Follow the white rabbit

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    GENNAIO 2022

    Avevo ritardato il mio rientro a scuola dopo le vacanze di Natale perché, proprio il giorno prima della mia partenza, mia mamma aveva slittato su una lastra di ghiaccio con la macchina finendo dritta contro il muretto della fattoria dei vicini. Esatto: mesi di paranoie sul non volersene tornare a casa per paura di fare qualche guaio e far finire uno dei miei genitori all'ospedale... e poi era bastato uno strato di ghiaccio e un airbag difettoso. Non si era fatta niente di grave ma si era rotta il naso ed era stata diversi giorni in ospedale in via preventiva visto che, come mi avevano detto le infermiere quando ero andata a trovarla "La nonna ha preso un bel colpo in testa". Non aveva gradito affatto quel "nonna" ovviamente... mio padre invece l'aveva trovato esilarante. In ogni caso mi ero trattenuta più di quanto preventivato in modo da consentire a papà di andare a quel convegno sui fossili di chissà cosa che attendeva da 5 anni e farle compagnia. Mi ero quindi persa una decina di giorni di scuola che avrei dovuto recuperare alla velocità della luce: confidavo che Marsilda mi spacciasse i suoi appunti minuziosi su quanto svolto fino a quel momento. Il viaggio da Londra ad Hogwarts era lunghissimo con l'Espresso e quando arrivai alla stazione di Hogsmeade era già buio.
    Recuperai la mia valigia e lo zainetto con l'oblò con dentro Batuffolo e mi trascinai fuori dal treno, autorizzazione per il rientro al cancello di Hogwarts alla mano: speravo ci fosse qualcuno ad aspettarmi al cancello perché era un freddo terribile e c'era un sacco di neve.
    E degna figlia di mia madre non appena messo piede giù dal treno scivolai proprio sulla superficie gelata della piattaforma, cadendo come una pera cotta all'indietro... su..
    Oh cacchio... ti prego dimmi che non l'ho schiacciato.... Batuffolo..?
    sullo zaino porcaccia miseria!! Rotolai di lato, togliendomi lo zainetto per controllare di non aver spappolato il coniglio che.. sparito.. la botta aveva spaccato il guscio rigido con l'oblò e il coniglio non c'era.
    PANICO!
    No..nonononono!!! Batuffolo....pappa! Pappa! Vieni qua..
    Impossibile che non rispuntasse fuori al richiamo per eccellenza, alla parola magica: PAPPA! Mi rialzai di corsa, iniziando a guardarmi intorno, compresi i binari del treno.. ed eccole là, delle tracce tra le neve candida! Iniziai a seguirle, senza tuttavia vedere l'animaletto: speravo davvero non fossero di un gatto o altra bestia strana. Camminai lungo tutto il tratto dei binari finchè non diventò totalmente buio... esitai prima di continuare.. ma non potevo lasciarlo lì fuori. Ok era bianco e c'era la neve aveva il mimetismo dalla sua ma era un animale totalmente inadatto alla vita, un po' come me, aveva paura di ogni cosa. Fortuna che la luce della luna non mi lasciava totalmente nelle tenebre.. Con la coda dell'occhio poi riuscii a cogliere un movimento oltre i binari di quelle che sembravano due orecchie... attraversai quindi dirigendomi verso quel movimento per trovare di nuovo altre tracce, ormai vicina a quella vecchia casa mezza traballante in cui avevamo fatto la festa pochi mesi prima. E finalmente riuscii a vederlo. Sospirai di sollievo, accucciandomi a terra per fargli cenno di venire, ma l'animaletto non ne voleva sapere di muoversi: sembrava più terrorizzato del solito e continuava a guardarsi attorno.
    Andiamo vieni qui... è freddo, è buio e sto facendo tardi...
     
