boring routine

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    Aveva urlato per opporsi alla decisione dei suoi genitori. Un nuovo incontro con altri guaritori era qualcosa che avrebbe voluto evitarsi. Seguiva la sua terapia, andava alle visite programmate, era chiaro che all'ennesimo problema non potesse fare a meno di sentirsi stizzita, ed anche se non lo mostrava, avvilita. Avrebbe voluto urlare ed invece era lì, tra le mura di quell'ospedale. Seduta, gambe accavallate, ed una chewingum che masticava con ferocia. Quando il guaritore fece il suo ingresso all'interno dello studio, non si alzò, né lo salutò. Probabilmente i suoi genitori o la sua storia la precedeva: non era soltanto la ragazza dalla maledizione sconosciuta ed incurabile che occupava l'interesse di gran parte dei guaritori del San Mungo. Era anche la ragazzina ingestibile e poco educata, capace di far drizzare i capelli anche agli animi più quieti. «Chiariamo una cosa: se mi tocca, do fuoco ad ogni singolo reparto.» Fu la sua premessa, scuotendo il capo. Non era una minaccia tanto per dire, conoscendola. «Sono qui solo perchè i miei genitori mi hanno costretto.» Aggiunse poco dopo, chiarendo quel dettaglio, palesando la sua scarsa intenzione a collaborare. Sbuffò, liberandosi della felpa larga indossata, così da restare in canotta. Allungò le braccia verso l'altro, mostrando le bollicine comparse sulla sua pelle. Comparivano e riapparivano ad intermittenza, provocandole bruciore, fastidi e a volte anche spiacevoli inconvenienti come attacchi di magia involontaria. «Questa è la lista di pozioni che prendo.» Allungò un foglio di pergamena verso l'uomo. «E' un fottuto effetto collaterale o mi sto trasformando in un mostro?»
     
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    Sono tornato a lavoro qualche giorno fa, la mia esperienza di paziente si è semplicemente conclusa l'altra sera perché si, non ho decisamente tempo di fare il paziente se devo fare il dottore. Quando decido di impegnarmi e tornare tra i corridoi del San Mungo non c'è potenza umana che regga. Il lavoro è troppo importante e ultimamente mi sono preso troppe pause, tra i viaggi per la ricerca di mia figlia, tra gli infiniti aggiornamenti da guaritore che mi sono toccate nelle ultime settimane. Oggi è la giornata delle visite specialistiche, tra tutti spicca sicuramente il caso di una ragazza che ormai è famosa qui da noi, ne avevo sentito parlare ma non avevo mai avuto occasione di seguirla di persona, i miei colleghi si sono detti troppo esausti dalle proteste della paziente, altri mi hanno detto che non hanno trovato una cura o meglio, non hanno capito la malattia e le sue precise origini. Di solito i casi più difficili alla fine vanno sempre a me, ed io amo prendermeli perché diciamocelo: ho una certa passione per le cose difficili. Certo, potevo immaginare tutto tranne il carattere davvero molto complicato della paziente, mi hanno detto che è particolare ma mai avrei immaginato questo. Infatti appena entro sto per salutarla ma lei mi mette in riga, senza battere ciglio. < Oh. > questo è tutto ciò che dico mentre mi avvicino e mi mostra le braccia, alzo un sopracciglio strofinandomi le mani. < Come faccio a visitarti se... Non ti posso toccare? > un sorriso colora la mia faccia e poi sopraggiunge un espressione piena di dubbi. < Sono il dottor Bennet, posso sapere il tuo nome? > lo conosco già il suo nome, ma voglio che si presenti. Prendo il foglietto che mi porge, sposto lo sguardo sul foglio continuandola a guardare con la coda dell'occhio. < Puoi pure abbassare le braccia per adesso, ti farò alcune domande e poi procederemo con la visita. > visita che significa possibilmente contanto, hai capito no? Prima le domande e poi i fatti. < Da quanto tempo hai quelle pustole? E da quanto tempo invece segui la cura che i miei colleghi ti hanno prescritto? > torno con lo sguardo verso la paziente e osservo il suo modo di masticare. Sembra nervosa. < Sei particolarmente nervosa in questo ultimo periodo? >



