Black Opium

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    La tensione sale ogni secondo di più, come vorrei che fosse facile, poterla semplicemente abbracciare come non ho mai fatto in vita mia: Anastasya è diventata una donna ormai, mi rendo conto ora più che mai di aver perso un sacco di anni, di aver lasciato un vuoto enorme nella sua vita come nella mia, ma con la netta differenza che io ho cominciato a soffrire solo quest'anno, solo da poco in confronto a lei io soffro la sua mancanza, prima non sapevo neanche della sua esistenza.. mi chiedo come potrei spiegargli la cosa evitando che se la prenda con Zoya? mi trovo in un punto difficile, diviso a metà tra dire la verità e la paura di allontanarla ancora di più, e allora faccio semplicemente quello che mi chiede il cuore in questo momento, perchè è lui quello che sta dirigendo i giochi in questo momento. Appunto, io non so niente di te.. aggiungo seguendola quando lei sene sta andando, mi da le spalle e raccoglie le sue cose, mi passa a debita distanza ed io scuoto la testa, insisto frapponendomi tra lei e la porta.
    null
    Mi dispiace se insisto. alcuni secondi di silenzio in cui abbasso lo sguardo, rifletto ancora prima di alzarlo un'altra volta nei suoi occhi. Anastasya. sembra essersi creato un buco di silenzio enorme, all'udire quel nome uscire dalle mie labbra mi vengono i brividi, sto davvero chiamando Vanja con un altro nome.. voglio studiare la sua reazione, non voglio che se ne vada in panico ma che affronti insieme a me questo momento cruciale, e se andasse via che cosa ci rimarrebbe da dire? penseremo per tutto il tempo questo momento rimasto incompiuto e lei rimarrebbe con il dubbio. Vanja se lo merita, dopo tutte queste sofferenze, si merita di sapere la verità. Tu devi sapere la verità. ora riesco a sostenere il suo sguardo, sono molto serio e convinto di quello che dico, non posso essere altrimenti perchè dentro la tasca del camice ne ho la prova ufficiale. Ed è proprio la lettera del signor Lennox che esco fuori, con tanto della sua firma. Gliela porgo. Leggi. il cuore accelera, ma mi mantengo più calmo possibile per non innervosirla, è un momento molto delicato nel quale vedrà ufficialmente dei documenti firmati dal fondatore di una delle più grandi associazione che ricerca persone. Se non ci credi possiamo fare dei test, posso farlo in pochissimo tempo.. adesso. ho tutto per poterlo fare, sono un professionista, mi basta una semplice pozione e pochissimi attrezzi per rivelare il vero qualora non ci credesse, ho la necessità assoluta di confermargli definitivamente la verità, adesso e senza il minimo dubbio.. non deve avere dubbi quando uscirà da questa porta.

    CITAZIONE
    Buongiorno dottor Bennet
    credo non ci sia bisogno di presentazioni, lei mi conosce benissimo perché se si ricorda, quel lontano giorno di molto anni fa, su quel ponte.. Lei ha aiutato mia moglie a far nascere la mia primogenita.
    Oggi le invio questa lettera che deve essere e deve rimanere strettamente segreta. Le informazioni sono molto sensibili, per questo mi sono preoccupato di oscurare nomi e cognomi, appariranno chiaramente davanti ai suoi occhi solo quando sarà lei a leggere queste righe.
    Le invio dei documenti ufficiali e ho firmato con la mia mano. Mi faccia sapere poi...

    Le auguro ogni bene.
    Auguri.
    Auror Lennox

    12-11-2021

    In allegato ci sono i documenti che attestano il vero nome di Vanja "Sofija Anastasya Bennet" e il giorno della sua nascita.

     
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    Una leggera soddisfazione si fa strada fra il subbuglio di emozioni e dubbi che mi assalgono quando conferma appunto che non sa nulla di me. Annuisco mentre sono ormai davanti alla porta; il tutto viene smorzato quando si mette di nuovo di fronte a me sbarrandomi la strada. Di certo non posso prendere a schiaffi un medico, un uomo che esegue il suo lavoro, non posso nemmeno mettermi a sbraitare come una pazza perchè uno scellerato mi sta dicendo cose senza fondamento. Molto bravo farnetico fra me mordendomi il labbro per il fatto che devo calibrare la mia rabbia che sta montando dentro. Forse con la Norton avrei già sbroccato molto prima. Bennet non utilizza parole asprigne o accusatorie, quando dice qualcosa lo fa lentamente scegliendo accuratamente le parole da dire.
    Sospiro e aggrotto la fronte e con le dita sposto un boccolo dietro l'orecchio. La tensione sta aumentando e io divento sempre meno paziente, Abigail da segni di non gradire questo momento e io passo istintivamente la mano davanti al pancione come a conferirle conforto e silenziosamente dirle che finirà presto. Alzo lo sguardo ammonitore su di lui, chiaro segno che non apprezzo questa farsa e deve finire in fretta. Immobile e ostinato rimane al suo posto con le braccia lungo il corpo e lo sguardo speranzoso. Se crede di abbindolarmi con quella mezza frase e mettendo su un viso abbattuto ha proprio sbagliato persona.
    Anastasya. Ha tutta la mia attenzione adesso, la mano che accarezza il ventre si ferma in un punto e lì rimane. Gli occhi lo fissano e poco dopo si fanno stretti come una fessura. Per un attimo gli ho quasi creduto ma ho sapientemente capito che un guaritore potrebbe conoscere i miei nomi di battesimo per il semplice fatto che ho compilato un documento veritiero quando ho iniziato a farmi seguire quì e perciò non posso basarmi su questo nome per credergli davvero.
    Ho patito troppo nella mia infanzia e nella mia adolescenza per farmi incantare in fretta e furia. Se davvero è come dice avrà sicuramente un altro modo per provarlo. Necessito di prove e sono certa che a quel punto avremo la verità. Molto bravo farnetico a bassa voce sorridendo lateralmente. Quello che ho passato mi ha resa forte, Signor Bennet, anche di fronte alle menzogne e alle stupidaggini sospiro. Non ho altro tempo da perd.. mi interrompe assicurando che mi dirà la verità. Ancora una volta il silenzio cala fra di noi e lo osservo da vicino, le piccole pieghette intorno agli occhi rendono la sua sofferenza (sempre se vera) più concreta. Mi prendo qualche secondo per studiarne i particolari, cercando di trovare qualcosa di palese per giustificare ciò che oggi mi ha detto. In effetti le iridi sono molto simili alle mie, forse leggermente più scure e con dettagli differenti. Mi dico che non può essersi basato su questo e al momento sono troppo stressata per trarre altri punti in comune che magari a mente lucida vedrei benissimo senza indugiare troppo.
    Mi porge una lettera spiegazzata e io la guardo più volte riconoscendone subito la firma sottostante prima di leggere il contenuto. Trasalisco, lo guardo un paio di volte alzando gli occhi dal foglio e poi infine inizio a leggere capendo che fatico a concentrarmi. E' Lennox che scrive e il cuore comincia via via a battere più velocemente. Lennox e la sua associazione sono i migliori nel campo per casi come i miei e non posso che cominciare ad alimentare un'effettiva possibilità che ci sia del vero. I documenti sono ufficiali e datati, riportano il nome dell'ospedale caucasico dove sono nata, il giorno, l'equipe di supporto e la firma di un responsabile dell'epoca.
    Schiarisco la voce e piego la lettera a metà porgendogliela. Non so bene cosa dire però è anche vero che non è sufficiente nemmeno la pergamena di Ronny per dire che Bennet è davvero mio padre. Cerco di mascherare il fatto che sono turbata. Compio dei passi indietro e forse dovrei sedermi. Non sento ancora una sensazione definita nei confronti del dottore perchè nulla è vero finchè non possiedo fra le mani un documento che attesti la sua parentela. Non è sufficiente dico testarda scuotendo il capo; non posso negargli di eseguire un test su di me perchè sarebbe veramente una stupidaggine non approfondire visto che c'è l'occasione a portata di mano. Fuggire senza provare sarebbe da stupidi e io ho atteso troppo per non cercare di avere delle risposte. Esegua il test genetico, se non ha nulla da nascondere e desidera che io le creda è l'unica soluzione.
    Appoggio la borsa nuovamente sulla sedia di fronte alla sua scrivania e mentre con un aguamenti riempio il bicchiere di carta appoggiato su di essa ne osservo i movimenti. E' particolarmente nervoso e non posso negarlo.
     