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    Sceglieva accuratamente i luoghi in cui rifugiarsi per la trasformazione. Quella luna l'avrebbe votata al sangue e al dolore. Fu per quello che si spinse fin tra le mura della Stramberga, e lì attese. Quando la notte sorse ed il suo corpo mutò, si sentì pregno di vigore. La luna lo faceva sentire divino, investito di un potere che nient'altro al mondo avrebbe saputo dargli.
    In un luogo così vicino alla scuola e al villaggio di Hogsmeade, avere ospiti sarebbe stata questione di tempo. Non dovette attendere poi molto in effetti, per fiutare il profumo di una nuova preda.
    Silente, posò le sue grosse zampe sulle assi cigolanti di quella casa in penombra. Mostrava i canini affilati al coniglio lì presente, e la paura fiutata la rinvigoriva. Era però l'odore umano ad acutizzare i suoi sensi. Lentamente venne allo scoperto.
    Furono gli occhi gialli i primi ad essere illuminati dalla fioca luce dalla notte. Seguirono i canini. Fu a quel punto che esordì con un ringhio. Gli sarebbe bastato un balzo verso l'umana per porre fine ai suoi disagi, ma il lupo adorava giocare con le sue prede. Saltò in avanti, appiattendo il coniglio con una zampata. Lo tenne fermo mentre con i denti, lo agguantava e portava via. Prima di andare uno sguardo all'umana, come ad intimargli di seguirlo. Era esattamente ciò che voleva.
     
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    Schioccai le labbra, come quando si chiama un gatto, cercando di intimarlo ad avvicinarsi o quantomeno a non muoversi: i conigli erano morbidi e carini ma avevano questa terribile abitudine di schizzare via ad una velocità impressionante quando avevano paura, anche dal proprio padrone, e quindi iniziai ad avvicinarmi con molta lentezza senza rendermi conto che il mio coniglio non era di me che aveva paura.. sbucarono fuori dal nulla, due occhi gialli, che quasi riflettevano la luce della luna, come quelli di tutti gli animali selvatici. Non avevo capito cosa fosse e quindi mi bloccai trattenendo il respiro, che mi morì subito nel petto quando dalle tenebre emersero zanne e zampe con artigli affilati. Gli animali non avevano artigli così affilati, i miei cani non avevano zampe così ma avevo osservato bene le illustrazioni sui libri negli ultimi due mesi per capire istantaneamente che cosa avevo davanti. Era grosso.. più di quanto pensassi..Non osavo muovermi.
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    Ero bloccata lì dalla paura di fare qualsiasi cosa e interrompere così quello stallo che sembrava infinito. Poi il lupo si abbassò sul coniglio, prendendolo tra i denti e sentii il cuore sprofondarmi dentro. "Per favore lascialo.." una preghiera che non trovò parole, ma solo altra immobilità, uno sbuffo di aria densa, di un lamento non detto e una lacrima fredda. Pensavo l'avrebbe mangiato in un sol boccone, lì davanti a me. E invece lo portò via.. come se gli bastasse quello. Non potevo farci niente.. e con un enorme senso di colpa non appena il lupo si voltò, iniziai a correre nella direzione opposta, correndo il più velocemente possibile, verso le case del villaggio di Hogsmeade. Perché per quanto avrei voluto essere una persona migliore.. avevo paura e volevo solo entrare nella prima casa o locale aperto e aspettare che qualcuno mi riportasse al castello.



    Edited by -Daisy Locke - 8/1/2022, 14:41
     
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    Nella sua forma umana, forse avrebbe riso dinanzi alla reazione della ragazza. Da creatura della notte però, sentirla scappare, stimolò il proprio desiderio di caccia. Non se lo lasciò ripetere una seconda volta. A grosse falcate, corse lungo il tragitto che li separavano, il coniglio ancora tra le fauci a dondolare ad ogni passo. La superò con un balzo, ponendosi dinanzi a lei.
    Lo sguardo che le indirizzò, avrebbe chiarito quanto poco mansueto potesse essere. Non lo sarebbe stato. L'odore della paura, il rumore del sangue che impazzito scorreva nelle vene dell'altra, lo eccitavano. Con uno scatto, lanciò il coniglio bianco, ferito, ai piedi dell'altra prima di esordire in un ringhio furioso. Un avvertimento. Non avrebbe smesso di giocare con lei. Un attimo dopo, fu la zampata a muoversi verso di lei. Artigli affilati sferzarono l'aria, assordando la notte con un rumore quasi metallico. Ne seguì un altro, prima di esordire con un salto. Le fauci spalancate verso il braccio della ragazza.
     
