The Driver

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    La seta non si mischia mai al cotone, è un peccato che oserei dire mortale. Per farvi capire, è come se si mettesse nella stessa gabbia un pitone e un topino bianco.
    I guanti di pelle near invece stanno davvero bene con il complete di seta argentina. Ancor più pregiata della egiziana, è di una nuova fattura ma si rovina molto meno con l´acqua. E calcolando che Londra è terribilmente piovosa, mi sembra un´ottima scelta. La pelle scrocchia quando stringo I pugni.
    La voce della infermiera mi risveglia dal guardare la dozzinale fattura del peggior cotone della sua uniforme. Eppure le faccio un sorriso aperto e caloroso.
    “Firma lei per le sue dimissioni?“ le sorrido ancora “No Dorothy, il Signorino Stefan può firmarle da solo, sono solo il suo autista stasera” Dorothy, chiaramente sovrappeso e con un valore di colesterolo probabilmente che supera I 110 ha un odore terribile, ma sono cert oche il suo sangue sarebbe di un dolce in grado di farmi venire il diabete semmai avessi un pancreas funzionante.
    Mi sorride e un po´lusingata mi fa segno di seguirla. Lo faccio, facendo frusciare nell´aria il trench blu proveniente direttamente dal Belgio.
    “E´ davvero elegante per essere un autista“ mi fa notare „Solo il meglio per il Signorino Stefan“ mmi dice „E´strano che anticipino di una giornata le dimissioni, in fondo si trattava di aspettare meno di 24 ore” dico “Incerti di una diversa disposizione ho preferito anticiparmi, non è un problema vero?” lei fa di no con la testa.
    Io so che sarebbe stato assurdo prendermi il rischio di raggiungerlo l´indomani quando una flotta di ragazzini o qualche conoscente l´avrebbe ritirato prima di me.
    Dorothy bussa alla porta di Stefan, e chiede il permesso di entrare prima di farlo. Io rimango sulla soglia. Lo avevo già visto quella sera, ma il buio e la frenesia non mi aveva aiutato a carpirne ogni aspetto.
    Rimango sullo stipite guardando l´infermiera muoversi velocemente da una parte all´altra della stanza, parlando e blaterando, mentre io e il ragazzo ci guardiamo talmente tanto da consumarci.
    E´impossibile che mi abbia visto prima di oggi.
    La donna esce e dice che ci rivedremo a breve per la firma delle carte per le dimissioni.
    Interrompo il silenzio dopo un po´.
    “Sono contento di sapere che stai meglio” ancora sulla porta incline la testa leggermente, serio “eravamo molto in pensiero per te”.
    E chissà che mesi e mesi di preparazione non siano serviti a qualcosa.
     
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    Era ormai un mese che stava lì, non potevano fare altro per lui, sarebbe stato dimesso il giorno dopo e non aveva ancora deciso dove sarebbe andato a vivere, quando Hogwarts non sarebbe più stata un'opzione.
    Vero che oramai la Rei aveva lasciato le porte aperte in estate e in inverno, non sarebbe stato male restarci per tutto il tempo e trovare un lavoro in attesa dei ventuno anni, data in cui avrebbe poi potuto disporre come meglio credeva della sua eredità.
    Di sua madre aveva ricevuto solo delle lettere in cui si felicitava della sua ripresa, e che sperava ancora cambiasse idea in merito all'altra questione.
    Se le avesse dato ascolto, diceva, non si sarebbe mai fatto così male.
    Come poteva non capire che se le avesse dato ascolto lui per primo avrebbe preferito togliersi la vita?
    Si era alzato e stava in piedi davanti alla finestra, guardava l'esterno, il via vai di babbani che non potevano scorgerlo. Si era rimesso l'anello di famiglia, quello incantato da Karen, ed era ancora totalmente immerso nei suoi pensieri quando bussarono alla sua porta.
    Dei due volti riconobbe solo quello dell'infermiera, per il resto solo un brivido gelido che lo percorse da capo a piedi.
    Non distolse neanche per un attimo lo sguardo da quel vampiro, neanche quando la donna gli parlò propinandogli spiegazioni sulla sua convalescenza e su quelli che erano i rimedi che avrebbe dovuto assumere per ricostruire i tessuti ancora non totalmente rimarginati.
    -Verrò dimesso domani!- disse alla donna che nel mentre rotolava fuori dalla stanza lasciando solo un vago odore di vaniglia nell'aria.
    -Chi è lei?- chiese senza dare cenno di volersi muovere da lì. Istintivamente si sentì minacciato e la sua mente elaborava possibili vie di fuga, invano.
    -Si spieghi meglio, chi era in pensiero per me?-
     
