.agony.

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    N-non me ne sono dimenticata! rispondo in sua direzione mentre è piegato sulla scrivania. Continua a fissarla come se stare nella stessa stanza con me gli fosse pensante.
    Sono diretta fuori da questo ambulatorio con la tracolla della borsa appollaiata alla spalla sinistra e la mano destra che la tiene fermamente. Il passo è deciso e non intendo fermarmi non fosse che compare dal nulla davanti a me sbarrandomi la strada. Deglutisco, credevo che il nostro discorso fosse terminato. Ha gettato la spugna, che altro c'è da dire? Il suo volto è tirato e la sua voce è severa anche se non alza il tono esageratamente. Mi parla della nostra notte in Russia, come potrei dimenticare i dettagli di quando siamo stati insieme? Il suo profumo sulla mia pelle, lui dentro di me, un unione che bramavamo da anni ed è accaduto in modo così naturale. Cosa vuoi che ti dica Jon? Che io ti dica grazie di tutto questo mh? scuoto il capo e piego la testa di lato. No, Jon, questa non è una gara di chi se ne va e di chi torna. Sono stanca e lo intendo davvero soffio fuori il fiato, gli occhi rossi mi bruciano anche se ha usato il farmaco su di essi. Mio Dio, Jon.. Sei.. Sei assurdo.. stremata e spazientita non lo degno di uno sguardo nonostante mi sia di fronte. Te ne stai andando quando io ho più bisogno di te più che mai.. tu che hai, per così dire, una possibilità in più di avvicinarti a nostra figlia che di me.. mi odia.. e tu.. tu prendi e decidi di tirarti fuori. Scuoto di nuovo il capo incredula. Sei incredibile aggiungo amareggiata.
    La spia luminosa di un'emergenza si illumina e in questo momento non ho mai desiderato una scusa perchè possa andarsene, oggi sospiro e ci vedo un briciolo di possibilità. Prego che se ne vada velocemente perchè sono talmente sconvolta che vorrei smettere di parlargli all'istante. Vai Jon, sei desiderato dico con freddezza serrando le labbra carnose. Richiama il camice appeso e lo indossa infocando le maniche. Mi racconta un aneddoto dell'incidente di cui io non ne sapevo niente. Il tono che sua è accusatorio e se desiderava farmi presente che siamo rimasti lontano così tanto da non sapere abbastanza l'uno dell'altro ha ragione, ma serviva proprio questa occasione per sbattermi in faccia questi avvenimenti? Per farmi sentire ancora più in colpa o per sentire la sua coscienza più leggera? C-cosa vuoi dire? domando sbigottita. Come faccio a sapere i tuoi segreti.. o il tuo passato se non me lo racconti? MA COSA PRETENDI JON? SPIEGAMELO PERCHè NON RIESCO A CAPIRTI! il petto si gonfia e sono abbastanza irritata. Ascolto l'altra parte del discorso che in sostanza significa che si sta tirando indietro dalla nostra relazione perchè si infligge delle colpe che in verità non ha; si addossa l'esito di quell'incidente, la morte di nostra nipote, la mancanza di nostra figlia per vent'anni. Stai blaterando.. sibilo. Stai dicendo cose a caso, ti addossi colpe e cose che il destino ha deciso a prescindere dal tuo impegno, dal tuo amore e da tutto il resto. Non sei una divinità, lo sai che la vita degli altri è altrettanto condita da disgrazie e problemi? Questo lo sai? faccio un passo indietro perchè sto per esplodere. CE L'HAI DAVANTI UNA PERSONA CHE NON HA AVUTO UNA VITA NORMALE E TRANQUILLA E NON VOGLIO SENTIRTI DIRE UN'ALTRA VOLTA CHE LE PERSONE CHE AMI STANNO MALE. Mi sento così frastornata e quasi offesa dal fatto che sta gettando la spugna che devo per forza urlargli contro per sentirmi meglio.
    Si tocca il petto spiegando che quando era senza memoria sentiva una parte di se stesso che richiamava una mancanza, ero io, era il sentimento per me che non era mai davvero svanito. Io mi faccio del male.. chiedimelo se sto bene o se sto male non deciderlo tu per me! ripeto quando dice che non vuole perdermi in realtà anche se si sta allontanando da me. Sei un controsenso.. e mi dispiace, ti credo a differenza di ciò che pensi.. ma.. ma credo di più alle persone che tirano fuori la forza da dentro e resistono indico il suo petto e poi indico il mio petto. L'hai scelto tu e io sono troppo stanca per aspettarti di nuovo nella mia vita. Ti ho atteso per nove mesi quando aspettavo Ana e ti ho aspettato altri ventitrè anni per poi sentirmi dire che non possiamo continuare a starci accanto perchè hai paura. Sospiro e faccio il giro continuando a stringere la borsetta. Non sei un uomo di merda dico voltandomi e fulminandolo con lo sguardo, queste cose non le ho mai pensate e non mi piacciono. Se come dici il nostro rapporto è malato forse non ci hai creduto. guardo dritto davanti a me. Grazie per le informazioni dico rigidamente mentre mi passa davanti e offre il suo ambulatorio. Annuisco senza dire altro mentre la sua immagine scompare dietro la porta bianca.
     
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