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Sèline

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    Non è stato semplice trovare le parole per annunciare alla Haugen i piani stipulati all'improvviso per la notte del 24 dicembre. Con lei lontana, al Ballo del Ceppo cui il Chesterfield non può mettere piede, cercare una soluzione alternativa è stato d'impellente necessità. Ed averla trovata, per quanto lo abbia aiutato a tirare un sospiro di sollievo, non ha comunque garantito un risultato analogo nell'altra. 'Vado ad una cena di Natale, così non faccio casini.' 'Ci vai con tuo cugino?' Un sospiro pregno di silenziosa agitazione ha preceduto la risposta da rivolgere al riflesso della ragazza sullo specchio. Si è affrettato a rispondere per evitare l'insorgenza di sospetti. 'No, con... Vado con Sèline.' Si è preparato a sopportare una furia consequenziale, nulla che avrebbe suscitato scalpore in lui. Ciò che ne è venuto fuori è stato forse persino peggio. La glacialità di risposte che espongono una calma finta. Una sequela di 'va bene' che non vanno bene per nulla. 'Hel, ascoltami, ho bisogno di non rimanere solo. In mezzo a quella gente del cazzo avrò la certezza di non poter sbagliare, ok?' Tenta così di tranquillizzarla, senza giustificare inutilmente le ragioni affettive che lo legano a quella scelta. La Hastings in fondo si è rivelata l'unica in grado di aiutarlo senza gravarlo del peso di responsabilità che lo infiammerebbero di sensi di colpa. Si aiutano a vicenda, da sempre. E' l'unico dettaglio che la rende diversa dallo Schroeder o ancor di più dal cugino. A quel punto, dinanzi alla comprensione dell'altra - che sia reale o meno - ha vagamente tentato di smorzare la tensione. 'Dai, tu fatti fare una foto o due, così poi mi fai vedere quanto sei bella, principessa.' Con una smorfia, ha chiarito l'ironia di quella frase fatta e completamente fuori dai loro consueti canoni. 'Vaffanculo.' Una risposta ben più consona non ha tardato ad arrivare. L'atmosfera è sembrata calmarsi abbastanza per entrambi. 'Non fare cazzate.' Un monito tanto di rimprovero quanto ricco di celata premura. 'Fa' attenzione anche tu.' Si sono lasciati così, profili rassegnati dissolti nello specchio retto tra le mani.

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    L'abito elegante recuperato riesce in qualche modo a fare la sua figura. Una giacca aperta su una camicia priva di cravatta o farfallino, sbottonata sul colletto sì da lasciare uno vago scorcio sul petto. L'ambiente e l'atmosfera cui gli toccherà aggirarsi nel corso della serata non lo attirano. Affrontarli senza ingerire un goccio d'alcol o quasi non migliora la situazione. Si aggrappa alla presenza di Sèline come unica ancora per non andare a fondo, tenersi lucido e mantenere al contempo la promessa rivolta ad Helena ed implicitamente a se stesso. 'Buonasera, princesa. Incantevole come sempre.' In leggero anticipo rispetto all'orario concordato, si fa trovare fuori dall'hotel in cui l'evento verrà svolto. Lusso e sfarzo sembrano richiamarli già dal cancello d'ingresso e per questo, nonostante la riluttanza verso le prospettive di quella notte, non si fanno attendere. 'Dovrai spiegarmi quali limiti non superare per non farti sfigurare. Posso evitare di ruttare a tavola, ma mi siedo come cazzo mi pare.' Sussurra alla sua volta, non riuscendo a trattenere un sorriso divertito all'idea dello sconcerto che scaturirebbe dalla sua rozzezza. A quegli eventi non partecipa da tempo ormai ed in ogni caso, si è sempre smistato tra i ragazzi delle consegne, non certamente come l'accompagnatore di un ospite. Ancor più, un ospite del calibro di Sèline Hastings. Farà uno sforzo per lei, glielo deve, ma ha comunque un carico di problematiche da sopportare che un'imposta rigidità porterebbe solo a far esplodere malamente. Ed anche quella sarebbe una delle cazzate da cui ha promesso di tenersi alla larga. 'In ogni caso, sono ai vostri completi ordini, maestà.' Il tono mezzo ironico calca soltanto la gratitudine riposta ancora una volta nei suoi confronti. Le ha spiegato le motivazioni che l'hanno spinto a quella richiesta, primo tra tutte il nervosismo per la presenza della Haugen ad una serata che gli è stata vietata, in compagnia di un ragazzino che presumibilmente le sbava dietro. E' bastato a farla intervenire per aiutarlo. Ma il Chesterfield è conscio non sarebbe servita alcuna motivazione perché lei decidesse di venirgli incontro anche in quell'occasione. Della solitudine in cui è immerso, è sempre stata informata. Ed empaticamente preoccupata.


