July 17th

Nes.

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    Bu8QtYh

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    Si era smaterializzato guidando Nessie nel nulla ed erano rispuntati sulla via davanti al San Mungo insolitamente vuota. Dylan parlò al manichino con urgenza nella voce e appena entrati nell'ospedale la stregaccoglienza prese in mano la situazione facendo accomodare Nerissa su una sedia a rotelle ma lasciando lui nondimeno agitato a spiegare tutto come se lei non ne fosse capace.
    E' la prima gravidanza e Nessie è molto in ansia, si sono appena rotte le acque e e... io sono il suo compagno.
    Parlava a manetta temendo che gliela portassero via per metterla da qualche parte dove non avrebbe potuto assistere, invece li guidarono entrambi in sala travaglio con sorrisi un po' troppo larghi per il gusto di Dylan. Fu proprio fuori da quella porta che fece un incontro piuttosto inaspettato: suo padre gironzolava per il reparto con aria annoiata ma al vederlo la sua espressione si fece più seria. Dylan figlio fu il primo a parlare:
    Che ci fai qui?
    Il mio lavoro, è certo.
    Intendo qui qui. Questo non è il tuo piano.
    E sarebbe il tuo?
    Sulla faccia normalmente impassibile di Dylan padre si dipinse una rara espressione di curiosità. Era arrivato il momento di confessare ciò che stava accadendo. Eric non si era confidato con suo padre, ma unicamente con la madre, e se questa non l'avesse messo al corrente, sarebbe stato sicuramente ignaro di tutto. E infatti lo era.
    Immagino sia giunto il momento di dirtelo, — cominciò nervosamente con aria di resa — Tra poco sarai nonno. T'inviterei ad assistere ma come hai appena detto, sarai sicuramente occupato.
    Qualcosa passò negli occhi dell'uomo, un pensiero o un'emozione che però non uscirono dalle sue labbra. Sbirciò all'interno della stanza.
    E' lei? E' già arrivata l'ostetrica?
    Non ancora, siamo appena arrivat-
    Ci penso io.
    Contro ogni previsione Eric guardò suo padre entrare e far scattare sul'attenti le infermiere, controllando personalmente che Nerissa stesse bene. Ma non sembrava stare bene affatto: era incredibilmente sudata eppure più pallida del solito. Ordinò che le si provasse subito la pressione e la saturazione del sangue.
    Non c'è tempo per farle fare un parto senza dolore.
    Ma va tutto bene, no? — chiese incerto.
    Controllo la dilatazione.
    Non puoi aspettare che arrivi la dottoressa?
    Bastò uno sguardo per far sì che Eric ingoiasse indietro la domanda.
    Cercala, — rispose secco.
    Certamente si capiva da chi aveva preso la capacità di essere breve e conciso. Non gli piaceva l'idea che suo padre guardasse le parti intime della sua ragazza, nemmeno con occhio scientifico. S'incupì e non si mosse dalla sua postazione, cercando di non stare in mezzo al lavoro degli altri.
    Nessie? — chiamò, preoccupato che la ragazza stesse per perdere conoscenza — Sono qui, okay?
    Intanto i sorrisi di prima erano spariti per far posto a espressioni tremendamente serie. Che cosa non stava funzionando? Intanto arrivò un'infermiera ad annunciare sconvolta che l'ostetrica era rimasta bloccata nell'ascensore e non sapeva quando sarebbe arrivata. Eric strabuzzò gli occhi mentre suo padre alzando i propri al cielo imprecò.
    Proprio adesso... Merda.
    Perché, che c'è? — provò a domandare in pena.
    Abbiamo qualche complicazione.
    Complicazione di che tipo?
    Cosa poteva star andando storto? Dove avevano sbagliato? La paura iniziò a fluire nelle vene di Eric al posto del sangue. Suo padre sembrava riluttante a mettere in parole quello che pensava al punto che dovette fargli pressione perché parlasse.
    Allora? Non ho più cinque anni papà, me la vuoi dire la verità o no?
    La presenza di Jack Dylan sembrava ingombrare tutta la stanza, le stesse infermiere avevano un timore reverenziale nei suoi confronti.
    E' un parto podalico. Il bambino è posizionato al contrario.
    Cos..? All'ultima ecografia andava tutto bene.
    Jack ignorò l'appunto.
    Posso provare ad aiutarla, ma non sono esperto di questo tipo di manovre.
    Non si può praticare un cesareo?
    In questo caso no. Bisognerebbe cercare di girarlo, altrimenti rischia di rimanere incastrato con la testa.
    Furono momenti in cui Eric si sentì quasi male dal peso di quella possibilità. Strinse la mano di Nessie che sembrava in preda a dolori esasperanti.
    Hai sentito cos'ha detto mio padre, amore? Tu te la senti... Ti fidi?
    L'ultima domanda non era tanto per Nessie quanto rivolta a se stesso. Si fidava di suo padre? Un uomo freddo e indurito dal dolore e dal passare del tempo che difficilmente lasciava trapelare una qualunque emozione. Avrebbe tentato tutto pur di salvare la nipote in arrivo? In quel momento aveva bisogno di Nessie, lei sicuramente sapeva cosa era meglio fare più di chiunque altro.


