New Year’s Eve.

Kurt.

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    Ambientata il 31 dicembre 2021, la sera di Capodanno.

    L'arrivo del nuovo anno era alle porte, era solo una questione di ore prima che la mezzanotte sarebbe scattata. Heda era arrivata a New York il giorno precedente e tutto questo solo per vedere la sfera cadere a Time's Square. Fin da quando era una bambina desiderava assistere a quell'evento con i suoi occhi e quella era finalmente la sua occasione, anche se da sola e senza una persona al suo fianco come la tradizione voleva. Alloggiava in un hotel nelle vicinanze, approfittando del denaro che i suoi genitori le avevano spedito come regalo di Natale e che lei, seppur riluttante vista l'indipendenza che stava cercando a tutti i costi di ottenere, non aveva potuto rifiutare. A quel punto perché non usarli per realizzare un suo desiderio? Dopo aver lasciato l'hotel, dove sarebbe tornata più tardi per indossare il vestito che aveva preparato sul letto, si diresse al Rockefeller Center, a pochi minuti da Times Square. La grande pista di pattinaggio era illuminata da tantissime luci tutte intorno e dall'altissimo albero di Natale dietro la statua di Prometeo. Uno scenario magnifico. Nonostante il Natale fosse effettivamente passato, l'aria festiva era comunque ancora forte e il fatto che l'inizio dell'anno fosse solo a poche ore di distanza, rendeva la gente ancora più gioiosa. Nonostante Heda non fosse una credente, a differenza invece della sua famiglia, quelle feste le avevano dato comunque sempre una grande gioia nel cuore, contagiata dalla felicità e l'amore che permeava nell'aria.
    Pochi minuti dopo aver osservato lo scenario, si decise a prendere dei pattini e a lanciarsi in pista anche lei. Non che fosse proprio una cima nel pattinaggio, in effetti ci metteva sempre un po' prima di riuscire a trovare l'equilibrio giusto e ad aumentare la sua andatura. Quando pian piano riuscì a staccarsi dal bordo, una piccola manina afferrò la sua. Un bambino, nella sua innocenza e bontà, nel vederla un po' in difficoltà si era appena offerto di aiutarla. Un gesto così dolce e sincero che le scaldò il cuore. “Ma grazie, mio piccolo eroe!" Gli disse sorridente, e in poco tempo si ritrovò a pattinare e divertirsi sinceramente insieme a un gruppetto di bambini che stavano frequentando una mini lezione di pattinaggio. Non molto dopo, tra goffe giravolte e sorrisi sinceri, non poté fare a meno di notare qualcuno che, poco lontano e poggiato sul bordo fuori dalla pista, la stava osservando. Non ne sentì il disagio, ne l'inquietudine, piuttosto ne rimase affascinata. Solo quando la mano della bambina con cui attimi prima stava danzando sul ghiaccio la richiamò a sé si distrasse da quello scambio di sguardi, rendendosi conto di averlo ricambiato anche troppo a lungo. Sorrise alla piccola, prima che questa iniziò ad avanzare all'improvviso, costringendola a fare lo stesso per evitare di cadere entrambe. Un avanzamento preciso e diretto proprio verso quell'uomo. Poco dopo, neanche si rese conto che ormai la mano della bambina aveva mollato la presa per tornare a giocare con gli altri, realizzando di aver continuato ad avanzare verso di lui nel momento in cui si ritrovò a frenarsi all'improvviso poggiando le mani sul bordo della pista. Un arresto brusco che la portò ad affacciarsi forzatamente sul bordo e a ritrovarsi con il viso a pochi centimetri di distanza da quello dell'uomo. Ora poté notare dettagli che poco prima non le era stato possibile, come i suoi occhi azzurri, glaciali e con un luccichio che parve scuoterle qualcosa dentro. Almeno finché non si rese conto di star facendo una figura di merda. Era uno sconosciuto e lei si era praticamente trattenuta a guardarlo negli occhi a quella troppo lieve distanza. Resasi conto della cosa, subito rientrò con ogni parte esistente nel suo corpo all'interno della pista, imbarazzata. “Scusami, mi ero.. Si, voglio dire, non sono brava nelle frenate." Rise, distogliendo leggermente lo sguardo per un momento. Pochi attimi, prima di tornare a guardarlo. “Per fortuna non eri in pista, o avrei potuto letteralmente travolgerti!" Scherzò, cercando di sciogliere un po' di quel suo stesso imbarazzo, cosa che le riusciva sempre abbastanza veloce. Il fatto che non era in pista fu poi la cosa che la sorprese; non era di certo l'unico, e proprio come per lui, si chiedeva come mai tanta di quella gente non sembrava intenzionata a mettersi i pattini ai piedi e divertirsi sul ghiaccio. “E a proposito, non so cosa ti porti a rimanerne fuori ma dovresti buttarti dentro e godertela anche tu. È così liberatorio!" Disse sorridente. Certo che dare consigli senza che neanche le venisse chiesto.. niente da fare, era proprio da Heda. Era come se volesse infondere in chiunque incontrasse quello spirito festivo che tanto la rendeva felice. “Okay, sono inopportuna, vero? Un'estranea che ti da un consiglio così stupido senza conoscerti." Scosse la testa, ridacchiando e cercando di rimediare. “Dimentica tutto! Davvero, e scusami ancora per prima." Aveva parlato anche già troppo.