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    Le mie parole la colpiscono e si vede, anche se cerca di mantenersi distaccata da questa cosa, ovviamente non crede a tutto quello che dico, chi è che crederebbe al primo colpo un estraneo che ti dice di essere tuo padre dall'oggi al domani? Ho speranza che quella lettera le faccia cambiare idea e invece, dice che non è abbastanza e che il passato l'ha resa forte, non crede facilmente alle stupidaggini. Ma quello che oggi stai dicendo è la pura verità, hai abbastanza prove o comunque ti fidi di quell'istinto che sta urlando forte dentro di te: è lei tua figlia, non ci sono dubbi. Mi chiede di proseguire con il test ed io non me lo lascio ripetere due volte. < Siediti. > la invito a sedersi mentre mi avvicino alla scrivania, apro il cassetto e tiro fuori una serie di fiale, una diversa dall'altra. È così che noi maghi facciamo il test del DNA, non c'è bisogno di prelevare sangue o altro, basta un semplice capello per sapere la verità in pochi minuti. Quindi mi immergo nella preparazione della piccola pozione semi pronta, devo solo mischiare le fiale tra di loro in una boccetta più grande, e lo faccio accuratamente versando i componenti, misurando nei minimi particolari il composto. Regna il silenzio e posso sentire la tensione essere ancora lì, viva e forte tra noi due.
    null
    Non voglio di certo mandargli segnali di nervosismo, anche se è anche giusto provare una cosa del genere di fronte ad una situazione così particolare. < Ci siamo.. > mostro a Vanja la boccetta con un liquido rosa all'interno. < Questo è il test del DNA che si usa in tutti gli ospedali magici, è infallibile. > allungo la mano e prendo uno dei suoi capelli caduti sulla sua spalla, faccio cadere il capello dentro la boccetta sferica che si illumina di un intenso giallo. A quel punto stacco uno dei miei capelli e sono davanti a Vanja mentre lascio cadere il mio dentro la boccetta che si illumina dello stesso identico colore, poi mi sposto verso la scrivania, prendo un grande foglio bianco e lo appoggio sulla scrivania, faccio scorrere il liquido illuminato di giallo su tutto il foglio che va a sparpagliarsi, cominciano così a formarsi dei dati scritti, e ad ogni punto appare la parola: confermato. Il documento appena stampato magicamente fluttua davanti a Vanja, chiaro, esplicito. Mentre io mi sposto verso la porta mettendomi le mani in tasca, con sguardo incredulo fisso sul pavimento, un silenzio tombale prima di sospirare, sono di spalle, non la vedo ma la sento, la percepisco. < Io.. Non pretendo nulla Vanja. > mi volto lentamente verso di lei, chiamandola con il nome che altri hanno scelto. < Ma vorrei chiederti scusa, innanzitutto. > delle scuse che non reggono, che non hanno sicuramente effetto, chissà quanto a sofferto e chissà quanto sono ridicolo ai suoi occhi, ma devo farlo. < E dirti tante cose. > quante cose ho perso? Quanto ci può essere da recuperare e soprattutto, si può recuperare in qualche modo? Come recuperare un vuoto così grande, più di vent'anni per lei vissuti in solitudine, una vita che non meritava e una sofferenza causata dai nostri errori? Come si può riparare una ferita così profondamente grande? Neanche il guaritore più bravo al mondo può farlo, esatto Jonathan, non puoi farlo.. E ti senti così piccolo, così incapace di fronte agli occhi di tua figlia che meritava amore e non ha nessuna colpa.

