Notte fonda, notte oscura

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    Sapeva che agire da sola non era una grande mossa, sapeva che andarsene in giro per Nocturn Alley non era consigliabile, soprattutto in quel periodo. Ma stava ancora seguendo la sua pista per capire cosa fosse successo rispetto all'epidemia, e frequentava ancora quella banda di malviventi disorganizzati. Smetteva di vestire quei panni appena tornava a casa, sua, il piccolo appartamento appena fuori Hogsmeade nel quale viveva da tempo.
    Se Dell Ramirez, il suo capo, l'avesse saputo, probabilmente questa volta nulla poteva salvarla dal licenziamento. E lei non avrebbe potuto tollerare l'idea di deluderlo. lui aveva creduto in lei fin dall'inizio, era stato lui a volerla, farle i colloqui, allenarla...E si preoccupava della sua sicurezza.
    No, non poteva deluderlo.
    Ma lei ormai non poteva più tirarsi fuori, voleva andare al centro di quella storia, voleva scoprire tutto. Dell avrebbe capito, se avessero scoperto tutti la causa dell'epidemia di Lupiminarius.
    Lei ormai lo considerava il suo mentore, era grazie lui se era riuscita a fare dei passi da gigante, a stare in una squadra, a collaborare. Era diventata una persona diversa, aveva iniziato a ricucire vecchie ferite, a sanare vecchi dolori che ancora pulsavano nel suo cuore e nella sua mente, ma adesso almeno considerava di avere altri scopi nella vita oltre alla vendetta sanguinaria.
    Stava dando un senso diverso alla sua esistenza, e doveva ringraziare lui se l'aveva aiutata a costruire una parte di sè che aveva ignorato per tanto tempo, accecata dall'odio, ma che c'era, ed era bella forte.
    Era una Auror ormai da parecchio, difficilmente le sfuggiva qualcosa, poteva contare su tutti i suoi sensi e le sue capacità.
    Eppure, la vecchia cacciatrice che c'era in lei non si era assopita.
    Tornava a casa, era notte fonda, aveva fatto un giro a Nocturn Alley sempre con la sua solita falsa identità, ma stava per rincasare. Quella sera aveva notato qualcosa di strano, aveva una sensazione strana, come la percezione di essere seguita da qualcuno, ma era assurdo. Dell l'aveva spaventata.
    Quando era a Nocturn Alley lei era Arwen, la venditrice di creature...per cui, se qualcuno avesse mai voluto seguirla, avrebbe seguito Arwen...e poi avrebbe perso le sue tracce.
    Sentiva ancora le parole di Dell nella testa, ma il suo istinto non la tradiva mai, perchè avrebbe dovuto farlo questa volta ?
    Il suo inganno al gruppo di Nocturn Alley era riuscito bene, nessuno sospettava, era parte del gruppo, un'infiltrata a tutti gli effetti, non poteva sparire nel nulla.
    Sentiva di essere vicina alla verità, ad un grande cambiamento che stava arrivando, se lo sentiva. Inoltre, girava sempre armata, cosa poteva succederle?


     
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    L'addestramento era stato duro. Dal primo giorno in cui lo avevano picchiato così tanto da fargli mancare il respiro. Giovane, innocente e incredulo era giunto al campo degli Akh contro ogni previsione. Era soltanto un ragazzo a quel tempo e lui non sapeva cosa volesse dire picchiare qualcuno così tanto da vederlo anche morire. I suoi fratelli, che dapprima furono gli stessi che lo pestarono a sangue e lui odiò per moltissimo tempo, gli avevano fatto capire che non c'erano affatto due possibilità di scelta una volta giunti al campo degli assassini di cui loro facevano parte. O si chinava al loro addestramento e sarebbe sopravvissuto o sarebbe morto. per questo Khaled aveva scelto di arruolarsi, senza mai definirlo con un esaustivo dialogo con il sommo. Aveva smesso di ribellarsi, le sue ferite si rimarginavano mentre altre colme si pus stentavano a tornare di un colore riconducibile ad un essere sano. La sua pelle naturalmente color bronzo era macchiata di vari segni, fra cui anche inconfondibili ferite da frusta e marchi a fuoco. Ogni volta che ricordava quel momento gli venivano i brividi. Anche adesso che era un uomo gonfio di orgoglio, sicuro di sè e infallabile. era stato il suo fidato akh a tagliare la pelle della schiena con ventidue frustate nette senza mai fermarsi. Era stato l'ordine del sommo per i suoi ventidue secondi di ritardo per una pre mission che doveva essere un test di fine addestramento. Non aveva mai più commesso un errore simile. Erano esigenti al campo e lui non li avrebbe mai più delusi.