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    La luce dei lampioni della via principale di Hogsmeade non era lontana, riuscivo a vedere le finestre dei tre manici, dei puntini nel buio mentre correvo a perdifiato, senza guardarmi indietro. Non avevo mai corso così veloce in vita mia ma dopo quelli che sembrarono pochissimi secondi, la bestia era davanti a me, i coniglio ancora tra le zanne. Inchiodai sulla neve, sbilanciandomi leggermente, disorientata.. dove andavo adesso? Dove andavo? Le persone erano al di là del lupo.. l'unica cosa era.. la stazione. Potevo solo fare dietrofront e provare a raggiungerla. Nonostante fosse buio, nonostante ci fosse solo la luce della luna riuscivo bene a vedere il muso allungato, la neve macchiata di sangue.. poche gocce.. eppure così vivide e visibili. Pensai che ormai il coniglio fosse morto e vedere la zampa muoversi freneticamente tra i suoi denti non fece altro che prolungare quell'angoscia e agonia già presenti. Ma avevo paura.. e non lo raccolsi neanche quando me lo lanciò ai piedi. Invece indietreggiai con dei passi disordinati, sentendo la folata d'aria della zampata a vicinissima al viso. Come aveva fatto ad avvicinarsi così tanto in così poco tempo? Non mi fermai a pensarci, mi voltai di nuovo iniziando a correre mentre sentivo un'ondata di puro terrore impossessarsi delle mie gambe e dei miei polmoni. Sentii qualcosa strapparsi, un rumore sordo, forse il mio giacchetto ma non sentivo dolore e riuscivo ancora a correre e non mi fermai a controllare. Mi scappò un urletto.. non me ne resi neanche conto, se fosse un urlo soffocato o acuto o di puro terrore. Era una fuga istintiva..ma che durò appena qualche falcata. Mi ritrovai schiacciata a terra mentre un dolore lancinante mi perforava il braccio e la spalla. Urlai, stavolta forte, di puro terrore, mentre con la mano libera cercavo di colpirlo sul muso e negli occhi e muovevo le gambe a caso, in uno sgambettare inutile come quello del mio coniglio tra le sue fauci. Mi lasciò, solo per un secondo, per poi spingermi di nuovo sulla neve con una zampata affilata.. e in quel momento riuscii a vedere il suo pelo prendere fuoco, come era successo per i capelli di Amy mesi prima. Ne approfittai per cercare di strisciare via, cercando di ignorare la neve sporca di sangue e afferrai la bacchetta.
    Incarceramus..
    Non pensavo che sarebbe servito a bloccarlo.. ma se non potevo usare la magia fuori dalla scuola.. sarebbe venuto qualcuno.. no? Qualcuno dal Ministero..o dalla scuola.. sarebbe venuto qualcuno..?
     
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    Il sapore del sangue sulla lingua, fomentò la sua eccitazione. Con più ferocia, conficcò i denti nelle carni della sua preda, gustando la linfa densa che ora grondava dai suoi canini. Mosse il capo mentre la sua preda si dimenava, quasi a voler contrattaccare ed imporre a lei l'immobilità. La resa. Sarebbe avvenuta di lì a breve, se d'improvviso un calore sul suo pelo, lo costrinse ad arretrare. Quando vide il fuoco sul suo manto, guaí. Si allontanò lamentandosi, gettandosi poi tra la neve per cercare di lenire il dolore provato. Rotolò su quella fino a quando il fastidio non si fu placato. La distrazione non gli permise di evitare del tutto l'incanto lanciato dalla ragazza. Fu una delle sue zampe ad essere avvolta dalle catene evocate. Non servì a frenarlo ma ad alimentare la sua rabbia. Ululò al cielo, mentre la ragazza scappava. Si concesse un attimo prima di correre, sebbene zoppo, verso la ragazza. Il tintinnio delle catene ad accompagnare il suo ringhio spaventoso.
     
