so pissed

Privata

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    Inspirò a fondo la nicotina della sua sigaretta, raggiungendo la sponda del lago. Si concesse qualche attimo per godersi di un nuovo tiro e di un sorso della bottiglia di whisky rubato al party. Un'occasione per divertirsi che uno sfigato grifondoro gli aveva rovinato. Era infastidito e l'acidità che gli aveva provocato gli era rimasta addosso corrodendolo. Cercava di attenuare il fastidio con nuovo ingenti sorsi ma probabilmente avrebbe dovuto soltanto dormirci su.
    Guardò una delle barche ormeggiate lì. Sarebbe bastato salirci su per far sì che si avviasse verso il castello ma sapeva che se lo avesse fatto in quel momento, avrebbe rischiato di combinare un casino. La furia provata era tale da necessitare di una lunga stasi. Un momento di quiete dove poter riprendere il respiro e calmarsi.
    In parte sembrò riuscirci.
    Quando captò dei rumori però, il suo sesto senso si attivò e l'acidità provata tornò a bruciargli le parete dello stomaco. Si voltò di scatto, guardando gli alberi alle sue spalle e muovendo la bottiglia verso quella zona così da lanciare una scia alcolica verso chiunque si stesse avvicinando.
    “Che cazzo vuoi ancora?” Era chiaro fosse il grifondoro sfigato per Mors e a quel punto non si sarebbe risparmiato. Lo avrebbe cruciato fino a perdere i sensi con tanta soddisfazione. Quando però il suo sguardo si fermò sulla figura di una ragazza, ne fu sorpreso.
    “Ah, non sei...” Non completò la propria frase. Non era lo sfigato di prima e tanto bastava. Tornò quindi a darle le spalle per godersi il paesaggio del castello che si rifletteva sul lago. Si concesse un nuovo sorso della bottiglia e poi, come se nulla fosse successo, si diresse verso una delle barche lì presenti. Si sedette comodamente, gambe aperte e la bottiglia ferma tra di essere, indirizzando uno sguardo verso la nuova arrivata. “Sali?” Le chiese dopo qualche attimo di silenzio. Avrebbe potuto condividere la barca con una ragazza. Aveva bisogno di vedere qualcosa di bello dopo una serata di merda come quella. “Non mordo sempre.” Ghignò a mezza bocca, alzando le mani in segno di resa. Quella considerazione però, era vera a metà.