     
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    Mi invita a sedere e non ribatto, difatti era ciò che volevo. Non smetto di fissare le sue dita che estraggono l'occorrente e per quanto io abbia atteso il momento di conoscere il mio vero padre, adesso che forse ce l'ho davanti sembra che il mio coraggio di affrontarlo sia venuto meno. Non seguo con cura i movimenti che compie, difatti non mi importa nulla della procedura ma mi interessa appunto sapere che l'esame è infallibile. Un mio capello viene aggiunto alla soluzione, poi uno dei suoi. Dopo poco un foglio fluttua a mezz'aria davanti ai miei occhi grigi, la mano si allunga titubante e afferra il responso. Ci sono parecchie righe che io non so decifrare poichè vi sono nomi e codici che non fanno parte delle cose che conosco, mi basta guardare le varie spunte di lato, le colonne che compaiono sotto il mio nome e quello suo, coincidono e con c'è dubbio. Il referto è positivo per parentela stretta. Le dita non smettono di tenere forte il foglietto e osservo la sua figura sgusciare di lato, dalla tensione si dirige verso la porta e non ne capisco il motivo. Il silenzio è pesantissimo e la sua voce rauca lo spezza poco dopo. Mi volto quel che basta per vederne la figura slanciata avvolta nel camice, le mani in tasca e il viso che punta ai suoi piedi. Dice che non pretende nulla, prima di voltarsi definitivamente e scusarsi. Probabilmente è la cosa più corretta che crede di fare ma non sa che questo accende la miccia. Le sue scuse sono patetiche, così insignificanti a confronto di ciò che ho subito. Sento le dita irrigidirsi sui braccioli della seggiola dove sono seduta, il busto leggermente ruotato verso di lui e la testa completamente girata sul dottore. Abigail dal canto suo è sveglia, eccome se lo è e diamine vorrei davvero non disturbarla ma come mai potrei bypassare questo momento dopo tanto che l'ho atteso?
    Lei chiede scusa dico a bassa voce, essa poi si alza per le parole seguenti assumendo un tomo rigido. Lei crede che siano sufficienti delle scuse sbuffo e a quel punto mi alzo facendo scivolare la sedia indietro e provocando un fastidioso rumore. Delle spiegazioni sono il minimo, Dottor Bennet il mio indice compie un movimento perpendicolare al pavimento, un chiaro segno che le pretendo adesso e non oltre. Lei si rende cono che cazzo significa tutto questo? Non ha nemmeno idea di quanto io abbia cercato lei, mia madre, sempre se è viva, se lei la conosce sia chiaro.. o me lo dica subito la prego.. sono stata abbandonata perchè frutto di un errore? Un breve tremolio della voce soffocato dalla frustrazione che esce dalla mia bocca. Sento il battito accelerato. Me lo dica! perchè? Umetto le labbra, mi mordo la guancia interna dal nervoso e posso chiaramente dire che l'incontro con mio padre lo avrei pensato diverso, decisamente non mi sarei aspettata fosse il guaritore a cui ho chiesto di far nascere mia figlia.
     
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    Sono preparato alla sua reazione, eppure anche se penso si essere preparato c'è sempre qualcosa che mi sfugge, le emozioni fanno da padrone ad una situazione difficile da gestire, ma faccio almeno affidamento al buon senso, cercando di scartare le parole corrette da dire e so bene che le mie scuse non valgono niente davanti ad una vita abbandonata per più di vent'anni. Ha vissuto le pene dell'inferno, posso solo lontanamente immaginarlo io che ho avuto la fortuna di crescere in una famiglia di babbani povera si, ma piena di valori e di amore, è questo ciò che conta alla fine ed è questo ciò che rende la vita di un bambino una vita felice. Neanche il fatto di essere figlio unico, di sentire la solitudine per non avere dei fratelli e delle sorelle accanto a me, neanche questo potrà mai superare il dolore di Vanja, non si può paragonare neanche lontanamente. La mia è stata un'infanzia tutto sommato normale, la sua no. Ed è per questo che i sensi di colpa sono ancora lì, vivi e sempre più grandi, più inarrestabili.. E la possibilità di poter fare qualcosa per lei diventa piccolissima. Come si può riparare un errore così grande? Semplicemente non si può. Rimango fermo mentre si alza e punta il dito, tolgo le mani dalle tasche del camice e tengo forte la penna che ho tirato fuori, è lì che concentro tutta la tensione mentre una ruga d'espressione dipinge la mia fronte. Devo dargli delle risposte ed è tutto quello che devo fare. < No ti sbagli, tu non sei stata un errore.. > la cosa che più mi colpisce del nostro discorso è il fatto che mia figlia continui a darmi del "lei" e questa cosa non vorrei mai che stesse accadendo, ma la verità è questa: siamo perfetti sconosciuti ed è una cosa molto strana da vivere, direi quasi insopportabile per una persona che ha cominciato a cercare la persona più importante della sua vita e quando l'ha trovata non può nemmeno abbracciarla. Una cosa che non auguro a nessuno. Ma non è il tempo di pensare a me, sono un ombra, lei è la cosa più importante e merita di sapere, di essere compresa, anche se il mio studio non è di certo il luogo adatto per farlo. Avrei preferito un luogo molto diverso, ma siamo qui e bisogna affrontare la situazione come si presenta, anche se non avrei mai immaginato di trovare mia figlia nel bel mezzo del mio lavoro. < Tua madre è viva.. E lei.. Ti ha protetta perché voleva il tuo bene, saresti nata in una situazione problematica e tua madre non ha avuto scelta, l'ha fatto solo per il tuo bene ma non ha mai pensato che tu fossi un rifiuto.. Lo so che sembra strano ma lei ha fatto quel che ha fatto per... Amore. >
    null
    mi mordo le labbra, sono stato abbastanza chiaro e devo mettere voce in capitolo anche per lei che ora non c'è, guardo ancora una volta l'orologio appeso alla parete, poi torno con lo sguardo su Vanja. < Ho abbandonato tua madre mentre ti aspettava, ma io non sapevo fosse in gravidanza. > il racconto si ferma qui, non voglio aggiungere troppe cose perché per lei potrebbe essere traumatico, inoltre lei stessa è in gravidanza per cui so benissimo che non bisogna farla agitare troppo. < Dove hai vissuto? > la domanda sorge spontanea, non conosco completamente nulla di lei.