     
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    Non è stato facile lasciare il tuo castello nella foresta germanica, non è stato per niente facile cercare di cambiare vita da un momento all'altro. I tuoi obbiettivi hanno perso l'anima oscura che li avvolgeva, tutto sembra così lontano da te e non capisci che cosa sta succedendo. Aver avuto a che fare con Azzurra ti ha scosso qualcosa dentro, le sue parole ti hanno completamente stravolto e hai deciso di andare lontano. La vita che hai condotto fino ad adesso ti lascia dentro una sete di sangue incredibile, ma allo stesso tempo un vuoto che non si è mai colmato. Ti sei allora preso del tempo per riflettere e provare a vivere la vita che farebbe volentieri qualcun'altro. Ti sei inventato un nuovo nome e una nuova identità, anche se in realtà nessuno ti conosce e potresti semplicemente presentarti col tuo nome. Meglio rimanere prudenti però, i tuoi nemici sono dietro l'angolo e possono sbucare da un momento all'altro, tu vuoi essere irrintracciabile, non vuoi essere Kurt, da ora in poi ti identificherai come Elias. Sei arrivato a New York solo qualche giorno fa e hai deciso di girare la città prendendoti del tempo per passeggiare e non fare nulla di speciale, la verità è che non hai un'idea precisa su quello che farai, oltre al lavoro che svolgerai per tenerti impegnato non hai aspettative e obbiettivi particolari. Non è facile inventarsi una nuova vita, ma mischiarsi tra la gente potrebbe essere utile. Rockefeller Center è un posto incantevole, è la prima volta che lo vedi di persona e ti stupisce come i babbani riescano a ricreare tutte quelle atmosfere senza l'aiuto della magia. Ti fermi proprio davanti alla pista di ghiaccio e appoggi le mani sul sottile muretto che divide te dalla pista di ghiaccio: i tuoi occhi scrutano la gente che pattina, sembra così felice e ti domandi che cosa ci possa essere di felice in una festa così banale, la fine dell'anno di solito si porta via solo ricordi che vorresti catturare per sempre, o momenti che dimenticheresti volentieri. Incroci lo sguardo di una ragazza che sembra forse la persona più felice tra tutte, la vedi pattinare e guardarti, ti ha visto in mezzo a tutta quella gente e inarchi un sopracciglio perchè non sei ancora sicuro che stia ricambiando il tuo sguardo. Sei sicuro di non averla mai vista. E' incredibile come la sua espressione contagi il tuo stato d'animo, stai sorridendo lievemente verso la sua direzione quando te la vedi piombare davanti. Così rimanete a fissarvi e ti chiedi che cosa stai facendo. E' lei la prima a parlare, tu non sei mai stato bravo con le interazioni umane. Le sue parole in qualche modo di strappano un sorriso. Ed è la prima volta che pattini sul ghiaccio? la domanda ti viene spontanea, hai visto quanta difficoltà faceva all'inizio, l'hai guardata per tutto il tempo. Dici che dovrei entrare? ti guardi intorno e individui l'entrata della pista, tu sai pattinare e saranno anni che non lo fai. Ad un certo punto lei si scusa e sembra voglia andarsene via. oh. d'accordo. rispondi semplicemente così mentre infili le mani in tasca e ti volti, vai via lasciandola li.. lei ha detto che si sente inopportuna no? cosa dovresti fare? ma alla fine ti fermi in mezzo alla folla e quando stai per andartene definitivamente ti volti, la guardi da lontano anche se lei non ti vede. Decidi di entrare e in cinque minuti sei già dentro la pista: per te pattinare è molto naturale, in Germania da piccolo lo facevi sempre. Ti sposti in sua direzione, è ancora li che cerca di pattinare al meglio e sei alle sue spalle quando rischia di scivolare. Appoggi le mani sui suoi fianchi per trattenerla, poi giri davanti a lei. Cosa stavi dicendo mh? in realtà è solo una domanda casuale per permetterti di interagire con lei, anche se tu non sei bravissimo a farlo in modi "felici" come lo fanno i babbani. Ti costa tanto questa tregua e questo cambiamento di stile, non sai fino a quanto resisterai in realtà. Sei sola? la tua mano scende sulla sua e te la trascini affinchè prenda sicurezza e velocità.