     
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    ... continua da qui


    Danielle Richards | III anno | Corvonero


    Ellie
    Praticamente mi ci sono trovata incastrata a questa cosa del party, non ne avevo nessuna voglia ma la combo Skylee-Corinne diventa impossibile da gestire per un rifiuto. Dopo quanto successo alle due feste nell’anno precedente si poteva ben capire perché non fossi tanto smaniosa di replicare le esperienze avute alla torre di Grifondoro e successivamente a quella di San Valentino, di cui figuravo anche come una delle organizzatrici. Skylee a differenza mia non aveva perso l’entusiasmo ed alla proposta di Corinne si era lanciata a capofitto finanziando addirittura di tasca propria metà della scorta alcolica della serata. Io ero rimasta più in disparte e l’unico punto su cui ero stata assolutamente tassativa era stata la location della festa: assolutamente fuori dai confini del castello. Non ne volevo sapere di giocarmi la carica, la preside Rei me l’aveva data per un motivo e visto quanto accaduto l’anno prima non volevo giocarmi la sua fiducia per una cosa tanto sciocca e superficiale, inoltre io per prima non sarei stata capace di vivermi la festa con la giusta spensieratezza sapendo perfettamente a quali obblighi ero chiamata ad adempiere. La gente comincia ad arrivare e dal canto mio mi stampo un bel sorriso smagliante quanto falso in faccia nonostante non sia affatto dell’umore e saluto i vari conoscenti che euforici – a differenza mia – non vedevano l’ora che l’anno scolastico partisse anche per quel verso. Sorrido, intrattengo ma preferisco tenermi in disparte controllando la situazione insieme al barista chiamato da Corinne che pare essere un suo amico, da quello che ho capito si chiama Nate. Ci scambio due chiacchiere volanti e mi faccio servire un drink alcolico dolce, nulla di troppo forte e mi limito, come lui, ad osservare la situazione perché okay il divertimento, okay lo “scassiamoci” ma non ho voglia di scortare nessuno al San Mungo... perché poi lo so che mi sentirei responsabile a farlo. Sospiro prendendo un sorso dal mio cocktail e ruoto sullo sgabellino cercando d’individuare la testa riccia di mia sorella. Tutti o quasi sembrano essersi spostati verso il gioco della bottiglia e in un’altra occasione, con un altro mood, vi avrei preso parte anch’io lasciandomi travolgere da quella leggerezza e spensieratezza che vedo dipinta sul viso di Skylee. Non sta passando un bel periodo e per quanto non lo voglia dare a vedere sia io che la russa abbiamo capito che le cose con Morgan non sono esattamente come ce le ha raccontate, proprio per niente o non starebbe... baciando Hugo in questo momento. Wait what?! Le mie sopracciglia si aggrottano mentre mando giù un grosso sorso, no decisamente qui gatta ci cova ma non le farò ulteriori pressioni quando sarà il momento verrà lei da noi e posso anche ben capire perché non lo stia facendo visti i trascorsi con forse quello che ora dovrei chiamare il suo ex. Scendo dallo sgabello e mi avvicino a loro salutando i presenti per poi chinarmi al suo orecchio: «Io vado... da V. Divertiti responsabilmente» la bionda di tutta risposta mi tira per un braccio, è bella alticcia e per un secondo sono tentata di rimanere a tenerla d’occhio. «Non mi va di lasciarla sola… potrebbe fare casini, sai com’è» le urlo all’orecchio per sovrastare la confusione. Lascio quindi la Stamberga ed avvolgendomi in un cappottino adatto alla stagione mi dirigo verso il lago. Potrei benissimo smaterializzarmi ma non ne ho voglia e decido di approfittarne per una camminata al chiaro di luna che con il freddo della sera mi aiuti a riordinare i pensieri.
    Silenziosa cammino nel buio della notte e solo quando arrivo nei pressi del lago i miei stivaletti fanno un leggero rumore sul ghiaino. «Protego» per fortuna ho la mano sulla bacchetta e lo scudo argenteo mi ripara almeno parzialmente dal getto di liquido che mi arriva addosso. «Woa calma, vengo in pace» sollevo entrambe le mani, compresa quella con la bacchetta e mostro al tipo che non sono per nulla offensiva. Il tipo mi fissa qualche istante, beve e poi va a sedersi su una delle barche incantate. «Sali?» lo guardo a mia volta con il sopracciglio alzato. Dopo la lavata di poco prima non ci penso proprio ed il tipo riconoscendo il suo comportamento di poco prima si affretta subito a mostrarsi pacifico nei miei confronti. «Beh spero tu non lo faccia, il lago è piuttosto freddo per finirci dentro ora» lo guardo di sottecchi mentre l’accenno di un sorriso smorza di un poco il mio avvertimento. Mi rinfilo le mani in tasca e con non poca fatica, data dall’abbigliamento, salgo sulla barchetta sedendomi proprio di fronte a lui. Adesso che siamo più vicini lo riconosco, è il tipo della lezione dei pirati! Quello di Durmstrang che gira sempre col tizio dagli occhi truccati. «Anche tu annoiato dalla festa?» Inclino il capo indicando con un cenno la bottiglia che stringe e dato che ne avremo per una buona mezzora di viaggio decido di presentarmi. «Comunque sono Danielle, Ellie se non mi tiri di nuovo... cos’è vino? Comunque se non mi tiri di nuovo roba addosso» sorrido lasciandomi sfuggire persino un risolino.