     
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    Erano quasi le sette quando si esaminò allo specchio, girandosi da un lato e poi dall'altro con un sorriso soddisfatto. I capelli biondi legati in uno chignon e il vestito pieno di paillettes - abbastanza trasparente da lasciar intravedere il body color carne sotto di esso - che le aderiva sul corpo lasciando le sue gambe scoperte fin da metà coscia in giù. Era ben consapevole che il dress code dell'evento a cui avrebbe dovuto partecipare era vestiti lunghi ed eleganti, ecco forse un motivo in più per indossare un vestito del genere. Essere appariscente e non essere uguale a tutte le altre, questo era sempre il suo scopo. C'era poco da fare, dopotutto trovarsi al centro dell'attenzione era qualcosa che le era sempre e innegabilmente piaciuto, anche se lo stesso forse non valeva per il suo accompagnatore quella sera. Mason non avrebbe potuto partecipare al Ballo del Ceppo organizzato ad Hogwarts e Sèline aveva cercato fin da subito di venirgli incontro, ecco perché alla fine avrebbero partecipato assieme a quella Cena di Natale a cui lei, d'altro canto, non poteva rifiutarsi di presenziare per via della sua famiglia. Aveva pensato che questo avrebbe potuto aiutarlo a passare una serata senza che i suoi pensieri si concentrassero tutti e solamente al ballo e alla vipera, e aveva pensato anche un po' a se stessa, ovviamente, che sapeva da sola avrebbe potuto annoiarsi. Così facendo, si sarebbero aiutati e supportati a vicenda, colmando la solitudine di entrambi come avevano sempre fatto.

    E così eccolo lì, ad attenderla fuori dall'hotel. Non il suo hotel, strano ma vero, ma quello di un'altra ricca famiglia con la quale normalmente suo padre era più in competizione che altro. Ma mantenere la facciata era importante e questo significava anche presenziare a eventi organizzati da persone con cui non scorreva buon sangue. E poi era la vigilia di Natale, eravamo tutti più buoni, no? "Milord." Lo salutò con un ironico inchino. "Mi lusingate come sempre. Ma lasciatemelo dire, anche voi siete niente male questa sera." Sorrise, mettendo poi fine a quel teatrino aristocratico. "Non ti ho portato per comportarti come un burattino dell'alta classe, Mason, sii te stesso.. senza esserlo troppo, ecco." Nella sua testa suonava più come un "sii te stesso senza fare cazzate". "Hai il permesso di sederti come vuoi, se in cambio riesci a riempirmi di nascosto il bicchiere con più alcol di quello che mio padre mi permetterebbe." Un buon compresso, no? La figlia perfetta di papà non doveva esagerare con gli alcolici visto quanto poco li reggeva, e ci mancava fosse lei quella che avrebbe fatto sfigurare la sua famiglia. Una volta entrati nella struttura, Sèline ne poté ammirare il lusso e lo sfarzo, non potendo negare lo splendido lavoro che i proprietari avevano fatto con l'hotel. Era una costruzione più recente dell'Hotel Hastings di Nottingham e questo era ben evidente dall'arredamento moderno che lo distingueva parecchio da quello della sua famiglia. Non per questo lo preferiva a quello a cui un giorno lei avrebbe preso le redini, che spiccava decisamente di più con la sua costruzione antica ma sempre ben mantenuta. Per lei non c'era neanche da farne il paragone, l'Hotel Hastings era decisamente venti spanne sopra a questo. Neanche il tempo di entrare che già inquadrò i suoi genitori impegnati in chiacchiere frivole con altri ospiti. Fu una questione di secondi prima che questi si accorsero dell'arrivo della figlia e, una volta congedati da gli altri ospiti, iniziarono a incamminarsi verso di loro. Sèline finse un'improvvisa tosse mentre dava una gomitata a Mason. "I miei genitori." Lo avvertì, e un attimo dopo i coniugi Hastings erano già di fronte a loro. "Mamá, papá. Vi ricordate di Mason, vero?" Ma lo sguardo di suo padre, quando incrociarono quelli del Chesterfield, non fu poi molto amichevole. Sapeva comunque di non poter fare alcuna scenata in quel momento, non davanti a tutta quella