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    Era da un po’ che non mi veniva assegnata Hogsmeade come zona da pattugliare. La luna piena svettava limpida in un cielo stellato sgombro di nuvole, proiettando la sua luce su abitazioni e negozi della cittadella, avvolta nella sua solita quiete di un qualunque giorno infrasettimanale. Da quando il nostro reparto collaborava con il dipartimento di regolamento e controllo delle creature magiche la situazione per i mannari era diventata più gestibile: attirati dalla possibilità di usufruire gratuitamente della pozione antilupo, molti avevano risposto favorevolmente all’appello tant’era che alcuni decidevano perfino di usufruire del luogo che il ministero metteva a loro disposizione per trasformarsi lontano dagli umani. Sebbene non fosse raro sentirne gli ululati in lontananza non ricevevo segnalazioni per aggressione da un pezzo… non nei dintorni del villaggio magico per lo meno, per questo mi stupii nel sentirne uno diverso dagli altri. L’ululato che risuonò quella sera apparteneva senza dubbio a una creatura che si lanciava in una battuta di caccia, e quando venne seguito da un urlo di terrore non persi tempo e mi trasfigurai in animagus: impiegai non poche falcate in corsa seguendo tracce di un canide umanoide fino al posto dove la neve era sporca di sangue. Un coniglio scosso dagli ultimi rantoli della morte giaceva ai piedi di una ragazzina, imbrattata anch’ella di sangue si teneva una spalla con una mano ma sembrava ancora cosciente.
    Presi la rincorsa approfittando del vantaggio che mi conferiva una stazza tanto ridotta per superare il mannaro e affiancare la ragazzina: tornata umana la afferrai per un braccio, e prima che il mannaro potesse piombarci addosso entrambe ci smaterializzammo nel nulla con un sonoro pop.
    Fu all’ingresso del San Mungo che ci materializzammo: il drago argenteo oltrepassò la vetrina per avvertite i medi maghi di soccorrerla, poi volò alla volta del quartier generale per segnalare la presenza di un lupo mannaro fuori controllo ad Hogsmeade. Se ne sarebbe occupato qualcun altro: la ragazzina sembrava davvero ridotta male, aveva perso molto sangue ed era semicosciente…
    -Cerca di restare sveglia, ragazzina. Come ti chiami?-, non capii nulla di ciò che farfugliava; alla fine furono i guaritori a prelevarla portandola dentro.
    Indugiai in sala d’attesa con ancora il suo zainetto in mano e frugai al suo interno per carpire qualche indizio. Nella tasca laterale trovai una penna nero oro con un tasso che scorreva da una parte all’altra del cappuccio; all’interno alcuni libri di testo dello stesso anno di Emily, fu tra le pagine del manuale di difesa che trovai il biglietto per il binario 9 e ¾ con il suo nominativo. Bisognava assolutamente mettere al corrente la sua famiglia di quanto accaduto… al posto di sua madre sarei volata di corsa per vederla…
    «È fuori pericolo, ma’am, lasciai cadere lo zainetto su una delle sedie e mi tirai in piedi, sollevata per la notizia.
    «Ma avrà bisogno di tutto il sopporto possibile…» […]
    -Ciao, Daisy. Come ti senti?-, attesi sullo stipite della porta per qualche istante, rivolgendole un sorriso che cercava di trasmettere sicurezza. Spalla e braccio erano fasciati con un unguento intriso di erbe mediche dall’odore pungente, era piena di graffi anche sul volto…
    -Sono Sarah Matthews, caposquadra all’S.S.M.Auror. Sono stata io a soccorrerti. Ti dispiace se ti faccio compagnia per un po’?-, attesi un suo cenno prima di entrare. Affiancai il lettino, infilando le mani nelle tasche. Mi avevano avvertita che sarebbe stata un po’ stordita a causa degli antidolorifici, di fatto la squadrai cercando di capire quanto fosse lucida per affrontare quella conversazione.
    -Ho inviato un gufo alla tua preside per avvisarla che ti trovi qui. Poco fa sei stata aggredita da un lupo mannaro particolarmente aggressivo… vorrei che mi aiutassi a identificarlo, per impedire che possa fare di nuovo del male a te o a chiunque altro. Cosa ricordi di quel che è successo?-