    Edited by .Ellie - 14/12/2021, 17:24
     
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    La guardò prendere posto sulla barchetta di cui Mors si era appropriato. Non ci avrebbe scommesso. Le ragazze di Hogwarts si erano mostrate fino a quel momento abbastanza fredde con lui, quasi glaciali, tanto da cominciare a considerarle tutte come vagine di ghiaccio. La corvonero aveva appena contribuito a cambiare la sua media. “Se hai paura del freddo è solo perchè non hai nessuno a riscaldarti.” Sorrise, in modo quasi angelico. Non ammiccò, sarebbe stato troppo ridicolo ma l'effetto fu più o meno lo stesso, con eleganza. Certo, se avesse avuto l'ardire di truccarsi gli occhi come il suo compagno e di vestire l'aria del bello e tormentato magari sarebbe stato diverso ma lui si andava bene così. Adorava che la sua stronzaggine gli si leggesse in volto. Un po' come una pozione di veleno con le sue mille etichette di pericolo. Solo chi aveva il coraggio poteva provare a maneggiarlo.
    “Le feste non mi fanno impazzire. Preferisco ambienti più intimi.” Annuì, alludendo ancora ad altro mentre si concedeva un nuovo sorso dalla bottiglia che reggeva. Non mancò di scrutarla di sottecchi. Lo faceva di sovente con il prossimo. Gli permetteva di capire anzitempo, che tipo di persona avesse dinanzi. Era sopravvissuto a sei anni di Durmstrang anche grazie alla sua capacità di predire il pericolo e di individuare i punti deboli del proprio avversario.
    “Giuro che non lo farò. Ne ho già sprecato abbastanza.” Commentò, annuendo, prima di porgerle la bottiglia quasi in segno di pace per l'entrata poco elegante che le aveva concesso.
    Volse il capo di lato mentre la barca si metteva autonomamente in moto verso il castello. L'andamento lento era quasi estenuante per lui abituato agli eccessi, ma quello avrebbe dato loro più tempo per parlare. “Mors.” Si presentò rivolgendole un mezzo ghigno, prima di decidere di lasciare la sua postazione per muoversi verso di lei. Le si sedette accanto, guardandola. “Sei fortunata Danielle. Sei l'unica invitata dell'after party by me.” Si concesse una mezza risata, allargando le braccia per un mezzo inchino. “Togliendo le arti oscure, i veleni, il clima costante di terrore... Cosa si fa per divertirsi ad Hogwarts?”


     
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    Danielle Richards | III anno | Corvonero


    Ellie
    Gonfiai le guance trattenendo un nuovo risolino a quella battuta/provocazione che mi aveva lanciato, il biondino di Durmstrang non era tipo da prendere un eventuale corteggiamento alla lontana ma andava subito al sodo rendendo palese al suo obiettivo di essere tale. L’apprezzavo come cosa, erano davvero snervanti quei ragazzi che non capivano le allusioni nemmeno se spiegate con un disegnino, ad un certo punto ti facevano cadere le braccia facendoti passare ogni fantasia in merito. Avevo avuto un’esperienza di quel tipo e mi ero praticamente costretta ad andare fino in fondo ubriacandomi, per fortuna che lo avevo fatto! Almeno al giorno dopo i ricordi erano stati vaghi e la frustrazione per la questione contenuta. Ma il ragazzo sembrava esattamente come lo avevo immaginato alla lezione dei pirati, lezione per cui peraltro Skylee ancora non smetteva di tediarmi quando incrociavamo i due ragazzi ormai trasferitisi definitivamente dall’Erasmus. Ora aveva smesso, ma per un mese buono dopo quella lezione non aveva smesso di sfottermi sapendo il debole che avevo per i ragazzi molto più grandi e... per l’allure da bello e dannato che sia il biondino che il moro, con cui si accompagnava sempre, possedevano in quantità industriale.
    «E tu pensi di essere quel qualcuno...?» Mi permisi quindi di giocare a mia volta e lo guardai sorniona alzando un sopracciglio con fare allusivo per poi tirarmi indietro sulla seduta concedendomi una del tutto casuale accavallata di gambe dove avrei lasciato quella superiore a tentennare lentamente. Raccolsi l’ulteriore replica che mi riservò inclinando il capo con fare innocente mentre un sorriso piegava verso l’alto gli angoli delle labbra. Mi guardai di sottecchi attorno e beh, lì su quella barchetta nel bel mezzo del lago di Hosmeade eravamo sufficientemente lontano da sguardi indiscreti. Mi schiarii la gola ed accettai quindi la bottiglia di vino che mi stava offrendo riservandogli una nuova occhiata ammonitrice che diceva molto: “una stronzata come quella di prima e ti schianto nel lago” ma lui giurò – c’era da fidarsi? – che non me lo avrebbe lanciato di nuovo addosso e non contento delle allusioni fatte fino a quel momento decise di alzarsi per sedermisi accanto. La barchetta oscillo per il cambio di posizione ed io scivolai sulla panca per fargli posto ed allo stesso tempo poterlo guardare frontalmente nonostante il poco spazio a dividerci adesso.
    «Ne sono lusingata, Mors... Questa festa privata sembra avere tutte le carte in regola per essere migliore della precedente» sollevai quindi la bottiglia: l’alcool lo avevamo. Gliela passai nuovamente a modo che ne prendesse a sua volta un sorso. «Il clima di terrore per te era un divertimento?» Alzai le sopracciglia stupita, le altre due potevo anche capire se eri un appassionato del genere ma la sola fama di quella scuola del nord bastava per farmi rabbrividire. Dillon mi aveva raccontato qualcosa, molto poco in realtà e quel tanto che mi aveva detto mi era bastato per levarmi ogni scrupolo sulle mie scelte con il prof di volo. Sette anni d’inferno in una scuola che sembrava solo la copertura per un luogo di tortura non valevano il sacrificio se rapportati ad una relazione perlopiù segreta e perlopiù a distanza dove in sei mesi lui ne era sparito per quanti? La metà? Anche no. «Uhm... vediamo, tolte le feste ci sono sicuramente i tornei di gobbiglie o scacchi magici» attesi che sul suo viso comparisse il disgusto per quelle attività che sapevano molto di centro ricreativo per anziani babbani e scoppiai a ridere, «sto scherzando naturalmente però effettivamente non c’è molto da fare con il coprifuoco così stretto che... tra l’altro stiamo infrangendo, ma per tua fortuna sei con me» sorrisi ondeggiando un po’ con le spalle, «però ecco la stanza delle Necessità offre un ampio catalogo, lì l’unico limite e la tua mente e... non uscire da quella porta fino alle sei per non incappare in una punizione. La preside è molto inflessibile su questo punto» mi sporgo quindi, accettando nuovamente la bottiglia e prendendone un sorso. «Durm com’è?»