gente che non avrebbe fatto altro che parlare e spettegolare. Era proprio quel loro modo di fare che avevano portato Arthur a essere a conoscenza del fatto che Hubert Chesterfiled aveva cacciato il figlio di casa. E il signor Hastings, che già non aveva mai provato una certa simpatia per quel ragazzo nonostante il rispetto per suo padre, stava mostrando palesemente delusione verso la figlia per essere venuta con lui a quella cena. Sua madre non negò a Mason il saluto, nonostante tutto. Mentre suo padre.. "Me lo ricordo molto bene." Rispose semplicemente, serioso, freddo e con una nota di disgusto, per poi riportare nuovamente lo sguardo sulla figlia. Una smorfia si formò sul viso dell'uomo nel notare il suo appariscente vestito. Non aveva nulla di davvero sconcertante addosso, ma andava pur sempre fuori dal codice d'abbigliamento per quella serata. "Poco prima che arrivaste hanno annunciato l'inizio della cena, sarà tra pochi minuti." Disse, per poi rivolgersi solamente alla figlia e con un tonno più basso. "Noi parleremo domattina." Era il suo Buon Natale, praticamente. "Certo, papá." Rispose forzatamente, fingendo un sorriso. Un momento dopo, una coppia si avvicinò agli Hastings per dei saluti e Sèline ne approfittò subito per congedarsi. "Bene, allora noi saremo qui in giro a goderci la serata." Annunciò, afferrando Mason per il bracico e trascinandoselo via. "Dios mío, siamo appena arrivati e già sono stanca di stare qui. Un tempo amavo questi eventi, almeno prima che mi rendessi conto di quanto fossero noiosi. Di quanto le persone lo fossero." Disse all'altro mentre con lo sguardo cercava un cameriere con un vassoio di drink alcolici. Non facevano altro che girare per la sala, eppure in quel momento non ne vedeva neanche uno. "E comunque scusa per mio padre, davvero. Anzi, devo dire che è riuscito persino a trattenersi più di quanto mi sarei mai aspettata. Deve solo allenarsi un po' con le espressioni." Disse ridacchiando, giusto per cercare di smorzare un po' la tensione che Arthur Hastings aveva creato nell'aria poco prima. "Sappi che sono felice che tu sia qui. Anche perché se così non fosse stato, ora mi starei probabilmente subendo le avance di un pretendente trovato da mio padre. Ultimamente è ossessionato dal volermi trovare un buon partito." Che poi altro che ultimamente, quell'idea ce l'aveva da sempre! "O forse è più per assicurarsi che in futuro oltre me ci sarà un uomo alle redini dell'Hotel." Era chiaramente questo il reale motivo. L'uomo fingeva che andava bene così, l'aveva cresciuta letteralmente con lo scopo di metterla a capo del suo impero, eppure alla fine dei conti faceva sempre di tutto perché continuasse la tradizione del macho alfa de esta mierda alle redini di tutto.



    Edited by reina - 2/2/2022, 00:34
     
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    JhbZ7s9
    Dedicarsi alle note ironiche che accompagnano le loro parole gli permette di respirare. E' felice di non reprimere se stesso più del dovuto, potendosi limitare ad essere lo spaccone dai modi rozzi che tutti conoscono bene senza cedere a deviazioni che manderebbero in fumo tutti i suoi piani. La premura letta nel tono della ragazza è il rimarcarsi della certezza assoluta di potersi affidare a lei, lentamente ed entro confini che non oltrepasserà ancora. Momenti come quello riescono a ricordargli che a discapito del vuoto provato quotidianamente, di solitudine non soffrirà mai. Avrà sempre qualcuno che, in un modo o nell'altro, si batterà per tenerlo in piedi o, verosimilmente, per non lasciarlo affogare da solo. C'è gratitudine pertanto negli occhi del Chesterfield, meno mascherata del solito dagli sguardi furbi che non può fare a meno di rivolgerle. Una parzialmente ricambiata nell'accettare la richiesta da lei avanzata, senza remora alcuna e con la promessa di fare meglio di quanto abbia mai fatto. 