Black Opium

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    Il silenzio fa da padrone in questo momento, posso udire persino i respiri delle mie sorelle, il dottore mi siede di fronte, trascinando di lato lo sgabello della stanza. Così rimaniamo con i visi a guardarci per un breve lasso di tempo, io cerco di decifrare dalle rughette di espressione ciò che andrà a dire. Devo dire che non mi è facile, la situazione di certo non giova e le mie condizioni psicofisiche annebbiano le possibili deduzioni. Comincio a diventare impaziente, però rimango immobile con il cuore che accelera ad ogni secondo silenzioso. C'è una certo dislivello fra i nostri sguardi, sono poco più in alto di lui stando seduta nel materasso ospedaliero. Si passa una mano sull'altra come si è istintivamente avvezzi a fare quando si gela in pieno inverno, non mi sfuggono le sue iridi che per un attimo hanno guardato il pavimento, segno che qualcosa gli è difficile da pronunciare. Sono una figlia e lui mio padre, non deve essere stata una passeggiata avermi operata. Però ora sono quì, sveglia e fuori pericolo, mia figlia è appena nata e allora credo possa assumere qualsiasi tono per raccontarci per bene come sono andate le cose. Di poco interesse è il motivo per cui è nata in anticipo, in verità tutto questo cade in secondo piano. Io e le sorelle vogliamo solamente conoscerla a questo punto e il resto è soltanto un contorno che rimarrà nella storia della sua nascita. Il dodici novembre per l'esattezza e non il ventiquattro dicembre. Non sono mai stata un'ossessionata di date, scadenze o altro, certo non ero pronta a tutto questo all'improvviso e pensavo di avanzare un bel po' di tempo prima di immergermi in urla, biberon e pannolini però anche questo non ha importanza.
    Ascoltami bene.. inizia a dire e questo parole hanno tutta la mia attenzione, diciamo chiaramente che non sono quelle con cui inizierei un discorso pacato e liscio. C'è qualcosa nella sua voce e non è legato al fatto che sono la sua figlia ritrovata, quella che è stata operata o l'emozione di esser diventato padre e nonno nello stesso giorno. Con il viso contratto e inquieto cerco di fare un gesto per intimargli di sputare il rospo in fretta. Spiega che è successo qualcosa di imprevisto, istintivamente annuisco impaziente condividendo il fatto che Abigail non doveva nascere adesso, doveva essere solo un controllo. Va bene.. mormoro con la voce strozzata. Siamo rimaste sorprese tutte aggiungo ingenuamente all'oscuro di tutto. Faccio spallucce per sottolineare che la sua nascita prematura non ci interessa.
    Ma i suoi occhi grigiastri continuano a posticipare dell'altro e allora rizzo la schiena con un gemito e lo guardo con un altra espressione. Adesso.. possiamo? vederla? domando con insistenza cercando di aprirmi un varco in questo dialogo che sembra non iniziare mai.
    Scuote la testa. Ti sei trasformata in un lupo. Lo fisso, con la faccia seria che pian piano muta in una smorfia di incredulità. Covo del fastidio e così le sopracciglia quasi si uniscono mentre anche una risata isterica e canzonatoria fuoriesce dalle mie labbra. Dottore.. dico scuotendo il capo e i ricci incolti. Non è questo il momento per le cazz..queste cose assumo un viso irritato e spero che chiamandolo sempre in quel modo o per cognome sottolinei quanto io non lo stimi e non lo consideri davvero mio padre. E' un estraneo a tutti gli effetti e lo sarà per lungo tempo. Abigail lo è lo correggo. Per un attimo mi domando se appena nata si sia trasformata, non conosco tutti i dettagli della maledizione e l'assenza di suo padre in questo momento implica avere una miriade di domande e curiosità e zero risposte. I libri possono descrivere tantissime cose, da lì si impara ma non è mai abbastanza. Sei un lycan e non lo sapevi e per questo sei stata operata d'urgenza. La sua insistenza mi comincia a stancare e con un movimento delle gambe faccio capire che ne ho abbastanza. Abigail lo è ripeto come se dovessi correggere le sue ultime parole.
