. Mille storie di me e di te.

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    20 Settembre 1998

    Sono egoista.
    Quelle parole riecheggiavano nella testa di Zoya giorno e notte. Non aveva avuto nemmeno coraggio di raccontare ai suoi fratelli cosa era successo. Continuava a chiedersi se poteva fare qualcosa per salvare la situazione o se nel tempo avrebbe dovuto compiere scelte diverse. Scuoteva il capo, la ragazza, convinto che il loro rapporto fosse magico e perfetto al cento per cento. Non andava cambiato nulla in verità. L'unica spiegazione per soffocare il dolore era capire che Jonathan aveva compiuto una scelta. E lei non poteva cambiare le cose. Aveva detto di non amarla come lei amava invece lui. E su questo non riusciva a capacitarsi. I gesti del tassorosso erano delicati, i suoi abbracci e i suoi baci erano sinceri fino al giorno del fatidico momento. Allora cosa era successo di preciso a quel ragazzo? La carriera che bramava aveva avuto la meglio e Zoya era impotente sulle sue decisioni.
    Voleva proporgli di volare oltre oceano con lui, ma sapeva che non poteva lasciare la madre che ancora seguiva le cure per la depressione. Non poteva lasciare la sua famiglia a quell'età. I fatti però vollero che Zoya prendesse una decisione quel giorno che la sua vita cambiò.
    Cambiò così nel profondo che con gli occhi gonfi e rossi aspettò fino alle cinque di quel cupo mattino di settembre. Non aveva chiuso occhio come i giorni precedenti all'alba per cui lasciare la casa a quell'ora non destò parecchio scompiglio in casa Stojnov. Si allontanò percorrendo il marciapiede silenzioso, le nuvole grigie riempivano il cielo rendendo l'aria più fredda del solito. Piccole gocce ben presto cominciarono a colpire il capo della ragazza che dalla fretta e dai pensieri non aveva preso molto con sé, se non la borsa sotto braccio. La strada per la stazione di King's Cross non era così lunga ma quel mattino sembrò formata da chilometri e chilometri.
    Ben presto si ritrovò a correre sotto una pioggia intensa, le scarpe di tela zuppe e i vestiti fradici non arrestarono la corsa di Zoya perché c'era una cosa che non di sarebbe mai persa nemmeno se la pioggia fosse diventata un uragano : vedere Jonathan.
    Sarebbe partito oggi da Londra col treno delle 6.10 am per raggiungere poi l'aeroporto di Heathrow. Erano queste le uniche cose che le aveva detto Jonathan in un striminzito messaggio che le aveva inviato durante quei giorni di silenzio. Più di dieci giorni di silenzio erano seguiti e Zoya sperava che i suoi programmi non fossero variati.
    Il freddo percorre le sue ossa, si infila fra una piccola folla che intasa l'entrata, si scusa parecchio e prosegue puntando gli occhi sul tabellone delle partenze. Sono le 6.05 al momento e al volo legge il numero del binario. É il diciannove, quello imbucato in fondo a tutti, al di là delle rotaie classiche.
    La folla si fa sempre più densa, pendolari sbadigliano sulle panchine, studenti sostano e parlottano in gruppi numerosi. Il passaggio in alcuni punti le è difficile. Scivola fra di loro, bagnata fradicia, cercando di non infastidire nessuno anche se è impossibile visto che non ci sono spazi vuoti per evitarlo.




    Edited by ZoyaVS - 10/9/2021, 13:59
     
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    Settembre non era mai stato così buio per Jonathan, neanche la sua fredda Londra riusciva più a riconoscere, si sentiva semplicemente uno straniero, uno straniero in cerca di fortuna, in cerca di un sogno grande quanto tutta la sua vita. Non sapeva spiegare a sé stesso quello che stava provando in quel momento, di certo i suoi genitori erano molto orgogliosi della strada che stava per intraprendere, si chiedeva se ci sarebbe realmente riuscito a diventare uno dei migliori, non sapeva darsi una risposta per il momento.. Perché l'impatto con l'America lo avrebbe destabilizzato o l'avrebbe fatto completamente volare, dipendeva da lui e dalla sua voglia di diventare ciò che aveva sempre sognato. Percorreva il bordo a limitare della linea gialla, aldilà c'erano le rotaie e un rumore assordante intorno a lui ricopriva quello della pioggia che si era lasciato alle spalle. Portava un borsone appeso alla spalla, le altre cose sarebbero arrivate tramite pacchi, aveva giusto l'essenziale con lui, quel poco che bastava e un biglietto per andare lontano, via dalla sua amata città. Entrò dentro il treno che lo attendeva, la folla si schiacciava lungo il corridoio in attesa di prendere i posti, Jonathan camminava a testa bassa e con uno sguardo un po' vuoto, non guardava nessuno in faccia, ma si stringeva nel suo cappotto come se questo potesse proteggerlo dalle interazioni con la gente intorno a lui. Non aveva la minima intenzione di dialogare quel giorno, i ricordi nella sua mente non erano solo quello legati alla sua famiglia e alla lontananza da casa, ma una gran fetta dei suoi pensieri era occupata dalla ragazza dei suoi sogni, che aveva lasciato in modo brusco confessando di essere un egoista. Sono un egoista. Si ripeteva mentre si fermò in fondo al treno, rimase nel corridoio volgendo lo sguardo verso la vetrata bagnata dalla pioggia. Il posto in cui era fermo era buio, l'ultimo posto che mai nessuno sceglierebbe, non pensò neanche a sedersi perché voleva semplicemente stare li, senza essere visto dal mondo. Stare lì e guardare un sogno avverarsi e un sogno sparire tra quella gente. Quanto avrebbe desiderato vedere Zoya almeno per l'ultima volta? Dirgli che era stato un idiota, che la mancanza di lei si faceva sentire come un macigno sul cuore. Nonostante tutto lui era lì, pronto per partire.. Avrebbe sofferto, forse sarebbe tornato per riprendersela o per sistemare la situazione, ma ormai era troppo tardi, ormai la decisione era stata presa e bisognava prendersi tutte le conseguenze.