     
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    Bennet sta gestendo la situazione usando parole adatte, capisco che sta cercando di essere delicato eppure sono così ferita dal passato che le cicatrici che porto non mi permettono di guardarlo con occhi diversi da quelli che ho. Li stringo, li dilato e le mani si irrigidiscono di continuo incapace di domande le mie emozioni. Dentro di me sento un'enorme spaccatura, capisco che questa sensazione è diversa da quella che separavo di provare una volta di fronte ai miei. Non ci sono entrambi ma per ora mi basta lui. Il dottor Bennet dice che non sono stata un errore.
    Allora perch.. La frase di interrompe, un brivido mi percorre la schiena e ricordo, come fosse ieri, a tutto ciò che io pensavo di Abigail quando scoprii di essere incinta. Ero stata terribilmente diretta, avevo detto più volte con arroganza e senza rendermi conto del peso delle parole stesse, che lei lo era. Un errore. Adesso covavo un certo interesse per la bambina, negli ultimi mesi le parlavo e di certo le cose erano cambiate. Forse l'influenza di Dillon, quello che io alimentavo segretamente per lui, aveva indirizzato la cosa per la giusta strada. Mi sentivo malissimo riflettendo sul modo in cui avevo gestito il primo trimestre di gravidanza, il fastidio che nutrivo per quella creatura che non aveva colpe. Io ne avevo, per essermela bellamente spassata con suo padre. Senza il minimo freno e cervello connesso.
    Parla di mia madre dicendo che mi ha protetta e io prontamente metto su un sorriso beffardo sulle labbra. Mi prende in giro? Difendendola mi rendo conto che è fatto della stessa pasta. Non ho mai sentito nessuno proteggere suo figlio liberandosi di lui. Se le sue parole meritano di essere credute io penso che una donna dovrebbe decidere di troncare la gravidanza sul nascere invece di portare a termine il tutto e poi decidere di affidare un neonato a sconosciuti. Lo fisso in volto e le mie parole sono durissime e se le merita tutte. Se n'è fregata sentenzio. Avete preso questa decisione.. Ricomincio prima di udire il resto: lui ha abbandonato mia madre mentre aspettava me e per giunta lei non gli ha confessato nulla. Per ripicca? Perché? Fantastico penso, ho dei genitori che hanno fatto una guerra silenziosa e io ci sono finita di mezzo. Immaturi sibilo a denti stretti. Dove é mia madre..? Che io possa vedere in faccia la responsabile di tutta questa agonia. Me la immagino a questo punto una donna con poco sale in zucca, una fallita che ha a quel tempo gestito malamente la situazione e che al giorno d'oggi non può essere tanto cambiata.
    Quando ha scoperto la mia esistenza dottore? Visto che mia madre decise per me non è di certo una donna che si è pianta addosso a lungo suppongo prendo un bel respiro insomma libersi di una figlia come se niente fosse definisce già abbastanza di che persona stiamo parlando.
    Mi porge una domanda che getta benzina sul mio nervosismo scatenando inevitabilmente la rabbia. Che cosa le importa? Ringhio in sua direzione. Vuole farmi un sacco di domande per conoscere il mio passato per sentirsi meno in colpa? É questa la sua soluzione? Mi piego un po' in avanti accecata dall'ira che provo nei suoi confronti dopo aver appreso una parte della storia. É chiaro che l'unica che può saldare i dubbi è la donna che non conosco. Non funziona, Bennet. Non può cancellare i suoi errori con delle banali e stupide domande! Cosa gliene frega? Che cazzo gliene frega di dove ho vissuto? Tutto d'un colpo cosa fa, diventa un padre provetto?
    Mi fermo, il petto si gonfia e si sgonfia veloce, Abigail si rigira dentro di me percependo che la cosa sta degenerando. Sbuffo dal naso visivamente arrabbiata e trovo una valvola di sfogo battendo il pugno sulla mensola più vicina facendo vibrare dei piccoli contenitori plastici.


    Edited by vânjaRosèncrañtz - 6/12/2021, 22:05
     
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    < Perderti sarebbe stata la scelta più sbagliata Vanja, una vita è una cosa sacra, importante. > lo so io che di vite spezzate e salvate ne ho viste parecchie in vita mia, comprendo il suo dolore ma comprendo anche la scelta di Zoya, anche se non la condivido e forse non riuscirò mai a condividerla in pieno. Potevamo farcela, se me l'avesse detto probabilmente le cose sarebbero andate molto diversamente, avremmo forse vissuto una vita piena di ostacoli ma felice, so il valore della famiglia e lo comprendo perché io stesso ho vissuto una situazione non facile, ma nonostante tutto la mia famiglia mi ha cresciuto con sani valori, mi ha dato tutto quello che poteva. Ma come posso dire una cosa del genere a Vanja? Non posso di certo dirgli che sarebbe stato diverso se le cose fossero andate in un altro modo, non ne vale neanche la pena dirlo e farebbe solo del male a lei. Ci dice che siamo immaturi, e a quel tempo molto probabilmente lo siamo stati davvero, io in primis sono andato via in malo modo e so che il mio gesto sconsiderato ha causato un enorme dolore a Zoya.. E a Vanja. Alla fine è tutta colpa mia, avrei dovuto pensarci bene e trovare una soluzione diversa, invece sono andato via per inseguire i miei sogni, per essere il migliore medico del mondo per poi.. Soffrire davanti ad una situazione così complessa. Se potessi tornare indietro farei il postino, come desideravano i miei genitori, un uomo con un posto tranquillo e una famiglia al completo, una moglie, una figlia. Invece sono qui a raccogliere i cocci di quello che sembra il più grande fallimento della mia vita, e tutta la fama, tutte le abilità come guaritore passano in secondo piano, non hanno più un significato. < Tua madre sta arrivando.. > per l'ennesima volta guardo l'orologio, come se avessi il potere di far girare il tempo più velocemente. Anche se vorrei fare qualcosa per Zoya ed evitargli questo dispiacere.. Ma che ci posso fare? Alla fine siamo maturi, ogni uno deve prendersi le conseguenze delle proprie azioni e temo ci siano delle parole molto dure per lei da parte di Vanja. Lei è dura, arrabbiata, così arrabbiata che comincio a preoccuparmi per la sua salute. < L'ho saputo quest'anno, da quel giorno non ho mai smesso di cercarti.. Se l'avessi saputo prima ti avrei cercata molto tempo fa, io non volevo che tu crescessi senza la tua vera famiglia, non avrei mai voluto. > quello che sembra quasi un grido, cercando un appiglio solido su cui basare le mie scuse che sono sincere, ma probabilmente non può capire perché accecata dalla rabbia, com'è giusto che sia. Alzo le mani in avanti e faccio qualche passo verso di lei. < Calmati Vanja.. > ma lei ringhia, si piega in avanti, io faccio qualche altro passo e mi fermo di fronte a lei, ora siamo più vicini. Scuoto la testa. < Io non sto cercando di cancellare i miei errori, volevo solo sapere dove e come hai vissuto. So che non posso riparare questa cosa lo so, va bene okay non m'interessa per adesso.. Voglio solo che ti calmi.. > infilo la penna dentro la tasca del camice e all'improvviso bussano. < Sono occupato!! > dico ad alta voce leggermente innervosito, poi torno con lo sguardo su Vanja. < Usciamo da qui e proviamo a parlare con calma, non ti fa bene così. >