    Soffio fuori il fiato passando per un secondo lo sguardo su Sky ed El che sono accigliate quanto me. Fra loro sono l'unica di irritata e probabilmente El starà pensando che sono sempre la solita smorfiosa che non va d'accordo con nessuno e in particolare col personale medico. E ha ragione, solamente le manca un dettaglio fondamentale: quello che ho di fronte è l'uomo che cerco da due anni a questa parte e che è mancato per ventidue lunghissimi anni. Lo stesso che ha fatto nascere la nostra piccola, quello che adesso dovrebbe smetterla di raccontare cose che non ci interessano e dovrebbe giungere subito al punto. Avrei gradito fosse giunto in stanza con un fagotto stretto al petto, l'avremo vista e tutto sarebbe caduto nel dimenticatoio presto. L'avremmo finalmente sfiorata con le nostre dita e io avrei anche prontamente verificato che le visioni erano premonizioni abbastanza attendibili oppure no. Deglutisco e mi sforzo da morire e riesco a rimanere tutto sommato quieta. Forse la roba che mi stanno iniettando per flebo ha un effetto anche sul mio caratteraccio oppure sono troppo stanca per impegnarmi a rendermi odiosa e terribile come sempre. Prendo un gran respiro e osservando gli sguardi delle sorelle ripeto la richiesta che spero adesso comprenda una volta per tutte. In questo modo capirà che non credo a mezza parola che ha detto e capisco che dalla confusione provata anche lui dalla situazione abbia un po' mischiato le cose. Ce la può portare adesso? ripeto deglutendo.


    Edited by vânjaRosèncrañtz - 12/12/2021, 23:28
     
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    Lo sapevo, Vanja non si ricorda niente e questo è un ulteriore ostacolo per spiegarmi al meglio. Si è trasformata veramente e devo essere davvero convincente prima di dare la notizia di Abigal. Sento dentro di me l'angoscia e la preoccupazione crescere ogni secondo sempre di più, cerco di non cambiare la mia espressione ma non posso farci nulla, le emozioni mi sovrastano e la mia voce è ora più tremolante e più rotta, cela un grande segreto che sta per essere rivelato davanti agli occhi delle sorelle rimaste in silenzio ad ascoltare me e Vanja che parliamo, o almeno così cerchiamo di fare. Abigail lo era, lei era un licantropo ma Vanja non sapeva niente di se stessa, infatti non risponde alla mia domanda e non sembra per niente colpita da quello che ho appena detto. E' la verità, Vanja.. ti sei trasformata davanti ai miei occhi. Questo ti è chiaro? quasi chiedo sbalordito per la sua testardaggine di non voler credere a ciò che dico. Capisco che il suo pensiero è ora tutto verso la bambina, una bambina che purtroppo non esiste più. Mai avrei voluto una cosa del genere e mai avrei immaginato un epilogo del genere. Vorrei non essere io la persona che deve annunciare una cosa così difficile, eppure mi tocca farlo e ne sono completamente coinvolto.
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    mi ripete la stessa domanda per la millesima volta ed io rimango in silenzio, è la prima volta che abbasso del tutto lo sguardo cercando di non pensare ai suoi occhi e al grande dolore che è dentro di me. Ho ancora davanti agli occhi il corpo di Abigail che ho stretto tra le mie braccia, avrei tanto voluto portare la bambina tra le braccia di Vanja, avrei voluto dargli una lieta notizia e invece mi tocca dire le cose più orribili che una madre può sentire. Non potete vederla. rispondo con tono basso scuotendo la testa, alzo lo sguardo e incontro il suo, confuso e preoccupato. Guardo le due ragazze che hanno lo stesso sguardo preoccupato di Vanja. Poi mi volto verso mia figlia e i miei occhi diventano umidi, il mio viso cambia espressione. Un silenzio tombale e una tensione altissima, torno ad abbassare lo sguardo e combatto per tenere a bada le mie emozioni, poi finalmente lo dico chiaramente. Abigail purtroppo non ce l'ha fatta.. ora un silenzio ancora più grande riempie la stanza che sembra più vuota che mai. Alzo lo sguardo su Vanja Abbiamo fatto tutto il possibile, ma le sue condizioni erano già molto gravi.. deglutisco e sospiro liberandomi da quel peso che mi portavo già da tante ore. Mi dispiace.. non guardo le ragazze, il mio sguardo ogni tanto si alza su Vanja in modo quasi impercettibile, gli occhi si arrossano e non riesco a tenermi distaccato. Vanja è mia figlia e sono investito da una marea di emozioni, mi sento in colpa e forse potevo anche fare di meglio, se solo fossi arrivato un po' prima.. io.. mi dispiace. non so neanche cosa altro aggiungere, forse non ce n'è bisogno, la situazione è grave e mi aspetto una reazione molto dura da parte sua. Ne ho viste tante di queste situazioni, ma non ne ho mai vissuta una da così vicino, in prima persona.