     
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    It's the feeling of betrayal, that I just can't seem to shake

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    Studente Serpeverde
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    Debole.
    Mi sentivo schifosamente debole; non solo per le evidenti condizioni che scuotevano il mio corpo con raffiche di dolore sempre crescenti ma, emotivamente.
    Ero incapace di spiegare quello che era accaduto, tanto che dovette farlo Eric al posto mio, incapace di contenere smorfie di sofferenza, ed essere in balia degli altri, quello, non mi era mai piaciuto.
    Un pensiero sciocco ed effimero, però, mi venne alla mente facendomi sorridere debolmente: era il diciassette, il mio numero preferito, la nostra bambina sarebbe nata nel mio giorno preferito dell’anno; una cosa stupida a cui pensare mentre si è in travaglio ma , una mia personale convinzione, mi suggeriva che nei momenti di estremo dolore tutti cerchino cose stupide che possano confortarli.
    Puntai gli occhi sul volto teso di Eric a cui lanciai un mezzo sorriso come a dire che : si, sapevo che era vicino a me ed ero certa che ci sarebbe rimasto per tutto il tempo che gli avessero concesso, poi puntai lo sguardo sul soffitto dove le plafoniere emanavano una luce giallastra e fastidiosa; quando cominciarono a muoversi, susseguendosi l’una con l’altra, capii che era giunto il momento e che non c’era più tempo di ripensarci.
    - Va tutto bene cara, ora ti sistemiamo-
    Pronunciò una vecchia infermiera da dietro ai suoi occhiali tondi, dando un paio di colpi ad un cuscino prima di ficcarlo dietro ai miei reni, cosa che, nonostante tutto, mi diede, in effetti, un po' di sollievo. Mi ritrovai a pensare a mia madre, al suo parto, certo io c’ero ma di sicuro non lo ricordavo ma ricordavo mio padre raccontarlo al padre di Nolan. Ricordavo il sorriso e lo stupore con cui asseriva che, Agnes, seppur avesse partorito in casa, non avesse emesso un fiato, come sembrasse più una in un centro estetico che una partoriente, vista la tranquillità con cui aveva affrontato tutto.
    La invidiai per un momento, io ero evidentemente incapace di somigliarle. Le mani si serrarono sulla stoffa del lettino, la strinsero e di nuovo la rilasciarono, un uomo, decisamente troppo somigliante al mio compagno, entrò nella stanza a passo cadenzato, con freddezza osservò le infermiere e me e in pochi sussurri ordinò a quelle cosa fare.
    C’era qualcosa che non andava, lo potevo sentire, lo percepivo dall’aria improvvisamente concitata e cupa delle infermiere che fino a quel momento parevano entusiaste come se il figlio fosse il loro.
