The principles of apology

October

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    Se non conoscesse così bene Finn, probabilmente Hank crederebbe che ciò che gli sta dicendo sia un racconto ai confini della realtà.
    Ma dal momento che lo conosce troppo bene, non può fare a meno di passarsi una mano sulla fronte con fare esasperato. Nota lo sguardo confuso del figlio ed un po’ gli dispiace, qualunque cosa abbia fatto, non lo ha fatto con cattiveria, ed Hank spera che prima o poi impari che il suo essere invadente e non avere filtri potrebbe portarlo ad avere problemi in futuro.
    “Le hai davvero chiesto se si sente in colpa ad essere finita dietro una scrivania e non essere in servizio come auror?” chiede, pur sapendo la risposta.
    Naturalmente Finn annuisce, con espressione neutra. Il tenente immagina che per lui sia stato un po’ come chiedere a quella povera donna quale sia il suo colore preferito.
    Convinto di non avergli insegnato niente in questi anni, pur avendoci provato, sospira.
    “Cristo. Non puoi parlare così ad un agente che è stato ferito in servizio, Finn”
    E che gli perdoni la terminologia non magica, ma è solo un comune umano e per come la vedo lui gli auror sono praticamente dei poliziotti, ergo la donna in questione è un agente.
    Per quanto riguarda l’essere feriti in servizio, ritrovarsi dietro una scrivania, sentirsi inutili ed impotenti… è una sensazione che Hank conosce bene e può solo immaginare quanto la domanda di Finn possa essere risultata fastidiosa, se non di più.
    “Mi sorprende che non ti abbia cacciato fuori dal ministero a calci in culo” aggiunge.
    Finn si stringe nelle spalle. Suo padre non capisce se sia a disagio o meno, a volte il ragazzino sa essere una vera incognita.
    “Non volevo offenderla”
    E questo io lo sa bene il tenente, ma chi non conosce Finn non può saperlo. Probabilmente questo auror ha diritto a delle scuse ufficiali.

    Viaggi in passaporta: l’invenzione di qualche pazzo sadico che probabilmente godeva nel vedere gli effetti che hanno sulla gente.
    Hank avrebbe di gran lunga preferito farsi otto ore di volo solo per andare a parlare con questa October Fhest, piuttosto che sottoporsi a questa tortura ancora una volta.
    Tuttavia il tempo per farlo manca, domani sarà di servizio e si è visto costretto a lasciare le redini di questo viaggio in mano a Finn.
    Questa volta però non ha vomitato, sarà che la dieta strettissima a cui il ragazzino lo costringe lascia ben poco da rigettare. O semplicemente è migliorato.
    Finn lo accompagnerà al ministero, ma ha l’ordine tassativo di andarsene non appena saranno lì. Non può 0permettere che peggiori la situazione uscendosene con una delle sue sparate.
    Se Hank deve essere sincero, non si sarebbe fatto tutta questa strada solo per scusarsi del comportamento di Finn, avrebbe convinto il ragazzo a farlo lui stesso, con la promessa di non fare più domande del genere, ma il tenente deve essersi fatto particolarmente toccare dall’idea che questa donna abbia avuto un’orribile esperienza mentre lavorava ed ora debba avere a che fare anche con il fatto che non può essere in servizio - ed in più rispondere alle domande prive di empatia di Finn -.
    Una dipendente ministeriale, che avrà più di cento anni ed è ancora sorprendentemente in piedi, lo accompagna ad incontrare l’auror Fhest. A quanto pare in qualità di babbano - che Hank ha scoperto essere il termine che gli inglesi usano per i non maghi - può girare per il ministero solo accompagnato.
    La stanza in cui viene scortato non è un ufficio. Con sua sorpresa si tratta di… una palestra.
    Di certo non uno dei suoi luoghi preferiti.
    La donna ultracentenaria, portato a termine il suo compito, si ritira silenziosamente ed Hank rimane solo con l’auror Fhest, che è più giovane di quel che aveva immaginato. Ed è anche una bellissima donna, giusto un cieco non potrebbe accorgersene.
    Il tenente si schiarisce la voce, lisciandosi i baffi.
    “Miss Fhest” esordisce a mo’ di saluto “Hank Anderson. Finn Anderson è mio figlio. Immagino abbia, umh, avuto il piacere di conoscerlo un paio di giorni fa”
    Il tono con cui pronuncia la parola ‘piacere’ lascia intendere che sa fin troppo bene quali spiacevoli domande le abbia rivolto il ragazzino.
