meeting halfway

Privata

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    Studente Corvonero
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    Si era isolato. Non era una novità, gli capitava spesso quando le cose non andavano nel modo desiderato. Aveva sempre creduto che allontanarsi dal mondo, restare rintanato in un buco lontano da occhi indiscreti, avrebbe potuto in qualche modo preservarlo dalla possibilità di brutte avventure, e ancor meglio magari, dal dover affrontare le conseguenze di brutte esperienze già accadute. Era quella la tattica attuata dopo lo spiacevole incontro nella foresta proibita. Aveva rischiato di ammazzare la Miller ed un auror. Nulla di drammatico era accaduto quella notte, per fortuna, ma il senso di colpa e di vergogna l'avevano accompagnato per i mesi avvenire. Dopo aver pagato le sue conseguenze ed essersi preso una ramanzina che forse tale non avrebbe potuto definire, era sparito. Volatilizzato.
    A scuola iniziata però, far finta di nulla sarebbe stato impossibile. Aveva rimuginato su parecchio prima di farsi coraggio e lo spirito di iniziativa lo aveva trovato un sabato pomeriggio, ormai quasi sera, nel weekend di libera uscita dal castello. L'aveva seguita, la Miller. Uno dei peggior inseguimenti di sempre probabilmente, ma era riuscito a non farsi sgamare – o considerare – fino al punto in cui non aveva deciso di non farsi avanti. Con molta sofferenza mentale.
    “Ehi! Miller!” Richiamò la sua attenzione, stringendo i denti mentre si avvicinava. Si sentiva un coglione, chiaramente. E ne aveva motivi, chiaramente.
    Sospirò dinanzi a lei, grattandosi un sopracciglio. “Ehi.” Ripetette, incapace di proseguire. Sarebbe stato facile tirar fuori una minaccia, ma dopo l'anno di guerra appena passato aveva capito non essere quello il modo giusto di approcciare alla corvonero. Se voleva ottenere qualcosa, avrebbe dovuto optare per qualcosa di diverso. “Hai da fare?” Provò persino ad essere cordiale, circa. Non che avesse molto esperienza in quello in genere. Le sue conversazioni con il mondo esterno erano davvero limitate. “Possiamo parlare?”

     
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    Studente Corvonero
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    A volte le mancava starsene da sola nel minuscolo appartamentino sopra Mielandia, lì aveva trovato la propria dimensione, ed in breve era diventato l’unico luogo dove davvero la Corvonero riuscisse a sentirsi a casa. Gli anni trascorsi ad Hogwarts non erano basti a far sì che la mora potesse sentirsi totalmente a proprio agio tra le mura del castello, complici il TLTT ed il suo particolare caratterino non godeva esattamente di un’ottima reputazione. C’era chi la considerava una stronza, chi una troia, chi una snob e chi invece ne era terrorizzato. Nonostante fosse riuscita a costruire delle solide amicizie continuava in qualche modo a sentirsi giudicata dai più, e questo non le permetteva mai di potersi rilassare ed abbassare la guardia. Chiuse il negozio, e dopo essersi cambiata uscì dal locale e prese a camminare, accendendosi una sigaretta. Totalmente immersa nei propri pensieri, non si era accorta che qualcuno le si stesse avvicinando. «Buonasera Thompson» si fermò nel sentirsi chiamare, ricambiando a propria volta il saluto. Era alquanto stranita a dire il vero, dopo quello che era successo nella foresta proibita diversi mesi prima si aspettava che il concasato l’avrebbe cercata per intimarla a tacere o comunque proporle un accordo, invece il Corvonero aveva preferito sparire del tutto dalla circolazione assumendosi il rischio che la mora si mettesse a divulgare la propria versione dei fatti riguardo ciò che era accaduto quella notte. Naturalmente Corinne non aveva parlato con nessuno all’infuori di Sarah di quell’episodio, per qualche assurdo motivo aveva assunto un comportamento protettivo nei confronti del Thompson, ritenendosi l’unica colpevole di quella sventurata vicenda. Lo aveva istigato e per di più non gli aveva dato ascolto quando lui l’aveva esortata a scappare via, se c’era una responsabile di quella che sarebbe potuta essere una tragedia quella era lei. Passato tutto quel tempo però, si era convinta che Derek non le avrebbe mai più rivolto la parola se non in caso di stretta necessità legata all’esigenza di collaborare per motivi scolastici e sportivi, in quanto ricopriva il ruolo di battitore nella squadra di Quidditch capitanata dalla Miller stessa. Per cui tutto si sarebbe aspettata per quel sabato sera, tranne di essere fermata da Derek Thompson. «Niente di programmato per il momento, perché?» rispose titubante rivolgendogli un’espressione smarrita. Era chiaro volesse qualcosa da lei, altrimenti non si sarebbe mai e poi mai preso il disturbo di parlarle, ma la Corvonero aveva davvero deciso di deporre le armi nei suoi confronti. Saperlo vittima di quella maledizione le aveva aperto un mondo, Corinne aveva avuto modo di riflettere sui motivi dei suoi comportamenti durante tutti quegli anni, e dopo averlo visto trasformarsi dolorosamente in lupo mannaro non sarebbe più riuscita a considerarlo un nemico contro cui muovere guerra. «Certo… vuoi sederti da qualche parte e bere qualcosa?» vedendolo così teso le venne spontaneo invitarlo a prendere da bere, tanto in ogni caso è lì che la serata della mora sarebbe andata a parare. Tra le varie ipotesi, la Miller scartò l’idea che volesse parlarle della licantropia, reputava Derek troppo orgoglioso per chiederle scusa o per supplicarla a distanza di così tanto tempo di tenere il becco chiuso, ritenendo più probabile che forse volesse indietro le lettere che gli aveva sottratto quasi un anno prima. «Testa di Porco? Sia mai che qualcuno che conosco mi veda con te» era chiaro che stesse solo scherzando, ma Corinne ci tenne ad aggiungere quel pizzico di fastidiosità che la contraddistingueva.