     
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    Le facce dei miei studenti questo pomeriggio erano per metà sbigottite e per l'altra stranite: non era mia consuetudine lasciare concludere una lezione anticipatamente. Li avevo congedati con educazione e avevo dato appuntamento alla studentessa di Grifondoro per domani. Mi sentivo tremendamente in colpa e avrei parlato con Rya l'indomani informandola per bene su quanto successo.
    La nausea che percepisco dopo al smaterializzazione non è niente al confronto dell'ansia che covo dentro. Sento qualcosa a livello dello stomaco e non so se è contentezza, ansia da prestazione o paura. Credo che una buona percentuale della reazione che sento è proprio paura e inadeguatezza. Adesso, se Jonathan ha trovato nostra figlia davvero, cosa succederà? Ho così tanta voglia di vederla che quasi scoppio; le ginocchia leggermente tremano mentre cammino verso la reception. Le gambe sinuose avvolte in calze spesse sembrano camminare in qualcosa di morbido in verità è che non posso più aspettare, io devo raggiungere l'ambulatorio di Jonathan. Mi presento alla ragazza che scrive le entrate e uscite del giorno, risponde al telefono e incolla su una bacheca le lettere fluttuanti sopra il suo capo.
    Quasi scivolo dalla velocità con cui i miei passi attraversano il corridoio, mi fermo davanti alla porta con la targhetta dorata riportante il nome di Jon. Sospiro e chiudo gli occhi per darmi forza. Respiro lentamente come spesso faccio per domare l'ansia che si prende gioco della mia mente e poi colpisco con le nocche la porta bianca dinnanzi a me percependo solo in quel momento delle voci all'interno. I toni sembrano a tratti elevati ma stando fuori dall'ambulatorio non ne capisco le parole.
    Schiarisco la voce incerta se insistere e infine sento la voce di Jonathan rispondere al bussare con una frase spazientita. E' occupato ha detto e io rimango lì impalata per qualche minuto senza fare nulla, con le mani che si accarezzano a vicenda. Sono in attesa che lui termini quello che probabilmente è un appuntamento.
    Sto per sedermi su una sedia libera proprio lungo la parete che la porta con rumore appena percettibile si apre e io prontamente mi tiro in piedi ponendomi proprio davanti a quella fessura. Sono io, Jon.. gli dico scorgendo il suo viso per metà. Vedo la fronte rigata da rughe d'espressione, il volto tirato e non sembra affatto felice. Se.. se stai ancora visitando aspetto quì le parole escono con difficoltà perchè sono già agitata. Non volevo interromperti ma volevo dirti che sono arrivata annuisco scuotendo i capelli dorati sulle spalle e stringendo fra le dita i manici della borsa in pelle.
     
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    on ho immaginato neanche un secondo che potesse essere Zoya a bussare alla porta, la mia è una reazione spontanea dettata più dal nervosismo che per altro, rispondo di getto dicendo che sono occupato ma dentro di me si fa spazio l'ipotesi che potrebbe anche essere lei, e magari si vedrebbe rifiutata visto che ho usato un tono abbastanza acceso per rispondere. Il tempo intorno a noi sembra lentissimo e senza valore, lo sguardo che si posa su Vanja è preoccupato e vorrei trovare un modo migliore per spiegargli le cose, vorrei uscire da questo stupido ospedale per poter parlare in santa pace senza che qualcuno mi interrompa, ma quando apro la porta vedo Zoya e subito il cuore ricomincia a battere velocemente. < Scusami, pensavo fosse l'infermiera. > sussurro con un tono basso e gentile nei suoi confronti, la verità è che sto cercando di mantenere il controllo per assicurarmi che Zoya affronti al meglio questa situazione delicatissima. Rimango con la porta appena aperta, per non fargli vedere chi c'è dentro e continuo sussurrando. < C'è Anastasya dentro.. > la guardo negli occhi in maniera rassicurante perché abbiamo atteso molto questo momento, figuriamoci da quanto tempo lo immagina Zoya, per più di vent'anni ha sempre avuto il dubbio, non ha mai saputo dove nostra figlia fosse finita, e adesso che siamo qui ci sembra tutto così surreale. < Entra. > Le porgo la mano e annuisco, apro la porta lentamente per lasciarla entrare e il cuore sembra esplodermi completamente, ho solo paura della sua reazione, mi rendo conto che non sarò mai preparato per una cosa così forte ma sono pronto ad affrontarla, sono qui e non me ne vado, come promesso, ce lo siamo detti noi due che dovevamo trovarla e affrontare le cose insieme, ora è arrivato il momento della verità. Siamo degli attori che stanno recitando una parte silenziosa, fatta solo di sguardi ed espressioni, Zoya entra con me dentro l'ambulatorio, lascio la sua mano nell'esatto momento in cui i loro sguardi si incontrano, sto un passo indietro rispetto a Zoya come per presentargliela. < Vanja.. Lei è Zoya, tua madre. > il silenzio cala < La conosci.. > aggiungo stupidamente perché so che di sicuro la conosce, è la sua professoressa, e da questo momento in poi non la vedrà più con gli stessi occhi di prima.

