You, who have forsaken me

Privata

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  1. .Ade
     
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    E così la punizione aveva avuto il suo corso, non erano bastati i mesi estivi rinchiusa nel castello, con un sorriso e una pacca sulle spalle il padre le aveva comunicato che i fine settimana sarebbe tornata al Dragonfly inn e che avrebbe dato una mano, visto che aveva tanto tempo per fare i colpi di testa allora poteva impiegarlo anche in modo più proficuo.
    Quel sabato non era diverso da tanti altri, lei era la cameriera muta, quella che si limitava a portare gli ordini e a prenderli senza mai dire mezza parola, neanche quando le chiedevano quale fosse il piatto del giorno; si limitava a fare una semplice azione, sollevare l'indice a far notare loro che stava scritto a caratteri cubitali poco più in alto della testa del barman.
    Dannati maghi con la voglia sotto i piedi di fare da soli.
    Aveva comunque imparato a usare la macchinetta del caffè e anche a mescolare i cocktail, alcuni li inventava persino, ma non potendoli assaggiare valutava se fossero buoni o disgustosi dalla faccia dei vecchi che si offrivano come cavie.
    Tutto sommato non era male, soprattutto se pensava che quella era casa sua.
    Era ancora pomeriggio e quindi stavano stilando la lista della spesa quando qualcuno entrò nel locale.
    -Vai tu?- le chiese su padre - sto aiutando Amos a scaricare il salmone, non posso dar retta alla gente che non legge il cartellino "chiuso"-
    -Dopo uscirò per comprare quello che manca- gli disse ripiegando a metà il foglietto, poi se lo mise nella tasca posteriore del jeans.
    -Siamo chiusi- la sua voce bassa e roca, dovuta al fatto che la usava decisamente poco, quasi le si spezzò completamente quando riconobbe, nel volto del nuovo venuto. i lineamenti di un ragazzo che conosceva sin troppo bene.
    Per un attimo il suo cuore perse un battito, ricordandole che invece funzionava perfettamente, ma tutta la sua persona e il suo modo di fare le furono di aiuto per mascherare il tutto.
    Strinse a pugno le dita sentendo la ruvidità del pizzo dei suoi guanti anche attraverso la stoffa ma da dietro quel bancone, dove si era rifugiata, non si spostò.
    Finse di non riconoscerlo e lasciò che l'apatia le colorisse il volto.
    -Non puoi entrare-
     
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14 replies since 3/10/2021, 07:30   270 views
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