    “D’accordo, saltiamo i convenevoli, è stato tutt’altro che un piacere avere a che fare con Finn, ne sono consapevole. Non ha tatto, ma non è un ragazzo cattivo. Deve solo imparare a capire quali domande siano socialmente accettabili e quali no. No, ovviamente non sono qui per difenderlo, ma per scusarmi personalmente in sua vece”
     
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    Potevo farcela: mantenere la calma, la pazienza e avere fiducia nel percorso. Il personale medico usava questa terminologia, con quella voce tipica degli insegnanti di yoga e meditazione che mi faceva solo voglia di far ingoiare solo quella stupidissima pallina che dovevo "stringere piaaaano e poi seeempre più forte, trattieniiiiiiieeeepoi rilaaaaaasci". Avevo resistito 45 secondi con quella stupida pallina quel giorno, prima di lanciarla contro il muro e andare nella palestra del ministero. Esercizi per la forza della mano con una pallina... tzè! Di questo passo avrei avuto i capelli bianchi e sinceramente, mi sembrava già di averne. Stare dietro a una scrivania era.. fastidioso. Era la parte del lavoro che trovavo meno stimolante ma era l'unica che potevo fare. Volevo riprendere a fare le cose di prima. Tutte quante.. anzi.. meglio di prima, così da non ritrovarmi con un altro arto tagliato o un'altra cicatrice in faccia.
    Dovevo sicuramente acquisire più destrezza e coordinazione con la sinistra. Cercavo di autoconvincermi che poteva essere un'occasione di miglioramento e quando la mano fosse tornata come prima sarei stata ambidestra, più veloce e più efficiente.
    Ma questa era la teoria... nella pratica stavo fissando l'ennesima cosa che mi cadeva di mano, con la bocca stretta in una smorfia. Mi piegai a raccogliere uno dei pesi: erano quelli piccoli e stupidi da due kg... sentii di nuovo una fitta terribile quando strinsi le dita e lo tirai su. Lo lasciai andare imprecando pesantemente, per poi afferrarlo con la mano buona e lanciarlo contro dei materassini ammucchiati su un lato della stanza. Un leggero colpetto di tosse mi fece voltare verso un uomo con degli enormi baffi. A dire il vero era un uomo tutto enorme. Mai visto in vita mia, sicuramente.
    Ah.. lingua lunga..
    Si presentò come il padre di quel ragazzino che pochi giorni prima si era seduto davanti alla mia scrivania, senza essere invitato, senza sapere da dove diamine fosse sbucato e aveva iniziato a parlare. Un sacco. A toccare cose e a fare domande. Un sacco di domande. Troppe domande. Ragazzino tuttavia non era del tutto esatto: i modi vagamente infantili potevano ricordarmi quelli di mio figlio di 6 anni che mi poneva domande con poco tanto e profonda ingenuità, ma era all'Accademia, era maggiorenne e a tutti gli effetti un adulto. Speravo che suo padre non fosse venuto per fare uno di "quei genitori" chioccia che fanno le cose al posto dei figli.
    Lei quindi è il poliziotto..
    Aveva parlato anche un sacco di suo padre che era poliziotto per l'appunto, come il suo ancora prima e via dicendo. Un qualcosa sulle tradizioni e sul voler fare l'auror. Era piuttosto grasso... se fosse stato un auror avrebbe avuto difficoltà a scendere nei camini e forse anche nei water... iniziavo a pensare che li utilizzassero come deterrente per tenere a stecchetto i dipendenti ministeriali..
    Spero non sia venuto appositamente per scusarsi... non era necessario.
    Gli dissi alla fine, andando a prendere la borraccia d'acqua. Non mi ero offesa.. l'avevo trovato irritante, molto. Ma non mi ero offesa per le sue domande invadenti ed inopportune. Ma era chiaro che se davvero quel ragazzino voleva fare l'auror che c'erano delle cose che doveva assolutamente correggere. L'uomo davanti a me era babbano, suo figlio aveva provveduto a raccontarmi molte cose.
    Lei conosce l'incantesimo Cruciatus signor Anderson?
    Richiusi la bottiglia, tenendola bloccata con il gomito destro e avvitando il tappo con la mano sinistra, prima di fare cenno all'uomo di raggiungermi in mezzo alla palestra dove c'era il tatami sul pavimento.
    Le scarpe per favore.... è un incantesimo illegale nel regno unito ed in america. Provoca un dolore lancinante in ogni terminazione nervosa del corpo umano.
    Feci una piccola pausa mentre mi toglievo gli scarponi scalzandoli dal tallone con il piede opposto, per dargli il tempo di immaginarsi l'effetto, se non lo conosceva, o di riportarlo alla mente in caso contrario.