     
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    Una miriade di voci e suoni riempiva le orecchie della giovane ragazza zuppa e ben presto tremante. Ma non le importava, quello che doveva fare era raggiungere il binario in fondo alla stazione schivando il più possibile i pendolari senza fare male a nessuno. Ma mancava così poco che il traguardo sembrava impossibile da raggiungere. Una botta di ansia e di paura di non vederlo più, ebbero il sopravvento, il cuore di Zoya cominciò ad accelerare, mentre il sudore scendeva dal suo collo colando sulla schiena. Si sarebbe presa un bel accidente quel giorno ma non poteva fare a meno di correre. Correre e correre verso quelle rotaie che mai si avvicinavano. Osservò in corsa un tabellone sopra la sua testa ma il suo passo fu talmente veloce che ci lesse poco e niente. Le scritte arancioni sullo sfondo nero del display erano troppo piccole per esser lette durante quella corsa contro il tempo.
    Le mancava il fiato, nonostante fosse stata un'ottima giocatrice di quidditch per anni i suoi polmoni e la stanchezza stavano giocando un brutto scherzo in quel momento. Sentiva di non farcela più, a tratti rallentava, in altri doveva frenare di colpo per non ribaltarsi su un bagaglio fermo in sosta.
    Superato il binario numero diciotto il grande orologio a lancette appeso alla parete segnava le 6.10. Incredula sperava che le partenze fossero in ritardo quel giorno. Sapeva che aveva sicuramente bisogno di altro tempo per fare qualche metro in più, per poi non parlare della lunghezza del marciapiede che costeggiava le rotaie del diciannove. Almeno di altri cinque minuti per arrivare a metà della lunghezza del treno. Per cercalo forse le serviva anche mezz'ora. Mentre le speranze stavano andando ad esaurirsi uscì dalla zona coperta e si lanciò lungo il marciapiede corretto sotto la pioggia. Solo in quel momento scorse una grande quantità di ombrelli aperti addossati al treno, persone salivano e altre scendevano. Compagni e parenti salutavano chi stava partendo e viceversa. Quegli ombrelli rendevano ancora più difficoltosa la vista e sembrava che nei giorni di pioggia tutti si fossero messi d'accordo sul vestiario: i colori che predominano erano il grigio, il nero e altri cupi colori autunnali che facevano delle persone presenti delle numerose copie.
    Incapace di arrendersi Zoya si lanciò in mezzo alla folla scusandosi di continuo come una radio, la quantità di persone rallentava notevolmente la sua corsa praticamente fu costretta a camminare. In preda al panico si guardò intorno, ruota su se stessa, ma cosa stava cercando in verità? Non aveva alcuna informazione del posto che Jonathan aveva acquistato sul treno, nè la carrozza. Il treno era lunghissimo e lei era un puntino in mezzo alla folla sconosciuta. Alzò gli occhi al cielo verdendo dei nuvoloni grigiastri sopra di lei, le piovve addosso, sulle labbra, sul mento e le sue lacrime si fusero insieme all'acqua del cielo. Il macchinista annunciò la partenza, le porte si chiusero una dietro l'altra, solo qualche finestrino rimase aperto, uno di quelli con l'apertura orizzontale apribili solo dall'interno. Jonathan! lo chiamò in mezzo alla folla, compì un'altra rotazione su se stessa speranzosa. E cominciò di nuovo a farsi spazio fra gli ombrelli aperti e le persone che non smettevano di intasare la zona. JONATHAN! degli occhi la guardarono straniti, probabilmente pensavano che si fosse persa o che cercasse qualcuno di importante. Nessuno di loro poteva pensare che lei stava inseguendo una persona che non sapeva di esser desiderata. Nessuno di loro sapeva che Zoya Stojnov stava cercando di vedere l'uomo della sua vita prima che partisse per un posto lontano. Nessuno sapeva che Zoya doveva assolutamente trovare Jonathan per parlargli.
    Il treno cominciò a muoversi e i suoi occhi allarmati puntarono le carrozze che galoppavano di fianco a lei, più veloci. Fuggivano come l'acqua sull'olio nonostante lei fosse riuscita a trovare un piccolo varco che le permettesse di correre. JONATHAN! il suo urlo disperato probabilmente non era sufficiente a sovrastare il vociare della folla. JONATHAN! urlò con tutto il fiato che aveva in gola. Non le importava che la prendessero per una scema, era contro se stessa gettare la spugna. La carrozza numero uno, due, tre e quattro erano già passate e lei ci provò ancora. JONATHAN! si piegò in avanti col busto formando una leggera C per lo sforzo disperato che non le dava pace.
     
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    Il futuro dottore sarebbe diventato uno dei migliori guaritori e chirurghi al mondo, a discapito però di un grosso pentimento.. Ma se.. E se le cose quella mattina fossero andate diversamente e cambiate completamente? Che cosa sarebbe successo se invece di prendere quel treno fosse tornato indietro a riprendersi l'unica cosa che in quel momento voleva sul serio? L'unico suo desiderio profondo si trovava dentro il suo cuore sanguinante e lui lo voleva con tutto il cuore, ma la ragione non gli permetteva di prendere le valigie e tornare a casa, verso la casa che lui desiderava ardentemente. Ancora un sospiro e il suono del treno in partenza soffoca ogni pensiero di Jonathan che si ritrova a prendere un grande respiro per lasciarsi andare tutto alle spalle, i suoi occhi grigio/azzurri guardavano fuori dal finestrino, tanta gente salutava e altra piangeva la partenza dei propri cari per una destinazione lontana. I suoi occhi scrutarono le figure confuse con gli ombrelli e improvvisamente sentí una forte fitta al cuore quando gli parve di vedere una faccia conosciuta e disperata tra la folla, in poco tempo con le mani appese al finestrino si affacciò per vedere meglio mentre il treno cominciava a prendere velocità. Spalancò gli occhi verso quella che sembrava proprio essere la ragazza dei suoi sogni. < ZOYA! > urlò disperato nel tentativo di farsi sentire, poi si spostò velocemente percorrendo il piccolo corridoio affollatissimo, cercò di farsi spazio tra la folla mentre il suo respiro aumentava, l'agitazione si impadroniva precipitosamente di lui. < ZOYA! > urlava come un pazzo e la gente lo guardava stranita. < FERMATE IL TRENO!! PER FAVORE. FERMATELO! > urlò ancora più forte fino a strapparsi la gola, poi con tutta la forza che aveva si aggrappò al freno di emergenza e il treno si bloccò improvvisamente fischiando. Jonathan prense la prima porta aperta del treno e corse come un folle in mezzo alla gente che lo rallentava, lo schiacciava, ma lui orientativamente aveva capito dove poteva trovarsi la ragazza. < ZOYAA! > continuò ad urlare disperato sin quando se la ritrovò improvvisamente davanti, le sembrò tutto un sogno e c'era una cosa sola da fare per capire se quella era la realtà. Si avvicinò precipitosamente e senza pensarci due volte si impossessò improvvisamente delle sue labbra, le mani di Jon toccarono la nuca bagnata della ragazza e si immerse in quel bacio così pieno di sensi di colpa per tutto ciò che aveva detto e che aveva fatto, non c'erano parole, se da un lato si sentiva in colpa, dall'altro aveva un immensa voglia di lei e se ne fregava degli occhi della gente che ora li guardava. Jonathan si staccò giusto per guardarla negli occhi, anche lui ormai si era bagnato e sembravano essere una persona soltanto quando si guardavano negli occhi. < Zoya.. > sussurrò senza sapere effettivamente che cosa dire. Voleva chiedergli come mai lei era lì, ma non riuscì a proferire altro che < Mi dispiace.. Ho sbagliato tutto.. >
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    Le ruote presero velocità. Zoya non riusciva a correre più di così e i sussulti del pianto remavano contro la sua resistenza. Rallentò abbattuta mente gli occhi azzurri guardavano scappare il treno e il tassorosso a cui doveva assolutamente parlare. Avrebbe preso un autobus per l'aeroporto in alternativa? Ci sarebbe riuscita? Si sentiva ridicola e debole. Degli occhi la guardavano pensierosi e altri scuotevano il capo. Un rumore improvviso segnalò una frenata d'emergenza. Cosa stava succedendo? Un guasto?
    Ricominciò a correre verso alla porta della carrozza più vicino.
    Jonathan! Mise la testa dentro senza successo quindi proseguì sperando che si trovasse in avanti e non in quelle già superate.
    La pioggia cancellava i dettagli dei suoi passi però il suo cuore si riaccese come un motore. Ripartí veloce, fino quasi a investirlo quando lo trovò di fronte a lei. Le parve Un miraggio, dallo sforzo non riuscì a dirgli niente di tutto ciò che si era preparata a dire. La sua mente si azzerò e assaggiò le sue labbra bagnate, affondando le dita nei ricci umidi. La pioggia li colpiva come una doccia ma i due ragazzi avevano trovato in quel momento ognuno ciò che cercavano. Lo guardò in quel trambusto assorbendo ogni parola. Si scusò e lei gli credette senza pretendere altro, così riuscì ad elaborare un discorso in fretta davanti agli occhi dei pendolari straniti e alcuni inesorabilmente arrabbiati per il fatto che il treno si fosse arrestato. Io.. In questi giorni ho pensato che dovevo vederti prima che tu partissi definitivamente per l'America strinse i lembi del suo giaccone. Ho pensato di non farcela. Il treno era partito.. La voce spezzata dalla fatica e dall'emozione. Non.. Non voglio dirti di stare qui disse tutto d'un fiato. Incrociò i suoi occhi grigi e precipitosa aggiunse. Però troveremo una soluzione per.. Per non dividerci soffiò un po' sulle sue labbra, le trovava irresistibili ma ciò che stava proponendo era una possibilità per loro. Ti prego.. Jonathan le sue lacrime si mescolarono alla pioggia. I-io.. Le dita sciolsero la presa e lei lo guardò con lei iridi colme di tristezza. Non voleva fargli pena però gli stava comunicando che non avrebbe retto quel dolore senza dare loro un'altra possibilità.
    Sono incinta, Jonathan.