     
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    Il fatto che quell'uomo le avesse chiesto se fosse la sua prima volta sui pattini dimostrava quanta poca dimestichezza aveva dimostrato di avere, soprattutto nel momento in cui era andata contro il bordo incapace di frenarsi normalmente. Persino i bambini alla loro prima lezioncina di gruppo si erano dimostrati più bravi di lei, tanto da sentirsi in grado di aiutarla. “In realtà no, mi è già capitato di pattinare sul ghiaccio qualche altra volta. Non si direbbe, vero? Io e il restare in equilibrio non andiamo molto d'accordo." Rise. Non era colpa sua se ogni volta che faceva un passo le lame dei suoi pattini scivolavano! O forse si? In ogni caso si ritrovò a credere di non essere stata molto opportuna nei confronti di quell'estraneo a cui forse non interessava minimamente ricevere un consiglio da lei. Quando lui le chiese se sarebbe dovuto entrare, Heda pensò subito che le sue parole potevano averlo messo in difficoltà; magari non aveva alcuna intenzione di mettere piede la dentro, forse pattinare nemmeno gli piaceva o non era capace, ma con le parole di lei si era sentito in dovere di pensarci su. Ma chi era lei per decidere per lui? Così, sentendosi di averlo solo infastidito, si scusò immediatamente. E l'uomo prese alla lettera le sue scuse e quell'incitamento a dimenticare tutto quello che aveva detto, dimostrandole semplicemente che si, era stata inopportuna e la decisione di lui di andarsene aveva confermato la sua mancanza di voglia di entrare in pista. Chissà se Heda avrebbe mai imparato a farsi gli affari propri una buona volta. Che poi, a dir la verità, rimase anche un po' delusa dal modo in cui se ne era andato. Non che avesse il diritto di rimanerci male, visto che in fondo neanche lo conosceva, ma forse quell'esserne rimasta affascinata aveva contribuito ad aumentare quel lieve desiderio di vederlo restare. Un qualcosa che però non venne reso possibile una volta che egli si immerse nella folla. Così, cercando di dimenticare quello strano incontro, Heda si voltò nuovamente con lo sguardo verso la pista e, dopo essersi data una piccola spinta, riprese a pattinare. Stessa difficoltà di prima e forse persino un po' più di distrazione. Riuscì comunque a restare in equilibrio per una cinquina di minuti, pattinando a un passo lento e tranquillo, fino a che non decise di voler tentare una velocità maggiore. In fondo finora se l'era cavata abbastanza! Ma ovviamente, la fortuna non sarebbe potuta durare per sempre, e quando all'ennesimo passo la lama del pattino sinistro prese a scivolare in avanti, Heda rischiò di finire pesantemente con le chiappe a terra. Se non accadde fu solamente grazie a due mani che si poggiarono per tempo sui suoi fianchi, arrestando la sua caduta. Rimase sorpresa da quel salvataggio, ma rimase ancor più sorpresa di scoprire chi fosse il suo salvatore. Nel momento in cui questo le si piazzò di fronte, Heda rimase a fissarlo negli occhi per qualche attimo di troppo, realizzando in non poco di essere stata salvata dallo stesso uomo che minuti prima sembrava essersi dissolto tra la gente, per sempre. Nemmeno si rese conto di aver ricevuto una domanda, che improvvisamente non poté fare a meno di sorridere pensando che forse era davvero riuscita a infondere un po' del suo entusiasmo in uno sconosciuto l'ultima sera dell'anno. Anche se, la prima cosa che uscì dalla sua bocca fu: “Tu sai pattinare! E anche bene!" Non lo conosceva, quindi neanche si sarebbe dovuta stupire più di tanto, ma il punto è che poco prima si era praticamente prodigata a esperta di ciò che si provava pattinando, consigliando a qualcuno decisamente più bravo di lei di entrare in pista e pattinare! Un po' imbarazzante come cosa. "E mi hai salvata da una scivolata che sono abbastanza certa sarebbe avvenuta se non fosse stato per te. Grazie, davvero." Un ringraziamento sincero, come era giusto che fosse. Le aveva evitato una bella figuraccia. L'uomo fece poi ad Heda una domanda a cui non riuscì a rispondere all'istante, distratta dalla mano di lui che prese la sua per poi trascinarla con sé. Per un momento si sentì destabilizzata da quel gesto, ma quando si rese conto di come la presa di lui rendeva la pattinata di Heda più sicura, si tranquillizzò e il sorriso tornò a splendere sulla sua faccia. E una volta certa di aver preso il giusto ritmo allora voltò lo sguardo verso l'altro e rispose: “Sono sola, comunque. Si." Da una parte non soffriva molto la cosa, in fondo era stata una sua decisione quella di avventurarsi da sola in un viaggio alla realizzazione di un suo desiderio, ma doverlo ammettere poi ad alta voce era tutta un'altra storia, soprattutto se attorno a lei c'era tutta quella gente in compagnia di qualcuno. Tutti, tranne uno. La persona che ora le teneva la mano in quell'esperienza sul ghiaccio non sembrava godere della compagnia di una persona, per lo meno non in quel frangente. Chissà, magari stava invece aspettando qualcuno o semplicemente era di passaggio, visto che a un certo punto era sembrato volesse andarsene, minuti prima. “Mi sono presa qualche giorno solo per me, lontana da tutti. Non è male in realtà." Fece spallucce. “E tu, invece?" Ricambiò la domanda, perché la curiosità c'era e non era nemmeno poca. Ma a quello scambio di domande e quella compagnia che improvvisamente stavano donando l'uno all'altra mancava ancora una cosa molto importante. “Ah! Dimenticavo. Sono Heda." Non gli allungò la mano come era d'uso fare. Le loro erano già unite.

     
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    Ti dice che sai pattinare e ti ringrazia per averla salvata dalla caduta, tu la guardi mentre pattinate a velocità moderata, è forse la prima volta che incontri una persona e questa ti ringrazia senza scappare lontana, se solo ti conoscesse realmente a quest'ora se ne sarebbe già andata, è chiaro che sei conquistato anche dalla sua incredibile innocenza che non significa che sia stupida, anzi ti sembra una persona intelligente ma allo stesso tempo buffa. Non rispondi alle sue frase, non lo sai fare e ti accontenti di sorridere in sua direzione mentre stringi la sua mano, fate un paio di giri intorno alla pista ed è sempre lei a parlare. A volte stare soli ci fa stare molto bene. ne sei assolutamente sicuro e ringrazi che sia uscito fuori un argomento su cui discuti molto tranquillamente. Aumentate di velocità quasi senza accorgervene, lei sembra molto più sicura adesso. Quindi hai fatto un'ottima scelta a venire da sola, direi anche coraggiosa. ti soffermi di nuovo sui suoi occhi così grandi, intorno a voi il mondo gira. Anch'io sono solo, sono venuto per lavoro in realtà. New York è una città bellissima, è la prima volta per me. certo, parlare in quei toni con una sconosciuta, vivere la vita di un'altra persona in una nuova città ti sta donando di sicuro qualcosa di nuovo e mai provato, hai dovuto fare i conti col tuo passato e anche con il presente burrascoso. Io mi chiamo Elias. un nome tedesco molto usato, non hai forse bisogno di dirgli che sei tedesco, si nota dal tuo accento marcato. Una nuova personalità, un nuovo nome, una nuova vita che forse riflette tutto ciò che in realtà hai sempre voluto.. la verità o la menzogna? stai scappando da te stesso oppure stai recuperando gli anni in cui sei stato solo nelle tenebre? ti stai davvero impegnando per cambiare o stai semplicemente scappando da te stesso e da quello che sei realmente? non vuoi porti queste domande per adesso, preferisci vivere le cose un po' alla volta e per adesso ti va bene così. A volte però ti sei chiesto che cosa ci fai qui con una sconosciuta, non sei mai stato troppo sociale, eppure ti stai lasciando andare sapendo che l'altra non sa completamente chi sei, questo ti aiuta molto.