    Edited by ;dr.strange - 8/11/2021, 16:36
     
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    «Può fingere di averlo fatto. Dirò ai miei genitori che è un ottimo coglione e riceverà comunque i suoi galeoni.» Sbuffò roteando gli occhi. Odiava gli ospedali ed odiava i guaritori. Avrebbe preferito essere in qualunque posto tranne che lì. Purtroppo però si rendeva conto di non poter nascondersi da quegli obblighi. Quando lo faceva la sua salute ne risentiva irrimediabilmente ed era stanca di essere così provata ed affaticata. Aveva già troppi problemi senza stare lì a preoccuparsi anche di quello.
    «Sono la regina Elisabetta, ho mille anni e sono qui per la mia cataratta.» Si presentò fintamente all'uomo, mettendo su la maschera da stronza quale sapeva essere nei suoi momenti migliori e peggiori al tempo stesso. Seguì un momento di silenzio. Non si sentì in colpa ma sentì comunque la necessità di rettificare. Dopotutto l'altro non sembrava rientrare nella categoria di stronzi che aveva avuto la sfortuna di conoscere fino a quel momento. «Sono Helena.» Gli concesse infine il suo nome. Il resto avrebbe potuto leggerlo sulla sua cartella.
    Fece spallucce alla sua domanda. «Che ne so. Credo un anno.» Lo sapeva benissimo in realtà. Aveva contato ogni giorno da quando aveva cominciato la terapia e non sapeva nemmeno dirsi il motivo. Forse sperava di poter arrivare ad un numero oltre il quale la maledizione avrebbe cominciato a regredire fino a sparire. Forse era solo un modo della sua mente di illudersi. «Perchè dovrei? La mia vita è perfetta.» Mentì di nuovo. Non le andava di parlare di sé soprattutto con uno sconosciuto. Di nuovo però tornò a farsi sentire il buon senso poco dopo e la volontà di trovare una soluzione ai suoi problemi. «Forse sono un po' tesa, sì. C'entra qualcosa?»
     
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    «Può fingere di averlo fatto. Dirò ai miei genitori che è un ottimo coglione e riceverà comunque i suoi galeoni.» oh si, di gente così ribelle ogni tanto me ne capita, ma lei è decisamente originale nei suoi insulti. Ho giurato di guarire chiunque e quindi necessariamente di toccare la gente, mi spiace.. non lavoro perchè mi piace guadagnare. Lo stesso coglione si siede davanti alla sua scrivania e la fissa, si porta una mano sul mento e guarda con interessa la lista che la ragazza gli ha appena dato tra le mani. Non sono uno che si fa scuotere troppo dalle decise frasi di una ragazza che non vuole proprio essere toccata, allora bisogna andarci con molta cautela se non vuoi che ti denunci per pedofilia. Se tu fossi la Regina Elisabetta non saresti qui, credimi. Goderesti di una salute millenaria. Alzo gli occhi sorridendo quando si presenta prima come la regina Elisabetta, poi si corregge. Si dice che la signora sfidi chiunque, perchè avere la salute di sua maestà significa essere davvero fortunati nella vita. Mi dice che ha quelle bollicine da un anno, mi sorprende il fatto che i miei colleghi non abbiano ancora trovato la causa. Davvero interessante. La sua vita è perfetta, si corregge comunque.. come mi aspettavo. Nessuno ha una vita perfetta e se lo fosse sarebbe una noia mortale, anche se io vorrei rimediare a certi errori, questo tutti vorrebbero farlo: tornare indietro per aggiustare le cose. «Forse sono un po' tesa, sì. C'entra qualcosa?» Dipende.. rispondo riponendo la lista Questa non ti serve più, è inutile.. da quanto tempo non vieni a visitarti? trascurata? forse solo un po'.. Bisogna andare alla radice del tuo problema e capire se quella reazione è semplicemente a livello cutaneo o c'è dell'altro .. una maledizione? una malattia sconosciuta della pelle? Mi alzo in piedi e prendo i guanti in lattice, comincio ad indossarli. Per prima cosa sospenderai qualsiasi medicina che ti hanno prescritto, e vedremo insieme le reazioni senza l'uso di pozioni curative o altro.. quindi mi avvicino a lei puntando gli occhi grigio/azzurro nei suoi, finisco di sistemarmi i guanti. Oltre a queste pustole senti qualcosa di "strano"? come ti senti in generale? poi proseguo con un'altra domanda Hai fatto caso se quando ti arrabbi, o stai male.. ti spuntano più pustole del solito? quante domande, ma sono io l'esperto no? le domande sono fondamentali nel primo approccio con il paziente.

     
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    «Non so. Un mese?» Rispose al guaritore facendo spallucce. Immaginava avrebbe dovuto mostrarsi più collaborativa nei riguardi dell'uomo che d'altro canto sembrava solo volerla aiutare. Avere avuto a che fare con così tanti guaritori, molti dei quali più interessati alla sua patologia piuttosto che alla sua sensibilità, l'aveva spinta ad assumere nei riguardi di chi indossava il camice, un atteggiamento di astio. Era solo spaventata. Non aveva più voglia di soffrire, era stanca.
    «Se sospendo le mie medicine, chi mi assicura che non diventerò una bomba ad orologeria?» Gli chiese, dopo averlo guardato per qualche attimo. Se gli avesse dato ascolto, avrebbe sul serio cominciato a star meglio o anche lui voleva usarla come un topo da laboratorio? Perchè era stanca. «Sto alla grande.» Annuì, mentendo. «Sì. Di sicuro non migliorano quando sono agitata.» Aggiunse quindi poco dopo. «E sì. Ora lo sono.» Erano mesi che non riusciva più ad essere tranquilla, ma sarebbe stato inutile spiegargli il motivo, né avrebbe voluto farlo. Voleva solo che quelle dannate pustole sparissero dalla sua pelle. Aveva già problemi ad apprezzarsi senza che ci si mettessero anche quelle dannate cose. «Voglio solo non avere di continuo rogne di questo tipo. Quando potrò starmene tranquilla?»
     