     
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    Mia madre sta arrivando dichiara mentre io mi sento schiacciare dalla rabbia. Vorrei urlargli in faccia che sono stati degli stronzi e nei menefreghisti. Eppure ancora queste parole non riesco a dirgliele; di certo non è perchè ho paura del dottore ma perchè, pur non riconoscendolo come padre poichè non c'è mai stato per me, è la persona che ho cercato per troppo, troppo tempo. Sento il sangue fluire dalle guance che mordo coi denti, frustrata e incapace di calmarmi. Quest'anno! ripeto a voce alta sbigottita. Lei ha saputo di me quest'anno. La voce trema un po', sento il labbro inferiore fare lo stesso. Percepisco in mezzo al petto una fitta così profonda da sentirmi quasi svenire. Come ha potuto.. quella donna.. nascondere la verità per tutto questo tempo dico con voce rauca abbassando il tono. Sintomo di delusione per questa storia illogica. Senza cuore asserisco con severità.
    Viene verso di me e io non gli stacco gli occhi di dosso, sono spalancati come se avessi assunto chissà che sostanza stupefacente; la tensione e il battito cardiaco aumentano sempre di più e le tempie cominciano a pulsare. Mi gira la testa per il vortice di informazioni e angoscia che mi stanno inondando. Continua a dire di calmarmi, ma come lo pretende? Lo squadro e ritiro il mento verso il collo per significare che sta imponendo qualcosa di impossibile. La smetta! La smetta! Non voglio fare una passeggiata, qui siamo e qui rimaniamo! sputo con veemenza. E' lei il responsabile indico col dito il pancione, alludo al fatto che lui stesso all'inizio della visita ha confermato che ho bisogno di assoluta calma. Lei e .. mia madre.. Per un attimo penso che loro due sono in contatto se lei sta arrivando al San Mungo. Che razza di rapporto hanno? Sarebbe assurdo che dopo un segreto tanto grande e doloroso loro due stessero attualmente insieme. Impossibile mi rispondo in automatico. Che razza di uomo perdonerebbe una donna del genere?
    Qualcuno bussa e lui respinge chi è al di là della porta per poi cedere e aprirla appena. Da quella distanza non riesco a vedere con chi parla, sento borbottare qualcosa e dopo un breve silenzio fatto di sguardi la persona entra nell'ambulatorio. Accigliata ne osservo la sagoma farsi sempre più vicina per poi bloccarsi a metri da me. I suoi capelli sciolti e dritti si muovono in concomitanza con la sua faccia che intreccia quella del dottore, gli occhi azzurri lo guardano increduli e la sua bocca si apre e si chiude senza dire proprio nulla. A mia volta gli occhi di ghiaccio si soffermano sulla donna mente Bennet conferma che ci conosciamo. Certo penso fra me piegando il capo. La professoressa Stojnov è la mia insegnante di pozioni, nonchè capo casata, la stessa persona dove le sorelle mi hanno trascinato la sera in cui fui beccata in biblioteca. Lei mi chiese di chinare il capo davanti a Dillon, lei disse che il mio comportamento era errato e non avrebbe sorvolato mai più su episodi del genere.
    Un brivido mi percorre la schiena incapace di mettere insieme più parole per dire qualcosa di sensato. Sono più arrabbiata di prima. Certo dico intrecciando le braccia sopra al pancione. Ci conosciamo bene la osservo con aria di sfida e accusatoria.
    Lascio trascorrere del silenzio assoluto prima di riprendere a parlare. Voglio sapere perchè.. nei dettagli.. perchè ha scelto di affidarmi ai servizi sociali. E soprattutto cosa.. cosa ha sentito mi sfioro il petto sopra a dove è racchiuso il cuore. Come ha potuto io non lo capirò mai, per nessuna scusa o motivazione lei mi fornirà. La anticipo. Anastasya, inizio dal principio.. la sua voce è apparentemente calma, parla lentamente. NON MI CHIAMI ANASTASYA! urlo in sua direzione con gli occhi che vogliono schizzare fuori dagli incavi. I polmoni si riempiono e si svuotano velocemente dall'agitazione. Non è come credi.. riprende avanzando di un paio di passi. Io e tuo padre si volta verso di lui invitandolo a mettersi di fianco a lei. Abbiamo avuto dei problemi.. eravamo giovani e.. io sono l'unica responsab.. UNICA RESPONSABILE, STOJNOV, UNICA! La interrompo sbraitando ad alta voce. Io non.. Mi urta i nervi il tono pacato che usa, la dolcezza che esterna come se tutto potesse tornare al suo posto con un'ampia chiacchierata. ERAVATE GIOVANI! ANCHE IO LO SONO! indico il mio ventre EPPURE MIA FIGLIA è QUì E NON LA LASCERO' AD UNO SCONOSCIUTO! la sto accusando facendola sentire più in colpa che posso. Se lo merita. Ana.. riprende cercando di farsi strada fra le mie frasi iraconde. Vanja.. andò esattamente così: tuo padre voleva studiare in un altro continente, non voleva continuare la relazione che avevamo sospira e le lascio due secondi per terminare la farsa. Io.. scoprii di te alla sua partenza e non ebbi mai il coraggio di.. IL CORAGGIO PER ABBANDONARE UNA NEONATA SI' VERO? QUELLO NON LE MANCO' Non mi fermerò mai dinnanzi alla sua faccia angelica. Le rinfaccerò ogni cosa che possa ferirla, ciononostante l'impegno non soffrirà mai come me. Non sarà mai abbastanza. Zoya, una donna in carriera ha questi scheletri nascosti; come la guarderebbero le persone sapessero i dettagli di questa vicenda?
     
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    Probabilmente questa è la scelta peggiore che potevo fare in questo momento, ma potevo aspettare fino alla nascita di Abigail per dirgli una cosa così importante? Assolutamente no, forse ho solo sottovalutato la cosa e sebbene mi aspettassi molta rabbia da lei, ma non in questo modo, perché non conoscendola non so neanche come approciarmi a questa ragazza. Lei è mia figlia, è una vergogna che io non la conosca, è una realtà che non mi piace e non avrei mai voluto che le cose andassero in questo modo. È colpa mia. Ascolto in silenzio ciò che si dicono, Zoya appare sicura e calma e sta davvero cercando di mettere a posto i pezzi, le parole, per spiegarsi in modo pacato. Vanja invece sembra ancora più infastidita, i suoi occhi sono infuocati e la guarda con assoluto disprezzo. Tutto questo mi fa tremendamente male e in questo preciso istante non so neanche come reagire di fronte a tutto questo dolore e alla consapevolezza che forse, probabilmente, non potremmo mai essere una vera e propria famiglia. Ma che sto dicendo? Vanja urla, si agita molto ed io affianco Zoya che cerca di spiegarsi ma lei non la lascia parlare. È ferita com'è normale che sia, ma tutto questo nervosismo non sarà una cosa buona per la sua bambina, mi trovo improvvisamente a mettermi di mezzo in qualità di medico e anche.. Di padre. < VANJA! > la voce è autoritaria ma rimane sempre con quella sfumatura dolce che caratterizza il mio tono con i pazienti, anche i più impazienti.
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    Faccio qualche passo e mi metto davanti a Zoya, poi le mie mani vanno ad appoggiarsi sulle spalle di Vanja. < Se non provi a calmarti sarò costretto ad agire per la tua salute.. > sospiro e la guardo negli occhi. < Sei arrabbiata, lo so.. Lo so Vanja, ma ti prego.. Non puoi continuare così, tua madre sta cercando di spiegarti come sono andate le cose, è quello che volevi sapere giusto? Ma per favore non urlare. > sto cercando di fargli capire che la salute della bambina come quella sua vengono al primo posto, che in fondo ha già sentito troppo oggi e ha bisogno di rifletterci sopra, di tranquillizzarsi un attimo perché non può sopportare tutto questo in una volta sola. Sto cercando di spiegargli io ciò che Zoya vuole dire, cercando di appoggiarla, le mie mani sono ancora appoggiate sulle spalle di Anastasya mentre cerco di mettere insieme due parole e farla ragionare. < Hai bisogno di tempo per rifletterci, è difficile per te.. E noi faremo di tutto per farti stare bene. > le mie parole suonano come una promessa, da parte mia c'è tanta voglia di provare a fare l'impossibile per lei, mi reputo colpevole anche se Zoya continua a dire che è tutta colpa sua. Se non avessi scelto ostinatamente ed egoisticamente molto probabilmente oggi potevamo essere una famiglia felice.