    Nocurn Alley, Europe, 2017


    Non si parlava di altro l'ultima settimana. L'Akh Karim Sehal continuava a nominare un luogo a lui sconosciuto in qualche parte disperso in Europa. Gli obiettivi a loro assegnati si spargevano in tutto il mondo e ad Altair come a tutti i membri della mission non doveva importare nulla. Loro dovevano muoversi nell'ombra, eseguire gli ordini senza farsi coinvolgere da sentimenti come la pietà.
    Khal aveva infine visto molte persone morire, alcune avevano smesso di respirare davanti a lui e lui stesso non aveva mosso un dito o la bacchetta per aiutarli. E dopo dieci minuti, mentre il corpo del malcapitato veniva buttato sulla terra arida e attaccato dagli avvoltoi avevano brindato con birra fermentata in boccali consunti e ammaccati. I compimenti delle missioni richiamavano baldoria al campo ecco perchè spesso le prigioniere non mancavano mai. Chi mai si preoccupava delle poverette rapite in territori desertici? Chi le reclamava? Nessuno. E loro se ne impadronivano e le consumavano fino all'ultimo urlo. Fino a che perdevano sangue. Condivise come un pezzo di carne in bocca a più iene. Era quello a cui pensava Altair indossando la nappa dai colori scuri, mentre suo fratello era seduto al suo fianco in assoluto silenzio. Erano seduti, silenziosi e col capo semi nascosto dagli indumenti, in un mezzo di trasporto che nelle terre arabe non erano consueti ad usare. Ma quì, in questo posto, dovevano confondersi con gli altri. Ovviamente il conducente era un uomo complice, era uno dei vecchi del villaggio, seguace di Al Mualim attraverso i secoli. Li scaricò in un vicolo silenzioso, buio e non percorso.
    Avevano studiato quella zona servendosi di informazioni cartacee e avevano percorso in lungo e il largo a piedi e attraverso i tetti notturni le abitazioni che componevano quel pezzetto di loro interesse. Il bersaglio era una donna, Sophie Roses Lennox, sia lui che l'akh che lo affiancava possedevano una piccolissima fototessera ripiegata in molteplici parti. L'avevano guardata bene e a lungo per imprimere la sua faccia nella loro mente. Erano così meticolosi e si muovevano come dei robot che nessun dettaglio sarebbe sfuggito loro. Dalla fonte che ne sapeva sul suo conto la donna poteva farsi chiamare in altri modi o presentarsi in visuale diversa che in foto; ma questo non sarebbe stato un problema per i fratelli. Se l'avrebbero trovata lei non avrebbe proferito nemmeno mezza parola. Era un peccato aveva asserito Kharim, che gli obbiettivi avevano così bei visi e corpi. Lui si era leccato le labbra e Khal aveva condiviso quel pensiero. Era vietato loro toccare oltre necessario l'obiettivo della mission. Inoltre se era desiderata viva lo sarebbe stata di certo.
    A tal proposito Khal ricordò la punizione del loro fratello Afirk Hafas: in preda al suo istinto animalesco aveva tentato di abusare di un bersaglio. L'uomo che aveva assalito ne uscì illeso ma l'akh riporta ancora oggi la punizione subita: gli tagliarono un testicolo senza anestesia, bruciando poi la pelle a fuoco per richiudere la ferita. Orribile e cruenta fu la punizione del fratello e tutti gli assassini furono costretti ad assistere alla scena.
    Così girarono l'angolo dividendosi. Si fecero un gesto con il braccio. Sapevano grazie alle informazioni assimilare sul caso dove poteva aggirarsi. Il fatto che fosse notte fonda per i due non era un problema, anzi, giocava di certo a loro favore.