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    Un buco in una trama è difficile da mandare giù per gli spettatori, ma di certo non per il regista. Con un buco di trama puoi inventare tante di quelli mirabolanti avventure che ci escono serie su serie. Ed ecco la mia occasione.
    Il padre di Stefan era un mangiamorte amico di un antico, così antico che mi venne il dubbio nel leggerlo, che avesse potuto cavalcare un dinosauro. Che fosse poi morto definitivamente prima della nascita di Stefan era solo una gran fortuna per me.
    Con I guanti di pelle nera,imbottiti all´interno di pelo d´agnello lo guardo con compassione e una punta di affetto.
    “Mi manda lui” non sapevo se avessi la fortuna immediata di richiamargli la figura del padre, nel dubbio gli lasciai qualche secondo per pensare. Le pelle nera scricchiolò nella mano semichiusa.
    Sentii l´occhio tremare leggermente, mossi quindi la bocca in modo da tenere a posto I dolori del cranio.
    “Siamo contenti di vedere che tu stia bene” ripeto di nuovo rimanendo sulla soglia e mettendo le mani dietro la schiena “Secondo I suoi ordini, abbiamo guardato tutto dall´alto senza intervenire” spiego brevemente, ma con un tono chiaro e lineare, sicuro di quell che dice.
    “I nostri ordini erano di non intervenire finchè le cose non si fossero messe male, era il suo volere, prima di andarsene” E continuo “Ma ora credo sia il momento di offrirti una protezione migliore di quell ache hai avuto fino ad ora, crediamo tutti che suo figlio sia più al sicuro con la nostra protezione”.
    Sarebbe stato difficile metabolizzare quella sensazione, come vampire tendo a vanificare un po´tali sensazioni, e a godere solo delle mie, da quando ho il terrore di scomparire, di polverizzarmi, non c´è niente che conti come la mia paura.
    Se credono in letteratura che sia l´amore la forza che smuove mari e monti, non hanno mai guardato in facia la paura.
    “Siamo qui per aiutarti” che fossi poi completamente solo, e che fosse mia premura più in là fargli credere che un esercito volute dal padre si sarebbe preso cura di lui, era un´altra storia sulla quale avrei prontamente lavorato.




    Edited by __Grace__ - 3/12/2021, 09:34
     
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    “Mi manda lui”, delle semplici parole che lo mandarono in confusione.
    C’era un solo lui che mandava la gente in suo soccorso, ed era suo padre.
    Lo aveva fatto con Karen, con la sua madrina e anche il suo padrino.
    Tutti intervenivano a “salvarlo” perché mandati da quell’uomo che aveva avuto solo pochi giorni per conoscerlo.
    -Perché?- si ritrovò a chiedere senza neanche alludere a chi si riferisse.
    -Ho vissuto per diciotto anni con due vampiri, una di loro è mia madre, l’altro è mio fratello.
    Conosco ogni tratto di pelle che vi contraddistingue, ogni ruga inesistente, ogni sfumatura ai lati della vostra bocca sin troppe volte oscurata dal sangue.
    I vostri occhi hanno perso la brillantezza della vita, quindi perdonami se fatico a credere che “Voi” siete contenti che io stia bene-
    prese fiato ma non accennò a volersi muovere, la sua mente ormai programmata a trovare una possibile via di fuga – “Voi” avete tentato di uccidermi!- che fosse lui in prima persona o la calca di gente sua simile che differenza faceva per il giovane Salvatore?
    Si trovava in quell’ospedale da più di un mese, la sua pelle ancora bruciava là dove i tagli non avevano accennato a rimarginarsi, ne aveva così tanti che si sarebbe vergognato a vita a mostrarsi senza una maglia a qualsiasi luce avesse provato a illuminarlo.
    Per puro miracolo non era stato menomato in un arto, o un orecchio.
    E a farlo era stato un suo simile.
    Non lo avrebbe dimenticato mai.
    -Infatti si è visto, cosa volete ora?-
    Rise ma non c’era ilarità nel suo tono – è morto, non c’è più nulla da cui dovete proteggermi- lo apostrofò con scherno – va via, non voglio il vostro aiuto!-
     