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    Okay, quindi non è da tantissimo tempo che non viene a visitarsi, sebbene i miei colleghi mi hanno detto che è da svariato tempo che viene in ospedale a vari intervalli irregolari.. non ho idea di quanti guaritori ha cambiato, mai nessuna cura decente per lei a quanto pare. Se all'inizio sembrava poco collaborativa, ora di certo non mi posso del tutto lamentare visto che risponde alle mie domande, ma non sono del tutto sicuro che sia sincera. Faccio quindi un sospiro e procedo con la visita, sperando che si faccia sfiorare. Ti terrò sott'occhio, ci vedremo una volta ogni dieci giorni fino a quando avrò studiato una cura adatta per te.. potrai contattare l'ufficio e chiedere di me in ogni momento, non c'è pericolo che ti succeda qualcosa se tu collabori.. e se.. mi permetti di toccarti. quindi protendi le mani coperte dai guanti in lattice verso di lei Non ti faccio niente, stai tranquilla, devo solo visitarti e prelevare il pus .. posso? mi chiedo come mai ha tutto questo rifiuto, chissà cosa le sarà successo in passato.. oppure è semplicemente così caratterialmente. Dammi del tempo, potrei risolvere il tuo problema entro un paio di settimane se tutto va bene, ma devi avere pazienza.. dobbiamo prima capire di cosa si tratta, ce la metteremo tutta per farti stare meglio. per inventare una buona cura però bisogna analizzare il tutto, voglio capire che cosa c'è dentro quelle pustole strane, vorrei che ci fosse del semplice pus.. ma chissà che cosa ci trovo, siamo pur sempre dei maghi. Avvicino l'attrezzatura, il piccolo mobiletto ha dei cassetti vari, se lo riterrò necessario dovrò usare un piccolissimo ago, ma questo meglio non glielo diciamo.

     
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    Sbuffò alle considerazioni del guaritore, roteando lo sguardo. «Certo. Non vedo l'ora di passare la mia vita tra queste mura.» Non riusciva a fidarsi totalmente di coloro che vestivano il camice bianca. Non aveva nulla contro la loro categoria in modo particolare, era il modo in cui si impegnassero a deluderla che la faceva comportare a quel modo. Dopotutto Helena era solita agire così: quando qualcosa la feriva, metteva su gli scudi, ferendo a propria volta chiunque provasse ad avvicinarla. Era questo il motivo per cui avere a che fare con lei risultava essere parecchio complicato.
    Storse il muso, rimuginando sulla sua richiesta. Scosse il capo, allungando stancamente le braccia verso l'altro. «Se mi fai male urlo così forte da spaccarti i timpani.» Aggiunse però poco prima che potesse anche solo provare a sfiorarla.
    Lo guardò in silenzio per qualche attimo. Avrebbe voluto lasciarsi rassicurare dalle sue parole, ma non era niente che non avesse già sentito. Avere un po' di pazienza per pensare ad una cura. Le avevano fatto prendere così tante brodaglie schifose, senza ottenere alcun risultato, che si era chiesta più volte quanto valesse la pena continuare quel tormento. Alcune delle cure erano dolorose e non ottenere risultati sul lungo termine, aveva soltanto fatto sì di spezzare la sua fiducia nel prossimo. «Fanculo, lo dite tutti da anni. Nessuno ha mai risolto un cazzo.» Biascicò, stringendo i denti mentre chiudeva gli occhi protendendo le braccia verso l'altro. Non voleva promesse. Voleva solo che agisse ed in fretta.
     