    Con passo piumato Khal percorse tutta la via senza incontrare nessuno, fu nei pressi di un vecchio edificio barcollante che colse il momento ideale per aggrapparsi sui mattoni crepati e mancanti per ergersi sopra di quello. Non era una scelta la sua, non era un uomo viziato, si trattava di avere il massimo controllo sulla visuale. Quindi si arrampicò sopra il muro grigiastro e scivoloso, spostandosi da un lato all'altro del tetto senza spostare le tegole. Ormai i tetti erano pane per i suoi piedi e quindi nessun componente si crepò o tremò sotto il suo passaggio, sapeva benissimo come muoversi nonostante la sua stazza.
    Riconobbe suo fratello da lontano, una figura che ad un ignaro e sconosciuto non sarebbe mai balzata all'occhio nemmeno puntando lo sguardo in quel punto.
    Erano ombre nella notte.
    Si accovaccia con le braccia congiunte sopra al ginocchio, immobile scruta la via principale di Nocturn Alley. L'ha studiata così tanto nei giorni precedenti di persona e sulle carte che gli pare di averci vissuto da anni.
    E' certo che secondo i calcoli prefissati il bersaglio arriverà. I suoi occhi puntano i tremolanti lampioni che illuminano solo una parte della strada e l'altra rimane in penombra. Vede una figura avvicinarsi, allunga il collo con minimo sforzo e gli occhi d'ebano seguono quella che pare una minuta figura. Poco dopo è certo che non si tratta assolutamente della donna che cercano e nello stesso istante in cui quella solleva il mantello riconosce dei lunghi capelli dorati e una sagoma così giovane da non poter essere lei nemmeno se ben camuffata. Mente i suoi occhi tornano al punto di partenza vede l'akh spostarsi nel tetto adiacente. Sono fermi come falchi pronti a colpire.
    Passano circa due ore, sembrano due statue di gargoyle resistenti al tempo, ogni tanto si scrutano senza mai fare gesti o dire qualcosa, fino a che il collo di Altair si allunga di poco. Punta una sagoma coperta da qualcosa, sta camminando nella zona in penombra. La su attenzione, come quella del fratello, è puntata proprio lì.
     
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    Aveva una strana sensazione che non la abbandonava, eppure non riusciva a rendersi conto di cosa fosse, ma non si sentiva al sicuro. Decise di avviarsi subito verso casa, ma non prima di aver dato una sbirciata al circondario.
    Sentiva ancora nella sua testa le parole del suo capo che risuonavano, non doveva andarsene in giro da sola e non doveva nemmeno fare missioni in solitaria. Ma oramai, era lì, a notte fonda, e non poteva evitarlo.
    Stava pensando di lanciare un incantesimo di rivelazione, anche se questo poteva anche significare rivelare la sua, di posizione. Era un rischio che poteva permettersi di correre ?
    Era qualcosa che valeva la pena fare?
    Non aveva mai paura in quelle situazioni, se la cavava sempre da sola, ma forse la strigliata di Dell l'aveva mandata in paranoia, le aveva messo una pulce nell'orecchio sulla sua sicurezza.
    Soprattutto, l'aveva spiazzata l'idea di non poter essere onnipotente a 360 gradi, di credere così fermamente nelle proprie capacità da mettersi a repentaglio. Era una cosa su cui rifletteva, talvolta si chiedeva perchè lo facesse; forse aveva istinti masochisti, forse erano solo vecchie abitudini dure ad andar via, anche dopo anni.
    "Homenum revelio" sussurrò nel cuore della notte. Sapeva che correva il rischio di svelarsi in quel modo, ma non avrebbe fatto un passo in più senza sapere se ci fosse davvero qualcuno dei paraggi o se la sua mente le stava facendo brutti scherzi.
    Lanciò l'incantesimo, sperando che potesse darle una mano ad orientarsi.
    Il suo corpo era teso, era un fascio di nervi adesso, e aveva la bacchetta sfoderata.
    Ci fosse stato un malvivente da quelle parti, poteva sistemarlo in men che non si dica, non era quello ciò di cui stava iniziando a preoccuparsi...No.
