Numeri, 16:27

Castiel || Sobaki.

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  1. Castiel.
     
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    Tu hai bisogno dell'Oscurità! Sottomettiti! Inchinati all'Oscurità.

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    Era come osservare se stessi. Un se stesso più giovane, che dopo la morte dell'amore della sua vita e del suo amato figlio si era trovato chiuso in un ospedale psichiatrico a farsi le stesse domande che ora si stava facendo lei. Era tutto legittimo quello che si chiedeva, quello che diceva, Castiel non si sentiva offeso o provocato dalla ragazza, anzi, tutt'altro.
    Finalmente c'era qualcuno che si stava facendo le domande giuste, che capiva che per vivere in questo mondo era necessaria la paura di qualcosa di più grande di loro. Ma questa paura non doveva lenire la propria libertà, non doveva farli sentire come schiavi.
    Lui aveva avuto molto più tempo, rinchiuso in una stanza il tempo scorreva senza che se ne rendeva conto, le voci nella sua testa aumentavano, il diavolo gli aveva parlato mentre cercava di capire perché Dio gli avesse provocato tutto quel dolore.
    Dio non aveva risposto alle sue preghiere, non gli aveva dato alcun segno, niente di niente.
    Il Principe delle tenebre invece si era palesato, l'oscurità lo aveva accolto. Aveva paura dell'inferno? Certo che ne aveva paura, ne era terrorizzato.
    Ma per via di questo motivo doveva forse sottomettersi a un Dio tanto terribile? Un Dio che nonostante la sua devozione lo aveva torturato in quel modo? Assolutamente no.
    Lo temo ogni giorno.
    "E tu non vorresti avere più potere su questo timore? La paura non deve essere il tuo aguzzino."
    Dunque ora Westwood voleva cercare, come aveva fatto il Diavolo per lui anni addietro, instillare in lei il seme del dubbio, farle pensare a quella prospettiva che lui aveva potuto covare per diverso tempo.
    Lei sembrava non aver udito nessun sussurro, lei cercava quei sussurri? Magari il Signore oscuro lo stava usando come strumento verso quella ragazza.
    "Nonostante io lo pregassi, lui mi ha tolto comunque tutto. Quindi ora per cosa dovrei pregarlo? Lui ha già provato a toglierti qualcosa vero? Lo ha già fatto...ma...forse non ancora tutto."
    Il fatto forse era questo, lei magari aveva ancora qualcosa da perdere e aveva troppo timore di ribellarsi. Quindi cosa fare? Continuare a pregare per la sua clemenza fino alla morte? Non se lo meritava.
    "Che senso ha pregare un Dio che toglie soltanto. Oppure...ti ha dato forse qualcosa? O quello che hai te lo sei preso da sola?"
    Aveva attirato l'attenzione di quella ragazza, lo poteva vedere nel suo sguardo che ora c'era un luccichio, un qualcosa su cui il mangiamorte poteva attaccarsi. Sorrise prima di risponderle, un sorriso che in realtà non aveva alcun vero significato.
    "Non ho mai detto di non averne paura, ma quella paura non mi rende schiavo di Dio. Abbracciando un'altra via mi sono rialzato. La guerra che conduco contro di lui non mi paralizza. Il Diavolo mi ha dato gli strumenti, quella magia arcana e pericolosa che tanto viene resa proibita...eppure, perché esiste? Continuando a pregare la sua clemenza avrai per sempre delle catene legate ai polsi."
    Si toccò d'istinto i polsi facendo una smorfia, come se effettivamente delle reali catene per tanto tempo fossero state attaccate alla sua carne, lascando dei segni indelebili, un dolore indimenticabile.
    "L'inferno sarà la mia casa, è ormai inevitabile. Io il perdono di un mostro ipocrita non lo vorrò mai."
    Lui non avrebbe mai dato spazio alla ragione nella sua mente, se la lucidità fosse ritornata a regnare sulla sua mente, si sarebbe suicidato. Perché solo la morte poteva fermare la follia di Castiel e la morte che poteva ancora propagare.
     
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