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    Esiste forse solo un nome in grado di competere con lei in quanto ribelle e di poca fiducia nei guaritori: Vanja Rosèncrañtz, anche con lei ho avuto a che fare e posso dire che sono molto simili, hanno probabilmente avuto brutte esperienze e queste le fanno essere ostili nei confronti di qualsiasi guaritore. Non devi passare il resto della tua vita dentro gli ospedali, stai tranquilla. le assicuro che farò del mio meglio per lei, dopotutto non si tratta di una malattia grave ma più che altro, se i miei calcoli sono giusti, dovrebbe trattarsi di un inestetismo particolare della pelle, qualcosa che trovata la cura sparirà e magari non tornerà mai più. Mi avverte che urlerà e penso tra me e me che sarà fortunato se riuscirò a sopravvivere alle sue urla, visto che devo usare l'ago. Ma in teoria non è neanche particolarmente doloroso, stiamo parlando di cose superficiali e mi auguro che tenga i nervi ben saldi, alla fine è una cosa piccolissima.
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    Tu stai ferma che neanche lo sentirai. tra le mie dita compare un sottilissimo ago che vado ad appoggiare su una delle sue pustole, poi schiaccio leggermente per creare un foro che mi permetta di fare uscire il pus, è un operazione delicata e dovrebbe solo sentire un leggero pizzicore, niente di più. Accade l'imprevisto: invece del pus esce fuori un fumo luminoso, quasi come fosse una porzione di magia intrappolata che viene fuori improvvisamente. La piccola nuvoletta luminosa vola sopra le nostre teste e poi si dissolve nell'aria, i miei occhi sono puntati su di essa fino a quando scompare, sono davvero stupito. Guardo la sua pustola ed è letteralmente sparita. Hai degli eccessi di magia che si ripercuotono sulla tua pelle.. è davvero insolito, troverò una cura per fare sgonfiare le tue pustole magiche ma nel frattempo devo tenerti sotto controllo. tolgo via i guanti in lattice e li getto dentro il cestino, mi siedo davanti alla mia scrivania e scrivo. Ti prescrivo una pozione che userai direttamente sulle tue braccia la sera prima di dormire, ti farà calmare il prurito. Usala per due settimane, e tra due settimane ci rivediamo. mi alzo in piedi e porgo il foglio alla ragazza.

     
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    Avrebbe potuto replicare con una serie di rispostacce che tenne per sé. Voltò il capo serrando gli occhi per non assistere all'operazione che il guaritore si apprestava a compiere su quelle odiose pustole. La curiosità la spinse però a riaprire gli occhi quando sentì il leggero pizzicorio. Lo fece giusto in tempo per osservare una nuvoletta alzarsi dal suo braccio e sparire sopra le loro teste. Ritrasse il braccio, turbata da quella visione. «Che razza di schifo.» Esclamò, arricciando il naso disgustata prima di indirizzare il proprio sguardo verso l'altro. «Cos'è?» Gli chiese turbata, ottenendo la risposta poco dopo. Non ne fu stupita. Avere eccessi di magia su di sé, era diventato ormai quasi normale, ma sfogarle in senso fisico, le faceva ribrezzo. Quanto ancora avrebbe influito sulla sua esistenza quella dannata maledizione? Sospirò pesantemente, abbassando le spalle e la guardia. Era stanca persino di azzannare il prossimo. «Okay.» Biascicò alle raccomandazioni dell'altro, afferrando la ricetta per la sua cura. Non avrebbe funzionato, ne era certa. Nulla sembrava andare nel verso giusto quando si trattava di lei e cominciava a sentirsi scoraggiata.
    «Quindi non rischio di far esplodere la testa a qualcuno se me ne gratto una via per sbaglio?» Gli chiese, sventolando il braccio dinanzi a lui. «Sa, giusto per sapere.» Aggiunse poco dopo, facendo spallucce. Una mezza battuta nell'intento vago di sdrammatizzare e di palesare un poco interesse alla faccenda. Mentiva. Lo faceva di continuo. «Grazie, comunque.»
     
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    Penso sia del tutto naturale, la ragazza ne ha attraversate tante per cui anche stavolta non è molto convinta della piccola cura che gli prescrivo. In effetti non è una vera e propria cura, è soltanto qualcosa per alleviare il suo fastidio. Mi sventola il braccio e sorrido. Non farai saltare la testa a nessuno, sono piccoli eccessi di magia che non farebbero male ad una mosca. ometto il resto, e cioè che se non ci sbrighiamo a trovare una vera cura quei piccoli foruncoli possono trasformarsi e diventare sempre più grandi.. allora si che sarà un vero problema. Ogni uno di noi somatizza dei problemi diversi in modo diverso, e soprattutto noi maghi abbiamo spesso problemi con la magia se non stiamo bene, Elena ne è una prova vivente di come la vita incasinata ti possa far spuntare di tutto sulla pelle. Io ho capito solo da quello che lei non ha di certo una vita semplice, a parte il fatto che è in una fase adolescenziale il che rende tutto ancora più difficile. Ma sbaglio o mi ha appena detto grazie? sorrido perchè non ci riesco a rimanere impassibile, mi alzo in piedi per salutarla, quindi le porgo la mano così ci salutiamo meglio di come ci siamo salutati all'inizio. Grazie a te per la pazienza.. vedrai che troveremo la soluzione. Fatti sentire se hai bisogno. dico fiducioso prima di aprire la porta e lasciarla libera di andare.

    chiusa.
     
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