You, who have forsaken me

Privata

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  1. .Ade
     
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    -Non credo, mio padre non lo sa- non sapeva nulla di quello che le accadeva né voleva dirglielo.
    Perché era apprensivo, perché avrebbe esagerato rinchiudendola in qualche torre sperduta e magari piena di incanti anti smaterializzazione.
    No, suo padre era meglio non sapesse.
    Comunque le scappò un sorriso – probabilmente si è reso conto che stavo perdendo l’orientamento- lo guardò imbarazzata – ha pensato che tu saresti potuto essere la mia speranza di non perdermi totalmente- e aveva avuto ragione ma era cosciente che doveva spiegarsi meglio perché Kaj potesse veramente capire – l’anno scorso, ma anche quest’anno.. ho avuto diverse punizioni.
    Vuoi perché ho usato incantesimi che non avrei dovuto contro un mio compagno, vuoi perché mi sono intrufolata al Dark Angel usando la pozione invecchiante e … si bè ho usato anche lì la magia e se ne sono ovviamente accort
    i- si strinse nelle spalle – perdo facilmente la pazienza, a scuola poi c’è molta droga in giro, siamo pieni di auror che controllano ma chi la possiede sa come nasconderla.
    Tu sai di mia madre… appena vedo qualcuno che si fa del male come se ne faceva lei non ragiono più. Il mio cervello va in off. E faccio tante stupidaggini…-
    se ne rendeva conto dopo ma era altresì convinta che se una persona la conosceva allora la poteva anche perdonare, come lei aveva perdonato Kaj.
    A volte si trattava anche di importanza.
    Se il bene che si vuole non è superiore al perdono allora tutto continuerà a tacere.
    -Come potrebbe piacermi? Se non porto i guanti chiunque io tocchi mi rimanda a immagini, passate o future.
    E non sono mai belle-
    non capiva dove stava il bene in quello che le era stato dato.
    -E come potrei usarlo a fin di bene?- lei stessa ci pensò, in effetti quella volta a lezione aveva avuto due premonizioni, dei bambini che chiedevano agli auror di voltare pagina e perdonarsi.
    E qualcos’altro che non ricordava ma il padre di Karen era sembrato in fermento.
    -Kaj, si nasce con un dono. Non lo si acquisisce.
    Tu comunque ne hai uno, ed è quello del quidditch. Perché non ritieni che sia abbastanza da soffermartici e approfondire?-

    Lei non era comunque convinta che iniziare la scuola in così giovane età fosse stato un bene per lei.
    Non faceva altro che sperare di crescere in fretta, per amalgamarsi alla massa, se avesse seguito con i coetanei ora non avrebbe tutta questa fretta.
    -Io ci ho pensato- gli rivelò – forse vorrò intraprendere la strada degli indicibili- non gli confidò tuttavia che qualcun altro cercava di mostrarle altro. Una strada diversa, sebbene non era chiaro di che natura si trattasse.
    -Pazienza?- chiese accennando un sorriso – io con te ho bisogno davvero di vagonate di pazienza. E poi ora dici così, tra due anni tu sarai così grande che avermi intorno ti darà fastidio, vedrai. Perché io sarò ancora una ragazzina- ed era un dato di fatto, non lo avrebbe raggiunto neanche all’attuale sua età tra un paio di anni.
    -Sai .. una cosa però è successa, di quelle che ti fanno imbarazzare fino a volerti sotterrare- prese a confidargli – un ragazzo mi ha baciata ed è stato .. strano- poi lo guardò - tu lo hai dato il tuo primo bacio?-
     
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