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    vi fermate quasi improvvisamente quando ti piazzi davanti a lei. Heda. la tua faccia si illumina con un sorriso, la scruti. E' la prima volta che sento questo nome, da dove vieni? chiedi molto spontaneamente prima di tirarla verso il bordo e prendervi una pausa. Ti ritrovi a guardarla nuovamente e a sorridere, anzi adesso c'è un buco di silenzio tra voi e procedi con una domanda diversa. Vieni a mangiare qualcosa? la stai invitando Sei sola, potresti approfittarne della mia compagnia. il tuo sguardo si intensifica, vorresti quasi ipnotizzarla e dentro le tue vene scorre ancora quel sangue gelido, ma cerchi di non dare ascolto al tuo lato oscuro, fai un sospiro aspettando una risposta e stai lottando con te stesso. Tu le donne le seduci, poi te le porti a letto e sparisci, usandole tutte le volte che vuoi.. è così che funziona no? scuoti la testa. Fai solo finta di essere imbarazzato. S-scusa non ho pensato minimamente che tu potessi insomma.. avere un po' di timore, con uno sconosciuto.
     
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    Continuavano a pattinare a un'andatura né troppo veloce, né troppo lenta come quella di quando provava a pattinare da sola. In quel momento sentiva davvero una sicurezza mai provata prima. Quello al suo fianco era uno sconosciuto ma si sentiva in qualche modo protetta; la mano di lui stretta nella sua le dava il coraggio di continuare ad avanzare e a non aver paura di cadere perché sentiva che, se solo fosse successo, lui non glie l'avrebbe permesso. E non riusciva a togliersi quel sorriso dalla bocca durante quell'esperienza, perché la faceva sentire bene, libera da qualsiasi pensiero o timore. Libera dalla sua vita in Inghilterra e dall'assillo dei suoi genitori che, seppur residenti in Turchia, riuscivano comunque a starle sempre con il fiato sul collo. Libera da tutto e con l'intenzione di pensare solo a se stessa, per una volta. Un po' di puro egoismo al quale non era abituata ma di cui aveva veramente bisogno. “Sono d'accordo." Rispose all'affermazione sul come stare da soli a volte faceva stare bene. Da soli o, comunque, lontani dalle solite conoscenze e alla scoperta di nuovi luoghi e persone. Un po' come stava facendo ora, anche se forse in questa occasione si stava rendendo un po' troppo aperta alla socializzazione, visto che si trattava pur sempre di qualcuno di cui non sapeva niente. Un sorriso più leggero e gli occhi abbassati nel sentirsi dire di essere stata coraggiosa, per poi riportarli su di lui e incrociare il suo sguardo per qualche attimo di troppo. Poco dopo, appurò che anche lui era solo, nonostante i motivi di quel viaggio fossero decisamente diversi. Si chiese quale lavoro facesse, a quel punto, una curiosità innocente che era normale avere dopo una tale affermazione, ma nonostante questo non glie lo chiese. Non voleva essere troppo invadente. Un conto era scambiarsi qualche parola, pensiero e informazione che veniva fuori automaticamente parlando, senza pensarci troppo. Un altro conto era indagare intenzionalmente sulla vita di qualcuno che probabilmente neanche avrebbe più rivisto dopo quella sera. “È la prima volta anche per me. Volevo venirci fin da bambina, in questo periodo in particolare." Un altro dettaglio di sé, dei suoi desideri di sempre, che uscirono fuori senza neanche pensarci. Era sempre stato facile per lei esprimersi e socializzare con tanta naturalezza, ma ancor più facile le veniva se si trovava tanto a suo agio come in quel momento. Elias disse di chiamarsi, un nome che sapeva essere di origine ebraica e molto diffuso in Germania, luogo dal quale Heda immaginava provenisse l'uomo visto il suo accento marcato. Anche in lei si sentiva il suo accento turco, ma era ormai così mischiato all'inglese britannico che alcuni faticavano a coglierlo. Quando si fermarono, Heda non poté fare a meno di osservarlo mentre le parlava. Era innegabilmente un bell'uomo e ne era rimasta affascinata fin dal primo istante in cui aveva incrociato il suo sguardo in lontananza. Non era una cosa che le accadeva spesso. “Turchia, ma vivo in Inghilterra da qualche anno ormai." Rispose dopo essersi poggiata sullo scorrimano a bordo pista, prima di specificare qualche dettaglio sul proprio nome. “Ma in realtà il mio nome ha origine tedesca, a meno che non gli tocchi l'H da davanti, a quel punto diventerebbe effettivamente un nome abbastanza comune in Turchia. Ma capisco se è la prima volta che lo senti, è davvero poco usato altrove." Un nome decisamente raro, ma che lei apprezzava parecchio, soprattutto per il suo significato: guerriera. “Tu invece.. fammi indovinare, Germania? Sai, il tuo accento.." Ne era quasi certa, ma poteva anche sbagliarsi alla fine. Dopo la risposta di lui e la fine di quello scambio di piccole informazioni, tra i due ci fu poi un momento di silenzio. Ma non uno di quelli imbarazzanti e dal quale le veniva difficile uscire, no, era quasi più un momento di pace e relax con la semplice compagnia l'uno dell'altro, dopo aver comunque intrapreso una pattinata che per Heda era stata