    Istintivamente cercai con gli occhi Eric, me lo ritrovai vicino, impaurito e fu così strano vedere lui avere paura, mai avrei pensato che potesse anche lui provarne ma non fu qualcosa che fece scadere la considerazione che avevo di lui, tutt’altro, lo rese più umano ai miei occhi, più vicino a me, ancora più facile da amare.
    Ascoltai a mascella indurita le parole di quello che, appresi, essere mio suocero. Che dire? Grande presentazione starsene lì a cosce aperte e dolorante, esattamente nel mio stile di merda ma non feci in tempo a preoccuparmene
    << Mi sento tanto stanca>> ammisi, una stanchezza innaturale, specialmente per una della mia specie, quasi non riuscivo a tenere gli occhi aperti
    — Hai sentito cos'ha detto mio padre, amore? Tu te la senti... Ti fidi?
    Annuii debolmente, avevo senti eccome, purtroppo. Come potevo fidarmi di qualcuno che neppure avevo mai conosciuto prima di quel momento? E se Eric lo chiedeva a me forse era lui per primo a non riporre la sua intera fiducia nell’uomo, come potevo, quindi, farlo io?
    Presi un momento per decidere, un attimo soltanto che però per me si spezzò e si frammentò in tanti piccoli attimi che formarono un tempo che non avrei mai saputo quantificare. Ripensai al mio di padre, a lui così gentile e affettuoso, a lui che , un giorno, le aveva detto che un atto di fiducia può ispirarne tanti altri, che a volte, nella vita, tutto quello che serve è un atto di fiducia e in fondo non era andata così tra me ed Eric?
    Mi ero fidata di lui, completamente, nonostante non avessi alcuna memoria del nostro conoscersi antecedente; mi ero fidata del mio istinto e non me ne ero mai pentita.
    << Mi fido, faccia il possibile per la bambina, anche se dovesse essere a mio discapito, la prego >>
    E mi rivolsi direttamente al medico, perché, sapevo bene , che Eric poteva sopportare tutto ma non volevo , nel caso peggiore, lasciarlo a decidere chi salvare tra le due, avrei scelto io per entrambi, così da non doverlo far vivere con la consapevolezza di aver preferito una all’altra.
    << Cassie ha la precedenza>>
    Ribadii verso il medico , stringendo la mano ad Eric e puntandogli poi gli occhi chiari addosso, come a volerlo imprimere nella mia memoria. Me l’ero immaginata tante di quelle volte la morte che mi pareva quasi più un ricordo che una mera fantasia, mi ero chiesta quando sarebbe accaduto, come sarebbe stato, l’avrei rifuggita o l’avrei accolta come una vecchia amica? Ed in quel momento, in cui mi ci ritrovai faccia a faccia, pensai che non ci sarebbe stato miglior modo di morire che dare la mia vita per qualcuno che amavo. Tentai di ricordare quale scrittore avesse detto che era la morte a dare senso a tutta la vita, la mia , in quel momento, mi parve la migliore di tutte.
    << Ti amo, ricordatelo sempre e se dovessi andarmene, ti prego, di a Cassie che l’ho amata tantissimo dal primo momento>>
    Sorrisi prima che i miei occhi si chiudessero, perdendo conoscenza.