    E' uno degli incantesimi preferiti dei mangiamorte.. e dei maghi oscuri in generale. Riesce ad immaginare un dolore simile?
    Aspettai che anche lui si togliesse le scarpe e lo aspettai sul tappeto squadrandolo da capo a piedi: era decisamente un uomo grosso, anche da vicino. Al di là dell'evidente pancetta era proprio massiccio: mani e polsi grandi, spalle grosse, anche testa grossa..
    E' difficile vero? Una volta ho citato la figlia di un mangiamorte, non ne ho neanche pronunciato il nome, ho solo accennato al fatto che avesse una figlia. Era morta quattro anni prima. Posso assicurarle che non è nemmeno lontanamente dolorosa come la sta immaginando adesso....quanto pesa?
    Più di 100 kg? 110? Troppo? Decisamente più di Westwood o di altri maghi oscuri che avevo conosciuto..
    Se suo figlio vuole fare questo lavoro deve imparare a fare attenzione a quello che dice. La maggior parte delle volte in cui mi sono fatta male è stato per aver parlato troppo, chiesto troppo alla persona sbagliata. E i maghi sono tutti persone sbagliate.... Non si preoccupi di scusarsi con me...
    C'erano tanti Abel e Gabriel Mc Adams là fuori, tanti Westwood, tanti Moon... tanti Preud.
    Se non riesce a tenere a freno la lingua forse dovrebbe indirizzarlo verso il mondo babbano... sono sicura che abbia buona volontà, ideali e ottime intenzioni.
     
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    Hank cerca segni di quanto accaduto alla donna, ma non ne trova di visibili. D’altronde Finn gli ha detto che è passato circa un anno dall’incidente dell’auror.
    Qualunque segno le sia rimasto è per lo più psicologico e probabilmente qualche strascico fisico su cui dovrà lavorare per tornare in forma.
    Sembra frustrata e non la biasima di certo.
    “Sono il poliziotto” conferma Hank annuendo appena “Finn ha tirato fuori la solita storia del ‘mio padre è un poliziotto e voglio seguirne le orme’?”
    Ammirevole, ovviamente, e lo riempie d’orgoglio certo. Tante cose riempiono d’orgoglio Hank quando si tratta di Finn: la sua costanza, il suo coraggio, il suo senso di giustizia.
    Ma a volte non può fare a meno di chiedersi se diventare un agente sia davvero ciò che il ragazzo desidera o se lo faccia semplicemente perché si sente debitore nei confronti di suo padre.
    “Personalmente l’ho ritenuto necessario. So cosa vuol dire essere costretti dietro ad una scrivania dopo un’esperienza come la sua. Non ho apprezzato l’indelicatezza di Finn”
    Osserva la donna muoversi per la palestra ed aspetta che finisca di bere, per darle modo di parlare.
    Hank sa di essere un burbero dai modi di fare del cazzo e per niente formali, ma sa anche quando è il momento di essere educato e trattare con rispetto chi lo merita.
    Scuote la testa in risposta, quando October gli chiede se conosca l’incantesimo Cruciatus.
    La sua conoscenza di magia sta sulla capocchia di uno spillo. Per quanto Finn ami parlare dei suoi studi e di come proseguano, difficilmente ha messo al corrente Hank di ogni singolo incantesimo esistente. E se anche lo facesse, il tenente non ne ricorderebbe nemmeno uno.
    Lui sa come usare una pistola, mica quelle bacchette da fate turchine che si portano i maghi appresso.
    Segue l’auror verso il centro della palestra ed esita con fare perplesso quando lei lo invita a togliersi le scarpe. Uno sguardo al tatami, poi a lei che sta togliendo le proprie di scarpe, ed infine Hank lo fa, con una scrollata di spalle.
    L’ascolta, apprende cosa comporta l’incantesimo che ha nominato, ed il suo sguardo si assottiglia per un momento, con fare sospetto ed anche pensoso.
    Per un attimo pensa che l’auror stia suggerendo che lo userà la prossima volta su Finn, se farà le sue domande invadenti, e nemmeno la biasimerebbe più di tanto.
    “No, Miss Fhest, non riesco ad immaginarlo” risponde calmo, quando comprende dove voglia andare a parare la donna.
    Hank è consapevole di quanto faccia male un proiettile, una coltellata, un osso rotto, ma nonostante ogni sua singola esperienza in quasi trent’anni di servizio non può immaginare cosa voglia dire subire una tortura simile.