bella, ma anche un po' stancante. E poi, non passò molto prima che l'altro prese di nuovo parola. Il suo invito fu abbastanza inaspettato e, a dir la verità, Heda non subito gli rispose. I suoi occhi marroni rimasero catturati per un po' in quelli glaciali di lui e ci fu un momento in cui le sembrò quasi di perdere un battito. Voleva dirgli di si, senza esitare ancora. Ma poi sembrò quasi riprendersi da quell'estasi, chiedendosi improvvisamente se fosse davvero una buona idea. Poteva essere pericoloso accettare l'invito di uno sconosciuto, in fondo poteva anche essere uno capace di mostrare la facciata di brav'uomo ed essere in realtà uno psicopatico assassino, no? Ma più Heda lo guardava, più credeva che non sarebbe stata una brutta idea, che continuare a passare un po' di tempo insieme sarebbe potuto risultare piacevole. Era stata Heda la prima a rivolgergli la parola, lui era tornato in seguito a un consiglio di lei, l'aveva salvata da una caduta e l'aveva aiutata a pattinare. Perché mai doveva trattarsi proprio di un pazzo? E così, alla fine, si convinse. Fin da prima della partenza aveva sentito che quel suo viaggio avrebbe portato solo cose buone, magari di breve durata, ma pur sempre piacevoli. Magari Elias era parte di quelle. “Oh no no, davvero, non scusarti." Lo fermò, il suo esitare a rispondere aveva sicuramente fatto notare la sua incertezza. "In realtà.. Perché no? Mi piacerebbe." Accettò, e ora non sarebbe più potuta tornare indietro. “Se non è un problema per te che io passi prima in hotel." Disse facendogli notare il proprio abbigliamento, decisamente sportivo. “Mi ero messa qualcosa di comodo per pattinare, ma vorrei cambiarmi prima di andare da qualsiasi altra parte." Sorrise, sperando che l'idea di aspettarla un pochino non lo infastidisse. Con o senza di lui, quello era il suo piano fin dall'inizio. Il vestito era ad attenderla sul letto della sua camera in hotel. “Alloggio a soli pochi passi da qui." Si trattava di una camminata di davvero pochissimi minuti.

     
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    Per lei è un sogno realizzato ritrovarsi qui, per te invece è stato diverso ma sai benissimo di non poter raccontare dettagli inquietanti sul tuo conto, scapperebbe di certo lontana se sapesse che nella tua vita hai ammazzato dei maghi, ancora di più se conoscesse la strana psicopatica che ti caratterizza quando stai male, bisogna ammettere che in questo momento ti sei rilassato, essere lontano dalla tua terra ti permette di respirare e provare ad essere un uomo diverso, anche se tutto quello che sei ti aspetta appena proprio dietro l'angolo. Forse questa è la cosa che più odi di te stesso, non sai mai da quale parte si nasconde il Kurt assetato di vendetta, salta sempre fuori in modi imprevedibili e lo sai bene il rischio che ti stai prendendo con lei. Cerchi di intuire se è una strega o una babbana, negli ultimi mesi hai imparato anche a conoscere i babbani, alla fine stare in mezzo a loro ti serve come copertura, e se lei fosse babbana sarebbe molto più facile la cosa. Loro non sanno dell'esistenza dei mangiamorte. Sei Turca? non l'avrei mai detto! sul tuo volto compare lo stupore, ancora di più quando senti dire che quel nome è tedesco, tu non l'avevi mai sentito e ti chiedi se lei abbia origini tedesche, ma non poni adesso la domanda.. semplicemente la lasci parlare come farebbe qualunque uomo sano di mente. Di solito sei sempre tu che interrompi le persone, adesso non lo fai, lasci fluire la normalità di questa persona. I suoi occhi sono profondi, così innocenti e pieni di vita, incredibilmente si fida di te.. e tu rimani spiazzato per così tanta spontaneità da parte sua. Questo in un certo senso ti mette alla prova, perchè adesso dovrai provare che stare con te è davvero sicuro, che in fondo non può succedere nulla di male. Non farai il cattivo. Non devi farlo. In effetti questo nome non l'avevo mai sentito.. ma la tua famiglia ha origine tedesche? incredibile, stai facendo domande e trovi che le sue origini possano essere interessanti, in realtà è interessante tutto.. ti chiedi ad un certo punto se è una spia o qualcosa del genere, hai dubbi su di lei, ti sembra surreale e sei abituato al combattimento.. non fai altro che vedere le persone come nemici, di continuo. Lei è spontanea, lo senti ma stai in guardia lo stesso. Accetta il tuo invito a cena. Perfetto. annuisci sicuro guardandoti intorno per vedere l'uscita. Poi posi di nuovo gli occhi su di lei, sui suoi vestiti. Nessun problema, andiamo. sorridi e decidete di uscire per raggiungere i suo hotel. Mentre proseguite cominciano a venirti in mente dubbi e perplessità, non sai perchè stai facendo questo, perchè ti ritrovi con una ragazza a passeggiare, non sai qual'è il senso e perchè l'hai fatto. Vuoi solo stare nella parte che hai scelto ormai, tu sei Elias e questa sera farai in modo di sembrare diverso. Penso che gli americani abbiamo un gran gusto per le decorazioni natalizie, in Turchia esiste qualche usanza in particolare? chiedi a lei mentre ormai siete a pochi passi dall'hotel, entrate e ti fermi alla hall.