'Puoi bere il mio. Anzi tirami uno schiaffo se mi vedi anche solo annusare una coppa di champagne.' Una richiesta implicita che di rimando le propone, riaffermando il desiderio di lucidità che manterrà fino alla fine. Ha responsabilità tanto grosse quanto delicate di cui tenere conto, assai più forti del desiderio di dare il ben servito all'uomo che li raggiunge all'improvviso scortato dalla propria bella ed elegante accompagnatrice. 'Signor Hastings. Signora Hastings.' Finta la riverenza con cui sottolinea in particolar modo il nome del padre di Sèline, sbeffeggiando l'evidente disprezzo con cui le proprie parole l'hanno schernito con un sorriso ampio e pregno di sfida. Nulla che possa evitarsi. E nulla che, in definitiva, gli procurerebbe un rimprovero dall'amica. Sostiene quindi senza paura quella conversazione, rendendosene mutamente partecipe a discapito della diffidenza dimostrata dall'austero uomo. 'Ci becchiamo a tavola allora, signore.' Un tono volutamente confidenziale e spicciolo, con cui mantenere la propria posizione. Ricerca poi, una volta lontani dai coniugi, lo sguardo della ragazza, dispiaciuta non per i suoi modi provocatori quanto per l'intervento poco gentile del padre. Nulla che riesca a scalfire l'animo del Chesterfield, non solo perché esterno a quella famiglia ed ai loro modi, ma anche e soprattutto perché sin troppo avvezzo a reazioni di quel tipo da parte di adulti covanti bassissime considerazioni di lui. 'Nessun problema, sono abituato a non piacere ai genitori delle ragazze che frequento.' Un'idea che va chiaramente adagiandosi sulla quotidianità del rifiuto da parte della famiglia Haugen, altrettanto tempestata di pregiudizi e malintesi da averlo sempre classificato come un poco di buono. Ci si sofferma sull'apparenza ed è tale consapevolezza che ha alimentato la volontà di mostrare il peggio di sé davanti a chiunque. E' un modo contorto ma funzionale alla protezione che ricerca da sempre. 'Rende solo più divertente farli impazzire mentre faccio cose tipo questa.' Annuncia così le proprie intenzioni, assicurandosi gli occhi dell'Hastings siano ben puntati su di sé e sulla figlia, prima di passare la mano attorno ai fianchi di quest'ultima. E' una carica affettuosa ed amichevole quella insita nelle sue dita; peccato - o per fortuna - dall'esterno l'impressione sia tutt'altra. Torna a quel punto alla propria interlocutrice, ascoltando con sincero interesse le rivelazioni che gli rivolge. Niente che lo stupisca, ma abbastanza sgradevole da lasciar fiorire sul suo volto una smorfia amara in pieno disaccordo. 'Sì, conosco le regole per niente maschiliste e patriarcali dell'alta società.' Ne viene bersagliato da anni, sebbene faccia teoricamente parte del lato giusto, il "sesso forte" e destinato ad una contingente eredità prossima alla totale possessione - così è stato finché sotto le grinfie di Hubert. Una beffa doverci fare i conti osservando la posizione delle persone a lui più care. Dopo Helena, persino Sèline si ritrova vittima di quel malato sistema. Vorrebbe dirsene sorpreso, ma non lo è per nulla in fondo. Le sue risoluzioni, che non teme poi di sussurrarle in un tono scherzoso solo a metà, vertono sempre sugli stessi principi. 'Al massimo trovati un burattino a cui spillare altri soldi e poi accoppalo.' Sghignazza in attesa del responso dell'altra, rimettendosi dritto ed in parte serio mentre due flute di champagne vengono loro serviti da uno dei camerieri in circolo tra le persone. Un ringraziamento sommesso accompagna le dita che si apprestano ad afferrare il calice sottile, tintinnando l'attimo dopo verso quello dell'altra in un incoraggiamento che vada oltre ciò che si vede dall'esterno. 'Salute!' Un occhiolino, poi l'attesa il bicchiere della ragazza si svuoti prima di fare a cambio col proprio, mantenendo la parola data a lei come a se stesso. E non solo. Raggiunto poi il tavolo per la cena, i suoi nuovi piani si fanno abbastanza chiari da raggiungere le orecchie dell'altra. 'Io dico che arrivati al primo piatto una pausa "sigaretta" su in terrazza possiamo anche concedercela.' Una proposta che in definitiva non ammette alcuna replica.