    Edited by .Ellie - 14/12/2021, 17:25
     
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    “Beh, di sicuro non ci si annoiava mai.” Commentò facendo spallucce. Non gli mancava Durmstrang, nemmeno un po', ma il cambio di abitudini era enorme. Lì il suo spirito era libero di vagare varcando i confini del consueto senza temere ritorsioni mentali e fisiche difficili da tollerare, ma a volte si rischiava di incorrere nella noia. Forse a questo era dovuto il numero di accannati all'interno di quelle mura. Aveva quasi senso.
    “Wow. Sono ammaliato.” Commentò atono ed ironico dinanzi all'elenco degli hobby entusiasmanti di Hogwarts. I giochi da tavolo lo annoiavano, quasi quanto le lezioni di storia della magia. Era roba da sfigati e da nerd.
    Le sorrise, facendole un occhiolino alle sue parole. “Che fortuna conoscere una prefetta, eh?” Scherzava. Scherzava di continuo. Avere a che fare con il Barker era difficile anche per quello. Quasi mai si capiva quando fosse serio e quando invece crudelmente ironico.
    “Sì. Ci sono stato ma forse non con la compagnia giusta.” Annuì, volgendo il corpo completamente verso l'altra per poter osservarla meglio. “Magari potrai venirci con me un giorno.” Annuì poco dopo, dandole un buffetto sul ginocchio mentre le lasciava prendere la bottiglia.
    Finse poi di rimuginare sulle sue parole per un attimo. “Fredda.” Lo era ed in ogni aspetto. Non che ne fosse stato particolarmente turbato. Non era il calore dell'affetto quel che ricercava e se era spedito lì dopotutto, c'era un motivo ben preciso. “Non è per tutti. E sai, non sto cercando di sembrare un duro. È una scuola militare. Sveglia prima dell'alba, docce fredde, lezioni estenuanti. E quello è il minimo. Puoi immaginare quanto forte sia la competizione in un contesto simile? C'è chi non ne è uscito vivo.” Le spiegò senza troppi giri di parole. Lo ripeteva sempre ai novellini e a colori che di Durmstrang non conoscevano nulla. Rendeva ben chiaro che tempra avesse. In definitiva, era un modo implicito di vantarsi.
    “Se scelgono di spedirti a Durmstrang, è probabilmente perchè ti stanno punendo. Non spediscono i santi all'inferno.” Poggiò la mano sul suo ginocchio, sporgendosi appena su di lei per riafferrare la bottiglia. Lento e controllato. “Scommetto che ti ho incuriosita e non vedi l'ora di andarci.” Sussurrò ad una spanna dal suo viso, concedendosi un sorso guardandola di sottecchi. “A Durmstrang, intendo.” Aggiunse poco dopo ad un centimetro dal suo viso.