     
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    Rimango per brevi secondi a guardarlo, spazientita e con la rabbia che percepisco da lontano. Sento le dita irrigidirsi e so che la tensione si sta accumulando oltre i miei gusti. Spazientito afferma quanto detto poco fa, il suo tono è chiaro e non sta proferendo cavolate. E' sicuro, non è per nulla confuso anche se la situazione sicuramente lo sta mettendo a dura prova. Cosa.. Cosa sta dicendo? gli occhi si dilatano mentre pronuncio incredula queste domande. La smorfia canzonatoria e spazientita di una manciata di minuti fa viene spazzata via da uno sguardo privo di emozione. Lo guardo attonita cercando nei suoi occhi una risposta correttiva negativa; in verità la speranza che nutro è vana e sotto sotto lo so anche io. Sta affermando che sono un lupo quanto la piccola penso sconcertata e non del tutto convinta. La parte del parto me la sono chiaramente persa e quindi capisco che nel lasso di tempo a me sconosciuto deve essersi verificata questa imprevista trasformazione. Non so cosa dire, avrei in verità troppe domande e non riesco a porgliene nemmeno una. Più che quesiti si tratta di vere e proprie accuse che per ora riesco a trattenere sulla punta della lingua che mordo entro la mia bocca provocando una piccola fuoriuscita di sangue.
    Non sta bleffando, solamente mi domando da che parte arriva questa maledizione. Ho studiato un po' l'argomento e il fatto di aver conosciuto poche ore fa i miei genitori biologici mi porta a detestarli ancora di più, dopo questa rivelazione. Sono accadute troppe cose di fretta, concentrare in un unico episodio.
    Non possiamo vederla dice scuotendo il capo, abbassandolo a tratti come se si vergognasse di negarci la visione della bambina, alcuni sguardi li riserva a me e alle sorelle per poi fuggire in fretta dai nostri visi. Come prego? domando sbigottita, sento il petto martellare e la tensione farsi strada ancora di più. Con un saltello del sedere scendo definitivamente dal letto senza pensarci due volte, congiungo con parecchio dolore e fatica le braccia sul petto. Mi fa strano non avere più il pancione che tocca gli avambracci piegati sopra di esso. Sono in gran forma per aver partorito da pochissime ore. Mi fa strano e sono sempre più convinta che c'è dell'assurdo in tutta questa storia.
    Sono stanca mormoro muovendo appena le labbra e questo suona come una supplica. Sono stufa di stare appesa con informazioni e parole dette a metà, se ha qualcosa da dire che lo dica subito; se ci sono state delle complicazioni e Abigail ha dovuto subire un intervento lo dica adesso. Mi sono trasformata in una creatura che non conosco, non mi sento di appartenervi perchè non ricordo nemmeno e non voglio credere di esser diventata una bestia. Perchè è così che ho chiamato White quando mi assalì, è così che ho sempre visto le persone che tramutano in lupi, in pantere o che altro. Un brivido mi percorre la schiena e forse in lontananza comprendo il motivo per cui non riesce a vuotare il sacco e ci sta intimando di non poter vedere la bambina. La trasformazione è una mutazione del corpo in sostanza, che conseguenze implica durante una gravidanza? Io non ne so nulla, deglutendo però penso che le conseguenze per lei non siano state nulle.
    Sono visivamente preoccupata in questo momento dopo il breve ragionamento che spero con tutta me stessa sia errato. Magari sono diventata un lupo per qualche secondo, magari il mio corpo non è mutato completamente, magari le lupe hanno un sistema protettivo per i loro figli/cuccioli..? Sto partorendo una miriade di cose che non stanno in piedi ma vorrei davvero che fosse così: Che lei non avesse sentito dolore, che lei non venisse coinvolta in tutto ciò.
    Il cuore accelera, compio un passo in avanti, cerco lo sguardo delle sorelle come sostegno e i loro occhi sono carichi di angoscia e preoccupazione. So per certo che le paure che sento man mano avanzare dentro di me siano condivise anche da loro.
    Abigail purtroppo non ce l'ha fatta... Il silenzio cala completamente nella stanza. Smetto di camminare, di essere agitata, sembro colpita da un petrificus. Sono completamente scollegata da chi mi circonda e per un paio di minuti mi manca l'aria. Vacillo, sento le gambe molli e scuotendo il capo mi appoggio col sedere al materasso. Gli occhi puntati in un punto indefinito, non vedono nulla, sono shockata e incredula. Il dottore sta spiegando che non c'era nulla da fare, che tutto sarebbe stato comunque vano eppure le mie orecchie percepiscono solamente un ronzio. Come se lui stesse blaterando al di là di uno spesso vetro.