    L’auror Fhest invece sembra sapere bene di cosa parla ed il tenente non può fare a meno di provare compassione per lei, al solo pensiero.
    Hank dovrebbe temere per l’incolumità di Finn a questo punto. Dovrebbe provare angoscia e forse anche il desiderio di farlo desistere dalla scelta che ha fatto. Ma Hank sa anche quali rischi comporti far parte delle forze dell’ordine, ne era consapevole quando suo padre vi lavorava, ne era consapevole quando lui stesso ha scelto quel percorso e, per quanto con la magia possa essere ancora più pericoloso, il tenente ha accettato già da tempo il fatto che ogni giorno si sveglierà preoccupandosi per Finn.
    “Umh non saprei, non mi peso da un bel po’” la domanda dell’auror lo confonde per qualche secondo. Non capisce perché l’argomento si sia spostato brevemente su quanto pesi, ma sa per certo che è parecchio tempo che non sale su una bilancia ed il motivo è solamente uno: Finn.
    Il ragazzino impallidirebbe nel vedere i chili raggiunti da suo padre, probabilmente cercherebbe di costringerlo ad una dieta ancora più stretta e questo Hank non può permetterlo.
    “Posso dirle però per certo che l’ultima volta che sono stato nel mio peso forma era il duemilacinque”
    Vorrebbe aggiungere qualcosa e scaricare la colpa sulla sua ex moglie, ma la verità è che Clarice era una pessima cuoca e amava ingurgitare quantità esagerate di insalata e carote. Cibo per conigli, come lo definiva Hank.
    “Senta, apprezzo davvero il suo consiglio, mi creda. Ma non andrò di certo a dire a Finn cosa può o non può fare. Diventare auror è praticamente la sua vocazione e anche se provassi ad indirizzarlo verso il mondo babbano, diventerebbe un poliziotto. Non abbiamo cose come l’incantesimo Cruciatus nel mio mondo, ma le assicuro che anche un proiettile nelle budella non è una passeggiata”
    E Finn per come è fatto se ne beccherebbe parecchi di proiettili nelle budella, Hank non vuole nemmeno pensarci ad una tale eventualità.
    “Amo mio figlio, sono un padre piuttosto apprensivo, lo ammetto. Eppure, per quanto vorrei vederlo fare un tranquillo lavoro d’ufficio, dove la cosa più pericolosa che possa succedergli è di beccarsi un compito noioso per aver detto qualcosa di offensivo, voglio che sia felice, che faccia ciò che ama davvero. Ho fiducia in lui, un giorno imparerà quando è il momento di tenere quella boccaccia chiusa”
    Spera solo che Finn non lo impari quando sarà troppo tardi.
    “Adesso mi spiega cosa ci facciamo su questo coso e senza scarpe?”
     
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    Ci vuole ben poco per far emergere l'orgoglio paterno, non appena parla del figlio si possono vedere i baffi arricciarsi leggermente all'insù, in una piega appena percettibile in un sorrisetto nascosto che forse l'uomo non si rende nemmeno conto di fare. E' una cosa che fanno gli uomini questa.. quel compiacimento inconsapevole...
    Anche mia nonna era auror... non ha mai voluto che facessi questo lavoro...
    Avevo iniziato a comprendere il suo punto di vista quando ormai era troppo tardi e non sarei più riuscita a svincolarmene. Perché ormai era quasi una droga. Le cose che si potevano fare facendo l'auror non avresti potuto farle da nessun'altra parte, così come le sensazioni che l'azione suscitava. I motivi sbagliati mi tenevano lì, forse, ma per me le cose di cui aveva parlato il giovane Anderson erano.. lontane. Molto lontane. Gli ideali, il senso di giustizia.. l'integrità... strinsi la mano, mentre la voce di Westwood mi suonava ancora in testa "Tu non hai schieramento in questa guerra.... sei contaminata".
    Le hanno sparato?
    O quello o una coltellata. Di solito si finiva dietro la scrivania per queste cose nel mondo babbano. Non risposi invece riguardo all'indelicatezza del figlio. Era orgoglioso di lui, mi sembrava indelicato infierire chiedendogli se avesse qualcosa che non andava. E poi non l'avrei più rivisto a che serviva sapere se il figlio fosse un po'.. particolare?
    E mi rendo conto anche troppo tardi che la mia domanda sul suo peso possa essere suonata un po'.. scortese? Annuii quindi come a fargli capire che non era poi così importante... cazzo Westwood aveva ragione. Avevo iniziato a parlare come l'ucraino... adesso ero io la disadattata che chiedeva alla gente quanto pesava. Perfetto October. Comprati un isola nel mezzo di un lago di merda e vacci a vivere a questo punto..