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    Non riuscii ad alzarmi, ad ogni movimento scoordinato sulla neve, spingendo i piedi a terra, sentivo delle fitte al braccio lancinanti, eppure in un certo senso era come se non fosse del tutto una parte del mio corpo: la paura e l'assurdità di quello che era accaduto in neanche un minuto rendevano tutto surreale, come se non fosse davvero capitato a me. Come quando stai dormendo e in un certo senso sai che non sta accadendo a te, come se fossi uno spettatore esterno. e la sfilata di surreale proseguì quando vidi avvicinarsi un altro animale. Urlai di nuovo cercando di scappare in qualche modo, sempre in modo goffo e disordinato e ben poco mi rassicurò vedere l'animale diventare qualcos'altro e.. sparire di nuovo. Come con la Passaporta in Irlanda, come una capriola nel vuoto in uno schiocco di dita improvvisamente non c'era più il buio del villaggio, ne la neve, ne il sangue.. ne il lupo mannaro. Ma non servì a tranquillizzarmi.. perché forse anche se non me ne rendevo conto, il mio cervello aveva già messo assieme i pezzi e aveva capito che cosa volesse dire quello che era successo. Mi accorsi che stavo tremando, in un sudore freddo, freddissimo, in un calo di adrenalina repentino nel non vedere più davanti a me quella bestia.. Non risposi alla donna, non riuscivo nemmeno a sentire cosa stava dicendo.. avevo freddo e basta.. mi resi conto molto distrattamente di venir portata in un'altra stanza dai medimaghi, che i vestiti erano inzuppati di sangue quando me li tolsero per vedere l'entità della ferita. Non persi mai conoscenza del tutto ma riuscivo a sentire la pesantezza e assieme la leggerezza del corpo.

    -Ciao, Daisy. Come ti senti?-
    La puzza di quella roba era insopportabile e quando pensavo che il mio naso si stesse abituando, un leggero movimento della testa o dell'aria riportava quell'odore pungente alle narici. Fu quindi con una smorfia che le risposi, senza dire niente. Non sapevo chi fosse, non sapevo perché fosse ancora lì, e sapere che era un'auror.. beh.. avrebbe dovuto tranquillizzarmi vero? Non ci riuscì molto.
    ..cosa sei?
    fu la prima cosa ad uscirmi di bocca, senza troppe cerimonie o giri di parole. Senza nemmeno provare ad essere gentile o a portare il rispetto che si dovrebbe a chi è adulto e ha una carica ufficiale. Ma io avevo visto un animale diventare questa donna.. e non sapevo neanche che fosse possibile.
    La donna disse che aveva spedito un gufo alla scuola e il pensiero andò immediato ad altro..la interruppi quindi, saltando quasi sul posto, sentendo una fitta acuta alla spalla sinistra
    ...non ditelo ai miei! Non chiamateli, non li dovete chiamare sono babbani loro..
    loro non si meritano di sopportare anche questo. Non posso fargli anche questo..
    ..mia mamma è uscita dall'ospedale babbano da poco.. e hanno detto che non è una ferita grave, posso tornare a scuola, lì c'è l'infermeria.. non serve dirglielo.. si preoccuperebbero e basta..
    Non sarebbero stati d'accordo loro, lo sapevo benissimo. Così come sapevo che la donna davanti a me non avrebbe accettato quella mia preghiera a non contattarli..
    E per qualche motivo mi venne quasi da ridere quando mi chiese di identificare... un lupo. Veramente? Esistevano degli identikit dei lupi? Come si poteva fare una descrizione di un lupo mannaro? Tuttavia l'unica espressione che ottenni fu una smorfia indefinita.
    Mi ricordo tutto.. ma non so come si faccia a descrivere un lupo mannaro..
    poi un dubbio
    Non l'ho visto in forma umana, era già trasformato..
     