    Edited by ZoyaVS - 16/11/2021, 11:15
     
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    Si guardarono negli occhi per un numero impreciso di tempo, a Jonathan quello sguardo azzurro era mancato tanto e non si era dato pace nelle ultime settimane che li avevano separati. Gli sembrava un sogno essere li, sotto quella tempesta e avere tra le braccia la persona che più di ogni altra cosa al mondo desiderava. La desiderava profondamente e se ne stava accorgendo proprio adesso, riusciva solo in quel momento a capire l'immensa importanza di quella ragazza per lui. No, non ce l'avrebbe fatta a vivere così lontano da lei, non avrebbe mai avuto la forza di restare per lungo tempo lontano da lei senza sentire il bisogno di starle accanto, di passare del tempo con lei, di condividere qualunque cosa. Jonathan si rendeva conto proprio in quel momento che davanti a lui aveva la donna della sua vita, loro erano così giovani ma il sentimento che li legava superava lo spazio e il tempo, se ne stava accorgendo in quel momento, sotto quella forte pioggia che non avrebbe mai più vissuto una vita senza di lei. Rimase con gli occhi fissi sulla ragazza, le sue mani stringevano le guance di lei e le labbra schiuse di lui indicavano una chiara suspense. C'era qualcosa nella voce di Zoya, c'era un segreto da rivelare che non perse tempo a mostrarsi. Prense un lungo respiro, non disse niente Jonathan, rimase senza parole e l'unica cosa che riuscì a fare era proteggerla da quella pioggia: prima si tolse di dosso il cappotto, lo alzò sulle loro teste e furono entrambi coperti, era abbastanza grande per entrambi, poi le sue labbra si unirono di nuovo alle sue e rimasero lì ferme incollate. Stava riflettendo Jonathan. Che cosa aveva sbagliato? Che cosa era successo? Ma com'era possibile? E realizzò improvvisamente che tutto quello era reale, e non c'era bisogno di fare domande, era tutto troppo chiaro. Zoya e Jon aspettavano un bambino, erano giovani e inesperti, avevano fatto probabilmente un errore, ma lui non lo prese come tale.. Era un dono incredibile, non pensò neanche per un secondo ai problemi e alle rinunce che avrebbero dovuto fare, pensò solo che voleva stare con Zoya, voleva proteggerla da tutto e la sua ambizione di diventare un medico diventò piccola piccola di fronte al grande mistero della vita. Staccò le labbra in quello che sembrò un bacio a stampo più lungo della storia, non capí per quanto tempo rimasero là sotto e per quanto tempo ancora rimase senza parole. Poi finalmente provò a dire qualcosa, mentre stavano ancora sotto il cappotto che isolava il chiasso della gente e della pioggia. < N-no, non ci divideremo... > la sua mano si posò sulla pancia della ragazza, i suoi occhi cercarono quello azzurri di lei.
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    < Resteremo uniti. > sorrise Jonathan rassicurante, poi la invitò a spostarsi < Vieni > perché sentiva la necessità di portarla via da lì, da quella pioggia che poteva far male a lei e probabilmente anche a lui, no.. Lui aveva bisogno di rimanere in forze per prendersi cura di lei. Si incamminarono nel primo bar vicino, Jonathan e Zoya si divisero per qualche minuto, entrarono nei bagni e si asciugarono con un incanto, lui rimase ad aspettarla dietro la porta e quando lei uscì la prese per mano e la accompagnò in un piccolo tavolo, il più riparato del bar, un posto caldo con una buona tazza di tè caldo. Si sedette anche lui proprio di fronte a lei, la sua faccia era sconvolta e respirava ansiosamente guardandola. < oh mio dio.. > si portò le mani tra i capelli e realizzò solo in quel momento che era tutto vero. Poi sorrise, si fece forza per non svenire per la troppa emozione, prese le mani della ragazza e se le portò alle labbra baciandole teneramente. Jonathan e Zoya erano molto giovani, lui non aveva mai pensato ad una possibilità del genere per la sua vita, era tutto nuovo ma il sentimento che lo legava a lei non gli permetteva di avere paura di fronte a quella grandissima novità. < Hai già detto questa cosa ai tuoi?.. > e se fosse partito, e se non l'avesse saputo in tempo lei cosa avrebbe fatto?