    Sono in apnea, i respiri sono più lunghi del normale perchè una mano invisibile stringe sul mio collo e il viso pallido è fisso sulle piastrelle laccate del pavimento dell'ospedale. Lei è il miglior dottore del mondo dico scandendo bene le parole come un robot. Non riconosco la mia voce, le mani tremano e si aggrappano al lenzuolo candido strattonandolo. Mi sento mancare per la notizia ricevuta e dovessi descrivere come mi sento non ci riuscirei. Dentro di me sta andando in frantumi qualcosa di molto significativo, si sta spaccando qualcosa che non si riparerà mai: l'amore per quella bambina che non sono riuscita a conoscere. Le dita tremanti tastano il materasso dietro di me incredula di avere un sostegno perchè ho la sensazione di scivolare a terra a momenti. Il migliore dicono mormoro a bassa voce. Non riesco a guardare in faccia quello che reputo il responsabile, insieme alla Stojnov di tutta questa situazione. La mia bambina ha lasciato questo mondo senza conoscere sua madre per colpa loro. Tutto questo poteva essere evitato se io avessi saputo la mia natura. Sono certa che uno dei due o tutti e due sapessero qualcosa a riguardo e questo dal mio punto di vista aggrava la situazione e non fa che alimentare il mio disgusto nei loro confronti.
    Bennet è quì e lui subirà quello che la mia bocca dirà senza sosta; la mia rabbia, frustrazione e dolore si sprigionano in un pianto silenzioso che in breve si tramuta in un singhiozzo disperato. Prima di sfociare in un atto di ribellione per lo shock. Non sono più in me, è chiaro, sto andando fuori di testa e non me ne rendo conto. Sbraccio, la sacca della flebo si tira ondeggiando e non ci faccio caso. In preda ad un'ondata di disperazione mi stacco dal materasso, compio un paio di falcate in sua direzione e con un urlo che spezza il silenzio mi rivolgo a lui e se potessi anche a mia madre che al momento non c'è. Aveva detto che l'avrebbe salvata qualora si fosse verificata una situazione d'emergenza! le lacrime scendono sul mio viso, rigandolo e arrossandolo. LEI MI HA PROMESSO CHE AVREBBE MESSO MIA FIGLIA AL PRIMO POSTO! Le parole escono durissime con tono accusatorio. MI SONO FIDATA DI LEI! PIOMBA DA UN GIORNO ALL'ALTRO NELLA MIA VITA E LO STESSO GIORNO LE SUE PROMESSE VENGONO MENO. CHE RAZZA DI PADRE è LEI? MIA FIGLIA ERA INNOCENTE, SI MERITAVA DI VIVERE, IO MERITAVO DI CRESCERLA! mi piego in avanti, gli occhi fuori dalle orbite e il fiato corto. Sono rossa in viso, con le narici piene di muco e le labbra ormai secche. QUESTO LEI LO SAPEVA? alludo alla natura che ho compreso solo oggi. O MIA MADRE SI è TENUTA ANCHE QUESTO SEGRETO? Getto un'occhiata di fuoco alla porta desiderando che la Stojnov entri a momenti, ma quella coda di paglia sono certa che non verrà. MIA FIGLIA HA PAGATO IL PREZZO DELLE VOSTRE MENZOGNE!
    Non me ne faccio niente dei suoi mi dispiace, del suo viso pentito e della testa bassa. Prendo fiato cercando di calmarmi, ma non ci riesco, riverso in uno stato traumatico e niente può placare la mia sofferenza. Lei.. lei è un v-veggente farfuglio fra le lacrime che mi si infilano in bocca e il salato si mischia con la mia densa saliva. Con gli occhi arrossati lo fulmino e poi mi piego leggermente in avanti in un urlo disperato che potrebbe sgretolare i muri. FACCIA QUALCOSA, LEI.. LA PORTI INDIETRO! è chiaro che sono sconvolta e non separo ciò che è effettivamente possibile da ciò che non lo è nemmeno servendosi della magia più potente. LEI è IL MIGLIORE! LO DIMOSTRI! RIPORTI LEI DA ME!
    In uno stato psicofisico lucido e sano non avrei mai proferito delle frasi del genere, chiaramente di veggenza ne so meno di lui poichè l'argomento è ancora un'incognita per me. Le mie sono richieste disperate di una madre che in preda allo shock alimenta persino la possibilità che possa esistere una magia così sofisticata da poter correggere il passato e sistemare le cose.