    Il mondo dei maghi era ancora palesemente confuso da ciò che stava succedendo, e in molti stavano iniziando ad abbracciare la via della Magia Oscura, forse per avere risposte a degli interrogativi ai quali al momento la medicina magica ancora non riusciva a rispondere; forse solo perchè stava uscendo fuori la crudeltà di alcune persone. Altri secondo lei, erano solo dei vigliacchi , incapaci di pensar con la loro testa.
    Si tirò su il cappuccio del suo mantello, in un gesto istintivo di protezione del quale era pienamente consapevole della sua inutilità in quel momento. Non sarebbe stato il cappuccio a salvarla nel caso di un attacco.
    Doveva contare solo sulla sua abilità mentale e agilità fisica.
    Attese, nel buio, con la speranza di avere qualche indizio.



    ho lanciato l'incantesimo ma ovviamente sta a te decidere se prende o meno :)
     
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    Altair è certo che sia la persona che aspettano, lui e suo fratello a distanza si guardando e ne osservano i movimenti. Il silenzio è padrone e nemmeno il battito del cuore nel petto disturba il suo orecchio fine. Lui si è allenato a soffocare persino i rumore fisiologici, a rimanere a lungo chino sulle caviglie, a patire la fame e la sede per portare a termine una missione. Ecco perchè non si muovono di un centimetro anche dopo lunghe ore d'attesa.
    La figura ferma il suo cammino, seppure lento di principio, si guarda intorno, lo nota da un leggero movimento del capo e ciò basta a far si che lui e l'akh ingaggiato calino per bene il cappuccio della nappa sul capo meglio di come l'avevano sistemata in precedenza. Il movimento del braccio la tradisce, il cappotto bislungo si tira ed è chiaro che sta brandendo una bacchetta di legno ed è pronta ad agitarla. I fratelli si coprono completamente il viso, nessun lembo di pelle sarà esposto e pertanto si rannicchiano facendosi più piccoli di come la loro stazza invece è. La nappa è incantata, è uno dei tessuti più costosi sul mercato e possiede delle enormi capacità fra cui quella di respingere incantesimi elaborati e smascheranti. Come potrebbero due assassini sennò intrufolarsi in palazzi dove un incantesimo potrebbe sciogliere la loro copertura all'istante? I loro indumenti devono coprire ogni centimetro della loro pelle per funzionare a pieno e Kal rimane una buona manciata di minuti accovacciato sperando che il tempo sia sufficiente per aver permesso alla donna si rendersi conto che è sola. Lo penserà davvero.
    L'occhio d'ebano di Kal si fa poi spazio fra il tessuto che pende davanti al suo viso e quello che riveste l'avambraccio, quel che basta per vedere la figura priva di cappuccio. Così capisce che si è rivelata da sola e adesso gli akh hanno compreso che il bersaglio è arrivato. Si guardano in silenzio e mentre lei comincia a camminare verso la sua meta più quieta di prima, iniziano a saltellare fra un tetto e l'altro. Non compiono rumore, sanno benissimo dove porre la punta dello stivale, poco dopo sono al limitare del palazzo più alto, la figura svolta l'angolo e il mento di Altair ne osserva la direzione. E' diretta verso la zona più vecchia del villaggio magico, quella caratterizzata da delle mura scrostate e decadenti, sarà il posto perfetto per tenderle l'agguato ideale per rapirla.
    I due fratelli si spostano nella direzione giusta, mantenendo comunque un certo distacco. Non si fidano delle abitudini della donna e vogliono evitare che osservando i tetti per puro caso possa vedere due figure immerse nella notte.
    Il respiro di Kal è controllato, nascosto dietro una sciarpa di tessuto persiano di colore molto scuro, il trucco nero sotto e sopra gli occhi lo rende particolarmente in sintonia con il colore del cielo.
    Si abbassano su tetti meno alti, continuano a camminare sui coppi facendo attenzione a non scivolare su strati di muschio formatosi col tempo per via delle precipitazioni.
     
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    L'incantesimo non produsse un effetto rivelatore. Ciò poteva significare due cose: non c'era effettivamente nessuno nei paraggi, oppure il suo incantesimo era fallito.