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    Era possible che avessi fatto male I conti mandando all´aria un piano praticamente perfetto perchè non avevo immaginato che negli anni Stefan avesse costruito l´immagine del padre come un payyo, o un inutile attizza fuoco, come una pallina da prendere a calci, come il compagno di vita che ti lega ad un palo abbandonandoti in autostrada?
    Possibile che non avessi immaginato alcun legame emotivo del ragazzo al padre? Questo mi avrebbe causato guai. Molto guai. Avrebbe mandato all’aria il piano. Avrebbe reso tutto molto molto complicato.
    Quello che mi serviva era pensare, essere dalla sua parte. Ma non troppo.
    “So cosa intendi, e non posso che darti ragione” un amaro e reale sorriso mi attraverso velocemente le labbra pulite. “Ero un tipo piuttosto felice e allegro, prima che un vampiro mi uccidesse” per quanto triste, la verità era quella, c’erano cose che non avrei mai più provato, situazioni che non avrei mai più vissuto. La Luce che ti attraversa le dita semi aperte della mano, il calore di una donna, il battito del cuore sotto una doccia troppo calda. E tutto questo per quella notte che avrei rivissuto fino all’eternità. O almeno finché non avessi avuto sfortuna con una palettata di frassino o un bagnetto in acqua santa.
    Il sorriso mi scomparve dale labbra.
    “Ma pensare che siamo tutti uguali, così come gli umani, così come I maghi sarebbe un errore madornale”Era vero, eravamo anatomicamente morti, ma le mie intenzioni erano di aggrapparmi alla vita il più possible, a quella vita che qualcuno poteva reputare da inetto ed emarginato. Forse vero, ma era pur sempre la mia vita.
    “Quello che rende qualunque creatura terribile non è legata al battito cardiaco” dico “Ma al se si abbia o meno uno scopo. Che poi questo spazi, o che gli scopi siano reputati da altri miserabili, non cambia alcuna condizione. Io credo di avere uno scopo molto interessante. Vivere” e non rise, come invece immaginai “Se ti teniamo al sicuro, ci è stata promessa la prosecuzione della nostra curiosa, particolare, sregolata vita” e dunque “Io non voglio morire, non del tutto almeno, ecco perchè sono pienamente motivato nell´uscire da questa stanza con te, in, più o meno, ottima salute” e lo guardo ancora tornando più che serio.
    “Tu credi sia finita. In realtà è tutto appena iniziato” e allungo la mano „E scoprirai presto quanto sia difficile distinguere I buoni dai cattivi, senza una guida al tuo fianco”.

     
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    L’uomo che aveva davanti, o vampiro che fosse, lo metteva a disagio.
    Non lo conosceva né sapeva nulla di lui, ma una cosa che percepiva era il fatto che volesse empatizzare. Voleva che Stefan provasse a immedesimarsi nella sua persona e la cosa peggiore era che ci stava riuscendo.
    Da una parte si ricordava che quello era il suo modo di fare, ammaliare la gente, ma lui era bravo a non lasciarsi assuefare. Lo era sempre stato, diciotto anni a stretto contatto con suo fratello e sua madre dovevano pur essere serviti a qualcosa.
    Possibile che pochi mesi di lontananza avessero fatto si che dimenticasse tutto quanto?
    Non era possibile, bastava mantenere la concentrazione e ripetersi che non doveva credergli.
    In quanto creature della notte, subdole e manipolatrici, per definizione ogni cosa uscisse dalle loro labbra era menzogna.
    Eppure era innegabile che prima di diventare un vampiro lui fosse stato un uomo.
    -Quanti anni ha?- gli chiese a bruciapelo, senza neanche fermarsi a pensare.
    Le basi sulla quale gettava le sue idee erano sacrosante anche per il suo di credo.
    Lo aveva sempre detto, non erano tutti uguali, non i maghi e neanche i licantropi.
    Allora perché i vampiri dovevano esserlo?
    “Perché hanno cercato di ammazzarti” si rispose stringendo istintivamente le dita in un pugno.
    “Ma lei non voleva ammazzarmi, che siano della stessa famiglia?”
    Il dubbio si insinuava sempre più prepotentemente, non aveva comunque il coraggio di chiedere se lo avesse mandato Uhura, formulata in quel modo la domanda non aveva senso.
    Doveva ingegnarsi per creargli anche solo un momento di incertezza che lo portasse a fare un passo falso.
    -E allora mi dica, il suo reale scopo, qual è? Non metta in mezzo mio padre, è morto quando avevo a malapena un anno- e le volte in cui lo aveva rivisto era stato grazie a Karen, se ci fosse stato un modo diverso perché usare lei come tramite? Avendo poi così tanti amici vampiri?
    Non credeva su questo punto ma voleva sapere cosa volesse da lui.
    Gli rispose “vivere” e questo lo lasciò interdetto per alcuni secondi.
    -Vivere.. – ripetè – e in tutto ciò io a cosa le servo?- perché se da una parte voleva illudersi che le sue fossero parole sincere dall’altra la ragione gli urlava che voleva qualcosa da lui, ma cosa?
    -E se non vengo invece? Cosa accadrebbe? Cerchi di capire, non trovo il filo conduttore. Perché io? Perché se non vengo con lei allora la impalettano riducendola in cenere?- dalle parole successive capì che non intendeva una morte letterale, c’era qualcosa che gli sfuggiva.
    -Il fatto è che io ho un altro piano per la mia vita.
    Comprende una scuola, un’istruzione. Degli amici, una ragazza.
    Lei.. non fai parte del mio piano –
    parlava e si spostava arrivando poi là dove c’era il suo letto, se non aveva cattive intenzioni non lo avrebbe neanche attaccato, no?
    Con tutta calma prese la bacchetta e se la rigirò tra le mani.
    Ma più pensava alle sue parole più una rabbia sempre crescente si faceva largo dentro di lui.
    - Ero convinto di aver messo un punto a questa storia, ero convinto di poter tornare a vivere normalmente, mi sono quasi fatto uccidere per questo, e ora lei viene qui a dirmi che non è tutto finito? Che cazzo vuol dire??-
     