     
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    "Ah puoi contarci, sono brava in questo." Disse di fronte alla richiesta dello schiaffo, alzando la mano destra divertita e sgranchendosi le dita. Certo avrebbe di gran lunga preferito prendere a schiaffi quella puta di Helena, ma non si poteva avere tutto dalla vita. O magari si? Le piaceva pensare più in positivo, dopotutto. In seguito a quell'affermazione e a quella splendida visione in cui le sue mani, con la precisón de Picasso come Elettra Lamborghini insegna, colpivano il viso della vipera, gli Hastings si avvicinarono alla coppia che aveva deciso di non adeguarsi troppo al codice che l'evento seguiva. Mason non deluse sicuramente le aspettative di Sèline quando, dopo averli salutati ed essersi preso le fredde occhiatacce di Arthur, si rivolse a quest'ultimo con un tono fin troppo confidenziale, ma che diversamente dall'uomo che non poté evitare una smorfia, suscitò in Sèline una risata che bloccò sul nascere. Ne uscì solo un accenno strozzato, mentre lo sguardo si spostava velocemente per evitare di farsi di vedere dai genitori. Ovviamente la giovane ereditiera non poté non scusarsi con lui per il comportamento di suo padre, seppur per Mason questo non era risultato affatto un problema. Lo aveva dimostrato poco prima di fronte ai due coniugi, e l'aveva fatto ora ammettendo di esserci abituato. Il gesto che poi il ragazzo seguì fu solo un divertimento in più per entrambi; la mano che scivolò sui fianchi di Sèline attirarono l'attenzione di Arthur molto facilmente, rendendogli impossibile non mostrarsi contrariato da quella scena. "Tu stasera vuoi morire, o non si spiega." Scherzò, anche se era più probabile che a morire sarebbe stata lei la mattina seguente. Ma non le importava, comunque, o per lo meno non come un tempo, quando legati ad ogni parte del suo corpo c'erano fili che suo padre muoveva a suo piacimento ogni volta che desiderava. Il burattino di una figlia perfetta che negli ultimi anni era finalmente riuscita a spezzare quei fili, ma che aveva comunque continuato a mantenere la facciata di figlia obbediente per poter arrivare a ciò che suo padre le aveva promesso fin da piccola e prenderne le redini. Da sola, senza alcun ricco stronzo lanciatogli da suo padre. Fu quasi ironico sentir poi nominare la parola burattino, questa volta uno di cui i fili sarebbero stati mossi proprio da lei. "Devo ammetterlo, questa non è una brutta idea." Oltre che avere al suo fianco qualcuno apprezzato da suo padre sarebbe stato persino utile per spianarle più facilmente e velocemente la strada verso quel trono tanto ambito e al quale, di certo, non avrebbe permesso né a quel qualcuno né a chiunque altro di sedersi oltre lei. "Potrebbe tornarmi persino molto utile, a ben pensarci." Le si formò un ghigno nel pensare a tutti i modi possibili in cui avrebbe potuto usarlo, mentre intanto afferrava il bicchiere di uno dei camerieri che finalmente si era deciso a passargli vicino. La realtà era che, nonostante tutte le idee che le sarebbero potute venire in mente e quell'ironia sullo spillargli i soldi e poi eliminarlo dalla sua vita, il pensiero di avere al suo fianco una persona scelta da suo padre e che, soprattutto, avrebbe potuto non andarle a genio, la irritava parecchio. Difficilmente avrebbe accettato quella situazione se davvero avesse dovuto affrontarla. "Salute." Rispose con un sorrisetto d'intesa e il calice in alto, prima di svuotarlo in ben pochi sorsi e, senza farsi notare dalla gente attorno, posarlo su un tavolino in un angolo sperduto della sala per poi fare cambio con quello di Mason. Fu con questo in mano che insieme andarono poi a cercare posto al tavolo della cena. Sèline tentò di prendere i posti più lontani possibili dai suoi genitori, in modo che questi l'avrebbero sicuramente notata in un primo momento, ma distraendosi non molto dopo con i loro vicini di posto. Più lontani erano, più per loro sarebbe stato facile svignarsela non solo per la pausa sigaretta. "E io dico che al secondo potremmo anche già iniziare a pensare a un piano di fuga." O anche prima del secondo. Avrebbero potuto iniziare già dalla pausa sigaretta, sinceramente. "Non pensavi mica che sarei rimasta fino alla fine, vero? Perché non ne ho mai avuta intenzione. I miei genitori mi hanno vista arrivare, sedermi a questo tavolo e mi vedranno anche mangiare qualcosa, dopodiché non si preoccuperanno più di controllarmi, quindi.." Non avrebbe sprecato occasione per svignarsela. Pochi minuti dopo, il tavolo si riempì magicamente degli antipasti. Tutto innegabilmente delizioso, forse persino più del primo piatto che seguì dopo, quando gli antipasti terminarono. Se c'era una cosa che non le era mai andata