You, who have forsaken me

Privata

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  1. Kaj;
     
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    Studente di Durmstrang
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    Se la ricordò perfettamente quella notte degli obscuriali. Era fuori nel cortile mentre la grossa rete azzurra sul dirupo oscurava quasi la vista a strapiombo sulla costa. Thomas gli aveva indicato il cielo, aveva un'espressione mista a confusione, aveva posato la mano sulle sopracciglia a costo di ripararsi da una luce che non c'era, pur di essere sicuro che non servisse.
    Lo fece come se fosse sicuro di vedere meglio.
    Quando il bruno alzò la testa verso il cielo, quelle nuvole sembravano tutto, tranne reali.
    Quando Thomas si voltò verso il gruppo, tutti si sentirono in dovere di correre verso l'interno dell'istituto.
    "Correte!" aveva urlato Kaj voltandosi e cominciando a correre verso la struttura di cemento incantata, molti si calpestarolo uno con l'altro. Ricordava bene la questione oscuriali, e quello fu l'unico motivo per il quale il madre e padre di Kaj furono in grado di tirarlo fuori da lì. Si appigliarono al fatto che niente sembrava più sicuro, e seppur Kaj non spiccicò parola, lo credeva anche lui. Si era sentito tremendamente in pericolo e del piccolo ragazzino in cortile, nessun aveva più fatto riferimento.
    Annuì fingendo di ricordare le sue parole, promettendosi di scavare più tardi nella sua memoria per ricercarle.
    Non capì il discorso di Ade, non lo capì nemmeno lontanamente, eppure, lo aiutò a recuperare terreno, le avrebbe chiesto specifiche magari più tardi.
    "Non ti ho mai dimenticato" si apprestò a ribattere senza nemmeno tracce lontane di balbuzie.
    Era la verità, ma come aveva imparato in istituto e a Durmstrang, spesso quello che si desidera non combacia nemmeno lontanamente con la realtà dei fatti. "E' difficile spiegare cosa sia accaduto" Ammise, non era complicato se la sua parte razionale avesse potuto parlare da sola, se avesse potuto recitare un ritaglio di giornale, o una esperienza di qualcun altro, ma come ricominciava a parlarne, sentiva un peso talmente forte in petto da non riuscire a respirare, gli veniva da vomitare e sentiva il cuore pronto ad esplodergli in petto. Il dottor Foster gli aveva detto che era normale, che e' qualcosa che non sarebbe passato, ma qualcosa che avrebbe imparato a gestire. Era molto più facile sperare che lei capisse, capisse quanto per lui fosse difficile anche solo parlarne, che lo avvertisse dal quel modo che aveva nervoso di schiarire sempre la voce.
    Quasi ad ogni passo.
    "Ho avuto dei problemi, e ho ricevuto una sola lettera da parte tua, le altre sono state sequestrate, e non ho potuto rispondere per tempo" nel mentre prego che non venissero fatte domande sul perchè "E quando avrei voluto rispondere, credevo saresti stata troppo arrabbiata. Al Nord non sei più tornata" e lui lo sapeva, visto che aveva scoperto che la loro casa al nord aveva le luci della stanza di Ade spente da un tempo immemore, che solo a guardarci dentro, gli veniva freddo. "Quindi ho pensato di lasciar perdere" questo prescinde dall'averla completamente dimenticata. Avevo i suoi segnalibri con lui, nei libri attuali, la lettera mandata da lei per invogliarlo a parlare col preside di Igor.
    L'invito alla festa di inizio Inverno.
    e quel ciondolo orribile che si erano scambiati come segno di amicizia, fatto con del fango rappreso e dei bastoncini.
    Si fermò, con faccia funerea, al bivio.
    "Casa mia è per di qua, ma se vuoi posso accompagnarti a fare qualche commissione, abbiamo il congedo, sarò a casa fino a fine mese".
     
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14 replies since 3/10/2021, 07:30   270 views
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