    Edited by ;dr.strange - 24/9/2021, 07:34
     
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    Le labbra di Jonathan si unirono a quelle della ragazza e il suo corpo ebbe un fremito così forte che fu sicura di aver raggiunto il suo scopo: vedere il ragazzo prima della sua partenza per terre lontane. Il suo cuore batteva all'impazzata, le parole le uscivano con voce rauca, tanto aveva urlato in mezzo alla gente che le dava della pazza. Il binario era caotico ma in un certo senso il tutto era immobile. Per loro, per quei due ragazzi che si stavano confidando sotto la pioggia, il tempo e il vociare non era più un problema. Erano insieme ed entrambi avevano solamente desiderato quello.
    Jonathan la guardò per un istante, i suoi occhi grigi quel giorno erano piuttosto scuri a causa del cielo terso indugiarono sul volto bianco si Zoya poi il suo mantello coprì le loro teste. I loro fiati si intrecciarono e Zoya assaporò quell'amata bocca che aveva sognato per quelle due settimane che si erano separati. Le amava quelle labbra, così come amava lui sopra ogni cosa e.. e adesso si sentiva di amare anche quella piccola creatura che per ora aveva le sembianze di un gruppetto di cellule. Non era stato programmato quel bambino, probabilmente era stato concepito fra le mura della scuola le ultime settimane prima degli esami di chiusura. Ma Zoya non ebbe mai malsane idee di liberarsi di quella piccola vita, sapeva che doveva dire a Jonathan che sarebbe diventato padre e l'avrebbe tenuto, anche contro il volere della sua famiglia nonostante i problemi.
    Lui assicurò che non si sarebbero divisi mai. Non rinunciare ai tuoi sogni Jon riuscì a rispondere lei.
    Si incamminarono in silenzio entro i bagni di servizio, si asciugarono e sedettero uno di fronte all'altro con un thè caldo sul tavolo. Si toccò i capelli scuri e solo in quel momento la mente del ragazzo realizzò davvero ciò che lei gli aveva detto. Lo so che non era previsto cercò di dire lei guardandosi le mani, come se si sentisse in colpa; in verità non sapeva che altro dire visto che quell'imprevisto era nato dal loro amore e non lo detestava. Era solo troppo presto e i loro piani futuri sarebbero leggermente cambiati. Ma il gesto di Jon, baciare le sue mani con dolcezza la rasserenò. Sorrise e sentì un enorme calore sprigionarsi in mezzo al petto. No scosse il capo lei. Non l'ho detto ancora, il primo a saperlo sei tu come è giusto che sia.. e l'ho scoperto qualche giorno fa la sua voce si abbassò tristemente dopo quel giorno al boschetto.. Sospirò riprendendosi. Diventerai papà Jonathan..e io mamma. Ed è tutto così strano.. mi sento impreparata. Si bloccò. I-io.. lo voglio tenere spiegò. Cercò i suoi occhi e da come si era comportato spera bene che dirà lo stesso ma vuole sentirselo dire in faccia. E comunque.. lo sai, il nostro futuro è tutto da scrivere, diventerai un medico Jon, tu lo vuoi e io lo voglio. Intendeva dire che era in ascolto, quali sarebbero state le possibilità per organizzarsi per studiare e vivere insieme?


    Edited by ZoyaVS - 12/10/2021, 23:30
     
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    Jonathan era intenerito dalla delicatezza con cui Zoya gli diceva le cose più importanti, capiva dalla sua voce e dalla sua espressione che non era mai realmente riuscita a staccarsi dall'idea di voler condividere la vita con lui, il piccolo pezzo della sua esistenza con il ragazzo che in fondo aveva amato e che lui stesso aveva cercato di negare quel sentimento che c'era ancora, forte e chiaro. Zoya si sentiva quasi in colpa mentre parlava, non era previsto un bambino in un età dove c'è spazio solo per realizzare i propri sogni, Jon ci aveva provato a prendere quel treno per andare sull'aereo che lo avrebbe portato a New York, ma non fu così che andarono le cose. La ragazza l'aveva fermato in tempo. e Jon si sentì riempire e riscaldare il cuore dal quel calore che gli era tanto mancato: non c'era niente di più importante di Zoya. Questa era la verità. Non era assolutamente pentito di quello che aveva fatto, lasciare il treno e venire da lei era stata la cosa più naturale del mondo. Jonathan baciò teneramente le mani della ragazza che arrossì. Lei le rivelò di non averlo ancora detto a nessuno e Jon si sentì più leggero, sapeva adesso che potevano decidere insieme ogni cosa, anche come dirlo alle proprie famiglie. Si ricordò di quel giorno al boschetto e il ragazzo ebbe un sussulto, appoggiò una mano sulla guancia di Zoya, fece in modo che lei alzasse il viso e incontrò i suoi occhi con un sorriso. Quello che è successo al boschetto non ha nessun significato per me adesso, voglio restare con te .. sorrise nel constatare che i suoi desideri coincidevano con quelli della ragazza, avevano entrambi pensati di tenere il bambino. Anch'io voglio tenerlo. rispose quindi con sicurezza, senza mai togliere la mano dalla sua guancia continuava ad accarezzarla. Diventeremo ciò che abbiamo sempre desiderato.. ma insieme .. disse scuotendo la testa prima di avvicinarsi a lei e strappare qualche bacio dalle sue morbide labbra, la guardò ancora negli occhi ma stavolta era davvero vicino, si era alzato in piedi e teneva il viso di Zoya con entrabe le mani, affinchè non potesse più sfuggire al suo sguardo, e la guardò con profondo amore. Io voglio guarire le persone, non m'interessa diventare il migliore.. e con questo espresse il suo desiderio ora un po' cambiato: diventare un guaritore comune, senza studi straordinari, gli bastava solo quello.. per il resto voleva stare con la ragazza che aveva sempre desiderato, con la futura madre del loro bambino.
    Ci prenderemo l'intera giornata per pensare a cosa fare.. ti porto a mangiare qualcosa, poi stanotte dormiremo insieme, decideremo il tutto, e domani lo diremo alle nostre famiglie se tu sei d'accordo.. ti va di fare così? prima di compiere qualsiasi passo e tornare velocemente a casa bisognava riflettere, dovevano prendersi tutto il tempo necessario per dare questa notizia importante alle loro famiglie. Jonathan sapeva per certo che i suoi genitori ci sarebbero rimasti molto male sapendo che non era partito, ma questo era un problema che si poteva benissimo affrontare l'indomani. Cercò di rilassarsi e prese posto sulla sua sedia, prese anche un sorso di the caldo, rilassò lo sguardo in un sorriso. Ti sei già iscritta all'università? chiese incuriosito So che alcune università ti vengono incontro se non puoi frequentare tutte le lezioni... non riusciva proprio a togliersi dalla testa la notizia che gli aveva appena dato, per questo scosse la testa sorridendo ancora, toccando con i polpastrelli la tazza in modo nervoso. Scusa è che.. hai ragione, non siamo preparati ma.. insieme ce la possiamo fare. i suoi occhi si riempirono improvvisamente di lacrime, ma se li strofinò più volte per evitare di piangere dall'emozione. Non ci credeva. Sarà.. disse mentre prendeva un fazzoletto di carta e asciugava la prima lacrima che scappava Bellissimo nostro figlio... poi si promise di non farlo più e si schiarì la voce. ... O nostra figlia. perchè quello ancora non lo sapevano.