a genio, erano proprio quelle mini porzioni in quei piatti fottutamente giganti. Sapeva i motivi che c'erano dietro quella scelta, ma non per questo approvava il ritrovarsi praticamente a fare un assaggio, anziché un vero e proprio pasto. "L'alta società e la sua immancabile specialità di metterci a dieta." Non che lei fosse una che mangiava chissà quanto troppo, ma non si negava nemmeno il piacere del cibo e, per sua fortuna, aveva un metabolismo da fare invidia. Ovviamente, il primo piatto si svuotò più che velocemente vista la poca quantità contenuta. Per lo meno questo diede loro occasione di prendersi quella pausa meritata dopo gli immancabili pettegolezzi che si erano dovuti sorbire durante antipasto e primo. Non che lei non fosse tipa da pettegolezzi, il punto è che non era divertente se non conosceva le persone di cui si parlava! Con un piede diede un piccolo calcetto alla gamba di Mason, per poi fargli cenno con la testa di andare; scusandosi per quell'improvviso e breve allontanamento - almeno lei, abituata a doversi mostrare educata di fronte a quella gente -, si avviarono verso il terrazzo, dove finalmente poterono godersi un po' di silenzio e aria fresca. "Ti vedo devastato, e siamo solo al primo piatto." Lo prese un po' in giro, ma probabilmente era più devastata Sèline di lui. "Eppure ti ho visto parecchio interessato alla storia di Clarice che ha tradito il marito con il fratello di quest'ultimo il giorno dopo dal ritorno dalla luna di miele." Sorrise, citando uno dei tanti pettegolezzi usciti a tavola. Il punto è che potevi provare a ignorarli quanto volevi, ma alla fine ne uscivi fuori pieno di inutili notizie. E mentre un brivido di freddo le attraversò la schiena, essendosi alzata di fretta per fuggire quanto prima possibile da quella gente e di conseguenza essendosi dimenticata il cappotto all'interno della sala, uno sguardo fu poi lanciato verso una delle poche cose che evitava sempre: la sigaretta. Mason non glie ne aveva offerta una per il semplice motivo che era ben consapevole che Sèline non fumasse, ecco forse perché si sarebbe persino potuto stupire di fronte alla richiesta di lei. "Potrei fare un tiro?" Poteva anche essere abituata a quella vita, ma questo non cambiava il fatto di trovarsi lì perché era suo padre a volerlo e non per scelta proprio. Si, il suo far avverare i desideri di papino avevano uno scopo alla base, ma ciò non cambiava lo stress e il nervoso che tutto questo lasciava sulle sue spalle.

     
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    JhbZ7s9
    'La morte non mi spaventa.' Riecheggia con spavalderia e tipica sbruffonaggine quel commento lasciato tra loro. Ne ha fatto un motto di vita per anni, sino a convincersi lui stesso di quelle parole. Si è sentito invincibile, perché scampato alle mani crudeli di un destino che lo voleva seppellito accanto al fratello ed ai genitori. Da un po' tale certezza ha però iniziato a vacillare. Prepotente il modo in cui il piano della sua indifferenza si è ribaltato, solo perché ormai impegnato a traslare quella possibilità su altre persone, quelle che lo circondano e che spera di non vedere mai sfuggire via dalla vita terrena. Gli è bastato vivere quel genere di evento già una volta. L'atmosfera si mantiene comunque leggera. Entrambi scavano nell'austerità che impregna ogni anfratto di quel luogo un posticino in cui sentirsi a proprio agio. Trasgredire a volte è un porto più sicuro di ciò che gli adulti di quella società spacciano per affidabile protezione. Lo è per la mente, perlomeno. Sèline non si lascia pertanto sfuggire l'occasione di rendere onore alla proposta del Chesterfield. Sgattaiolano via dopo diversi bis di pietanze effettuati dal ragazzo - decisamente più per infastidire i camerieri ed i rigidi invitati al loro fianco che per saziare un appetito che non possiede - per prendere un po' d'aria. Il gelo notturno di dicembre li assale senza attendere un invito. Eppure quell'area è già meno soffocante del salone cui sono rimasti incastrati sino ad ora. 'Sì, sì! Candice è stata una vera stronza, ma sono certo che Ronald... o Donald, il cervo a primavera insomma, se lo sia meritato.' Farnetica pettegolezzi che sono arrivati alle sue orecchie in modo ovattato. Non ha dato ascolto a mezzo di quei chiacchiericci, troppo assorto in tentativi paradossali di mettere a tacere i propri pensieri più opprimenti e profondi. Inutile dire che sforzarsi di non pensare a qualcosa sia il modo più adatto per piantare nella mente quel pensiero. In quei marchingegni della psiche ci casca ormai con così tanta frequenza da essersene quasi abituato. Ne patisce comunque gli effetti... e questo lo fa incazzare da morire. 