     
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    Danielle Richards | III anno | Corvonero


    Ellie
    «O magari», cominciai trattenendo leggermente la bottiglia che aveva afferrato per il suo turno di bevuta, «sarò io a concederti di accompagnarmi» la trattenni ancora per un ultimo istante, giusto il tempo di sollevare lievemente il sopracciglio in un’espressione eloquente. Non era l’unico a saper giocare a quel gioco d’allusioni e come lui si sentiva un ambito premio me la sarei tirata quel tanto che bastava anch’io. Lasciai andare il collo della bottiglia e mentre se lo portava alle labbra gli domandai della precedente scuola. Ammutolii alla sua spiegazione ed un brivido mi risalì dalla schiena accapponando la pelle. È persino peggiore di quanto l’avessi immaginata se delle persone sono arrivate persino a meditare e poi portare a termine il suicidio. Mando giù un grosso groppo di saliva mentre le sue parole “se scelgono di spedirti a Durmstrang, è probabilmente perché ti stanno punendo” risuonano dentro di me come uno di quei gong babbani della tradizione orientale. Il discorso non mi è nuovo, anzi, calza perfettamente con quella che è stata la mia situazione fino a qualche mese fa. Una punizione, proprio quella che mia madre aveva pensato di infliggermi una volta conosciuto Liam, poi il suo ultimatum e successivamente, come se quella minaccia non fosse sufficiente i documenti veri e propri. Non so come, nemmeno con che escamotage di natura legale ma mia madre era riuscita a farsi validare dei documenti di trasferimento da Hogwarts a lì. Tutto era pronto, tutto era firmato, mancava solo l’inoltro del plico alla preside e poi tutto sarebbe stato confermato ed io trasferita e per cosa poi? Per un amore sbagliato.
    È il suo tocco sul ginocchio a risvegliarmi dalle mie riflessioni ed il fiato mi si mozza quando inaspettatamente trovo Mors a poche spanne dal mio viso mentre procede lento, esattamente come uno di quei grossi felini della savana che mi si avvicina fino a sentire il suo fiato caldo contro la pelle infreddolita del viso. Le mie iridi gialle sono come completamente rapite da quel suo sguardo freddo come il ghiaccio e rimango ipnotizzata non fosse che un previdenziale sorso dalla bottiglia interrompe quel magnetismo svegliandomi parzialmente da quell’incanto. «Stavo per andarci in realtà» gli rivelo socchiudendo gli occhi. «Ci... siamo mancati per poco... lì» gli poggio l'indice sul petto, puntellandolo contro la sua giacca. «Quindi sei un ragazzaccio Mors? Dovrei tenerti d’occhio in quanto prefetta?» E la risposta credo sia scontata nonostante al momento ci stiamo nascondendo dietro questa velata danza di corteggiamento. Il biondino è un sopravvissuto di quell’ambiente, ci è cresciuto e la sua mente è stata plagiata da quel sistema militare ed oscuro che risolve tutto con le punizioni corporali. Io non avrei fatto altrettanto lì dentro o se lo avrei fatto ne sarei uscita spezzata, non più io per come mi conosco. Probabilmente dovrei stargli alla larga adesso, spingerlo contro la sua seduta guadagnando nuovamente una distanza di sicurezza troncando sul nascere qualsiasi avance, invece sulle labbra mi si apre un nuovo sorriso che m’innalza l’angolo destro delle labbra mentre l’indice, al contrario di respingerlo, disegna ghirigori astratti sulla sua giacca. Inclino lateralmente il capo poggiandomi sulla spalla. Sbagliare è umano, perseverare dicono sia diabolico.