    Oppure, chi c'era era bravo a schivare incantesimi, oppure, e quella era l'ipotesi più remota ma anche la più terrificante, quel qualcosa da cui si sentiva seguita non era umano.
    Regolò il suo respiro, in modo da calmare anche il suo corpo e la sua mente. Inspirava ed espirava, con calma.
    Pensa.
    Cosa puoi fare per difenderti adesso, da qualunque cosa ? Da chiunque ?
    Sophie si guardava attorno, respirando piano, cercando di scrutare nel buio qualunque cosa, qualunque movimento, di udire ogni tipo di suono.
    Non riusciva a scrollarsi di dosso quella sensazione di essere seguita. Non riusciva a non sentirsi guardata, osservata, c'era un pericolo. Non sapeva quale, ma c'era.
    Stava camminando liberamente, per strada. Decise di cambiare traiettoria. Stava andando avanti, ma decise di tornare indietro di qualche passo. Non stava arretrando per paura, poiché sapeva che di certo, se c'era un pericolo in giro, non si sarebbe ritirato con il suo dietrofront.
    No, il motivo era proprio quello: se qualcuno stava seguendola in quel momento, doveva a quel punto iniziare ad accelerare i passi, scappare quasi, per non farsi trovare.
    Stava ipotizzando che qualcuno fosse dietro di lei, e voleva provare ad invertire i ruoli, da quella inseguita a quella che segue. Forse, così quel qualcuno si sarebbe dileguato, forse la seguivano perché credevano che avesse tanti galeoni con sé?
    Cosa del suo aspetto poteva lasciar presagire che forse una persona benestante?
    Non aveva nemici diretti nella sua vita, non era un bersaglio, se non per il fatto che fosse un'Auror.
    Uccidere un Auror poteva essere una notizia da prima pagina sulla Gazzetta del Profeta, un trofeo malsano da raggiungere per i maghi oscuri da sbattere in copertina, per avvisare tutti, per portare a casa un pegno, per far capire al mondo magico la loro presenza.
    Ma quel trofeo non voleva essere lei.
    Continuava a camminare nella direzione opposta a quella dove stava camminando prima, ma non trovò nulla di diverso, se non le sue tracce sul terreno, nient'altro. Respirò piano, si stiracchiò le dita, bacchetta stretta alla mano.
    Deseteribus tentò un incantesimo per tentare di rendersi invisibile, per rendersi trasparente. Il buio della notte poteva aiutarla a nascondersi ancora di più, ma doveva capire contro cosa stava difendendosi, perchè farlo così, alla cieca, senza indicazione alcuna, non aveva molto senso.
    Maghi oscuri?
    Malviventi?
    Animali affamati?
    Ognuno di questi pericoli andava affrontato in modo diverso, non poteva andare avanti così. Eppure, al momento era l'unica strada che aveva, tentare di nascondersi.
    Ma poi, cosa avrebbe fatto?
    Atteso l'alba?
    No.
    Aveva la sensazione che l'alba non l'avrebbe vista, e ciò le provocava una muta disperazione.
    Dannazione Sophie, dovevi ascoltare Dell.
     
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    I fratelli sono sicuri di aver agito al meglio fino a quel momento. E quando sono certi che il bersaglio ha smesso di covare preoccupazione è lì che si ricredono. Sophie, la donna che devono catturare si ferma, sembra pensare per minuti interminabili. I due si guardano nel silenzio riconoscendosi nel buio.
    Rotea su se stessa e inverte la marcia. Era una possibilità che poteva accadere ma non se lo erano immaginati visto il tentativo precedente di cercare un qualcuno nel buio. Ghigna in silenzio, Khal, nascosto e immobile, è talmente appiattito sul tetto che può camminare verso di lui quanto le pare, può fissare quel punto ma non lo vedrà. I metri vengono mangiati dai suoi passi nel buio e l’unico rumore che sente è proprio quello del bersaglio. Per fortuna dei predatori ma per sfortuna di lei non vi è nessuno per strada quella notte.