     
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    Zoya sentì il petto riscaldarsi quando Jon disse di dimenticare ciò che era successo nel bosco magico. Lui aveva avuto evidentemente un momento di confusione, di debolezza avendo anche il futuro prossimo alla realizzazione. la ragazza però ne era profondamente ferita e ora si trovava letteralmente divisa a metà: era così felice di averlo visto e fermato prima che fosse troppo tardi ma una parte di sanguinava forte. Sentiva che qualcosa si era spaccato dentro di sè e nonostante Jon la accarezzasse di continuo e le stesse dicendo che sarebbero diventati genitori insieme sentiva che non le bastava tutto ciò., Quelle parole e il fatto che lui avesse accettato senza battere figlio di tenere il loro bambino non era sufficiente per lei. Zoya era giovane ma era anche una donna pratica che non si fermava sulle parole. Forse aveva solo bisogno di tornare a casa con lui e trovare una soluzione al più presto. Solo in quel caso lei avrebbe cominciato a vivere senza angoscia e senza preoccupazione.
    Devi assolutamente diventare un guaritore, Jon sussurra lei sorridendo quando lui dice che non vuole diventare il migliore. Lo sarai lo stesso, che tu voglia o no, vedrai. Fermamente convinta che i suoi sogni non dovevano essere eliminati. Sorrise sule sue labbra ancora frastornata dall'accaduto.
    Annuisce quando Jon prende l'iniziativa di stare insieme da quell'istante, fino a notte e l'indomani avrebbero deciso almeno di dirlo alle loro famiglie. Era giusto quello che diceva. Io.. forse è meglio che stiamo da te? domandò timidamente la ragazza bionda scostandosi da lui. Non voleva dirgli così su due piedi che Mak aveva visto la sorella piangere così tanto da soffrire con lei e c'era vagamente l'ipotesi che non gradisse il fatto che Jon andasse di punto in bianco a dormire da lei. Io.. io avverto a casa che non tornerò.. dirò che sto da un'amica avanza come scusa. Anzi.. forse dovremmo davvero stare da soli per schiarirci le idee senza avere occhi e domande addosso visto quanto accaduto nei giorni scorsi. Parlava della loro rottura, del fatto che le famiglie sarebbero turbate e piene di domande se così dal nulla uno dormisse a casa dell'altro senza previsione.
    Possiamo stare al General? domandò lei spostando il mento verso la cittadina. Si riferiva ad un hotel a metà strada fra le loro abitazioni, uno di quelli classici senza tante pretese e che non avrebbe costato molto. Infine avevano solo bisogno di stare da soli per parlare e passare la notte insieme per riparare la mancanza che uno aveva dell'altro.
    Ho inoltrato la mia richiesta all'accademia annuì lei. Avevano parlato del suo sogno, lei voleva diventare un'abile alchimista quindi quello era lo studio che tanto voleva. Ad fine ottobre inizierò i corsi fece spallucce e quindi si alzò dinnanzi a lui, pronta a lasciare il bar dove si erano rifugiati durante la giornata piovosa e insolita. Vide le iridi di Jon inondarsi di lacrime ma non rilasciarle, così bruciò la distanza fra di loro e prese i lembi del giubbotto e sfiorò il naso contro il suo conquistando tutta la sua attenzione sulle sue iridi celesti. Hei.. sussurrò con un filo di voce dolcissima dinanzi la sua emozione. Nostro figlio o figlia sarà bellissimo va bene? Nessuno è nato maestro.. in qualche modo faremo ok? Gli accarezzò il capo, dove i ricci scuri terminavano, quindi passò le sue braccia intorno al suo cappotto e lo strinse a se in un abbraccio dove la sua testa andò a fiondarsi sul suo petto. Le tue insicurezze e paure sono le mie, Jon disse lei per condividere il fatto che quello era per tutto un argomento e una situazione nuovissima. Vieni! disse lei staccandosi e prendendolo per mano, trascinandolo fuori dopo aver abbandonato delle monete sul tavolino e si incamminarono verso la via, la pioggia aveva momentaneamente smesso di scendere e i loro passi si mescolavano tra la folla diretta alla stazione. Schivata la massa di precipitosi e agitati i due ragazzi furono liberi di passeggiare senza avere il rumore delle valigie e degli autoparlanti in sottofondo. Non è molto distante disse Zoya girandosi leggermente verso di lui. Perchè mi guardi così? domandò piegando la testa di lato. Mi trovi strana? Non dovresti notare dei cambiamenti sai? E' davvero troppo presto. Sospirò e indicò la strada dinanzi a loro in direzione della via principale in cui dei pini giovani erano stati piantati da poco nelle aiuole rettangolari. Hai tutto con te? Sperò che Jon avesse saggiamente incantato il suo bagaglio e lo avesse infilato nelle tasche da qualche parte, se erano diretti all'albergo e lei non interessava avere un cambio o altro, si sarebbe infilata dentro ad una sua camicia o ad una sua felpa per dormire, cosa che faceva spesso anche ad Hogwarts quando lei scendeva nei sotterranei per andare a trovarlo.
     
