You, who have forsaken me

Privata

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  1. Kaj;
     
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    Studente di Durmstrang
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    “Ade…” il Bruno rimase fermo immobile nel guardarla, non aspettandosi nemmeno lontanamente la possibilità di poterla vedere.
    Sembrava una ragazza ormai, ne era passato di tempo, ma mai credeva che lei avrebbe davvero preso così tanti centimetri in altezza. Lui ne aveva presi assai di più, ma lei decisamente mirava a tante altre altezze.
    Non somigliava lontanamente all’uomo che ricordava essere sempre vicino a lei, nemmeno un po’. Gli occhi chiari e opachi, la carnagione lattea. Non sapeva come spiegarlo, era come se fosse Ariadne, anche se non lo era.
    Lo sguardo era fuori personaggio da che ricordava.
    Inclinó la testa verso destra il ragazzo, con le mani ferme nel cappotto di Jeans imbottito e si strinsero tra loro le dita.
    Si chiese se non fosse stato il padre di lui con il padre di lei a mettersi d’accordo per far sì che potessero incontrarsi. Vederla e poterla finalmente guardare negli occhi, gli dava una strana sensazione, come sentirsi rammaricato per qualcosa che non aveva fatto, come se non ci fossero abbastanza sensi di colpa a non farlo dormire notte. Non sapeva se non fosse stato lui davvero la causa del divorzio dei propri genitori, la situazione che aveva creato aveva di certo alzato lo stress della famiglia in un modo che raramente e diversamente sarebbe potuto accadere, eppure quando sentiva la mamma parlare al telefono con la nonna, non poteva fare a meno di pensare che era stato lui a creare tutto quel casino.
    Persino la madre insisteva che avrebbe di certo fatto di tutto per ripulire la fedina penale del figlio perché era certa che non fosse stato lui. Ed era vero. Peccato che tutto ciò che era conseguito era stato un mare di guai e un mare di rimpianti.
    Un rumore di vassoi che si schiantavano uno contro l’altro sul pavimento verso le cucine lo fece trasalire.
    Guardò la ragazza che sembrava non provare alcun interesse per lui, quasi infastidita, dargli le spalle.
    Era certo che tutto ciò avrebbe avuto su tutti una certa conseguenza, e Desmond aveva sempre mal sopportato suo padre, era certo che l’insofferenza della ragazza fosse dovuta a qualche ordine del padre, e poi non aveva tutti i torti, nel nord le notizie giravano molto velocemente.
    “Devo consegnare questa cartellina a tuo padre, la manda mamma, dice che è per quel problema della locanda sui confini…” lo mostrò a lei ma nessuno dei due sembrava davvero interessato.
    “Non credevo fossi al nord” comunicò con quelli ingenuità che lo contraddistingueva da anni, forse dalla nascita. “Sono contento di vedere che stai bene”.
     
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