    Edited by vânjaRosèncrañtz - 12/12/2021, 23:48
     
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    《É nata》Le parole di Ellie mi sorprendono non poco e dopo un primo momento di shock inizio a sentire crescere in me una forte sensazione di felicità. La nostra bambina è nata e a breve potremo vederla. Mi domando perché non ci abbiano dato subito una notizia simile, invece che farci passare interminabili ore a chiederci cosa fosse accaduto. Vanja non sembra prenderla altrettanto bene e da prima inizia ad agitarsi, per poi tentare un gesto sciocco e rischioso. Non perdo tempo e mi avvento su di lei, cercando di farla sedere nuovamente sul lettino e imporle di calmarsi, ma sembra non ascoltarci e sbraita a gran voce di voler vedere sia figlia. La capisco, al suo posto pure io non starei più in me dalla voglia di stringere fra le braccia la creatura che per nove mesi ho sentito crescere in me, ma non è quello il modo. Deve cercare di calmarsi o finirà per farsi del male. «Vanja calmati, ora arriva il dottore. Cerca di non dare di matto» Le accarezzo la nuca obbligandola a sedersi mentre nostra sorella sistema nuovamente il pulsante per le emergenze dietro alla testata del letto. Il dottor Bennet non tarda molto ad arrivare e dopo aver medicato la Russa, comincia a darci strane spiegazioni in merito al parto prematuro di Vanja. Allude al fatto che nostra sorella si sia trasformata in lycan e subito il mio sguardo si sposta prima su Ellie con sguardo stranito e poi su Vanja che sembra non star capendo ciò che il dottore le dice. Mi avvicino al lettino e appoggio una mano sulla spalla di mia sorella e lo stesso fa Ellie che con tono perplesso domanda delucidazioni in merito a Bennet. Lui conferma, ci spiega che evidentemente non solo Abigail è affetta da tale maledizione, ma che pure Vanja lo è. Domandarle a nostra volta se ne era a conoscenza sarebbe stupido, entrambe sappiamo che non è così, nostra sorella non ci aveva mai rivelato nulla in merito e anzi, quando le era venuto il sospetto che la bambina potesse esserne portatrice, aveva compiuto quel gesto tanto stupido che pochi mesi addietro ci aveva fatto adirare con lei. Se davvero fosse stata a conoscenza della sua natura ne sarebbe stata altrettanto informata e non avrebbe avuto la necessità di scoprirne di più passando in rassegna tutti i tomi riguardanti l'argomento che si celavano nel reparto proibito. La notizia che ci venne rivelata poco dopo mi fece scendere copiose lacrime che andarono a rigarmi il viso. Vanja si alzò di scatto e né io né Ellie riuscimmo a trattenerla, eravamo tutte e tre troppo scioccate per pensare lucidamente e nemmeno il logico e rigoroso cervello di nostra sorella maggiore fu in grado di cogliere quella notizia in maniera razionale. Ci sembrava semplicemente impossibile. Non poteva essere accaduta una cosa simile. In che modo poi? Come aveva potuto perdere la bambina a così poche settimane dal parto? «È... è successo in seguito alla trasformazione di Vanja?» Domandai atterrita con un filo di voce. Se così fosse stato Vanja sarebbe di certo andata in frantumi. Si sarebbe sentita così dannatamente in colpa che nemmeno il nostro conforto sarebbe bastato a placare il suo spirito distrutto. «Vanja non si era mai trasformata prima d'ora, com'è possibile che lo abbia fatto durante una normalissima visita pre parto?» Per quello si era recata lì il giorno precedente. Per una visita. Una normale e semplice visita di routine. Talmente di poco conto che persino la rossa ci aveva detto di non stare ad accompagnarla, dopotutto ci avrebbe messo solo un paio d'ore e poi sarebbe ritornata tranquillamente al castello, ma così non era stato e ora ci ritrovavamo a fare i conti con la peggior notizia che il dottore ci potesse dare. Abigail era morta. «V-Vanja, calmati dai...» Per quanto cercassi di risultare credibile il mio tono lasciava trasparire che io per prima mi sarei voluta avventare contro al dottore per avere spiegazioni dettagliate in merito a quanto successo. Mi portai una mano davanti alle labbra e cercai di trattenere forti e fastidiosi singhiozzi mentre le lacrime continuavano a bagnarmi il viso. Cercai con lo sguardo un aiuto da parte di Ellie, solo lei avrebbe potuto calmare la Russa ormai, impedendole di non prendere letteralmente a pugni il dottor Bennet, mentre con tono aggressivo inveiva contro di lui rivolgendogli frasi del tutto prive di senso e nesso logico. Mi sembrava di star vivendo un sogno. Un orribile e doloroso sogno dal quale non riuscivo a svegliarmi.