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    Avevo visto e sentito con i miei occhi che il ragazzo era tutto tranne che stupido. Avrebbe fatto un sacco di domande, avrebbe voluto un sacco di risposte, e c´è da dire, che è anche plausibile visto che ci ha quasi rimesso le penne l´ultima volta. Ma se lui ci aveva quasi rimesso le penne e si era salvato, io avevo appena iniziato il mio percorso verso il baratro e dopo tutta la fatica fatta per rielaborare il piano, non avrei mai permesso che domande di qualunque genere avrebbero impedito la mia vit non-vita. Non avevo mai smesso di lottare, e non avrei rinunciato adesso.
    Era un ragazzo affatto stupido, ma non potevo rischiare che rinunciasse all´idea di aiutarmi inconsapevolmente. Visto quanto ce l´aveva con i vampiri, non sarebbe stato impossibile se mi avesse rifiutato udienza e aiuto in modo consenziente.
    "Ne ho solo 102. Ecco perchè non voglio andarmene" verità, mischiata a parte di menzogna o ingigantimento, sarebbe stato il mio modello, ed era l´unico modello che avrebbe funzionato in un contesto del genere. Se gli avessi spiegato che poteva servirmi una goccia del suo sangue più un incanto, cosi che poteva servirmi morto solo DOPO aver tirato fuori un incanto per me e per tenermi in vita ecco... una brusca verità che non avrebbe fatto comodo a nessuno.
    Ecco perchè era importante che si affezionasse all´idea di avere uno scopo più alto che stare dietro a ragazze o al diploma.
    A nessuno di quell´età interessa davvero quella roba, andiamo.
    E soprattutto, se hanno già provato a farti la pelle perchè sai di essere speciale in qualche modo, non è la tua ragazza il primo pensiero quando ti svegli la mattina. Lo guardo.
    "Tuo padre mi ha dato la prima vita, purtroppo non può essere escluso dal discorso" puntualizzai. "Sono stata ucciso da umano, da un vampiro, mentre chiedevo alla donna della mia vita, sorella del tale, di sposarmi. Mi ha ucciso facendomi volare dalla finestra, su un cancello di metallo appuntito" non seppi perchè, o forse aver provato tanto quella battuta, seppur vera mi aveva messo nelle condizioni di pensarla irreale. Non mi sembrava un episodio appartenuto a me. E invece lo era.
    Faticavo a parlarne, eppure, la ripetizione continua me ne aveva fatto distaccare. Forse lo avevo finalmente digerito col mio inesistente stomaco.
    "E´stato lui a trovarmi e salvarmi" ehhh limata molto la cosa, una visione un po´prepotente.
    Attesi che si calmò per un attimo, rimanendo il ragionevole tra i due.
    "Noi abbiamo bisogno del tuo aiuto. Siamo finiti sotto una maledizione e sei l´unico a poterci aiutare. E noi, siamo gli unici a poter aiutare te" non c´era bisogno di spiegare quello a cui rischiava di andare incontro, il suo passato primo lo aveva ampiamente dimostrato, e i suoi tagli ancora freschi ne erano il campenello di memoria migliore, non avrei dovuto fare altro. Lui non proteva provare che io mentissi, e io potevo tirare l´acqua al mio mulino.
    "Abito alle porte di Londra Stefan, qui" gli lascio un indirizzo sul tavolino all´imbocco della porta sulla destra. "non posso obbligarti se non te la senti, decidi con calma e vedrai il da farsi. Semmai cambierai idea, ti aspetteremo" lo guardo e poso la penna sul tavolino stesso, il biglietto inchiostrato di blu a memoria.
    "Ti auguro di pensarci bene" faccio dei passi indietro ed esco dal corridoio dandogli le spalle.
    Sono le 18:30 precise.
    E pù preciso di questo non potevo essere.
    E´incredibile quanto poco costino dei pazzi fuori di testa quando puoi permetterteli. Il mio amico vampiro in particolare, trovato in un vicolo dietro Nocturne Alley, aveva affermato che si, per 20 Galeoni e un litro di sangue, poteva senza alcuna remora entrare nel San Mungo alle 18:33, fare casino, cercare la stanza di Stefan che era stata sapientemente precedentemente condivisa e saltargli al collo. E´talmente pazzo che non ricorderà nulla della nostra conversazione. E Stefan avrebbe avuto un altro elemento da aggiungere per trarre le proprie conclusioni.
    "Buona serata Dorothy" faccio un leggero inchino alla cicciona, e do le spalle al reparto mentre sento già chiedere Chi è lei? Si fermi non può erntrare qui!




