in beetween

Axel

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    puntina

    Group
    Studente Tassorosso
    Posts
    532

    Status
    Offline
    Era passato qualche giorno dalla conversazione nel cortile della scuola e per diversi giorni ero stata arrabbiata col serpeverde, non sapendo bene come interpretare tutto quel casino che era successo con Marsilda e la sensazione di sentirmi intrappolata tra due voci nella mia testa che gridavano cose contrastanti. Mi ci era voluto un po' per sbollire, mi ci era voluto un po' perchè tutto si ridimensionasse e iniziassi a calmarmi riguardo a quella situazione: la conversazione era scivolata come sempre su altri livelli e tutto questo non mi aveva aiutato a sbollire più rapidamente.
    Sapere poi che il binocolo era tornato nelle mani della Corvonero aveva aiutato.. probabilmente avrei dovuto di nuovo vedermela con lei.. ma durante il pranzo in Sala Grande l'occhio continuava a cadermi al tavolo dei serpeverde, ancora e ancora... Così quando lo vidi alzarsi, assieme alla maggior parte degli studenti che avevano terminato il loro pasto, acchiappai il mio zaino buttandomelo sulla spalla e mi diressi verso la porta, fermandomi appena fuori, aspettando che uscisse anche lui.
    Ciao..
    Un sorriso appena accennato, di una frazione di secondo mentre percepivo il disagio glaciale scendere su una conversazione che non era neanche iniziata..
    Grazie.. del binocolo..
    Un altro sorriso appena accennato, di breve durata anche quello mentre con le dita tormentavo un laccio dello zaino per sfogare la tensione di.. provare a parlargli dopo l'ultima volta. Avevo apprezzato che lo avesse fatto perché glielo avevo chiesto io.. e forse era proprio in virtù di quella parte di frase lì, che gli importasse, che ero lì.
    E.. volevo dirti ehm..
    Un colpo accidentale alla spalla mi fece interrompere il discorso, spostandomi un po' di lato, mentre gli studenti cercavano di farsi largo per uscire dalla Sala Grande. Gli feci cenno per chiedergli se potevamo spostarci di pochi passi, in modo da non dover parlare stretta tra una spallata e una borsata degli altri studenti.
    che l'altro giorno ero arrabbiata ma.. non volevo darti ordini o.. dirti cosa fare o sminuire come ti senti o semplificare la.. sai la "cosa"..
    Indicai distrattamente verso l'alto con l'indice, per non nominare lune o maledizioni o altre parole chiave.
    Io non so come è essere te quindi.. non farò finta di saperlo e di.. sparare consigli non richiesti o.. giudizi al riguardo. Cioè, insomma...
    Presunzione.. lo stavo facendo di nuovo con questa conversazione? Infondo non ci eravamo parlati per diversi giorni e avevo notato le occhiatacce. Potevo darlo per scontato che avremmo avuto modo di parlare ancora..? Che.. gli importasse ancora?
    Mi morsi di nuovo le labbra, giusto un secondo, prima di schiarirmi la voce.
    Sempre se..se parliamo ancora o.. oppure.. no..in quel caso ovviamente non.. potrei comunque farlo..quindi..
     