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    Era un desiderio di entrambi, realizzare il suo sogno da guaritore era sempre stato appoggiato dalla ragazza e in quel momento a Jonathan gli si illuminarono gli occhi davanti a quelle parole così convinte di Zoya che condivideva al cento per cento quel sogno così ambito. Annuì solo dopo aver assaporato di nuovo quelle labbra che aveva per tanto tempo desiderato, anche se in realtà non era passato tantissimo tempo da quando quel giorno si erano lasciati con l'amaro in bocca e avevano troncato ogni tipo di contatto. Era stato molto doloroso per lui e fino all'ultimo secondo aveva sperato di vederla fuori da quel maledetto finestrino, era così che alla fine la cosa si era avverata, anche se probabilmente Jon sarebbe tornato indietro, da un giorno all'altro per raggiungere la ragazza dei suoi sogni. < L'idea migliore sarebbe stare da soli, non facciamo sapere a nessuno che siamo insieme per adesso. > aggiunse appoggiando l'idea di andare ad alloggiare in un hotel poco distante dalle loro abitazioni. Jonathan era felice di poter trascorrere quel primo momento insieme dopo tutto quel patire la sua lontananza, era come una boccata di aria fresca e io cuore batteva forte dentro al suo petto, si sentiva così felice insieme a lei e non l'avrebbe lasciata per nessun altro motivo al mondo. < Vada per il General! > annui sorridento in sua direzione, ma sorrise ancora di più quando la ragazza le rivelò che aveva inoltrato la richiesta in accademia, e che a Ottobre avrebbe cominciato a studiare per il suo sogno. < Sono così felice!! > l'indice di Jon si appoggiò sul naso della ragazza, la dolcezza di lei aveva sempre avuto un grande fascino per Jonathan che aveva sempre amato le persone particolarmente dolci e delicate, Zoya aveva in sé racchiuse un sacco di qualità che la contraddistinguevano dal resto del mondo, ecco perché quando lui stava con lei ogni cosa intorno a loro diventava qualcosa di unico, di bellissimo. Il gesto di Zoya scaldò il cuore di Jonathan che era solo spaventato per ciò che stava avvenendo, si sentiva così inesperto davanti al grandissimo mistero di una vita nuova, ma allo stesso tempo era emozionato, quasi non riusciva a crederci. Si perse in quegli occhi bellissimi e rimase a fissarli a lungo, poi quando lei lo abbracciò lui fece lo stesso e la strinse al suo petto, rimasero abbracciati e Jon sognava già un futuro con lei. Cominciò a pensare che anche se erano giovani probabilmente la cosa più giusta da fare era sposarla, così sia lui che lei avrebbero avuto ogni diritto sulla nuova vita e su tante altre cose, ma sopratutto.. Per Jonathan, Zoya era la persona più importante della sua vita.. E si, era già convinto in cuor suo che voleva sposarsela, fosse stato anche domani. < Sono le nostre, ma affronteremo tutto al meglio e ne sono sicuro, tu sarai una mamma bravissima! > lui era profondamente convinto che Zoya sarebbe riuscita ad essere un'ottima madre, aveva tutte le carte in regola. Uscirono fuori e si diressero verso l'hotel, trovare un luogo caldo e cambiarsi oltre che a riposarsi sarebbe stata un'ottima idea per entrambi, poi loro fremevano dalla voglia di stare insieme, da soli e lontani dal mondo. Si ritrovò a fissare la ragazza cercando qualcosa di diverso in lei, poi sorrise ascoltandola, aveva ragione lei... Era ancora troppo presto per vedere dei cambiamenti particolari. < Si hai ragione.. È che, sembra così strano ecco.. > con le mani mimò di avere il pancione egli stesso <.. Che insomma, poi avrai il pancione e sarà così stranamente bello.. > scosse la testa ridendo < Scusami, lascia stare. > si poteva notare come fosse davvero felice e nonostante tutto, ancora incredulo. < Ho tutto!! > si toccò la tasca dei pantaloni, aveva messo la sua valigia proprio lì dentro e aveva parecchia roba con sé. < Allora.. Che dici, quando arriviamo in hotel ti va di ordinare una pizza, del sushi... Quello che preferisci! > la prese per mano e si incamminarono nelle viuzze che portavano all'hotel < Come lo chiameresti se fosse maschio?.. O femmina? > ci riflettè per qualche secondo prima di darsi una risposta ad alta voce. < Chris.. Anastasya! >
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    Zoya aveva il cuore si si stava pian piano sciogliendo di nuovo anche se sapeva che si sarebbe voluto del tempo per dimenticare quella brutta giornata al boschetto e insieme le parole di Jon che erano state così dure e appuntite. Comunque non fece a meno di sorridere quando Jonathan camminando continuava silenziosamente a sorridere come uno scemo. Era felice si vedeva e lei lo sapeva bene. Quando mimò con le mani di avere un rigonfiamento all'addome lei scoppiò a ridere. Cicciona ma sempre io sarò disse la ragazza dandogli una leggera gomitata di fianco sul giubbotto. Scosse il capo facendo ondeggiare i biondissimi capelli e mostrò in quella giornata uggiosa il suo bellissimo e radioso sorriso. Sembrava brillare da quanta contentezza sprigionava peer via che Jon non l'aveva rifiutata anzi, cominciava a covare già un amore elevato per la creatura che avrebbe cambiato loro la vita l'anno prossimo.
    Lui si ricompose e le comunicò che aveva tutto a portata come lei ben sperava e quindi la loro direzione era correttamente verso l'hotel di cui avevano parlato. Mmm.. pizza va bene annuì lei convinta. E delle patatine d'asporto mh? Lo so che le ordinavi lo stesso anche se non te lo facevo presente, ma stavolta le voglio davvero e potrei impazzire se non le avrò sorride e poi ride di gusto ancora prima di essere interrotta da una domanda a cui lei non ha ancora pensato. Lui ha già detto due nomi per sesso e lei rallenta il passo mentre li ripete mentalmente e poi sussurra a bassa voce. Anastasya.. Ana.. mm si tocca il mento mentre i suoi occhi azzurri si illuminano. E' un nome da principessa mh? Dove l'hai sentito? si domanda come mai lui non abbia per nulla avuto bisogno di pensarci, anzi probabilmente era un nome che gli piaceva da tempo. Mi piace! fa segno di sì con la testa. A me piace Sofija aggiunse. La sorella di mia madre ha questo nome, mi è sempre piaciuto fa spallucce. Se è maschio.. mi piacerebbe Alexander un po' perchè ricorda la mia terra sai con la mente rispolverò le montagne caucasiche che aveva lasciato con la famiglia. Oppure Ryan..
    Dopo poco furono davanti alla scalinata e uno di fianco all'altra si presentarono alla reception fornendo i loro dettagli. Ottennero una stanza di media fascia visto che il resto era già occupato e appena entrati Zoya fece un giro di perlustrazione come era solita fare quando era in vacanza o in un luogo nuovo. Si arrestò davanti alla finestra dove all'altezza del terzo piano si poteva vedere un pezzo di Londra e il cielo minaccioso sopra di essa. Pioverà ancora sussurrò mentre le tende le sfioravano le spalle. Sfiorò la bacchetta che teneva in tasca e castò un incendio sulle braci ormai smorzate presenti nel caminetto e da quella distanza direzionò il sistema protettivo sul davanti. Tornò a guardare il paese e sussurrò Non avrei permesso te ne fossi andato senza saperlo inspirò ed espirò calmandosi definitivamente. Non sarebbe stato lo stesso mandarti un gufo.