     
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    “Sul serio?” Non avrebbe potuto nascondere la sua sorpresa. Dopo l'anno appena passato ed i mesi scontati a farsi la guerra, quella improvvisa concessione, priva di costrizioni, sembrava anomalo. Continuò a guardarla per qualche istante come ad accettarsi fosse seria e continuava a sembrarlo. Fu la sua proposta a scuoterlo da quella stasi. “Okay, sì.” Annuì ancora incerto decidendosi poi a seguirla ovunque volesse. Il posto era poco importante ma non riuscì a dirglielo. Non riuscì ad aprir bocca in generale, così da pensare che forse un sorso di un boccale di qualcosa d'alcolico avrebbe potuto aiutarlo.
    Fecero il loro ingresso all'interno della locanda. Diede a lei l'onore di entrar per prima e prendere posto, seguendola poco dopo con le spalle palle e l'espressione di chi era lì con il proprio carceriere. Non era la Miller il problema – per la prima volta dopo mesi – quanto le parole che si aggrovigliavano nella sua mente, restando intrappolate sulla sua lingua.
    Quando si sedettero, passarono vari minuti prima che Derek riuscisse a convincersi ad aprir bocca. “Mi spiace.” Biascicò infine. Lo sguardo basso e le mani unite. Il suo era poco più che un sussurro ma di sicuro udibile dalla ragazza. Sospirò pesantemente prendendosi qualche attimo prima di continuare. Avrebbe dovuto darle delle spiegazioni. Forse più di tutto sentiva il bisogno di darle a se stesso. Aveva la necessità di rassicurarsi circa le sue buone intenzioni. “Per... per quella cosa nella foresta.” Piegò il capo facendo spallucce. In effetti con tutte le cose che erano successe tra loro, specificare per cosa si sentisse dispiaciuto era doveroso. “Io non volevo spaventarti. Stavo solo cercando di allontanarmi.” Aggiunse poco dopo, annuendo, costringendosi a guardarla. Fu uno sforzo immane. Temeva il giudizio altrui circa la sua nuova condizione. Figlio di un licantropo che aveva ucciso la sua famiglia, diventa licantropo ed aggredisce le sue concasate.. Sarebbe stato un ottimo titolo da TLTT. “Insomma, okay, le cose tra noi non sono al top, ma l'omicidio non rientra nei miei obiettivi futuri. E volevo tu lo sapessi.” Confermò infine sistemandosi una ciocca dei capelli dietro l'orecchio. Dovette porre fine al contatto visivo poco dopo, richiamando l'attenzione del cameriere. “Penso prenderò qualcosa di più alcolico. Decisamente più alcolico.”

     
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