    Top
    .
  2.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    206

    Status
    Anonymous
    Axel
    Riprese conoscenza a mattino inoltrato. Nudo, sul pavimento freddo della stanza delle necessità aveva fissato per lunghi attimi senza vederlo davvero il soffitto spoglio. La testa ed ogni singola giunzione del suo corpo gli pulsava violentemente lasciandolo paralizzato in quello stato, le catene ancora a bloccargli e scavargli i polsi. A fatica, trattenendo urla di dolore che fuoriuscivano dalle sue labbra come gemiti sommessi si tirò a sedere e con mani tremanti liberò i polsi. Le catene cigolarono con i suoi movimenti stentati e con un tonfo sordo caddero sul pavimento di pietra. Axel guardò le ferite: profonde, brucianti, riusciva a scorgere i tendini al di sotto. Tremando si tirò in piedi e poggiando una mano lungo la parete si allungò verso la tavola che la stanza gli aveva preparato. “Voglio un posto in cui trasformarmi in sicurezza” e così la stanza ricreava la sua prigione a Nesebăr mescolandone l’aspetto freddo e cupo con i gingilli che aveva invece ideato Ethan per lui. Ed ecco quindi su quel tavolino del dittamo, delle garze, dell’acqua e degli abiti puliti. Con gesti impacciati afferrò il dittamo e ne versò una minuscola goccia sulle ferite quel tanto da rimarginare il grosso del danno, perché il ferro fosse affondato nella carne così tanto doveva essere stata una notte agitata alla faccia della dannata pozione che prendeva. Ethan ci aveva fatto qualcosa o, se ne stava assuefacendo? Era possibile? Scosse la testa mentre un capogiro lo costrinse ad avvicinare il polso al viso mentre una seconda goccia cadeva sull’altro. Gettò le mani nella tinozza strofinandosi con movimenti convulsi il sangue rappreso e si fasciò come meglio poté bloccando il tutto con i suoi bracciali. Riuscì ad infilarsi pochi indumenti prima che un nuovo capogiro lo facesse crollare al suolo dove svenne.
    Fu diverse ore dopo che rinvenne, lo stomaco gli doleva dalla fame così come la testa nel punto in cui aveva battuto. Strizzò gli occhi per il dolore e si mise seduto con gli avambracci poggiati sulle ginocchia. Aveva così fame d’aver la nausea. Finì quindi di vestirsi, infilò la giacca e controllò di avere nel taschino interno la sua preziosa autorizzazione prima di uscire dalla stanza. Quel mese la luna piena cadeva nel fine settimana e fortunatamente aveva perso un solo giorno di lezioni ma farsi trovare in giro dopo averle saltate gli sarebbe costato un richiamo senza quel prezioso foglio che spiegava la sua situazione permettendogli d’essere esonerato dall’attività scolastica nei giorni posteri alla trasformazione. Era la sua carta finale, a prefetti e caposcuola non lo avrebbe mostrato per nessuna ragione al mondo ma quasi tutti gli insegnanti e la preside stessa erano a conoscenza del suo segreto. Scese in Sala Grande prendendo posto alla tavolata del banchetto quando ancora gli studenti erano a lezione. «Hai una faccia come il culo» lo apostrofò il suo compagno di stanza e lui gli lanciò un sorriso sghembo prima di gettarsi sul cibo. Solitamente Mors gli portava qualcosa in stanza o minacciava qualche elfo di farlo ma quel giorno Ax non sarebbe riuscito ad aspettare talmente i crampi della fame gli stringevano le viscere.
    «Ciao», una voce famigliare lo bloccò all’uscita della Sala. Abbassò lo sguardo e con occhi vacui riconobbe Daisy diversi centimetri sotto il suo metro e ottantacinque, il sorriso timido ed impacciato mentre tentava di spiccicare parola. Lui non replicò. «Grazie... del binocolo... E... volevo dirti ehm... », il suo discorso fu interrotto dagli altri studenti che uscivano dal banchetto ed Axel assecondandola si spostò poggiandosi pesantemente con la schiena alla parete. Voleva solo stramazzare nel suo comodo baldacchino nei sotterranei. «...che l'altro giorno ero arrabbiata ma... non volevo darti ordini o... dirti cosa fare o sminuire come ti senti o semplificare la... sai la “cosa”...», la cosa, le sopracciglia del mannaro ebbero un fremito, sensibile all’argomento soprattutto dopo quei tre giorni di... cosa.
    «Cosa c’è Locke? Cosa ti serve?» Per quanto il suo tono fosse basso, come suo solito e gelido, la stanchezza ed il dolore che prendeva ad ondate il suo corpo resero meno dure quelle parole. Aveva bisogno di riposo, di rimettersi, non di litigare ed essere ancora incompreso da lei che non faceva altro che giudicarlo per qualsiasi cosa.

    Axel Dragonov | V anno | Serpeverde


    Edited by Axel~ - 24/11/2021, 22:40
     
    Top
    .
  3.  
    .
    Avatar

    puntina

    Group
    Studente Tassorosso
    Posts
    532

    Status
    Offline
    "Locke" Non ci avevo mai fatto caso fino a quel momento, ma non mi aveva mai chiamato col mio cognome. Era una sensazione strana, come quando le porte della metro si richiudevano mentre provavi ad entrare, certa che sarebbero rimaste aperte, e invece di schiacciavano il piede proprio mentre stavi per metterlo su e.. si chiudeva e andava via. Solo che la metro di Londra passava ogni 5 minuti.. questa sembra più l'ultima corsa della giornata, quella che ti lascia a piedi e ti invita ad uscire. Quanto potevo essere stata stupida e presuntuosa a dare tutto quel significato al "di te mi importa"? Perché pensavo che avrebbe ridotto il distacco? Perché se a me importava di lui e a lui di me era così difficile parlare? Incontrarsi..a metà?
    Non aveva un bell'aspetto e sapevo che c'era stata la luna piena la scorsa notte. Sui libri che avevo guardato però non veniva detto nulla al riguardo per giustificarlo a parte che la trasformazione era... faticosa.
    Mi infilai le mani in tasca, mordendomi di nuovo le labbra per evitare che prendessero una piega strana, per evitare che andassero ad arricciarsi in quel ridicolo broncio che aveva smesso di essere dignitoso un decennio fa.
    ...niente.. volevo solo dirti questo..
    I miei occhi caddero automaticamente sui polsi coperti, sapendo che cosa c'era là sotto.
    con un tempismo piuttosto stupido..
    Forse avevo sottovalutato quella condizione, leggendo tra i tomi sulle creature magiche della biblioteca si trovavano solo accenni, descrizioni metodiche e meccaniche, asettiche, quasi come se non si parlasse di persone reali che subivano quella trasformazione. Sarebbe suonato stupido chiedere se stava bene no? Lo sapevo che non era così. Era anche evidente che non volesse parlare o avermi intorno però. E forse dovevo fare solo questo.. Quando mi resi conto che avevo indugiato troppo rialzai lo sguardo su di lui, stringendomi nelle spalle, schiarendomi appena la voce.
    ..ti lascio andare a riposarti... non volevo darti fastidio..
    Un ultima occhiata, prima di annuire, quasi più a me stessa prima di fare un paio di passi all'indietro. Mi sentivo una scema totale, dalla cima della testa al laccio della scarpa.
    Devo comunque andare da McCormack quindi..
    Era vero, dovevo andare a parlare con il professore da lì a pochi minuti, eppure il fatto che fosse vero non lo faceva suonare meno infantile detto in quel contesto e con quel tono, tirando vagamente su con il naso. Perché suonava come quando rimasti a fissare il tunnel buio della metro dici "comunque posso andarci anche a piedi.." lasciai la frase in sospeso, non sapendo come finirla, non che importasse davvero finirla poi.. mi voltai, facendogli un ultimo cenno con la mano prima di girarmi procedendo in direzione della scalinata con una mano tra i capelli, a cercare di nascondermici dentro. Cazzo.. Locke.. era sempre suonato così brutto il mio cognome? .
     