    Edited by ZoyaVS - 12/12/2021, 14:20
     
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    onathan doveva rapidamente abituarsi che qualunque cosa volesse Zoya lui era pronto a recuperargliela, dovesse anche andare fino l'altra parte del mondo, così la giovane ragazza espresse il suo desiderio culinario e lui lo accolse rapidamente, chiamò la pizzeria d'asporto e insieme si rifugiarono nel luogo che li avrebbe ospitati in quella giornata di tempesta. Il cielo era così cupo che non sembravano neanche le dieci del mattino, sembrava piuttosto sera inoltrata e dal freddo si gelava. Volevano stare insieme e godersi gli istanti soli prima che le loro famiglie avrebbero avuto una notizia che sicuramente avrebbe cambiato l'esistenza un po' a tutti. Nonostante questo i due giovani erano uniti più che mai, sembrava ormai lontano quel giorno in cui Jonathan aveva fatto quella sciocca scelta di andare via ed ora stava seriamente pensando di rimanere in Inghilterra con Zoya, rinunciando ai suoi studi prestigiosi avrebbe di sicuro preso al volo l'unica opportunità di studi più vicina, per fare in modo di rimanere con Zoya e diventare padre, un giovanissimo padre. < Mia mamma, quando ero piccolo mi diceva sempre che se sarebbe nata una sorella l'avrebbe chiamata in quel modo, ma come sai sono figlio unico. > fece spallucce lanciando un sorriso alla ragazza < Però questo nome mi è sempre rimasto in mente. > ed era sicuramente una cosa molto bella per lui poter chiamare Anastasya la sua prima figlia, in realtà era una cosa che aveva già immaginato nel suo futuro, anche se certamente non così presto. < Sofija, Alexander.. Sono proprio belli sai? Pensa che se sono due gemelli potremmo usarli tutti questi nomi. > toccò il naso di Zoya mentre procedevano verso l'hotel e il freddo si faceva sempre più pungente. Non si espresse sul nome Ryan perché stava ancora pensando se era davvero bello per lui, forse lo reputò troppo usato o comunque lasciò cadere il discorso quando si ritrovarono dentro la camera. Jonathan si diede un'occhiata intorno, poi si sedette sulla poltrona e si tolse le scarpe, mentre lei accendeva il fuoco e guardava la città dalla grande finestra. Sorrise a quelle parole che Zoya gli rivolse, la guardò per un istante e poi si alzò in piedi, si fermò alle sue spalle e appoggiò le mani sulle spalle di lei. < Hai fatto la cosa giusta. > sussurrò guardando la città, poi la fece voltare e i loro occhi si incontrarono. < Io non ci vado più in America. > disse convinto, guardandola seriamente. < Proverò ad entrare nell'università più vicina e farò in modo di starti sempre accanto. > aveva vinto una borsa di studio per l'america, i suoi genitori erano molto felici per questo, sapevano benissimo che era solo grazie alla borsa di studio che Jon poteva andare a studiare in un università prestigiosa, la sua famiglia infatti non era di certo di alti piani sociali, una famiglia modesta, che aveva fatto fatica a tirarsi su ma una famiglia di grandi valori e amore. Jonathan smise di pensare ai suoi studi e si concentrò su di lei, accarezzò la sua guancia e non smetteva di guardarla con profondo amore. < A me interessa solo che noi stiamo insieme, sei la cosa più importante e stavo commettendo un grande errore, tu hai fatto la cosa giusta.. Dentro di me sentivo di non doverlo fare, me ne sarei pentito amaramente.. > si soffermò a fissarla intensamente, poi si spostò velocemente verso il vaso di fiori che stavano sopra un piccolo tavolo, ne prese uno e arrotolò velocemente le foglie componendo un piccolo anello verde. Si voltò verso Zoya senza esitare e mostrò l'anello abbassandosi sul ginocchio. < Io ti voglio sposare Zoya, sei troppo importante.. Non esiste un'altra come te in tutto il mondo. > disse convinto, era serissimo ed era davvero convinto che lei, quella ragazza così importante, fosse davvero la donna della sua vita. Non aveva neanche bisogno di tempo per pensarci, voleva farlo semplicemente così, senza grandi organizzazioni. < Tu mi vuoi sposare? >


    Edited by ;dr.strange - 12/12/2021, 23:07
     
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    Gli occhi di Zoya si illuminarono alla spiegazione del ragazzo sul nome femminile che tanto gli piaceva. Lo guardò con un particolare scintillio negli occhi e dentro di lei sapeva che quel figlio non era stato programmato eppure entrambi sotto sotto avevano fantasticato sulla cosa piu volte. Per questo sentiva un enorme calore avvolgerla ed era la sicurezza che Jon sarebbe stato d'accordo dal principio su quell'esserino che stava piombando nelle loro giovani esistenze da inesperti.
    Mentre il calore pian piano riempiva la stanza e il colore delle fiamme si ribatteva sui muri candidi, lei stava rivolta alla grande vetrata. Percepí il tocco di Jon sulle sue spalle, sussultò e in breve sostituì la sensazione di paura con quella di gradimento. Socchiuse gli occhi e si abbandonò alle sue parole.
    Certo lei aveva fatto bene a fermare quel treno, anzi se non fosse avvenuto poteva dire di averci provato. Si sarebbe prima o poi recata in America nrl quartierino dove era sicura avrebbe alloggiato lui.
    Si spostò di fianco e quando lui disse che non sarebbe piu andato oltre oceano lei piegò la testa di lato guardandolo in modo confuso. Non devi rinunciare al tuo sogno, ne abbiamo parlato anche prima di questa notizia disse Zoya scuotendo il capo. Non devi adattarti ripiegando su altre soluzioni. Staremo insieme, quando lui o lei nascerà avremo già deciso come fare. Mh?
    Le sue dita sfiorarono il suo viso e lei ebbe la risposta che dovevano pensarci bene e darsi tempo. Non potevano decidere in due minuti il loro futuro anche perché non erano bene coscienti di cosa volesse dire vivere in tre. Jon si scusò a modo suo per aver pronunciato quelle parole giorni addietro, lei sospirò di rimando sentendo il dolore provato proprio dietro l'angolo. Gli occhi chiusi dinnanzi a lui si inumidirono e una lacrima scese dall'occhio sinistro andando a colpire il dito sulla sua gota. Non riuscì a rimproverarlo perché la ragazza sapeva che aveva sbagliato e si era fatto prendere dai troppi progetti senza calibrare bene le parole e le possibilità infinite che provano scegliere o architettare.
    Sfuggí a passi veloci verso il mobile, fermandosi di fronte ad un vaso di fiori veri molto profumati. Lei fissò stranita le sue spalle non capendo cosa gli fosse preso.
    Quando si voltò il suo sguardo si fermò sulle sue mani che stringevano un piccolo cerchio fatto con le foglie all'inizio non capí cosa stava pensando il riccioluto tasso, ma le sue parole erano anche fin troppo chiare. Jonathan stava pensando di sposarla e lei attonita rimase senza parole. Lo guardò chinarsi dinnanzi a lei in piedi alla flebile luce della vetrata in quel giorno uggioso.
    Il cuore le martellava così intensamente che aveva paura di non aver sentito bene la richiesta del suo amato perché era chiaro avrebbe conservato quel ricordo per tutta la sua vita.
    Le sue labbra si piegarono subito in un sorriso mentre gli occhi fissavano quel piccolo anello verdastro proteso verso di lei. La inteneriva tanto quel gesto e modo di fare, era la persona di cui si era innamorata un anno addietro ma per cui aveva coltivato un segreto interesse per metà degli anni di studio al castello. Era la stessa persona da cui aspettava un figlio e non poteva che essere più felice di così. Le cose stavano andando al loro posto una dietro l'altra e pensare che qualche giorno addietro riversava nella disperazione e solitudine le faceva contorcere le viscere. Come sarebbe andata se Jon avesse negato di starle vicino e l'avesse intimato di abortire? Zoya sentí un brivido alla schiena e pensò che l'avrebbe tenuto da sola, avrebbe amato quel bambino perché figlio della persona che lei amava sopra ogni cosa. Avrebbe vissuto guardando i suoi occhi, sfociando a distanza in quelli di Jon distante kilometro e kilometri da loro. Niente avrebbe permesso di non mettere al mondo quel piccolo essere, nemmeno le minacce di lui se solo le avesse pronunciate.
    Tu mi vuoi sposare? Le guance si rigarono verticalmente da silenziose lacrime mentre il mento si muoveva su e giù e istintivamente si piegava verso di lui. Sì Jonathan disse con voce tremante per l'emozione. Si chinò alla sua altezza abbracciandolo forte e piangendo molto di più. Sì, ho sempre pensato tu fossi quello giusto mormorò soffocando il naso fra i suoi scuri ricci. E ti voglio per tutta la vita.
     
