. Mille storie di me e di te.

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  1. ZoyaVS
     
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    20 Settembre 1998

    Sono egoista.
    Quelle parole riecheggiavano nella testa di Zoya giorno e notte. Non aveva avuto nemmeno coraggio di raccontare ai suoi fratelli cosa era successo. Continuava a chiedersi se poteva fare qualcosa per salvare la situazione o se nel tempo avrebbe dovuto compiere scelte diverse. Scuoteva il capo, la ragazza, convinto che il loro rapporto fosse magico e perfetto al cento per cento. Non andava cambiato nulla in verità. L'unica spiegazione per soffocare il dolore era capire che Jonathan aveva compiuto una scelta. E lei non poteva cambiare le cose. Aveva detto di non amarla come lei amava invece lui. E su questo non riusciva a capacitarsi. I gesti del tassorosso erano delicati, i suoi abbracci e i suoi baci erano sinceri fino al giorno del fatidico momento. Allora cosa era successo di preciso a quel ragazzo? La carriera che bramava aveva avuto la meglio e Zoya era impotente sulle sue decisioni.
    Voleva proporgli di volare oltre oceano con lui, ma sapeva che non poteva lasciare la madre che ancora seguiva le cure per la depressione. Non poteva lasciare la sua famiglia a quell'età. I fatti però vollero che Zoya prendesse una decisione quel giorno che la sua vita cambiò.
    Cambiò così nel profondo che con gli occhi gonfi e rossi aspettò fino alle cinque di quel cupo mattino di settembre. Non aveva chiuso occhio come i giorni precedenti all'alba per cui lasciare la casa a quell'ora non destò parecchio scompiglio in casa Stojnov. Si allontanò percorrendo il marciapiede silenzioso, le nuvole grigie riempivano il cielo rendendo l'aria più fredda del solito. Piccole gocce ben presto cominciarono a colpire il capo della ragazza che dalla fretta e dai pensieri non aveva preso molto con sé, se non la borsa sotto braccio. La strada per la stazione di King's Cross non era così lunga ma quel mattino sembrò formata da chilometri e chilometri.
    Ben presto si ritrovò a correre sotto una pioggia intensa, le scarpe di tela zuppe e i vestiti fradici non arrestarono la corsa di Zoya perché c'era una cosa che non di sarebbe mai persa nemmeno se la pioggia fosse diventata un uragano : vedere Jonathan.
    Sarebbe partito oggi da Londra col treno delle 6.10 am per raggiungere poi l'aeroporto di Heathrow. Erano queste le uniche cose che le aveva detto Jonathan in un striminzito messaggio che le aveva inviato durante quei giorni di silenzio. Più di dieci giorni di silenzio erano seguiti e Zoya sperava che i suoi programmi non fossero variati.
    Il freddo percorre le sue ossa, si infila fra una piccola folla che intasa l'entrata, si scusa parecchio e prosegue puntando gli occhi sul tabellone delle partenze. Sono le 6.05 al momento e al volo legge il numero del binario. É il diciannove, quello imbucato in fondo a tutti, al di là delle rotaie classiche.
    La folla si fa sempre più densa, pendolari sbadigliano sulle panchine, studenti sostano e parlottano in gruppi numerosi. Il passaggio in alcuni punti le è difficile. Scivola fra di loro, bagnata fradicia, cercando di non infastidire nessuno anche se è impossibile visto che non ci sono spazi vuoti per evitarlo.




    Edited by ZoyaVS - 10/9/2021, 13:59
     
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