    Tuttavia sono sorpresa dalla risposta dell'uomo: il fatto che fosse venuto fino a lì per scusarsi a nome del figlio me lo aveva dipinto come una chioccia, forse complica anche l'aspetto da papà orso e quello da piccolo cerbiatto del ragazzino.
    No.. non mi sarei aspettata una risposta simile. Forse mi si leggeva in faccia, non avrei saputo dirlo ma mi ritrovai a studiare meglio l'americano coi grandi baffi.
    Se capisce come farlo mi mandi un gufo..
    Risposi semplicemente alla fine, dopo un silenzio abbastanza lungo, accennando appena un sorriso. Io ero auror da più di dieci anni e ancora non avevo imparato. Ritenevo sempre di essere a buon punto e poi... aprivo bocca e facevo disastri.

    Mi avvicinai quindi al poliziotto squadrandolo di nuovo... non era molto più alto di me però... sicuro pesava quasi il doppio. Sarebbe stato impegnativo spostarlo... Mi avvicinai quindi ancora un po', allungando le mani verso il colletto della sua camicia come a sistemarlo, approfittandone per studiare quanto effettivamente fosse massiccio.. ok dai, potevo farcela.. se fossi riuscita a sdraiare lui Westwood poteva baciarmi il culo.
    Rialzai gli occhi per cercare i suoi. Forse da quella distanza poteva vedere la sottile cicatrice che partiva dalla tempia sfiorandomi l'occhio fino allo zigomo.
    Certo, mi scusi..
    Strinsi con forza il colletto della camicia tirando il tessuto in avanti quasi a formare un cappio, spostando allo stesso tempo il piede sinistro dietro alla sua gamba con l'intento di sbilanciarlo tirandolo per il collo verso uno dei lati.
    Gentilmente dovrebbe impegnarsi seriamente a farmi fuori...se non..le dispiace..GGGH!
    grugnii tirando con tutta la forza che avevo l'uomo verso la gamba che cercavo di spostare per fargli mancare l'appoggio. Quella pancia nel mezzo...mi intralciava un po' le dinamiche
     
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    “E non voleva che diventasse auror per quale motivo?”
    Quella di Hank non è solo mera curiosità nei confronti della donna davanti a lui, quanto più il sospetto che questo lavoro possa essere più complicato e pericoloso di quanto avesse pensato.
    Per quanto anche quello del poliziotto comporti dei rischi, suo padre non gli ha mai impedito di diventarne uno a sua volta, semmai ha sempre appoggiato la sua decisione, andandone anche abbastanza fiero, così come Hank ha appoggiato Finn, quando il ragazzo ha deciso di voler far parte delle forze dell’ordine nel mondo magico.
    Ma Hank inizia ad avere dubbi ora ed anche timori. Tutto quel parlare di maghi oscuri ed incantesimi illegali che provocano un dolore impossibile da immaginare gli sta mettendo addosso un lieve angoscia.
    Il suo sguardo corre alla mano dell’auror. Finn gli ha raccontato che quella mano è stata tagliata di netto da un incantesimo, eppure eccola lì, come se non fosse successo e nonostante ciò Hank ha notato una certa fatica da parte di October nell’usarla.
    Finn sarebbe capace di farsi tagliare la testa. Non perché non abbia le capacità per difendersi, ma perché se questi maghi oscuri si incazzano con un niente ed il ragazzino sarebbe capace di far scendere Gesù Cristo dalla croce, con i suoi modi di fare… beh…
    “Un paio di volte” risponde quando gli chiede se gli abbiano mai sparato. Lo dice con il tono di chi non vuole dare troppa importanza alla cosa e preferisce evitare il discorso.
    Non perché siano state esperienze particolarmente traumatiche, ma più per la frustrazione provata durante la convalescenza.
    Ancora adesso, nel ripensare a quei giorni in cui lo hanno messo a dirigere il traffico dopo settimane passate dietro la scrivania, vorrebbe fare a pezzi il bonsai preferito del capitano Fowler per ripagarlo dell’affronto subito.
    “Mi sta dicendo che non c’è modo di cambiare? Che una lingualunga resta tale?”
    Sembra essere un’esperta a riguardo, soprattutto dopo aver ammesso che lei stessa ha avuto problemi a causa del parlare troppo.
    Quando si avvicina, Hank la lascia fare. Da quella distanza può vedere bene la miriade di lentiggini sul volto dell’auror, interrotte solo da una cicatrice di cui però non fa domande. Quando October sembra volergli sistemare il colletto della camicia, lo sguardo del tenente si fa incuriosito e poi a stento trattiene un ghigno quando comprende le sue intenzioni.