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    oya le disse che lui non doveva rinunciare al suo sogno, ma Jon stava solo cercando una soluzione diversa che gli permettesse di rimanere vicino a lei, non voleva andarsene in America ed era disposto a ridimensionare il tutto. Sarebbe diventato lo stesso un grande medico senza il bisogno di dover per forza frequentare la migliore università del mondo, era convinto che la bravura non è dovuta all'università ma all'esperienza nel campo, Jonathan desiderava fare esperienza accanto ai più grandi guaritori del mondo, era questo il suo desiderio di fondo che lo avrebbe portato ad una carriera brillante. Ma non poteva esistere una carriera bella senza un amore alle spalle, tutti gli uomini sono tristi se sono bravi ma soli, e lui lo sapeva bene perché aveva provato la solitudine in quei giorni in cui si era sforzato di non tornare più da lei, era stata una delle decisioni più assurde nella sua vita. Ora che aveva di nuovo Zoya vicina non voleva per niente al mondo rinunciare a lei, l'avrebbe fatta tutta sua e lui sarebbe diventato suo con un simbolo, un sigillo che significava il loro "per sempre". Lei rimase immobile davanti alla sua richiesta così improvvisata, Jonathan voleva farlo proprio in quel momento e se ne fregava dei grandi discorsi, della grandi preparazioni, erano da soli l'uno di fronte all'altra e questo bastava per rendere magico tutto, nella semplicità. Zoya cominciò a piangere mente a Jon gli occhi brillavano davanti alla donna della sua vita che le diceva si, quel si che fece battere forte il cuore del Tassorosso. Lei si abbassò e lo abbracciò forte, pianse molto che persino i capelli di Jonathan si bagnarono delle lacrime di Zoya, le braccia di lui la strinsero in una presa sicura, voleva scaldarla del suo calore fargli capire quanto la amasse, perché lui la amava follemente, sopra ogni cosa e voleva dimostrarglielo ogni giorno. Jonathan sorrise dolcemente di fronte a quel viso pieno di lacrime, strinse la faccia di Zoya tra le sue mani calde e le loro labbra sigillarono quella nuova promessa che si erano appena fatti. < Non ti lascerò mai. > ammise contro le sue labbra prima di tornare a baciarla. Jonathan aveva un urgente voglia di lei, come anche lei stessa seppe dimostrare sin da subito, si donarono vicendevolmente per lungo tempo, senza sprecare un minuto, il tempo diventò indefinito e Jonathan non risparmiò neanche un centimetro della sua pelle riempiendola di carezze, di baci dolci, alternati a momenti di intensa passione e consumarono le loro voglie fino allo sfinimento. La tempesta fuori dalle finestre sembrò arrestarsi come se li ascoltasse silenziosamente, tutto il mondo voleva che loro due stessero insieme e condividessero gioie e dolori per tutta la loro intera esistenza. Jonathan e Zoya erano felici, lo erano per davvero questa volta. Era giovani si, ma profondamente convinti nella loro decisione di non lasciarsi mai più.
    Rimasero nudi avvolti dalle lenzuola e dalle coperte marroncine, i loro corpi erano abbracciati stretti e sprofondarono entrambi in un sonno profondo, tutta l'emozione che avevano provato in quella mattinata incredibile aveva avuto la meglio su di loro, ora dormivano in pace, l'uno accanto all'altro.
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    Toc toc, bussarono in modo insistente alla porta e Jon fu il primo ad aprire un occhio, si strofinò la faccia e si portò una mano sui capelli ricci scompigliati. Erano circa le quattordici e si ricordò che a quell'ora doveva arrivare la pizza. Toc toc. Bussarono un'altra volta e si alzò tracinandosi il lenzuolo addosso, lasciò Zoya sotto la coperta e sbadigliando rumorosamente si avviò alla porta per prendere le pizze. < Arrivo.. Arrivo.. > dopo averle prese le mise sul piccolo tavolinetto e si fermò a guardare con un sorriso sulle labbra la ragazza che presto sarebbe diventata sua moglie. Poi controllò il cellulare per vedere se i suoi genitori avevano risposto al suo messaggio. "Siamo molto delusi Jonathan." era solo questo il messaggio, e per un attimo aggrottò le sopracciglia, sospirò e tornò da Zoya, rimettendo il lenzuolo sopra di lei si sdraiò al suo fianco mentre si svegliava. < Ben tornata. > scherzò sorridento mettendo le sue braccia intorno al suo corpo si strinse a lei e la guardò negli occhi. < È arrivato quello della pizza, non ti dico la sua faccia appena mi ha visto con il lenzuolo messo a caso. > rise portando una mano sui capelli di Zoya, li accarezzò giocando con qualche ciocca bionda, poi il suo volto si fece un poco più serio. < I miei mi hanno scritto.. Penso che non siano molto felici per la notizia.. > scosse la testa ma la sua espressione non era per niente preoccupata < Se ne faranno una ragione. >
     
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