     
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    Cassie ha la precedenza.
    Sentire Nessie pronunciare questa frase gli fece venire il sangue blu. Per la prima volta però insieme alla paura sopraggiunse un'emozione inaspettata: rabbia. Nessie rischiava di morire per colpa di quella creatura che era cresciuta dentro di lei? No. Dylan non poteva pensare di perdere Nessie, l'unica persona che stava dando senso alla sua vita.
    Stai scherzando? Come pensi che possa amarla sapendo che ti ha uccisa?
    Le parole gli uscirono fuori più dure di quello che avrebbe voluto. Non stava usando la ragione, ma solo la paura di perdere la sua compagna lo spingeva ad affermazioni tanto pesanti. Improvvisamente per l'imminente nascita non provava più curiosità se non fastidio. Desiderava non essere in quella situazione. Di nuovo, come se non fosse passato che un momento dall'ultima esplosione incontrollabile, un sentimento cieco di odio prese il sopravvento sulla sua persona e Dylan urlò ascoltando a malapena le parole di Nerissa sul suo grande amore.
    Non puoi farmi questo! NESSIE! Non adesso...!
    Ma gridare non serviva più perché lei aveva perso conoscenza e non poteva più sentirlo. Non potendo prendersela con lei sfogò la sua furia sull'ambiente circostante facendo crollare un separè e rovesciando un comò. Le infermiere allibite lo guardavano tentando di domarlo a parole.
    Che cazzo avete da guardare! — sbraitò prima di trovarsi puntata in faccia la bacchetta spessa e scura di suo padre.
    Che diavolo ti è preso in un momento come questo, figlio? Mi stai facendo fare una figura terribile. Piantala subito o sarò costretto a legarti mentre cerco di salvare tua figlia.
    Ma Dylan figlio aspettava solo una scusa per far uscire il demone dormiente dentro di lui e sfoderò la bacchetta a sua volta per aggredire il padre. Questi tuttavia fu più rapido e castò un Petrificus Totalus senza tante cerimonie che irrigidì immediatamente il ragazzo bloccandolo a terra.
    Stattene lì finché non ho finito. Guarda te che figlio ho cresciuto... Innerva! — gridò poi per far riprendere Nerissa.
    Dylan rimase impotente a terra lottando contro tutto ciò che gli vorticava dentro all'impazzata. Da quella posizione non riusciva più a vedere cosa stesse accadendo e minuti interminabili trascorsero senza che potesse vedere nè fare niente. Minuti che avrebbe ricordato per sempre, rotti dagli urli di Nessie che spingeva con le sue ultime forze. E poi, dopo una serie di inquietanti rumori, un pianto sonoro riempì tutta la stanza: il primo vagito di Cassandra. Il desiderio di alzarsi e controllare la situazione era estremo. Era troppo logorante non sapere, eppure suo padre parve godere malignamente della sua impossibilità di muoversi proprio in quel momento. Quando finalmente l'incantesimo cessò il suo effetto, a fatica Dylan si tirò in piedi e livido in volto si portò accanto al letto dove giaceva Nessie. La sorpresa di trovarla smorta ma vigile era tanta che non fece subito caso al fagottino accanto a lei.
    Cassie... — mormorò, l'ombra dell'istinto animale ancora dietro gli occhi che si spense del tutto alla vista della bambina.
    I suoi occhi si inumidirono presto di lacrime, mentre tutt'attorno gli si lanciavano occhiate di rimprovero. Dylan si sentiva così male e distrutto da non riuscire a dire altre parole e osservando le piccole manine della creatura appena nata un senso di colpa bruciante gli salì allo stomaco.
    Guarda com'è bella... — sussurra e stampa un bacio in fronte a Nessie, il viso sudato ma in qualche modo trasfigurato.
    — Beh, adesso io posso anche andarmene.
    Una voce alle sue spalle, stanca come non l'aveva sentita mai, attira il suo sguardo.
    Poi ricordati di portarla su... E farla conoscere a tua madre.
    Dylan si stupisce dello sguardo paterno di suo padre in quel frangente, tanto da mormorare sommessamente:
    Grazie.
    C'è una nota eloquente in quella parola, significa: grazie per avermi fermato. E uno sguardo indagatore gli conferma che nemmeno il medico riesce a comprendere la sua reazione esagerata, ma evita di farne parola e invece con un cenno si congeda. Dylan torna con la sua attenzione alla sua nuova rinnovata famiglia e il cuore sembra scoppiargli in petto.
    Ho creduto che ti avrei persa.
    Accarezzò i capelli di Nessie beandosi della vista di quel bebè che avevano fatto loro. Così vero e al contempo così irreale. Come poteva esistere qualcosa di così puro e bello e innocente al mondo?

     
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2 replies since 24/8/2021, 18:02   54 views
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