    “A farla fuori seriamente? Ne è sicura?” chiede mentre lei tenta con tutte le sue forze di tirarlo a terra.
    Hank deve ammetterlo: l’auror ha determinazione e una discreta forza e il tenente è costretto a spostarsi ed impuntarsi di più con le gambe per resisterle.
    “Sta facendo leva sul punto sbagliato, dovrebbe puntare il tallone un po’ più in alto. Se permette le faccio vedere”
    Ribalta i ruoli afferrandole le braccia esili con le manone e con il tallone la spinge dietro il ginocchio destro, facendo sì che ceda.
    L’accompagna dolcemente nella “caduta” sul tatami, prima di lasciarla andare.
    “Però quello di prima era un ottimo metodo per strangolare qualcuno, glielo concedo. Vuole riprovare?”
     
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    Anche lei ferita in servizio: le ferite inferte con la magia non sempre guariscono, nel suo caso i danni sono stati permanenti... io ho avuto la fortuna di ricevere una semplice ferita babbana.
    Semplice forse era riduttivo, ma certo se invece di un coltello Westwood avesse usato un incantesimo a quest'ora forse avrei una mano di chissà quale sostanza magica o un marchingegno magico come i cattivi dei cartoni animati. Non era neanche vero che ero in servizio durante l'incontro con Westwood ma questo il poliziotto non importava lo sapesse..no? Lui era preoccupato per l'incolumità del figlio.
    Riteneva che non avessi il carattere adatto per questo lavoro.. e aveva ragione.. immagino..
    Forse non ce l'avevo neanche adesso. Forse tutta questa mia difficoltà a trovare un equilibrio nella mia moralità dopo essere stata così tanto a contatto con quello che dovevamo combattere, risiedeva proprio nel carattere troppo impulsivo, testardo, individualista. Non avevo mai dato segni di essere così prima di intraprendere questo lavoro, quindi forse mia nonna si riferiva di più all'ingenuità e alla mia predisposizione alle comodità e totale mancanza di coraggio.
    Non so.. non la conosco e lei non conosce me: sono troppo lingua lunga secondo lei?
    Domandai, inclinando la testa dopo aver scrollato le spalle. Da una parte ero anche incuriosita dalla risposta, dall'altra sapevo anche che forse linguelingue una volta volesse dire linguelunghe per sempre.
    Sì, esatto se per lei non è un... senta... posso darle del tu?
    Lo guardai, dopo tutto non ce la facevo a fare la lotta con una persona a cui dovevo dare del lei..
    Dopotutto... hai l'età di mio padre....
    Non riuscii ad atterrarlo: quel che voleva sulle leve. Il problema era che era molto grosso e pesante. Mi mostrò quale fosse il movimento giusto facendo una cosa terribilmente strana: mi accompagnò a terra. Lo guardai piuttosto confusa mentre rimanevo sdraiata qualche secondo, indecisa sul da farsi. Forse questo tipo non era la persona giusta per questo genere di allenamento... d'altra parte uno così grosso quando lo ritrovavo?
    Avrai anche l'età di mio padre ma combatti come mia madre... andiamo nonno.. ci credo che ti sparano se fai così...
    Forse andava solo provocato un pochino...? Mi rialzai in piedi velocemente a quel punto, di nuovo davanti a lui.
    Mi morsi comunque la lingua per non fare un appunto sullo strangolamento: non avevo la corporatura adatta per una tale mossa, specialmente con lui. Non ero abbastanza alta, forte e una delle mie mani non riusciva a esercitare una stretta continua e prolungata. A differenza dei film era una morte abbastanza lunga e la persona tendeva a lottare strenuamente. Serviva forza e resistenza e io non ne avevo. Con Westwood era stato lo stesso: era riuscito quasi a tirarmi su da terra bloccandomi la gola con una sola mano, stringendo tanto quanto bastava a concedermi di respirare appena e parlare. Se non avessi avuto i coltelli probabilmente mi avrebbe fatta fuori. Avevo bisogno che il poliziotto qua si impegnasse un po'..
    Possiamo fare sul serio..? Non sarai uno di quelli che hanno paura di colpire le donne..?
    Mi allontanai per recuperare un elmetto protettivo e glielo lanciai, per poi infilarmi il mio. Aspettai che decidesse se indossarlo oppure no e poi feci un balzo in avanti, portando entrambe le braccia dietro al suo collo per poi trascinarlo verso il basso e mollargli una ginocchiata nello sterno. Afferrai il suo braccio piegandolo in basso e poi all'indietro, in una piega molto dolorosa , continuando a insistere per farlo accasciare sul pavimento, pancia a terra.