    Mantiene il respiro controllato a lungo, l’akh osservandone i passi fino a che non si arresta nuovamente guardandosi intorno e brandendo la bacchetta. La vede sparire nel nulla ed è in quell’occasione che si sporge col collo in avanti poi decide di mettersi al limitare del tetto e nel buio cala un oggetto incantato perfezionato per le loro missioni. Se lei è diventata invisibile gli sarà utile per un po’ sapere dove è diretta. La direzione è importante per beccarla poco più in là. Sfila dalla tasca un gomito, almeno è quello che potrebbe sembrare agli occhi di un ignorante. Srotola il tutto con un gesto del braccio e cala l’oggetto dal colore scuro rispetto al solito in commercio, lungo la parete un metro circa dove è già passata. Mentre il cavo nero scende come lava lungo il muro stringe il cono scuro in mano con attenzione. Non ha toccato terra che strega l’oggetto per renderlo invisibile agli occhi della vittima nel caso lo percepisse ed è pronto a scostarlo nella direzione in cui lei stava già andando per seguire il ripercuotersi dei suoi passi mentre li compie. Se è invisibile, i rumori però non lo sono. Stringendo quell’affare stregato sofisticato, simile agli sciocchi giocattolini per adolescenti che nella sua tenera età aveva avuto per le mani, si appresta a camminare chino e silenzioso sul tetto.
    Pone il cono all’orecchio, sente i suoi passi continuare, ce l’ha in pugno. Muto, ride divertito e si nutre di quei tonfi amplificati dall’oggetto. Sembrano battiti. Magari il suo cuore sta davvero battendo all’impazzata per via della paura.
    Man mano che il rumore sembra scemare lui va avanti, si sposta con il cavo per le mani provocando un fruscio minimo che non può essere udito da un umano sotto al palazzo. Si ritrovano così due sopra e uno sotto a camminare lentamente per un piccolo vicolo che si fa sempre più stretto. Khal vede il fratello, gli fa un cenno, lui lo supera aumentando la velocità nel tetto adiacente.
    Un tonfo e il fratello muscoloso scende dal tetto, lei fra poco si vedrà di fronte una figura enorme e incappucciata. A distanza, prima che lei sia troppo vicina e sventi il loro lavoro impeccabile, l’akh sibila Revelio in sua direzione puntando dritto dove il fratello è ormai giunto per segnalarne la giusta posizione. Un fruscio sancisce che non ha sbagliato per cui Khal scende fiero sul terrazzino sottostante e poi sul fradicio percorso dissestato. Mentre lei sta realizzando che non è più invisibile a nessuno Khal impugna la sua verga storta, sicuro che ha sentito i suoi passi pesanti alle spalle la anticipa con un Caecitus. Non sic cura della sua reazione, probabilmente avesse fegato si strapperebbe gli occhi pur di smettere di sembrare incapace di vedere. Non si riveleranno mai i due fratelli , saranno misteriosi per sempre, una volta consegnata all’ordinante loro avranno finito e di lei non sapranno più niente. Crucio! La voce di Khal è ferma, non ha dubbi e nessuna pieghetta compare sulla fronte quando la vede cadere in ginocchio. Si lamenta e lui ne ascolta il suono sentendosi incredibilmente potente.
    Il fratello non perde tempo, sigilla la zona con un incantesimo capace di non spargere le sue urla e le sue preghiere. Devono però fare presto o qualcuno per sfortuna arriverà. Poi se aveva un appuntamento qualcuno arriverà a cercarla. La prima fregola per non fallire è non attendere e non perdersi in stupidaggini. Sono due soldati allenati e quindi non si faranno fottere, la situazione è sotto controllo.
    Crucio! Dice più forte con un accento straniero. La tortura. Sente il dolore infondersi senza pietà e questo lo nutre.
    Guarda il fratello prima di castare un Aurum Confundus e quindi Sophie sarà troppo occupata a capirci qualcosa e a lamentarsi dal dolore per provare a ribellarsi anche in modo fisico. Il fratello le cattura alle spalle, tende la mano ad Khal e si smaterializzano insieme.
    Rapita, ci ritroviamo in una zona a te sconosciuta, dentro una stanza senza finestre. Hai la bocca tappata, le mani legate e la bacchetta ti è stata strappata. Non riconosci i tuoi rapitori, hai di fronte Khal ma è completamente nascosto nell'ombra e coperto dalla nappa, solo le sue mani sono visibili fuori dalla tunica.

     
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