    Top
    .
  4.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    206

    Status
    Anonymous
    Axel
    Le donne: esseri mistici, creature mitologiche di cui non si capirà mai quale sia l’intenzione o il fine ultimo. Uno può sforzarsi di comportarsi in maniera... carina? O almeno carina secondo quella che è la concezione globale del termine e ti restituiscono pesci in faccia. Così si era visto trattare Axel quando una ventina di giorni prima aveva osato compiere l’immenso errore d’interessarsi a lei. Era iniziata con lei che lo aveva fermato dopo una lezione di volo con un’espressione preoccupata che al mannaro aveva acceso un campanello d’allarme ed era finita con lui che, incazzato come poche volte nella vita, l’aveva piantata in asso con una sorta di ultimatum solamente dopo essersi sentito vomitare addosso la qualsiasi, letteralmente. Daisy in quell’occasione non si era risparmiata, per portargli le sue motivazioni lo aveva insultato – persino in bulgaro! – e lo aveva preso a spinte e pugni cercando di provocare in lui una qualche reazione che non aveva trovato quella da lei interessata eppure non era servita a placarla, no, aveva dovuto giudicarlo, mettere bocca su cose di cui non era a conoscenza e di cui non capiva minimamente le sensazioni come se lui avesse fatto lo stesso con i suoi attacchi di magia involontaria. Nemmeno metterla di fronte a quell’osservazione era servito a togliere i paraocchi dalla ragazza che sorda aveva proseguito come un treno.
    Ed ora, venti giorni dopo, ovvero il tempo necessario perché riuscisse a recarsi dal suo ricettatore, convincerlo con i suoi metodi a recuperare il binocolo, che l’uomo lo raccattasse nuovamente indietro dal cliente a cui lo aveva profumatamente venduto e lo spedisse al castello ad Axel dove lui poi lo avrebbe controllato sommariamente per rispedirlo alla Corvonero che poi alla fiera mio padre comprò. Non una cosa immediata. In tutto quel tempo lei lo aveva evitato e lui si era convinto che lei avesse fatto la sua scelta: «le restituirò il binocolo. Non le chiederò scusa. Se vuoi fartelo andare bene, ottimo. Non vuoi accettarlo? Bene», quel silenzio era stata la sua risposta. Per lui che per la prima volta si era aperto con qualcuno era stata una fottuta porta in faccia.
    «Volevo solo dirti questo... con un tempismo piuttosto stupido», Axel non rispose, si limitò a guardarla inarcando un sopracciglio mentre la testa gli pesava e faticava a tenere lo sguardo su di lei. Gli occhi gli bruciavano come se avesse le fiamme all’interno e lei come al solito non faceva niente se non rimanere impalata e dire la prima cosa che gli passava nel cervello. «Volevi dirmi “bravo cagnolino” per aver riportato il gioco? Mi darai anche un premietto o pensi non lo meriti?» Sfiatò con irritazione per il modo in cui comunque continuasse a sminuirlo. Lo sminuiva o lo giudicava o, con le sue azioni e reazioni che Ax non perdeva, gli dava inconsciamente conferma del mostro che si reputava di essere.
    «Auguri» fu l’unico commento sarcastico quando lo rese partecipe che andava dal professore di difesa. Forse andava a chiedergli la formula per addomesticare un mannaro. Rimase impassibile quando tirò su con il naso e mantenne, con un certo sforzo, lo sguardo su di lei mentre indietreggiava per poi voltarsi. Finalmente poté tossire e voltandosi contro la parete si appoggiò con l’avambraccio ad essa prima che un energico colpo lo scuotesse dalla base dei polmoni. Si appoggiò con la fronte alla pietra fredda e si prese qualche istante prima di trascinarsi con fatica, la testa gli girava ed il dormitorio non gli era mai parso così lontano ma ce la fece e riuscì a stramazzare a letto.

    Axel Dragonov | V anno | Serpeverde

    CITAZIONE
    CONCLUSA.


    Edited by Axel~ - 2/12/2021, 09:45
     
    Top
    .
3 replies since 22/11/2021, 12:34   147 views
  Share  
.
Top