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    Il tono con cui mi si rivolse era irriverente e diffidente. Lo ignorai di proposito: aveva da poco guardato la morte in faccia e la sua vita, da quel momento in poi, non sarebbe mai più stata come prima.
    -Un’auror-, ribattei, incerta a quel punto che ne conoscesse il significato.
    -Faccio parte del dipartimento del Ministero della Magia che si occupa di proteggervi dai maghi oscuri e altri pericoli. Siamo il corrispettivo magico dei poliziotti babbani-, ma a giudicare dal suo sguardo non sembrava una novità. Ci riflessi su: normalmente chi avevo davanti sapeva tutto del mondo magico così avevo dato per scontato che anche per la ragazzina fosse normale amministrazione.
    -Ma forse ti riferisci all’aspetto con cui ti sono venuta incontro. Sono un animagus e la tigre è l’animale di cui posso prendere sembianze a mio piacimento. Non ho bisogno della bacchetta per trasfigurarmi-, confidavo che rispondere alle sue domande potesse agevolare il dialogo, dato che le informazioni che avevo per lei erano di gran lunga meno piacevoli. Di fatto la reazione che seguì all’ipotesi che la sua famiglia andasse informata di quanto accaduto non mi stupì per niente. Nessun lupo appena morso faceva eccezione, subentravano istantanee la paura del cambiamento e quella del rifiuto, ma non avrei fatto un’eccezione per lei.
    -Daisy… non posso fare quel che mi chiedi. Sei minorenne-, mi sedetti su una sedia accanto al suo letto e mi sporsi col busto in avanti per guardarla più da vicino.
    -Per legge siamo obbligati ad informarli dell’aggressione.-, perché non era stato un incidente: i lupi mannari adesso disponevano dei mezzi per non ferire nessuno, se quel lupo si trovava ad Hogsmeade durante il plenilunio era stato intenzionale e non appena lo avessimo sbattuto al fresco avrebbe risposto delle sue azioni per tentato omicidio.
    -I lupi mannari hanno un registro apposito per agevolarci nel rintracciarli e identificarli in casi come questo. Ogni dettaglio, anche il più insignificante… cicatrici, colore del pelo… possono restringere il cerchio-, spiegai. Essere figlia di babbani l’avrebbe reso più complicato. Per lei e per loro, che continuavano le loro vite a casa ignari di tutto.
    -Ricordi anche in che modo il mannaro ti ha procurato quella ferita?- con un cenno del capo indicai il braccio.
    -Mia cognata è una mannara. Aveva suppergiù la tua età quando è stata morsa, i suoi genitori sono babbani come i tuoi. Sapere chi diventava durante il plenilunio, di cosa sarebbe stata capace, la spaventò così tanto da spingerla a mentire a chiunque. La sua famiglia non l’ha vista per mesi-, era stato un periodo da incubo per i Ramirez. Dell si comportava come una tigre in gabbia, smuoveva acque d’ogni sorta per trovarla, ma senza successo. C’erano stati momenti in cui preso dalla disperazione era stato a un passo dall’arrendersi. Al suo posto forse non avrei retto il dolore del non sapere che fine avesse fatto Andromeda.
    -Quando l’hanno ritrovata non hanno desiderato altro che abbracciarla. È stato complicato per loro realizzare le conseguenze di quanto le fosse accaduto… ma col tempo l’hanno accettata.-, non avevo idea di come fosse la situazione familiare di Daisy, da cosa dipendesse la sua paura, ma speravo di arrivarci per gradi.
    -Anch’io ho una figlia, sai. Va a scuola con te, ha cominciato il primo anno a settembre. Se le succedesse qualcosa io vorrei saperlo per starle vicina… e credo sia lo stesso anche per i tuoi genitori.-, tacqui per un po’, cercando di carpire il suo stato d’animo a seconda delle sue reazioni. Ricordavo bene cosa implicava avere la sua età, la sfiducia verso gli adulti, la paura del cambiamento, dell’abbandono. Se le si assecondava si finiva per fare solo una marea di cazzate.
    -Sai già… cosa ti succederà?-
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    Sapevo cosa erano gli auror, me lo aveva spiegato Karen riguardo a suo padre e al professor Mc Cormac. Ma la mia domanda non era quella anche se non le fornii nessuna reazione tolto il solito sguardo diffidente e leggermente apatico. Non avrei saputo dire se fosse dovuto alle ferite, all'incapacità del mio cervello di voler mettere insieme i pezzi in quel momento o alla profonda diffidenza che tutta quella situazione aveva generato.
    Non avevo mai sentito parlare di Animagus e ancora una volta la mia ignoranza sul mondo magico mi portava a non capire se quello che mi veniva detto fosse la verità oppure no. Non risposi, non reagii, limitandomi a guardarla, quantomeno negli occhi per cercare di vedere se ci fosse qualcosa nel suo sguardo che mi aiutasse a capire se davvero era chi diceva di essere... sembrava sincera, ma dopotutto il mio giudizio al riguardo era veramente attendibile?
    Aveva gli occhi gialli... non ho visto il colore del pelo..
    o forse lo avevo visto, semplicemente in quel momento non me lo ricordavo. Ricordavo solo gli occhi e le zanne e l'imponenza della figura prima di scappare.
    Non capii però la sua domanda su come mi avesse ferito alla spalla. La guardai confusa.
    ...mi ha morso..
    Il tono di chi da una risposta piuttosto scontata ed ovvia, senza nessun coinvolgimento, come se fosse successo in un film, come se fosse distante.
    Ma quando il discorso si spostò sui miei genitori l'apatia sparì istantaneamente, lasciando il posto a sentimenti contrastanti: volevo la mia mamma e al tempo stesso non la volevo lì. Avrei voluto che ci fosse perché avevo paura e volevo un rifugio sicuro tra le sue braccia ed il suo odore rassicurante. Ma non volevo che si aggiungesse altro. Mio padre sapeva dell'esistenza dei lupi mannari perché si era divorato il libro che gli avevo regalato per Natale sulle creature magiche, ma di certo ritrovarsene uno in casa non sarebbe stato.. semplice ma l'avrebbe probabilmente presa con molto spirito buttandola sullo scherzo. Non era lui a preoccuparmi del tutto.. anche perché lui non sapeva cosa era successo con la mamma. Non sapeva che l'avevo fatta sparire, non glielo avevamo detto.
    Non ho paura di quello.
    risposi scuotendo la testa. Non avevo paura di fare del male a qualcuno: quando Axel mi aveva confidato la sua natura avevo cercato in biblioteca informazioni al riguardo. Non sembrava difficile evitare di fare del male a qualcuno. Bastava la pozione che rendeva innocui ed isolarsi ed i cicli lunari erano del tutto prevedibili, sembrava fattibile e semplice e questo mi portava a non comprendere del tutto il punto di vista del bulgaro.
    La mia paura risiedeva in altro, era una paura diversa. Avevo paura che mia madre volesse tirarmi via da quel mondo che dava solo problemi, che rabbrividisse al solo pensiero della magia che portava solo problemi. Non le avevo detto molte cose per questo. Non le avevo detto cosa era successo in Irlanda, non le avevo detto alcune cose che succedevano a scuola. Non le avevo detto che il mondo magico era ben diverso da come si poteva immaginare. Era più crudo, più spietato e più violento, meno umano e meno comprensivo. Più impulsivo e meno ragionato. Ed io non potevo sottrarmi alla magia, non potevo evitarla e non potevo evitare... le conseguenze di questo morso. Avevo paura che mia madre mi guardasse e pensasse che ero difettosa, che si preoccupasse ogni secondo sapendomi in questo mondo.. peggio ancora che volesse riportarmi a casa lasciandomi in balia di cose che non capivo e non sapevo come gestire. Come potevo fargli questo? L'ennesima cosa difettata.. l'ennesima preoccupazione..
    Annuii alla sua domanda, senza prestare molta attenzione alle sue parole. Erano le tipiche parole di una mamma che in quel momento non avrei accolto ne ascoltato. Non era quello che volevo sentire, non mi importava..
    Sì, lo so. Non è una tragedia..
    Erano solo pochi giorni in un anno... poche notti.
    Prenderò la pozione e starò isolata alla prossima luna piena. E a quelle che verranno. E regalerò tutte le cose d'argento che ho.. E' semplice. Non serve dirglielo: sono babbani non possono comunque farci niente e sarei a scuola..
    ..perchè potevo tornare a scuola.. giusto? Axel era lì... potevano starci i lupi mannari a scuola..
    ..e ci sarà sicuramente un posto a scuola dove.. isolarsi..
     