    Cosa stavi facendo quando ti hanno sparato?
    Gli domandai nel mentre: si aveva sempre da imparare dagli "errori" altrui dopotutto... no?
     
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    Hank inizia a pensare che quel lavoro di auror sia ben più pericoloso di quello del poliziotto e che Finn non gli abbia detto abbastanza a riguardo. È da vedere se non l’abbia fatto per non farlo preoccupare troppo o semplicemente perché il ragazzo non lo ritiene così tanto pericoloso.
    Certo, anche una pallottola può lasciare danni permanenti o qualsiasi altro incidente possa capitare durante un inseguimento, ma l’auror Fhest sta facendo sembrare quella faccenda delle ferite magiche ancora più spaventosa.
    Questo non vuol dire che una volta tornato a casa, Hank dirà a Finn di smetterla con i suoi studi e trovarsi un lavoro più tranquillo, non ha intenzione di mettere il bastone tra le ruote a quel ragazzo, ma è probabile che gli faccia un lungo ed intenso discorso sul fare attenzione ed essere responsabile per se stesso e gli altri, perché fare errori potrebbe portare conseguenze non solo per se stessi, ma per chiunque ci stia attorno. Se lavori con un partner, anche lui potrebbe essere fottuto.
    “Eppure nonostante l’opinione di sua nonna, eccola qua. Carattere adatto o meno lei è diventata un auror, immagino fosse ciò che voleva davvero e lo ha ottenuto. Direi che questo fa la differenza”
    Si stringe poi nelle spalle, scrollandole poco dopo “Parla parecchio, ma non mi sembra una lingualunga, ma la conosco da circa… dieci minuti?”
    October non sembra gradire la cautela con cui Hank l’ha appena lasciata scivolare verso il suolo ed il tenente comprende che la donna vuole fare sul serio con quella storia di impegnarsi per metterla al tappeto.
    La richiesta di darsi del tu non lo turba, è più che altro il fatto che lo paragoni a suo padre il problema. La smorfia contrariata sul volto di Hank la dice lunga.
    “Scusami, quanti anni credi che io abbia?!”
    Non sarà più così giovane, questo è certo, visto che è ormai entrato nei malvisti “cinquanta”, ma l’auror davanti a lui deve avere almeno una trentina d’anni, quindi o ha un padre particolarmente precoce o lei crede che Hank sia più vecchio di quel che è.
    “Oh bene, ora sono anche un nonno. Ritiro quello che ho detto poco fa, posso vedere la lingualunga adesso. Incredibile”
    Borbotta tra sé e sé mentre sbottona le maniche della camicia per poi arrotolarle fino al gomito, scuotendo la testa.
    Se l’intenzione della donna è quella di provocarlo, può allora considerarlo un successo. Non che sia particolarmente offeso e tanto meno arrabbiato, ma non starà di certo lì a darle più motivi per prenderlo in giro. E lui che voleva solo essere gentiluomo, vai a capirle le donne di oggi.
    “Prego, accomodati, facciamo sul serio” sorride con fare beffardo “No, paura di colpirti, figuriamoci. Se è quello che vuoi”
    Ok magari un po’ sì e non perché ritiene le donne deboli, soprattutto perché October Fhest gli sembra più agguerrita che mai, tuttavia non gli piace comunque l’idea di menare le mani solo per il gusto di farlo.
    Hank Anderson potrà anche essere uno scorbutico, stronzo che cede facilmente alle provocazioni e raramente c’è andato piano con un criminale o con chiunque altro se preso dalla rabbia, ma le uniche volte che ha colpito qualcuno senza un apparente motivo, è stato durante gli allenamenti di football ai tempi del college.
    Indossa l’elmetto e prima che possa mettersi sulla difensiva, October gli si lancia contro e l’ultima cosa che Hank si aspetta è di essere preso subito a ginocchiate nel petto.
    Il colpo gli toglie il respiro, ma è quando la donna gli torce il braccio che gli sfugge un grugnito di dolore e si ritrova costretto ad assecondarne i movimenti per non stirarsi qualche muscolo, scivolando sempre più verso il tatami, fino a ritrovarsi steso. L’ironia vuole che quello sia anche il lato della spalla rotta durante una partita di football al liceo, quella che gli da ancora fastidi, soprattutto quando cambia il tempo. Il risultato è che gli sembra di vedere le stelle ad un certo punto.