     
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    Jonathan spazietto si pone davanti a me, mi difende con questo gesto perché la ragazza non mi lascia parlare. Cerca di calmarla, mentre io scuoto il capo e i miei occhi si velano di tristezza e si riempiono di lacrime. Il capo si abbassa, mi sento sotto pressione e non posso che dire che ha ragione. Vorrei solo spiegarle tutto perché deve sapere i motivi dell'abbandono e come mi sono davvero sentita quando ho firmato i documenti in ospedale. Questo non fungerà da scuse, non farà in modo di non sentire piu dolore. Ma lo voglio fare, adesso che abbiamo trovato nostra figlia. Il mio errore è impossibile da sanare, è cresciuta con persone diverse dai suoi genitori biologici e comprendo che tutto il suo astio e carattere proviene dalla frustrazione, dal dolore e da rabbia accumulata da una bambina impotente, non in grado di cambiare la situazione in cui si trovava.
    Jon sussurro dietro di lui ponendo una mano sulla sua spalla, mi metto di fianco a lui e sospirando passo un braccio dietro il suo camice per fargli capire che lo comprendo e non possiamo farla calmare più che con le parole. É normale. Jon, lei ha ragione sussurro e mi osservo i piedi, chiaramente sento la responsabilità schiacciarmi come un macigno. Insieme a quelle colpe vedo nostra figlia in stato interessante e il tutto Sembra andare a rotoli quando non dovrebbe. Ci dovremmo abbracciare, piangere insieme, dovremmo parlarci, chiederci come stiamo e dovremmo ricominciare a vivere. Certo, non supereremo il passato ma credo che il futuro sia da scrivere.
    Vanja non ha lo stesso fine per ora, si sta sfogando e lo fa in malo modo. Sono sua madre e dovrebbe rispettarmi senza alzare il tono così. Eppure non la sgrido perché ha subito delle cose che non avrei mai voluto.
    Mi sono sentita morire Ana.. Sussurro poi alzando gli occhi azzurri durante una breve pausa. Vedo il petto di lei che sta per esplodere dalla foga. É la verità.. Ma ho dovuto aggiungo. Scuoto il capo rammaricata e prontamente spiego Ho perso un pezzo di cuore quel giorno, la mia vita non è stata più la stessa.
    Spingo il braccio sulla schiena di Jonathan. Noi vogliamo costruire un rapporto corretto con te spiego annuendo. So che non ci saranno mai scuse adatte a farti dimenticare il tutto e per perdonarmi. Ma.. Guardo Jon. Io e papà ti amiamo e vogliamo conoscerti. Deglutisco e abbasso lo sguardo sul suo pancione. Non sarà facile.. Non sarà come schioccare le dita ma.. Unisco le dita sul naso mentre le lacrime scendono sulle mie guance. Ti prego prova a metterti nei nostri panni.. Dacci la possibilità di sistemare le cose.
     
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    suo guardarmi in quel modo e quel " lasciami" mi fanno staccare la mani dalle sue spalle, mi affianco a Zoya e sospiro, non trovo un modo corretto per potergli dire le cose che vorrei dire, probabilmente non esiste neanche il modo corretto, bisogna solo prendersi la responsabilità delle sue reazioni, anche se non avrei mai detto che si mettesse davvero ad urlare in questo modo. Non lo posso sopportare, nell'aria c'è una pesantezza tale che ci annebbia i cuori, c'è tristezza nel mio cuore e non so neanche come si faccia a guarire da una malattia incurabile come il senso di colpa, il rimorso per non averlo scoperto prima, il senso di impotenza. Ascolto Zoya che ha le lacrime agli occhi, mi si spezza il cuore perché la vorrei felice, passo anch'io il braccio dietro la sua schiena e la stringo un po' a me mentre parla con la voce rotta. < Tua madre ha ragio.. > - LA SMETTA DI DIFENDERLA DOTTORE. COME FA!? LE HA NASCOSTO ME PER VENT'ANNI!- Vanja urla ancora interrompendomi, queste parole sono dure e mi fanno riflettere, lei ha ragione, come può un uomo perdonare una donna che ha nascosto un segreto così grande per più di venti anni? Ancora me lo chiedo anch'io come ho fatto a perdonarla, la verità è che ancora non sono del tutto riuscito a farlo, questa è la verità.. A volte mi arrabbierei con lei, le direi che ha sbagliato tutto, che poteva ancora andare diversamente, ma è tutto inutile.. Che cosa potrei mai sistemare dicendo cose del genere? La perderei e basta, ed io la amo, sopra ogni cosa.. Anche se quello che ha fatto mi ha lasciato dentro una ferita enorme, insopportabile, impossibile da riparare. < Hai ragione Vanja, ma ci sono cose che solo l'amore può perdonare.. Tua madre ha passato un periodo molto difficile senza di me, la colpa è mia, potevo portarla via da quell'inferno, proteggerla, ma invece non l'ho fatto.. Quando poi ci siamo incontrati dopo tanto tempo, lei mi ha rivelato tutto e abbiamo discusso.. Molto.. Ma abbiamo chiarito ormai e.. > e quelle parole sono indirizzate anche a Zoya, per questo i miei occhi si spostano su di lei, poi tornano su mia figlia. < Io amo tua madre, e amo anche te.. Dacci la possibilità di poterti conoscere e rimediare per quanto è possibile al nostro errore. Ti prego, proviamoci. > i miei occhi la guardano con tenerezza.