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    Non si fidava. Ogni fibra del suo corpo mi trasmetteva questo messaggio: il modo in cui rifuggiva parzialmente il mio sguardo, la tensione nella sua postura, i silenzi in cui si chiudeva. Non potevo dire di esserne sorpresa: aveva appena subito un’aggressione, tra gli antidolorifici e lo shock poteva essere ancora in stato confusionale. Di fatto la sua descrizione del mannaro non fu granché d’aiuto: basandoci soltanto sul colore degli occhi non avremmo ottenuto nulla. Sempre ammesso che i suoi ricordi non fossero falsati.
    -Nient’altro?-, domandai, modulando la voce per non dare adito a fraintendimenti. Non le stavo recriminando né rimproverando niente, non doveva passare il messaggio sbagliato.
    -Hai avuto un contatto così ravvicinato con questa creatura da poter distinguere il colore dell’iride. Ricordi se aveva segni particolari sul volto? Una cicatrice o un tatuaggio, per esempio. In quelle zone il pelo è più rado o del tutto inesistente. So di chiederti molto ma cerca di tornare a quel momento-, mi dispiaceva costringerla a rivivere quell’incubo ma non potevo fare altrimenti: la luna era ancora visibile in cielo ma non lo sarebbe stata che per poche ore ancora, sorto il sole il mannaro avrebbe potuto smaterializzarsi in qualsiasi momento e noi ne avremmo perso le tracce.
    -Da dove venivi quando ti ha aggredita?-, individuare la direzione da cui proveniva il lupo era un punto di partenza fondamentale: era anomalo trovarne uno lontano dalla foresta o dalla scuola, se mi avesse confermato che si trovava in zona avrei escluso l’ipotesi di un incidente per valutarne altre più spiacevoli.
    -Ti aveva già morsa quando ti ho portata via-, l’apatia con cui rispondeva era anomala, sembrava quasi non importarle. Mi chiesi se si rendeva conto di cosa la aspettava da quel momento in avanti, ma presto Daisy mi rese chiaro che non era la trasformazione a preoccuparla.
    -La preside Rei ha messo a disposizione un luogo sicuro al castello dove i mannari possono trasformarsi. Può anche affiancarti ad altre creature come te, esterne o compagni di scuola. Non hai di che temere-, Rya aveva a cuore la sorte di tutti i suoi studenti, non l’avrebbe lasciata allo sbando.
    -I Locke sono i tuoi genitori-, ribattei con fermezza. -Non possono cambiare le cose ma possono affrontarla con te. Gli Auror o la preside si occuperanno di spiegare loro cosa succederà d’ora in avanti… ma aiutarli a capire realmente come ci si sente sarà compito tuo. Tagliarli fuori li farà solo stare peggio… e non aiuterà neanche te-, incrociai le braccia al petto, guardandola assorta nei miei pensieri. Perché insisteva così tanto nel non dire niente ai suoi? Che cosa c’era sotto?
    -Di cosa hai paura, Daisy? Non sei in buoni rapporti con loro?- domandai a bruciapelo.
    -Puoi parlarne apertamente. Da questo momento in poi nulla di ciò che dirai uscirà da questa stanza… hai la mia parola.-

