi. Alla mia incapacità di gestire il passato ed il presente.
    Le sue parole mi distraggono, strappandomi un piccolo sorriso. “Oh sì. Ne sono sicuro. Non andrei con una donna nemmeno da ubriaco.” Non è una frecciata la mia, sebbene possa sembrarlo. Conosco il mio corpo, forse è l’unica cosa che conosco di me, e sono certo di non poter mai e poi mai riuscire ad avere un rapporto fisico con una donna.
    Lo invito ad avvicinarsi di qualche passo, avvicinandoci alla recinzione del parco giochi oltre il quale bambini urlanti sfogano la loro infantilità. “Sì sta bene.” Art si è presa cura di lui in modo egregio. Essere una madre single, non l’ha limitata dal donare ad Hades tutto l’amore che meritava ed è una cosa di cui sono stato sempre fiero e grato. Non è sempre facile crescere con un singolo genitore. Ioan ed io, sebbene in modi diversi, ne siamo la conferma. “Non quanto vorrei. Per un po’ di tempo stargli vicino non era facile.” Gli confido, la voce un po’ più bassa e lo sguardo lontano. Non sono fiero di non essere riuscito ad esserci. Non sono mai riuscito a venire a patto con il dolore e con la perdita. Il mio modo di reagire in momenti di sofferenza, è orribile. “Pochi. A quanto pare è un po’ litigioso con gli altri. In questo assomiglia più a te che a me.” Gli spiego poco dopo, avanzando ancora d’un passo prima di fermarmi a guardarlo. Punto il mio sguardo contro il suo, indugiando un secondo. Perdermi in quel turbolento mare blu, mi provoca ancora vertigini. Mi costringo a tornare coi piedi per terra mordendo il labbro inferiore. “Senti, digli che hai giocato in qualche squadra all’altro capo del mondo. Lo so che è una bugia ma è a fin di bene ed è qualcosa che potrebbe capire.” Provo poi a dargli una soluzione. Una forse sbagliata, perchè mentire lo è sempre ma una con cui poter affrontare al meglio questa situazione. Hades è un bambino. Non ha bisogno di spiegazione, ma di presenza, d’amore. Sono certo che vedendo Ioan, non penserà ad altro se non al fatto di poter riabbracciare suo padre. “E poi lui adora il Quidditch. Ti bombarderà di domande e non penserà ad altro, ne sono certo. I bambini sono meno rancorosi degli adulti.” E prima ancora che io possa concludere, un papa urlato in mezzo al vociare infantile, richiama la mia attenzione. Mi volto giusto in tempo per osservare Hades raggiungerci e gettare le sue piccole braccia contro le nostre gambe. Abbraccia entrambi con un affetto che mi scalda il cuore e mi inumidisce gli occhi. Fanculo me e la mia emotività esagerata. Cerco di darmi un contegno prima di rivolgermi ad Ioan. “Vi lascio soli se preferisci.”



     
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2 replies since 7/1/2022, 14:47   49 views
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