     
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    “Appena” si ritrovò a pensare.
    Gli avrebbe fatto notare volentieri quanto in realtà ne aveva sin troppi di anni, sebbene forse fosse rimasto in vita lo sarebbe potuto essere ancora, dipendeva molto dal tipo di vita che faceva quando era un mago.
    Ma se si conosceva con suo padre non doveva essere di certo idilliaca.
    Avrebbe chiesto alla sua madrina chi fosse questo vampiro che diceva di conoscerlo, il fatto che fosse stato ucciso per amore fortificava ancora di più l'idea che si stava facendo dello stesso, portava solo sofferenze non valeva di certo la pena viverle certe esperienze se avevano un confine con il dolore così sottile.
    Seppe che stava mentendo non appena pronunciò le parole successive.
    Se aveva 102 anni come poteva averlo trovato suo padre che era morto da appena diciotto?
    La questione che stava vivendo era terribile e gli ci volle tutto il suo autocontrollo per non dare cenni di cedimento, né di farsi assuefare dal loro proverbiale charme.
    Diceva di poter aiutare lui, ma Keegan era morto, in merito a cosa doveva guardarsi le spalle se non da loro stessi che gliene offrivano?
    Abbassò solo per un attimo lo sguardo sul pezzo di carta che lasciava ricadere sul tavolino che aveva accanto.
    Gli sembrò strano che se ne andasse senza ulteriori storie, ma una cosa era certa, si disse una volta che fu fuori dalla sua vista, doveva sparire, subito.
    Sentì le urla dell'infermiera solo per un secondo quello che gli servì per lanciarsi dalla finestra e smaterializzarsi fuori dai confini della tenuta di casa sua.
    Alcune ferite gli si riaprirono e la camiciola che indossava era ormai zuppa di sangue.
    Probabilmente sua madre avrebbe dovuto contare più di cento per non azzannarlo, ma fu con un sospiro che accolse la notizia che né lei né suo fratello erano in casa.
    Ancora una volta si ritrovava tra quelle mura.
    Poco ancora, si diceva, e sarebbe tornato a Hogwarts.
    Quando si lavò via il sangue da dosso e si medicò come meglio potè ebbe il tempo di fermarsi per pensare.
    Guardò il biglietto che stringeva tra le mani e preso da un impeto di rabbia lo strinse fino quasi a strapparlo.
    Era finita, dicevano. Ma lo era davvero?
     
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