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    Le sue sorelle si avvicinano, stanno ascoltando attentamente e cominciano a fare domande. Mi prendo qualche attimo per rispondere Si è succ.. Lei è il miglior dottore del mondo. Vanja interrompe il tutto ed ora la mia attenzione è completamente su di lei. E' rimasta in silenzio per un tempo indefinito, ora sento che si sta nuovamente agitando e continuo a fissare i suoi occhi per cercare di scorgere prima possibile un cambiamento che mi metta in allerta. Ci sono Ellie e Skylee in questa stanza, non permetterei mai che Vanja si trasformasse proprio adesso. I calmanti che circolano nelle sue vene potrebbero persino non bastare, lei ha un carattere molto particolare e bisogna stare attenti perchè la sua rabbia potrebbe superare qualsiasi cosa. Quando comincia a piangere e ad urlarmi contro trattengo a stendo le mie lacrime, ho il massimo controllo su me stesso e rimango a fissarla lì seduto, senza muovere un muscolo. Abbasso la testa, mi guardo le gambe, poi la rialzo e continuo a guardare quella scena straziante. Si avvicina, urla ancora No, non lo sapevo! d'istinto vado a sfiorare la bacchetta che è riposta dentro la tasca posteriore dei miei pantaloni. Vanja.. cerco di dire con tono tranquillo ma senza aggiungere altro perchè non so neanche cosa dire, il mio cuore è straziato di fronte a lei. MIA FIGLIA HA PAGATO IL PREZZO DELLE VOSTRE MENZOGNE! la guardo e annuisco come a dargli ragione, perchè in questo momento ha tutte le ragioni del mondo per essere arrabbiata, delusa da tutto questo. Ma se continua così si sentirà male. Le sorelle cercano di placarla invano. Vanja, non pos.. non posso riportare in vita una persona. scuoto la testa. Sta dicendo cose senza senso, è profondamente turbata, non posso riportare in vita una persona con le mie capacità di guaritore, nessuno l mondo ci riesce. Mi alzo improvvisamente in piedi e con un gesto veloce del polso estraggo il catalizzatore puntandolo sul suo petto: Un Sedans non verbale la colpisce facendola calmare all'istante e cadere con le spalle sul materasso del letto. Rimango a fissarla immobile, poi lentamente ripongo la bacchetta, mi volto vero le due ragazze e rispondo alla domanda che aveva fatto Skylee. E' successo in seguito alla trasformazione di Vanja si. anche loro sono distrutte e stanno piangendo, questa scena mi sta letteralmente distruggendo. Le parole di Vanja sono state dure per me, più dure di quanto mi aspettavo. Sono sconvolto. E lei si è trasformata perchè.. faccio una pausa e il mio sguardo va ad Ellie, a cui ho raccontato già delle cose nelle scorse settimane. Durante la visita ha scoperto che sono suo padre. annuisco portando lo sguardo su Vanja che ora respira lentamente e ha gli occhi spalancati. .. nessuno si aspettava la sua trasformazione .. non ha avuto una reazione felice. non c'è bisogno di aggiungere altro, Ellie in questo modo sa già chi è la madre . Faccio un sospiro e scuoto ancora la testa. Mi dispiace, abbiamo fatto tutto quello che era possibile fare per salvare la bambina. mi allontano lentamente indietreggiando fino a quando con la mano tocco la maniglia della porta. Prescriverò una cura per lei e ve la farò avere, per adesso è meglio che non ci vediamo. annuisco guardandole, prendendomi qualche momento per scrutarle prima di aprire la porta. Vorrei salutarle ma mi sembra una cosa così imbecille da fare in questo momento. Scusate. ammetto con un filo di voce prima di uscire.
    Sedans: utile per sedare istantaneamente pazienti irrequieti e stressati.



    Edited by ;dr.strange - 18/12/2021, 13:37
     
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    Danielle Richards | III anno | Corvonero


    Ellie
    Mio zio entra nella stanza e la sensazione di tranquillità, come sempre quando c’è lui, s’irradia del centro dello stomaco. Lui saprà cosa fare, lui saprà cosa dire e finalmente metterà un punto a questa impasse spiegandoci cosa diavolo è successo, dandoci finalmente le risposte a questi silenzi e quegli sguardi bassi che il personale dell’ospedale ci rivolge. Non capisco il motivo di quegli sguardi, delle labbra strette come se qualcosa possa essere successo. Vanja era qui per una semplice ecografia di controllo, niente di allarmante e niente che non abbia già fatto tanto da volerci evitare il viaggio per accompagnarla, anche se comunque sia io che Skylee ci saremmo prestate più che volentieri, la bionda poi... ha manifestato un attaccamento al limite del morboso sin dalla prima ecografia quando Abigail era solo un agglomerato di cellule simile ad un’arancia, lei già l’amava. Ancora prima che la sua stessa madre lo facesse.