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    Mi fermo qui, non stare troppo. ti accorgi subito di aver usato un tono troppo severo, come un comando, ma ti correggi immediatamente pensando che è stato scortese da parte tua. Voglio dire, spero che tu non mi faccia spettare troppo, troveremo confusione ovunque e.. smuovo una mano in avanti Fai con calma, ti aspetto. sorridi e aspetti che se ne vada in camera prima di sederti su una poltrona e fare un grosso sospiro, ti passi e mani in faccia e poi ti tocchi le labbra, lo fai sempre quando sei nervoso. La verità è che vuoi andartene lontano, vorresti semplicemente sparire e bere qualcosa fino a perdere la cognizione del tempo. Quindi ti alzi all'improvviso e te ne va, esci sulle strade innevate e curate di New York, apri il tuo cappotto nero che ora mostra la tua camicia stirata perfettamente, non soffri particolarmente il freddo e a volte senti persino caldo quando ti agiti. Ti fermi, ti guardi intorno, osservi l'hotel che hai lasciato.
    Sono passati circa dieci minuti e tu sei tornato nell'hotel che avevi appena lasciato, ti siedi di nuovo sulla poltrona e aspetti che si faccia vedere. La tua mano continua a molestare le tue labbra, lo sguardo punta di volta in volta verso le scale, implori dentro di te che il momento tardi ad arrivare. La verità è che non sai come ci si comporta in modo "normale" con una persona, cerchi quindi di pensare ad Uhura e a cosa faresti con lei in questi casi, il segreto è tutto li. Devi semplicemente essere spontaneo e soprattutto non devi arrabbiarti, ma ti chiedi ancora che cosa ci stai facendo qui e che senso hanno le tue scelte. Non riesci a darti una risposta.
     
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    Il fatto che fosse turca lo sorprese un po', eppure Heda non aveva mai pensato che fosse così difficile per gli altri riconoscere le sue origini, soprattutto visto che anche il suo accento, seppur mischiato ormai abbastanza bene all'inglese, era ancora percepibile. Ma dopotutto non aveva nemmeno un aspetto che urlasse con certezza la sua provenienza. Aveva un incarnato a cui bastava il minimo raggio di sole per abbronzarsi, gli occhi dello stesso marrone dei suoi capelli; in parole povere, colori che rappresentavano persone provenienti da tanti posti del mondo, alla fine dei conti. “Non che io sappia, in verità. Credo che fosse solo una preferenza dei miei genitori." Una motivazione abbastanza semplice per la scelta del suo nome, senza particolari storie dietro. Non era nemmeno certa che i due coniugi fossero a conoscenza del significato che aveva, a differenza sua. “Gli americani sono anche troppo esagerati sulle decorazioni, ma mi piace." Ammise facilmente, visto che gran parte del suo buonumore era generato proprio da tutta quell'aria festiva. “E in realtà anche in Turchia non scherzano, sa'? Di usanze e tradizioni ne hanno parecchie, ma in questo periodo in particolare anche se è uno stato laico e con maggioranza di musulmani, e seppur il Natale non viene festeggiato se non dalla minoranza cristiana, in realtà l'aria festiva si sente quasi allo stesso modo. Il Capodanno viene festeggiato in grande e trovi decorazioni su strade, alberi di Natale e case, si donano regali e i più piccoli aspettano comunque Noel Baba. L'unica differenza è che non ha nessuno sfondo religioso." Il che le rendeva anche più facile sentire l'aria festiva, essendo atea e non dovendo sentire il peso di festeggiare qualcosa in cui non credeva. Comunque, si era dilungata anche troppo; arrivarono presto di fronte all'hotel nel quale entrarono qualche attimo dopo, e quando Elias le disse che si sarebbe fermato lì nella hall, Heda aveva già fatto il primo passo verso le scale che portavano al piano in cui si trovava la sua stanza. Peccato che si bloccò un attimo dopo nel sentire quel.. comando? Si voltò frettolosamente guardandolo un po' perplessa, e se c'era una cosa che non sopportava era proprio quando qualcuno provava a imporle qualcosa. Comunque non fu il caso di Elias, che cercò subito di spiegarne il motivo e finì per rivolgerle un sorriso che lei ricambiò più lievemente. “Non preoccuparti, Elias. Sono abbastanza veloce." Lo rassicurò con un tono abbastanza difensivo, perché per quanto ci provasse era più forte di lei reagire in certi modi. E a quel punto, riprese il cammino verso la sua stanza. E nel mentre si preparava, si chiedeva se fosse davvero stata una buona accettare quell'invito. Il pensiero