'L'alta società è piena di coglioni, però sai... mi hanno tenuto impegnato.' Le lascia quello scorcio, un mezzo tentativo di tranquillizzarla ed il resto atto a sottolineare il proprio malessere. E' certo la ragazza sia capace di intravederne ogni traccia ormai e ad ogni modo è già stata testimone di quelle preoccupazioni legate alla medesima persona che tormenta i suoi pensieri persino quella notte. Una costante di cui non può fare a meno, che per quanto negativamente dipinta dalla Hastings, non riesce a mettere da parte del tutto. Mai. E' in qualche tiro di sigaretta che cerca rifugio, prima che la richiesta dell'altra lo lasci interdetto per pochi istanti. Più volte in passato ha subito un rifiuto da parte di Sèline all'offerta di un tiro o due; le cose a quanto pare sono costantemente sottoposte alla mutevolezza della vita. Non dovrebbe in effetti sorprendersene più di tanto. 'Prendi.' Le porge quindi il cilindro fumante, spogliandosi l'attimo dopo della giacca per adagiarla sulle sue spalle. Un gesto di galanteria agli occhi superficiali di un qualunque esterno. Non è però che l'aiuto di un amico che non si premura più di trattenere i propri istinti più morbidi agli occhi altrui. La naturalezza che guida le sue mani d'altro canto non lasciano spazio ad interdizione o commento alcuno. Come se niente fosse, si volta verso il panorama per concedersene qualche assaggio. 'Tu mi sembri particolarmente tesa.' Azzarda nei confronti dell'altra. Quante volte gli è capitato di soffermarsi sui propri problemi? Helena, Hubert, gli affari, l'Accademia. Un'infelicità tutta sua, di cui l'altra è stata testimone e soccorritrice. Se il loro legame d'amicizia è vero, perché sino ad ora non ha mai avuto l'occasione di alleggerire lei di parte del carico che regge sulle spalle? 'Sei uno scrigno chiuso a chiave.' Un sorriso amaro accentua la comprensione per quello stato delle cose. Lui è stato per anni una tomba, ermetico in tutto ciò che lo riguardasse. Sentimenti, passioni, interessi, eventi del quotidiano. Ne è rimasto schiacciato per un tempo indefinito, ma è riuscito a comprenderne il fastidio solo dopo aver sperimentato un'apertura. 'Non ti pesa mai?' Sèline sarebbe stata disposta di rimando a porgergli la chiave dei suoi segreti?


     
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    "Clarice, sono abbastanza certa fosse Clarice!" Lo corresse giocosamente, non potendo fare lo stesso per il marito - ormai ex, probabilmente -, di cui non ricordava minimamente il nome. Che poi pensandoci poteva anche essere lei quella a sbagliarsi, visto che aveva un vero e proprio problema quando si trattava di ricordare i nomi delle persone, a meno che queste non rientravano per qualche motivo nel suo interesse. "Però si, non hai tutti i torti, potrebbe esserselo meritato." Alla fine, stavano solo scherzando un po' su pettegolezzi che nessuno dei due aveva realmente seguito, ma che per Sèline era stato comunque difficile non sorbirsi almeno un po'. Il commento di Mason sull'alta società, poi, fece sospirare silenziosamente la ragazza. Non era una reazione all'aggettivo che aveva affibbiato alla maggior parte di quelli che ne facevano parte, perché su quello era decisamente d'accordo, ma sulle parole che ne seguirono. L'avevano tenuto impegnato, e in un certo senso questo avrebbe potuto tranquillizzarla essendo il motivo principale per cui lo aveva trascinato a quell'evento, ma il suo farlo presente ora stava a significare che stava di nuovo ripensando a ciò da cui la sua mente ora avrebbe dovuto tenersi lontana. Sèline non teneva a molte persone, ma Mason faceva parte di quelle poche persone per cui avrebbe fatto qualsiasi cosa per vederle felici; ecco perché ora si sentiva in qualche modo impotente. Voleva si distraesse, ma se pure ci riusciva, quella distrazione non durava comunque abbastanza a lungo. Per non parlare che quella sera, come forse l'intero ultimo anno, la Hastings stessa aveva i suoi tanti pensieri per la testa e per quanto avrebbe voluto aiutare l'altro, diventava difficile quando non riusciva ad aiutare nemmeno se stessa. Distrarsi nel suo caso era forse l'ultima cosa che avrebbe potuto fare dal momento in cui si trovava nella stessa stanza dei suoi genitori. Persino quella richiesta di fare un tiro dalla sigaretta del ragazzo avrebbe potuto far notare che lui non era l'unico su quel terrazzo a non essere pienamente in forma, emotivamente parlando. E proprio come si sarebbe aspettata, lo aveva lasciato interdetto per qualche attimo, seppur nonostante le passò il cilindro senza farselo dire due volte. "Grazie." Un ringraziamento in parte rivolto alla sigaretta offerta, ma principalmente per la giacca che subito dopo le mise sulle spalle. A quel punto Sèline si portò la sigaretta alle