    «Sono proprio venuto per aggiornarvi!» Faccio sì con la testa mentre prendo posto al fianco della rossa lasciando che sia Jon ad occuparsi adesso di lei, a sistemarle la flebo e perché no, a darle pure un calmante cosicché l’ansia e l’agitazione per la situazione le permetta di capire bene insieme a noi cosa sta succedendo. Mi siedo composta, lo sguardo attento e le labbra leggermente schiuse in attesa di sapere i fatti nella loro interezza in quella situazione che ha dell’incredibile. Vanja gli è subito ostile ma zio pare aver capito come prenderla utilizzando immediatamente una delle tattiche che adopero spesso anch’io con lei: do ut des, dare per avere, certe volte con lei è l’unica per riuscire ad ottenere qualcosa, tipo i libri che non vuole mai restituire dal prestito.
    «Un cosa...?» Guardo imbambolata Jon, mentre lui ci dice che durante la visita Vanja si è trasformata. Le mie mani scattano indicando Vanja e ipoteticamente la sua pancia mentre dalla bocca non fuoriesce una parola, solodei micro versi che il mio cervello emette poiché non sta seguendo il filo del discorso. Come è possibile? La bambina aveva ereditato il gene del lupo dal padre, non V. Possibile che durante la gravidanza anche la madre ne fosse esposta? Era quello sui cui Vanja stava cercando di documentarsi quando aveva cercato di introdursi nel reparto proibito? «Abi come sta?» Il mio è un semplice sussurro che nemmeno viene colto dai presenti, forse nemmeno vi ho impresso il suono e semplicemente le mie labbra hanno mimato quella domanda. Vanja al mio fianco si agita diventando più insistente nel chiedere di voler vedere la piccola e la mia mano si posa sulla sua spalla cercando di calmarla. «Ok zio, va bene. Ma ora portaci Aby», perché sta temporeggiando così tanto? Perché la sua faccia è scura e tirata? C’è dell’altro, qualcosa che non vuole dire, qualcosa che nessuna delle tre è pronta a sentire. «Non potete vederla.» «Per l’amor del cielo Jon, basta con i misteri... ci stiamo preoccupando!» Dal canto mio inizio ad irritarmi di tutto quel non detto e prima che la russa esploda in una reazione delle sue è meglio che prenda in mano la situazione mediando. «Lo so che i bambini nati prematuri devono stare in una stanza apposita ma non puoi proprio far qualcosa?» Lo supplico mentre trattengo insieme a Sky la rossa ma ciò che sta per arrivare è inimmaginabile. Abigail, la nostra piccola Abigail, non ce l’ha fatta. «Cos...? NO!» No, no, no, no! Abigail sta bene! Stava bene quando stamattina Vanja ci aveva fatto poggiare le mani sul pancione, quando ci eravamo stupite sentendola scalciare come se quella fosse la prima volta e avevamo riso insieme del modo in cui la rossa era dovuta poi scappare in bagno perché la bambina si accaniva contro la sua povera vescica. E ora non c’era più? «No...» le mie mani cercano di trattenere invano Vanja, senza convinzione, sono sconvolta ed incapace di reagire mentre lei scoppia in un pianto disperato ripiegandosi su se stessa, dondolando dal dolore mentre dalla sua gola fuoriescono i versi di una animale ferito. La abbraccio stringendola forte a me, cercando di contenerla mentre il mondo intorno a noi cade in pezzi. Sky fa lo stesso guardandomi con occhi pieni di lacrime, i cuori in frantumi. È allora che Jon punta la bacchetta contro nostra sorella che all’istante comincia a rilassarsi tra le nostre braccia perdendo tutta la belligeranza di pochi attimi prima. «Tu cosa? È lei?» La stringo ancora più stretta a me. La bambina perduta di Jon e la professoressa Stojnov. Non ci posso credere. Ci avevamo scherzato una delle ultime volte che ci eravamo visti ed in cuor mio avevo proprio pensato a Vanja ed alla sua ricerca senza sosta. «Ssshhh V, va tutto bene, va tutto bene» la cullo stringendola e mentendole mentre le lacrime scorrono e sottovoce, quasi in catalessi, la rossa ripete una nenia dolorosa: “la mia bambina”.