che non lo conoscesse e fosse un totale estraneo balenò di nuovo nella sua mente. Quando aveva accettato aveva messo da parte l'ipotesi che potesse essere una brutta idea, ma eccola ora pronta a credere di aver fatto un errore. Nonostante questo, però, non sarebbe tornata indietro. Oramai era tardi e sarebbe stato anche scortese. In fondo finora ci si era trovata stranamente bene, quindi perché farsi così tanti problemi? Nonostante l'uomo avesse un carattere parecchio differente dal suo e, probabilmente, era anche un bel po' più grandicello, la sua compagnia era stata piacevole. Non voleva negarsi la possibilità di passare una bella serata, una decisamente diversa da quella che aveva programmato quando ancora credeva sarebbe stata sola. Ancora una volta doveva mettere da parte quei pensieri e pensare solo in positivo. E così, una quindicina di minuti dopo era finalmente pronta per tornare da lui. E diciamocelo, per una ragazza era persino poco come tempo impiegato! Nel suo brillante vestito rosso a maniche lunghe, le calze color carne riscaldate da un incantesimo, la piccola borsetta con la catenina appesa sulla spalla e il cappotto non ancora indossato, Heda uscì dalla sua stanza e, finalmente, scese le tanto attese scale che gridarono ben presto il suo ritorno nella hall. Il suo sguardo cercò subito quello di Elias, che l'attendeva seduto su una poltrona. Quando lui la notò, Heda gli sorrise - uno leggero, a labbra serrate -, prima di scendere l'ultimo scalino e raggiungerlo definitivamente. “Spero di non averti fatto aspettare troppo." Ricalcò nuovamente la cosa mentre si infilava il cappotto, per poi farsi venire qualche dubbio sul proprio abbigliamento. “Non è eccessivo, vero? L'ho comprato qualche giorno fa in Inghilterra proprio con l'intento di indossarlo stasera." Un po' appariscente, magari, visto anche come luccicava, ma ehi, si festeggiava la fine dell'anno e oltretutto quale colore meglio del rosso? Era da tradizione. “Allora, hai già qualche posto in mente o vogliamo andare dove ci porta il cuore?" Sorrise ancora e pensò che alla fine non sarebbe stato difficile, nel caso, trovare un buon posto in cui mangiare da quelle parti. Lei non conosceva nulla, ma passeggiando aveva intravisto svariati ristoranti, alcuni di lusso, altri molto più semplici ma comunque tanto invitanti e accoglienti. Heda era sempre stata più per la semplicità, ma ogni tanto non le dispiaceva frequentare anche posti più di classe come quelli a cui l'avevano sempre portata i suoi genitori.



    Edited by heda; - 12/1/2022, 01:00
     
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    ✘ ✘ ✘ Hai mai danzato col diavolo nel pallido plenilunio?
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    Ti spiega come si vive il Natale dalle sue parti, tu non sei mto ferrato su questi discorsi e in realtà spesso ti mettono in difficoltà, sei abile a contrattare col nemico ma non sai neanche fare un discorso del tutto snaturato dai tuoi veri interessi o propositi. Di solito parli sono quando è necessario e ti ritrovi davanti ad una ragazza che parla davvero tanto, ed è anche molto confidenziale per cui a volte rischi di sentirti a disagio, anche se non lo dai a vedere. Non sei abituato a tutte queste cose normali, tuttavia ti ricordi anche dei valori che i tuoi genitori ti hanno trasmesso, del tipo: come bisogna comportarsi con una donna, e tu questo lo sai fare molto bene, forse in modo troppo diplomatico ma lo sai fare. Annuisci al suo racconto e non aggiungi altro perché a te il Natale non piace in realtà, e neanche ti piace credere in cose false che solo gli uomini hanno inventato, un modo come un altro per sopprimere la paura della morte, la paura del buio dopo questa cosa che chiamiamo vita. Alla fine lei, con aria un po' sorpresa si allontana e ti dici che la prossima volta sarai attento ad usare certe parole, sei abituato a dettare ordini e così ti è stato insegnato, non è facile sembrare del tutto normale ma in realtà non sarebbe neanche così difficile, devi sforzarti di pensare Uhura e a come ti comporteresti con lei, forse lei è davvero l'unica donna con cui hai avuto un rapporto più o meno normale, è quello da cui prendi ispirazione. Mentre stai pensando la vedi improvvisamente spuntare dalle scale, i tuoi occhi non si staccano dalla sua figura così elegante, affascinante e allo stesso tempo ingenua che scende le scale in un luccichio. Ti alzi in piedi e la raggiungi con un sorriso sulle labbra.