labbra. Purtroppo, l'aver fumato solo poche volte quando era più piccola non era stato abbastanza, visto che iniziò a tossire nel momento stesso in cui fece il suo primo tiro. E intanto, tra una tosse e l'altra, non poté evitare di ridere. "Che per caso si vede che non sono una fumatrice?" Ci giocò sopra, prima di provare nuovamente e, questa volta, riuscire a inalare ed espirare fuori il fumo senza compiere un'altra figuraccia. Si strinse poi nella giacca del ragazzo dopo che un brivido le percorse l'intero corpo, e mentre Mason si era ora soffermato sul panorama di cui potevano godere da quel terrazzo, Sèline gli ripassò la sua sigaretta e subito dopo si mise ad ammirare quella vista anche lei. Anche perché, sinceramente, non sapeva quanto sarebbe stata in grado di guardare lui dopo essere stata in qualche modo scoperta. Si, scoperta era il termine giusto. Era sempre stata particolarmente brava a nascondere le proprie emozioni, soprattutto quelle più negative. Ma da qualche tempo, si era più volte lasciata sfuggire nei confronti di Mason frasi riguardo ciò che le pesava della sua vita familiare, ma senza mai entrare troppo nei dettagli e evitando spesso di mostrare realmente cosa provasse. Anche quando dopo aver salutato i suoi genitori aveva citato la speranza di suo padre nel vedere un uomo alle redini della catena alberghiera, non si era soffermata poi molto sull'argomento e il tono con cui ne aveva parlato sembrava solo quello di una figlia che si lamentava con leggerezza del volere di suo padre. Ma non era così, non c'era leggerezza, il suo non era solo lamento. Ma era l'unico modo in cui riusciva a esprimersi, alla fine. Lamentarsi, poi cambiare discorso e andare semplicemente avanti. Nascondere le tue vere emozioni, non mostrare mai a nessuno le tue insicurezze, mai e poi mai apparire vulnerabile davanti a qualcuno. Le era stato insegnato questo, crescendo. In pratica, i suoi genitori le avevano insegnato a nascondersi. Ma ora era come se Mason riuscisse a vedere oltre. Era tesa, si, perché non era lì che voleva realmente essere. Lo faceva per se stessa, perché credeva che obbedire al padre era solo un percorso di passaggio verso ciò a cui aspirava davvero, ma forse alla fine dei conti era solo una scusa per non ammettere che non riusciva davvero a disobbedirgli. Poteva mettere su piani di fuga e scappare realmente da un evento a cui l'uomo voleva a tutti i costi che presenziasse, ma una volta a casa difficilmente sarebbe poi riuscita a non seguire i suoi ordini.. e non perché fingesse di doverlo fare. Li eseguiva perché le sembrava di non avere altra scelta quando lui prendeva parola e la guardava con quello sguardo freddo, pretendendo da lei sempre troppo. "Ti sembro tesa? Mierda, immagino di aver abbassato troppo la guardia allora." Disse con un lieve sorriso, prima di voltare leggermente il capo verso Mason, gli occhi che questa volta furono in grado di raggiungerlo. "Ma mi sento sollevata." Ammise. "E con questo immagino di averti dato una risposta alla domanda." Questo perché se si sentiva sollevata ora che qualcuno, in particolare una persona a cui teneva parecchio, si era accorta del suo stato, voleva dire che si, di solito ne sentiva il peso. Questo però non significa che ora si sarebbe aperta con lui come se niente fosse. Essere uno scrigno chiuso a chiave per così tanti anni non le rendeva facile girare la chiave, anche se in qualche modo sapeva di potersi fidare di lui, che le sue emozioni, dalle più positive a quelle più negative, sarebbero state al sicuro nelle mani di Mason. "Quindi si, non sono solo "annoiata" dall'evento o la gente presente, c'è di più. Ma non è facile per me aprirmi su certe cose, mi viene più facile tirare fuori qualche lamentela ogni tanto e mettere giusto in cattiva luce mio padre e le sue idee maschiliste e bigotte." Spiegò. Ma oltre a quell'irritazione che mostrava quando si lamentava, c'era molto di più: rabbia, tristezza, paura di fallire con la sua famiglia e con il suo stesso futuro, non riuscendo a dimostrare chi fosse davvero, paura che qualcuno potesse scavalcarla in quel suo percorso verso il potere, paura di non essere amata abbastanza da chi l'aveva cresciuta, o da chiunque altro. Perché per quanto si mostrasse sicura di sé, non lo era mai realmente. Ma quella sera non sarebbe comunque entrata nei dettagli. Non ancora. Ciò nonostante era comunque un inizio, no? "E se tu sei qui stasera non è solo perché volevo essere una brava amica.." Fece spallucce, non facendo mai sparire quel piccolo e sincero sorriso dal suo viso. "..ma perché io stessa avevo bisogno di un amico." Come in qualche modo ne aveva bisogno lui, per motivi diversi.

     
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