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    Non avevo mai visto un lupo mannaro in carne ed ossa, probabilmente poteva dirsi lo stesso della maggior parte dei maghi. Non avendo mezzi di confronto non avrei saputo dire che cosa ne distingueva uno da un altro e cosa fosse, invece, comune a tutti.
    ...era.. brutto. Come se fosse un animale randagio, col pelo tutto.. ammazzettato e sporco.

    Erano tutti così? Non avrei saputo dirlo. Cercai di ripensare al resto del suo corpo, evitando volutamente di soffermarmi sul ricordo del suo muso.
    Forse aveva del pelo più rado su un fianco.. ma non sono sicura. E'.. stato tutto molto veloce. E poi sono caduta a faccia in giù quando..
    Artigli e zanne, dolore sordo, acuto, fisso e allo stesso tempo pulsante. No, era successo neanche poche ore prima e non riuscivo a ricordare con precisione la successione degli eventi. Si sovrapponeva tutto, come in uno di quegli incubi dove, una volta svegliata non sapresti dire esattamente cosa stava succedendo, ti rimaneva solo la sensazione di urgenza e pericolo e il cuore continuava a martellare insistente, ancora in allarme.
    non.. non sono sicura...
    conclusi alla fine, continuando a fissare il lembo del lenzuolo.
    ...dalla stazione, verso la stamberga.. il..
    Fu in quel momento che me ne resi del tutto conto. Come se la mia mente avesse processato solo allora quello che aveva visto ad Hogsmeade. In quel momento, dove sembrava un dettaglio totalmente insignificante paragonato a tutto il resto. Mi morirono le parole in gola mentre deglutivo a fatica, con l'espressione quasi sorpresa e altrettanto scioccata. Mi voltai verso l'auror guardandola con gli occhi lucidi.
    ..lo ha mangiato.. non ho chiuso bene lo zaino..è scappato e...io.. l'ho lasciato lì.. è.. colpa mia..
    lo avevo lasciato lì, il mio coniglio. Col suo nasino rosa tremolante, il pelo perfettamente bianco e vaporoso. Lo avevo lasciato tra le zampe e tra i denti di quella bestia... perché ero solo una codarda. Il mio coniglietto bianco.. che aveva sempre paura di tutto e tutti, lo avevo abbandonato quando ne aveva bisogno. Non avevo fatto niente... ero solo corsa via.
    ....potete chiamare mamma..
    non volevo altro in quel momento.

     
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