    Edited by ;dr.strange - 24/11/2021, 20:39
     
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    Porco Merlino vorrei ridere in faccia alla Stojnov per quello che dice, ha il labbro che trema ed è sull'orlo di piangere. Bennet la difende e io lo trovo così ridicolo e così sciocco. Non l'ha vissuta bene la scoperta di aver una figlia e soprattutto così tardi. Probabilmente sostiene mia madre per il semplice fatto che vuole costruire qualcosa con me,lo comprendo, non sono scema ma non riesco a questo punto della situazione ad annuire e concedere loro la strada spianata. Decisamente no, perchè lei si sta arrampicando su castelli di sabbia, continua a ripetere che ha dovuto farlo. Se mi ha protetta per amore come il guaritore sostiene non riesco a compatirla perchè l'amore sovrasta anche i problemi più ardui. Lei si è servita della soluzione più breve. Fine della discussione. Lui cerca di calmarmi, mi sottraggo di nuovo al suo contatto e lo fulmino con lo sguardo urlandogli contro LA SMETTA DI DIFENDERLA DOTTORE. COME FA!? LE HA NASCOSTO ME PER VENT'ANNI! Sento le tempie fare malissimo, ho sete, sono stanca, Abigail è provata e vorrei piantarli quì all'istante e scomparire. Ma nel momento in cui credo che la donna smetterà di dire cazzate e piagnucolare riprende con quel tono seccante a cercare di convincermi col fatto che inizieremo una sorta di relazione genitori-figlia da zero. Alzo il sopracciglio quando Bennet a sua volta si stringe a lei e sposto le iridi infuocate prima su uno e poi sull'altro, incredula e furibonda. La Stojnov asserisce che qualcosa si è spezzato dentro di lei quando mi ha dato in affidamento ai servizi sociali e credo che dica la verità perchè i suoi occhi sono lì lì per rilasciare un'abbondante quantità di lacrime. Mettermi nei vostri panni? ripeto incredula ridendo e muovendo il mento con aria di sfida. PERCHE' LO DOVREI FARE? VOI DOVRESTE METTERVI NEI MIEI! urlo zittendola. Inizia a piangere e quello mi da altamente su i nervi ma il fatto cruciale è quello che segue; il medico si rende protagonista di un discorso che - se lui mi conoscesse almeno per metà - avrebbe dovuto tenere fra le sue labbra. Nuovamente la difende e man mano che parla sento la muscolatura irrigidirsi a livello delle braccia, delle gambe e la schiena sudata avvolta dai vestiti si piega di nuovo leggermente in avanti. Comincio a sudare vistosamente sulla fronte e ho una strana sensazione mai provata prima nella mia vita. Continuo a sentire cazzate e la mia ira aumenta.
    Lui la ama.
    La ama.
    Ma come cazzo è possibile questo?

    I denti dell'arcata superiore sbattono su quelli inferiori, li digrigno e tutto ciò è involontario. Non riesco a controllare le mie azioni. I pugni si chiudono e la sclera degli occhi è venata da moltissime piccole diramazioni rossastre. Il respiro accelera e invece di urlare contro di loro la mia frustrazione, mi ritrovo a cadere in avanti, piegata sulle ginocchia. Abigail risponde con un bel colpo provocandomi una fitta non da poco. Mugolo per un breve istante e prima di ricompormi il mio volto scatta nella direzione del dottore e della Stojnov. Vi mostrare davanti a tutti come delle persone brillanti.. con un'ottima carriera e una vita spettacolare sibilo con i palmi appoggiati a terra, le dita rigide scattano senza controllo come se il pavimento avesse una temperatura elevatissima. E invece avete questi segreti.. scuoto il capo, i capelli si incollano al viso sudato e un brivido mi percorre ogni estremità del corpo. Un dolore allucinante colpisce di nuovo la muscolatura del mio corpo piegandomi sempre più in basso. Sulle spalle di un'innocente. Non sono certa di aver pronunciato in modo chiaro l'ultima parola poichè non riconosco più la mia voce. E' più simile ad un ringhio animalesco che ad un tono umano.
     
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    Le cose non fanno che andare di male in peggio. Tutto lo sforzo che ho fatto per mantenere un tono calmo e sereno, tutte le parole che ho accuratamente scelto e la cura meticolosa dei dettagli in quello che è sicuramente il discorso più importante e allo stesso tempo più difficile della mia vita, tutto è vano davanti ad una Vanja che proprio non ammette colpi e continua, nonostante il nostro impegno di portare avanti un discorso civile e tranquillo, a reagire male ad ogni nostra piccola parola. Urla ancora una volta e sto davvero cercando di nascondere il nervosismo che man mano aumenta sempre di più, non capisco perché continua ad urlare, non siamo sordi, capiamo che è arrabbiata ma a tutto c'è un limite, di certo non mi aspettavo che mi urlasse in faccia in questo modo, per tutta la durata del nostro discorso, comprendo che è arrabbiata e mi sembra inutile rispondere alzando la voce, rimango calmo perché grazie a Merlino io so mentenere i piedi per terra anche nei momenti più difficili, ma non posso essere del tutto esente a questa situazione che mi colpisce profondamente. Appena finisco di parlare, succede l'imprevisto: Vanja cade in avanti, ringhia delle parole con assoluta rabbia e sembra avere un improvviso attacco di panico. Non ci penso neanche una volta, subito mi abbasso al suo livello. Sapevo che sarebbe successo un episodio del genere, ma non ne avevo previsto uno di questa tale portata,Vanja sembra essere improvvisamente cambiata, come se qualcosa dentro di lei stesse per esplodere. < Vanja, Vanja ascoltami.. Cerca di respirare, hey.. Mi senti?? Oh!! > le mie mani prendono la sua faccia, alzo il suo viso verso il mio e noto che i suoi occhi stanno diventando rossi, respira a malapena. < Non pensarci, non ci pensare più.. Cerca di riprendere fiato e respira, guardami.. Sono il dottor Bennet okay? > è in uno stato confusionale, sembra essere in un altro mondo e non smette di essere agitata, trema, suda e respira in modo affannato. Alzo lo sguardo verso Zoya. < Prendi la mia bacchetta sulla scrivania, in fretta! > prendo le sue braccia e cerco di farla alzare, poi stringo le mie braccia attorno il suo busto abbracciandola in modo da poterla sollevare e fargli fare qualche passo all'indietro, noto immediatamente che i muscoli della sua schiena sono molto duri, la faccio sedere sulla poltrona della mia scrivania e afferro la bacchetta che Zoya mi porge, indirizzandola sul suo petto, una luce bianca scaturisce dalla mia bacchetta e questa dovrebbe aiutarla a respirare meglio. Ma Vanja si contorce, mi sfugge dalla sedia e cade nuovamente a terra con una faccia intrisa di dolore. < VANJA!! > mi abbasso di nuovo al suo livello e le mie mani istintivamente vanno ad appoggiarsi sul suo pancione. Chiudo forte gli occhi e intorno a noi compare una sfera luminosa che ci protegge, dentro la sfera ci siamo io e lei, chiunque all'interno della sfera verrà protetto, sanato dalle ferite, liberato dal male che lo affligge, qualsiasi cosa abbia colpito Vanja troverà il modo di sparire da qui a poco tempo, è un incantesimo che consuma molta energia psichica, ma viene usato nei momenti di emergenza e noi, in qualità di guaritori, abbiamo tutte le carte in regola per poter mettere in atto un incantesimo di tale portata.



    Edited by ;dr.strange - 26/11/2021, 23:22
     
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