    Messo subito KO, October avrà tutte le ragioni di chiamarlo nonno adesso.
    “La prima volta avevo ventuno anni” grugnito di dolore “ero in polizia da cinque mesi, stavo inseguendo un sospettato che non credevo armato. Mi era stato espressamente detto di non farlo, ma non ho ascoltato il mio collega. Il criminale mi ha sparato dritto nell’addome, ma fortunatamente non ha preso alcun organo vitale” altro grugnito mentre prova a muoversi per liberarsi dalla presa.
    Facendo leva con il braccio libero, ruota con il corpo verso il lato di quello bloccato, trascinando giù October e bloccando ora il suo di braccio, con la propria schiena.
    Ha già il fiatone, ma si taglierebbe la lingua, piuttosto che ammetterlo. La blocca all’altezza delle spalle, tirandosi in ginocchio e puntando l’avambraccio contro le sue clavicole.
    “La seconda volta riceviamo una chiamata mentre eravamo di pattuglia. Violenza domestica, il marito aveva quasi ammazzato la moglie che era riuscita a chiamare miracolosamente i soccorsi. Arriviamo, casa completamente immersa nel buio, sembra non esserci nessuno. Il figlio di puttana ci prende alle spalle, ammazza il mio collega e spara a me nella schiena. Ero in polizia da dieci anni e non pensavo sarei potuto essere così stupido da farmi fregare”
    Con la mano libera, le afferra i polsi bloccandoli tra di loro.
    “Tu invece cosa stavi facendo quando ti hanno tagliato la mano?”
     
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    Parte del mio lavoro consisteva anche nel saper fornire un identikit di un sospettato. Peso, altezza ed età. Il poliziotto era sicuramente sulla cinquantina, forse potevo lasciargli il beneficio del dubbio con 2-3 anni ancora nei quaranta ma ero abbastanza sicura della mia stima. Mi strinsi però nelle spalle, sollevando le sopracciglia.
    63?
    Avevo sparato un numero più alto ma non abbastanza da rendere ovvia la presa di giro. Mio padre aveva 55 anni ed era un nonno, ma non vedevo il punto nel dirglielo o di lasciargli altre informazioni su di me: per i miei gusti suo figlio aveva già chiacchierato troppo.. Annuii tuttavia, puntandolo distrattamente con l'indice quando ritrattò dicendo che adesso vedeva la lingualunga come a dargli atto che finalmente avesse fatto una cosa giusta. Anche questa espressione serviva a irritarlo ulteriormente nella speranza che iniziasse a picchiare come cristo comanda.
    Atterrarlo si rivelò più semplice del previsto e non avrei saputo dire se fosse un bene o un male: ero io che quindi avevo oggettivamente delle competenze o era lui che ci metteva un eone a carburare? Decisi di approfittarne per fare conversazione, giusto per dargli il tempo di riflettere sulla prossima mossa. Mi raccontò di come era stato ferito in servizio, un colpo all'addome, molto generica come informazione: il suo addome era piuttosto grosso e soprattutto la ferita era troppo vecchia. Il secondo sparo lo aveva ricevuto alla schiena invece e anche in quel caso di parlava di troppi anni fa. Niente pressione sulle vecchie ferite.. se almeno fosse stato un ginocchio...
    Ti sei sentito in colpa per il tuo collega?
    La situazione mi sfuggì di mano in pochi secondi: mi ritrovai catapultata a terra, prima tronco poi mani bloccate. Ma aveva lasciato le gambe libere... ah, dai Hank.. non si lasciano le gambe libere..
    Mi chiese poi cosa stessi facendo io, invece, quando mi avevano tagliato la mano. "Ho avuto una crisi nervoso-depressiva e sono andata a cercare un mangiamorte malato di mente con due coltelli nelle tasche..." No, se anche fosse suonato meno folle e inquietante non glielo avrei detto: non lo conoscevo ed era una parte di vita di cui non mi piaceva parlare neanche con chi mi conosceva bene.
    Ho provato a sparare in testa ad un poliziotto ma si è inceppata l'arma...puff...
    E' palesemente una cazzata ma non lasciai molto spazio a reazioni, aggrappandomi alle sue mani alzai le gambe e cercai di avvinghiargli il ginocchio attorno al collo. Bastò per far sì che il babbano mi liberasse le mani così da lanciargli un colpo al naso, con la base del palmo della mano dritta verso l'alto. Forse se lo sarebbe rotto oppure avrebbe deviato il colpo... l'unica certezza era che avevo usato, istintivamente, la mano destra, quella "nuova" e se lo avessi preso mi sarei fatta un male cane.
     
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