    Edited by .Ellie - 14/12/2021, 17:26
     
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    Le mostrò un mezzo sorriso, piegando appena il capo come a dirle che quella poteva considerarsi un'eventualità interessante. Lo sarebbe stata senz'altro. Non aveva una gran empatia con altri esseri umani al di fuori di se stesso ed il Dragonov, ma forse non sarebbe stato così male approcciarsi a qualcun altro, soprattutto se di sesso opposto al proprio. Una distrazione poteva soltanto far bene. Sorseggiò dalla bottiglia, mentre ascoltava le sue verità, annuendo poi. “Ma tu pensa.” Si mostrò sorpreso ed interessato palesando un'espressione vagamente maliziosa. Quel gioco era divertente. Muovere la parte del ragazzaccio bullo era facile, ma agire da predatore silente e paziente, aveva tutto un altro sapore, soprattutto se con quel modo di fare riusciva ad ottenere esiti positivi. Non avrebbe voluto farle del male, non aveva nulla contro di lei. Era solo incapace di legarsi alle persone. Quel che soventemente gli capitava di fare era usarle o ferirle. Spesso entrambe le cose.
    “Avremmo potuto trovare un modo in cui riscaldarci insieme.” Aggiunse poi poco dopo, lasciandosi andare ad un ghigno divertito.
    Fece spallucce alla sua domanda, non arretrando nemmeno quando l'altra posò l'indice contro il proprio petto. Restò a guardarla ad una spanna da lei. “Non di quelli scontati.” Piegò il capo, rispondendo al suo quesito. “Però sì. Devi assolutamente tenermi d'occhio.” Annuì poi poco dopo, lasciando scivolare lo sguardo dalle sue iridi color del miele alle labbra carnose. Un gesto lento e voluto, atto a destabilizzare la sua sicurezza. Tornò ai suoi occhi poco dopo, mostrandole un sorrisetto. La mano ferma sulla sua coscia intanto, sembrò scivolare un po' oltre il bordo della gonna. “Potresti imparare qualcosa di divertente.” Quelle parole le pronunciò con un tono di voce più basso. Fu quasi un sussurro, come se le stesse raccontando un segreto. E, silenziosamente allo stesso modo, lasciò che la sua mano scivolasse tra le sue gambe con lenta audacia percorrendo un percorso lineare verso ciò che i suoi indumenti nascondevano mentre le sue labbra, ricercavano un contatto con la pelle morbida e liscia del suo collo. Era un azzardo, se ne rendeva conto. Nulla che un po' d'alcol non avrebbe potuto giustificare qualora le cose fossero andate male. Una scusa che avrebbe utilizzato anche qualora fossero andate bene.

     
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    Ellie
    Risi della sua audacia, quel Mors da Durmstrang non sembrava avere il minimo senso del limite asserendo frasi che pronunciate da altre labbra probabilmente mi avrebbero fatta scoppiare a ridere. Formulare un paragone con i miei precedenti ex sarebbe impossibile, lui è così incredibilmente diverso da loro, già solo per l’aura che lo circonda... Lukas, Stephen, Liam, Noah...e ultimo, ma non per importanza, Mat. Mat con cui mi sembra di non aver ancora chiuso nonostante il silenzio stampa ininterrotto da poco più di metà giugno. Non so nemmeno che fine abbia fatto lì in Siria, se la guerra me lo ha portato via. “Lo ha portato via, non me lo ha”. Mi correggo mentalmente da sola. Non è più mio, se mai lo è stato e mai lo sarà visto come è finita... Chiudo gli occhi mentre un leggero brivido di questa notte dal cielo terso quanto fredda mi scuote la testa cancellando quel pensiero.
    Tutti bravi ragazzi comunque, nessuno di loro con quel luccichio di sordida perfidia ad illuminargli lo sguardo. «Allora non ti toglierò gli occhi di dosso Mors», replicai sorniona sbattendo le ciglia sui grandi occhi dorati simili a quelli di una gatta, precisamente il modo in cui mi sto comportando adesso peraltro ed alla quale il ragazzo risponde esattamente come da manuale. Il suo sguardo bramoso scende dai miei occhi fino a soffermarsi alle labbra carnose che sto stuzzicando con il profilo dei denti bianchi prima di tornare a fondersi nei miei occhi. Mi desidera, mi vuole. La sua mano riprende il movimento scivolando lateralmente al ginocchio in una lenta salita lungo la coscia rivestita unicamente della velatura del collant da venti denari mentre il movimento ciondolante della gamba si arresta al suo solleticante tocco. «Tipo?» La mia voce si modula seguendo la sua, abbassandosi in un sussurro carico d’eccitazione per quella promessa implicita pronunciata a fior di labbra. «È abbastanza freddo stanotte...?» Chiedo in un sussurro mentre la mia mente è distratta, presa dalla sensazione tattile che mi da la sua mano a contatto con il derma arricciato dal freddo. È così spudorato mentre traccia con presunzione un sentiero di fuoco lungo l’interno coscia. Socchiudo gli occhi e quasi contemporaneamente al suo movimento gli afferro la giacca mentre la sua bocca incontra il mio collo. Quanto mi era mancata questa sensazione, questo brivido di adrenalina... non voglio che niente lo rovini, nessun pensiero di troppo. Sono così stanca di pensare. La mano libera lascia cadere la bottiglia che nel frattempo era tornata a me che atterra con un piccolo tonfo sordo sul fondo della piccola barchetta e la allungo insinuandola nei capelli lunghetti del ragazzo quasi guidando – ma in realtà non sto facendo niente – il suo percorso. Si scosta brevemente ed è solo mezzo secondo quello che passa prima che siano le nostre labbra ad incontrarsi questa volta.
    Un piccolo tonfo, un leggero strattone della barca: siamo arrivati a destinazione.