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    < Oh noi, stai molto bene! > ne approfitti per prendere delicatamente la sua mano e baciarne il dorso, mentre gli occhi rimangono puntati nei suoi. < È una sorpresa, va bene?? Quando arriveremo vedrai.. Ho già prenotato. > ti spunta un sorriso ed è veramente insolito per te, sembra essere davvero sincero e insieme vi dirigente all'esterno. < Non è che senti freddo? > chiedi mentre camminate l'uno affianco all'altra. < Il ristorante è qui vicino. > ti fermi improvvisamente e siete davanti ad uno degli hotel più lussuosi di New York. < È proprio qui, cucinano di tutto.. Ci sono stato l'altro giorno e direi che la cucina è ottima. > fai segno che ti può precedere e apri la grande porta in vetro, un cameriere vi accoglie nella sala principale decorata con lampadari pregiati. Vi accompagnano al tavolo e come fai sempre sposti la sua sedia per farla sedere per prima. < Prego! > aspetti che si sieda prima di prendere posto di fronte a lei. La sala è quasi tutta piena e la gente chiacchiera molto, la maggior parte di loro è molto probabilmente miliardaria e appartiene ad un ceto sociale alto, al centro della sala alcune coppie danzano. Il cameriere vi porta il menù e lo ringrazi con un cenno del capo, mentre dai un'occhiata alzi lo sguardo e sorridi a lei. < Che cosa fai nella vita Heda? Studi.. Lavori? > chiedi incuriosito prima di chiamare il cameriere con un cenno della mano < Ci porti del vino per favore. >
     
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    Impossibile per una donna non provare piacere nel ricevere dei complimenti, e Heda non faceva eccezione. Ma più che il complimento stesso su come bene le stava il vestito, la fece sorridere timidamente - il che poteva sorprendere visto che una cosa che proprio non le apparteneva era la timidezza - il gesto che l'uomo compì. Un bacio delicato sul dorso della sua mano, proprio come un vero gentiluomo e come non le era mai capitato prima, che accompagnato anche da quel contatto mai spezzato tra i loro occhi le provocarono un brivido lungo tutta la schiena. Calma, Heda, calma. “Grazie.." Rispose al complimento, cercando di mettere da parte con sforzo l'attrazione che provava per quello sconosciuto, perché tale era ancora nonostante avesse accettato di cenare con lui quella sera, e tornare ad essere semplicemente la sé di sempre. “Hai già prenotato?" Chiese retoricamente con tono sorpreso, quando effettivamente se lo sarebbe anche potuta aspettare da qualcuno con quel comportamento, dal modo di fare che appariva elegante e preciso. Non lo conosceva, certo, ma una prima impressione poteva dire molto, o magari niente. “Bene, mi sono sempre piaciute le sorprese." Ammise entusiasta, prima di avviarsi insieme a lui fuori dall'hotel. Durante il tragitto verso la destinazione, Elias le fece una domanda che, effettivamente, aveva tutte ragioni di essere posta con tale dubbio. Poteva anche indossare calze sotto il vestito, maniche abbastanza lunghe e un cappotto a coprire la lunghezza dell'abito, ma una qualsiasi persona normale avrebbe avuto comunque un po' di freddo vestita in quel modo. Non poteva però di certo dire che un incantesimo la aiutava a non congelarsi! “Nemmeno immagini cosa può sopportare una donna pur di apparire al meglio." Bhe, dai, se l'era giocata bene. In fondo c'era parecchia verità in quella frase, nonostante quello non fosse proprio il suo caso. Una volta arrivati di fronte a un grande hotel del posto, Elias gli fece presente che il ristorante era proprio al suo interto. Ammirò però un momento il lusso che quell'hotel emanava anche solo dall'esterno; non che quello in cui alloggiava lei non fosse bello, ma questo lo superava di tanto, davvero tanto. “Non posso che fidarmi allora." Disse prima di precederlo come era stata invitata a fare. Una volta all'interno del ristorante, in cui prontamente il cameriere li aveva accolti, lo sguardo di Heda apparì meravigliato dall'arredamento e l'intero aspetto del posto, confermando quello che aveva pensato solo nel vederne l'esterno. Tutto intorno a loro sembrava di gran lunga pregiato e qualcosa le diceva che anche il cibo avrebbe avuto il suo alto costo. Diciamo che questo la portava anche a chiedersi di più sul suo accompagnatore, come il fatto che per essere stato qui qualche giorno prima ed esserci tornato nuovamente con lei, poteva permetterselo e non poco. Poi, una volta accompagnati al tavolo, ecco Elias compiere nuovamente un gesto da gentiluomo; l'ultima volta che qualcuno le aveva spostato la sedia per farla sedere? Mai. Ma dato che finora era uscita più che altro con casi umani, non c'era troppo da stupirsi. Una volta seduta, non poté fare a meno di commentare l'estetica del posto. “È davvero bello qui. Davvero.. di classe." Di alta classe. Un po' come anche la gente attorno a lei. Aveva passato così tanto tempo a cercare la propria indipendenza e ad essere una persona fin troppo comune che a volte dimenticava di provenire da una famiglia che, nonostante la caduta avuta per un periodo, si era sempre potuta permettere di mangiare in posti come questi. Quando il cameriere portò loro il menù, Heda iniziò a leggere le pietanze e si, Elias aveva detto il vero, c'era davvero di tutto. E da amante del cibo com'era lei, quello era davvero il paradiso. “Entrambi, a dire il vero. Studio Ma-" Si bloccò per qualche attimo brevissimo, rendendosi conto che, nella distrazione, stava per rispondere alla domanda usando la parola magi, che decisamente non apparteneva alla comunità babbana. “Giurisprudenza." Si riprese subito, comunque, seppur non c'era alcun entusiasmo nella sua risposta. Era palese che non provava alcuna soddisfazione in quel percorso di studi. “Sono al primo anno, ho ritardato un pochino con l'iscrizione. Nel frattempo lavoro part-time come cameriera. Già, paga bassa e capo spregevole, ma ci sono abituata." Aveva cambiato parecchi posti di lavoro e a un certo punto era arrivata a credere che fosse semplicemente sfigata, visto che non gli capitava mai un luogo di lavoro molto sano. Ma doveva solo sopportare, no? In fondo non avrebbe fatto questo per tutta la vita. No, perché doveva seguire le orme dei suoi genitori, purtroppo. Difficile seguire i propri sogni se per farlo devi spezzare il cuore a chi ti ha cresciuto, deludendolo. E i suoi genitori le avevano sempre fatto capire quanto scegliere un indirizzo diverso dalla magisprudenza avrebbe solo causato una rottura nel loro legame. “Tu invece cosa fai nella vita, Elias?" Chiese curiosa, mentre nel frattempo continuava a lanciare occhiate sul menù. Il cameriere portò intanto a tavola il vino ordinato poco prima dall'uomo, ma lei era ancora fin troppo indecisa su cosa invece ordinare da mangiare.

     
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