     
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    Studente Corvonero
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    Lo sguardo basso del dottor Bennet emana disperazione ma ciononostante non riesco a guardarlo con occhio differente da quello dell'odio, del disgusto e del fastidio. Mi sono trasformata perchè i miei genitori non mi hanno mai raccontato cosa sono davvero, non ci sono mai stati per averlo potuto fare e probabilmente negli anni senza di loro e la ricerca piena di fallimenti ho accumulato così tanta frustrazione, rabbia e delusione da esser esplosa. Sono diventata "qualcosa" di impensabile, ho ucciso la mia bambina e regna in me la responsabilità e il dolore immenso che solo una madre può provare. Mancava solo un mese o poco più, gli ultimi temi Abigail era agitata; da quando io ed Ethan avevamo avuto quel diverbio lo era parecchio. Credo che i bambini dentro al pancione, che non hanno ancora capacità di parola, capiscano tutto. Sono anche certa che Abigail comprendesse cosa io pensavo o cosa io provavo in sua presenza: rabbia, amore, dolcezza, fastidio.
    Un'altra ondata di nausea quasi mi spiazza, sono costretta ad afferrare un lembo di lenzuolo per darmi l'idea di non vomitare all'istante. Lei p-può mormoro speranzosa e con la voce rauca. Queste parole Sono frutto della mia agonia e del momento straziante, dei farmaci che scorrono nelle mie vene. Il mio cervello partorisce cose fuori dalla realtà e fuori persino dalla magia. Lei è un v-veggente replico. Come se gli stessi chiedendo di intraprendere la via del tempo, in qualche modo portare dietro quella bambina non nata. Nel silenzio in cui il dottore mi guarda io cerco disperata lo sguardo delle sorelle, muovo il mento come ad incitarle a convincerlo.
    Inaspettatamente sento un calore innaturale nello stomaco, di diffonde pian piano attraverso gli altri organi e tessuti fino ad arrivare al cervello; percepisco una sorta di tranquillità e ricado con le spalle sul letto sfuggendo dall'abbraccio di El, sfioro il fianco di Skylee. Fisso il soffitto e mi ritrovo con la testa vuota di tutto ciò che poco prima pensavo o avevo da dire. Sospiro per poi sentire i battiti del cuore andare al loro posto.
    Le sorelle e il dottore continuano a parlare fra loro, le voci sono lente e basse e non presto attenzione. Percepisco a tratti le dita di El che sfiorano le mie mani, il tocco morbido di Skylee che si allunga a tastarmi come a confermare che "ci sono, sono qui" eppure vivo dentro una bolla in cui sento di non essere più me stessa. Da oggi non lo sarò più.
    La porta si chiude, rimane un silenzio tombale nella stanza ma posso udire i loro respiri e poco dopo le due teste si affacciano sopra di me coprendomi la visuale. Sono scosse e io mi distruggo ancora di più a quella vista, ho ripetuto parecchie volte la frase "la mia bambina" come un pazzo in un centro psichiatrico, eppure è come se non lo avessi detto mezza volta. Sento l'impulso di ribellarmi ma non ci riesco, la tranquillità regna sovrana quando dentro si sta sprigionando l'inferno. Non sono pietrificata ne incollata al letto però, mi tiro su con la schiena con un chiaro gemito di dolore, mi tasto la zona e poi sfioro le dita di Skylee intrecciando la mia mano sulla sua. N-noi.. siamo una famiglia.. E.. mi volto verso El. D-Dobbiamo stare insieme qualsiasi cosa accada deglutisco. Ho bisogno di stare distante da tutto questo sospiro e socchiudo gli occhi. Vi prego, fate sparire ogni cosa r-riconducibile a lei dal dormitorio. Ho bisogno di andare a casa. Respiro lentamente ed è un chiaro messaggio che allude alla nostra abitazione in Alaska. Certa che non me lo avrebbero mai vietato e che comprendevano il bisogno del mio ritirarmi riapro gli occhi arrossati e secchi. Stringo adesso le mani di entrambe e con gli occhi alludo a El di passarmi quel bigliettino con lo stemma dell'ospedale, prendo la penna dal tavolino, la mano è tremante e la frase che compongo è brevissima e sbavata. Ti prego.. mandaglielo la guardo negli occhi e so che El ha sempre capito cosa covo per il suo migliore amico, il bibliotecario. Sospiro e non aggiungo altro, certa che adesso non c'è spazio per il rancore, la rabbia e le imposizioni.
    Osservo speranzosa la porta, Lennox dove è? E' chiaro che corrisponde alla figura di padre.
    Conclusa
     
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