    Edited by .Ellie - 14/12/2021, 17:40
     
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    Potere. Poco importava la forma in cui si palesava, averne era l'unico obiettivo che il Barker si prefissava. Si sentiva appagato e soddisfatto. In quel momento fu esattamente quella la sensazione provata. Erano bastate poche parole, per annichilire la prefetta e piegarla alla sua volontà e quello alimentò il suo ego e la voglia di continuare. Piegò le labbra in un mezzo ghigno, mentre assaporava la pelle del suo collo. “Te lo dico all'orecchio.” Lasciò che le proprie labbra scivolassero dietro l'orecchio della ragazza. Fu lì che rilasciò un bacio appena più intenso, scivolando poi verso il basso. Lento e calcolato. Ogni gesto era misurato, atto a stimolare una reazione, anche solo un sospiro, nella corvonero. Era una battaglia anche quella per l'ex studente di Durmstrang, e come tale avrebbe fatto di tutto per uscirne vincitore.
    La sua mano si intrufolò oltre l'orlo della gonna indossata dall'altra, arrivando all'intimo che sfiorò con le dita. Non lo oltrepassò, limitandosi per il momento a stuzzicare la fantasia e la libido dell'altra attraverso il tessuto sottile. Non lo fece con irruenza. I suoi gesti, sebbene decisi, erano delicati. Era la mano di chi si mostrava sicuro di poter ottenere qualcosa e sapeva come fare per averla. Lasciò che la propria bocca, lasciasse una scia di baci lungo il suo collo. Un percorso tormentato che lo condusse a risalire verso il mento prima di raggiungere le sue labbra, mentre le dita osavano sfidare la barriera di tessuto per toccare la sua pelle calda sotto di esso. Fu un tragitto sofferto quello che lo condusse al fulcro dei suoi sospiri, punto in cui si soffermò per dedicarvi minuziose attenzioni. “Dimmelo tu.” Sussurrò contro la sua bocca, prima di intrappolarla in un nuovo bacio. Quando la barca si fermò, distolse appena lo sguardo dall'altra per guardarsi attorno. Si assicurò d'essere solo. Sebbene fossero fuori dalle mura di Hogwarts, immaginava un simile atteggiamento potesse essere comunque in qualche modo segnalato. Appurato d'essere per il momento indenne da possibili ritorsioni, tornò all'altra. Si tirò appena in piedi, sebbene curvato ancora su di lei, per spingerla lentamente all'indietro. L'idea era quella di convincerla a distendersi sull'asse del sedile sulla quale erano rimasti seduti fino a quel momento. Aspettò fosse lei a decidere se assecondarlo o meno, mentre la sua bocca solleticava il suo petto cercando la pelle oltre il tessuto della maglia, e le sue dita tentavano di strapparle tenui sospiri.

     
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    Ellie
    «Te lo dico all'orecchio» mi disse mentre i suoi occhi argentei alla luce della luna si fondevano nel mio sguardo. Si chinò verso il mio orecchio ma le sue labbra non sussurrarono mai nulla posandosi invece a baciare la mia pelle con cupidigia. Un sospiro carico di desiderio mi sfuggì dalle labbra mentre gli occhi si socchiudevano lentamente insieme alla sensazione di beatitudine pregna di aspettative. Mai mi sarei immaginata uno sviluppo di quel tipo, né alla festa in sé dove non mi sembrava di trovare un posto, né con il mood pensieroso che mi attanagliava oramai da mesi e mesi. Mi ero tenuta in disparte, per le mie, con i pensieri che non mi davano tregua. Pensare, sovra pensare, era un mio grande difetto. Mi arrovellavo analizzando le situazioni da più punti di vista e più lo facevo e meno ne venivo a capo, meno capivo il perché di quel silenzio stampa da parte di Mat e soprattutto, dato che quella col soldato si poteva annoverare come storia vecchia, il perché dell’improvviso gelo nei miei riguardi da parte di Karen. Mi accusava di un’intenzione che non aveva mai fatto parte di me, probabilmente fomentata da ciò che aveva potuto averle detto Corinne. Ed ero stanca di tutto questo, stufa di questo blocco mentale che condizionava le mie azioni.
    Non questa sera però. Ho deciso di farmi sopraffare dal crescendo di sensazioni che il ragazzo mi provoca e di permettermi, solo per qualche ora, di sentirmi leggera. La mano del giovane durmstranghiano procede lenta ma senza esitazioni lungo la coscia fermandosi proprio lì, sul limitare delle autoreggenti dove giocherella irresistibilmente con il margine delle stesse rendendo l’attesa quasi snervante prima di procedere ancora, finalmente, carezzando questa volta la pelle nuda che immediatamente si ricopre in superficie di minuscoli puntini. Non saprei dire se sia effettivamente colpa del freddo o delle sensazioni che questo tocco mi provoca. «Un po'...» sussurro con un filo di voce roca all'orecchio di Mors, «dovrò scaldarmi, in qualche modo» lo provoco successivamente rimettendo un po' di distanza tra di noi e lo guardo così, trattenendo il labbro inferiore fra i denti, con gli occhi di chi sa cosa desidera e non ha paura di chiederlo.
    Fra l'agitazione e l'eccitazione del momento, fa capolino solo un'istante di lucidità che mi colpisce mentre sollevo appena il capo, quanto basta per scorgere la riva del Lago Nero. «Non...» non dovremmo. Quella è la scuola, io sono un prefetto, non dovremmo. Ma resta solo un pensiero; la frase mi muore in gola quando il ragazzo si china su di me inchiodandomi con il suo sguardo colmo di passione al legno della barca. Dai Ellie, sei forse una codarda? Sì, ma no. E soprattutto, non voglio ritrovarmi a pentirmi di non aver fatto qualcosa che in realtà desideravo fare. Mi ripeto, stasera le regole non esistono. Accompagno il suo movimento con il corpo e la mia mano, che freme alla ricerca di contatto, scivola su per il suo collo fino a quando non ferma la sua corsa aggrappandosi ai capelli biondi del ragazzo.
    Lo attiro a me, pronta ad assecondare le mie voglie, talmente immersa nel momento che quando la barca – probabilmente per via del nostro peso non perfettamente distribuito – riceve un brusco strattone verso il basso e mi sento mancare un appoggio sotto il sedere, il cuore mi salta in gola. La circostanza vuole che la prima cosa a cui posso aggrapparmi sia proprio il durmstranghiano, «Che cazzo...!» Mi stringo a lui per salvarmi dalla caduta; sembra che qualcuno, da qualche parte, mi stia portando sfortuna interferendo con il mio attimo di ritrovata pace.
    Chiunque sia, mi rifiuto di farglielo fare! Posso anzi approfittare di questa rinnovata vicinanza con il ragazzo, mi perdo ad osservare i suoi occhi chiari e, nel tentativo di ristabilire l'intimità, sorrido sfiorandomi appena il labbro inferiore con i denti, «non dovremmo fare movimenti troppo bruschi...» sussurro alzando gli occhi grandi e gialli su di lui mentre le mie dita, mosse da volontà che non riesco controllare, riescono a trovare un perfetto incastro intorno ai passanti dei suoi pantaloni. Lo invito delicatamente ad avvicinarsi a me poggiando le labbra su un lembo di pelle scoperto che sbuca dal colletto della camicia. Se prima di adesso il durmstranghiano aveva dei dubbi su quali fossero le mie intenzioni, adesso dovrei averle chiarite una volta per tutte. Il mio respiro caldo sfiora il lobo del suo orecchio sinistro, in netta contrapposizione alle mani fredde che adesso si aggirando curiose intorno ai bottoni della camicia.
     
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